Chiusa la centrale di De Benedetti da 442 morti

Savona, 12 mar – La famiglia De Benedetti dimostra ancora una volta la propria utilità rispetto ai destini della nazione. Dopo il crack disastroso della Sorgenia, che inevitabilmente finirà per pesare sulle spalle di tutti gli italiani anziché su quelle dei responsabili della bancarotta, un altro gioiello di famiglia fa parlare di sé.
Parliamo di Tirreno Power, la ex genco (generation company) di Enel, di cui Sorgenia detiene indirettamente una quota del 39%, tramite Energia Italiana, secondo azionista dopo Suez Gaz de France, che ne detiene il 50%. Iren ed Hera detengono invece un 5,5% a testa.
Ebbene, è notizia di queste ore che la centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure è stata chiusa per volontà della procura di Savona, che da tempo indaga sulle emissioni dell’impianto. Il giudice per le indagini preliminari Fiorenza Giorgi ha accolto la richiesta e inviato i carabinieri per effettuare il sequestro e lo spegnimento dell’impianto. La richiesta è stata decisa in seguito alle verifiche che sono state effettuate dai consulenti del ministero dell’Ambiente e della Procura.
I carabinieri del Noe hanno notificato ai dirigenti dell’impianto il sequestro, e si sono avviate le operazioni di spegnimento dei due gruppi a carbone che alimentano la centrale. Ci vorranno dalle 22 alle 26 ore affinché la centrale si fermi.
Al disastro economico di Sorgenia si va ora a sommare il disastro ecologico di Tirreno Power. Gli inquirenti avrebbero registrato, oltre al superamento di alcuni limiti imposti dall’Aia, anche l’assenza del “sistema di monitoraggio a camino”, che avrebbe dovuto essere realizzato entro il 14 settembre dell’anno scorso. La centrale potrà ripartire dopo che si sarà messa in regola introducendo tecnologie adeguate.
Sulla Tirreno Power sono aperti due filoni d’inchiesta, una per disastro ambientale e una per omicidio colposo. Risultano indagati per disastro ambientale Giovanni Gosio ex direttore generale, dimessosi alcune settimane fa, e il direttore dello stabilimento Pasquale D’Elia. Ci sarebbe anche un terzo indagato di cui non si conosce il nome.
Secondo la procura di Savona, i fumi della centrale hanno causato 442 morti tra il 2000 e il 2007. Per il procuratore Granero la centrale avrebbe causato anche “tra i 1700 e i 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini sarebbero stati ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d’asma tra il 2005 e il 2012”.
Tre settimane fa la procura aveva acquisito un verbale dell’Ispra, l’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale del ministero dell’Ambiente, redatto durante una visita di routine.
Lo scandalo Tirreno Power era già stato denunciato da un’azione eclatante del gruppo ecologista “La Foresta che avanza” che aveva impiccato un manichino di fronte alla fabbrica riportante al collo un cartello con la domanda: “1000 morti?”.
L’azienda si è sempre difesa sostenendo che gli studi dei consulenti di parte hanno delle “criticità”. “Non sono mai state sottoposte a un contraddittorio, non si comprende quale sia stato il metodo di valutazione di esposizione agli inquinanti. Tale mancanza di chiarezza è accompagnata dall’assenza della doverosa analisi di robustezza, di sensitività e quindi di affidabilità globale del metodo adottato. Anche per questo motivo non si può affermare in concreto alcun nesso di causalità” tra morti, malattie ed emissioni. Secondo l’azienda, nelle perizie dei consulenti della procura mancherebbe anche lo studio della ricaduta a terra delle particelle inquinanti.
http://www.ilprimatonazionale.it/2014/03/12/chiusa-la-centrale-di-de-benedetti-dopo-442-morti/

CIA, Congresso e torture

MARTEDÌ 11 MARZO 2014
di Michele Paris

Una vicenda di spionaggio all’interno delle strutture stesse del governo americano sta scatenando accese polemiche in questi giorni tra i vertici della CIA da una parte e alcuni membri del Congresso di Washington dall’altra. Al centro della controversia c’è il contenuto del rapporto di una commissione del Senato sugli interrogatori con metodi di tortura condotti dall’agenzia di Langley dopo l’11 settembre 2001 e, parallelamente, la minaccia alla separazione del potere legislativo da quello esecutivo rappresentata dall’ingigantimento dell’apparato della sicurezza nazionale d’oltreoceano con il pretesto della lotta al terrorismo.
Le origini della vicenda vanno fatte risalire all’accordo che la presidente della commissione del Senato per i Servizi Segreti, la democratica Dianne Feinstein, aveva raggiunto nel 2009 con l’allora direttore della CIA, Leon Panetta, per mettere a disposizione dei membri della stessa commissione milioni di documenti dell’agenzia relativi agli interrogatori di presunti terroristi.
Per analizzare il materiale, i senatori e i rispettivi staff avevano però dovuto recarsi fisicamente in una stanza di un edificio della CIA non lontano dalla sede di Langley, in Virginia. Alla fine, dopo quattro anni di lavoro, nel dicembre del 2012 la commissione del Senato ha potuto ultimare il proprio rapporto di circa 6.300 pagine. Esso, tuttavia, rimane a tutt’oggi classificato, soprattutto a causa delle resistenze manifestate dalla stessa CIA alla sua pubblicazione, nonostante sia stato ufficialmente appoggiato anche dalla Casa Bianca.

