Suicidiamoci così è contento lo spread

Senato Governabilissimo dopo Il (Finto) Bagno di Sangue in Borsa Arriverà il Governo che ci Chiede l’Europa.

Intanto grazie a tutti coloro che hanno votato M5S, troppo bello vedere percentuali tra il 23% e il 26%. Ne parleremo diffusamente ma intanto faccio notare che all’M5S come secondo partito spetta ad esempio la presidenza del Copasir (servizi segreti) e la commissione di vigilanza Rai. Sarà un piacere.

Detto questo:

Siete pronti ad un nuovo bagno di sangue in borsa? Siete pronti a 300–400–500 punti di spread?

E infine, siete pronti alla grande coalizione Bunga-Bersani che (ancora una volta) ci salverà dal baratro e magari con Mario Monti Premier?

Bene allora, preparatevi perché accadrà.

Non ci saranno elezioni prima di avere disinnescato l’M5S magari con una bella legge proporzionale perfetta in stile prima repubblica o qualche altra porcata. Oppure non ci saranno nuove elezioni e basta (almeno si spera fino alla fine della legislatura)

Per intanto ci vuole una scusa per far dire a Berlusconi che lo fa per la patria e per la grande emergenza elettorale, che il per grande senso di responsabilità (potete ridere o ..piangere) si alleerà con Bersani. Dunque tremate possessori di azioni italiane e BTP, lo Tsunami sta arrivando ma non è Grillo, sono l’Europa e le banche che ci chiedono di fare il nostro dovere.

E state sereni il Senato è governabilissimo, esattamente come è stato governato negli ultimi venti anni da un PD e un PDL a fare teatro per spartirsi il bottino. Esattamente come è stato governato negli ultimi 15 mesi.

Dunque mettetevi l’elmetto.

FunnyKing
Fontewww.rischiocalcolato.it
25.02.2013



http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=56864

Il Wall Street journal ha definito L’ESITO DEL VOTO come il «peggior risultato possibile» 

Le Borse aprono in netto calo dopo il voto 

Scivolone di Wall Street (-1,55%) e Tokyo (-2,26%) dove gli investitori hanno cominciato a fare i conti con il caso italiano 

Netto calo per i Btp ai primi scambi, con il differenziale con la Germania e il rendimento del decennale che risalgono ai livelli più alti dall’inizio di dicembre scorso, reagendo al risultato elettorale in Italia. Su piattaforma Tradeweb il differenziale di rendimento tra decennali è indicato ai primi scambi a 341 punti base da 283 della chiusura di lunedì, il livello più alto dal 360 punti base segnato lo scorso 10 dicembre. Il rendimento del Btp decennale di riferimento, il novembre 2022, è anch’esso in salita a 4,87%, il livello più alto dall’11 dicembre scorso. 

LE PREVISIONI – Il future a marzo sul Btp accelera il calo, perde oltre 4 punti a 108,24. Oggi si tiene l’asta sui Bot a sei mesi. In offerta ci sono 8,75 miliardi di Bot 30-08-2013 (183 giorni) contro 10,183 miliardi in scadenza. Ancora più attesa e segnaletica è considerata l’asta di mercoledì sul nuovo Btp decennale maggio 2023. Così l’Italia ingovernabile spaventa i mercati dopo il doppio scivolone, nella notte, di Wall Street (-1,55%) e Tokyo (-2,26%) dove gli investitori hanno cominciato a fare i conti con il caso italiano. 

L’INCERTEZZA – L’impasse che sul Wall Street Journal è stata definita come il «peggior risultato possibile» e su buona parte della stampa internazionale come la «vittoria di populismo e false promesse» si é subito tradotta nell’indebolimento dell’euro scambiato sulle piazze asiatiche a 1,3065 contro il dollaro. Mario Monti ha cercato di rassicurare affermando che «l’Italia è stata messa in sicurezza». Ma nelle sale operative prevale la preoccupazione per gli inevitabili attacchi speculativi a un Paese che rischia il commissariamento 

Redazione Online (ha collaborato Paola Pica)26 febbraio 2013 | 8:49©

 

Economia 

ANSA.it 
Spread impazzito, borse Asia giù 
Torna incubo contagio, occhi sull’Europa 
26 febbraio, 08:36 

L’andamento a Piazza Affari 

Spread impazzito, borse Asia giù 

Lo spread Btp-Bund sale ancora: dopo aver superato quota 330 punti, si colloca a 347 punti, con un rendimento del 4,92%. 

Si prospetta un’apertura molto difficile per i listini europei dopo l’esito delle elezioni italiane. I future sul listino di Londra cedono l’1,7%, quelli su Parigi il 2,9%, quelli su Francoforte l’1,9%. 
IN RIALZO A 1598 DLR DOPO INCERTEZZE VOTO ITALIA – Oro in rialzo sui mercati asiatici dopo le incertezze del voto in Italia. Gli investitori cercano un bene rifugio contro le turbolenze del mercato e il metallo quota in crescita a quota 1598,5 dollari. 

EURO IN CALO A 1,3053 DLR SU ESITO VOTO ITALIA – Euro in calo sui mercati dopo le incertezze legate al voto in Italia e il rischio di ingovernabilità del paese. La moneta unica quota contro il dollaro a 1,3053 dopo aver toccato in seduta i minimi delle ultime sei settimane (1,3039) ma cede anche contro il franco svizzero (1,2139) e lo yen (120,11). 

PETROLIO: AI MINIMI 7 SETTIMANE A 91,92 DLR,PESA VOTO ITALIA – Quotazioni in ribasso per il petrolio Wti che finisce ai minimi delle ultime 7 settimane per via dell’aumento delle scorte Usa e del calo dell’euro, causato dall’instabilità politica in Italia. Il greggio quota 91,92 dollari (-1,3%) mentre il Brent scende dell’1% a 113,3 dollari.

 

Elezioni. La gioiosa macchina da guerra in panne

Il centrosinistra perde la partita nelle Regioni che contano. Lombardia, Campania, Veneto e Puglia al Pdl, Sicilia in bilico 

