Il giallo dei 2 milioni di ettari scomparsi in Congo, Alberto Terenzi

Il fenomeno del cosiddetto land grabbing (letteralmente: “accaparramento della terra”) è al centro della preoccupazione di molte organizzazioni internazionali che si occupano di sviluppo ed agricoltura.
Negli ultimi anni, infatti, società e Stati stanno acquisendo enormi estensioni di terra coltivabile, specialmente nei Paesi meno sviluppati dell’Africa, per scopi di sfruttamento agricolo – con l’evidente rischio non solo di creare un nuovo tipo di colonialismo ma ancor più di creare nuovi monopoli dei prodotti agro-alimentari, in un momento in cui essi sono già oggetto della speculazione finanziaria e di significativi rialzi di prezzo. Un altro aspetto delicatissimo della questione è legato al fatto che la maggior parte delle colture cui vengono destinati questi terreni servono per produrre energia: queste terre sono così sottratte alla produzione per alimentazione umana e animale, con ulteriori effetti di spinta, secondo molti osservatori, sulla crescita dei prezzi dei prodotti agro-alimentari, i cui effetti sono ovviamente più pesanti nei paesi del Sud del mondo.
L’argomento è sicuramente fondamentale per chi ha a cuore il futuro del pianeta, ormai unificato dalla globalizzazione, ma la cosa diventa addirittura appassionante quando uno di questi accaparramenti si trasforma in un vero e proprio giallo.
Infatti, nel numero del 15 gennaio 2013, l’autorevole rivista scientifica americana Proceedings of the National Academy of Sciences, edita dalla Stanford University, ha pubblicato un importante articolo, “Global land and water grabbing”, ad opera di tre ricercatori italiani, i quali hanno voluto studiare su basi rigorose questo scottante problema, collegandolo anche alla questione del controllo di un’altra risorsa fondamentale per il futuro del pianeta, l’acqua. Per dare dimensioni statistiche al fenomeno, hanno utilizzato, fra gli altri, i dati di una base di dati pubblica (http://landportal.info) nella quale già da alcuni mesi vengono registrate ed aggiornate tutte le transazioni di cui si ha notizia in materia di acquisizioni di terreni agricoli nel mondo, con indicazione sia del paese nel quale viene acquisita la terra che del soggetto, pubblico o privato, che l’acquisisce.
Nel maggio del 2012, quando cioè gli studiosi hanno consultato Landportal, risultava presente nel database un dato impressionante: 
Israele avrebbe acquisito nella Repubblica Popolare del Congo ben due milioni di etta ri di terra (per raffronto, in tutta Italia vengono coltivati circa 14 milioni di ettari), allo scopo di coltivarvi jatropa, una pianta utilizzata per produrre i cosiddetti bio-carburanti. 
L’acquisizione di due milioni di ettari in Congo poneva Israele tra i sei maggiori landgrabber mondiali, tra i quali figuravano anche la Cina, gli Usa e la Gran Bretagna. La notizia non è passata inosservata alla stampa israeliana che ha contestato questa informazione, osservando che sulla base di dati pubblica il dato non compariva! Ed in effetti, se oggi si consulta Landportal, di questa acquisizione in Congo di due milioni di ettari da parte di Israele o di società israeliane non c’è più la minima traccia. Che cosa è successo?
Così, se da una parte, ovviamente, i ricercatori saranno costretti a rivedere il loro, per altro assai importante ed interessante contributo, sorgono notevoli perplessità su come sia nata questa informazione, come spesso avviene nell’ep oca delle informazioni on line: era tutto solo un’invenzione? da chi è partita? come mai un database internazionale l’ha accolta senza verificarla? Ad oggi, non lo sappiamo, ma ci auguriamo che nei prossimi giorni arrivi una chiara soluzione di questo appassionante thriller agricolo-ambientale, che potremmo chiamare “dei due milioni di ettari scomparsi”.


http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=45005

 