Le conclusioni del rapporto, secondo indiscrezioni pubblicate dai giornali, sarebbero estremamente critiche nei confronti dei metodi illegali utilizzati dalla CIA e autorizzati dai vertici dell’amministrazione Bush.
In ogni caso, dopo la fine dei lavori la commissione del Senato informò la CIA dei risultati della propria indagine e il successore di Panetta, l’attuale direttore John Brennan, preparò una risposta ufficiale di 122 pagine per respingere le accuse e confutare i fatti su cui il rapporto si era basato.
La buona fede di Brennan – già primo consigliere di Obama in materia di anti-terrorismo – è stata però messa in discussione da alcuni recenti fatti, a cominciare da una dichiarazione pubblica fatta nel dicembre scorso dal senatore democratico del Colorado, nonché membro della commissione per i Servizi Segreti, Mark Udall. Quest’ultimo aveva cioè rivelato l’esistenza di un’analisi interna condotta dalla CIA alcuni anni fa sotto la direzione di Panetta, nella quale venivano sostanzialmente condivise le conclusioni critiche a cui era giunto il rapporto del Congresso sugli interrogatori.

Udall intendeva sollevare “interrogativi sui motivi per cui l’analisi interna della CIA – mai portata all’attenzione della commissione [per i Servizi Segreti del Senato] – risultava differente dalla risposta formale seguita all’indagine della commissione stessa” fornita da Brennan.
Le parole del senatore democratico avevano così reso noto al pubblico quello che la CIA aveva iniziato da qualche tempo a sospettare: che i membri della commissione del Senato avevano avuto l’opportunità di leggere il documento riservato preparato sotto Panetta, non perché fornito dalla CIA ma, verosimilmente, accedendo in qualche modo ad esso durante l’esame del materiale messo a disposizione attraverso i terminali posizionati nell’apposita stanza del già ricordato edificio dell’agenzia in Virginia.
Il fatto che la CIA fosse già a conoscenza della presunta violazione della propria rete informatica da parte dei membri della commissione del Senato e del loro staff è il risultato del monitoraggio condotto dall’agenzia sui computer forniti a questi ultimi per l’esame dei propri documenti, malgrado l’accordo tra Panetta e Dianne Feinstein del 2009 prevedeva che non ci sarebbe stata alcuna sorveglianza di questo genere.

L’attività di spionaggio ai danni dei senatori era cominciata ad essere ipotizzata da molti all’inizio di quest’anno, quando un altro membro della commissione, il senatore democratico dell’Oregon Ron Wyden, aveva chiesto durante un’audizione a John Brennan se l’agenzia da lui diretta fosse sottoposta al dettato del “Federal Computer Fraud and Abuse Act”, la legge cioè che proibisce l’accesso alle reti dei computer di qualsiasi ufficio governativo senza autorizzazione.

Brennan aveva declinato di rispondere immediatamente, indirizzando però più tardi una replica scritta al senatore Wyden nella quale ammetteva come la CIA fosse tenuta al rispetto della suddetta legge, anche se essa non “proibisce attività di indagine o di intelligence a scopo protettivo”. Il direttore della CIA, in sostanza, ammetteva indirettamente il controllo dei computer dei membri della commissione, cercando di confondere le acque per occultare una grave violazione costituzionale di cui egli era il principale responsabile.

Il principale responsabile, ma non il solo, visto che successivamente il senatore Udall avrebbe inviato una lettera al presidente Obama, lasciando intendere che egli era a conoscenza delle azioni palesemente incostituzionali della CIA ai danni dei membri della commissione che dovrebbe sorvegliare sull’operato dell’agenzia stessa.

Nel suo messaggio all’inquilino della Casa Bianca, Udall ha cioè scritto: “Come lei sa, la CIA ha recentemente agito in una maniera senza precedenti nei confronti della commissione in relazione all’analisi interna [di Panetta sugli interrogatori con metodi di tortura] e queste azioni sono straordinariamente preoccupanti per la nostra democrazia e per le responsabilità di sorveglianza della commissione” stessa.

In definitiva, l’intera vicenda solleva una serie di questioni inquietanti relative a svariate azioni criminali, tra cui le principali risultano essere: il programma di torture adottato dopo gli attacchi dell’11 settembre, al centro dell’indagine del Senato tuttora nascosta al pubblico; l’occultamento della cosiddetta “Panetta review”, che sembrava appoggiare le conclusioni critiche della commissione sui Servizi Segreti; l’attività di spionaggio ai danni dei membri della commissione e dei loro staff.

Oltre alle responsabilità dirette dei vertici della CIA in tutti e tre i fatti, vi sono poi quelle delle ultime due amministrazioni, a cui la principale agenzia di intelligence americana fa capo. Le torture vere e proprie dei detenuti sospettati di terrorismo sono avvenute sotto l’amministrazione Bush, mentre le altre due azioni illegali sotto l’amministrazione Obama e la direzione della CIA di John Brennan, scelto per l’incarico dallo stesso presidente democratico.

