EVO MORALES: « Negli USA non governa Obama, ma i banchieri! »

da noi no……per fortuna i sindacati, Schulz, la troika e Rehn gioiscono per la tenuta della ….”responsabilità” che tanto fa del bene ai poveri ed agli ultimi

Il presidente della Bolivia, Evo Morales, da New York ha concesso un’intervista a Eva Golinger, presentatrice del programma di RT ‘Detrás de la Noticia, in cui ha commentato le questioni discusse alla 68ª Assemblea generale delle Nazioni Unite. Durante il suo discorso alle Nazioni Unite, il leader boliviano ha criticato la politica degli Stati Uniti e ha proposto la creazione di un “Tribunale dei popoli” per giudicare il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per “crimini contro l’umanità“.

 Le motivazioni di Evo Morales per processare Obama

Intervistato da Eva Goliger circa i crimini di cui incolpa Obama, il presidente boliviano ha ricordato che quando fu eletto presidente degli Stati Uniti disse che avrebbe messo fine lele guerre. Tuttavia, dice Morales, le guerre, i massacri come nel caso della Libia, per esempio “sono proliferati”.

 Inoltre, Morales accusa Obama di finanziare i ribelli finanziamento che combattono contro il presidente siriano Bashar al Assad perché «non condivide né l’imperialismo né il capitalismo”.

Altresì, il leader della nazione sudamericana sostiene che, quando gli USA “non attuano colpi di stato o consolidano dittature militari”, cercano di dividere i popoli per poi intervenire attraverso la NATO o il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In questo senso, Morales denuncia che, quando gli USA intervengono non lo fanno per tutelare i diritti umani, ma per “appropriarsi del petrolio o assicurarsi il controllo geopolitico”.

Per contrastare questo atteggiamento degli Stati Uniti, dice Evo Morales, è importante l’istituzione di un tribunale del popolo che è composto, tra gli altri, dai difensori internazionali dei diritti umani e “fermare questo genocidio di Obama e questo spionaggio”, ha detto.

 La minaccia “energetica” degli Stati Uniti

Nell’intervista, Eva Golinger ha chiesto a Morales se il suo paese si sente minacciato daal’appello di Obama all’Assemblea generale delle Nazioni Unite per difendere gli interessi legati, non solo alla sicurezza degli Stati Uniti, ma anche quelli relativi alle risorse energetico-strategiche in Medio Oriente.

 Sento che è una minaccia per tutti i paesi che dispongono di energia: petrolio e gas, ma soprattutto per i paesi che vendono petrolio e gas negli Stati Uniti”, ha detto Morales.

Il leader boliviano ha detto che negli Stati Uniti non governa Barack Obama, né il popolo americano. “Negli Stati Uniti governano banchieri, finanzieri e imprenditori”, ha detto.

 “L’Impero non collabora senza condizioni”

 Secondo Morales, quando i governi non soddisfano le aspettative di alcuni settori privati ​ statunitensi, ​“tutto quello che fanno è boicottare e sabotare”, in questo modo se il suo presidente di un paese sovrano non si sottomette agli interessi dell’impero, cospirano contro di lui.

 In questo senso, il presidente dice chedalla sua esperienza, ha imparato che l’imperialismo e il capitalismo non potranno mai mostrarsi solidali con tutti i paesi del mondo “senza condizioni”. “Se non ottengono vantaggi da una presunta cooperazione, organizzano il boicottaggio, il sabotaggio e la cospirazione”, ha detto.

 Morales ha ricordato che quando la Bolivia “era  sottomessa al FMI” il suo paese ha subito le devastazioni del deficit, ma da quando l’organismo ha lasciato il suo paese “è molto meglio di prima”.

 Discorso completo di Evo Morales all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

 Pubblicato da Alba Kan

http://www.vocidallastrada.com/2013/10/evo-morales-negli-usa-non-governa-obama.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

LA ZIZZANIA DEL POTERE

Quando il “bene” del Paese si confonde con la paura di perdere la propria Poltrona.
Non saprei dire con esattezza se tutti questi personaggi, sia italiani sia stranieri, che appaiono in TV parlando della necessità di tenere in vita questo Governo Letta, si rendono conto che noi che li guardiamo sappiamo perfettamente che l’unica loro preoccupazione è quella di non mollare il potere e non certo il bene del Paese. La loro tecnica è palesemente diabolica. Spaventano gli italiani facendo credere loro che se alzano la testa li puniranno ancora più pesantemente. L’illudono che i “sacrifici” fatti fino ad oggi siano davvero serviti a qualcosa di concreto e si guardano bene dal rivelare loro che i “sacrifici” si chiamano così perché fin dall’antichità servivano a tributare il dolore e la sofferenza umana al Dio di turno che non era mai soddisfatto. Così come il loro Dio-EuroZona non lo è mai.
Nelle trasmissioni tv che si susseguono in questi giorni con il compito di completare il condizionamento psichico e piegare definitivamente la volontà degli italiani al loro scopo ultimo, invitano simpatici ultra ottantenni a parlare della disoccupazione giovanile, i cosiddetti rappresentanti delle categorie che rappresentano ormai solo se stessi perché in giro nei cantieri, nelle fabbriche, nelle le aziende, tra i lavoratori, nei campi, negli allevamenti, e nei negozi non ci vanno da un pezzo. È agghiacciante vedere come parlano delle tragiche conseguenze di un’emancipazione da Bruxelles allo stesso modo in cui parlerebbe un prete dell’Inquisizione della punizione divina per Eresia.
Dopo 20 anni cercano ancora di realizzare il cuneo fiscale che, come dico da un po’ di tempo, molte persone sono ancora convinte che si tratti di un provvedimento solo per quelli che abitano a Cuneo…!! In realtà è l’ennesimo 0 virgola qualcosa…
I sindacalisti, che non ho capito bene se consapevolmente o inconsapevolmente, continuano a sostenere la necessità dei sacrifici e cercano di confondere le acque sporche della loro connivenza a questo sistema ponendo il raggiungimento del formidabile obiettivo di 10 euro in più in busta paga come loro baluardo a difesa dei lavoratori. Ovviamente si guardano bene dal ridiscutere i privilegi che hanno accumulato negli anni a scapito dell’intero sistema economico. Privilegi che non sono più dei lavoratori, ormai sulla stessa “barca” dei loro datori di lavoro, ma sono rimasti solo i loro. Apparati burocratici che conservano se stessi.
Sembrano un po’ suonatelli anche certi imprenditori che di solito non parlano quasi mai in tv perché giustamente “han da lavorare”, ma ultimamente, forse a causa della recessione, trovano tempo per allinearsi alla nenia dei “sacrifici”, perché l’Europa ci guarda.
Peccato che questi che vanno in TV siano solo una piccolissima parte di quei fortunati che lavorano e guadagnano e quindi hanno interesse a mantenere lo status quo, magari approfittando un po’ della cassa integrazione ormai chiesta a man bassa, per fare qualche margine in più. Ma vorrei ricordare a costoro che l’Italia ha centinaia di migliaia di micro aziende schiacciate dal sistema Euro, dalle normative sempre più costose con le quali mettersi in “regola” per fare un lavoro semplice come può essere vendere piadine o fare un impianto elettrico. Che questa Europa dell’Euro ha dato una stretta mortale al credito bancario e non tutti gli imprenditori hanno accumulato fortune a cui attingere. La maggior parte vive del proprio lavoro e dopo 40/50 anni che lo fa non saprebbe fare altro e se gli tocca chiudere mentre voi parlate di accontentare l’Europa, questo muore.
È doloroso guardare le cose per come sono, senza l’illusione che produce il narcotico del Sistema, ma solo se lo si fa con Coraggio se ne può uscire e riconquistarsi una vita migliore, individuale e sociale. In continuo confitto tra bene e male, l’Uomo Consapevole deve sforzarsi di mantenere l’equilibrio. Oggi il Caos, come molte volte nella storia, ha preso il sopravvento. Toccherà agli agenti del Kosmos, ancora una volta, riportare un po’ di pace, amore e luce nel mondo. Questi debbono cercare la Verità nei loro Cuori e non all’esterno e agire come Esempio del cambiamento. Cambiamento è acquisire Consapevolezza delle cose che accadono e guardarle non solo come meri accadimenti da prendere e accettare, ma come il risultato di qualcosa di nostro, interiore, che si proietta all’esterno e che possiamo modificare tanto quanto siamo disposti ad Accorgerci che tutto dipende da noi.
Armando Siri
http://www.partitoitalianuova.it/

