MA QUANTA SOLIDARIETA’ LA SOCIETA’ CIVILE – E PAGHIAMO ANCHE ASSESSORI ALLE POLITICHE SOCIALE

Reggio Emilia: prima notte in strada, e lei è in carrozzina.
Pubblicato 21 marzo 2014 | Da Redazione
(In basso, l’intervista video)18 marzo 2014, Reggio Emilia
In una nota piazza del centro storico, Sandro e Paola (i nomi sono di fantasia su espressa richiesta degli interessati), rispettivamente 55 e 60 anni, si accingono a trascorrere la loro prima notte in strada.

Paola è su una sedia a rotelle a causa di una patologia che la accompagna da anni aggravatasi negli ultimi mesi, e che le ha causato un ricovero in ospedale con contestuale incremento della percentuale di invalidità, a cui però non ha ancora fatto seguito un aumento della rispettiva pensione, del quale la coppia è in attesa. I due hanno perso la casa a seguito dello sfratto esecutivo un anno fa, e da allora sono passati da un ostello all’altro, fino a non potersi più permettere nemmeno quello.
Né i Servizi Sociali né la Caritas diocesana, ai quali la coppia riferisce di essersi rivolta ripetutamente, sembrano aver trovato una soluzione che non richieda la loro separazione in due alloggi distinti.

Al fine di non lasciare nulla di intentato, abbiamo percorso tutte le possibili soluzioni (ove non già tentate da loro) immedesimandoci nella situazione di emergenza, e nonostante l’ora (00.20 circa) ci siamo attaccati al telefono, così come i giorni precedenti.
Cellulare dell’Assessore alle Politiche Sociali Matteo Sassi per infomare della situazione (diamo atto della risposta nonostante l’ora, e del fatto che l’indomani avrebbe dato immediatamente udienza alla questione) e Don Dossetti (il quale riferiva di non poter organizzare un’accoglienza con così poco preavviso).
Qualche giorno prima, dal nostro Centro d’Ascolto Solidale e di Mutuo Soccorso a cui Sandro si è rivolto comunicando di non poter più sostenere il pernottamento all’ostello, abbiamo raggiunto telefonicamente prima la Casa Albergo Comunale (che però per motivi di regolamento non può accogliere donne), e successivamente il Centro d’Ascolto della Caritas diocesana per concordare un appuntamento con la coppia per l’indomani, visto che la nostra chiamata arrivava alle 17.15 mente la chiusura dello sportello è alle 17.00.

Come riferito nell’intervista, l’appuntamento e i successivi contatti, non daranno l’esito sperato.

Dopo qualche notte “strappata” in più all’ostello, ed alcune ore trascorse in Pronto Soccorso (giusto per restare un po’ al caldo), Sandro e Paola hanno però nuovamente esaurito tutte le alternative.

Ieri notte, raggiunti dal nostro gruppo di volontari con coperte, accessori contro il freddo e bevande calde nella piazza in cui ci hanno telefonicamente comunicato di trovarsi, su consiglio di un passante preoccupato per la situazione abbiamo bussato alle porte di una Chiesa copta nella poco distante piazza San Domenico.

Chi ci ha risposto al citofono parlava solo inglese. Illustrata chiaramente la situazione, spiegato che Caritas non aveva trovato una sistemazione, e chiedendo se avesse potuto ospitare la coppia almeno per qualche ora, per passare la notte, alla luce dei gravi problemi di salute della signora, la risposta è arrivata come un fulmine a ciel sereno, inaspettata e sorprendente, testuali parole: “It’s none of my business. This is a Church, not an hotel” (“Non sono affari miei. Questa è una chiesa, non un hotel”).

Ricapitolando: nel 2014, a Reggio Emilia (“città eccellenza”, “città delle persone”), un uomo di 55 anni e una donna di 60 in sedia a rotelle, che hanno subito uno sfratto e che versano in una grave condizione di indigenza, non hanno trovato nei Servizi Sociali una risposta adeguata ai propri bisogni (in primis, un tetto sulla testa per la notte) ed esigenze (non essere separati l’uno dall’altra), trovando inoltre porte chiuse da parte di enti religiosi di due confessioni diverse.

Ci siamo interrogati nuovamente su cosa fosse più giusto ed opportuno fare, tenendo ben presente chi siamo e qual’è il nostro ruolo.. o le risposte che siamo stati costretti a dare a tutti coloro che nei mesi ci hanno manifestato i più disparati bisogni (soldi per affitti arretrati a rischio sfratto, soldi per il permesso di soggiorno in scadenza, soldi per medicine non coperte dalla mutua, soldi per raggiungere i famigliari lontani, soldi per sostenere le terapie per la riabilitazione dopo in infortunio, soldi per rinnovare l’assicurazione della macchina scaduta…) che ci rimbombavano nella testa. Idem l’indisponibilità da parte nostra di un posto letto nelle rispettive abitazioni, valutato l’accoglienza a turno in casa di ciascuno di noi, costringendo però le rispettive famiglie ad una forzatura non da poco. O l’accoglienza presso i locali del Centro d’Ascolto, che però non sono assolutamente adatti per accogliere due persone, sia per la dimensione, che per l’incolumità degli stessi.

Alle due del mattino, senza più nessuna possibilità, rassegnati, ci hanno chiesto di essere accompagnati nell’atrio della stazione dei treni.
Noi, mortificati, accertandoci che avessero un telefono per poter contattare un’ambulanza in caso di bisogno, abbiamo eseguito.

Ed è lì che hanno passato la notte.

Per la prima volta, ma con il terrore che non sarà l’ultima.

Guarda l’intervista video:
http://www.youtube.com/watch?v=1gDuuLmtPdA

http://www.partecipazione.eu/reggio-emilia-prima-notte-in-strada-e-lei-e-in-carrozzina/

MA QUANTA SOLIDARIETA’ LA SOCIETA’ CIVILE – E PAGHIAMO ANCHE ASSESSORI ALLE POLITICHE SOCIALEultima modifica: 2014-03-22T07:54:37+01:00da davi-luciano
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