Il metodo per creare l’opinione pubblica

By Edoardo Capuano – Posted on 07 febbraio 2013

MediaDa un lato, una situazione economica e sociale inedita. Dall’altro, un dibattito pubblico mutilato, ridotto all’alternativa tra austerità di destra e rigore di sinistra. Come si definisce lo spazio dei discorsi ufficiali, per quale prodigio l’opinione di una minoranza si trasforma in «opinione pubblica»? È ciò che spiega il sociologo Pierre Bourdieu in questo corso sullo Stato tenuto nel 1990 al Collège de France e pubblicato questo mese. (Le Monde Diplomatique)

Un «uomo ufficiale» è un ventriloquo che parla in nome dello Stato: assume un portamento ufficiale – bisognerebbe descrivere la messinscena del personaggio ufficiale –, parla a favore e al posto del gruppo al quale si rivolge, parla per e al posto di tutti, parla in quanto rappresentante dell’universale.

E a questo punto si arriva alla moderna nozione di opinione pubblica. Cos’è questa opinione pubblica invocata dai creatori di diritto delle società moderne, delle società nelle quali il diritto esiste? È tacitamente l’opinione di tutti, della maggioranza o di coloro che contano, di quelli che sono degni di avere un’opinione.

Penso che la definizione esplicita in una società che si pretende democratica, e cioè che l’opinione ufficiale è l’opinione di tutti, nasconda una definizione latente, e cioè che l’opinione pubblica è l’opinione di quelli che sono degni di avere un’opinione. C’è una sorta di definizione censuaria dell’opinione pubblica come opinione illuminata, opinione degna di questo nome. La logica delle commissioni ufficiali è quella di creare un gruppo in grado di dare tutti i segnali esterni, socialmente riconosciuti e riconoscibili, della sua capacità di esprimere l’opinione degna di essere espressa, e nelle forme convenienti.

Uno dei criteri taciti più importanti nella selezione dei membri della commissione, in particolare del suo presidente, è l’intuizione, da parte di chi è incaricato della composizione della commissione, che la persona in questione conosca le regole tacite dell’universo burocratico e le riconosca: in altre parole, qualcuno che sappia giocare il gioco della commissione in maniera appropriata, quella che va oltre le regole del gioco, che lo legittima; non si è mai così tanto nel gioco come quando si va oltre.

In ogni gioco, ci sono regole e fair-play. A proposito dell’uomo cabilo, o del mondo intellettuale, avevo utilizzato questa formula: l’eccellenza, nella maggior parte delle società, è l’arte di giocare con la regola del gioco, facendo di questo gioco con la regola del gioco un omaggio supremo al gioco. Il trasgressore controllato è la vera antitesi dell’eretico. Il gruppo dominante coopta i suoi membri su indizi minimi di comportamento, che sono l’arte di rispettare la regola del gioco fin nelle trasgressioni regolate della regola del gioco: la buona creanza, il contegno. È la celebre frase di Chamfort: «Il grande vicario può sorridere a una battuta contro la religione, il vescovo può riderne apertamente, il cardinale metterci del suo .»Più si sale nella gerarchia delle eccellenze, più si può giocare con la regola del gioco, ma ex officio, a partire da una posizione che sia tale da eliminare ogni dubbio. L’humour anticlericale di un cardinale è squisitamente clericale.

L’opinione pubblica è sempre una specie di realtà doppia. È quella cosa che non si può non invocare quando si vuole legiferare in campi non organizzati. Quando si dice «C’è un vuoto giuridico» (espressione straordinaria), a proposito dell’eutanasia o dei bimbi-provetta, si convocano delle persone, che si metteranno a lavorare con tutta la loro autorità. Dominique Memmi descrive un comitato di etica [sulla procreazione artificiale], la sua composizione con gente disparata – psicologi, sociologi, donne, femministe, arcivescovi, rabbini, scienziati, ecc. – che hanno il compito di trasformare una somma di idioletti etici in un discorso universale che colmerà un vuoto giuridico, cioè darà una soluzione ufficiale a un problema difficile che turba la società – legalizzare le madri portatrici, ad esempio. Se si lavora in questo genere di situazione, si deve invocare un’opinione pubblica.

