CGIL Regionale è No Tav.

 http://www.tgvallesusa.it/?p=6710

Il congresso regionale approva due documenti sull’alta velocità in Valsusa. Ora la palla passa al nazionale.

Posted on 21 marzo 2014

di Valsusa Report.

cgil torino

Al congresso regionale sono stati approvati due documenti: il primo contrario alla realizzazione dell’opera, presentato da Fiom, Funzione Pubblica, Scuola e lavoratori della Comunicazione, che aveva visto vittoria dall’assemblea della Camera del lavoro di Torino. Un emendamento approvato con 147 voti favorevoli. Il secondo promosso dalla Fillea, il sindacato degli edili che ha ottenuto 116 voti. I primi considerano la crisi e i secondi l’aspetto occupazionale dell’opera.

Con 372mila tesserati, 12 categorie rappresentate, 8 Camere del Lavoro provinciali, la Cgil Piemonte celebra il congresso all’International Training Centre of the Ilo di Torino. Si riconferma il segretario generale uscente Alberto Tomasso, 58 anni, romano di origine ma vercellese di adozione, iscritto al Partito democratico e legato all’ala più riformista e dialogante dell’organizzazione di Susanna Camusso, presente quattro anni fa, da vice segretaria alla prima incoronazione del Tomasso.

Tomasso-Alberto-Cgil

Con l’approvazione delle due mozioni, si esprimono i proponenti: il segretario torinese dei metalmeccanici Federico Bellono «si tratta della conferma di un orientamento critico sulla Torino-Lione e sulla logica delle grandi opere che rappresenta un cambio di passo importante da parte del più grande sindacato italiano». Il segretario Torinese della Fillea Dario Boni ribadisce l’utilità dell’infrastruttura, a cui fa eco il segretario nazionale Walter Schiavella: «Il nostro paese si colloca in Europa al secondo posto, dopo la Spagna, con il 91% del volume totale del trasporto merci su gomma. Completare la rete Alta Capacità/Alta Velocità significa ridurre drasticamente i consumi e l’inquinamento. Due dati su tutti: con la Tav Torino-Lione si prevede una riduzione annuale di emissioni di gas serra pari ad una città di 300 mila abitanti, ed un traffico di camion ridotto di 600mila unità all’anno. Passare dalla gomma al ferro quindi è una scelta strategica proprio dal versante della sostenibilità ambientale, così come è altrettanto strategica la scelta di ridurre il gap infrastrutturale del nostro paese con l’Europa».

In CGIL la più forte è la categoria dello Spi, i pensionati, che contano ben 196.136 iscritti sui 371.753 complessivi, poi la Funzione pubblica (Fp) con 30.711, seguiti da Fiom (30.131) e quelli del Commercio (Filcams) che contano su 27.5536 iscritti.

cgil regio

 

Tra le Camere del Lavoro, quella di Torino è di gran lunga la più rilevante con i suoi 165.019 iscritti, davanti ad Alessandria (52.846), Cuneo (38.337) e Novara (31.014). Insomma dopo il congresso provinciale di Torino, delle scorse settimane, e il congresso regionale del Piemonte l’infrastruttura ferroviaria in Valsusa inizia ad avere problemi di sostegno.

A Rimini dal 6 all’8 maggio, il nazionale farà la sua parte, di certo è incontroversibile il doppio no proprio nei luoghi dove dovrebbe avvenire la costruzione. Tecnicamente essendoci una sola mozione, gli emendamenti di blocco dell’opera, di sfiducia, di ridiscussione e No Tav devono trovare spazio e conferma a Rimini.

Ma tant’è Torino e il Piemonte sono No Tav.

VR (21/03/14)

COMUNICATO DELL’OSSERVATORIO SUGLI ARRESTI DI ROGNONI E SOCI.

 http://www.tgvallesusa.it/?p=6703

GLI ARRESTI DEI VERTICI DI INFRASTRUTTURE LOMBARDE POSSONO FARE CHIAREZZA SULLA GESTIONE DISCREZIONALE DEGLI APPALTI PER LE GRANDI OPERE E PER EXPO DA PARTE DELLA CUPOLA DI POTERE CHE FA CAPO ALLA COMPAGNIA DELLE OPERE E ALLA LEGA DELLE COOPERATIVE CHE SONO SCESE A PATTI CON LE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI DIVIDENDOSI IL MERCATO.

