Il farmaco misteriosamente tolto dal mercato italiano, serve per cura Di Bella e altre terapie

ma che strano, l’aulin nonostante sia tossico e sia stato ritirato da molte nazioni è ancora acquistabile in Italia….questo invece fatto sparire. A beneficio dei produttori dei chemioterapici

L’Organizzazione mondiale della sanità (e quindi l’Onu) stabilisce: “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia”.

Nell’articolo 32 la nostra Costituzione dice: ”La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

E’ bene che si sappia: esiste un farmaco,Synacthen è il suo nome, che è presente da moltissimi anni sul mercato.
E’ a base di ACTH, e per chi fortunatamente non ci ha a che fare, esso in poche parole stimola la corteccia surrenale a produrre cortisolo naturale. Si tratta di un farmaco molto valido che viene usato per la cura delle patologie più disparate. Anche la cura Di Bella lo adopera nella sua composizione.
Da maggio del 2013, però, è scomparso dal mercato Italiano dove riapparirà soltanto ad aprile 2014. Nel frattempo non se ne trova neanche una scatola in commercio ed averlo dall’estero, si può bene immaginare, è un dramma.
Il Synacthen, il cui principio attivo è il tetracosactide esacetato ha alla base l’Acth, o cortisolo: è un ormone prodotto dal lobo anteriore dell’ipofisi, la cui increzione è regolata dalCorticotrophin Releasing Factor, prodotto dall’ipotalamo. Il derivato sintetico dell’Acth è usato in molte patologie e tra le più disparate: mesenchimopatie, artriti reumatoidi, artropatie psoriasiche, dermatomiositi, lupus eritematoso ed affezioni del tubo digerente come la colite ulcerosa. Trova applicazioni anche nella sindrome nefrosica, nelle fasi evolutive della sclerosi a placche, nell’edema cerebrale e nella stimolazione del surrene. Ha indicazione anche nelle emopatie, soprattutto nella leucemia linfoide, nel linfoma di Hodgkin e non-Hodgkin e nelle immunodeficienze primarie e secondarie del sistema immunitario.

Appare quindi fuori da ogni logica, tanto da ingenerare sospetti, che un farmaco di tale valenza possa essere stato tolto dal mercato, constatata inoltre l’assenza di disposizione di un farmaco equivalente che sia caratterizzato dallo stesso principio attivo.
Disponiamo della triste testimonianza della gentile lettrice Mariangela, che, pur non essendo una malata oncologica, è affetta da una malattia rara e fa uso della medicina anch’essa. Come spesso accade queste notizie importanti passano sotto silenzio, ignorate dai canali di informazione maggioritaria.
Come mai, ci chiediamo, proprio nel periodo in cui le revisioni della magistratura sulla cura Di Bella valutano la concessioni dei rimborsi da parte del Servizio sanitario nazionale, tale farmaco, così utile alla cura, viene messo fuori commercio? Una coincidenza, oppure una strategia di mercato dettata da logiche lobbistiche? Il costo della cura Di Bella può limitarsi a poco più di un decimo rispetto a quella della chemioterapia, e ci si chiede se le industrie farmaceutiche non possano avere interferito in qualche modo nella scelta di eliminare nel nostro paese il commercio del Synacthen.
Uno splendido tempismo fa sì che la cura Di Bella, non potendo reperire il farmaco sul mercato nazionale, vada a costare una cifra che i meno abbienti non possono sborsare (o comunque anticipare, nel caso che i rimborsi vengano poi concessi dall’organo giudiziario).
Freddie
Fonte: elzeviro.net
Tratto da: informatitalia.blogspot.com

 


Sui giornali santificano Andreatta…un pò di chiarezza!

Un Futuro Dietro le Sbarre

di Fabrizio Guglielmi

Un tempo, le guerre si combattevano tra stati con armi sovvenzionate dai banchieri, che prestavano il denaro a tutti gli stati in guerra affinché si indebitassero con loro. Oggi, hanno affilato le loro armi prendendo il controllo di tutti gli stati – e quindi dei popoli – grazie al tradimento dei politici a loro asserviti. Vediamo se è vero e, in tal caso, come ci sono riusciti.

Prima degli accordi di Bretton Woods, le banche degli stati dovevano avere una quantità di oro nei loro forzieri pari al denaro che stampavano. Succedeva, però, che esse stampavano più denaro rispetto al controvalore in oro che possedevano. Perciò nel 1944 si decise che solamente il dollaro dovesse avere la controvertibilità in oro e le altre monete potessero essere scambiate con il dollaro che faceva da garante. Gli USA invece stamparono quasi 90 miliardi di dollari, creando un’inflazione globale, senza avere il controvalore in oro. Così, quando l’URSS e la Cina restituirono i dollari agli Usa chiedendo in cambio l’oro, costrinsero il presidente Nixon, il 15 agosto 1971, a far cadere la convertibilità del dollaro con l’oro, facendo sì che la moneta perdesse il suo effettivo valore ed il suo reale valore diventò indotto dall’accettazione degli stati – e quindi delle persone – ad accettarlo come moneta di scambio per i beni e i servizi che le persone producevano.