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Discorso di Draghi del 2 ottobre: tassi ai minimi e LTRO in arrivo

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di Michele Ciccone – 02 Oct 2013 

 Il consiglio direttivo e il governatore della BCE Mario Draghi, riunitisi oggi eccezionalmente aParigi, non hanno deluso nessuno, analisti economici in primis. L’Eurotower ha infatti comunicato di voler mantenere invariato il tasso di interesse di riferimento al minimo storico, pari allo 0,05%, il tasso marginale all’1% e il rendimento sui depositi allo zero, realizzando così le aspettative dei 52 esperti consultati da Bloomberg.

 Draghi ha precisato che il costo del denaro rimarrà ancora a lungo pari o inferiore al livello attuale, sottolineando come la necessità congiunturale impone alla politica monetaria della BCE di rimanere accomodante per il tempo necessario affinchè le economie dell’Eurozona possano intraprendere il lento e faticoso cammino della ripresa.

 I punti principali intorno ai quali si è articolato il discorso del governatore sono i seguenti:

  • analisi economica
  • analisi monetaria
  • politiche fiscali

L’analisi economica

Parlando dell’andamento economico dell’Eurozona Draghi ha mostrato una velata dose di ottimismo, evidenziando che

 nel secondo trimestre l’Eurozona ha registrato una crescita del Pil dopo sei trimestri consecutivi di recessione e gli indicatori sulla fiducia confermano un graduale miglioramento

 L’ex numero uno di Bankitalia ha però sottolineato come la disoccupazione in Europa sia ancora su livelli alti e come la ripresa europea segua un andamento debole, fragile e irregolare. Inoltre, una domanda globale più debole del previsto e un’applicazione lenta o a tratti insufficiente delle riforme strutturali dei paesi aderenti all’area portano al ribasso le previsioni di ripresa delle economie dell’Eurozona.

 Per quanto riguarda l’inflazione Draghi ha precisato che le previsioni sui prezzi restano contenute nel medio termine, rimanendo

 sotto o vicino al 2% nel medio termine

 evidenziano come i reddit reali starebbero traendo beneficio dalla bassa inflazione.

 L’analisi monetaria

Oltre a voler mantenere ai minimi i principali tassi di interesse riferimento, Draghi si è espresso sulla possibilità di utilizzare tutti gli strumenti per indirizzare l’andamento dei tassi di mercato.L’asso nella manica del governatore è una nuova LTRO, che dovrebbe fungere da cuscinetto ai recenti tumulti politici italiani nell’eventualità di ulteriori incrementi dello spreads sui titoli pubblici.

 Le politiche fiscali

Draghi ha esortato i governi dell’Eurozona a non frenare gli sforzi di riduzione del deficit pubblico. Secondo il governatore della BCE i governi devono

 varare piani di bilancio di respiro abbastanza largo da garantire una stabilità dei conti anche nel lungo termine

 I governi europei devono anche continuare nell’implementazione delle riforme strutturali, ad esempio quella del mercato del lavoro. Un abbattimento dell’imposizione fiscale sul lavoroconsentirebbe ai paesi dell’Eurozona di riacquistare competitività e eliminare gli squilibri esterni.

http://www.forexinfo.it/Discorso-di-Draghi-del-2-ottobre?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

 

FOCUS cpi machine néocoloniale antiafricaine

Luc MICHEL / FOCUS / LA CPI : UNE MACHINE DE GUERRE OCCIDENTALE POUR LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE

 Le cas Blé Goudé (Côte d’Ivoire) :

Réquisitoire contre la CPI et la pseudo justice internationale

 

PCN-SPO / Focus / 2013 10 01 /

Focus : Le fait du jour décrypté par Luc MICHEL

pour le Service de Presse du PCN / PCN-SPO

 Lu sur le Fil de Belga (Bruxelles)

Ce 1er octobre 2013 :

« Côte d’Ivoire: mandat d’arrêt de la CPI contre Charles Blé Goudé.

La Cour pénale internationale a rendu public mardi un mandat d’arrêt contre un troisième suspect des violences postélectorales ayant déchiré la Côté d’Ivoire en 2010 et 2011: Charles Blé Goudé, chef des “jeunes patriotes” ivoiriens et proche de l’ancien président Laurent Gbagbo » …

 # Les juges ont en effet décidé de lever les scellés apposés au mandat d’arrêt, initialement émis le 21 décembre 2011. Car, comme les tribunaux politiques du IIIe Reich nazi où les Cours spéciales de Vichy, la pseudo CPI émet des mandats d’arrêt et des inculpations secrètes. Monstruosités juridiques !

 Intervient ici la « gaffe d’Abidjan ». Où une manipulation du camps Ouattara ? L’annonce de la CPI pourrait être liée, selon l’AFP, à la “gaffe” du ministre de la Justice ivoirien, Gnénéma Mamadou Coulibaly, qui avait annoncé il y a dix jours que “Charles Blé Goudé (faisait) effectivement l’objet d’un mandat d’arrêt”, ce que ni le gouvernement ivoirien ni la CPI n’avaient jusqu’alors souhaité confirmer.

 LA CIBLE BLE GOUDE

 Ex-ministre de la Jeunesse de Laurent Gbagbo et chef des “jeunes patriotes”, activistes pro-Gbagbo, Blé Goudé avait été arrêté le 17 janvier 2013 au Ghana après plus d’un an et demi de cavale et extradé dès le lendemain vers la Côte d’Ivoire, où il est détenu. Après Laurent Gabgbo et son épouse Simone, il est le troisième suspect à faire l’objet d’un mandat d’arrêt de la CPI pour les violences ayant fait plus de 3.000 morts des deux côtés à la suite de l’élection d’Alassane Ouattara, contestée par le président sortant Laurent Gbagbo. La CPI « soupçonne » Charles Blé Goudé, 41 ans, de « quatre chefs de crimes contre l’humanité, à savoir meurtre, viol, persécution et autres actes inhumains, commis entre le 16 décembre 2010 et le 12 avril 2011 ».

 Dans le mandat d’arrêt, les juges aux ordres des USA et de l’OTAN – car c’est bien cela –« estiment qu’il y a des motifs raisonnables de croire (sic) que Charles Blé Goudé recevait des instructions de la part de Laurent Gbagbo, qui le consultait également sur des questions politiques importantes ». Il aurait exercé un « contrôle conjoint sur les crimes, dans la mesure où il avait un pouvoir de contrôle et donnait des instructions directement aux jeunes qui étaient systématiquement recrutés, armés, formés et intégrés à la chaîne de commandement des Forces de défense et de sécurité ivoiriennes (FDS) », selon la même source. Selon les juges, il est également « raisonnable de croire » (resic) que « les attaques lancées par les pro-Gbagbo ont été menées dans le cadre d’un plan commun, pensé par Laurent Gbagbo et son entourage, auquel appartenait Charles Blé Goudé ».

