“Di Matteo, ora principale accusatore di Mori e Obinu, sapeva e scriveva che Provenzano non veniva catturato perché uno stretto collaboratore di Ingroia lo informava di tutte le mosse dei Ros e dei magistrati”.

Il corazziere di Napolitano difende Cerasa nella polemica sui dettagli e attacca “gli amici” di Travaglio – “Di Matteo, ora principale accusatore di Mori e Obinu, sapeva e scriveva che Provenzano non veniva catturato perché uno stretto collaboratore di Ingroia lo informava di tutte le mosse dei Ros e dei magistrati”…

Lettera di Emanuele Macaluso al “Foglio

Ho seguito la polemica con Travaglio a proposito dell’articolo di Claudio Cerasa, apparso sul Foglio del 4 giugno scorso, che commentava le dichiarazioni fatte dal generale Mario Mori ai giudici che a Palermo sono chiamati a giudicare l’accusa della procura per avere egli, insieme al Mauro Obinu, favorito la latitanza del capomafia Provenzano e non averlo catturato quando era possibile farlo.

NAPOLITANO
              e EMANUELE MACALUSONAPOLITANO E EMANUELE MACALUSO

L’editorialista principe del Fatto considera quell’articolo un prodotto scadente, frutto di un autore scadente. Io invece considero Cerasa un eccellente giornalista e quell’articolo un quadro sintetico ed efficace di ciò che si capisce di quel processo. La polemica sui “dettagli” è gustosa e fondata. Tuttavia, leggendo il testo integrale delle dichiarazioni di Mori, come ho fatto dopo la pubblicazione dell’articolo di Cerasa, vorrei sottolineare una pagina che a me pare essenziale e attiene all’opera di depistaggio, ai fini della cattura di Provenzano, compiuto dai sottufficiali Giuseppe Ciuro e Giorgio Riolo. Il primo distaccato presso l’ufficio del dott. Ingroia e l’altro, con compiti tecnici, alla sezione palermitana dei Ros, arrestati e condannati per concorso esterno.

TRAVAGLIO
              E INGROIA SUL PALCOTRAVAGLIO E INGROIA SUL PALCO

A questo proposito in una “Memoria” della procura della Repubblica di Palermo si legge che il noto mafioso Ajello, Ciuro e Riolo “da molti anni” fornivano “notizie segrete e rivelazioni sulle indagini del Ros finalizzate alla cattura dei latitanti Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro”. La memoria è firmata dai pubblici ministeri Giuseppe Pignatone, Michele Prestipino, Maurizio De Lucia e Antonio Di Matteo. Questo documento della procura è stato depositato il 1° settembre del 2004 – data da sottolineare. Quindi il dott. Di Matteo, ora principale accusatore di Mori e Obinu, sapeva e scriveva che Provenzano non veniva catturato perché uno stretto collaboratore del dott. Ingroia lo informava di tutte le mosse dei Ros e dei magistrati.

Nino Di
              MatteoNINO DI MATTEO

C’è di più. Il documento che Mori ha letto ai giudici riporta una lettera di Matteo Messina Denaro indirizzata a Provenzano, scritta nel febbraio 2005, ritrovata in uno dei rifugi del capomafia, in cui fa riferimento agli esiti devastanti per la mafia di una operazione, denominata “Grande Mandamento”, con arresti operati dai Ros e dalla polizia e mandati di cattura firmati da magistrati tra cui Antonio Di Matteo.

matteo
              messina denaroMATTEO MESSINA DENARO

Nel testo dei documenti prodotti dai magistrati si esaltano le indagini svolte dalla squadra mobile di Palermo, dai Ros di Caltanissetta e Palermo e dal nucleo centrale dei Ros per le azioni “condotte da oltre tre anni con grandissima professionalità e notevole impegno di mezzi e risorse”. Siamo nel 2005 e Provenzano viene catturato l’11 aprile del 2006 dopo lo smantellamento della rete di protezione operata, come scriveva Di Matteo, nel 2005 dai Ros.