Nel 1971, il nostro debito pubblico era di 16 miliardi e 145 milioni milioni di euro, ma quel debito, nella realtà, non esisteva, in quanto la Banca d’Italia era, come previsto dall’articolo 3 del suo statuto, un ente di diritto pubblico a maggioranza pubblica, cioè dello stato, che poteva stampare così la moneta a suo piacimento, ripagando in questo modo i debiti che contraeva. A questo punto avviene il tradimento e, in barba alla costituzione italiana, inizia la cessione ad enti privati delle quote di Banca d’Italia, che verrà forzatamente legalizzata grazie al tradimento dei politici, verificatosi nel 1992 con la legge 35/1992 dal Ministro del Tesoro Guido Carli, ex governatore della banca in questione (quando si dice il caso!). Ma procediamo con ordine. Dieci anni prima di questo tradimento, il Ministro del Tesoro Andreatta ed il governatore della Banca d’Italia Ciampi tolsero l’OBBLIGO alla banca di acquistare tutti i titoli di stato che venivano emessi e quindi di finanziare il debito pubblico, che passò così in soli dieci anni da 142 miliardi (dai 16 miliardi del 1971, perché lo stato finanziava la crescita attraverso l’emissione dei titoli) a ben 850 miliardi di debito – questa volta reale, in quanto contratto verso altri istituti bancari privati.

Nel 1992, solo il 5% delle quote di Banca d’Italia era rimasto di proprietà dello stato, mentre il restante 95% era andato in mano a banche private quali Comit, Credito Italiano e Banco di Roma. Gli acquirenti autorizzati a comprare i titoli di stato erano banche commerciali primarie ed istituzioni finanziarie private quali IMI, Monte dei Paschi, Unicredit, Goldman Sachs, Merryl Linch. Il gioco era fatto: in pochi anni il debito – ad oggi – ha superato i 2040 miliardi di euro, grazie al tradimento dei politici che inizierono in maniera concertata con i banchieri a svendere il patrimonio dello stato e dei cittadini a prezzi da saldo e, non contenti ancora, legalizzarono, con l’ennesimo tradimento verso il popolo, la privatizzazione della Banca d’Italia, grazie al governo Prodi che, il 16.12.2006, modificò lo statuto della banca all’articolo 3, facendo sì che essa non fosse più un ente di diritto pubblico, come dovrebbe in uno stato democratico. Ma non è finita qui, in quanto in una guerra ci deve essere un vincitore – cioè le famiglie al comando delle banche centrali – ed uno sconfitto – ovvero i popoli dell’Euro-zona sotto la dittatura dell’oligarchia bancaria della BCE (banca privata) e della Commissione Europea, che ha potere decisionale sulle politiche sociali degli stati, mentre il parlamento europeo ha solo quello consultivo.

Caduta la controvertibilità in oro, il denaro doveva essere non più addebitato ai cittadini, ma accreditato, in quanto esso è la misura del valore dei beni e servizi che noi cittadini produciamo e non certo dei parassiti banchieri che ci prestano la moneta a debito e che ora decidono le politiche sociali degli stati grazie al collaborazionismo dei politici loro asserviti. Questa moneta creata dal nulla viene trasferita dalla BCE alle grandi banche commerciali private che poi le prestano agli stati ad altissimi interessi, generando un debito pubblico inesigibile perché frutto di una frode poi legalizzata. Ora dal 2012 gli stati non potranno più decidere quanto spendere e in cosa grazie ai trattati del Fiscal Compact e del MES, o fondo salva stati, che è in realtà un istituto di speculazione finanziaria pronto a requisire gli ultimi beni patrimoniali del nostro già povero stato – beni demaniali e forestali e servizi locali di pubblico interesse. In Grecia hanno cominciato ad arrestare chi non ha la possibilità di pagare le tasse, portando i cittadini in campi militari in dismissione.

Tra non molto la stessa sorte toccherà all’Italia.
http://freeondarevolution.blogspot.it/2013/09/un-futuro-dietro-le-sbarre.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+FREEONDA+(F+r+e+e+o+n+d+a)


Femminismo e moda: verso l’annullamento dei sessi

ma una volta non si diceva che le differenze erano belle ed andavano apprezzate e tutelate? W l’omologazione del progresso?