In seguito ai fatti appena descritti sono scaturite due indagini, una dell’ispettore generale della CIA sul monitoraggio dei computer dei membri della commissione del Senato e l’altra, paradossalmente, dell’ufficio legale della stessa agenzia di intelligence sul possibile accesso non autorizzato alla rete informatica che ha portato alla lettura dell’analisi interna ordinata dall’ex direttore Panetta. Entrambi i casi sono stati già trasferiti al Dipartimento di Giustizia che si occuperà delle indagini.

Al di là delle conclusioni, tuttavia, quelle che appaiono evidenti sono ancora una volta le modalità con cui può ormai operare la struttura della sicurezza nazionale americana creata oltre un decennio fa, vale a dire senza alcun rispetto per la legalità e le più basilari norme costituzionali, a cominciare dai limiti imposti ai poteri dello Stato e alla loro suddivisione per garantire che quello esecutivo non sfoci nell’autoritarismo e nella tirannia.

Nel caso della sorveglianza ai danni dei detentori del potere legislativo da parte di un organo di quello esecutivo, infine, queste ultime rivelazioni seguono di poco gli sforzi senza successo di deputati e senatori per ottenere rassicurazioni dall’Agenzia per la Sicurezza Nazionale (NSA), i cui vertici in recenti audizioni si erano rifiutati di escludere esplicitamente il monitoraggio delle conversazioni telefoniche dei membri del Congresso, affermando soltanto, e in maniera sinistra, che questi ultimi “godono dello stesso diritto alla privacy di qualsiasi cittadino degli Stati Uniti”.
http://www.altrenotizie.org/esteri/5911-cia-congresso-e-torture.html

619.079.091 euro per fare gli ascari agli atlantici

hey ci hanno liberato, dobbiamo mostrare un pò di devozione no?

Il decreto salva-semestre di ”missioni umanitarie” (belliche) imposto alla Camera
Lorenzo Moore    

La Repubblica affoga nei debiti, ma la sudditanza militare resta e va pagata. Anche a costo di fermare la discussione in Parlamento (a causa degli emendamenti delle opposizioni che rendevano impossibile l’approvazione della legge prima di lunedì) e di porre la fiducia al governo Renzi (quello che dichiarava necessario fermare la decretazione d’urgenza) sul decreto-legge del 16 gennaio 2014, n. 2 emesso dall’esecutivo Letta e che proroga le missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, programmando iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai cosiddetti “processi di ricostruzione” delle  organizzazioni internazionali. Il tutto, naturalmente, “per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione”.
 
Nello specifico, così, i partiti di regime hanno autorizzato, fino  al  30 giugno 2014, una spesa di 619.079.091  euro, così ripartita.
Europa
1) la  spesa  di  euro  40.761.553  per  la  proroga  della partecipazione di personale militare alle missioni  nei  Balcani,  e cioè a) Multinational Specialized Unit (MSU), European Union  Rule  of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo), Security Force Training Plan in Kosovo; b) Joint Enterprise.
2)  la  spesa  di  euro  136.667  per  la  proroga   della
partecipazione  di  personale  militare  alla  missione   dell’Unione europea in Bosnia-Erzegovina, denominata ALTHEA, nel cui ambito opera la  missione  denominata  Integrated  Police  Unit  (IPU).
3) la spesa di  euro  2.955.665  per  la  prosecuzione  dei programmi di cooperazione delle Forze di polizia italiane in  Albania e nei Paesi dell’area balcanica.
4) la  spesa  di  euro  721.660  per  la  proroga   della
partecipazione di personale della  Polizia  di  Stato  alla  missione dell’Unione europea denominata European Union Rule of Law Mission  in Kosovo  (EULEX  Kosovo)  e  di  euro  61.490  per  la  proroga  della partecipazione di personale della  Polizia  di Stato  alla  missione delle Nazioni Unite  denominata  United  Nations  Mission  in  Kosovo (UNMIK).
5) la  spesa  di  euro  131.738  per  la  proroga   della
partecipazione di personale  militare  alla  missione  delle  Nazioni Unite  denominata  United  Nations  Peacekeeping  Force   in   Cyprus (UNFICYP).
6) la  spesa  di  euro  8.722.998  per  la  proroga  della partecipazione di personale militare alla missione  nel  Mediterraneo denominata Active Endeavour.
 
