Holodomor, il genocidio per fame dei contadini ucraini e le morti per deportazioni nell’Unione Sovietica di Stalin

 

 

In un articolo del 30 Novembre 2012 sul sito de The economist, è apparso un articolo dal titolo “L’Ucraina ricorda l’Holodomor”

(http://www.economist.com/blogs/easternapproaches/2012/11/ukraines-tragic-history). L’Holodomor è stato il genocidio per fame causato dai progetti di Stalin che aveva deciso di esportare il grano prodotto dall’Ucraina per ottenere in cambio i soldi per ammodernare il paese ed avviarlo all’industrializzazione. Molti storici infatti concordano sul fatto che quella fu una carestia artificialmente creata (vedi ad esempio

http://www.worldaffairsjournal.org/blog/alexander-j-motyl/was-holodomor-genocide).

 Si tratta di un numero difficilmente quantificabile di vittime ma sicuramente enorme; le stime vanno da 3 a 10 milioni di persone morte di fame, cui andrebbero sommate tutte le vittime ucraine delle deportazioni, sicuramente si tratta di un numero di vittime molto maggiore degli ebrei morti nei campi di concentramento nazisti. Le vittime furono i cosiddetti “kulaki” dal disprezzati dal regime sovietico, additati come “nemici della rivoluzione”, ma che erano semplicemente contadini che si opponevano alla collettivizzazione della terra imposta dal regime sovietico e che furono per questo prima additati al pubblico disprezzo, quindi deportati in massa nelle tundre gelate della Russia europea e nelle zone disabitate della Siberia (dove pare ne morirono circa 15 milioni), e poi fatti oggetto di  sorta di “soluzione finale”. 


Vedi anche il video qui sotto.

La fame fu così tremenda da generare episodi di cannibalismo a volte anche nella stessa famiglia, quando a volte il membro più fragile e debilitato della famiglia veniva ucciso e cucinato per sfamare gli altri, come riporta il libro Bloodlands – Europe between Hitler and Stalin di Timothy Snyder.
Questa orribile vicenda fu passata sotto silenzio dai corrispondenti dei media che ottennero l’accreditamento al Cremlino solo in cambio del loro silenzio. L’unico che fece eccezione fu il giornalista gallese Gareth Jones che morì giovanissimo durante un viaggio in Mongolia, quasi sicuramente ucciso da agenti dei servizi segreti sovietici.


L’articolo della BBC http://www.bbc.co.uk/news/uk-wales-south-east-wales-18691109 spiega infatti come durante il suo viaggio in Mongolia egli si fosse affidato (inconsapevolmente) ad agenti della NKVD (l’antenato del KGB, il servizio segreto sovietico).

Da notare che, mentre il nuovo leader dell’Ucraina Viktor Yanukovych (come ci informa l’articolo su The Economist) ha tolto la partecipazione statale alla commemorazione dell’Holodomor, lo stato del Quebec ha indetto il giorno della memoria per le vittime di tale genocidio avvenuto nel biennio 1932-1933 (http://ukemonde.blogspot.it/2009/11/bill-390-act-to-proclaim-ukrainian.html).

 E’ il caso di notare che l’Unione Sovietica vendette sottocosto il grano dell’Ucraina a Gran Bretagna, Germania e Italia e cheMussolini il 2 settembre 1933 stipulò con l’Unione Sovietica un Patto di amicizia, non aggressione e neutralità. Questo per far capire che nel ricordo dell’Holodomor la colpa ricade un po’ su tutti i governi dell’epoca, governi totalitari fascisti e comunisti nonché stati cosiddetti “democratici”.

  Certamente fu il governo sovietico ad emanare la legge del 7 agosto 1932, detta «delle cinque spighe», che comminava la fucilazione o la detenzione superiore ai dieci anni per chi fosse sorpreso a rubare beni appartenenti ai kolchoz (nel 1934 il primo segretario del partito ucraino Kosior scriverà a Stalin che un milione di contadini era stato condannato in conformità a questa legge) ma le corresponsabilità sono equamente distribuite, come del resto è successo in occasione di altri genocidi generalmente (e colpevolmente) dimenticati.

 Circa due milioni di armeni sterminati in Turchia tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, circa due milioni di indonesiani sterminati dal dittatore Suharto (armato e sostenuto da Gran Bretagna ed USA) sul finire degli anni ’60 del secolo scorso, per non parlare del mezzo milione di bambiniuccisi dall’embargo imposto dall’ONU all’Iraq ed amministrato da USA e Gran Bretagna e si potrebbe continuare ancora.

 Di fronte a ciò, e proprio mentre lo stato di Israele opprime gli arabi che vivono nella striscia di Gaza, entrando con l’esercito in mezzo al loro territorio, distruggendo le loro case e trattandoli di fatto da subumani, aggredendo militarmente le navi dei pacifisti che si muovono in loro soccorso a portare beni di prima necessità, assistiamo ancora annualmente ad un’ipocrita “giornata della memoria” che forse andrebbe rinominata “giornata delle memoria corta”.

 Come mai di fronte alle cifre enormi dei massacri sovietici non si celebra una giornata del ricordo dei morti nelle deportazioni nei gulag (i lager dell’URSS) e nell’Holodomor? Come mai di fronte ad un crimine molto più recente ed attuale non si celebra una giornata del ricordo dei morti dell’Indonesia? Come mai durante la giornata della memoria non si ricorda come le vittime di un tempo siano diventate oppressori dei palestinesi?