Il 1968 dei moti studenteschi ed operai, come analizzato precedentemente, fu protesta e non rivoluzione, fu riformismo, svolta morale verso il “nuovo”, contro il “vecchio”. A questo cambiamento rispose positivamente, e con pari intensità, il ciclo consumista, che adeguandosi ed accelerando il processo di trasposizione delle mentalità da un sistema di valori ad un altro, intervenne a modificare le dinamiche della società Occidentale e la natura stessa delle entità intrapsichiche che dominano l’individuo. In questa logica si inserisce il femminismo, come ponte di transizione da un periodo storico ad un altro. Non il primo femminismo, legittimato da un bisogno sincero di parità in luogo di diritto, ma quel femminismo isterico ed esasperato che ha assunto rilevanza a livello politico e sociale tanto da influenzare totalmente il modo di concepire il rapporto tra i sessi ed i sessi stessi: si pensi alle ultime dichiarazioni della Boldrini. E l’universo della moda si dimostra una lente importante attraverso la quale guardare i recenti sviluppi, senonché le pretese, dei nostri costumi, della nostra civiltà, del nostro modo di rapportarci con il reale e di interpretare la vita. Attualmente i costumi affermano, con tripudio, la devirilizzazione dell’uomo e la mascolinizzazione della donna, l’intercambiabilità dei ruoli e degli status, e assumono, in quanto assoluta, l’uguaglianza di genere di due nature biologicamente diverse come indifferenziate.

In Germania è stata abolito l’obbligo di definire il sesso alla nascita, mentre tutte Europa dibatte sulla nuova forma famigliare: genitore 1 e genitore 2. La Svezia, tra i Paesi più avanguardisti per quanto riguarda la rivoluzione dell’egualitarismo dei sessi, sta approvando a livello anagrafico l’utilizzo di nomi neutri per i nascituri, in modo da non creare troppi problemi in caso si volesse cambiare sesso. La politica dei social-democratici si preoccupa dell’eliminazione delle toilette separate, mentre i marchi d’abbigliamento vogliono abolire la distinzione “bambino”, “bambina” a favore del capo unisex.

Già di moda nei primi anni 70′, l’unisex è, secondo gli opinionisti, una grande conquista per la parità dei sessi. Lo stilista e attivista gay Rudi Gernreich, sostenne che “in futuro gli abiti non saranno più identificati come maschili o femminili”, e questo proprio perché l’educazione istituzionale difende l’impossibilità di operare una qualsiasi distinzione. Nel corso di poco più di un secolo le sperimentazioni tecniche della moda, in risposta alle esigenze di una società in rivolta con sé stessa, hanno rivoluzionato i costumi di una civiltà, quella Occidentale, che si è sempre fondata sul valore della famiglia – pensiamo al contesto rurale – sull’idea di unione tra l’uomo e la donna, sulle virtù che di cui l’uno e l’altro sesso si fecero storicamente portatori. Ma nell’attuale era della post-storia, ovvero il presente paradigma oltre-storico perché totalmente scisso da un senso di continuità col passato, ogni valore è destinato a frantumarsi. Così l’universo dell’abbigliamento e quindi delle tendenze che imperversano nella quotidianità, tanto da definire – nel tempo in cui l’essere equivale all’apparire – l’identità dell’individuo, palesa la perversa voglia di indifferenziazione: prima il pantalone per la donna, poi la gonna per l’uomo. La donna moderna ed emancipata viene raffigurata dai più grandi stilisti in giacca e camicia, e le forme si perdono nell’anoressia delle modelle, cosicché l’impossibile e “politicamente scorretta” distinzione socio-culturale divenga irrealizzabile anche sul piano biologico-naturale. E’ infatti sempre più in voga – perché ricercato dai grandi marchi e dai designer più celebri – il fenomeno dell’androginia, ovvero la coesistenza nell’individuo di tratti ed elementi fisionomici esteriori di entrambi i sessi. Un fenomeno di generazione in generazione più frequente a causa del moderno tenore di vita scandito dalle innovazioni tecnologiche e dall’allontanamento costante dell’individuo dall’ambiente naturale.

Il futuro sembra dunque riservarci dinamiche diametralmente opposte a quelle che l’umanità ha affrontato in passato: il trionfo dell’unisex, la convergenza – sino all’annullamento – dei sessi e del valore ontologico che può significare l’essere Donna e l’essere Uomo (valore che analizza esaustivamente lo psicologo Otto Weininger nel suo saggio Sesso e carattere) a vantaggio invece di un ibrido modello androgino, di una società artificiale, inumana, “civile” perché innaturale, quindi amorfa, grigia, vuota.

