L’ondata anti Europa preoccupa l’eurocrazia di Bruxelles

di Luciano Lago
Inizia a serpeggiare un certo nervosismo negli uffici della Commissione europea a Bruxelles ed anche un aria di tensione palpabile: si vive un momento difficile, con la crisi in Ucraina si è aperto il vaso di Pandora di un paese dagli equilibri delicati e, visto che la destabilizzazione del paese è stata voluta proprio dalla UE attraverso i suoi emissari, in particolare dalla instancabile Catherine Ashton, responsabile esteri della Commissione, dopo la reazione russa con l’annessione della Crimea e la conseguente crisi nei rapporti tra Washington e Mosca, adesso il nuovo governo golpista di Kiev presenta il conto: sarà necessario reperire 11 miliardi da subito per finanziare il governo ucraino perché questo non cada in default trascinando nel caos il paese, già sull’orlo di una guerra civile tra la fazione filo russa e quella nazionalista ucraina. Gli americani si sono quasi del tutto defilati con vaghe promesse, loro si occupano del livello militare, per quello civile, tocca  all’Europa provvedere.
Si potrebbe facilmente ironizzare e chiedere alla Catherine se, prima di andare a sobillare la piazza a Kiev, lei ed i suoi funzionari della UE, promettendo integrazione all’Europa, sia stata cosciente del fatto che, “una volta avuta la bicicletta”, bisogna poi saperla pedalare. La questione però è troppo seria per poter scherzare, con la crisi in atto nell’area  dei paesi dell’euro sistema, tutti afflitti da debito e deficit di bilancio,  non sarà facile reperire altri 11 miliardi per sovvenzionare l’Ucraina, senza contare che non basteranno: gli analisti esperti dicono che sarà necessario prevedere almeno il doppio. Si provvederà in qualche modo mediante un’altra di quelle direttive finanziarie che i commissari europei sono molto abili ad emanare “riservatamente” senza che ci  siano resistenze da parte di qualche governo, con l’eccezione della Germania, unico paese molto attento ai suoi interessi sempre prevalenti nell’ambito europeo.
Nel frattempo son arrivati i risultati delle prime elezioni in Ungheria e sono un disastro per l’Unione Europea con l’avanzata del partito antieuropeo di Viktor Orban, il  Fidesz, che ha ottenuto circa il 47% dei suffragi.  Questo risultato viene di seguito a quello avutosi in Francia, con il test delle amministrative che ha visto confermata l’ascesa fortissima del Front National della Marine Le Pen, estremamente decisa a contestare le linee di politica dalla UE fino a richiedere la fuoruscita della Francia dall’eurosistema e possibilmente anche dalla UE. Adesso arriva l’esito delle elezioni politiche in Ungheria, un piccolo paese ma significativo quanto a risultati ed anche in questo caso il fronte nazionalista ed euroscettico di Orbam si è affermato come primo partito conquistando, grazie al premio di maggioranza, la schiacciante maggioranza nel Parlamento ungherese, assieme ad una crescita molto forte anche del partito di estrema destra Jobbik passato al 20,7%. (Vedi: Chi è Viktor Orban, il vincente premier ungherese).
Da tener presente che Orban è il premier che ha contestato apertamente le politiche di austerità imposte dalla Commissione Europea e, dopo aver saldato il debito, ha messo fuori dal paese il FMI da cui lo Stato aveva ricevuto una linea di  finanziamento.  Inoltre Orban ha attuato una politica espansiva di spesa pubblica, tassando le multinazionali e le grandi banche, sostenendo l’industria nazionale, ha nazionalizzato la banca centrale (con grave scandalo della Commissione Europea) mettendo sotto controllo l’emissione monetaria. Queste misure accompagnate da riduzione dei costi delle bollette luce e gas per le famiglie, prezzi controllati ed agevolazioni per piccole imprese ed agricoltori. Risultato di questa politica è stata la ripresa e la crescita economica del paese con riduzione della disoccupazione, un esempio giudicato quindi “pericoloso” per il resto dell’Europa (a giudizio degli eurocrati di Bruxelles naturalmente ma non della popolazione magiara).
Altri paesi potrebbero iniziare a pensare che, quanto più ci si allontana dalle ricette neoloberiste di Bruxelles e dall’euro, tanto più si riesce ad ottenere crescita ed occupazione. Necessario quindi isolare l’Ungheria e stendere intorno un “cordone sanitario” perché il contagio non si propaghi.  Ecco quindi che  Orban è stato accusato di autoritarismo, di fascismo di violazione delle regole della democrazia,  di aver accentrato tutti i poteri, di aver violato le leggi europee, ecc. ecc. ma il risultato delle elezioni dimostra che il popolo è con lui, con buona pace dei burocrati di Bruxelles. Se ne dovranno  fare una ragione.
Il panorama negli altri paesi d’Europa, dalla Spagna all’Olanda, dall’Italia alla Grecia, al Portogallo, presenta un forte rischio di una ondata di euro scetticismo montante ( lo si e’ visto con le ultime grandi manifestazioni di massa  a Madrid come a Lisbona), con le dovute differenze da paese a paese, che si potrà manifestare in forma inarrestabile nelle prossime elezioni per il Parlamento Europeo.