Cosa è successo affinché Ingroia e Di Matteo accordassero credito alle accuse dell’ex colonnello Riccio, condannato per furto di droga, al quale in passato non avevano dato credito archiviando quelle accuse il 1° giugno del 2006? A me la vicenda (non è un dettaglio) sembra sconcertante. Tuttavia, aspettiamo cosa diranno i giudici. Cari saluti.

Bernardo
              provenzano arrestatoBERNARDO PROVENZANO ARRESTATO

 

 

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              DI MATTEO MESSINA DENAROIDENTIKIT DI MATTEO MESSINA DENARO

ANCHE A FIRENZE SI FANNO CENE ELEGANTI E SI FINISCE IN QUALCHE CAMERA DA LETTO


19 GIU 2013 17:34

1. ANCHE A FIRENZE SI FANNO CENE ELEGANTI E SI FINISCE IN QUALCHE CAMERA DA LETTO – 2. ANCHE A FIRENZE UNA COOPERATIVA PER ASSISTENZA AGLI ANZIANI HA ASSUNTO L’APE REGINA DELLE ESCORT E LE HA POI CONCESSO DI VIVERE, GRATIS, IN UN APPARTAMENTO – 3. ANCHE A FIRENZE, E ANCHE SENZA SILVIO BERLUSCONI, C’È LA BELLA ADRIANA CHE SI STUFÒ E ANDÒ A CASA, IN ROMANIA, E MOLTI FIORENTINI RISCOPRIRONO LA SOLIDARIETÀ FRA UOMINI E FECERO UNA COLLETTA PER FARLA TORNARE, BOCCA DI ROSA ALLA ROVESCIA) – 4. LA RABBIA PURITANA E POLITICA DI RENZI, CHE PER PRINCIPIO PRECAUZIONALE ANTI MALELINGUE NON RESTA MAI SOLO IN UNA STANZA CON UNA DONNA, TRANNE SUA MOGLIE –

Annalena Benini per “Il Foglio”

escort a
              firenze foto repubblicaESCORT A FIRENZE FOTO REPUBBLICA

Anche a Firenze si fanno cene eleganti e si finisce in qualche camera da letto, e anche a Firenze le mogli telefonano ai giornalisti per sapere se nell’elenco delle persone coinvolte “c’è anche quel cretino di mio marito”.

Anche a Firenze, e anche senza Silvio Berlusconi, c’è la cattiva strada, insomma, con borse di Louis Vuitton al braccio e telefoni sotto controllo, la cattiva strada che si fa seguire fin dentro il Palazzo Vecchio, quello del comune, con la regina delle escort, la bella Adriana, che ha fatto impazzire tanti (a un certo punto si stufò e andò a casa, in Romania, e molti fiorentini riscoprirono la solidarietà fra uomini e fecero una colletta per farla tornare, Bocca di Rosa alla rovescia, a lieto fine ma non troppo).

“Siamo andati nella stanza delle conferenze e mentre facevamo sesso è entrata la donna delle pulizie. Le è caduta l’acqua per terra”, ha raccontato lei al telefono. Ma la cattiva strada, quella in cui c’è amore un po’ per tutti, come cantava Fabrizio De André, ha superato perfino il Palazzo Vecchio, arrivando dentro un appartamento di proprietà di una Coop, che la regina delle escort aveva il diritto di occupare senza dover pagare l’affitto in virtù di quella bellezza suprema e dove, secondo i magistrati, riceveva i suoi clienti e i suoi innamorati.

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              santa maria del fiore duomo di firenzeCUPOLA SANTA MARIA DEL FIORE DUOMO DI FIRENZE

Le persone coinvolte sono molte, ci sono altre escort e anche signore borderline, belle soltanto di notte, e le intercettazioni sono le solite, piene di spacconate e di risatine, di consigli e di classifiche.