Fonte: http://www.lintellettualedissidente.it/femminismo-moda-verso-lannullamento-dei-sessi/


Le “troppo grandi per fallire” ora sono più grandi che mai

Michael Snyder

 Tradotto da  Remulazz

 Le banche “troppo grandi per fallire” sono ora molto, molto più grandi di quanto non fossero l’ultima volta che hanno causato così tanti problemi. Negli ultimi cinque anni le sei maggiori banche degli USA sono cresciute del 37%. Nel frattempo, 1.400 banche più piccole sono scomparse nello stesso periodo. Ciò significa che la salute di JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley è più critica per l’economia degli Stati Uniti rispetto al passato. Se nel 2008 erano “troppo grandi per fallire”, ora devono essere “troppo colossali per crollare”. Senza queste banche, non abbiamo un’economia.

 

Le sei più grandi banche controllano il 67% di tutte le attività bancarie degli Stati Uniti e Bank of America da sola é responsabile di circa un terzo di tutti i prestiti alle imprese l’anno scorso. La nostra intera economia è basata sul credito, e queste banche giganti sono il centro stesso del nostro sistema di credito. Se queste banche andassero al collasso, una brutale depressione economica sarebbe garantita. Purtroppo, come si vedrà più avanti in questo articolo, queste banche non hanno imparato nulla dal 2008 e continuano ad essere estremamente imprudenti. Contano sul fatto che se qualcosa andasse storto noi le salveremmo, ma la prossima volta ciò potrebbe non accadere.

 Fin dalla crisi finanziaria del 2008, i nostri politici sono andati in giro proclamando che non avranno pace finché non avranno risolto il problema delle banche “troppo grandi per fallire”, ma invece di risolverlo quelle banche sono rapidamente diventate ancora più grandi. Basta controllare i numeri seguenti, che provengono dal Los Angeles Times …

 Appena prima della crisi finanziaria, Wells Fargo & Co. aveva un patrimonio di 609 miliardi di dollari. Ora ha 1400 miliardi dollari. Bank of America Corp. aveva un patrimonio di 1.700 miliardi di dollari. Ora sono 2.100 miliardi.

E gli asset di JPMorgan Chase & Co., la più grande banca della nazione, sono lievitati a 2.400 miliardi di dollari da 1.800.

 Stiamo assistendo ad un consolidamento del settore bancario che è assolutamente incredibile. Centinaia di banche più piccole sono state inghiottite da questi colossi, e milioni di americani stanno scoprendo che essi devono avere a che fare con questi colossi bancari sia che lo vogliano o no.

Anche se tutto quello che fanno è far girare il denaro, queste banche sono diventate il cuore del nostro sistema economico, e stanno crescendo ad un ritmo sorprendente. I seguenti numeri provengono da un recente articolo della CNN …

 – Gli asset delle sei maggiori banche degli USA sono cresciuti del 37% negli ultimi cinque anni.

– Il sistema bancario statunitense ha 14.400 miliardi di dollari in attività totali. Le sei banche maggiori ora rappresentano il 67 % di tali attività e le altre 6.934 banche rappresentano solo il 33 % di tali attività.

– Circa 1.400 banche minori sono scomparse negli ultimi cinque anni.

– JPMorgan Chase ha le dimensioni di tutta l’economia britannica.

– Le quattro maggiori banche hanno più di un milione di dipendenti messi insieme.

– Le cinque banche più grandi erogano il 42% di tutti i prestiti negli USA.

 Come ho discusso in precedenza, senza queste banche giganti non c’è economia. Non avremmo dovuto mai permettere che questo accadesse, ma ora che è successo è indispensabile che gli americani capiscano che il potere di queste banche è assolutamente travolgente

 Un terzo di tutti i prestiti alle imprese di quest’anno sono state fatte da Bank of America. Wells Fargo finanzia quasi un quarto di tutti i prestiti ipotecari. E nelle casse della JPMorgan Chase sono custoditi 1.300 miliardi dollari, cioè il 12% di tutto il nostro denaro, compresi i libri paga di molte migliaia di aziende, o abbastanza per comprare 47.636.496.885 tostapane con il logo delle squadre NFL. Grazie ai vostri affari!

 Un sacco di persone tendono a concentrarsi su molte delle altre minacce per la nostra economia, ma la principale minaccia che la nostra economia si trova ad affrontare è il potenziale fallimento delle banche troppo grandi per fallire. Come abbiamo visto nel 2008, quando iniziano a perdere colpi le cose possono peggiorare molto velocemente. . E come ho scritto tante volte, la minaccia principale per le banche troppo grandi per fallire è la possibilità di una crisi dei derivati.

 Nomi Prins, ex banchiere di Goldman Sachs e autore di best seller, ha recentemente detto a Greg Hunter di USAWatchdog.com che l’economia globale “potrebbe implodere e avere gravi conseguenze sul sistema finanziario che iniziano con i derivati e si espandono al resto”. È possibile guardare il video completo di quell’intervista qui.