 LIQUIDER POLITIQUEMENT LE CAMPS GBAGBO

 Le président Laurent Gbagbo est écroué depuis fin 2011 à La Haye par la CPI, qui le « soupçonne de crimes contre l’humanité ». Début juin, les juges avaient indiqué qu’ils avaient besoin de preuves supplémentaires pour décider de mener ou non un procès à son encontre. La procureur-générale de la CI Dialou, une de ces noirs qui servent l’Occident, avait présenté une prestation lamentable et faible. Et les avocats de Gbabdo l’avaient mise en difficulté, notamment lors de la présentation comme preuves truquées de photos prises dans un autre pays africain …

 Son épouse Simone fait elle aussi l’objet d’un mandat d’arrêt de la CPI, mais Abidjan refuse de la remettre à la Cour, au motif que la justice ivoirienne est désormais en capacité d’assurer équitablement son procès.

 Considéré par des ONG internationales occidentales, ce bras armé pseudo humanitaire de l’impérialisme et du néocolonialisme, comme « responsable de nombreuses violences », Charles Blé Goudé, surnommé “général de la rue” ou encore “ministre de la rue” pour sa capacité de mobilisation populaire, avait régulièrement été cité comme une cible possible de la CPI.

 LE REGIME OUTARRA ET SA JUSTICE DES VAINQUEURS

 Dans une période post-conflit où le régime de Ouattara est accusé de pratiquer une “justice des vainqueurs”, aucune figure de son camp n’ayant été inquiétée par la CPI, les ONG occidentales aux ordres ou les médias de l’OTAN, pour les graves crimes commis par ses milices durant la dernière crise, la réaction d’Abidjan sera scrutée par l’opposition.

 Le dilemme de Ouattara est bien exposé par l’AFP : « Livrer l’ex-chef des Jeunes patriotes à la juridiction internationale serait très mal vu en période de réconciliation nationale. Mais ne pas le faire, au motif que la justice ivoirienne est désormais compétente pourrait valoir à la Côte d’Ivoire de fortes critiques de la communauté internationale ».

 Roselin Bly, président intérimaire du “Congrès panafricain pour la justice et l’égalité des peuples” (COJEP), fondé par M. Blé Goudé et organisation clé de la galaxie des “patriotes”, a assuré à l’AFP que “ce mandat d’arrêt est inopportun dans un contexte où le gouvernement pro-Gbagbo ivoirien vient de refuser le transfèrement de Simone Gbagbo”. “Si le gouvernement ivoirien affiche sa claire intention de juger ses compatriotes sur son sol, comment comprendre un nouveau mandat d’arrêt contre un autre proche de Gbagbo?”, a interrogé M. Bly, avant de répondre fort justement : “la CPI encourage la manifestation de la justice des vainqueurs”.

 LA CPI RECLAME BLE GOUDE A UN MOMENT CRITIQUE POUR ELLE

 Le mandat d’arrêt de la CPI intervient à un moment critique, à plus d’un point, pour la CPI. En effet, le pseudo tribunal fantoche de l’OTAN fait face à la fois à un mouvement de révolte des états africains. Mais aussi, séquelle du chaos instauré par l’OTAN dans la Libye post Kadhafi, à un défi lancé par les ex-alliés de l’Alliance – la milice islamiste de Zinten – et par ses domestiques de Tripoli. Qui refusent de livrer à la CPI (1) le fils de Kadhafi Saïf al-Islam, que Tripoli entend juger en Libye et que ses geôliers de Zinten refusent de livrer.

 L’Union Africaine organise en effet un sommet spécial en ce mois d’octobre pour aborder un « retrait en masse » de la Cour Pénale Internationale, « en signe protestation envers les procès des dirigeants kényans ». Une lettre envoyée par les dirigeants africains à la CPI explique que la présence du vice-président kényan William Ruto à son procès à La Haie allait désavantager le Kenya.

 L’Union Africaine avait déjà accusé avec une raison absolue la CPI de « chasser des dirigeants africains » et « d’ignorer les atrocités commises ailleurs ».

La CPI répond sans rire « qu’elle défend les victimes de crimes où qu’elles soient » (sic).

 Le sommet extraordinaire se tiendra dans la capitale ethiopienne Addis Abeba, siège de l’UA, le 13 octobre. Se retirer ou non du Statut de Rome « sera une décision prise par chaque Etat individuellement, l’UA n’interviendra en aucun cas dans cela », a précisé le vice-président de la Commission de l’UA Erastus Mwencha. Le sommet pourrait cependant marquer le début d’un exode des Etats africains parties à la Cour. 34 des 54 pays membres de l’Union Africaine ont ratifié le traité de la CPI.

 Quelques jours avant le début du procès de William Ruto à la CPI en septembre dernier, le parlement kényan avait voté un retrait de la CPI. Ce vote n’affectera cependant pas le procès de M.Ruto, ni celui du president kényan Uhuru Kenyatta en novembre. Tous deux sont poursuivis « pour crimes contre l’humanité pour leur rôle présumé dans les violences ethniques ayant déchiré le Kenya après l’élection présidentielle de 2007 » (2).

 QUE SONT VRAIMENT LA CPI ET SES PREDECESSEURS LES PSEUDO TPIY ET TPIR ?

 La CPI a eu deux prédécesseurs : le TPIY – Tribunal pénal international pour l’ex-Yougoslavie (instauré illégalement par le Conseil de sécurité, qui n’en avait pas la compétence et au Moment où la Troisième Yougoslavie, démembrée en 2003, existait encore) – et le TPIR – Tribunal pénal international pour le Rwanda (après le génocide).

 Le TPIY a été une machine de guerre de l’OTAN contre ses ennemis : la troisième Yougoslavie de Milosevic et son coeur la Serbie. J’ai bien connu le TPIY que j’ai longuement combattu de 2001 à 2006 en compagnie du regretté Jacques Vergès (3). J’ai même mené avec Me Vergès le seul débat public ayant jamais opposé les porte-paroles officiels du TPI et ses adversaires sur la chaîne de télévision « LCP-PUBLIC SENAT » (Paris) et qui tourna à la défaite des domestiques de l’OTAN (4).

 Pendant toute son action, les magistrats aux ordres du TPIY ont servi de bélier à l’OTAN pour déstabiliser Belgrade, épargnant les criminels de guerre de Zagreb et Sarajevo. Sans oublier les crimes de guerre de l’OTAN – le TPIY a déclaré irrecevables tous les recours contre les généraux de l’Alliance – et ceux des mafieux de l’UCK kosovare. Y compris comme l’a reconnu l’ex procureur-général du TPIY Carla Del Ponte en fermant les yeux sur un trafic d’organes à grande échelle impliquant l’actuel premier ministre kosovar, grand ami des BHL, Kouchner et autres général Clark (5).

 Le TPIY a lancé la chasse à l’homme contre les Serbes et protégé les crimes des mafieux kosovards, des milices et généraux fascistes croates et des islamistes radicaux bosniaques. Elle a fait mourir le Président yougoslave Milosevic, malade et sans traitement approprié, dans ses geôles de La Haye. Aller voir les condamnations des rares dossiers non-serbes et celles des politiciens et officiers yougoslaves ou serbes et comparez ! Ces magistrats indignes ont laissé pendant des années les mafieux de l’UCK albano-kosovare enlever des prisonniers serbes, les dépecer vivant et vendre leurs organes. Del Ponte attendra d’avoir quitté le TPIY – et cherchant sans pudeur ni vergogne de la publicité pour son livre de mémoires – pour dénoncer ce crime de guerre islamiste. C’est un Suisse, honorable celui-là, Dick Marty qui a mené l’enquête et dévoilé le honteux scandale dissimulé par le TPIY et ses maîtres de l’OTAN.