L’assessore di Matteo Renzi che è stato per anni a capo della cooperativa che dava alloggio e lavoro ad Adriana si è dimesso nei giorni scorsi per (veri) motivi di salute, e il tizio che nella stanza delle conferenze ha spaventato la signora delle pulizie era un funzionario tecnico dell’ex assessore ora ricoverato in ospedale, ci sono anche i tabulati con le telefonate dal comune e c’è la rabbia puritana e politica di Matteo Renzi, che per principio precauzionale anti malelingue non resta mai solo in una stanza con una donna, tranne sua moglie, ma adesso dovrà affrontare questo sequel del caso Olgettine: ogni giorno esce una nuova compromettente notizia, compresa la vicenda pesante di una Cooperativa per assistenza agli anziani che ha prima assunto (per cure domiciliari, dicono al consorzio, costernati) e poi ospitato quella che in un altro romanzo molto simile si chiamerebbe l’ape regina.

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              firenze foto repubblicaESCORT A FIRENZE FOTO REPUBBLICA

Ma sarà che a forza di parlare di Olgettine, e di dividere il mondo in brave e cattive ragazze, il tema è venuto a noia, sarà che le borse firmate si assomigliano tutte, e anche le intercettazioni telefoniche, sarà che Firenze fa più simpatia per via di Boccaccio e le Coop non sono le discoteche milanesi, questa faccenda, queste cene ineleganti ma quasi private (tranne il dettaglio dell’appartamento Coop e dei “torridi amplessi” nella sala delle conferenze, con l’acqua del secchio per lavare i pavimenti che si rovescia a terra) sembrano soprattutto nelle mani delle mogli ferite, non della moralità universale.

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              delle escort a firenze foto repubblicaL HOTEL DELLE ESCORT A FIRENZE FOTO REPUBBLICA

Massimo Mattei, l’assessore coinvolto in questa storia, ha scritto una lettera, per dire che Adriana era sua amica da oltre dieci anni: “Nessuno di noi sapeva, né poteva neppur sospettare, che lei potesse fare un altro ‘tipo di lavoro’, diversamente, pur senza dar alcun giudizio morale, l’uso dell’appartamento le sarebbe stato negato”.

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              berlusconi e ragazzeSILVIO BERLUSCONI E RAGAZZE

Altri dicono che a Firenze lo sapessero tutti, ma adesso non importa più, perché, come scrive Mattei, “il giudizio morale” è stato finalmente superato. Se per farlo serviva passare attraverso le Olgettine, camminare morbosamente su quella cattiva strada, allora non ci siamo eccitati indignati e annoiati invano.

 

Ucciso Anonymous svedese del gruppo che ha fornito la diretta streaming dalla Turchia

Ucciso Anonymous svedese del gruppo che ha fornito la diretta streaming dalla Turchia

 

Arriva una brutta notizia dalla Rete, per tutti i cittadini liberi, e quelli che ammirano e seguono il mondo Anonymous. La mattina del  17/06/2013 è stato ucciso in un incidente d’auto l’Anon FSCKzine, aka CryptNode, Doa.

Faceva parte del gruppo degli Anonymous svedesi che ha permesso la diretta streaming dalla Turchia, e che ogni giorno permette a tutto il mondo di seguire gli eventi. Un pezzo di libertà che abbiamo perso,  e un amico di tutti gli Anon del Mondo.

La redazione tutta, porge le più sentite condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici stretti, “ciao brothers ci rivedremo in paradiso”.

 DIRETTA STREAMING: http://www.anonsweden.se/?p=3339

 Ecco la lettera postata dal suo amico:

“Il mio amico e collega Anon FSCKzine, aka CryptNode, è stato ucciso in un incidente stradale questa mattina. Era DOA. Fsck, sopra ogni altra cosa, era un d0xer, che era forse più noto per la fuoriuscita CISPA e NSA, e la sua ossessione con pr0n ascii. Egli era un fiero sostenitore della OpSafeKids, OpLiberation, FreeAnons, e altro ancora, e il suo unico senso dell’umorismo mancherà a tutti quelli che lo conoscevano. La sua famiglia ha chiesto di non rivelare la loro ubicazione o Pubblicità che, una volta che essi sono fatti, la visione e il funerale dettagli, nell’interesse di anonimato e la sicurezza dei suoi amici. Noi non chiediamo donazioni. Chi volesse lasciare la sua famiglia / amici possono Tweet un messaggio a @FSCKzine. Io trasmetterle. Era LEGION. Noi non dimentichiamo.