La risposta è molto semplice: per giustificare il progetto sionista dell’occupazione del territorio palestinese occorreva una sorta di “giustificazione”. Ma da quando in qua l’avere subito un torto in tempi passati è una scusa plausibile per perpetrare simili violenze a propria volta? Lo stesso storico e scrittore ebreo Norman G. Finkelstein denuncia in un suo libro quella che egli chiamal’industria dell’olocausto, ovvero lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei.


Per approfondimento vedi anche:

http://www.homolaicus.com/teorici/stalin/kulaki.htm
http://www.coc.ilcannocchiale.it/?TAG=genocidio

Stragi negate e monumenti alla memoria politicamente correttamente devastati

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Anche nella commemorazione di persone vittime di folli ideologie assassine, constatiamo con amarezza e disgusto come sia lecito negare  a piacimento le “morti politicamente scorrette”  ed inorridire contemporaneamente quando vengono negati i propri morti.

Ipocrisie squallidamente moderne.

 

Tutti quelli che non sanno nulla della storia del comunismo e non dimostrano interesse per quest’idea, bisogna liquidarli. Dal 15 dicembre ad oggi hanno disertato dai nostri reparti niente di meno che il 95% delle persone mobilitate. Questo non deve più succedere. La liquidazione dei condannati a morte deve essere eseguita nel segreto più assoluto.
Voi stessi sarete responsabili qualora gli atti di cui sopra trapelassero al pubblico. Per l’esattezza dell’esecuzione.

Morte al Fascismo – Libertà al popolo.
Firmato: Il Commissario politico Friz Nowak.”

Fonte: Movimento Nazionale Istria Fiume Dalmazia

Il seguente documento mostra in maniera evidente quali furono gli ordini comunisti impartiti ai partigiani in merito alla fine da riservare a tutti coloro che n…on si dimostravano “comunisti al cento per cento”. Da notare la data del documento, poiché precede di vari mesi quella relativa alla firma dell’armistizio Italiano dell’8 settembre: i quadri dirigenziali del Partito Comunista Jugoslavo già da tempo avevano, quindi, deciso che in Istria, a Fiume ed in Dalmazia si sarebbe versato sangue Italiano.

“Comando I batt. Ljube Sercerja, KRO
N° 416 – Al fronte – 3/2/1943
Riservato.
Al Comando reparto Dolomiti – Al fronte.

A seguito degli ordini orali impartiti dal Comandante del 3° gruppo, tutti gli uomini mobilitati devono essere sottoposti ad un interrogatorio da parte di una commissione composta da 3 a 5 persone al 100% comunisti. Le domande riguarderan no il comunismo: qual’è lo scopo del comunismo, chi sono gli esponenti mondiali del comunismo. La stessa procedura, è necessario adottare nel caso venga catturato qualche Tedesco o Italiano. Quelli che sapranno rispondere alle domande sopra indicate e dimostreranno interesse per il comunismo si possono temporaneamente arruolare. Fino a quando non avremo in dotazione le armi, saranno muniti di divise da lavoro. In questo modo saremo sicuri di creare un organico composto al 100% da comunisti. Tutti quelli che non sanno nulla della storia del comunismo e non dimostrano interesse per quest’idea, bisogna liquidarli. Dal 15 dicembre ad oggi hanno disertato dai nostri reparti niente di meno che il 95% delle persone mobilitate. Questo non deve più succedere. La liquidazione dei condannati a morte deve essere eseguita nel segreto più assoluto.
Voi stessi sarete responsabili qualora gli atti di cui sopra trapelassero al pubblico. Per l’esattezza dell’esecuzione.

Morte al Fascismo – Libertà al popolo.
Firmato: Il Commissario politico Friz Nowak.”


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 ecco l’ordine di STERMINIO di chi aveva la grave colpa di NON ESSERE COMUNISTA

 

SI DIMETTE PAPA RATZINGER

SI DIMETTE PAPA RATZINGER

di Gianni Lannes

 

Un addio forzato? Non era mai accaduto negli ultimi 7 secoli. In Vaticano adesso si va al Conclave. Angelo Scola, arcivescovo di Milano è il favorito. Gli anglo-americani lo volevano Papa già nel 2002. Cosa ha indotto il capo della “Santa Sede” a mollare in un amen il suo potere?

 

“Lascerò il pontificato entro il 28 febbraio”. L’annuncio choc è stato dato direttamente dal pontefice, in latino, durante il Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto. “Sento il peso dell’incarico, consapevole della gravità del mio atto, ma è per il bene della Chiesa”, ha dichiarato per giustificare il suo passo indietro.  
  

Ufficialmente le motivazioni che avrebbero spinto il Papa a questa decisione sono tre. Primo, la malattia che lo ha indebolito. Secondo, la volontà di ritirarsi per meditare, restando però in un piccolo monastero all’interno della Città del Vaticano. Infine perché non è più in grado di esercitare il magistero papale.  

La Chiesa, in quel preciso momento, si ritroverà senza un pontefice. Joseph Ratzinger si ritira prima a Castelgandolfo, poi entrerà nel monastero di clausura in Vaticano. Potrà continuare a scrivere. E Angelo Scola viene già indicato come papabile numero uno. Il nome? Paolo VII.  

 

Alle ore 20 del 28 febbraio 2013 l’Appartamento papale sarà ormai sgombro. A quell’ora Benedetto XVI avrà terminato il suo pontificato e toccherà al camerlengo, cardinale Tarcisio Bertone, sigillare la porta dell’appartamento. Il Decano, cardinale Angelo Sodano, dovrà invece avvisare tutti i cardinali e convocarli a Roma. La Chiesa, in quel preciso momento, si ritroverà senza un pontefice. Con una sottile differenza rispetto al passato, almeno agli ultimi 717 anni dalle dimissioni (1296) di Celestino V: stavolta Joseph Ratzinger tornerà ad essere cardinale e, sull’esempio del predecessore, si chiuderà probabilmente in clausura.