Posted on 21 marzo 2014

brianza libera

Speriamo che sia la volta buona che la Magistratura metta sotto la lente d’ingrandimento la questione degli appalti sulle grandi opere “inutili” e su Expo. Da anni ci stiamo battendo contro questa modalità discrezionale di Infrastrutture Lombarde di affidare gli appalti. Oggi il problema dei problemi è che dopo gli affidi incoffessabili ci sono imprese che continuano lavorare e lavorano indisturbate nei cantieri di Expo, TEM e Pedemontana. Inoltre siamo di fronte allo scandalo dei mancati controlli a fronte dei protocolli di legalità che non sono altro che specchietti per le allodole. Il gruppo del Movimento 5 Stelle in regione Lombardia è da più di un anno che non riesce ad avere i verbali dei cosiddetti sopraluoghi nei vari cantieri. Così con un commissario di Expo che è anche amministratore delegato di stesso (AD di Expo spa) e senza controlli come detto il problema non sono le imprese che sono state escluse (circa venti) ma chi ancora oggi sta lavorando come Mantovani spa, CMC e Strabag nel cantiere di Pedemontana. Imprese che hanno avuto gli affidi delle commesse grazie a gare d’appalto truccate e personalizzate.

mafia1

 

Per questo abbiamo fatto denunce ed esposti perche siamo in grado di dimostrare quanto stiamo affermando. Ma nessuno, la stampa tutta, televisione radio e peggio la “politica” sino ad oggi hanno fatto finta di niente, ben sapendo che questi problemi sono li e ora presenti. Anche la stessa commissione parlamentare antimafia non ha saputo svolgere il suo ruolo primario di controllo e di verifica puntuale della situazione. Per questo le imprese e i signori legati alle mafie dormono sonni tranquilli perchè sanno che a quel banchetto imbandito dell’Expo c’è posto anche per. Il messaggio che stanno ricevendo è che con Expo si possono fare affari. Per questo l’Osservatorio Antimafie di Monza e Brianza da anni ha lanciato l’allarme che le grandi opere come Brebemi, Teem, Pedemontana e Expo sono e saranno l’occasione per la PIU’ GRANDE OPERAZIONE DI RICICLAGGIO DI DENARO SPORCO CHE LA NDRANGHETA FARA’ DELLA SUA STORIA CRIMINALE.

radio aut

Per questo motivo Expo e grandi opere vanno fermati non solo perché sono opere inutili o impegni insopportabili in tempo di crisi (si spendono tra i 15 e 23 miliardi di euro per Expo e non si trovano i soldi per la cassa in deroga e per gli esodati) ma perché il segnale che bisogna dare alle mafie è che in Lombardia non c’è spazio per i loro affari.

OSSERVATORIO ANTIMAFIE DI MONZA E BRIANZA “PEPPINO IMPASTATO”

MA QUANTA SOLIDARIETA’ LA SOCIETA’ CIVILE – E PAGHIAMO ANCHE ASSESSORI ALLE POLITICHE SOCIALE

Reggio Emilia: prima notte in strada, e lei è in carrozzina.
Pubblicato 21 marzo 2014 | Da Redazione
(In basso, l’intervista video)18 marzo 2014, Reggio Emilia
In una nota piazza del centro storico, Sandro e Paola (i nomi sono di fantasia su espressa richiesta degli interessati), rispettivamente 55 e 60 anni, si accingono a trascorrere la loro prima notte in strada.