 Le jumeau maléfique du TPIY, le TPIR a lui servi surtout à protéger les têtes et les complices du génocide rwandais : la Françafrique et l’Elysée, le roi Baudouin Ier et la Belgique, la mafia catholico-sectaire du Renouveau Charismatique (auquel appartenait la Cour belge et les dirigeants génocidaires rwandais), l’ONU qui a laissé faire … Des petites têtes sont tombées certes, poudre aux yeux et rideau de fumée pour dissimuler les vrais coupables et les vrais responsables.

 Puis est arrivé la pseudo CPI. Digne successeur des deux autres. Machine à poursuivre uniquement les Africains. Et pas n’importe lesquels mais les seuls adversaires de Washington et de l’OTAN : les Kadhafi, le président soudanais, Kenyatta, le camps Gbagbo, et j’en passe …

On notera encore que cette imposture qui sert si bien les USA ne les concerne pas. Il n’ont pas signé le traité. Et pire ont voté des lois spéciales, à compétence universelle car Washington entend imposer illégalement et illégitimement ses lois au monde – qui excluent ses généraux, ses soldats et ses mercenaires du ressort de la CPI. Hypocrisie que cautionnent sans limite les médias de l’OTAN !

 Le cas Blé Goudé est aujourd’hui, après tant d’autres, le symbole de la fausse justice impérialiste internationale. Un cas de trop au moment où la question du retrait des états africains de la CPI se pose plus que jamais ?

 Luc MICHEL

 http://www.lucmichel.net/2013/10/01/luc-michel-focus-la-cpi-une-machine-de-guerre-occidentale-pour-la-recolonisation-de-lafrique/

 ___________________________

 # Notes et renvois :

 (1) Sur le bras de fer CPI – Tripoli, cfr. :

Luc MICHEL, ELAC & ALAC / CPI VERSUS TRIPOLI SUR LE PROCES DE SAIF AL-ISLAM KADHAFI: FARCE JUDICIAIRE ET CHANTAGE ENTRE AUXILLIAIRES DE L’OTAN AU MILIEU DU CHAOS LIBYEN !,

Sur : http://www.lucmichel.net/2013/09/19/elac-alac-cpi-versus-tripoli-sur-le-proces-de-saif-al-islam-kadhafi-farce-judiciaire-et-chantage-entre-auxilliaires-de-lotan-au-milieu-du-chaos-libyen/

Et Luc MICHEL, ELAC & ALAC / RAPPORT: CHASSE AUX SORCIERES ET TRIBUNAUX FANTOCHES CONTRE LES DIRIGEANTS KADHAFISTES ET SAIF AL-ISLAM DANS LA LIBYE OCCUPEE DE L’OTAN,

Sur : http://www.lucmichel.net/2013/09/19/1373/

 (2) Sur le dossier Kenya versus CPI, cfr.

Luc MICHEL, KENYA REPORT 2013 / LA PRESIDENTIELLE 2013 SOUS HAUTE TENSION,

Sur : http://www.eode.org/eode-think-tank-kenya-report-2013-la-presidentielle-2013-sous-haute-tension/

 (3) Nous avions combattu ensemble au sein du « COMITE INTERNATIONAL POUR LA DEFENSE DE SLOBODAN MILOSEVIC » (ICDSM) (*) – dont il était le Conseil et moi le président -, étroitement de 2002 à 2006, organisant entre La Haye et Paris, la défense du Président Milosevic détenu dans les geôles de l’OTAN – dont le pseudo TPI n’est qu’un appendice honteux – à La Haye. Le combat pour Milosevic fut long et difficile. Parce que nous devions combattre sur tous les fronts : contre les médias de l’OTAN, la machine du TPI, les médiamensonges. Mais aussi contre un ennemi intérieur, des militants trotskistes et sionistes, à New-York et aux Pays-Bas, infiltrés dans nos rangs et qui sabotaient sans cesse notre action, semant la zizanie …

Sur l’ICDSM, cfr. Les NOTES de :

Luc MICHEL, Luc MICHEL, IN MEMORIAM JACQUES VERGES 1925-2013,

http://www.lucmichel.net/2013/08/16/luc-michel-in-memoriam-jacques-verges-1925-2013/

 (4) Emission « Paroles d’Europe » sur LCP SENAT. Une émission présentée par Caroline de Camaret et « destinée à mieux faire connaître les enjeux européens et l’impact de la construction européenne sur la vie quotidienne des Français.

En direct le lundi 8 avril 2002, sur le thème « FAUT-IL JUGER MILOSEVIC ? ».

Avec Luc MICHEL(ICDSM), Christian CHARTIER, porte-parole officiel du TPI, Maître Jacques VERGES, avocat de Slobodan Milosevic, Patrick BAUDOIN, président d’honneur de la Fédération Internationale des Droits de l’Homme.

 (5) Cfr. Luc MICHEL, FOCUS/ IMPERIALISME HUMANITAIRE : REVOILA KOUCHNER ET CARLA DEL PONTE SUR LA SYRIE !,

sur : http://www.syria-committees.org/luc-michel-focus-imperialisme-humanitaire-revoila-kouchner-et-carla-del-ponte-sur-la-syrie/

Netanyahu dice che può anche attaccare da solo l’Iran

Posted By Alberto Medici On 2 ottobre 2013

 Netanyahu

 [1]

 Come riportato in questo pezzo dal New York Times [2], Netanyahu, primo ministro di Israele, conferma la sua intenzione di attaccare l’Iran anche senza il supporto o l’approvazione degli USA o delle Nazioni Unite.Questa è una dichiarazione criminale già in sè stessa, anche se non dovesse seguire alcuna azione. Una provocazione bella e buona, che i nostri media addomesticati non riporteranno, se non per far vedere, in chiave positiva, la determinazione, la forza, il coraggio di un piccolo stato che si incaricherà di “fare il lavoro sporco” per togliere di mezzo i cattivi, pericolosi, sporchi e insopportabili terroristi che sono gli iraniani.

 

Riprendo e traduco la risposta di Michael Rivero, già citato per il bellissimo scritto “All wars are bankers’ wars[3]” (tutte le guerre sono guerre di banchieri).

 -oOo-

 Okay, Benjamin. Se davvero ci tieni, eccoti il tuo paracadute. Ecco qua il tuo fucile. Abbiamo esaurito la mimetica da deserto ma ci è rimasta una splendida tuta arancione da Abu Ghraib che puoi indossare. Mettiti in cammino, chiamiamo l’Iran per dirgli che stai arrivando a farli fuori da solo. Noi non ti seguiamo. Noi, We the People, ti lasciamo andare da solo.