Il portavoce della Sala stampa della Santa Sede ha altresì precisato che da Papa emerito Ratzinger potrà continuare a scrivere e pubblicare i suoi libri. Padre Lombardi ha comunque parlato di una prima permanenza a CastelGandolfo e poi in un monastero di clausura in Vaticano.

 

Qualcuno ha minacciato Ratzinger? Forse, il pastore teutonico non ha inteso fare la fine di Papa Giovanni Paolo I (Albino Luciani) – avvelenato con la digitalina nella notte tra il 28 ed il 29 settembre del 1978 – che si apprestava a smantellare i vertici delloIor, in primis a mandar via monsignor Marcinkus. La banca vaticana , tra l’altro, aveva riciclato il denaro sporco di Cosa Nostra ed era implicata nell’omicidio del banchiere Calvi.

Una volta i cosiddetti alleati (USA  & GB), in realtà padroni d’Italia, si limitavano ad imporre governi scudocrociati, ora prendono di mira anche il cuore malato della cristianità. Singolari coincidenze, quasi in contemporanea: elezioni in Italia e dimissioni straordinarie del Papa. Altro che dietrologia e complottismi. Allora, ricatto, minaccia o c’è dell’altro? Attendiamoci una brutta sorpresa, anzi il peggio, in primavera.

Non ci sono santi, papale papale, ma solo giochi di potere sulla pelle dei sudditi. 

il discorso di commiato del papa:

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=A21uCJGpPd0#!

dimissioni previste da un anno: 

http://qn.quotidiano.net/cronaca/2012/02/13/667681-papa-ratzinger-dimissioni.shtml

sotto dittatura:

 http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/02/dittatura-extra-europea.html

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/02/poteri-illimitati-ai-militari.html 

Dimissioni del Papa. Sullo sfondo l’ombra dei Bilderberg!

In queste ore, dopo l’annuncio delle dimissioni del Papa, molti si stanno chiedendo freneticamente cosa è successo. Già, cos’è successo? E cosa succederà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane? Cosa c’è dietro un atto così grave?


Tolta di mezzo la banalità della salute, a cui non crederebbe neanche un bambino, e il finto stupore del popolo vaticano e dei politicanti al palo per la prossima lizza elettorale, ci si interroga su altri e ben più gravi motivi.

Il flash dell’Ansa di ieri ha fatto in pochi minuti il giro del mondo. Tutti l’hanno rilanciato prima che arrivasse la conferma del Vaticano. Migliaia i tweet che hanno fatto la spola dall’Europa all’Asia, passando per il Medio Oriente. (a destra, foto tratta da it.123rf.com)

Le campane, per Papa Ratzinger, risuonarono giusto un anno fa, quando scrivemmo di questa ipotesi (Dimissioni del Papa? Misteri e rivelazioni). Allora un Cardinale sudamericano si lasciò beccare mentre annunciava dalla Cina che Ratzinger non sarebbe durato ancora un anno.

Il famigerato “pizzino” del Cardinale Castrillon che, riferendo le parole di un altro prelato,l’Arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, attribuiva al Pontefice non più di 12 mesi di vita. Una storia subito smentita da Romeo. In quei giorni si pensò all’annuncio di un attentato o a un delitto politico. Ci fu anche chi ipotizzò condizioni di salute malferme di Benedetto XVI. Per non parlare di chi, come noi, guardava alle trame politico ecclesiastiche all’interno delle mura vaticane.

Oggi, con il senno del poi, si potrebbe affermare che, allora, che eravamo davanti a un licenziamento con poco più di 365 giorni di preavviso. Una data, se così si può dire, che Papa Ratzinger ha scrupolosamente rispettato…

Ci si interroga sulla sequenza temporale che si prospetta dopo il clamoroso passo indietro del Pontefice. I maligni sussurrano che, nei sacri Palazzi Apostolici, sanno far bene i conti politici. Le dimissioni del Santo Padre scatteranno una settimana dopo le elezioni. Così i Cardinali potranno scegliere il successore di Papa Ratzinger con calma e con piena cognizione di causa.

Gli interrogativi che si rincorrono sono tanti. E’ l’ultimo colpo di scena del nuovo ordine mondiale? Via Ratzinger, al suoposto si prepara l’ascesa delCardinale Angelo Bagnasco (nella foto a destra, tratta da formiche.net), il potente presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), molto vicino a Mario Monti e profondo conoscitore della causa filosionista? La Chiesa cattolica apostolica romana, dopo duemila anni, si inchina alla Menorah, il candelabro a sette bracci, uno dei simboli più antichi della religione ebraica? Ci sono di mezzo i Protocolli dei Savi di Sion? O, forse, c’entra anche la profezia di Malachia? O, ancora, quella di Fatima, della quale ricorre il tredicesimo anniversario?

Domande che chiamano altre domande. Quello che sta succedendo è, forse, l’antipasto politico del potere temporale dell’accoppiata Monti-Bersani alla guida del nostro Paese? Goldman Sachs che cancella di colpo l’unico Stato, l’Italia, ancora non allineato nella scia del Nuovo Ordine del Bilderberg?

Tante domande che si inseguono e ci inseguono. Interrogativi per ora senza risposta. La battaglia finale per il dominio del mondo potrebbe essere in pieno svolgimento. O alle battute finali. Chissà. La Storia siamo noi. Riflettiamo e preghiamo, perché si approssima l’era della schiavitù totale alla finanza.