Non si pensi tuttavia che l’elite finanziaria che ha il potere decisionale e che ispira l’oligarchia di Bruxelles e Francoforte (vedi  l’elite  globalista e rischi di rivolta) sia rassegnata a veder modificati gli equilibri politici in Europa con il rischio di un cambio di politica economica e crollo del sistema dell’euro.  Questo non è pensabile poiché ci sarebbe un contraccolpo sui bilanci delle banche esposte con i titoli emessi dalle nazioni del sud Europa fortemente indebitate, un conseguente crollo dei profitti delle banche e questo avrebbe gravi ripercussioni  sull’assetto finanziario dei principali titoli a Londra come a Wall Street.  L’elite finanziaria non permetterà  che questo accada, si è premunita inducendo i vari governi europei alla firma dei trattati vincolanti come Mastricht e Lisbona, Fiscal Compact e MES/ESM, la stessa può manovrare attraverso le leve di cui dispone per il controllo della politica che esercita di fatto ed in particolare stanno preparando, attraverso i grandi media controllati dai loro gruppi industriali e finanziari, una grande campagna pubblicitaria (già iniziata) con interventi diretti a manipolare l’informazione, criticare i movimenti euroscettici, per  presentare questi movimenti  come un “rischio per la democrazia”, per paventare scenari catastrofici conseguenti ad un successo dei partiti euroscettici e, peggio ancora, ad eventuale richiesta di un paese di uscire dal sistema euro per causa di cambiamenti di governo. Sarebbe una catastrofe per le grandi banche.
Facile prevedere che si stia attivando tutto il sistema occulto di cui l’elite finanziaria dispone, si monteranno scandali e si indagherà sulla vita privata di ogni esponente politico non conforme, dalla Marine Le Pen in Francia  a Wilders in Olanda, a Grillo in Italia, da Heinz-Christian Strache in Austria (il successore di Haider, morto in un misterioso incidente d’auto) a Salvini  della Lega in Italia, in Grecia non ci sarà bisogno perche il vertice di Alba Dorata è già in carcere da tempo con accuse prefabbricate.
Dove troveranno un qualche pretesto per montare una campagna scandalistica, da una relazione extraconiugale ad una presunta tangente, a strani collegamenti con boss della mafia, a possibili affermazioni dal sapore antisemita o negazionista (stimolate da qualche domanda trappola), allora partirà un’azione dei media che orchestreranno una campagna di diffamazione a tutto campo a cui seguiranno puntuali inchieste della magistratura.  Questi personaggi leader dei movimenti euroscettici dovranno fare molta attenzione perché un punto debole si trova sempre nelle persone e, se anche non sussiste, si crea ad arte: ad esempio si è saputo che alcuni  servizi di intelligence non meglio identificati, abbiano ultimamente arruolato ed istruito delle avvenenti ragazze, molto preparate e poliglotte,  fornite di registratore nascosto e telecamera occulta  per riprendere eventuali scene piccanti con qualche esponente politico. Queste signorine si fingono entusiaste sostenitrici dei leaders dei partiti euroscettici e cercheranno di entrare a stretto contatto ravvicinato con quelli  più suggestionabili. La scusa classica può essere quella dell’autografo o dell’intervista per una testata giornalistica, alcune sono giornaliste, altre sono ex ballerine o cubiste e tutte sono certamente scaltre e disinibite. In parallelo anche in Europa sono sorte varie organizzazioni ONLUS pilotate e finanziate dai vari Soros ed altri, dietro presunte finalità di “difesa dei diritti umani” (ad es. Human Right Watch, USAID, Open Society, ecc.) si sono mosse da tempo per fare propaganda, alcune  per influenzare e controllare anche il web. Qualche altra organizzazione invece ha lo scopo recondito di accaparrarsi il consenso di una buona parte delle masse giovanili scontente ed arrabbiate attraverso dei finti movimenti di protesta, inconcludenti ed inoffensivi che servono a dirottare e tenere sotto controllo la protesta, far sfogare la rabbia verso i “fantocci” del potere. Il colore adottato da queste sigle di protesta di solito è l’arancione.
Queste organizzazioni devono dirigere la protesta verso obiettivi limitati come la classe politica locale, giudicata corrotta e responsabile della crisi,  guardandosi bene però dal contestare il potere finanziario delle organizzazioni sovranazionali, come la BCE, l’FMI, la Banca Mondiale, la Goldman Sachs, ecc. quegli organismi  devono rimanere rigorosamente fuori  dall’obiettivo delle proteste.
Non sarà facile scavalcare il muro di gomma eretto a protezione delle istituzioni europee e finanziarie, l’elite teme le possibili rivolte ma si sta attrezzando per fronteggiarle con i suoi sistemi che non saranno mai quelli che ti puoi facilmente aspettare.
L’ondata anti Europa preoccupa l’eurocrazia di Bruxellesultima modifica: 2014-04-07T23:36:05+02:00da davi-luciano
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