  • Perchè noi, We The People, ci ricordiamo che Israele era il primo della lista fra quelli che dicevano a gran voce che l’Iraq aveva armi nucleari, che naturalmente non aveva.
  • Noi, We The People, ci ricordiamo anche troppo bene che Israele è da un pezzo che starnazza che l’Iran è “ad appena pochi mesi” dall’avere un’arma nucleare, fin dal 1985.
  • Noi, We The People, ci ricordiamo che Israele ha attaccato la nave USS Liberty cercando di addossare la colpa all’Egitto.
  • Noi, We The People, ci ricordiamo l’affare Lavon.
  • Noi, We The People, ci ricordiamo che israele introdusse di nascosto un trasmettittore radio a Tripoli e mandò falsi segnali per indurre Reagan con l’inganno a bombardare la Libia.
  • Noi, We The People, ci ricordiamo l’approccio di lunga data alla politica alla “by way of deception” (sulla falsariga di un film che illustrava i metodi criminali di agenti del Mossad come raccontato in questo film [4], NdT).
  • Noi, We The People, ci ricordiamo che Israele, che non ha firmato il trattato di non proliferazione nucleare e che rifiuta le ispezioni della IAEA, è uno stato con armi nucleari. La Germania ha reso noto che loro sanno da anni che israele arma i suoi sottomarini di classe Dolphin con missili cruise nucleari. Anche la TV israeliana parla apertamente della fabbrica di bombe nascosta sotto il reattore di dimona. e documenti emersi dopo la caduta dell’ex governo del sudafrica confermano che Israele aveva tentato di vendere clandestinamente armi nucleari ad altri paesi, proprio quello che il trattato di Non-Proliferazione Nucleare sta cercando di fermare.
  • Noi, We The People, ci ricordiamo anche che l’Iran non ha lanciato nessuna guerra di conquista contro altri paesi negli ultimi 200 anni, in netto contrasto con Israele che non sembra non riesca a stare più di sei mesi senza bombardare ed uccidere almeno qualcuno dei confinanti al suo territorio rubato.

In altre parole, Benjamin, Noi, We The People, ne abbiamo le scatole piene dei tuoi interminabili inganni e della tua continua lista di bugie per mandare giovani americani a morire nelle guerre contro quelli che Israele ritiene essere i suoi nemci.

 

Article printed from STAMPA LIBERA: http://www.stampalibera.com

Rapport GUINEE CONAKRY ( part 1) Legislatives 2013

EODE THINK TANK / RAPPORT GUINEE (1ere partie) : DES ELECTIONS LEGISLATIVES 2013 SOUS HAUTE TENSION

 Luc MICHEL pour EODE Think Tank /

avec AFP – RFI – Le Figaro – EODE Zone Africa / 2013 09 29 /

https://www.facebook.com/EODE.Think.Tank

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Elections législatives en Guinée (Conakry) – ne pas confondre avec la Guinée Bissau et la Guinée Equatoriale (anciennes colonies portugaises) – ce 28 septembre 2013, sous tension et dans un climat politique tendu, dans cette ex-colonie française indépendante en 1958 et habituée à l’instabilité politique et militaire …

Plus de 5 millions d’électeurs doivent choisir leurs députés. Au total, 1.714 candidats, parmi une trentaine de listes, en compétition pour 114 sièges à pourvoir, sur un seul tour.

 DES ELECTIONS ATTENDUES … ET DEJA REPORTEES

 Le scrutin a été repoussé plusieurs fois, en raison d’absence de consensus entre pouvoir et opposition, notamment sur le fichier électoral. Le processus électoral a été grippé pendant plusieurs mois par un bras de fer entre les deux camps, qui a parfois conduit à des manifestations marquées par des violences meurtrières.

 Les élections législatives en Guinée, prévues quatre jours plutôt, avait encore été reportées à ce 28 septembre, pour permettre de procéder à des “ajustements”, après des concertations avec la classe politique guinéenne, selon un responsable de l’ONU. Elles ont été reportées plusieurs fois, pour être finalement fixées à samedi, à cause des divergences entre le pouvoir et l’opposition, cette dernière ayant menacé de ne pas y participer si des corrections n’étaient pas apportées notamment sur le fichier et le découpage électoraux, parmi les points fondamentaux de désaccord entre les deux camps. L’opposition soupçonnait le fichier électoral d’avoir été “gonflé” en faveur du pouvoir dans les zones considérées comme pro-Condé et réduit dans des zones réputées fiefs des opposants. Autre point de désaccord: la Céni, jugée partiale par les opposants.

 L’annonce du dernier report avait été faite devant la presse à Conakry, la capitale, par Saïd Djinnit, représentant spécial du secrétaire général de l’ONU pour l’Afrique de l’Ouest. Ètaient également présents les responsables de l’opposition, dont les ex-Premiers ministres Cellou Dalein Diallo et Sidya Touré, ainsi que de la majorité présidentielle, dont Saloum Cissé et Kiridi Bangoura.

 La décision avait été alors saluée dans la salle par des applaudissements et des cris de joie, signe d’une décrispation de la situation alors que quelques heures auparavant, majorité et opposition étaient divisées sur la question d’un report. A l’issue de “consultations” entre la classe politique guinéenne et des représentants de la communauté internationale, dont l’ONU, “il a été convenu qu’un délai exceptionnel de quatre jours soit accordé à la Céni (Commission électorale nationale indépendante) pour procéder aux ultimes ajustements avant la tenue du scrutin”, avait expliqué M. Djinnit, également “facilitateur” international dans ce dossier.

 “Au nom de la facilitation et de la communauté internationale, il me plaît d’annoncer aux Guinéens et aux Guinéennes que toutes les parties prenantes dans le processus électoral ont souscrit à cet engagement. Nous sommes convaincus qu’avec cet accord, rien ne pourra plus entraver la tenue des élections législatives dans des conditions libres, transparentes, et inclusives le samedi 28 septembre 2013 en Guinée et à l’étranger”, avait-il déclaré. Il avait encore invité “toutes les autorités nationales concernées à prendre les actes nécessaires à la mise en oeuvre immédiate de cet accord”.

 LES ENJEUX DE CES LEGISLATIVES GUINEENNES

 Ce scrutin a été repoussé depuis près de trois ans en raison d’absence de consensus entre pouvoir et opposition. Ces législatives devaient en effet être organisées dans les six mois suivant l’investiture, en décembre 2010, d’Alpha Condé, le premier président démocratiquement élu dans le pays, après deux ans de transition agitée sous la coupe de militaires putschistes.

 Le scrutin ne se déroule pas dans la plus grande sérénité : les élections ont été à nouveau repoussées de 4 jours après des émeutes dans la banlieue de Conakry la semaine dernière.

D’autre part, la presse faisait état cette semaine d’un possible coup d’Etat sur fond d’exploitation du site du Simandou, le plus grand gisement ferreux encore non exploité dans le monde.

 « Le scrutin, reporté maintes fois, se tient samedi sur fond de tensions politiques et de rumeurs de coup d’État », commente Le Figaro (Paris). « C’est pour achever un très long processus que la Guinée organise samedi pour la première fois des élections législatives libres ». «Cela doit mettre un terme à la transition commencée à la mort du président Lassana Conté en 2008», explique le politologue Mamadou Alliou Barry.

 Le Figaro dresse un bon constat de la situation politique : « Ce scrutin suit la victoire d’Alpha Condé en novembre 2010, lors d’un vote historique libre et à peu près transparent. Le délai entre les deux étapes montre l’extrême difficulté à mettre en place des élections ouvertes, dans un pays qui n’avait jamais connu jusque-là que la dictature. Les difficultés d’organisation sont l’une des raisons de ces retards. Mais surtout la présidentielle, extrêmement serrée, entre l’opposant de toujours Alpha Condé et l’ancien premier ministre Cellou Dalein Diallo, a laissé des traces. «Cellou», le leader de l’UFDG (Union des forces démocratiques de Guinée) n’a jamais accepté sa défaite face au chef du RPG (Rassemblement du peuple de Guinée). Sorti très largement en tête du premier tour, Cellou Dalein Diallo avait été battu sur le fil. Samedi, en dépit de plus de 1 700 candidats, l’élection prend essentiellement les allures d’un nouveau duel entre ces deux formations et entre ces deux hommes, dans un climat très tendu. »

 CE 28 SEPTEMBRE: UNE FORTE AFFLUENCE ET DES DYSFONCTIONNEMENTS SIGNALES

 Les premières élections législatives libres en Guinée depuis 2002 se sont donc enfin tenues ce samedi 28 septembre. Cinq millions d’électeurs étaient appelés aux urnes pour choisir 114 députés. Les bureaux de vote ont fermé et le dépouillement a commencé.