michele mendolicchio

Che il voto fosse aperto a tutte le soluzioni era abbastanza prevedibile. E la conferma è arrivata dai primi rilevamenti dei sondaggisti che si sono immancabilmente scontrati con lo spoglio reale. Mentre i primi instant poll hanno subito dato per vincente il centrosinistra sul centrodestra con un vantaggio di 4-5 punti sia alla Camera che al Senato, al contrario le prime proiezioni rimettevano quasi tutto in discussione. E soprattutto in Regioni che ormai venivano considerate ad appannaggio di Pd e Sel. Alludiamo soprattutto alla Campania, dove addirittura secondo le proiezioni il centrodestra avrebbe un vantaggio di oltre 10 punti; stessa situazione in Sicilia, dove il centrosinistra si troverebbe indietro di quasi 10 punti. Se i dati trovassero conferma dallo spoglio molto probabilmente il quadro politico risulterebbe problematico
Intanto registriamo il calo dell’affluenza, circa il 7% rispetto alle elezioni del 2008.
Ma è stato soprattutto il dato del M5S a dividere. Mentre gli exit poll lo hanno dato al ribasso, intorno al 17-18%, lo spoglio addirittura lo poneva al di sopra del Pdl sia al Senato che alla Camera. Un Grillo che mette paura a Bersani è davvero una bella sorpresa. E se i dati venissero confermati il M5S diventerebbe il secondo partito, rendendo la vittoria di Pd-Sel una vittoria di Pirro. Veniamo invece all’andamento del voto per la lista Monti. Praticamente il Professore e i suoi alleati Fini e Casini venivano considerati dagli exit poll e dalle prime proiezioni al di sotto del 10%. E lo spoglio reale confermava in pieno la tendenza. E’ chiaro che un esito del genere equivarrebbe per Monti e soci ad una sconfitta senza attenuanti. L’uomo delle banche e dell’Ue ne uscirebbe con le ossa quasi rotte. Altra sconfitta clamorosa, sempre che questi primi dati trovassero conferma, è quella di Ingroia. Il partito dei pm addirittura non supererebbe nemmeno il 2%. E questo vorrebbe dire stare fuori dal Parlamento. Se lo merita con tanto affetto. L’ex pm palermitano come lo stesso Di Pietro e i vari Diliberto e Ferrero meritano di stare fuori un altro turno, perché si sono dimostrati ancora una volta il peggio della politica. Hanno portato avanti delle idee vecchie e logore che non hanno più alcun legame con la realtà. Anche Giannino ha conosciuto la sua Caporetto. Dopo la buccia di banana del master e delle lauree fasulle, il leader di Fare per fermare il declino veniva ormai considerato finito. E i dati hanno confermato questa fine. Intanto arrivavano anche i primi commenti. Per Fassina del Pd le proiezioni non facevano altro che confermare il rischio di un ritorno alle urne.
“E’ evidente -aggiunge- che uno scenario così presenterebbe problemi molto seri per l’Italia”. 
Se poi ci aggiungiamo che nelle tre Regioni più contese: Lombardia, Campania e Sicilia, i riscontri dello spoglio e delle proiezioni danno il centrodestra in netto vantaggio il quadro diventa ancora più problematico. Anzi, possiamo benissimo dire che siamo di fronte ad una partita finita in parità. Pd-Sel “vittoriosi” alla Camera e al Senato ma Pdl e Lega si porterebbero a casa le tre regioni che pesano. E che soprattutto rendono la vittoria di Bersani e Vendola inutile. Sul voto in Lombardia c’è da dire che tutti gli analisti e sondaggisti davano la contesa molto aperta, praticamente un testa a testa tra Maroni e Ambrosoli. Invece lo spoglio vedeva tutta un’altra partita: centrodestra in vantaggio di quasi 11 punti. Il che vuol dire che non c’è stata partita, sempre che lo spoglio definitivo confermi il dato. Man mano che le proiezioni smentivano i primi exit poll i vari protagonisti del centrosinistra ridevano sempre meno ed apparivano sempre più bianchi in volto. L’esultanza iniziale man mano che affluivano i dati si trasformava in delusione immensa. Fassino, sindaco piddino di Torino, dava a tutti la sensazione di avere bisogno di una flebo. Anche perché la vittoria sembrerebbe sfumare perfino in Piemonte. Logicamente i dati cambiano come il suono della luce. E prevedere come andrà a finire è del tutto prematuro. Certamente se le proiezioni dovessero trovare conferma dallo spoglio è chiaro che per Bersani e Vendola si potrebbe benissimo parlare di sconfitta inaspettata. Si potrebbe addirittura parlare di debacle qualora il dato della Puglia dovesse trovare una conferma. Le proiezioni e i dati reali danno la Regione di Vendola nelle mani del Berlusca. Un ribaltamento totale se pensiamo che il leader di Sel è in sella da quasi 8 anni, con il vento a favore. Sarebbe davvero una botta tremenda per il presidente Nichi, oltretutto in calo pauroso anche a livello nazionale. Sicuramente la vicenda della sua assoluzione, grazie ad un giudice “amica” di famiglia deve aver condizionato la scelta dei suoi concittadini. E poi la scelta di stare con Bersani ma anche con Monti ha finito per far precipitare le sue quotazioni. Il suo popolo gli presenta un conto davvero pesante, sempre che i dati trovino conferma. Il mito Nichi si scioglie come neve al sole. I suoi concittadini che fino a ieri lo osannavano adesso gli danno lo sfratto.    
Tutt’altra atmosfera in casa del M5S. Non solo sfonda il tetto del 20% di gran lunga ma addirittura si installa in alcune regioni sopra il 25-26%. Quindi un bel ceffone sobrio a tutti quei sondaggisti che lo davano tra il 16 e il 19%.
A far volare il M5S sono stati soprattutto i tanti giovani che hanno deciso di votare in massa il movimento di Grillo.
La gioiosa macchina da guerra del Pd ancora una volta si è fermata, restando senza benzina proprio in prossimità del traguardo. Bersani e Vendola masticano amaro. 


26 Febbraio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19286

La speculazione non ha gradito il voto italiano | Economia |

La speculazione non ha gradito il voto italiano | Economia | Rinascita.eu – Quotidiano di Sinistra Nazionale