In questo contesto, si capisce molto bene la funzione affidata ai sondaggi. Dire «i sondaggi sono con noi», è come dire «Dio è con noi» in un altro contesto. Ma la storia dei sondaggi è seccante, perché a volte l’opinione illuminata è contro la pena di morte, mentre i sondaggi sono piuttosto a favore. Che fare? Si fa una commissione. La commissione costituisce un’opinione pubblica illuminata che tradurrà l’opinione illuminata in opinione legittima in nome dell’opinione pubblica – che magari dice il contrario o non pensa proprio niente (come succede su molti argomenti). Una delle proprietà dei sondaggi consiste nel porre alla gente problemi che non si pone, nel suggerire risposte a problemi che non si è posta, quindi nell’imporre risposte. Non è questione di cercare vie traverse nella costituzione dei campioni, è il fatto di imporre a tutti problemi che sono sentiti dall’opinione illuminata e, per questa via, di proporre risposte generali a problemi sentiti solo da alcuni, quindi di dare risposte illuminate in quanto le si è generate con la domanda: si è dato vita a problemi che per la gente non esistevano, mentre la domanda era quale fosse il loro problema.

Vi tradurrò un testo di Alexander Mackinnon del 1828, tratto da un libro di Peel su Herbert Spencer . Mackinnon definisce l’opinione pubblica, ne dà la definizione che sarebbe ufficiale se non fosse inconfessabile in una società democratica. Quando si parla di opinione pubblica, si gioca sempre un doppio gioco tra la definizione confessabile (l’opinione di tutti) e l’opinione autorizzata ed efficiente che è ottenuta come sotto-insieme ristretto dell’opinione pubblica democraticamente definita: «È l’opinione, a proposito di un qualsivoglia argomento di cui si parli, espressa dalle persone più informate, più intelligenti e più morali della comunità. Essa viene gradualmente diffusa e adottata da tutte le persone dotate di una certa istruzione e di un sentire adeguato a uno Stato civilizzato». La verità dei dominanti diventa quella di tutti. Mettere in scena l’autorità che autorizza a parlare.

Negli anni 1880, si diceva apertamente all’Assemblea nazionale ciò che la sociologia ha dovuto riscoprire, e cioè che il sistema scolastico doveva espellere i figli delle classi più sfavorite. All’inizio si poneva la questione, che poi si è del tutto risolta in quanto il sistema scolastico si è messo a fare, senza esplicita richiesta, ciò che ci si aspettava da lui. Quindi, nessun bisogno di parlarne. L’interesse del ritorno sulla genesi è molto importante perché, nella fase iniziale, si rintracciano dibattiti in cui vengono espresse a chiare lettere cose che, in seguito, possono sembrare provocazioni dei sociologi.

Il riproduttore dell’autorità sa produrre – nel senso etimologico del termine: producere significa «portare alla luce» –, teatralizzandolo, qualcosa che non esiste (nel senso di sensibile, di visibile), e nel nome del quale parla. Deve produrre ciò in nome di cui ha il diritto di produrre. Non può non teatralizzare, non dare forma, non fare miracoli. Il miracolo più comune, per un creatore verbale, è il miracolo verbale, il successo retorico; deve produrre la messinscena di ciò che autorizza il suo dire, in altre parole dell’autorità in nome della quale è autorizzato a parlare. Ritrovo la definizione della prosopopea che cercavo prima: «Figura retorica attraverso la quale si fa parlare e agire una persona che viene evocata, un assente, un morto, un animale, una cosa personificata». E nel dizionario, che è sempre uno strumento formidabile, si trova questa frase di Baudelaire a proposito della poesia: «Maneggiare sapientemente una lingua, vuol dire praticare una specie di stregoneria evocatrice».