 « Tout s’est passé dans le calme, malgré quelques dysfonctionnements techniques ; la participation semblait au rendez-vous » commente RFI. La Commission électorale nationale indépendance annonçait une participation de 40% dans l’ensemble du pays à la mi-journée. Les premiers résultats provisoires étaient attendus dans les trois jours à venir.

 A Conakry en ce jour de vote à noter « la belle affluence dans les bureaux de vote » selon RFI. « Les Guinéens se sont déplacés en masse et globalement dans le calme. Il y a certes eu quelques incidents, notamment des électeurs frustrés de ne pouvoir voter parce qu’ils n’avaient pas reçu leur carte d’électeur ».

 Mais ce qu’il faut surtout noter, c’est que la commission électorale, la Céni, a passé la journée à corriger des dysfonctionnements.

 En dépit du calme ayant généralement prévalu lors du scrutin, des problèmes liés à l’organisation du vote se sont posés dans plusieurs bureaux. Des représentants de l’opposition, des observateurs et la presse locale ont fait état de difficultés liées à l’organisation du vote.

Dans plusieurs bureaux de vote à Conakry, des problèmes matériels liés notamment à l’absence ou la qualité de l’encre indélébile et d’enveloppes. Plusieurs personnes munies de leur récépissé d’inscription sur les listes électorales n’ont notamment pas pu voter à cause de la décision prise par la Céni de ne pas les accepter comme sésame électoral.

 “C’est à Conakry que nous avons rencontré le plus grand nombre de problèmes. Nous avons essayé de les corriger”, a déclaré samedi soir le directeur de la communication de la Céni, Alpha Yéro Condé, lors d’une conférence de presse à Conakry, sans s?appesantir sur ces “problèmes”.

 RFI dressait le constat de ces dysfonctionnements : « En banlieue de Conakry notamment beaucoup de bureaux manquaient encore – le samedi matin – de matériel. A Sangoya, Wanindara, Simbaya, les bureaux de vote ont été livrés dans l’après-midi, mais on a parfois dû improviser et, par exemple, partager des bulletins de vote entre plusieurs bureaux de vote pour pallier les manques. En province, certains opposants signalent des bureaux de vote trop éloignés des électeurs ou même carrément introuvables et des dérogations excessives ainsi que des enveloppes manquantes ».  Un accouchement délicat donc pour ces élections législatives, mais une participation qui, notamment à Conakry, devrait être plus qu’honorable.

 Plus d’une centaine d’observateurs de l’Union européenne et l’Union africaine supervisaient le vote, dont les résultats provisoires doivent être annoncés par la Commission électorale nationale indépendante (Céni) dans les 72 heures suivant le scrutin, d’après les dispositions légales.

 Le comptage de voix se poursuivait ce dimanche en Guinée au lendemain d’élections législatives qui se sont déroulées dans le calme et ont mobilisé les électeurs en dépit de craintes de violences. Ces inquiétudes de troubles n’étaient toutefois pas dissipées, face aux réactions imprévisibles que pourrait susciter l’annonce des résultats officiels provisoires, prévue pour le 2 octobre par la Commission électorale nationale indépendante (Céni).

 “Le comptage des voix ne devrait pas durer. Il a commencé et des bureaux de vote ont même commencé à donner des résultats” partiels provisoires, à Conakry et en province, a affirmé dimanche à l’AFP un responsable de la Céni. La commission électorale a annoncé qu’elle communiquera des “résultats partiels provisoires” lundi et mardi, et puis les chiffres “totaux provisoires” mercredi 2. Selon la loi, les résultats définitifs doivent être donnés par la Cour suprême dans les dix jours qui suivent le scrutin.

 UNE PARTICIPATION MASSIVE

 Selon la Céni, la participation au scrutin de samedi a été importante, avec “une tendance de plus de 80%”. “Nous avons relevé le défi de la participation massive. (…) Nous avons passé une journée de vote calme. Il n’y a pas eu de +clash+ (heurts), les Guinéens se sont bien comportés”, s’était réjoui le responsable de la Communication de la Céni, Alpha Yéro Condé, lors d’une conférence de presse samedi soir à Conakry. Plus de cinq millions d’électeurs étaient appelés aux urnes.

 UN CLIMAT DE VIOLENCE MEURTRIERE SUR FOND DE TENSIONS ETHNIQUES

ET RELIGIEUSES

 La contestation politique a été marquée ces derniers mois par plusieurs manifestations qui ont dégénéré en débordements meurtriers.

 Des incidents entre des militants du Rassemblement du peuple de Guinée (RPG, pouvoir), qui dirige la coalition RPG-Arc en ciel, et du principal parti d’opposition, l’Union des forces démocratiques de Guinée (UFDG) de l’ex-Premier ministre Cellou Dalein Diallo, avaient fait les 22 et 23 septembre au moins un mort et plus de 70 blessés, selon un bilan officiel. Ces heurts avaient opposé de jeunes Malinké, ethnie du président Condé, à de jeunes Peuls, ethnie de Cellou Dalein Diallo, dans un pays où les divisions politiques recoupent souvent les dissensions ethniques.

 Le Figaro rappelle le poids de ces rivalités ethniques sur la politique guinéenne : « Derrière les acronymes politiques, c’est en fait une lutte interethnique qui se joue entre les deux groupes dominants: les Malinkés d’Alpha Condé et les Peuls de Cellou Dalein Diallo. En deux ans, ces tensions ne se sont en rien apaisées. Ainsi, l’UFDG soupçonne le pouvoir de vouloir organiser des fraudes. Le parti rejette, en termes violents, la commission électorale (Céni), pas assez indépendante et professionnelle à ses yeux. Non sans raison. «La Céni est inquiétante et n’a pas vraiment donné de gages de compétence», affirme un diplomate. »

 « Ces derniers jours, précise encore Le Figaro, des heurts ont opposé forces de l’ordre et militants de l’IFDG, faisant un mort et 70 blessés. Et les partisans de Cellou Dalein Diallo ne cessent de dire qu’ils sont prêts à s’opposer par la force à une élection qu’ils jugeraient frauduleuse. Le gouvernement martèle qu’il n’entend pas laisser la violence s’installer. Ces rivalités ont totalement balayé les programmes, et notamment les pistes pour développer la Guinée, l’un des pays les plus pauvres du monde alors qu’il dispose de réserves de bauxite et de fer estimées à plusieurs dizaines de milliards d’euros. »

 A cela s’ajoute encore des tensions religieuses entre chrétiens et musulmans.

La Guinée, pays francophone de quelque 11 millions d’habitants, compte près de 90% de musulmans, et environ 10% de chrétiens, à côté d’adeptes de croyances traditionnelles.

A la veille de ce scrutin, deux chefs religieux, l’un musulman, l’autre chrétien, ont appelé vendredi à des élections législatives apaisées : « Mon souhait pour mon pays est la paix. (…) Il faut que le Guinéen se ressaisisse et pense à son pays », a affirmé l’archevêque de Conakry, Mgr Vincent Coulibaly. « J’appelle tous les acteurs politiques à mettre la Guinée devant », avant leurs intérêts, a déclaré le grand imam de Conakry, Mamadou Saliou Camara.