 “Quando l’angelo della morte viene a cercarmi, mi auguro che ero tutto ciò che avrei dovuto essere.”

Ti voglio bene, fratello. Mi dispiace tanto. =, (“

 (traduzione di google)

 http://pastebin.com/TzzWWDe0

http://www.anonsweden.se/?p=3436&utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+anonswe

 https://twitter.com/FSCKzine

 Articoli collegati:

 http://news.cloudhak.it/turchia-uso-di-agenti-chimici-anonymous-garantisce-la-diretta-streaming/

 Per ulteriori approfondimenti, leggere qui:

 http://news.cloudhak.it/ucciso-anonymous-svedese-del-gruppo-che-ha-fornito-la-diretta-streaming-dalla-turchia/

 http://www.nocensura.com/2013/06/ucciso-anonymous-svedese-del-gruppo-che.html

Turchia: Prodotti chimici negli idranti contro i manifestanti?

Turchia: Prodotti chimici negli idranti contro i manifestanti? (in Val di Susa invece NO??

I manifestanti turchi sostengono che negli idranti, l’acqua viene miscelata con sostanze chimiche. Un ufficiale della polizia turca è stato sorpreso mentre aggiunge “Jenix” nel serbatoio dell’acqua di un veicolo.

Altre foto: QUI

Si tratta di un gas iritante progettato ad Istanbul, Turchia. Esclusivamente riservato alle istituzioni pubbliche e le autorità.

L’Ordine dei Medici della Turchia ha successivamente confermato, con una una dichiarazione, l’uso di prodotti chimici diluiti nei cannoni ad acqua. Il governatore di Istanbul, ha finalmente ammesso l’uso di un additivo, una “medicina”, ha detto.

Fonti: ttb.org.tr / Ensonhaber / Charentelibre / Le Journal du Siècle

 http://tuttouno.blogspot.it/2013/06/turchia-prodotti-chimici-negli-idranti.html

INCENERITORI DI RIFIUTI: LE ILLEGALITA’ DI FITTO, VENDOLA & MARCEGAGLIA

Manfredonia: inceneritore di rifiuti Marcegaglia (1 luglio 2011) – foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

di Gianni Lannes

 Illegalità, abusi di potere, ma soprattutto una serie di gravi reali penali, compresa l’associazione a delinquere e la truffa ai danni dello Stato, commessi dal Gruppo Marcegaglia, dalle amministrazioni comunali di Manfredonia (i sindaci Campo e Riccardi), dalla Regione Puglia e da tanti altri soggetti istituzionali (il prefetto Antonio Nunziante) e non, compresi funzionari e dirigenti della Regione. L’accordo di programma truccato reca la firma di Raffaele Fitto. Vendola avrebbe potuto stoppare l’illecito ma non l’ha arrestato, anzi l’ha perfezionato, aggiungendo la fabbrica di ecoballe in un territorio dove la differenziata è al palo. Anche perché, come nel caso della Sia di Cerignola, i rifiuti separati dalla popolazione vengono poi ammassati comunque in discarica.

 

Paolo Campo, ex sindaco di Manfredonia e capogruppo attuale del Partito democratico alla provincia

 

carte truccate – foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

 

 Steno, Emma e Antonio Marcegaglia

 

Fitto e Vendola

 Mai arrendersi. Per una giusta causa bisogna combattere fino in fondo, e anche oltre. Soprattutto schierarsi contro chi annienta la vita, in particolare dei bambini, i più indifesi.