Asia
 1. la spesa di euro 235.156.497 per la proroga della
partecipazione di personale militare alle missioni in Afghanistan,
denominate International Security Assistance Force (ISAF) ed EUPOL
AFGHANISTAN.
 2. la spesa di euro 9.056.445 per la proroga dell’impiego
di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan.
 3. la spesa di euro 352.579 per l’impiego di personale
appartenente al Corpo militare volontario e al Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana per le esigenze di supporto sanitario delle missioni internazionali in Afghanistan e negli Emirati Arabi Uniti.
 4. la spesa di euro 81.523.934 per la proroga della
partecipazione del contingente militare italiano alla missione delle Nazioni Unite in Libano, denominata United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL), compreso l’impiego di unita’ navali nella UNIFIL Maritime Task Force e per l’impiego di personale militare in attivita’ di addestramento delle forze armate libanesi.
5. la spesa di euro 1.216.652 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione denominata Temporary International Presence in Hebron (TIPH2) e per l’impiego di personale militare in attivita’ di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi.
6. la spesa di euro 60.105 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell’Unione europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah, denominata European Union Border Assistance Mission in Rafah (EUBAM Rafah).
7. la spesa di euro 63.240 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione dell’Unione europea in Palestina, denominata European Union Police Mission for the Palestinian Territories (EUPOL COPPS).
8. la spesa di euro 185.495 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione di vigilanza dell’Unione europea in Georgia, denominata EUMM Georgia.
Africa
1. la spesa di euro 5.118.845 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione dell’Unione europea in Libia, denominata European Union Border Assistance Mission in Libya (EUBAM Libya), e dell’impiego di personale militare in attività di assistenza, supporto e formazione in Libia.
2. la spesa di euro 132.380 per la proroga della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione dell’Unione europea in Libia, denominata European Union Border Assistance Mission in Libya (EUBAM Libya).
3. la spesa di euro 3.604.700 per la proroga della partecipazione di personale del Corpo della guardia di finanza alla missione in Libia, per garantire la manutenzione ordinaria delle unità navali cedute dal Governo italiano al Governo libico e per lo svolgimento di attività addestrativa del personale della Guardia costiera libica, in esecuzione degli accordi di cooperazione tra il Governo italiano e il Governo libico per fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani.
4. la spesa di euro 25.124.097 per la proroga della partecipazione di personale militare all’operazione militare dell’Unione europea denominata Atalanta e all’operazione della NATO denominata Ocean Shield per il contrasto della pirateria.
5. la spesa di euro 7.062.139 per la proroga della partecipazione di personale militare alle missioni dell’Unione europea denominate EUTM Somalia e EUCAP Nestor, nonché nell’ambito delle ulteriori iniziative dell’Unione europea per la Regional maritime capacity building nel Corno d’Africa e nell’Oceano indiano occidentale e per l’impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di polizia somale.
6. la spesa di euro 1.337.010 per la proroga della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite in Mali, denominata United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali (MINUSMA), e alle missioni dell’Unione europea denominate EUCAP Sahel Niger ed EUTM Mali.
Per “altre cooperazioni”
1. la spesa di euro 117.163.246 per la stipulazione dei contratti di assicurazione e di trasporto e per la realizzazione di infrastrutture, relativi alle missioni internazionali di cui al presente decreto.
2. la spesa di euro 7.000.000 per il mantenimento del dispositivo info-operativo dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni internazionali, in attuazione delle missioni affidate all’AISE dall’articolo 6, comma 2, della legge 3 agosto 2007, n. 124.
3. Al fine di sopperire a esigenze di prima necessità della popolazione locale, compreso il ripristino dei servizi essenziali, e’ autorizzata la spesa complessiva di euro 3.085.000 per interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti nei casi di necessità e urgenza dai comandanti dei contingenti militari che partecipano alle missioni internazionali di cui al presente decreto, entro il limite di euro 1.200.000 in Afghanistan, euro 1.600.000 in Libano, euro 20.000 nei Balcani, euro 65.000 nel Corno d’Africa, euro 100.000 in Libia, euro 100.000 in Somalia.
4. Il Ministero della difesa e’ autorizzato, per l’anno 2014, a effettuare le seguenti cessioni a titolo gratuito:
a) alle Forze armate somale: n. 50 veicoli tipo ACM80, effetti di vestiario ed equipaggiamento. Per le finalita’ di cui alla presente lettera, e’ autorizzata la spesa di euro 805.000;
b) alla Repubblica Islamica dell’Afghanistan: materiali e attrezzature costituenti un sistema di monitoraggio meteonivologico;
c) al Regno Hascemita di Giordania: n. 2 veicoli VBL PUMA;
d) alla Repubblica tunisina: n. 25 giubbetti antiproiettile.
(…altre disposizioni)
Per la famigerata “cooperazione allo sviluppo”
1. la spesa di euro 34.700.000, ad integrazione degli stanziamenti di cui alla legge 26 febbraio 1987, n. 49, come determinati dalla Tabella C allegata alla legge 27 dicembre 2013, n. 147 (legge di stabilità 2014), per iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati, nonché a sostenere la ricostruzione civile in favore di Afghanistan, Iraq, Libia, Mali, Myanmar, Pakistan, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Paesi ad essi limitrofi.
2. la spesa di euro 700.000 per la realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario, di cui alla legge 7 marzo 2001, n. 58.
Per la ipotetica “Ricostruzione”  
1. la spesa di euro 1.110.160 per interventi volti a sostenere i processi di stabilizzazione nei Paesi in situazione di fragilità, di conflitto o post-conflitto.
2., la spesa di euro 2.000.000 per iniziative a sostegno dei processi di pace e di rafforzamento della sicurezza in Africa sub-sahariana e in America centrale, ad integrazione degli stanziamenti per l’attuazione della legge 6 febbraio 1992, n. 180.
3. la spesa di euro 800.000 per la partecipazione finanziaria italiana ai fondi fiduciari delle Nazioni Unite e della NATO, nonché per contributi allo UN Staff college di Torino, all’Unione per il Mediterraneo e al segretariato dello IAI.
4. la spesa di euro 2.618.406 per assicurare la partecipazione italiana alle iniziative PESC-PSDC e a quelle dell’OSCE e di altre organizzazioni internazionali.
5. spesa di euro 12.742.128 per interventi operativi di emergenza e di sicurezza destinati alla tutela dei cittadini e degli interessi italiani all’estero.
6. la spesa di euro 11.500.000 per il finanziamento del fondo … per assicurare al personale del Ministero degli affari esteri in servizio in aree di crisi la sistemazione, per ragioni di sicurezza, in alloggi provvisori.
7. la spesa di euro 1.369.262 per l’invio in missione o in viaggio di servizio di personale del Ministero degli affari esteri in aree di crisi, per la partecipazione del medesimo alle operazioni internazionali di gestione delle crisi, nonché per le spese di funzionamento e per il reclutamento di personale locale, a supporto del personale del Ministero degli affari esteri inviato in località dove non operi una rappresentanza diplomatico-consolare.
8. il rifinanziamento della legge 1° agosto 2002, n. 182, per la partecipazione dell’Italia alla ristrutturazione del Quartier Generale della NATO in Bruxelles. Al relativo onere, pari a euro 11.647.276 per l’anno 2014 e a euro 34.665.051 per l’anno 2015.
9. Sono autorizzate, in esecuzione alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2118 del 27 settembre 2013, le attivita’, incluse quelle presupposte e conseguenti, di cui al paragrafo 10 della predetta risoluzione, specificate nelle pertinenti decisioni del Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche. All’attuazione del presente comma si provvede con le risorse finanziarie, umane e strumentali disponibili a legislazione vigente.
Al termine del decreto la cosiddetta “Copertura finanziaria”, di un fabbisogno complessivo di euro 619.079.091 ottenuta attraverso fumosi “accantonamenti” e variazioni di bilancio.