 E Nomi Prins ha perfettamente ragione. Proprio come abbiamo visto nel 2008, un panico sui derivati può finire molto rapidamente fuori controllo. Le nostre grandi banche dovrebbero aver imparato la lezione del 2008 e avrebbero dovuto notevolmente ridimensionare le loro scommesse sconsiderate.

 Purtroppo, ciò non è accaduto. Infatti, secondo l’ultimo rapporto trimestrale dell’OCC su trading bancario e strumenti derivati, le grandi banche sono diventate ancora più spericolate dall’ultima volta che ho scritto sull’argomento. Le seguenti cifre riflettono le nuove informazioni contenute nell’ultimo rapporto OCC …

 JPMorgan Chase

 Attività totali: $ 1,948,150,000,000 (poco più di 1.900 miliardi di dollari)

L’esposizione totale in derivati : $ 70,287,894,000,000 (più di 70.000 miliardi di dollari)

 Citibank

 Attività totali: $ 1,306,258,000,000 (un po’ più di 1.300 miliardi di dollari)

L’esposizione totale in derivati : $ 58,471,038,000,000 (più di 58.000 miliardi di dollari)

 Bank Of America

 Attività totali: $ 1,458,091,000,000 (un po’ più di 1.400 miliardi di dollari)

L’esposizione totale in derivati : $ 44,543,003,000,000 (più di 44.000 miliardi di dollari)

 Goldman Sachs

 Attività totali: $ 113,743, 000,000 (poco più di 113 miliardi di dollari – sì, avete letto bene)

L’esposizione totale in derivati : $ 42,251,600,000,000 ( più di 42.000 miliardi di dollari )

Ciò significa che l’esposizione totale che Goldman Sachs ha in contratti derivati è più di 371 volte maggiore rispetto al loro patrimonio complessivo.

 Come nel mondo qualcuno può dire che Goldman Sachs non sia incredibilmente scriteriata?

E ricordate, la stragrande maggioranza di questi contratti derivati sono strumenti derivati su tassi di interesse.

Forti oscillazioni nei tassi di interesse potrebbero scatenare questa bomba e fare in modo che il nostro intero sistema finanziario precipiti nel caos.

Per il momento i rendimenti dei titoli del Tesoro USA a 10 anni si sono stabilizzati, dopo essere cresciuti rapidamente per un paio di mesi.

Ma questo cambierebbe se i tassi di interesse cominciassero a salire di nuovo drammaticamente, diventerebbe un problema enorme per le banche troppo grandi per fallire.

So che molti di voi non hanno molta simpatia per le grandi banche, ma ricordate che, se crollano, crolliamo anche noi.

 Queste banche sono state incredibilmente scriteriate, ma se fallissero, tutti ne pagheremmo il prezzo.

 Per concessione di ComeDonChisciotte

Fonte: http://theeconomiccollapseblog.com/archives/too-big-to-fail-is-now-bigger-than-ever-before

Data dell’articolo originale: 20/09/2013

URL dell’articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=10632


Ancora tragedie familiari

CALTAGIRONE (CATANIA) – Un dramma della follia a Caltagirone: un uomo incensurato di 67 anni ha ucciso la moglie sessantatreenne con un colpo di pistola, dopo avere ferito un figlio di 44 anni in modo grave, e mancato la figlia di un anno più grande.

L’uomo si è poi tolto la vita suicidandosi con un altro colpo di fucile.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2013/10/01/Uccide-moglie-suicida-figlio-ferito-gravemente_9392928.html


Si teme lo stato d’emergenza nazionale e legge marziale!

Su molti siti statunitensi si susseguono i timori per una possibile instaurazione dello stato d’emergenza nazionale con conseguente ratifica della legge marziale per tutti i cittadini. La causa scatenante tale emergenza potrebbe essere il fallimento finanziario tecnico degli stati. Già Barack Obama (alias Barry Soetoro) ha dato potere di dichiarare la legge marziale anche per motivazioni interne quali sommovimenti civili, anche a seguito di udefault monetario.

 

La satanica Fema ha predisposto numerosi centri di detenzione di massa, spacciati per centri di accoglienza (vi suona familiare?) per i civili che non siano in grado di autosostenersi. Ha inoltre acquistato ingentissime scorte di acqua potabile, antibiotici, armi e mezzi blindati antisommossa e predisposto enormi cimiteri di massa (al momento vuoti) in tutti gli stati dell’unione. Le polizie locali sono state allertate in congiuntura con le forze militari e paramilitari. Insomma la situazione sembra volgere al peggio ed all’orizzonte non vi è nulla che possa far pensare altrimenti. Per il giorno 17 Ottobre è prevista una esercitazione di massa in vista di un ipotetico terremoto devastante. Sappiamo bene come la presenza di esercitazioni serva a coprire un evento false-flag impedendo a chiunque di poter comprendere bene cosa sia finzione e cosa non lo sia.