 A fine mese sarà pronto il dossier che inchioda per sempre Nichi Vendola e tutto l’infimo politicume in provincia di Foggia che ha consentito la realizzazione fuorilegge dell’inceneritore di rifiuti in località Paglia, sfruttando addirittura denaro pubblico.

 

inceneritore Marcegaglia – foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

 Il lavoro di inchiesta che comprende anche la fabbrica di ecoballe – inaugurata in pompa magna dall’assessore regionale Michele Losappio (braccio sinistro di Vendola) e mai entrata in funzione di proprietà della Cogeam (sempre Marcegaglia & soci) costruita con soldoni del pubblico contribuente – sarà consegnato ufficialmente alla magistratura, accompagnato da una denuncia nei confronti di chi ha abusato del suo potere per fini personali, a danno della collettività e dell’economia agricola.

 

inceneritore Marcegaglia e  fabbrica ecoballe – foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

 Firmo anche da solo, però mi sembra giusto invitare cittadine e cittadini della Capitanata a contattare la mia segreteria (sulatestaitalia@libero.it) per sottoscrivere con me l’esposto. Ci sarà bisogno di avvocati (a patrocinio gratuito), possibilmente nati e residenti nella Daunia, per seguire il caso giudiziario a distanza ravvicinata in tribunale.

 Forza e coraggio: i ladri di futuro e di salute si possono battere sul piano della legalità. Nulla e perduto.

 approfondimenti:

 http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=MARCEGAGLIA

 

Pubblicato da Gianni Lannes 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/06/inceneritori-di-rifiuti-le-illegalita.html

 

Andrea Carancini: Professore israeliano: Assad ha vinto e non cadrà

Professore israeliano: Assad ha vinto e non cadrà

 Grazie alla pagina facebook The Syrian Revolution; the Untold Story (https://www.facebook.com/#!/groups/283089981710448/)

sono venuto a conoscenza di questo video, postato appena ieri su YouTube:

Israeli Professor: Assad Won, Syrians Follow their Own Channels that No One Watches (Professore israeliano: Assad ha vinto, i siriani seguono le loro televisioni che nessuno guarda)

https://www.youtube.com/watch?v=zKhNZyhlJv8

Ne traduco a seguire la presentazione e le didascalie (dall’inglese):

Il professore dell’Università israeliana di Haifa, Kais Firro, esperto di affari siriani e libanesi, ha affermato alla tv israeliana che il presidente siriano non solo ha vinto militarmente ma ha vinto anche la battaglia dell’opinione pubblica, sostenendo – nel contempo – che non ci si può fidare dei media internazionali, e che la maggior parte dei siriani si fidano dei canali locali:

“Sì, ritengo che secondo le informazioni date oggi, Assad non cadrà. Se guardiamo all’interno della Siria, ritengo che abbia vinto. Ha vinto militarmente, e ha vinto la battaglia dell’opinione pubblica. E io chiarirò tutto ciò! Ritengo che, per un anno, siamo stati in ostaggio di ciò che definisco come l’Ordine dei Media. In generale, non credo molto nei Media. Ecco perché ho iniziato seguendo i media che presentano una visione alternativa. E ho cercato di ricavarne un quadro bilanciato. Ciò che è accaduto sul terreno è che i siriani stessi non credono ai media internazionali. Come può essere tutto ciò? Loro hanno le loro televisioni, che nessuno guarda e che nessuno mostra … anche qui, in questa televisione. Comunque, ha avuto successo per oltre 10 mesi. C’è un programma quotidiano che mostra quello che le altre televisioni stanno trasmettendo, specialmente … al-Jazeera, al-Arabiya, e altre.