Il Papa Ratzinger non era certo uno stinco di santo, si badi bene, ma era comunque un baluardo del vecchio ordine, questo sì. Ed è l’ennesima vittima, costretta alle dimissioni antistoriche da un mondo di poteri e di potenti che vuole controllare tutto: tutto.

Le dimissioni del Papa sono un fatto storico di enorme importanza. Prima di lui quattro casi in duemila anni, tutti molto chiacchierati. Certo, un Papa è il garante di certi equilibri del potere imperiale-cattolico, un enorme potere mondiale. Se si dimette è perché viene costretto da qualcosa o da qualcuno. Se va via è perché l’equilibrio che garantiva è crollato.

L’ultima volta è accaduto con Celestino V, il Papa dei templari che voleva rivoluzionare la Chiesa portandola via da Roma, innalzandola su un cristianesimo mistico e profondo. Per passare dalla corruzione del potere – la “ecclesia carnalis” – ad un cristianesimo aperto, pieno di veri valori spirituali sul modello del Cristo: l’ “ecclesia spiritualis”.

Ora cosa succede? Mai nella storia un Papa si è dimesso per banali quanto umanamente comprensibili motivi di salute. Mai e poi mai ce ne è stato bisogno e l’avevamo detto già nell’aprile 2011 proprio su questo giornale.

Papa Giovanni Paolo II secondo era ridotto al lumicino negli ultimi anni. In condizioni di gran lunga peggiori di Benedetto XVI. Ma non si è dimesso.

Oggi una serie di operazioni, su tutti i livelli, non solo materiali, sembra sia stata condotta per far compiere un gesto così estremo al Papa. Un passo della Chiesa cattolica in direzione di un futuro oscuro avvolto nel mistero.

Di questa storia inquietante qualcosa abbiamo visto lo scorso anno: qualcosa che è sembrato un gioco dei ricatti incrociati. La memoria torna al maggiordomo e al fiume di carte vaticane riservate che potrebbero aver preso il largo verso l’estero. Verso dove? Magari verso la Germania. O verso gli Stati Uniti d’America. Chissà.

Se poi le profezie diventano storia, beh, allora siamo diretti verso il baratro e non verso la salvezza. Quel processo, questa è stata la sensazione, è stato chiuso tappando tanto bocche… In cambio di cosa? Quali ‘giochi’ hanno portato allo scenario attuale? La Chiesa era ancora in parte un ostacolo al raggiungimento del super Stato Mondiale? Centrano forse i protagonisti del gruppo di Bilderberg?

La sensazione è che, in questa storia, aleggi un potere oscuro e senza volto. Quasi una mossa di scacchi, pensata e ripensata. Un grande passo, forse risolutore, prima che il movimento del risveglio di coscienza travolga la Chiesa di Roma?

Da tempo uomini in nero si muovono astutamente nelle strade della Capitale del cattolicesimo. Mentre un vortice di esseri oscuri ne avvolge il Cielo. Appena qualche mese addietro, a Roma, centrotrenta potenti del mondo, coloro che decidono le sorti dell’economia e della finanza mondiale, si sono incontrati nella Citta Eterna. Era il 13 novembre del 2012. Si tratta proprio del cosiddetto Gruppo di Bilderberg, le cui riunioni sono sempre avvolte dal massimo della segretezza.

L’incontro avrebbe dovuto tenersi all’Hotel Russie ma, per maggiore riservatezza – data la concomitanza con il festival del Cinema – è stato spostato in Campidoglio. I bene informati pensavano che il meeting si dovesse tenere alle 18,00 di quel giorno, ma è stato invece spostato di qualche ora dopo che gli ospiti stranieri si sono riversati in piazza del Campidoglio.

Alle 19.45 abbiamo visto entrare Ignazio Visco, governatore della Banca Centrale; un quarto d’ora dopo il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, seguito dal presidente del Consiglio, Mario Monti, avvistato intorno alle 20.30. Tra i ministri del Governo tecnico erano presenti anche Corrado Passera (delega allo Sviluppo Economico) e Francesco Profumo, titolare del dicastero all’Istruzione. Tra gli altri invitati Mauro Moretti, ex sindacalista della Cgil, oggi al vertice delle Ferrovie; quindi anche Angelo Cardani, presidente di Agcom; poi Fulvio Conti dell’Enel; Anna Maria Tarantola, presidente della Rai; Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit; Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni; Franco Barnabè di Telecom Italia, Alberto Nagel amministratore delegato di Mediobanca, Enrico Cucchiani di Mediaintesa e Rodolfo de Benedetti del Gruppo Cir.

Dall’estero sono invece arrivati Tom Enders, Ceo della Eads, Marcus Agius di Barclays, il canadese Edmund Clark, nume tutelare della Td Bank, Kenneth Jacobs, numero uno di Lazard e l’americano capo dell’ Alcoa, Klaus Kleinfeld. Quel 13 novembre erano presenti anche il francese Henri Castries, presidente del gruppo Axa, il tedesco Josef Ackermann, presidente del consiglio di amministrazione del Gruppo Executive Committee Deutsche Bank, lo statunitense Keith Alexander, comandante dell’Us Cyber Command e direttore dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale, lo spagnolo Joaquin Almunia, Commissario per la concorrenza della Commissione Europea, lo statunitense Roger Altman, presidente della Eversore Partners, il portoghese Luis Amado, presidente del Banco Internacional do Funchal, il norvegese Johan Andresent, proprietario e amministratore delegato della Ferd, il finlandese Matti Apunen, direttore Finish Businness and Policy Forum Eva, il turco Ali Babacan, vice primo min istro per gli Affari economici e finanziari, il portoghese Francisco Pinto Balsemao, presidente e Ceo di Impresa ed ex primo ministro, il francese Nicolas Baverez Partener della Gibson Dunn & Crutcher LLP, il francese Christophe Béchu senatore e presidente del Consiglio Generale del Maine et Loire e il turco Enis Berberoglu editore del quotidiano Hurriyet.