 La peur restait de voir de nouvelles violences reprendre à l’occasion de ces élections. Après le jour de vote de samedi marqué par une suspension des activités, un ralentissement de la circulation notamment, la vie avait timidement repris dimanche matin, jour non ouvrable en Guinée …

 Luc MICHEL / EODE Press Office /

 (infographie AFP)

 http://www.eode.org/eode-think-tank-rapport-guinee-1ere-partie-des-elections-legislatives-2013-sous-haute-tension/

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# A lire sur la Guinée (Conakry) :

Alain Cournanel, L’Economie politique de la Guinée, Editions L’Harmattan (PARIS)

Libia: Onu, tortura continua a uccidere

ma ora chi tortura ed uccide in nome dell’Occidente lo fa per il bene. L’importante è che non sia il Ghedafi. Quindi le violazioni umanitarie sono gradite da coloro che tanto si dannavano per fare sit-in davanti all’ambasciata libica e che tanto si sono prodigati a denigrare il Ghedafi.
Ora, in Libia hanno i fantocci ed i torturatori pro yankee…..tutto bene quindi

Martedì, 01 Ottobre 2013 21:47

 Libia: Onu, tortura continua a uccidere
GINEVRA – Nei luoghi di detenzione ancora gestiti dalle brigate armate in Libia è diffusa la tortura, anche letale.
Lo afferma un rapporto delle Nazioni Unite che raccomanda un’azione rapida per trasferire i detenuti in strutture controllate dallo Stato. Il rapporto registra 27 casi di morte durante la detenzione dagli ultimi mesi del 2011 (dopo la caduta del regime di Gheddafi) a oggi, casi per i quali le informazioni suggeriscono che la tortura è stata la causa dei decessi.
http://italian.irib.ir/featured/item/132434-libia-onu,-tortura-continua-a-uccidere

Il farmaco misteriosamente tolto dal mercato italiano, serve per cura Di Bella e altre terapie

ma che strano, l’aulin nonostante sia tossico e sia stato ritirato da molte nazioni è ancora acquistabile in Italia….questo invece fatto sparire. A beneficio dei produttori dei chemioterapici

L’Organizzazione mondiale della sanità (e quindi l’Onu) stabilisce: “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia”.

Nell’articolo 32 la nostra Costituzione dice: ”La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

E’ bene che si sappia: esiste un farmaco,Synacthen è il suo nome, che è presente da moltissimi anni sul mercato.
E’ a base di ACTH, e per chi fortunatamente non ci ha a che fare, esso in poche parole stimola la corteccia surrenale a produrre cortisolo naturale. Si tratta di un farmaco molto valido che viene usato per la cura delle patologie più disparate. Anche la cura Di Bella lo adopera nella sua composizione.
Da maggio del 2013, però, è scomparso dal mercato Italiano dove riapparirà soltanto ad aprile 2014. Nel frattempo non se ne trova neanche una scatola in commercio ed averlo dall’estero, si può bene immaginare, è un dramma.
Il Synacthen, il cui principio attivo è il tetracosactide esacetato ha alla base l’Acth, o cortisolo: è un ormone prodotto dal lobo anteriore dell’ipofisi, la cui increzione è regolata dalCorticotrophin Releasing Factor, prodotto dall’ipotalamo. Il derivato sintetico dell’Acth è usato in molte patologie e tra le più disparate: mesenchimopatie, artriti reumatoidi, artropatie psoriasiche, dermatomiositi, lupus eritematoso ed affezioni del tubo digerente come la colite ulcerosa. Trova applicazioni anche nella sindrome nefrosica, nelle fasi evolutive della sclerosi a placche, nell’edema cerebrale e nella stimolazione del surrene. Ha indicazione anche nelle emopatie, soprattutto nella leucemia linfoide, nel linfoma di Hodgkin e non-Hodgkin e nelle immunodeficienze primarie e secondarie del sistema immunitario.

Appare quindi fuori da ogni logica, tanto da ingenerare sospetti, che un farmaco di tale valenza possa essere stato tolto dal mercato, constatata inoltre l’assenza di disposizione di un farmaco equivalente che sia caratterizzato dallo stesso principio attivo.
Disponiamo della triste testimonianza della gentile lettrice Mariangela, che, pur non essendo una malata oncologica, è affetta da una malattia rara e fa uso della medicina anch’essa. Come spesso accade queste notizie importanti passano sotto silenzio, ignorate dai canali di informazione maggioritaria.
Come mai, ci chiediamo, proprio nel periodo in cui le revisioni della magistratura sulla cura Di Bella valutano la concessioni dei rimborsi da parte del Servizio sanitario nazionale, tale farmaco, così utile alla cura, viene messo fuori commercio? Una coincidenza, oppure una strategia di mercato dettata da logiche lobbistiche? Il costo della cura Di Bella può limitarsi a poco più di un decimo rispetto a quella della chemioterapia, e ci si chiede se le industrie farmaceutiche non possano avere interferito in qualche modo nella scelta di eliminare nel nostro paese il commercio del Synacthen.
Uno splendido tempismo fa sì che la cura Di Bella, non potendo reperire il farmaco sul mercato nazionale, vada a costare una cifra che i meno abbienti non possono sborsare (o comunque anticipare, nel caso che i rimborsi vengano poi concessi dall’organo giudiziario).
Freddie
Fonte: elzeviro.net
Tratto da: informatitalia.blogspot.com

 


Sui giornali santificano Andreatta…un pò di chiarezza!

Un Futuro Dietro le Sbarre

di Fabrizio Guglielmi

Un tempo, le guerre si combattevano tra stati con armi sovvenzionate dai banchieri, che prestavano il denaro a tutti gli stati in guerra affinché si indebitassero con loro. Oggi, hanno affilato le loro armi prendendo il controllo di tutti gli stati – e quindi dei popoli – grazie al tradimento dei politici a loro asserviti. Vediamo se è vero e, in tal caso, come ci sono riusciti.

Prima degli accordi di Bretton Woods, le banche degli stati dovevano avere una quantità di oro nei loro forzieri pari al denaro che stampavano. Succedeva, però, che esse stampavano più denaro rispetto al controvalore in oro che possedevano. Perciò nel 1944 si decise che solamente il dollaro dovesse avere la controvertibilità in oro e le altre monete potessero essere scambiate con il dollaro che faceva da garante. Gli USA invece stamparono quasi 90 miliardi di dollari, creando un’inflazione globale, senza avere il controvalore in oro. Così, quando l’URSS e la Cina restituirono i dollari agli Usa chiedendo in cambio l’oro, costrinsero il presidente Nixon, il 15 agosto 1971, a far cadere la convertibilità del dollaro con l’oro, facendo sì che la moneta perdesse il suo effettivo valore ed il suo reale valore diventò indotto dall’accettazione degli stati – e quindi delle persone – ad accettarlo come moneta di scambio per i beni e i servizi che le persone producevano.

Nel 1971, il nostro debito pubblico era di 16 miliardi e 145 milioni milioni di euro, ma quel debito, nella realtà, non esisteva, in quanto la Banca d’Italia era, come previsto dall’articolo 3 del suo statuto, un ente di diritto pubblico a maggioranza pubblica, cioè dello stato, che poteva stampare così la moneta a suo piacimento, ripagando in questo modo i debiti che contraeva. A questo punto avviene il tradimento e, in barba alla costituzione italiana, inizia la cessione ad enti privati delle quote di Banca d’Italia, che verrà forzatamente legalizzata grazie al tradimento dei politici, verificatosi nel 1992 con la legge 35/1992 dal Ministro del Tesoro Guido Carli, ex governatore della banca in questione (quando si dice il caso!). Ma procediamo con ordine. Dieci anni prima di questo tradimento, il Ministro del Tesoro Andreatta ed il governatore della Banca d’Italia Ciampi tolsero l’OBBLIGO alla banca di acquistare tutti i titoli di stato che venivano emessi e quindi di finanziare il debito pubblico, che passò così in soli dieci anni da 142 miliardi (dai 16 miliardi del 1971, perché lo stato finanziava la crescita attraverso l’emissione dei titoli) a ben 850 miliardi di debito – questa volta reale, in quanto contratto verso altri istituti bancari privati.