La Borsa italiana aveva aperto ieri mattina al rialzo e lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi era sceso sotto quota 290 punti. Due segnali chiari che il mondo degli affari e della speculazione puntavano su una vittoria del PD e di Bersani, che veniva data come scontata, e di conseguenza sulla nascita di un governo con il segretario del partito e con Mario Monti insieme per continuare l’opera di macelleria sociale avviata negli ultimi 15 mesi. Il primo a tener buoni i sindacati, il secondo a tener buoni gli speculatori.
E i primi exit poll e instant poll hanno confermato le speranze della speculazione che parlavano di un 36% al PD, un 30% al PdL-Lega, un 18% a Grillo e un 9% a Monti. Tutti risultati “virtuali” che hanno fatto tirare un sospiro di sollievo alla finanza anglofona e ai suoi terminali italioti tanto che il listino di Piazza Affari nel pomeriggio è salito del 4% e lo spread è sceso sotto i 250 punti. Poi dopo le prime proiezioni che invece davano in vantaggio il centrodestra dell’odiato Cavaliere, lo spread è schizzato a 270 e poi a 295 punti. A dimostrazione che Berlusconi negli ambienti dell’Alta Finanza viene recepito come una variabile incontrollabile con la quale per troppo tempo si è stati costretti a convivere. Un Cavaliere che, al di là dello sputtanamento di immagine inferto all’Italia per le sue pruderie sessuali e gli scandali collegati,al di là delle innumerevoli vicende giudiziarie che lo hanno visto protagonista, al di là dello stile cialtrone tenuto in occasione dei vertici internazionali (le corna fatte nelle foto di gruppo) ha dimostrato ancora una volta di essere il punto di riferimento insostituibile di quello che viene indicato come elettorato moderato. Con buona pace dei vari Monti, Casini e Fini che avevano puntato sulla emarginazione di Berlusconi basandosi sulla fine del suo “ruolo propulsivo”, tanto per usare un termine coniato da Enrico Berlinguer.
Nei giorni scors i, la stampa internazionale, dal Wall Street Journal al Financial Times, passando per i quotidiani tedeschi e francesi, era andata all’attacco sottolineando il pericolo di una lunga instabilità per l’Italia e per i suoi conti pubblici, e di conseguenza per la stabilità dell’euro, derivante dal successo di due partiti come il PdL di Berlusconi e il Movimento 5 Stelle di Grillo sbrigativamente indicati come “populisti”. Il peggior insulto che si possa partorire nei Palazzi dove si trova il potere reale del mondo, quello finanziario ed economico, capace di creare i governi e di farli cadere, come appunto successe a quello di Berlusconi nel novembre, travolto dall’aumento esponenziale dello spread salito a 570 punti. Un potere che non apprezza affatto che i cittadini possano votare con lo stomaco, con uno sguardo rivolto al portafoglio e tenendo conto delle difficoltà per tirare avanti. Un atteggiamento elitario che contraddistingue una lista come Scelta Civica ma anche, e questo è il grave, pure il PD che a furia di rincorrere i fautori integralisti del Libero Mercato ne ha assimilato anche il furore ideologico. Non si può e non si deve infatti scordare che Bersani, da ministro dello Sviluppo nel governo Prodi (2006-2008), si rese famoso per le liberalizzazioni, le famose o famigerate “lenzuolate”. In particolare quelle che permisero ai supermercati, tipo quelli delle Coop “rosse” (guarda, guarda!) di aprire punti di rivendita di medicinali, accanto a quelli degli alimentari. Una deriva liberista, quella del PD che, in ogni caso, è perfettamente in linea con quello delle socialdemocrazie europee che, da anni, hanno rinunciato ad essere una sinistra di classe, desiderosa di cambiare i rapporti economici e sociali, accontentandosi invece di essere una sinistra dei diritti civili. Una sinistra che si accontenta del piccolo cabotaggio e di questioni francamente irrilevanti come il matrimonio dei gay. Un centrosinistra, quello rappresentato dal PD che, nelle scelte di fondo, si è evidenziato come intercambiabile con quel PdL tanto criticato a parole ma con il quale si sono trovati impensabili occasioni di convergenza nell’appoggio al governo catto-tecnocratico-bancario di Mario Monti. Come dimostra il voto favorevole congiunto sulla riforma delle pensioni, con l’aumento dell’età pensionabile, e quello sulla riforma del mercato del lavoro che ha visto l’arrivo della possibilità per le imprese di licenziare a proprio piacimento.
Se quindi non ci sono differenze sostanziali tra centrodestra e centrosinistra perché stupirsi del risultato delle elezioni politiche di ieri? Perché stupirsi di un risultato deludente come quello incassato dal PD unito alla SeL di Vendola? Al PD non è servito nemmeno, anzi è nuociuto, cavalcare la necessità di seguire le direttive della Commissione europea, della Banca centrale di Draghi e della Germania di Angela Merkel. La povertà crescente dei citta dini, il massacro economico al quale è sottoposto il ceto medio, con l’introduzione dell’Imu, non potevano che nuocere alle speranze di un partito come il PD che, nella più deteriore tradizione italiana, ha fatto proprio uno stile parolaio vecchio e datato e rispolverando il frasario della Prima Repubblica. Come quello basato sull’antifascismo militante.  Un approccio che oggi non trova più ascoltatori e che, in particolare, agli occhi e alle orecchie dell’elettorato giovanile che ha votato in massa per Grillo, risulta essere incomprensibile e fuori dal tempo.


http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19281

Due parole su Notav e Movimento 5 stelle

A pochi giorni dalle elezioni vorrei provare a dare una lettura al dibattito che si è innescato in Valle sul Movimento 5 Stelle provando a leggere, dal punto di vista di un notav, perchè al comizio di Beppe Grillo a Susa c’erano oltre 10.000 persone ad applaudirlo.

 Una lettura, ripeto, lascio ad altri gli “endorsment” o le dichiarazioni di sorta, il Movimento Notav sulle elezioni ha preso parola chiaramente con un comunicato, nel quale mi riconosco e dal quale non mi discosto.

Partiamo da alcune considerazioni semplici ma molte chiare: il Movimento Notav non sostiene nessuno, non l’ha mai fatto e non ne ha nemmeno bisogno, al massimo avviene il contrario e chi decide di sostenere il movimento, fa sue le posizioni e le istanze di lotta che da oltre 20 porta avanti senza padrini di sorta.

Siamo un movimento popolare e quindi è “nell’unione di popolo” che troviamo, non una sintesi, ma il giusto programma per essere efficaci e proseguire collettivamente la nostra lotta, tutti insieme. Non siamo trasversali, perchè la trasversalità implica altre scelte molto più blande, fatte al ribasso, noi siamo uniti, siamo un popolo dove ci sono tante teste e tante idee ma l’essere notav ci unisce tutti in un unico cammino, che come dimostriamo da tempo, è quello della lotta popolare.

In tutti questi anni abbiamo incontrato sulla nostra strada diversi partiti politici che ci hanno appoggiato venendo premiati dal popolo notav al momento delle elezioni (nel 2005 Verdi e Rifondazione Comunista registrarono percentuali imbarazzanti ai seggi) salvo venire smentiti quando gli stessi partiti erano entrati nella coalizione di governo. In Val di Susa brucia ancora molto la firma del dodecalogo per sostenere il governo Prodi che quegli stessi partiti hanno sottoscritto nel 2007 e come si sa, la Val di Susa non perdona!

Pertanto la Valle è vaccinata rispetto alle elezioni e ai percorsi istituzionali, dimostrando diffidenza e non associandosi a nessuno. Questo anche solo banalmente per una questione d’interesse, visto che, a ragion veduta, nessuno si è mai preso in carico e in toto le parole d’ordine della Valle senza fare un passo indietro come noi siamo abituati a fare solitamente. Ci hanno sempre spiegato che il nostro NO non poteva essere solo un no, doveva essere qualcosa di più, e quel qualcos’altro di cui ci parlavano era sempre qualche mediazione che il movimento non ha mai accettato, e quindi come sempre ognuno per la sua strada.

Oggi cosa è cambiato rispetto al passato? Nulla!

Ma l’anomalia rappresentata da Beppe Grillo e dal M5stelle pone interrogativi nuovi al popolo notav e questi sono la spiegazione di così tanta partecipazione, e di candidati valsusini. Alberto Perino ha parlato dal palco di Grillo a Susa e Torino e questo è bastato per gridare allo scandalo, ma non al movimento, che sebbene un pò contrariato per l’eco della presenza, ha letto l’evento con gli strumenti di cui è dotato. Alberto dal palco ha parlato a titolo personale e ha detto le stesse cose che sono riportate qui in un’intervista all’Huffingtonpost che rispecchia necessariamente il suo punto di vista e non quello del movimento intero, come lui stesso ha ribadito più volte.

Ma come Alberto sono in molti a vedere in Grillo la giusta anomalia nel prossimo arco istituzionale che può essere utile alla causa notav. Perchè questo?


Provo, dal nostro punto di vista, a leggerli facendo tesoro dell’esperienza grillina in Regione e a Parma, due facce della medaglia. La Valle ha conosciuto i 5 stelle non per il programma che portano avanti ovunque, basato sulla legalità e gli altri punti che lo compongono, ma al contrario, li ha conosciuti per la partecipazione a momenti di lotta e percorsi che poco hanno a che fare con quello spirito giustizialista che li caratterizza sempre.

Qui in Valle, i “grillini” sono stati a supporto del movimento anche sulle lotte che il movimento ha ritenuto legittime come ad esempio nella libera Repubblica della Maddalena dove hanno dislocato l’ufficio regionale in una roulotte (poi distrutta dalla polizia) in Clarea, nel cuore dei terreni contesi. Il 3 luglio nell’assedio alla Maddalena erano presenti, portando anche Beppe Grillo che fece delle dichiarazioni d’impeto con cui paragonò i valsusini impegnati nella lotta a degli eroi, salvo poi correggersi… (come fa da un pò di tempo a queste parti) , ma comunque venne e pianse insieme agli altri notav per i lacrimogeni sparati.