Tutti i nomi presenti sono personaggi abitualmente chiamati a partecipare, anche quando i vertici si tengono in altre nazioni, agli incontri del Bilderberg, di cui nessuno può negare l’esistenza e la tenebrosa presenza internazionale. A questi si aggiungono altri personaggi i cui nomi restano segreti, nonostante gli insiders provino in tutti i modi a stanarli.

Di cosa si è discusso in questo vertice mondiale di governanti e banchieri di tutte le specie? Sicuramente dell’andamento economico del globo, dell’eurozona e degli andamenti economici di nazioni che non ce la fanno a stare al passo con la tabella di marcia imposta dai mercati, tra cui il nostro. Indiscrezioni raccontano, però, che, oltre a euro-questioni, durante l’incontro siano state affrontate anche tematiche legate alla politica italiana e alla “spina” vaticana.

Secondo indiscrezioni, si sarebbe parlato anche di un eventuale commissariamento dell’economia dei Paesi più deboli della zona euro tra i quali, oltre alla Grecia e alla Spagna, guarda caso figura proprio l’Italia. Sarebbe stato puntualizzato come la questione della presenza della Chiesa cattolica, nel cuore delle questioni italiane, non sarebbe stata più rinviabile.

Insomma: per dirla brutalmente, chi governa il mondo deve avere il proprio Papa. Infatti, che la questione fosse tutta italiana è indicato dal fatto che l’incontro è stato organizzato proprio a Roma, dove i potenti del mondo hanno chiesto garanzie politiche ed economiche proprio ai banchieri di casa nostra, sempre disponibili e asserviti nei confronti delle lobby mondiali.

Tutto questo, però, potrebbe portare al disastro per l’Italia. Il primo passo della conquista totale del potere temporale è asservire il potere vaticano al nuovo ordine mondiale. Un grande passo da compiere nel cuore della capitale politica italiana. Una tesi portata avanti anche dal giornalista russo, Daniel Estulin, grande conoscitore del sistema di potere del gruppo di Bilderberg.

Ecco che, allora, il discorso si concentra sull’Italia. Parlando dell’Italia, Estulin ha svelato un piano che, se vero, non ci riserverebbe nulla di buono. Sono parole premonitrici:“Qualunque Governo che cercherà di ripagare il debito distruggerà il proprio Paese. Tutto quello che finora si è fatto è stato obbligare i cittadini a pagare il debito pubblico gonfiato dagli interessi usurai della finanza internazionale e aggravato nell’eurozona, dall’impossibilità di ricorrere, a costo zero, all’ossigeno della moneta sovrana. Dal momento che non possiamo pagare e non può farlo nemmeno il Governo, allora ci si rivolge alle istituzioni finanziarie internazionali”. Chiunque tenta di opporsi distruggerà il proprio Paese.

Il nuovo Papà? Secondo questo progetto mondiale dovrebbe essere proprio un italiano. Forse il già citato Cardinale Angelo Bagnasco? Sarà cosi? Vedremo se anche questa volta siamo stati chiaroveggenti come un anno fa.

 

 

Ricordo delle Foibe, a Staglieno devastato monumento.

per le vittime di serie B. Anzi, per alcuni mai esistite

Ricordo delle Foibe, a Staglieno devastato monumento. Vaccarezza: “Venerdì a Loano per non dimenticare”

Scritto da Redazione il 11 febbraio 2013 @ 13:55 In 3,Copertina,Cronaca,Loano,Politica,Savona | 6 Comments

Provincia. Il presidente provinciale Angelo Vaccarezza stigmatizza l’atto vandalico contro il monumento in ricordo delle Foibe, avvenuto a Genova, e lancia un’iniziativa nella sua città, Loano, “per non dimenticare”. “Un atto barbaro perpetrato proprio nel giorno della commemorazione” sottolinea Vaccarezza a proposito dell’azione teppistica commessa nel museo monumentale di Staglieno.

“Non ci sono parole per descrivere lo sdegno, non si può rimanere inermi di fronte a questo vilipendio – prosegue – A questo proposito, lo affermo con orgoglio, la nostra provincia è detentrice di un primato: oltre quindici anni fa, periodo in cui ricoprivo la carica di vicesindaco, fui tra i promotori dell’intitolazione a Loano proprio di una Via ai Martiri delle Foibe. Loano fu quindi la prima città italiana a compiere questo doveroso gesto verso tutti coloro che sono stati perseguitati e uccisi”.

Proprio Loano venerdì 15 febbraio alle ore 17,30 ospiterà, in Piazza Rocca, una manifestazione per ricordare le vittime delle Foibe, che si prevede popolata di tricolori. “Nessun altro simbolo come la nostra bandiera può onorare la memoria dei Martiri dell’Istria e della Dalmazia che pagarono con la vita e con l’esilio il loro essere italiani” osserva il presidente della Provincia di Savona.

“Spezziamo questo assordante silenzio. Non possiamo ignorare la violenza di chi vuole eliminare ciò che è stato. Ricordare è un dovere, per non restare ostaggio del passato. Essere presenti venerdì è un dovere per garantire giustizia al nostro futuro” conclude Angelo Vaccarezza.