12 Marzo 2014 http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23128

La NATO è il vero pericolo per la pace ai confini della Russia

l’abbronzato verrà a Roma il prossimo 22-23 marzo. Scommettete che nessuno lo contesterà?

L’invio di caccia F-16 e soldati degli Stati Uniti aggrava la crisi in Ucraina
Nella settimana che sta iniziando, 300 soldati nordamericani e 12 caccia F-16 della Marina degli Stati Uniti saranno trasferiti “per un addestramento” nella base aerea nella località di Lask, in Polonia, secondo quanto ha comunicato il ministro della Difesa polacco, Tomasz Siemoniak.
In virtù di un accordo tra gli Stati Uniti e la Polonia che risale al 2011, unità della Forza Aerea degli Stati Uniti sono inviate ogni tre mesi in Polonia, a rotazione, per addestrare piloti locali.
Il numero dei soldati di ogni turno, della durata da due settimane a un mese, non può essere superiore a 250 uomini.

“Impegni con la NATO”

“L’esercito degli Stati Uniti è pronto ad assolvere ai suoi impegni con la NATO, nel caso la crisi in Ucraina lo richiedesse”, ha dichiarato Martin Dempsey, capo di Stato Maggiore Congiunto degli Eserciti statunitensi. “Abbiamo impegni con i nostri alleati della NATO. Così, li voglio rassicurare che, qualora si presentasse una situazione che ci costringesse a rispettare tali impegni, reagiremmo”, ha affermato Dempsey.
Il generale ha aggiunto che se si permettesse alla Russia di intervenire in uno Stato sovrano con il pretesto della protezione della minoranza etnica dell’Ucraina, tutta la regione dell’Est europeo e dei Balcani sarebbe minacciata di destabilizzazione.
Nel frattempo, colonne di soldati ucraini, composte da camion e blindati, si sono dirette dalle province di Zhitomir e Lviv in direzione della città di Perekop, in Crimea, secondo le agenzie di notizie. Mentre Igor Tenyukh, nominato ministro della Difesa dell’Ucraina, informava in una riunione di governo che non era in previsione la dislocazione di truppe in direzione della Crimea.
Per Tenyukh, le Forze Armate ucraine effettuano esercitazioni per la verifica nei poligoni del livello della loro capacità operativa.

“Non sono previsti e non ci saranno dislocazioni di forze armate in direzione della Crimea”, ha detto.

Sospensione del Trattato di Mosca

Il Ministero della Difesa della Russia sta prendendo in considerazione di sospendere l’accoglienza delle squadre di ispezione nell’ambito degli obblighi derivanti dal Trattato di Mosca (Trattato sulle Riduzioni Strategiche Offensive firmato nel 2002 tra la Russia gli Stati Uniti) e del Documento di Vienna dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea (OSCE) del 2011 sulle misure di rafforzamento della fiducia e della sicurezza, ha comunicato una fonte diplomatica russa.
Tale passo potrebbe essere compiuto in risposta alle dichiarazioni del Pentagono sull’intenzione di sospendere la cooperazione con i dipartimenti militari russi.
La fonte ha sottolineato che “le minacce infondate da parte degli USA e della NATO contro la politica ucraina della Russia sono considerate un gesto ostile e permettono di onvocare il caso di forza maggiore”.