I chierici, quelli che manipolano una lingua sapiente come i giuristi e i poeti, devono mettere in scena il referente immaginario in nome del quale parlano e che parlando producono nelle forme; devono fare esistere quello che esprimono e ciò in nome di cui si esprimono. Devono insieme produrre un discorso e produrre la fiducia nell’universalità del loro discorso attraverso la produzione sensibile (nel senso di evocazione degli spiriti, dei fantasmi – lo Stato è un fantasma…) di questa cosa che sarà garante di ciò che fanno: «la nazione», «i lavoratori», «il popolo», «il segreto di Stato», «la sicurezza nazionale», «la domanda sociale», ecc. Percy Schramm ha mostrato come le cerimonie di consacrazione fossero il transfert, nell’ordine politico, delle cerimonie religiose Se il cerimoniale religioso può trasferirsi così facilmente nelle cerimonie politiche, attraverso le cerimonie della consacrazione, è perché si tratta, nei due casi, di far credere che c’è un fondamento al discorso, il quale appare autofondante, legittimo, universale solo in quanto c’è la teatralizzazione – nel senso di evocazione magica, di stregoneria – del gruppo unito e consenziente al discorso che lo unisce. Da cui il cerimoniale giuridico.

Lo storico inglese E. P. Thompson ha insistito sul ruolo della teatralizzazione giuridica nel XVIII secolo inglese – le parrucche, ecc. –, che non si può comprendere completamente se non si vede che non si tratta di un semplice apparato, nel senso di Pascal, che verrebbe ad aggiungersi: è parte costitutiva dell’atto giuridico . Parlare forense in giacca e cravatta è rischioso: si rischia di perdere lo sfarzo del discorso. Si parla sempre di riformare il linguaggio giuridico senza mai farlo, perché è l’ultimo indumento: i re nudi non sono più carismatici. Ufficialità, o malafede collettiva.

Una delle dimensioni molto importanti della teatralizzazione è la teatralizzazione dell’interesse per l’interesse generale; è la teatralizzazione della convinzione dell’interesse per l’universale, del disinteresse dell’uomo politico – teatralizzazione della fede del prete, della convinzione dell’uomo politico, della sua fiducia in ciò che fa. Se la teatralizzazione della convinzione fa parte delle condizioni tacite dell’esercizio della professione di chierico – se un professore di filosofia deve aver l’aria di credere alla filosofia –, è perché è l’omaggio fondamentale del personaggio ufficiale all’autorità; è ciò che bisogna concedere all’autorità per essere un’autorità: bisogna concedere il disinteresse, la fiducia nell’autorità, per essere un vero personaggio ufficiale. Il disinteresse non è una virtù secondaria: è la virtù politica di tutti i mandatari. Le scappatelle dei preti, gli scandali politici sono il crollo di questa specie di fede politica nella quale tutti sono in malafede, la fede essendo una sorta di malafede collettiva, in senso sartriano: un gioco nel quale tutti mentono a se stessi e agli altri sapendo che anche quelli mentono a se stessi. È questa l’autorità…

Note:

* Sociologo (1930-2002). Testo estratto da Sur l’Etat. Cours au Collège de France 1989-1992, Raisons d’Agir-Seuil, Parigi, 2012, in uscita il 5 gennaio.

Nicolas de Chamfort, Maximes et pensées, Parigi, 1795.

Dominique Memmi, «Savants et maîtres à penser. La fabrication d’une morale de la procréation artificielle», Actes de la recherche en sciences sociales, n° 76-77, Parigi, 1989, p. 82-103.

Dal greco idios, «particolare»: discorso particolare.

John David Yeadon Peel, Herbert Spencer. The Evolution of a Sociologist, Heinemann, Londra, 1971. William Alexander Mackinnon (1789-1870) ebbe una lunga carriera come membro del Parlamento britannico.

Percy Ernst Schramm, Der König von Frankreich. Das Wesen der Monarchie von 9 zum 16. Jahrhundert. Ein Kapital aus der Geschichte des abendländischen Staates (due volumi), H. Böhlaus Nachfolger, Weimar, 1939.

Edward Palmer Thompson, «Patrician society, plebeian culture», Journal of Social History, vol. 7, n° 4, Berkeley (California),1974, p. 382-405. (Traduzione di G. P.).

Autore: Pierre Bourdieu* – Le Monde Diplomatique / Fonte: monde-diplomatique.it


http://www.ecplanet.com/node/3740

 

Terremoti e trivellazioni in Toscana, facciamo un appello alle istituzioni

 Continuano le scosse in Toscana. La profondità del sisma è troppo bassa per passare inosservata e se scopriamo che nell’area ci sono concessioni per trivellare il suolo alla ricerca di gas, cominciamo a collegare i puntini.