Stampato da IVG.it – Le notizie dalla provincia di Savona: http://www.ivg.it

Indirizzo dell articolo: http://www.ivg.it/2013/02/ricordo-delle-foibe-a-staglieno-devastato-monumento-vaccarezza-venerdi-a-loano-per-non-dimenticare/

I ‘salvatori’ hanno affondato la Grecia

Un articolo lucido e  privo di quello schifoso razzismo strisciante che vorrebbe appendere tutti i tedeschi a testa in giù come fossero i singoli cittadini di quella nazione a decidere le sorti dei greci. Cme se i singoli si arricchissero e non le BANCHE APOLIDE.

Come le azioni delle multlinazionali, decisamente inqualificabile leggere in alcuni articoli come la nazionalità ( ovvero dove ha la sede una multinazionale) conferisca responsabilità in solido delle azioni compiute dalla stessa a tutti i connazionali. La total francese accusata di aver ammazzato tanti cittadini nigeriani mica ha generato la voglia di assassinare i francesi!

O si?

 I ‘salvatori’ hanno affondato la Grecia

“Le società europee solitamente ritengono che le crisi umanitarie possono avere luogo solo in seguito a disastri, epidemie, guerre o conflitti civili. Sembra invece fuori discussione il fatto che una simile crisi possa avvenire in una paese europeo, in particolare se questo è membro dell’Unione Europea”.

Comincia così l’articolo pubblicato dal Guardian che parla della situazione greca. Nel testo si fa chiaro riferimento a una situazione insostenibile: Nikitas Kanakis, a capo della maggiore ONG operante in Grecia Médecins du Monde, riferisce di una lettera formale con richiesta di intervento all’ONU per il disastro umanitario. Gli stessi greci ormai da diversi mesi denunciano condizioni di vita peggiori addirittura al regime dei colonnelli o all’occupazione straniera.

In un paese che spreme sino al midollo i propri cittadini su indicazione dei ‘salvatori’ europei e internazionali, si decidono misure fuori da ogni logica. Come testimonia Nikos Kleitsikas, scrittore ateniese, il quale racconta che l’11 febbraio si è deciso che “gli studenti di liceo e i giovani disoccupati che vivono con le loro famiglie, devono comunque fare la dichiarazione dei redditi e se non dimostrano di avere ricevute per almeno 3000 euro di spese, saranno tassati come evasori. “
Assalti ai supermercati, persone affamate in cerca di cibo, studenti che svengono nelle aule perchè denutriti, famiglie che arrivano ad abbandonare i figli in istituti pur di garantire loro un posto al riparo e un pasto. Decine di migliaia di persone senza casa, perché divorata dalle banche; un numero enorme (centinaia e centinaia di migliaia) di licenziati; tagli a salari stipendi e pensioni, con redditi insufficienti a garantire la sopravvivenza e con una disoccupazione elevatissima (quella giovanile è oltre il 57%). Milioni di persone in coda durante l’anno per accedere alle cure sanitarie delle ONG (secondo stime ufficiali, il 60% della popolazione nel 2012). Oltre l’11% della popolazione (più di 1 milione e 200 mila su 11 milioni circa di abitanti) vive nella miseria più assoluta.
E’ la Grecia priva di democrazia, la Grecia dove possiamo vedere il montiano ‘successo’ dell’euro. E ce la descrive molto bene l’ex ambasciatore greco in Canada, Leonidas Chrysanthopoulos, in un’intervista pubblicata lo scorso 17 dicembre sul Millstone.
“Non esiste più democrazia in Grecia.” ammette Chrysanthopoulos, che spiega poi il livello incredibile a cui si è arrivati: “Il governo greco ha recentemente siglato un accordo con la compagnia che è succeduta alla Blackwater (collegata a Cheney e già nota per le vicende della guerra in Iraq), per assoldare mercenari per la protezione del parlamento ellenico.”
Anche i media sono tenuti rigorosamente sotto controllo (il caso di Costas Vaxevanis collegato alla lista Lagarde era già emblematico) e l’ex ambasciatore spiega che : “sono state emesse delle linee guida su ciò che può essere detto e tollerato e ciò che non lo è. I giornalisti che non vi si adeguano sono molestati da agenti governativi o arrestati. Un giornalista è stato licenziato in tronco dalla tv di stato per aver mostrato il Primo Ministro fischiato in occasione delle celebrazioni del 28 ottobre.”
Questa è la Grecia salvata dalla troika. Banca Centrale Europea, Commissione Europea e Fondo Monetario Internazionale hanno imposto al paese una serie di misure e provvedimenti che hanno raso al suolo il paese e devastato la Grecia con una guerra senza armi convenzionali, ma con vittime in carne e ossa.

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http://testelibere.it/article/i-%E2%80%98salvatori%E2%80%99-hanno-affondato-la-grecia

A chi servono i test su animali

A chi servono i test su animali

di Fulco Pratesi

 Il 92 per cento delle sostanze che superano gli esperimenti sulle cavie nei laboratori non sono efficaci sull’uomo. Queste pratiche sono quindi inutili alla scienza: ma utilissime ai profitti delle case farmaceutiche

(“L’Espresso, 11 febbraio 2013: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/a-chi-servono-i-test-su-animali/2200058/12)

 «Il sistema più efficace per restare avvelenati dai funghi è farli assaggiare al cane o al gatto di casa». Così scrivevo in un articolo sull’Espresso del 5 maggio 2006 dedicato alla sperimentazione animale. 