Paola è su una sedia a rotelle a causa di una patologia che la accompagna da anni aggravatasi negli ultimi mesi, e che le ha causato un ricovero in ospedale con contestuale incremento della percentuale di invalidità, a cui però non ha ancora fatto seguito un aumento della rispettiva pensione, del quale la coppia è in attesa. I due hanno perso la casa a seguito dello sfratto esecutivo un anno fa, e da allora sono passati da un ostello all’altro, fino a non potersi più permettere nemmeno quello.
Né i Servizi Sociali né la Caritas diocesana, ai quali la coppia riferisce di essersi rivolta ripetutamente, sembrano aver trovato una soluzione che non richieda la loro separazione in due alloggi distinti.

Al fine di non lasciare nulla di intentato, abbiamo percorso tutte le possibili soluzioni (ove non già tentate da loro) immedesimandoci nella situazione di emergenza, e nonostante l’ora (00.20 circa) ci siamo attaccati al telefono, così come i giorni precedenti.
Cellulare dell’Assessore alle Politiche Sociali Matteo Sassi per infomare della situazione (diamo atto della risposta nonostante l’ora, e del fatto che l’indomani avrebbe dato immediatamente udienza alla questione) e Don Dossetti (il quale riferiva di non poter organizzare un’accoglienza con così poco preavviso).
Qualche giorno prima, dal nostro Centro d’Ascolto Solidale e di Mutuo Soccorso a cui Sandro si è rivolto comunicando di non poter più sostenere il pernottamento all’ostello, abbiamo raggiunto telefonicamente prima la Casa Albergo Comunale (che però per motivi di regolamento non può accogliere donne), e successivamente il Centro d’Ascolto della Caritas diocesana per concordare un appuntamento con la coppia per l’indomani, visto che la nostra chiamata arrivava alle 17.15 mente la chiusura dello sportello è alle 17.00.

Come riferito nell’intervista, l’appuntamento e i successivi contatti, non daranno l’esito sperato.

Dopo qualche notte “strappata” in più all’ostello, ed alcune ore trascorse in Pronto Soccorso (giusto per restare un po’ al caldo), Sandro e Paola hanno però nuovamente esaurito tutte le alternative.

Ieri notte, raggiunti dal nostro gruppo di volontari con coperte, accessori contro il freddo e bevande calde nella piazza in cui ci hanno telefonicamente comunicato di trovarsi, su consiglio di un passante preoccupato per la situazione abbiamo bussato alle porte di una Chiesa copta nella poco distante piazza San Domenico.

Chi ci ha risposto al citofono parlava solo inglese. Illustrata chiaramente la situazione, spiegato che Caritas non aveva trovato una sistemazione, e chiedendo se avesse potuto ospitare la coppia almeno per qualche ora, per passare la notte, alla luce dei gravi problemi di salute della signora, la risposta è arrivata come un fulmine a ciel sereno, inaspettata e sorprendente, testuali parole: “It’s none of my business. This is a Church, not an hotel” (“Non sono affari miei. Questa è una chiesa, non un hotel”).

Ricapitolando: nel 2014, a Reggio Emilia (“città eccellenza”, “città delle persone”), un uomo di 55 anni e una donna di 60 in sedia a rotelle, che hanno subito uno sfratto e che versano in una grave condizione di indigenza, non hanno trovato nei Servizi Sociali una risposta adeguata ai propri bisogni (in primis, un tetto sulla testa per la notte) ed esigenze (non essere separati l’uno dall’altra), trovando inoltre porte chiuse da parte di enti religiosi di due confessioni diverse.

Ci siamo interrogati nuovamente su cosa fosse più giusto ed opportuno fare, tenendo ben presente chi siamo e qual’è il nostro ruolo.. o le risposte che siamo stati costretti a dare a tutti coloro che nei mesi ci hanno manifestato i più disparati bisogni (soldi per affitti arretrati a rischio sfratto, soldi per il permesso di soggiorno in scadenza, soldi per medicine non coperte dalla mutua, soldi per raggiungere i famigliari lontani, soldi per sostenere le terapie per la riabilitazione dopo in infortunio, soldi per rinnovare l’assicurazione della macchina scaduta…) che ci rimbombavano nella testa. Idem l’indisponibilità da parte nostra di un posto letto nelle rispettive abitazioni, valutato l’accoglienza a turno in casa di ciascuno di noi, costringendo però le rispettive famiglie ad una forzatura non da poco. O l’accoglienza presso i locali del Centro d’Ascolto, che però non sono assolutamente adatti per accogliere due persone, sia per la dimensione, che per l’incolumità degli stessi.