L’ultimo ieri sera a 6 km di profondità di magnitudo 2.0 come riporta il Centro Sismologico Euro-Mediterraneo http://www.emsc-csem.org/Earthquake/earthquake.php?id=303558. Per vedere tutti i terremoti che ogni giorno colpiscono l’area potete visualizzarli nel portale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia http://cnt.rm.ingv.it/.

«Gli importanti eventi sismici che nei giorni scorsi hanno riguardato la Garfagnana, hanno nuovamente acceso i riflettori sulla natura altamente sismica del nostro Paese e della Regione Toscana in particolare. Quando si parla di terremoti un’attenzione particolare deve essere rivolta all’attività dell’uomo e agli effetti che essa ha sul nostro territorio». Così interviene il Comitato per la Tutela e la Difesa della Val d’Elsa.

«Sono sempre maggiori gli studi scientifici

Droni Usa con licenza di uccidere senza alcuna prova

Il governo può ordinare l’uccisione di cittadini americani all’estero se vengono ritenuti “alti dirigenti operativi” di al Qaida o di una sua “forza affiliata”. Anche senza informazioni di intelligence.

Scoop della BBC: il governo può ordinare l’uccisione di cittadini americani all’estero anche se non ci sono prove. 

ROMA (WSI) – Tutta colpa della Nbc. Uno dei tg più seguiti in America fa il suo mestiere e rivela che il governo può ordinare l’uccisione di cittadini americani all’estero se vengono ritenuti “alti dirigenti operativi” di al Qaida o di una sua “forza affiliata”. Anche se non ci sono informazioni di intelligence che documentino un loro impegno diretto in un complotto per colpire gli Stati Uniti.

Lo scoop della Nbc porta alla luce un memo confidenziale di 16 pagine elaborato dal ministero della Giustizia, che la tv pubblica subito nel suo portale web, che sembra offire il supporto legale per una delle più controverse e segrete prassi dell’amministrazione Obama: l’uso dei micidiali droni nella lotta al terrorismo qaedista.

E poiché nel settembre 2001 nello Yemen vennero uccisi Anwar al Awlaki e Samir Khan, entrambi cittadini Usa e dirigenti di al Qaida, ma mai incriminati dalla giustizia degli Stati Uniti, il caso da giuridico diventa politico.

Una novità non proprio gradevole per Obama alle prese con la conferma da parte del Senato di due figure chiave della nuova amministrazione: John Brennan a capo della Cia e Cuck Hagel a capo del Pentagono, nomine recentemente decise dal presidente.

Brennan, attualmente consigliere della Casa Bianca per l’antiterrorismo, e’ uno dei principali fautori dell’uso dei droni nella campagna contro al Qaida, in particolare in Pakistan e Yemen. A sua volta, Hagel, ritiene che le uccisioni mirate eseguite con gli aerei senza pilota siano un efficace strumento per continuare la lotta al terrorismo senza un significativo coinvolgimento di truppe sul terreno.

Il documento non è un memo ufficiale ed è stato fornito dall’amministrazione ai membri delle commissioni intelligence e giustizia del Senato lo scorso giugno, a condizione che rimanesse confidenziale. Tuttavia, nota Nbc, si tratta di un documento che rispecchia da vicino gli argomenti contenuti in memo segreti sulle uccisioni mirate elaborati da uno specifico ufficio del Dipartimento della Giustizia che fornisce consulenze legali al presidente e alle agenzie esecutive dell’amministrazione.

Insomma, accusa il New York Times nell’editoriale di oggi, anche se sapevamo già tutto o quasi, “è inquietante vedere la logica distorta degli avvocati dell’amministrazione messa nero su bianco. Ha l’aria di una giustificazione legale scritta che arriva dopo una decisione politica già adottata, e riporta alla mente ricordi sgraditi, le note scritte per il presidente George W. Bush per giustificare le intercettazioni illegali, la detenzione a tempo indeterminato, il sequestro di persona, gli abusi e le torture”.

Non è poco, e il Washington Post apre un’altra falla nella segretezza di alcune operazioni: gli USA hanno una base per i droni anche in Arabia Saudita, scrive il quotidiano.

 



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