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L’Ucraina va negli Stati Uniti, che assumono un tono di minaccia
da www.vermelho.org.br

Il primo ministro ad interim dell’Ucraina, Arseny Yatsenyuk, ha confermato (9 marzo) in una riunione del gabinetto imposto dopo il golpe che ha rovesciato il presidente eletto, Viktor Yanukovich, che si recherà negli Stati Uniti in cerca di appoggio.
La riunione del governo del 12 marzo sarà diretta dal primo vicepresidente dell’Esecutivo, Vitaly Yarema, che si è già recato negli Stati Uniti per riunioni al più alto livello per risolvere la situazione dell’Ucraina”, ha affermato, secondo l’agenzia di notizie Unian.

Contemporaneamente, la rivista Newsweek pubblicava un’intervista all’ex primo ministro e capo del partito di Yatsenyuk, Batkivschina (Patria), Yulia Timoshenko, che ha sollecitato un intervento più deciso di Washington e del Regno Unito nel suo paese.

La Timoshenko si è appellata ai “leader mondiali” perché non lascino “sola” l’Ucraina nel conflitto con la Russia, facendo riferimento alla situazione vigente in Ucraina dopo il rovesciamento di Yanukovich e l’imposizione di nuove autorità da parte di un parlamento occupato e vigilato da settori neofascisti.
Timoshenho ha invocato il Memorandum di Budapest del 1994 sulla protezione del suo paese per il fatto di avere rinunciato agli arsenali nucleari, e ha sostenuto che gli Stati Uniti e il Regno Unito sono i garanti della pace in Ucraina.
“Grazie a questo accordo dobbiamo evitare la guerra”.
I negoziati non dovrebbero essere condotti tra Ucraina e Russia, ha dichiarato, reclamando l’intervento di quelli che, ripetutamente, ha definito “leader mondiali”.
Nel frattempo, il capo di Stato Maggiore Congiunto degli Stati Uniti, Martin Dempsey, ha sostenuto che l’Esercito del suo paese è pronto a spalleggiare la NATO qualora gli scontri in Ucraina si intensificassero.
Dempsey ha affermato in una dichiarazione pubblicata nel sito Internet del Consiglio dell’Alleanza Atlantica che ha avuto colloqui con le sue controparti militari in Russia.
Comunque, ha sottolineato come stia inviando un messaggio chiaro all’Ucraina e ai membri della NATO sul fatto che le truppe statunitensi risponderanno militarmente se fosse necessario.
Dempsey, in varie occasioni, ha alluso agli obblighi degli Stati Uniti con la NATO, assumendo un tono minaccioso nei confronti dell’intensificarsi della ribellione della popolazione di origine russa dell’Est dell’ex repubblica sovietica sprofondata nel caos dopo il rovesciamento del presidente eletto Yanukovich.

– See more at: http://www.marx21.it/internazionale/pace-e-guerra/23741-la-nato-e-il-vero-pericolo-per-la-pace-ai-confini-della-russia.html#sthash.s3YnjQZe.dpuf

Che Ca@@o Ha da Festeggiare Unicredit? Ah si 5.700 Esuberi!

12 marzo 2014Di FunnyKing

Unicredit +6.6% in borsa allegria, tutto bene che banca!!!

Ora al di la delle pulizie di bilancio che hanno portato ad una perdita di 15 miliardi di €, è piaciuto il piano industriale che prevede 5.700 addetti in meno.

A mio sommesso parere non c’è davvero nulla di cui scherzare, e niente di cui stare allegri:

Partiamo dal Core Tier 1 che si sfracella da 11.71% (settembre) a 9.6% (dicembre)
Le perdite sono state addirittura abbellite da 1,2 mld di euro dovute alla rivalutazione delle quote Banca d’Italia
Il patrimonio netto passa da 61.3 mld a 46,8 mld
I Ricavi di Unicredit sono stati interamente sorretti dal calo dello spread, situazione NON ripetibile (va a Zero? Non credo)
I Costi per ora sono in leggera crescita in attesa dei tagli.
L’unica nota positiva è la copertura dei crediti dubbi arrivata al 52% il che pone la banca a livello delle migliori pratiche europee.

Ma per il resto, non vedo proprio alcuna luce sul gruppo. Ghizzoni ha ancora molto su cui lavorare. Peraltro sappiamo già che a livello aggregato le sofferenze bancarie continuano a salire (dato di oggi, link), quindi altre svalutazioni saranno necessarie.

E…. Unicredit è senza dubbio una delle Migliori grandi banche italiane. Ghizzoni a mio parere il migliore fra i banchieri in Italia.

Domani tocca a MPS, quella che si è presa il fenomeno che ha disintegrato Unicredit.
http://www.rischiocalcolato.it/2014/03/che-cao-ha-da-festeggiare-unicredit-ah-si-5-700-licenziamenti.html

Rispondo a Michele Serra e al suo pensiero su “L’Amaca ” di oggi.