Non posso nemmeno dimenticare la conferenza stampa di presentazione dell’assedio 3 luglio fatta in una sala del consiglio regionale richiesta sempre dal M5S. Tanti fatti, che concorrono a far comprendere il senso di quello che voglio dire, ovvero qui i 5 stelle danno una mano al movimento, uscendo da quell’alveo di legalità estrema di cui sono instrisi, comprendendo che una lotta ed un movimento, si danno gli strumenti che ritengono efficaci per provare a vincerla, superando il concetto di legalità o illegalità, fondando nuovi presupposti per nuove forme di agire, che non necessariamente sono da ascriversi nell’alveo del codice penale.

L’altra faccia di questo agire è secondo me, l’azione politica che stanno tenendo a Parma, luogo in cui i 5 stelle si fanno di governo, dove agendo nel solo alveo istituzionale rischiano di veder costruito l’inceneritore della discordia. A differenza della Valle, laddove s’interpreta la politica nel solo senso istituzionale nulla può cambiare rispetto ai percorsi prestabiliti e imposti dal quel sistema che la casta gestisce molto bene.

Un altro aspetto che va analizzato è relativo allo sbocco in parlamento della causa notav. Nonostante la forza e la costanza, il popolo notav da tempo cerca di uscire dalla Valle e dal solo confronto/scontro con il cantiere e l’apparato che lo governa, cercando di aprirsi spazi politici e sociali che concorrano ad accrescere la forza del movimento popolare. E probabilmente questo spinge l’interesse dei valsusini e delle valsusine a supportare l’avventura dei 5 stelle in Parlamento, individuandoli come il palanchino per aprire le istituzioni, poi una volta aperto il varco…chissà.

Poi vedremo cosa riserverà il futuro per la pattuglia dei 5 stelle che entreranno in parlamento, quanti Scillipoti possibili ci saranno, e magari dovranno persino rivalutare il tanto odiato Favia

Ai lamenti da sinistra che ho letto in questi giorni non saprei cosa rispondere, è la storia che parla delle continue delusioni che un elettore ha ricevuto fino ad oggi e forse converrebbe loro analizzare un pò meglio, ma non crediamo che questa sia una dote così in voga. Ci si scalda, si urla persino alla par condicio ma non ci si accorge dell’impresentabilità di alcune proposte politiche.

Del resto un notav potrebbe votare una coalizione con Di Pietro o con Buquicchio? O un notav con la voglia di tapparsi il naso potrebbe votare una coalizione che decide di non accettare la candidatura di una Notav seria e determinata come è avvenuto per non inficiare trattative su desistenze o future coalizioni?

Almeno una cosa sensata è stata fatta con la candidatura di Nilo Durbiano, sindaco di Venaus, che ai suoi tempi, nel 2005, sulle barricate ci è salito e ha fatto la sua parte. Vedremo poi in parlamento se la causa notav troverà, come auspicabile, gli stessi voti tra la sinistra e M5S.

A ciascuno il suo insomma, quello che però andrebbe fatto è darsi qualche strumento di lettura dall’interno di quanto sta avvenendo, uscendo dalle banalità e provando ad interpretare la realtà.

Poi come sempre, il cammino dei notav è paragonabile a quello su un sentiero di montagna, difficile e in salita, dove solo chi sa usare bene gambe e fiato arriva in cima. Su quel cammino ne abbiamo visti tanti ma ogni volta che ci fermiamo a tirare un pò di fiato non li vediamo più, di volta in volta, noi però continuiamo a marciare.

Ps: Personalmente io farò come sempre la mia scelta, di stare con le piazze e i movimenti e non nelle urne, aderendo alla campagna #nonvivotiamoperchè

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http://www.huffingtonpost.it/lele-rizzo/due-parole-su-notav-e-movimento-5-stelle-_b_2733599.html

MPL (59) SÌ, QUESTA VOLTA FESTEGGIAMO!

COME VOLEVASI DIMOSTRARE

Risultati elettorali: gli euristi in minoranza nel paese e la fine della seconda repubblica 

Segreteria nazionale del Mpl

Sì, diciamolo subito: stasera per la prima volta possiamo festeggiare un risultato elettorale. Vediamo il perché, per grandi linee ed in maniera sintetica, pur mancando ancora i risultati definitivi. 

1. Calcolato l’astensionismo e i voti nulli, il tripartito che ha sostenuto per un anno il peggior governo della storia repubblicana (Pdl, Pd, Udc) è sotto il 50% del corpo elettorale. Una batosta con i fiocchi che non ha bisogno di altri commenti. Già questo fatto suona come la migliore smentita per chi, anche in ambiti a noi vicini, ha sostenuto la tesi della scarsa rilevanza di queste elezioni, che rappresentano invece un vero e proprio terremoto politico. 

2. L’asse amato dalla Merkel, il duo finto-litigante Bersani-Monti, è attorno al 40% dei voti validi. Nel nostro piccolo ci eravamo permessi di indicare l’obiettivo di portarli sotto il 50%. Eravamo stati troppo pessimisti: meglio così. Il voto italiano è una gigantesca sconfessione delle politiche europee. Esso disegna un quadro da incubo per gli eurocrati di Bruxelles e Francoforte, per non parlare del governo di Berlino. 

3. Mario Monti, il simbolo dell’asservimento italiano ai diktat europei, è il principale sconfitto di queste elezioni. Voleva sfondare il 20% e si è ritrovato a lottare per raggiungere il 10%. Pretendeva comunque di essere decisivo e si ritrova ad essere ininfluente anche nella determinazione della maggioranza al Senato. I centri del potere europeo e nord-americano che lo hanno voluto a tutti i costi in pista hanno di che mangiarsi le mani. 

4. Il Pd otterrà quasi sicuramente la maggioranza alla Camera, ma la disfatta del Senato, ed il modesto risultato del partito, mostrano un Pd quanto mai in crisi. Non parliamo poi del penoso 3% di Vendola. Egli doveva coprire a sinistra Bersani, ma la sua coperta si è rivelata un fazzolettino di carta. 

5. Ma il vero dato che da il segno della fine del bipolarismo, e della stessa seconda repubblica, è il successo del M5S, sul quale abbiamo scommesso fin da dicembre. Questo successo – attualmente, oltre il 25% alla Camera, rischiando addirittura di diventare il primo partito – è andato ben oltre le aspettative. Molti ci guardavano con scetticismo quando parlavamo di 100/150 parlamentari. Vedremo alla fine quale sarà l’attribuzione dei seggi, ma già da ora possiamo dire di essere stati fin troppo prudenti. 

6. Il successo del M5S non rappresenta solo una legittima, sacrosanta e più che necessaria protesta. Esso rappresenta la chiusura di un buio periodo di letargia popolare, ed il segnale dell’apertura di una nuova stagione di lotte, che questa volta – a dispetto di tanti pessimisti incalliti – arriverà forse a misurarsi davvero con la questione del governo e del potere. 

7. E’ da rilevare poi un altro fatto di enorme importanza: la protesta contro il trasversale partito eurista non ha preso derive di destra. Il risultato di Forza Nuova, Casa Pound, La Destra e Fratelli d’Italia è fatto di tanti zerovirgola o poco più. A differenza di altri paesi europei – ed essenzialmente per merito del M5S – la protesta popolare ha preso ben altra direzione. Ed il pericolo non è oggi il fascismo, ma la volontà di dominio delle oligarchie finanziarie e del loro braccio politico di stampo tecnocratico. 