Alle due del mattino, senza più nessuna possibilità, rassegnati, ci hanno chiesto di essere accompagnati nell’atrio della stazione dei treni.
Noi, mortificati, accertandoci che avessero un telefono per poter contattare un’ambulanza in caso di bisogno, abbiamo eseguito.

Ed è lì che hanno passato la notte.

Per la prima volta, ma con il terrore che non sarà l’ultima.

Guarda l’intervista video:
http://www.youtube.com/watch?v=1gDuuLmtPdA

http://www.partecipazione.eu/reggio-emilia-prima-notte-in-strada-e-lei-e-in-carrozzina/

La protesta di Moretti contro i tagli ai mega-stipendi dei manager: se lo fanno me ne vado

Togliere ancora a pensionati e disabili va bene. Guai togliere soldi al responsabile della strage di Viareggio.

Ma perchè non se ne vanno tutti questi così-detti manager “autoproclamati”, tanto ormai sappiamo benissimo che per occupare le loro poltrone senza fare peggio di come hanno fatto loro, basta uno “stupido qualsiasi”.

«Lo Stato può fare quello che desidera, sconterà poi il fatto che una buona parte di manager vada via. Questo lo deve mettere in conto». Lo ha detto l’amministratore delegato di Fs Mauro Moretti, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano un commento circa l’ipotesi di un taglio agli stipendi dei supermanager, nell’ambito della spending review.

Alla domanda se lui, dunque, sarebbe pronto a lasciare il suo incarico alle Fs nel caso gli venga ridotto lo stipendio, Moretti ha risposto senza esitazione: «Non c’è dubbio».

«Per il momento credo vogliano tagliare gli stipendi dei supermanager dello Stato», ha continuato spiegando: «Io prendo 850mila euro all’anno, il mio omologo tedesco ne prende tre volte e mezza tanto».

No del premier Il premier però non fa marcia indietro «Confermo l’intervento di spending review sui manager pubblici e su quelli che non hanno mai pagato per questa crisi». E su Moretti: «Ho letto le sue parole, sono sicuro che capirà la ratio del nostro provvedimento». A quel punto l’ad delle Ferrovie non prosegue la polemica limitandosi a dire: «Di Renzi mi fido».
Le parole di Moretti «Siamo delle imprese che stanno sul mercato ed è evidente che sul mercato – ha aggiunto Moretti – bisogna anche avere la possibilità di retribuire, non dico alla tedesca e nemmeno all’italiana, ma un minimo per potere fare sì che i manager bravi vengano dove ci sono imprese complicate e con del rischio da prendere ogni giorno». «In un’impresa privata che fattura neanche 1 miliardo – ha sostenuto ancora Moretti – troverete che gli stipendi sono 4 volte quelli che vi ho detto io».

«Ci sono forse dei casi da dover rivedere – ha proseguito il numero uno di Fs – ma la logica secondo cui uno che gestisce un’impresa che fattura quanto vi ho detto deve stare al di sotto del presidente della Repubblica è una cosa sbagliata». «Sia negli Usa che in Germania, sia in Francia che in Italia -rimarca Moretti – il presidente della Repubblica prende molto, molto meno di quanto prendono i manager di impresa».

Rimarcando che «sono dinamiche diverse, una cosa è stare sul mercato altra è fare una scelta politica», Moretti che era stato fra il papabili ministri all’epoca della formazione del governo Renzi, conclude ricordando che «chi va a fare il ministro sa che deve rinunciare agli stipendi perché va a fare un’operazione politica e questa è una sua scelta personale».
http://economia.ilmessaggero.it/economia_e_finanza/moretti-ferrovie-tagli-stipendi-manager-spending-review/585769.shtml