Ecco cio che scrive Michele Serra:

” La Lista Tsipras pareva una decente idea per chi crede che la sola alternativa all’Europa prigioniera della contabilità sia un’Europa sociale e solidale. Non si era tenuto conto (almeno qui in Italia) della inesausta litigiosità di quella nebulosa pulviscolare di partitini, movimentini, associazioncine, pensatrici e pensatori single che compongono la sedicente “area dell’alternativa”. Una signora pugliese (portavoce di un imprecisato numero di “associazioni pacifiste”, si spera d’accordo tra loro) si è molto adirata per la presenza in lista di altri pugliesi a lei sgraditi, appartenenti a Sel. Con tutto il rispetto per la Puglia e per i suoi trulli, la disputa non appare esattamente di respiro europeo.”

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Ecco la mia risposta:

Caro Michele Serra, quella che lei banalizza come “disputa” é una scelta etica che non avrei dovuto compiere io da candidata ma che avrebbe dovuto compiere la Lista Tsipras.
Mi rendo conto che lei non conosce Taranto, da come scrive, da come cataloga la questione e da come banalizza.

La Puglia, la informo, non è solo i trulli e le orecchiette con le cime di rapa ma anche una città che, grazie ai colpi di mannaia dati da tutti i partiti nel tempo, sta morendo.  La nebulosa pulviscolare in cui lei mette associazioni, pensatrici e pensatori é la sola arma di resistenza che città distrutte dalla politica- che lei difende-, hanno.
Noi siamo già in Europa, ci siamo andati da soli auto-organizzandoci tramite le associazioni.
Le ricordo che, per andare in Europa, si deve pur passare da Roma perché la Lista parte dall’Italia e deve portare in Europa la politica italiana.

Antonia Battaglia
12 Marzo 2014
www.peacelink.it
La dottoressa Letizia Battaglia è una signora e non ha detto a Michele Serra che le sue denunce inviate a Bruxelles hanno causato critiche dell’ Unione Europea all’ Italia.

Farebbero meglio a stare zitti e ad andare oltre, invece forse davvero non capiscono che Vendola non ha fatto un gran figura nella vicenda Ilva.

La Banca Centrale Russa Ritira i Suoi Depositi dalle Banche Americane

12 marzo 2014 Di FunnyKing

Ticino Live non è una testata sensazionalistica… e su certe cose è piuttosto informata:

da Ticino Live

La Banca centrale russa ha ritirato gran parte dei suoi averi dalle banche americane. Miliardi di dollari sono stati trasferiti nelle banche europee.
Settimana scorsa la Banca centrale di Russia ha ritirato gran parte delle sue riserve depositate nelle banche americane per trasferirle in istituti finanziari europei. L’importo esatto della somma trasferita non è noto ma si tratterebbe di decine di miliardi di dollari.
Questo movimento mostra che nel suo conflitto con il nuovo potere in Ucraina il presidente russo Vladimir Putin considera tutti gli scenari, incluso quello che vedrebbe il governo americano congelare gli averi russi depositati nelle banche negli Stati Uniti.
Io una corsa da Brigitte la farei, dite che vi manda fk…….
http://www.rischiocalcolato.it/2014/03/la-banca-centrale-russa-ritira-suoi-depositi-dalle-banche-americane.html

Venezuela: Con Chàvez l’inflazione più bassa – Incredibile ma vero

ma non dicevano i liberisti che la spesa sociale portava flagelli di inflazione?inflaz. Vnzla

CON CHAVEZ,  MEDIA DEL 22,2% –
PRIMA, 45,3% e 59,6%
 
Questo grafico è rivolto ai propagandisti prezzolati, ai mestatori e a quelli che parlano a bischero sciolto di inflazione e altre cose che non conoscono. L’inflazione elevata è un dato costante, espressione di
un’economia praticamente mono-esportatrice. Fortemente dipendente dall’estero per l’approvigionamento dei beni essenziali o strategici, soprattutto l’alimentazione.
 
Bisogna sfatare un mito neoliberista: Chàvez ha minimizzato l’inflazione, in termini assoluti e relativi ( media del 22%). Dopo tre anni di governo di Chàvez,nel 2001 l’inflazione scende al 12,3%, che rimane il livello più basso degli utimi quindici anni. L’anno seguente, con il colpo di Stato organizzato da Washington nel 2002, che colloca alla presidenza del paese il capo del sindacato padronale, l’inflazione schizza verso il 31,2%, quasi si triplica.
 
Dal 1998 fino ai notri giorni, si è assestata su valori assolutamente inferiori a quelli del periodo 1989-1998, in cui il Venezuela era governato da partiti e politici che avevano la benedizione di Washington. Con il “sociademocratico” C.A. Pèrez si soffrì una media del 45% e con il “democristiano” Caldera, la media schizzò al 59,6%.
 
Nel 1989 c’è un salto all 81%sette anni dopo c’è stato il record del 103,1%! Fa la sua discesa in campo il FMI con le sue ricette classiche -privatizzare tutto, liberalizzare i prezzi, abolizione dei contratti di lavoro e previdenza sociale- e arriva l’esplosione sociale del 1989 (il caracazo). La prima ribellione generalizzata anti-FMI viene stroncata dal fuoco delle mitraglie. Incontabili le vittime rimaste sul terreno, sebbeno i più credono che 5000 uomini furono sacrificati per spianare la strada al neoliberismo.
 