8. Certo, le elezioni da sole non bastano. Ma solo i ciechi possono non vedere quanto è cambiata la situazione con i risultati di oggi. E la nostra convinzione è che l’aver scompaginato i giochi politici delle élite non potrà che dare coraggio al popolo lavoratore, ed ai suoi settori più consapevoli sulla necessità di costruire un’opposizione sociale ed un’alternativa politica al governo eurista che in qualche modo metteranno in piedi.

 9. Il blocco dominante cercherà in tutti i modi di reagire alla situazione. Ma come? Dal punto di vista degli equilibri parlamentari la situazione si è clamorosamente incartata. Chiunque vinca alla Camera (quasi certamente il centrosinistra, sia pure con un modestissimo scarto), non avrà la maggioranza al Senato. Attualmente (scrutinate 58.849 sezioni su 60.431) questa sarebbe la distribuzione dei seggi a Palazzo Madama: centrosinistra 113, destra 114, Monti 17, M5S 57. La maggioranza è a quota 158. Ne consegue che non potrà esserci maggioranza alcuna che non riveda insieme Pd e Pdl, come è stato nel disgraziato anno del governo Monti. 


10. Possiamo immaginare quindi la riedizione di un’ammucchiata da tutti esclusa in campagna elettorale. Noi in realtà avevamo detto che sarebbe stata quantomeno necessaria una maggioranza da Vendola a Monti, e che se questa non fosse stata sufficiente si sarebbe ripescato in qualche modo Berlusconi. In realtà le cose a Berlusconi sono andate assai meglio, non tanto per un suo recupero – il centrodestra è sotto il 30% contro il 47% ed oltre del 2008 – quanto per il tonfo, grande quanto meritato, del centrosinistra. 

11. Su Ingroia, e sui sinistrati accolti sulla sua inutile Arca, abbiamo già scritto più volte. E chi è causa del suo mal pianga se stesso. L’impietoso 2,2% chiude ogni discorso: sul Prc, sulla piccola corte di Diliberto, sui Verdi meno credibili d’Europa, sul manettaro molisano, sulle idiozie arancioni, sulle visioni da Procura del candidato premier. 

12. Nuovi compiti ci vengono consegnati da questo esito elettorale. Non solo a noi, ma a tutti quelli che vogliono rovesciare l’esistente, lavorando per una sollevazione di massa in grado di dar vita ad un governo popolare d’emergenza. Da domani inizia davvero una nuova fase. Ma intanto festeggiamo, che questa volta ce n’è davvero motivo.

 



http://sollevazione.blogspot.it/2013/02/mpl-59-si-questa-volta-festeggiamo.html

Sofri, il mandante che dà dell’impostore a Grillo

Sofri, il mandante che dà dell’impostore a Grillo

 


 

Ieri, in un editoriale di Repubblica, si elogiava “il senso di responsabilità di Bersani” e “la sua competente misura”, mentre si scomunicava Rivoluzione civile di Ingroia, “assembramento di pubblici ministeri e di partiti residui perlopiù autoritari” (Idv, Verdi, Rifondazione di Ferrero e Pdci, notoriamente guidati da Mussolini, Hitler, Stalin e Pol Pot), che si fingono “la vera sinistra” ma altro non fanno se non il gioco della “peggiore destra”. 

Quanto a Grillo, “non è un comico: è un grosso impostore”, che “fa la guerra” (anche se invoca l’articolo 11 della Costituzione contro tutti i partiti che han fatto la guerra chiamandola pace, in Afghanistan e Iraq) e addirittura “annuncia il bagno di sangue”. 

Interessante la firma dell’editoriale: Adriano Sofri, condannato definitivamente a 22 anni di carcere in quanto mandante dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi. Il che rende comprensibile la sua allergia ai magistrati, ma non troppo credibile il pulpito della sua intemerata a Grillo: non è il bue che dà del cornuto all’asino, è il mandante che dà dell’impostore al comico. 

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it 
25.02.2013

 

Chi ha vinto e chi ha perso

26 FEBBRAIO, 2013 – 12:10 | DA MONIA BENINI su Teste libere

C’è un vincitore certo, al di là di ogni opinione. Parlano le cifre. E’ un partito che ha 11.634.803 consensi: il non voto. Oltre 11 milioni e mezzo di aventi diritto non sono andati a votare a queste elezioni.

In una repubblica basata sulla democrazia rappresentativa, l’attribuzione dei seggi che risponda esattamente all’indicazione dell’elettorato (ovvero un proporzionale puro, l’unico che non tradisce o manipola la volontà dei cittadini) – dati alla mano – prevederebbe l’assegnazione di un seggio alla Camera ogni 74.455 elettori. Pertanto, una semplice operazione aritmetica ci dimostra che ben 156 seggi non dovrebbero proprio essere assegnati. Questo significa l’astensione oggi in Italia. Ma sappiamo come funziona la porcata elettorale italiana, con premi di maggioranza e soglie di sbarramento varie. Così l’opinione di un elettore su 4 sarà violentata e attribuita ‘in premio’ alla coalizione vincitrice. Per governare meglio, dicono. Perché con un sistema maggioritario con sbarramento, ci hanno spiegato a suo tempo, si eviterà il proliferare di liste e listine.

Infatti. Alla Camera erano candidate 47 liste diverse, alcune raccolte in coalizione, per la bellezza di ben 32 premier in lizza. Siamo riusciti a battere il record delle elezioni politiche della Grecia… Almeno si avesse il buon senso di dire che il premio di maggioranza e lo sbarramento non servono né per la governabilità, né per diminuire il numero di partiti presenti alla competizione elettorale. Servono solo a ingrassare la pancia di chi arriva primo, falsando di fatto l’esito delle urne.

C’è poi una seconda vittoria. Netta e di sorprendenti dimensioni. Quella del Movimento 5 Stelle: 8.688.545 elettori, il primo partito italiano alla Camera dei Deputati. Un M5S che ha seguito il consiglio giunto da Piero Fassino nel 2009: “ Il PD non è un taxi su cui chiunque può salire. Grillo si faccia un suo partito, vada alle elezioni e vediamo quanti voti prede.” Detto, fatto.

Per il resto, il panorama presenta delle non vittorie, se non proprio delle sonore sconfitte. A partire da Monti, primo ministro uscente da un governo tecnico sostenuto da PD, UDC, FLI (e PDL sino a novembre 2012), che è riuscito a raccogliere poco più di 2 milioni e 800 mila voti. A nulla vale dunque la dichiarazione post voto di Monti: “Sono soddisfatto, siamo partiti da zero”. Certo che se un Presidente del Consiglio uscente parte da 0…cosa si dovrebbe dire per quella galassia di liste, movimenti e piccoli gruppi che, comunque decisi a fare la propria esperienza elettorale, si sono presentati dovendo raccogliere le firme da soli, senza alcun sostegno e spesso fra mille ostacoli e avversioni dei partiti tradizionali?