Nel 1992, solo il 5% delle quote di Banca d’Italia era rimasto di proprietà dello stato, mentre il restante 95% era andato in mano a banche private quali Comit, Credito Italiano e Banco di Roma. Gli acquirenti autorizzati a comprare i titoli di stato erano banche commerciali primarie ed istituzioni finanziarie private quali IMI, Monte dei Paschi, Unicredit, Goldman Sachs, Merryl Linch. Il gioco era fatto: in pochi anni il debito – ad oggi – ha superato i 2040 miliardi di euro, grazie al tradimento dei politici che inizierono in maniera concertata con i banchieri a svendere il patrimonio dello stato e dei cittadini a prezzi da saldo e, non contenti ancora, legalizzarono, con l’ennesimo tradimento verso il popolo, la privatizzazione della Banca d’Italia, grazie al governo Prodi che, il 16.12.2006, modificò lo statuto della banca all’articolo 3, facendo sì che essa non fosse più un ente di diritto pubblico, come dovrebbe in uno stato democratico. Ma non è finita qui, in quanto in una guerra ci deve essere un vincitore – cioè le famiglie al comando delle banche centrali – ed uno sconfitto – ovvero i popoli dell’Euro-zona sotto la dittatura dell’oligarchia bancaria della BCE (banca privata) e della Commissione Europea, che ha potere decisionale sulle politiche sociali degli stati, mentre il parlamento europeo ha solo quello consultivo.

Caduta la controvertibilità in oro, il denaro doveva essere non più addebitato ai cittadini, ma accreditato, in quanto esso è la misura del valore dei beni e servizi che noi cittadini produciamo e non certo dei parassiti banchieri che ci prestano la moneta a debito e che ora decidono le politiche sociali degli stati grazie al collaborazionismo dei politici loro asserviti. Questa moneta creata dal nulla viene trasferita dalla BCE alle grandi banche commerciali private che poi le prestano agli stati ad altissimi interessi, generando un debito pubblico inesigibile perché frutto di una frode poi legalizzata. Ora dal 2012 gli stati non potranno più decidere quanto spendere e in cosa grazie ai trattati del Fiscal Compact e del MES, o fondo salva stati, che è in realtà un istituto di speculazione finanziaria pronto a requisire gli ultimi beni patrimoniali del nostro già povero stato – beni demaniali e forestali e servizi locali di pubblico interesse. In Grecia hanno cominciato ad arrestare chi non ha la possibilità di pagare le tasse, portando i cittadini in campi militari in dismissione.

Tra non molto la stessa sorte toccherà all’Italia.
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Femminismo e moda: verso l’annullamento dei sessi

ma una volta non si diceva che le differenze erano belle ed andavano apprezzate e tutelate? W l’omologazione del progresso?

Il 1968 dei moti studenteschi ed operai, come analizzato precedentemente, fu protesta e non rivoluzione, fu riformismo, svolta morale verso il “nuovo”, contro il “vecchio”. A questo cambiamento rispose positivamente, e con pari intensità, il ciclo consumista, che adeguandosi ed accelerando il processo di trasposizione delle mentalità da un sistema di valori ad un altro, intervenne a modificare le dinamiche della società Occidentale e la natura stessa delle entità intrapsichiche che dominano l’individuo. In questa logica si inserisce il femminismo, come ponte di transizione da un periodo storico ad un altro. Non il primo femminismo, legittimato da un bisogno sincero di parità in luogo di diritto, ma quel femminismo isterico ed esasperato che ha assunto rilevanza a livello politico e sociale tanto da influenzare totalmente il modo di concepire il rapporto tra i sessi ed i sessi stessi: si pensi alle ultime dichiarazioni della Boldrini. E l’universo della moda si dimostra una lente importante attraverso la quale guardare i recenti sviluppi, senonché le pretese, dei nostri costumi, della nostra civiltà, del nostro modo di rapportarci con il reale e di interpretare la vita. Attualmente i costumi affermano, con tripudio, la devirilizzazione dell’uomo e la mascolinizzazione della donna, l’intercambiabilità dei ruoli e degli status, e assumono, in quanto assoluta, l’uguaglianza di genere di due nature biologicamente diverse come indifferenziate.

In Germania è stata abolito l’obbligo di definire il sesso alla nascita, mentre tutte Europa dibatte sulla nuova forma famigliare: genitore 1 e genitore 2. La Svezia, tra i Paesi più avanguardisti per quanto riguarda la rivoluzione dell’egualitarismo dei sessi, sta approvando a livello anagrafico l’utilizzo di nomi neutri per i nascituri, in modo da non creare troppi problemi in caso si volesse cambiare sesso. La politica dei social-democratici si preoccupa dell’eliminazione delle toilette separate, mentre i marchi d’abbigliamento vogliono abolire la distinzione “bambino”, “bambina” a favore del capo unisex.

Già di moda nei primi anni 70′, l’unisex è, secondo gli opinionisti, una grande conquista per la parità dei sessi. Lo stilista e attivista gay Rudi Gernreich, sostenne che “in futuro gli abiti non saranno più identificati come maschili o femminili”, e questo proprio perché l’educazione istituzionale difende l’impossibilità di operare una qualsiasi distinzione. Nel corso di poco più di un secolo le sperimentazioni tecniche della moda, in risposta alle esigenze di una società in rivolta con sé stessa, hanno rivoluzionato i costumi di una civiltà, quella Occidentale, che si è sempre fondata sul valore della famiglia – pensiamo al contesto rurale – sull’idea di unione tra l’uomo e la donna, sulle virtù che di cui l’uno e l’altro sesso si fecero storicamente portatori. Ma nell’attuale era della post-storia, ovvero il presente paradigma oltre-storico perché totalmente scisso da un senso di continuità col passato, ogni valore è destinato a frantumarsi. Così l’universo dell’abbigliamento e quindi delle tendenze che imperversano nella quotidianità, tanto da definire – nel tempo in cui l’essere equivale all’apparire – l’identità dell’individuo, palesa la perversa voglia di indifferenziazione: prima il pantalone per la donna, poi la gonna per l’uomo. La donna moderna ed emancipata viene raffigurata dai più grandi stilisti in giacca e camicia, e le forme si perdono nell’anoressia delle modelle, cosicché l’impossibile e “politicamente scorretta” distinzione socio-culturale divenga irrealizzabile anche sul piano biologico-naturale. E’ infatti sempre più in voga – perché ricercato dai grandi marchi e dai designer più celebri – il fenomeno dell’androginia, ovvero la coesistenza nell’individuo di tratti ed elementi fisionomici esteriori di entrambi i sessi. Un fenomeno di generazione in generazione più frequente a causa del moderno tenore di vita scandito dalle innovazioni tecnologiche e dall’allontanamento costante dell’individuo dall’ambiente naturale.

Il futuro sembra dunque riservarci dinamiche diametralmente opposte a quelle che l’umanità ha affrontato in passato: il trionfo dell’unisex, la convergenza – sino all’annullamento – dei sessi e del valore ontologico che può significare l’essere Donna e l’essere Uomo (valore che analizza esaustivamente lo psicologo Otto Weininger nel suo saggio Sesso e carattere) a vantaggio invece di un ibrido modello androgino, di una società artificiale, inumana, “civile” perché innaturale, quindi amorfa, grigia, vuota.

Fonte: http://www.lintellettualedissidente.it/femminismo-moda-verso-lannullamento-dei-sessi/