Negli ultimi anni numerosi articoli scientifici (su ‘Nature’ e altre riviste altamente accreditate) hanno confermato ciò, dimostrando come il ‘modello animale’ sia inaffidabile e non predittivo per l’uomo. Dal lungo elenco di dichiarazioni di scienziati antivivisezionisti cito solo queste due: «Non siamo ratti da 70 kg! Se non fossero stati effettuati tanti test su animali oggi avremmo probabilmente disponibili modi più efficaci di curare le malattie». (T. Hartung, già Direttore Ecvam al Jrc, Centro Europeo di Ricerca.); «Ogni anno le industrie farmaceutiche sprecano migliaia di milioni di dollari usando come modelli i roditori nella ricerca oncologica» (R. Weinberg del Mit).  

Nell’articolo Fare a meno delle cavie si sostiene che «senza gli animali non vi sarebbe ricerca». Abbondanti dati scientifici dimostrano il contrario. Ad esempio: le revisioni sistematiche del 2006 di Hackam & Redelmeier e del 2003 di Crowley WF Jr, in base alle quali la trasposizione dei risultati all’uomo fallisce quasi nel 70 per cento dei casi (nella ricerca di base i fallimenti sono del 99,996 per cento). Oppure i dati del Fda (organo che negli Usa controlla le sostanze nuove) ripresi da A. Harding su ‘The Scientist’: il 92 per cento delle sostanze che superano i test su animali non passano la prima delle quattro fasi di sperimentazione sull’uomo.

L’articolo sostiene anche l’insostituibilità dei primati nelle ricerche, citando i vaccini per l’epatite C. Ma recenti studi (come la revisione sistematica di J.Bailey del 2010) e gli articoli del dott. A. Knight (rivista Atla, 2007 e 2008) mettono in discussione la loro utilità. Inoltre, degli 85 vaccini contro l’Aids risultati efficaci e sicuri negli scimpanzè, non uno è risultato utile per l’uomo.  

Gli stessi argomenti valgono per l’articolo C’è un topo in ospedale in cui la ricerca sui roditori (in crisi di credibilità) viene rilanciata con un nuovo ‘packaging’. Ma chiamare “ospedale per topi” il laboratorio tradizionale e “malato surrogato” la cavia non cambia nulla al fatto che la cosiddetta strada maestra per la cura del cancro non può portare (salvo fortuite coincidenze) a risposte utili per l’uomo: diverse ricerche hanno rivelato che l’animale non è predittivo negli stu di di cancerogenicità (A.Knight et al. 2006) e che il processo di tumorigenesi è diverso nel topo e nell’uomo (Rangarajan & Weinberg 2003). 

Inoltre, di 20 composti noti che non causano il cancro nell’uomo, 19 lo causano nei topi (Ennever et al. 1987). E il 46 per cento delle sostanze che sono cancerogene per i ratti non lo sono per i topi, tanto che Albert Sabin dichiara che «i cancri da laboratorio non hanno nulla a che vedere con quelli naturali dell’uomo».

Ci si chiede allora perché possa sopravvivere ancora questo arcaico metodo di ricerca mentre andrebbero sfruttati ed ampliati i metodi recenti, specifici per la nostra specie, che, sfruttando le nuove conquiste della scienza, offrono enormi potenziali in più nell’affidabilità, nella quantità delle risposte che forniscono, nella rapidità e nella riduzione dei costi. Come fa la ricerca federale dopo la pubblicazione del rapporto ‘Toxicity testing in the 21st century’, commissionata dal Cnr degli Usa, in cui è annunciato un «cambiamento epocale nella tossicologia con il trasferimento dei test dallo studio dell’animale intero allo studio in vitro della cellula umana».

La risposta la dà il professor Claude Reiss, ex direttore del Cnrs francese: «Il fatto che la stessa sostanza possa essere dichiarata inoffensiva o cancerogena a seconda della specie animale utilizzata, fa della sperimentazione animale lo strumento ideale per commercializzare ogni tipo di prodotto, anche se pericoloso, e per mettere a tacere le vittime che osassero far causa al produttore».

Ha collaborato Alberto Infante

 



http://www.equivita.it/index.php/it/12-comunicati/534-a-chi-servono-i-test-su-animali

Schulz, Paladino della Giustizia Italiana

Lunedì, Febbraio 11th/ 2013

– di Giovanni Antonio Fois –

L’Euro-casta getta la maschera e si schiera apertamente per il centro-sinistra

Il Presidente dell’Europarlamento: “votate Bersani, è un mio caro amico!”

Roma – “Preoccupanti e fuori luogo le parole di Martin Schulz. E’ davvero intollerabile che il presidente del Parlamento Europeo travalichi del tutto la sobrietà che dovrebbe caratterizzare un ruolo istituzionale come il suo e si metta a lanciare una serie di argomentazioni che, a fronte di una campagna elettorale in corso, suonano come una mera strumentalizzazione tendente a porgere il fianco al centro-sinistra”. Con queste parole un infuriato Francesco Cascio, presidente della commissione per l’Esame dell’Attivita’ dell’Unione Europea dell’ARS, condannava le dichiarazioni di Martin Schulz, a favore delle candidature di centro sinistra, espresse in occasione del convegno ”Sicilia e l’Europa”, lo scorso 2 febbraio. Oggi Schulz torna a far discutere, ribadendo il proprio sostegno al PD ed in particolare alla coalizione di Umberto Ambrosoli per la Regione Lombardia. L’ex rappresentante del gruppo parlamentare dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici presso il Parlamento europeo, proprio ieri, ha incontrato Pia Locatelli, Presidente Onoraria dell’Internazionale Socialista donne, esprimendole, in termini ancor più espliciti, il proprio appoggio. ”L’Italia ha bisogno di una forte coalizione di centrosinistra”-afferma Schultz-”occorre cambiare radicalmente rispetto al passato ed è necessaria una netta vittoria dei progessisti guidati da Bersani. L’Italia, di sicuro, non ha bisogno né di gente che fa cabaret né di professori”.