E a proposito di Monti, nella sua coalizione ci sono due drastiche sconfitte: la quasi scomparsa di FLI (Fini) con meno di 160 mila voti raccolti a livello nazionale (e la scomparsa dal Parlamento) e la sonora batosta dell’UDC di Casini che, da oltre 2 milioni di elettori nel 2008, scende a poco più di 600 mila, con una perdita netta di quasi un milione e mezzo di voti. Per restare a Monti, il percorso che traccia su La Stampa difficilmente può dare adito a confusione: «Va assicurato un governo al Paese – scandisce il Professore -, ma non un governo qualunque, un governo che faccia andare il Paese». Verrebbe da chiedere ‘dove?’, ma la risposta l’aveva già fornita il colosso bancario Goldman Sachs nel settembre 2012, sostenendo la positività di un governo PD che porti avanti la linea montiana.

Veniamo dunque al Partito Democratico, al quale l’Italia giusta è riuscita a togliere la bellezza di quasi 3 milioni e mezzo di voti rispetto al 2008. E l’aspettata ciambella, ovvero un risultato elettorale che garantisse la governabilità stabile con l’accordo Bersani-Monti, non è riuscita con il buco. Il ‘botto’ del Movimento 5 Stelle ha scompaginato le carte e lascia l’asse delle banche alle prese con una bella frittata per i prossimi mesi.

Confrontare i risultati dell’IDV e della sinistra è meno agile, a causa delle frammentazioni e ricomposizioni elettorali che sono intercorse da cinque anni a questa parte. Anche a voler essere generosi, aggregando i risultati delle compagini, oggi SEL di Vendola insieme a Ingroia, porta a casa oltre 852 mila voti in meno dell’Arcobaleno e IDV nel 2008. Un dato però salta subito all’occhio, ed è quello dell’Italia dei Valori di Di Pietro che cinque anni fa da sola raccoglieva più di un milione e mezzo di voti, ovvero il doppio di quanto non abbia ricevuto ora Ingroia con la sua (mancata) Rivoluzione Civile, nonostante o a causa del fatto che la compagine racchiudeva non solo IDV, ma anche Rifondazione Comunista, i Comunisti Italiani e i Verdi di Bonelli. Forze spazzate via dal parlamento e ormai di ridottissimo peso politico nel panorama nazionale.

Ma anche sull’altro versante geo-elettorale, le sconfitte sono brucianti, al di là di ogni possibile dichiarazione. Parlano i numeri. Il PDL di Berlusconi, pur rimontando rispetto a una situazione di totale sbandamento e frammentazione del partito di 3 o 4 mesi fa, perde oltre 6 milioni di voti (6.297.343). Stessa sorte per una Lega Nord, inizialmente rinforzatasi con la sua opposizione al governo Monti, ma poi dilaniata dagli scandali e dai conflitti interni: oggi ne rimane meno della metà, con una perdita di oltre 1 milione e 600 mila voti.

Curioso anche il risultato di due partiti alleati di Berlusconi: la Destra e Fratelli d’Italia. Alla disfatta del primo (Storace raccoglie appena un quarto dei voti rispetto al 2008), corrispondono praticamente i voti della Meloni: sommando il risultato delle due forze oggi, si ottiene una cifra davvero simile al consenso de La Destra cinque anni fa, anche se questo non dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio che vi sia un’identità di elettorato.

Valutare il risultato di Fare per Fermare il Declino di Giannino (che ha raccolto poco meno di 400 mila voti a livello nazionale) è un po’… strano, dal momento che le ‘attenzioni’ del collega di partito, Zingales, nel momento clou della campagna elettorale sono apparse molto ‘spintanee’.

Urticante è poi considerare il peso dei Radicali, tanto presenti con la Bonino nei gruppi di potere elitario, che in Italia però fanno incetta di… meno di 65 mila voti. Così come è sgradito commentare il risultato marginalissimo di Io Amo l’Italia di Magdi Allam: poco più di 40 mila voti, ma sempre troppi a mio avviso per una forza che all’articolo 19 del proprio programma viola palesemente l’articolo 3 della Costituzione Italiana, per inseguire oltrettutto un nemico artificiale costruito da interessi che risiedono fuori dall’Italia.

Un’ultimissima considerazione sul Partito Comunista dei Lavoratori di Ferrando, su Forza Nuova e sul Partito Liberale: tutte queste forze hanno perso voti (dai meno 20 mila di FN, ai meno 76 mila del PLI, sino ai meno 118 mila del PCL). A nulla sono valsi dunque gli sforzi di puntare su un tema, su un argomento per far breccia. Oggi la gravità della situazione richiede risposte a tutto tondo.

La fotografia che esce da questa competizione elettorale è dunque ritoccata in partenza da due elementi: la non considerazione del primo partito italiano, ovvero il ‘non voto’, e la ripartizione dei seggi in base alla ‘legge porcata’ che penalizza la forza che ha ottenuto il maggior consenso (il M5S) e paradossalmente premia un partito che ha perso quasi 3 milioni e mezzo di voti rispetto alle ultime politiche. E probabilmente non sarà l’unica porcata alla quale assisteremo nei prossimi giorni…

N.B: L’analisi dei dati si basa sui risultati del voto alla Camera dei Deputati e non tiene conto dell’esito del voto estero, già manipolato in partenza dall’esclusione al voto ad esempio degli studenti Erasmus

El Pais – Otto luminari dell’Economia Mondiale distruggono Monti e il suo Euro-sponsor, Olli Rehn

El Pais – Otto luminari dell’Economia Mondiale distruggono Monti e il suo Euro-sponsor, Olli Rehn

Martedì, 26th Febbraio/ 2013

– di Giovanni Antonio Fois –

Eurocasta Bocciata su Politica Economica e Monetaria

Garicano:

La Commissione sottovaluta il rischio di gravi incidenti!” 

Galbraith:

La Commissione sembra operare in un mondo a parte!”

Krugman:

Stanno continuando a fare danni enormi!”

De Grauwe:

Più stupidi di così non si può!” 

Bruxelles, Madrid – Conoscete Olli RehnCommissario Ue per gli Affari Economici, uno degli alti membri del sistema finanziario europeo, braccio destro europeo di Mario Monti, primo sostenitore (al di fuori del Paese) della lista del “premier tecnico” uscente. Negli ultimi giorni, attraverso gli organi di stampa internazionale, ha sottolineato più volte l’importanza da parte degli Italiani di sostenere la lista ”Con Monti per l’Italia” per il futuro del Paese. Alcuni cittadini, fiduciosi nella professionalità di un esperto internazionale di questo calibro, potrebbero essere caduti in quest’ennesimo, terribile tranello. Almeno a giudicare dalle proiezioni elettorali qualcuno c’è cascato per forza! Aver votato il professore e i suoi degni alleati significa infatti  aver optato nella legittimazione dell’autodistruzione del Sistema-Pa ese sull’onda del pagamento di un debito pubblico sempre più consistente, costringendo il popolo ad una lunga – per non dire perenne – ed immotivata politica d’austerità.

El Pais – Olli Rehn il Grande Bocciato in Economia 

A sotegno di queste affermazioni, il quotidiano madrileno ”El Pais”, nelle scorse ore, avvalendosi del giudizio di dieci esperti internazionali d’economia (appartenenti a fazioni politiche divergenti), ha emesso un duro verdetto nei confronti di Rehn, evidenziando i limiti e le contraddizioni proprie delle dichiarazioni espresse durante questi ultimi mesi, anche in merito alla situazione italiana. Otto di questi dieci guru del sistema finanziario ed economico internazionale, hanno condannato severamente le politiche adottate da Rehn, colpevole di aver dettato una ricetta, rivelatasi palesemente errata.