 Pubblicato da Andrea Carancini

Tecno-fascismi e purghe staliniane

Pubblicato19 giugno 2013 – 12.49.-Da Claudio Messora

 Nelle comunità primitive, l’appartenenza al gruppo era fortissima. C’era un motivo. Dalla coesione e dall’unità di intenti del gruppo dipendeva la sopravvivenza dei suoi stessi individui. Quando qualcuno la metteva in pericolo, la sua sorte era segnata. Una delle punizioni più severe era l’espulsione dalla comunità. In una ambiente primitivo e ostile, essere cacciati dal gruppo significava andare incontro a morte certa. Nel gruppo si viveva. Fuori dal gruppo, no.

 Qualcosa di simile avveniva nelle comunità più avanzate. Romeo fu cacciato da Verona perché aveva assassinato Tebaldo e venne esiliato (il fatto che si tratti di una tragedia di Shakespeare non rende l’esempio meno realistico). Certo, le conseguenze di un esilio erano meno traumatiche. Ma non del tutto indolori. In un mondo fortemente diviso per fazioni arrivare in un nuovo villaggio, un nuovo feudo, una nuova cittadella da esule, da forestiero, senza la protezione del gruppo, o addirittura provare a mettersi al seguito dell’esercito nemico, poteva avere le stesse tragiche conseguenze dell’espulsione da una comunità tribale.

 Tra le espulsioni traumatiche c’è sicuramente quella messa in atto da una corte marziale, il tradimento della gerarchia e della fedeltà a un corpo militare, che in tempi di guerra costa frequentemente la morte. Analogamente (per intransigenza e per spietatezza), perdere la fiducia del gruppo in una organizzazione criminale significa andare incontro a una esecuzione. E incontro a morte certa andavano anche coloro che venivano giudicati cospiratori, anche semplici cittadini, che nella Russia di Stalin subivano esecuzioni sommarie (le Grandi Purghe), o i dissidenti sudamericani (i desaparecidos gettati in mare dagli aerei ad alta quota), o coloro che non si allineavano nel periodo fascista. La punizione era sempre la stessa: la reclusione o la morte. Spesso tra le due condizioni ve n’era una terza intermedia: la tortura.

 

Potremmo andare avanti a lungo, ma sono sicuro che ci siamo capiti. Perché vi racconto queste cose? Perché non è infrequente che alcuni commentatori in mala fede, su media compiacenti, si riferiscano alle espulsioni dal Movimento 5 Stelle come a episodi di tecno-fascismo, a purghe staliniane e così via, con l’unico limite dell’attitudine individuale al solipsismo verbale acrobatico (masturbazioni linguistico-paranoidi in cui il raggiungimento del piacere è legato all’invenzione dell’associazione di idee il più indecente e indecoroso possibile).

 E’ utile disperdere la cortina di fumo sollevata ad arte e recuperare la giusta lucidità. Le democrazie moderne hanno superato il rito dell’espulsione fisica, codificando e sublimando la legittima necessità di preservare l’identità di gruppo attraverso una nutrita filiera di ordinamenti giuridici. L’arbitro che espelle un giocatore dal campo non lo condanna a morte, ma sanziona solo un comportamento scorretto rispetto alle regole scritte (come, immagino, il divieto di insultare il ruolo di chi svolge funzioni di garante rispetto al regolare svolgimento della partita) o non scritte ma semplicemente lapalissiane. E’ la giustizia sportiva. Allo stesso modo, un’assemblea condominiale può “espellere” un condomino per morosità, e una qualsiasi associazione privata può fissare le proprie regole e decidere, a maggioranza, sulla permanenza di un membro nel gruppo.

 Non è un caso che un gruppo parlamentare sia, di fatto, una associazione privata e abbia uno statuto (o un “non statuto”). Inoltre, il carattere distintivo che lega un parlamentare al suo gruppo è di natura prevalentemente fiduciaria. Sono le regole delle quali la nostra democrazia si è dotata per sostanziarsi in istituzioni che tutelino sia i diritti inalienabili del singolo, sia quelli giuridici dei singoli che si costituiscono in gruppo e che hanno parimenti “diritto” a preservarne le intenzioni, lo spirito, l’attitudine. Cosa resterebbe di una cellula se i suoi mitocondri si mettessero ognuno a divorare ogni giorno un pezzo di dna a piacere?