La dogmatica propalata dalla artiglieria mediatica globalista, pretende che l’inflazione sia una invenzione perversa di Chàvez e del “populismo” della rivoluzione bolivariana. E’ vero il contrario. E’ l’inflazione stellare che ha generato dapprima l’insurrezione di massa e poi la rivolta dei giovani ufficiali riuniti attorno a Chàvez. Quando questi due fattori entrarono in sintonia e in unità d’intenti e d’azione, vinsero le elezioni del 1998 e -tra molte alte altre cose- la media dell’inflazione è scesa al 22,2%.
 
E’ alta rispetto ai parametri di altre contrade? Certamente, ma perchè nessuno fa mai cenno al fatto che il governo aumenta annualmente il salario minimo e le pensioni facendo recuperare quel che si perde con l’inflazione? Non si fa mai un cenno all’esistenza di questa specie di “scala mobile” che difende il potere d’acquisto. Perchè?
 
Solo banalizzazioni o divulgazione inconsapevole dei ritornelli propagandistici dei nemici degli idrocarburi nazionalizzati. Menzogne seriali mai accompagnate da dati veridici in cui bisogna credere alle corporations mediatiche o specialisti del nulla. Alcuni di questi “savi” ma non neutrali conoscitori di cose venezuelane -consultati sia a destra che a manca- come Moisès Naìm, erano ministri dell’area economica proprio negli anni in cui l’inflazione volava sulle vette massime.
 

Camusso contro Renzi? Il solito teatrino

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A cura di Alessandro Raffa per nocensura.com
Camusso contro Renzi: “pronti alla mobilitazione”
Cos’è una barzel-letta? Dobbiamo ridere?
La camusso dopo essersi spanciata dalle risate pasteggiando con Monti, Alfano, Bersani & co. (ricordate?) e dopo aver riso a crepapelle insieme a Schultz ora finge di litigare con Renzi: “pronti alla mobilitazione”… QUALCUNO CI CREDE ALLA CONTRAPPOSIZIONE CON RENZI ?!? Solo dissenso programmato, così Renzi acquisisce consensi con la classe imprenditoriale che non vede di buon occhio la CGIL, e lei ha la possibilità di riconquistare qualche consenso…
SIGNORA CAMUSSO,
ECCO DOV’ERA…
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SI RISPARMI IL TEATRINO SIGNORA CAMUSSO… non ci crede più nessuno!
Di che “pasta” sono fatti i sindacati lo abbiamo capito quando Bonanni, un anno fa, lanciò l’allarme per la copertura della cassa integrazione… e per racimolare i soldi necessari anziché proporre di ridurre gli sprechi o altro, proponeva di vendere i beni demaniali, sdoganando di fatto il progetto dei potentati…  (LEGGI)
Alessandro Raffa – nocensura.com

A Milano nasce il primo banco alimentare per cani e gatti

una meravigliosa iniziativa, anche se in un paese civile ogni essere vivente non deve la sua sopravvivenza alla carità

 Balzoo, il primo banco alimentare per cani e gatti a MilanoDi Michele Canziani

Milano – Balzoo è il primo banco alimentare nato per aiutare cani, gatti e i loro padroni in difficoltà. Proprio in questo momento di particolare crisi economica, Luigi Griffini ha pensato a un modo per intervenire tempestivamente e a Milano ha fondato Balzoo, con la speranza di esportare l’idea in tutta Italia.
“Amo gli animali e ho voluto fare qualcosa di concreto per loro e i loro padroni, spesso abbandonati dalle istituzioni. – ha dichiarato lo stesso Luigi Griffini – In questo caso il Comune di Milano si dimostra sensibile al problema e anche le altre città dovrebbero prendere esempio.”L’assessore al Benessere Chiara Bisconti ha spiegato che collaborare “è un punto d’orgoglio e conferma l’attenzione che diamo alle politiche a favore degli animali a Milano, perchè la nostra filosofia è di difendere e allargare i diritti di tutti gli esseri senzienti che abitano la città.” E ha aggiunto che i cani e i gatti migliorano “la qualità della vita delle persone e con questo progetto aiutiamo contemporaneamente bipedi e quadrupedi.” Dello stesso avviso l’assessore alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino che ha confermato quanto l’appoggio a Balzoo sia coerente con la politica di Palazzo Marino di lavorare contro la povertà e l’emarginazione.

Balzoo si avvale di un’altra importante collaborazione, ossia con i City Angels, realtà storica milanese che vede decine e decine di volontari che tutte le sere pattugliano la città portando coperte e pasti caldi agli emarginati. Fondati a Milano nel 1994, i City Angels hanno conquistato il territorio e oggi li possiamo trovare in 18 città italiane.
“Abbiamo molti poveri che saranno felici di ricevere cibo per i loro animali – dice Mario Furlan, fondatore di City Angels, e aggiunge: – Non penso solo ai cani dei clochard, ma anche a cani, gatti e animali domestici di tante famiglie in grave crisi economica. Fanno fatica a sfamare se stessi, avere un aiuto per sfamare i loro amici a quattro zampe sarà di conforto per loro.”
Questo ottimo progetto è già partito e coi gazebo in corso Europa il 6 marzo, in pieno centro, è avvenuta la prima raccolta di cibo in favore dei nostri amici a 4 zampe.
http://www.nocensura.com/2014/03/a-milano-nasce-il-primo-banco.html