 Di previsioni apocalittiche se ne sono susseguite decine in questi ultimi tempi, le ultime delle quali legate al transito della misteriosa cometa ISON (Sion, Si-No, E’ in funzione) che sembra irregolare e vicino al nostro pianeta. Lanomala cometa sarà visibile in molte parti del globo preannunciando chissà quale sintetico avvento. Il collasso finanziario però sembra l’opzione più facilmente spendibile in mano a chi desideri distruggere un paese relegandone i cittadini in uno stato di polizia. Staremo a vedere. Anche in Italia le notizie non fanno che peggiorare la percezione del futuro prossimo, in un crescendo di ansie e preoccupazioni ben fondate. Le crisi politiche posticce equivalgono ad un valido apporto in tal senso.


Voi vedete complotti ovunque!

Fonte: Leggo

«Facciamolo il 9 ottobre, verso le 9-10 di sera, saranno tutti davanti alla tivù e non ci disturberanno, non se ne accorgeranno nemmeno. Avvisare la popolazione? Per carità. Non creiamo allarmismi. Abbiamo fatto le prove a Nove, le onde saranno alte al massimo 30 metri, non accadrà niente e comunque per quei quattro montanari in giro per i boschi non è il caso di preoccuparsi troppo».
La sconvolgente conversazione tra dirigenti della Sade, sarebbe avvenuta, più o meno con queste parole, nell’ufficio di Longarone dell’allora notaio Isidoro Chiarelli. Dovevano firmare un atto relativo all’acquisto di un terreno. Poi un avvertimento: «Lei ha un segreto professionale da rispettare – aggiunsero – altrimenti se ne pentirà».

A mezzo secolo dall’onda maledetta, che non fu alta trenta metri bensì 300, Francesca, figlia minore del notaio, scomparso nel 2004, mette sul piatto una verità che, all’epoca, aggiunge la sorella Silvia, docente universitaria a Padova, «costò alla famiglia l’isolamento dalla Belluno che conta. Ma nostro padre, anche se per quasi due anni non lavorò più, schivato da tutti, non smise mai di farsi testimone di quelle parole. Per questo ebbe molti problemi, pressioni e minacce. Il suo grande cruccio fu quello di non essere mai creduto, nemmeno nella sua veste “certificante” di notaio».

«La sera del disastro programmato – prosegue – mio padre ci fece stare pronti. Eravamo vestiti di tutto punto, pronti a scappare». E l’onda scese. Con soli 39 minuti di ritardo rispetto all’ora indicata dai dirigenti Sade: erano infatti le 22.39.
La prevalenza della popolazione era chiusa in casa a guardare la partita e questo, secondo la Sade, sarebbe stata una garanzia di tranquillità per eseguire la manovra di far scendere quella maledetta frana che pesava come un macigno sul valore dell’opera, destinata ad essere venduta all’Enel. I modelli di studio effettuati a Nove indicavano infatti che l’onda sarebbe stata alta una trentina di metri. Che mai avrebbe potuto fare uno spruzzo simile?

Ma perché raccontare tutto questo solo ora?
«Mio padre ci provò in tutti i modi – prosegue Francesca -, ma non ebbe ascolto. Parlarne oggi, in cui l’attenzione mediatica è forte, per l’imminente cinquantesimo, non può che rendere onore al coraggio di nostro padre. E poi basta parlare di disgrazia: nostro padre lo chiamava eccidio».
http://freeanimals-freeanimals.blogspot.it/2013/10/voi-vedete-complotti-ovunque.html

La strage degli elefanti: il simbolo dell’Africa avvelenato col cianuro per farne soprammobili

di CARLO GRANDE I bracconieri li hanno uccisi versando nelle pozze d’acqua del cianuro, quello che si usa nelle miniere d’oro: sono oltre ottanta le carcasse di elefanti trovate nei remoti abbeveratoi del Hwange National Park, nello Zimbabwe; una strage, perché con loro sono morti molti altri animali che si erano abbeverati con l’acqua contaminata e avvoltoi e altri predatori che si sono cibati delle carcasse dei pachidermi.  
Ora nove bracconieri sono stati arrestati e il nuovo ministro dell’Ambiente Saviour Kasukuwere ha promesso pene più severe; ma il disastro è compiuto e purtroppo non sarà l’ultimo. Bisogna tener presente che i bracconieri sono gli abitanti più poveri di terre sempre più affamate, disperati e disoccupati pronti a delinquere come avviene a ogni latitudine, compresa l’Italia, dove si brucia una macchina, si ammazza o si vende l’anima a chi paga meglio. Abbattono gli animali con i kalashnikov, ne segano le zanne, lasciano i corpi nella savana. Sradicano la ricchezza dalla loro terra.  