 Eurocasta & Co – Bruegel e BCE tifano per Monti 

Solamente due degli esperti interpellati si sono dichiarati a favore delle scelte compiute; ad ogni modo, esaminando i curricula di questi due personaggi, è possibile individuare il perchè: Guntran Wolff, il primo, è l’attuale presidente del Bruegel, acronimo per ”Brussels European and Global Economic Laboratory”, un gruppo-loggia di riflessione (think tank) politico economico, del quale Mario Monti fu il primo presidente, ricoprendo la carica dal 2005 al 2008; il secondo, José Manuel González-Páramo, è membro del comitato esecutivo della Bce, ovviamente a favore delle politiche economiche rehniane e montiane. Le caste del sistema economico internazionale hanno tentato in primo luogo di portare avanti, attraverso tutti questi ”illustri” personaggi, la candidatura di Mario Monti, coltivando il sogno (ormai da mesi) di governabilità sull’UE da parte di un partito borghese europeo che parta dalle singole nazioni, asservito alle multinazionali e assetato di sangue proletario.

 Elezioni 2013 – Le proiezioni al tempo del Porcellum 

I sondaggi elettorali, tuttavia, vedono la lista Monti in forte difficoltà, con poche poltrone alla camera e pochissime al senato. Gli Italiani, stanchi di pagare tasse sempre più salate,  da record del mondo, stanno esprimendo in queste ore un sentimento d’odio condiviso nei confronti delle istituzioni, delle banche, del sistema economico internazionale e  della moneta unica, avvicinandosi maggiormente al Movimento 5 Stelle di Grillo, ma curiosamente anche al PDL (sostenitore di Monti in Parlamento per tutto il 2012): promotori (durante la campagna elettorale) di una sia pur timida contrapposizione all’Euro.

 Galbraith: “La Commissione sembra operare in un mondo a parte” 

Inconsapevolmente si sta attuando il piano B della BCE, il progetto finale che vede il rimborso degli spiccioli dell’Imu (peraltro fortemente in dubbio per l’altolà avanzato negli ultimi giorni dalla Svizzera) e che vede uscire miliardi di euro dalle tasche degli Italiani a favore del FMI e del sistema bancario. ”Non sono proprio ottimista – ha affermato James Kenneth Galbraith, noto economista statunitense: uno dei dieci luminari interpellati da ”El Pais” – La Commissione sembra operare in un mondo a parte, totalmente dipendente dagli interessi a breve termine delle banche e totalmente indifferente alle conseguenze di politiche e analisi assolutamente imbarazzanti”.

 Paul de Grauwe – “Più stupidi di così non si può!” 

Anche Paul de Grauwe, altro importante economista di fama internazionale, nelle scorse ore ha sottolineato quanto questo giornale e il sottoscritto esprimono da tempo e cioè che ”i membri della Commissione sono gli unici colpevoli perché hanno costretto tutti i paesi a sottoporsi ad una cura di austeritàSiamo di fronte a una recessione auto-imposta – ha tuonato de Grauwe – Non avrebbero potuto essere più stupidi”. 

 Il Punto di Garicano e Krugman 

Il docente della London School of Economics, Luis Garicano e il premio Nobel per l’economia Paul Krugman si sono chiesti quali possano essere le risposte di Rehn alle notizie disastrose che provengono dall’Europa, in particolare dai paesi del Sud e dalla Grecia.  ”Il Nord non è stato toccato dalla crisi e non è consapevole di come alcuni paesi stiano annegando”, ha affermato  Garicano, evidenziando come ”la Commissione sottovaluti il rischio di gravi incidenti”. ”Queste persone hanno già fatto danni enormi e hanno il potere di continuare a farlo” ha invece replicato Krugman.

 Aveva ragione Mark Twain! 

Il quadro che si presenta è dunque a dir poco paradossale. Milioni di persone corrono ai seggi per esprimere il proprio parere, rimanendo all’oscuro della verità principe di questo tempo. Ovvero la salda e consolidata governabilità dei colossi politici e finanziari, uniti nel nome del mercato e sostenuti da qualsivoglia forza politica. Un aforisma, espresso da Mark Twain nel diciannovesimo secolo si sposa a pieno con il momento storico che stiamo vivendo ponendoci di fronte questa triste realtà: “Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare”. Visto quel che accade nell’Italia del porcellum e sotto il cielo di Roma, come dargli torto?

 

Giovanni Antonio Fois  (Copyright © 2013 Qui Europa)

 

                                                                                                                      

Eurocasta Denunciata per Crimini contro l’Umanità

Enzensberger: l’Ue ha tradito Popoli, Trattati e Principio di Sussidiarietà – L’Omertà dei Padrini

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Signoraggio Bancario – Dopo Auriti il Buio: Il Silenzio della Politica e dei Falsi Profeti

Privatizzazioni: la Troika architetta il saccheggio della Grecia

– di Sebastiano Caputo –

Il nuovo programma di privatizzazioni prevede un incasso pari a 19 miliardi di euro entro il 2015 e 50 miliardi entro il 2020

Il saccheggio della Grecia si attuerà progressivamente da qui al 2020. Non è bastato lo sciopero generale di mercoledì indetto dalle due principali sigle sindacali del settore pubblico e privato, l’Adedy e la Gsee e, dal Pame, il sindacato comunista, a fermare il nuovo programma di privatizzazioni delle aziende elleniche a partecipazione statale architettato dalla “troika” (Fmi, Ue e Bce) con la complicità del primo ministro Antonis Samaras.

Il programma “ammazza-Grecia” – che secondo i poteri forti è la condizione indispensabile per continuare a fornire ad Atene aiuti finanziari per “rilanciare” l’economia e continuare a risanare il suo debito pubblico – sarà portato avanti già da quest’anno da l’Ente nazionale per la Valorizzazione delle Proprietà dello Stato (Taiped) e prevede di incassare 19 miliardi di euro entro il 2015 e 50 miliardi entro il 2020. Cifre colossali se si pensa che in due anni di privatizzazioni il Taiped avrebbe, come ha scritto il giornale Kathimerini, recuperato “soltanto” 1,8 miliardi di euro. Come si legge sul nuovo piano l’agenzia ha programmato di completare entro la fine del 2014 tutte le vendite di aziende statali come l’Opap (la società che gestisce le lotterie), le Poste elleniche, la Depa (azienda del Gas), la Desfa (gestore della rete del gas) e la concessione a privati di infrastrutture come porti, aeroporti ed autostrade. Mentre dal 2015 Tai ped completerà la ricetta di privatizzazioni con la vendita del patrimonio immobiliare greco all’estero – circa 1.000 immobili saranno venduti al migliore offerente per un incasso di 7 miliardi di euro – e delle isole elleniche.

Ma il saccheggio della Grecia non finisce qui perché oltre al programma di privatizzazioni, il gruppo di tecnocrati della “troika” – che si recherà nel Paese la settimana prossima – valuterà se concedere un prestito immediato da 2,8 miliardi, in cambio del quale il governo si è impegnato a tagliare ulteriori 25.000 posti di lavoro nel settore statale entro l’anno in corso, mentre l’esecutivo vede lentamente assottigliarsi la propria maggioranza in Paramento dopo aver adottato tagli alla spesa pubblica per 18,5 miliardi di euro.