 L’Eurocasta getta la maschera e si schiera  

Su quest’ultima affermazione possiamo anche essere d’accordo. Ma come può il Presidente del Parlamento Europeo esprimersi con tanta determinazione a favore d’una fazione politica italiana? Il fatto che lui e Bersani siano”amici da tempo”non ci rassicura affatto. Non vorrà mica coprire le spalle di un partito di stampo nazionale a scapito di un altro? A che pro? Certo l’indirizzo espresso dall’eurocasta (nelle scorse settimana addirittura denunciata per crimini contro l’umanità) parla chiaro. Come è chiarissima la linea del rigore che sta distruggendo l’Europa del Sud a vantaggio di alcuni Paesi come la Germania a fronte di debiti fittizi e gonfiati in maniera truffaldina. La sensazione che tutte le forze stiano contribuendo al disfacimento dello Stato è fuori d’ogni dubbio. Allora perchè schierarsi? Gli stessi membri del PD si sono rivelati più volte complici o artefici di azioni delittuose, tanto in campo politico, quanto in quello finanziario. Ognuno dovre bbe occuparsi del proprio lavoro e lo stesso Schulz, in quanto protagonista della politica UE, avrebbe molto da fare. La situazione qui è, gia di per sè, molto complicata. Non ci occorrono consigli da parte di chi osserva da fuori e non ha vissuto sulla propria pelle l’umiliazione quotidiana di dover sopportare gli intrallazzi e i giochi di potere di chi da tempo ci governa (a prescindere dal partito d’appartenenza). Troppo facile per Schulz puntare il dito su qualcuno e indicarlo colpevole e, allo stesso modo, indicarne un altro da idolatrare. Non sarebbe la stessa cosa votare PD, PDL o la lista Monti, caro dottor Schulz, visto che tutti e tre si stanno adoperando al meglio per mantenere viva l’Agenda Europea? Non cadiamo in questi tranelli, la buona politica non è riscontrabile tra questi nomi, uniti in favore delle banche e a scapito dei lavoratori. Non possiamo continuare a farci dissanguare nel nome di un debito che non ci appartiene.

Giovanni Antonio Fois (Copyright © 2013 Qui Europa)

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Eurocasta Denunciata per Crimini contro l’Umanità

Crisi – Bersani, lo smemorato da “Bettola” e i Falsi Profeti dell’Europeismo lobbistico contemporaneo

 http://www.quieuropa.it/martin-schulz-e-bersani/

 

Femminismo del terzo millennio: dalla lotta di classe alla lotta dei sessi

Femminismo del terzo millennio: dalla lotta di classe alla lotta dei sessi

di Sebastiano Caputo – 06/02/2013

Fonte: lintellettualedissidente 

Un manifesto femminista degli anni Settanta

 Tra l’Ottocento e il Novecento, il marxismo interpretava l’evoluzione della storia attraverso il conflitto di classe. Nel dopo guerra, i rapporti tra categorie vengono posti in secondo piano e nasce un nuovo pensiero: il pensiero femminista. Il femminismo capovolge la lettura deterministica, abbandona definitivamente il conflitto tra categorie socio-lavorative e impone una linea fondata sulla lotta dei sessi come strumento di conquista dell’uguaglianza. Il femminismo diventa così un movimento di avanguardia che non affonda le sue radici ideologiche nel passato. L’oppressione della donna in una società incentrata sull’uomo è la scintilla che induce le donne ad emanciparsi al fine di ottenere l’uguaglianza dei sessi sul piano economico (parità nei salari), sociale (diritto al lavoro) e politico (diritto di voto).

Le prime rivolte sono autenticamente rivoluzionarie, di rottura con il passato, legittime poiché finalizzate al progresso reale. Tuttavia poco a poco negli anni il movimento diventa sempre più comunitario, borghese, elitista e presto manipolato da un sistema che non vede più la lotta dei sessi come mezzo per giungere all’uguaglianza, bensì intende la lotta dei sessi come fine ultimo. È il femminismo del terzo millennio, un femminismo ideologico e isterico che ha tradito la sua volontà originaria di cambiamento, non basandosi più s u progresso, merito, emancipazione e uguaglianza, bensì articolandosi sulla divisione dei cittadini, sulla distruzione della famiglia tradizionale e sul vittimismo come strumento di lotta.

Ma soprattutto ponendosi al servizio di una società dei consumi (Pier Paolo Pasolini lo chiamava “nuovo Potere”) profondamente totalitaria. Una società che mira all’emotività sociale e alla “devirilizzazione” dell’uomo per spingerlo al consumo di beni e servizi superflui, e che allo stesso tempo promuove e sfrutta modelli femminili estremamente artificiali (nei programmi televisivi come nelle pubblicità). Che promuove le quote rose in Parlamento per insabbiare i reali problemi economici e sociali fondati sui rapporti di classe (cosa cambia se a difendere gli operai sono le donne o gli uomini?), e che allo stesso tempo consente alle donne un salario per p ermettergli di consumare di più (tant’è vero che in un contesto di crisi come quello attuale, il lusso per le donne è scegliere se lavorare o meno). Che aspira alla distruzione del nucleo familiare per assoggettare l’individuo, un eterno adolescente, allo sperpero di denaro e che, allo stesso tempo, incoraggia la lotta dei sessi per abbassare il tasso di natalità e aumentare quello di mortalità in un sistema liberista che non accetta più chi non è produttivo (l’anziano, o meglio il pensionato, è visto come un parassita e non come una figura emblematica della società). 

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=45016