Povertà, ignoranza, delinquenza: è tutto collegato. I mercati chiedono avorio per trasformare una delle creature più grandi della terra in bacchette da riso o insulse statuine che prendono polvere in salotto, mentre la carcassa dell’animale marcisce.  

Un essere capace di piangere, diceva Darwin, di fare amicizia e di avvicinarsi ad ascoltare gli umani che cantano. Gli elefanti hanno un cervello simile al nostro, capace di ricordare, capace di complesse relazioni sociali e di grandi emozioni: possono provare terrore, compassione, coraggio. I pachidermi si proteggono a vicenda, emettono una specie di brontolio quando sono soddisfatti, comunicano su lunghe distanze con suoni molto bassi, una frequenza non udibile dagli umani. Non stupisce che siano cari (e utili) a un miliardo di persone: da poco, a metà settembre, milioni di indiani hanno festeggiato «Ganesh Chaturthl», la nascita di Ganesh, dio portafortuna dalla testa di elefante. Non abbastanza persone lo pregano, evidentemente.  
 Il simbolo d’Africa viene così ammazzato dai poveri, per fame. E per lui il rischio di estinzione è sempre in agguato: la responsabilità è dei cinesi, ma anche dei turisti europei, nordamericani, orientali, di faccendieri. I principali trafficanti sono Cina e Hong Kong: lo lavorano e lo rivendono su Internet. L’avorio può giungere in Egitto dagli Stati confinanti, dal Sudan, che ha pochi controlli. A lungo anche l’Egitto è stato un mercato di scambio.
 Con i pachidermi è anche un patrimonio estetico a scomparire: la bellezza in grado di farci amare la vita, come dimostrano ad esempio le immagini di Nick Brandt, che fotografa tanti degli animali più maestosi di Madre Africa.
 L’estetica, presso gli antichi greci, era inscindibile dall’etica: commuoveva e aiutava a vivere meglio. Non per nulla «an-estetizzare» significa non far provare più nulla, dunque una forma di morte, di insensibilità. La caccia selezionata, quella che paga profumatamente per uno dei «Big Five» in sovrannumero (leone, elefante, rinoceronte, leopardo e bufalo) in un certo senso limita i danni. Nemmeno si può dire ai disperati che avvelenano le pozze di cianuro, quello che dice la moglie di sir Francis Macomber – in un celebre racconto di Hemingway – al marito: «Non fate gli eroi per tre inermi animali che avete preso, cacciando con l’automobile. Siete insopportabili». Ma possiamo dirlo a chi compra oggetti in avorio, turisti o collezionisti irresponsabili che alimentano le stragi.
Fonte: http://www.lastampa.it/2013/09/28/societa/lazampa/la-strage-degli-elefanti-il-simbolo-dellafrica-avvelenato-col-cianuro-per-farne-soprammobili-0x1EfJcuQd9qMOTUMxEMqM/pagina.html

http://www.signoraggio.it/la-strage-degli-elefanti-il-simbolo-dellafrica-avvelenato-col-cianuro-per-farne-soprammobili/


Disoccupazione. 400mila laureati in fuga dall’Italia

E’ record disoccupazione giovanile in Italia. Sono infatti 400mila italiani laureati, titolari di diplomi universitari e dottorati di ricerca, costretti a lasciare l’Italia e a vivere attualmente all’estero.

Questo è quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati dell’Ocse in occasione della diffusione dei dati Istat sull’occupazione ad agosto che evidenziano il record della disoccupazione giovanile. “Il 7,9 per cento dei ‘cervellì italiani – sottolinea Coldiretti – è già stato costretto a emigrare all’estero anche per trovare migliori opportunità di lavoro che l’Italia non sembra essere in grado di offrire”.

Ma non è tutto, infatti la situazione potrebbe addirittura peggiorare a breve con il 59 per cento dei giovani studenti che si è dichiarato pronto a espatriare perché non vede nel futuro prospettive occupazionali in Italia, secondo l’analisi Coldiretti/Swg. “Con la fuga dei giovani cervelli all’estero viene a meno il necessario ricambio generazionale e si mette a rischio la ripresa dell’Italia che – sottolinea Coldiretti – è nelle mani di una classe dirigente impegnata nella politica, nell’economia e nella pubblica amministrazione che ha una età media di 58 anni, la più alta tra tutti i Paesi europei. I dirigenti più anziani si trovano peraltro nel mondo economico dove il record è fatto segnare dagli istituti di credito, con l’età media dei presidenti e degli amministratori delegati dei principali gruppi bancari italiani che sfiora i 70 anni”. “Il rischio – conclude Coldiretti – è che a essere vecchie siano soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi perché l’Italia ha bisogno di pensare al futuro secondo prospettive di lungo periodo che troppi «potenti» non hanno”.