Il popolo ellenico è ormai allo stremo, strozzato dalle misure del governo e della Troika, mentre la Grecia è già entrata nel quinto anno di recessione con una disoccupazione record pari al 27% (che raggiunge il 50% fra i più giovani), per la chiusura di scuole, degli uffici pubblici, degli ospedali, dei servizi di trasporto marittimi e aerei. Ogni giorno ci sono mille disoccupati in più. Il Prodotto interno lordo che lo scorso anno è sceso del 6%, è retrocesso ai livelli di dodici anni fa. Chi non ha più un tetto, va a vivere in strada, mentre nelle città aumentano violenze, rapine e furti nelle case. I crimini sono addirittura aumentati del tremila per cento in due anni. Secondo uno studio del Gsee, il maggior sindacato del settore privato, 3,9 milioni di persone su 11 vivranno a fine 2013 sotto la soglia di povertà dei 7.200 euro di reddito annuo. Il Paese è sommerso dai debiti e mantenuto a galla allo stesso tempo dagli “aiuti” finanziari (prestiti a usura) forniti dai Paesi dell’Eurozona e dal Fondo Monetario Internazionale che secondo il programma stabilito nel 2014 raggiungeranno la cifra stratosferica di 240 miliardi di euro. La Grecia non deve fallire se no falliscono le banche che ne detengono il debito, ma soprattutto non deve fallire finché il saccheggio del suo patrimonio non è stato ultimato.

Non si ferma la protesta degli agricoltori greci 

Ottenere la riduzione del prezzo del gasolio per il settore e dell’Iva sui loro prodotti. Continua da ormai da 25 giorni la protesta degli agricoltori greci che stanno bloccando simbolicamente e soltanto per qualche ora al giorno le strade del Paese. Ieri a mezzogiorno a Nikaia, una località vicino a Larissa (Grecia centrale), i rappresentanti dei 34 blocchi stradali si sono riuniti per decidere sul futuro della loro mobilitazione.



http://terrarealtime.blogspot.it/2013/02/privatizzazioni-la-troika-architetta-il_25.html

Voto. Un Paese senza Monti e camerieri

Mario Monti – conf stampa 25 feb

“Desidero ringraziare sinceramente queste elettrici e questi elettori italiani, e confermare che questa idea e questa realtà politica che ci sarà sia alla Camera che al Senato diviene da domani una struttura destinata a durare.

tratto da Polis blog

 

due GIORNI FA DICHIARAVA

 

Poi dice di aver accettato l’incarico perché è stato chiamato come un medico al capezzale di un malato. Ci assicura comunque che non intende restare a forza nel Palazzo. 

 

Voto. Un Paese senza Monti e camerieri

Il professore chiude la sua campagna con lo spauracchio della Grecia 

michele mendolicchio

L’uomo che ci sta facendo toccare con mano la povertà ha chiuso la sua campagna nella città dell’arte. “Sono qui a Firenze, che è la capitale del Rinascimento, perché sono profondamente convinto che l’Italia debba rinascere sulle stessi basi di allora: cultura, lavoro, talento”. Come al solito anche il professore fa uso ricorrente di parole ormai vuote di qualsiasi significato. I suoi 15 mesi di governo hanno dimostrato a tutti che la sua ricetta non ha nulla di miracoloso, anzi è peggiore del male che si vorrebbe curare.
“L’Italia può rinascere -spiega l’uomo delle banche- se mette al centro i propri cittadini che in questi ultimi venti anni sono stati trattati come sudditi”. Davvero stiamo alle comiche. Con l’ingresso nell’euro abbiamo definitivamente abdicato ad ogni lembo di sovranità, facendoci dettare l’agenda politica ed economica dalla Bce e dall’Ue. Siamo diventati dei sudditi senza più alcun diritto, né in merito al lavoro né per una qualità di vita. Abbiamo dovuto subire anche in tema di politiche migratorie che sono un danno non solo per gli stessi stranieri ma anche per noi italiani. Al professore gli italiani regaleranno un bel biglietto per andare ad insegnare economia nelle sue amate università d’Oltreoceano. Qui della sua “bravura” non sappiamo cosa farne. “Per la prima volta in venti anni l’offerta politica è davvero cambiato e gli italiani possono scegliere qualcosa di diverso dalla solita minestra offerta dai partiti che hanno portato l’Italia nella situazione in cui è precipitata fino a 14 mesi fa”. Poi dice di aver accettato l’incarico perché è stato chiamato come un medico al capezzale di un malato. Ci assicura comunque che non intende restare a forza nel Palazzo. Sul mancato accordo della legge elettorale spiega che è dipeso dalla cattiva volontà dei partiti tradizionali. “Noi vogliamo portare in Parlamento persone nuove, preparate e competenti. Il cinismo, la rassegnazione, il populismo e la demagogia sono i veri nemici dell’Italia. Quel populismo che vorrebbe approfittare della rabbia legittima degli italiani per sfasciare tutto e chiudere la nostra grande nazione all’Europa e al mondo”. Forse farebbe bene a farsi un giro per le nostre città per rendersi conto in che situazione queste politiche liberiste hanno portato il Paese. Non solo ci hanno tolto ogni residuo di sovranità ma ci stanno piano piano trasformando in un recinto di nuovi schiavi, in attesa che passi il caporale di turno. E’ una vera vergogna cui tutti noi dobbiamo ribellarci. Senza un ritorno alla nostra sovranità non ci saranno più diritti. Attraverso la globalizzazione e la moneta europea la nostra vita è andava via via deteriorandosi, lasciandoci solo il diritto di votare. Però a quanto pare anche questo rischio di venir meno, visto gli anatemi dello stesso Monti e di Bersani al voto utile. Naturalmente il loro. “A chi dichiara di voler bombardare le istituzioni e dichiara guerra all’Unione europea dico: non ci riuscirai -questa la minaccia dell’economista di successo-Abbiamo conquistato e difeso il nostro posto in Europa e la libertà delle nostre istituzioni”.
No, caro professorino la gente ha cominciato finalmente ad aprire gli occhi e a rendersi conto dove questi liberisti ci stanno portando. Di ridurci a sudditi non ci riuscirete. Il popolo rialzerà la testa dando un calcio a questa Europa al servizio della grande finanza e degli interessi internazionali. La tanto decantata moneta della miseria se la tengano pure in tasca Prodi, Ciampi, Napolitano, Casini, Bersani e tutti quelli come Lei che sono al servizio di Wall Street e della City. “In Italia non c’è più niente da distruggere, c’è invece da ricostruire”, aggiunge Monti. Poi l’immancabile frecciata al Cavaliere. “Non può essere utile un voto per una destra che torna a promettere una società in cui tutto è consentito, un Paese del liberi tutti e delle tante illegalità che mortificano gli italiani”. Eh certo meglio lasciarli con le tasche vuote e con il pianto quotidiano. Meglio un illusionista che un profeta di sciagure. Ridurre le tasse e ridare qualche soldo agli italiani è una scelta giusta per rilanciare i consumi, altro che favole. Le politiche del rigore ci stanno trasformando in mendicanti altro che dignità di vita. Infine rivede quella luce del tunnel che solo lui riesce a vedere. Infine torna sullo spauracchio della Grecia.
“Si può anche votare con la rabbia, ma poi dove si va? Dove si va se poi si farà un referendum per far uscire l’Italia dall’euro? Poi ci saranno piazze in Italia come quelle che abbiamo visto in Grecia”. E’ proprio il contrario di quanto dice l’uomo delle banche. Continuando a stare in questa gabbia europea faremo una brutta fine: camerieri e sudditi.


23 Febbraio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19241