 I gruppi parlamentari sono solo organizzazioni, interne al Parlamento, nate per semplificare e razionalizzare l’appartenenza degli eletti secondo i tratti distintivi comuni. L’eletto, essendo libero da vincoli di mandato, secondo il “regolamento condominiale” chiamato Costituzione (passatemela) è libero di passare da un gruppo all’altro, a seconda di quale sia quello nei cui valori si identifica maggiormente. Se non ne trova uno adatto, può continuare il suo percorso istituzionale nel Gruppo Misto. Allo stesso modo, se un gruppo ritiene che uno dei suoi membri non condivida più i tratti distintivi fondamentali condivisi dalla maggioranza, può decretarne l’esclusione al fine di preservare una chiara identità. E l’identità è tutto, sia nella psicologia individuale come, a maggior ragione, nella dinamica sociologico-politica. Tanto più se parliamo del Movimento 5 Stelle, che si picca di fare della coerenza uno dei suoi punti di forza.

 Il Movimento 5 Stelle, nelle sue declinazioni parlamentari, è attraversato da opinioni estremamente diverse, e questo gli conferisce valore e costituisce la rappresentazione plastica degli ideali di democrazia partecipata che persegue. Quando tuttavia queste opinioni minano alle fondamenta la sua stabilità, i suoi valori chiave, i suoi punti di riferimento, rischiando di svuotarlo dall’interno e, soprattutto, di farlo avvitare su se stesso, disperdendo l’energia politica in interminabili discussioni di metafisica istituzionale e spezzando quel legame, quel patto di responsabilità politica basato sui programmi che lega l’elettore ai suoi portavoce, allora è legittimo che il gruppo decida, convergendo a maggioranza, di autopreservarsi, e in questo modo preservare le speranze e le intenzioni dei cittadini che lo hanno votato.

 Un senatore o un deputato “espulso” da un gruppo parlamentare non va incontro a un destino orribile: perde solo il diritto di parlare a nome di quel gruppo che non si riconosce più nelle sue opinioni o nei suoi comportamenti, ma continua a portare avanti la sua attività politica nelle stesse aule, spesso senza cambiare neanche di posto (Mastrangeli molto di frequente siede vicino ai parlamentari M5S e chiede a loro come e cosa votare). Di contro, chi non riconosce a un gruppo il diritto di decidere a maggioranza su quali contenuti, valori e forme veicolare, disconosce la Costituzione repubblicana e il senso stesso della politica. E anche, francamente, il senso del ridicolo, visto che le espulsioni (per motivi ben più gravi come l’avere denunciato attività illecite dei propri capi di partito) sono all’ordine del giorno nelle grosse formazioni politiche.

 Ma nessuno ne parla. E, soprattutto, nessuno usa termini come “tecno-fascismo” o “purghe staliniane”. E’ più fascista chi usa strumenti istituzionali per cercare di preservare la coerenza del patto elettorale, o chi sui media accusa di fascismo il legittimo utilizzo di una normale pratica codificata dai regolamenti parlamentari, omettendo sistematicamente di guardare alla trave negli occhi dei suoi referenti politici?

 Non so se sia giusta l’espulsione individuale di questo o quel parlamentare, ma una cosa è certa: le dichiarazioni che alcuni di loro costantemente rilasciano in televisione e sulla carta stampata, spesso con un tempismo fenomenale, oscurano costantemente l’attività politica di chi alle lamentele e alle luci della ribalta preferisce i lavori delle commissioni e l’attività dell’aula. E questo, con la complicità dei media che si disinteressano dei contenuti (dichiarandolo apertamente, come ha fatto Corrado Formigli durante l’intervista a Nicola Morra) per sollevare cortine fumogene basate esclusivamente sul gossip metapolitico, rappresenta il vero cancro di questo paese.