Fonte: Dazebaonews.it


SEI ANCORA SICURO DI ESSERE LIBERO ?

Ho scritto questo articolo per il Corriere del Ticino usando il mio computer. Quando l’ho finito l’ho mandato via email alla redazione. I lettori l’hanno letto il giorno dopo. Qualcun altro, però, l’ha letto prima di loro, o comunque era in grado di intercettarlo, già pochi minuti dopo l’invio; eppure non era il direttore del Corriere del Ticino, né il redattore a cui l’ho indirizzato. E’ qualcuno che non conosco, che non abita in Svizzera, che opera lontano, dall’altra parte dell’Oceano. Io non sono un terrorista, non sono ricercato, pago regolarmente le tasse; insomma, sono un normalissimo cittadino. Eppure qualcuno sa tutto di me. Sa a chi telefono, perché ha accesso ai dati del mio smartphone. Sa a chi scrivo e soprattutto cosa scrivo perché riesce a intercettare le mie email. Sa cosa leggo perché riesce a monitorare tutti i miei movimenti su internet. Ogni volta che faccio un acquisto online costui prende nota di tutto, mi osserva quando opero sul mio conto di Internet banking, dunque sa quando guadagno, qual è la mia ricchezza privata.

Usando Facebook l’intrusione è ancora più pervicace: perché attraverso Facebook l’utente, gioiosamente, mette a nudo la propria vita privata. Indica chi sono i suoi amici, pubblica le proprie foto tanto più se divertenti, insolite, bizzarre, persino intime senza rendersi che un giorno (e penso soprattutto ai ragazzi) potrebbero essere usate contro di lui. Dice dov’è andato in vacanza, chi ha visto, persino cosa ha mangiato. E non si rende conto che tutto quello che viene pubblicato su Facebook non può più essere cancellato, perché anche quando non lo rende visibile al pubblico, resta impresso in un’immensa memoria, sospesa su qualche nuvola virtuale, a cui egli non ho accesso. Perde il controllo del proprio passato e del proprio presente. Come mai prima d’ora in uno Stato Occidentale.

Da inviato speciale sono stato in Unione Sovietica, nella Ddr, in Cina, in diversi Paesi autoritari o dittatoriali. In quanto giornalista sapevo di essere seguito. Quasi sempre il mio interprete o il mio autista era una spia, incaricato di annotare tutto quello che facevo. Una volta in albergo una manina misteriosa ha aperto il mio computer e ha copiato tutti i dati dal mio hard disk; come 007 non era un granché perché ha lasciato un indizio che mi ha permesso di scoprire subito l’intrusione. Il senso di oppressione era costante e per questo ogni volta che tornavo in Europa provavo una sensazione, spesso euforica, di libertà. Sapevo che a casa mia, nel mio Paese, nessuno avrebbe potuto frugare nella mia vita privata e professionale. Oggi, invece, non è più così.

La realtà svelata dall’ex tecnico della Cia Edward Snowden è sempre più sconvolgente. Microsoft, Apple, Yahoo, Google, Facebook, Blackberry eccetera collaborano – volontariamente o sotto costrizione – con la National Security Agency (Nsa), la superagenzia dei servizi segreti americani, accordando un accesso esclusivo ai loro sistemi. E’ come se ci fosse una sorta di porta segreta di cui solo loro possiedono le chiavi.

Oggi un agente segreto non avrebbe più bisogno di aprire il mio computer e scaricare il mio hard disk. Il processo, in gran parte, è automatico. Ogni tanto, a mia insaputa, i miei dati possono essere prelevati e trasmessi altrove. Il problema è che tutto questo non accade in uno Stato totalitario, ma in Paesi che sono democratici e nell’ambito di un processo dalle conseguenze potenzialmente devastanti.
Un principio fondamentale è stato silenziosamente ribaltato usando il grimaldello della lotta al terrorismo. Prima solo chi era gravemente sospettato di aver commesso dei crimini veniva intercettato e seguito; oggi si mettono sotto controllo tutti nel tentativo di scoprire un manipolo di pericolosi eversivi. E non abbiamo nessuna garanzia, nessuna tutela su come, da chi e per quali fini siano usati informazioni private, talvolta intime, a cui nessuno in democrazia e in stato di diritto dovrebbe avere accesso. Le implicazioni sono colossali, i rischi enormi, la sproporzione tra il male e la cura evidente. Quando si può sapere tutto di te, nessuno può sentirsi davvero al sicuro.

Possiamo ancora dirci davvero liberi?
http://wwwblogdicristian.blogspot.it/2013/09/sei-ancora-sicuro-di-essere-libero.html