TAV – FERRERO (PRC) REPLICA A PASSERA: «SARà UN SUCCESSO SOLO PER I SOLITI NOTI CHE CI FARANNO I SOLDI! VERGOGNOSO SPRECO DI DENARO PUBBLICO»

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, candidato di Rivoluzione civile in Piemonte, dichiara:

«Passera dice che ci sono tutte le condizioni per il successo della Torino-Lione: certo, un successo per i “soliti noti” che ci faranno affari! I tecnici prendono in giro gli italiani: sanno benissimo che quell’opera non serve a nulla, è totalmente inutile dal punto di vista del traffico delle merci. E’ un vergognoso spreco di denaro pubblico. Hanno tagliato il welfare, messo l’Imu e speso miliardi in un’opera inutile come la Torino-Lione, che devasterà un’intera valle».

31 gennaio 2013

EZIO LOCATELLI (PRC): UNA BAGGIANATA LA PRESENTAZIONE OGGI A ROMA DEL PROGETTO DI AV

 

“Sono cose dell’altro mondo le parole sentite in occasione della presentazione del progetto Torino-Lione che si è tenuta oggi a Roma. Parole insensate per coprire un’opera assolutamente inutile, distruttiva di ambiente e territorio, dissipativa di risorse pubbliche. Parole vacue che indignano perché dicono di una classe dirigente sorda e indisponibile a qualsiasi elemento di ragionevolezza. Di una classe dirigente senza scrupoli che nel dare numeri totalmente sballati sull’AV non trova di meglio che fare ricorso al classico uso del bastone e della carota”, sottolinea Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc Torino.

“Non c’è che dire, l’archistar Kengo Kuma cerca di fare del suo meglio quando con molta fantasia promette che la futura stazione internazionale di Susa non sarà un oggetto “alieno”, sarà come una grande roccia visibile a 360 gradi. Una roccia in aggiunta ad altre rocce della Valle. Peccato che in questo caso si tratti di una costosissima colata di cemento di cui non si sente alcun bisogno. A difendere la colata di cemento e tutti i lavori di AV ci pensa Mario Virano che parla – questo è quanto leggiamo da agenzie stampa – dei contestatori della Tav come di un manipolo che “oscilla tra intimidazioni mafiose e azioni teppistiche”. Ovviamente contestazioni, se del caso, da reprimere senza tanti riguardi facendo affidamento su una classe di governo schierata coni grandi interessi economico finanziari che sono in campo. Basta con le baggianate sull’AV! ….continua a leggere.

Torino, 31.1.2013

TRE DOMANDE DI PARTE AD UN PRESIDENTE DI PARTE

TRE DOMANDE DI PARTE AD UN PRESIDENTE DI PARTE

Il presidente del Tribunale della razza diventò il più stretto collaboratore di Togliatti al ministero di Grazia e Giustizia. Poi guidò la Consulta. Il Pci ha mai avuto nulla da ridere?

Marcello Veneziani – Mer, 30/01/2013 

Illustre Presidente Napolitano, dopo aver sentito il suo vibrante discorso sul fascismo e l’antisemitismo, mi permetta di rivolgerle tre brevi domande.

La prima. Sapeva che il presidente dell’infame Tribunale della razza, nonché firmatario del «Manifesto della razza», Gaetano Azzariti, diventò il più stretto collaboratore del suo leader Togliatti al ministero di Grazia e Giustizia, dopo essere stato Guardasigilli con Badoglio? Avete mai avuto nulla da ridire, lei e il suo Partito, sul fatto che poi, grazie a questi precedenti, lo stesso Azzariti sia diventato presidente della Corte costituzionale fino alla sua morte nel 1961?

La seconda. Sapeva che il primo concordato tra lo Stato italiano e gli ebrei fu fatto nel 1930 dal regime fascista? Una commissione composta da tre rappresentanti degli ebrei e tre giuristi varò un concordato in cui, scrive De Felice, «il governo fascista accettò pressoché in toto il punto di vista ebraico». Il presidente del consorzio ebraico, Angelo Sereni, telegrafò a Mussolini «la vivissima riconoscenza degli ebrei italiani» e sulla rivista ebraica Israel Angelo Sacerdoti definì la nuova legge «la migliore di quelle emanate in altri Stati».

Terzo. Presidente, ha mai detto e scritto qualcosa sulle centinaia di italiani, comunisti, antifascisti e a volte anche ebrei, che fuggirono dall’Italia fascista e furono uccisi nella Russia comunista con l’avallo del segretario del suo partito, il sullodato Togliatti? In Italia, persino sotto il Duce, avrebbero avuto una sorte migliore

http://www.liberaopinione.net/wp/?p=6734

 

Attacco israeliano: disperato tentativo di salvare la fallita campagna siriana

GENNAIO 31, 2013 

Land Destroyer 31 gennaio 2013

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Israele ha condotto dei raid aerei in Siria sulla base di “sospetti” trasferimenti di armi chimiche, in flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e della sovranità della Siria. The Guardian nel suo articolo “Israele compie un raid aereo sulla Siria“, afferma: “Gli aerei da guerra israeliani hanno attaccato un obiettivo vicino al confine siriano-libanese, dopo che da diversi giorni crescevano gli avvertimenti dei funzionari del governo sui depositi di armi della Siria.” Ha inoltre continuato: “Israele ha avvertito pubblicamente che avrebbe effettuato un’azione militare per impedire che le armi chimiche del regime siriano  cadano nelle mani di Hezbollah, in Libano, o dei “jihadisti globali” che combattono in Siria. L’intelligence militare israeliana dice che monitorava continuamente via satellite la zona in cui possibili convogli trasportano armi.”
In realtà, questi “jihaidisti globali” sono armati e finanziati da Stati Uniti, Arabia Saudita e Israele almeno dal 2007. E sono anche, infatti, i beneficiari diretti della recente aggressione d’Israele.
I “sospetti” israeliani sui “trasferimenti di armi”, ovviamente, restano confermati perché lo scopo dell’attacco non era impedire il trasferimento di “armi chimiche” a Hezbollah in Libano, ma provocare un conflitto più ampio volto non a difendere Israele, ma a sostenere le sconfitte forze dei terroristi inviate dall’occidente in Siria per tentare di sovvertire e rovesciare la nazione siriana.
Il silenzio delle Nazioni Unite è assordante. Mentre la Turchia ospita apertamente i terroristi stranieri, armati e finanziati dall’occidente, dall’Arabia Saudita e dal Qatar per condurre incursioni nella vicina Siria, qualsiasi attacco siriano in territorio turco avrebbe come conseguenza immediata la mobilitazione delle Nazioni Unite. Al contrario, alla Turchia viene consentita, da anni, condurre attacchi aerei e persino parziali invasioni terrestri nel vicino Iraq, per attaccare i gruppi curdi accusati di minacciare la sicurezza turca. E’ chiaramente lo stesso doppio standard da tempo applicato in favore d’Israele.

Israele, insieme ad Arabia Saudita e Stati Uniti, è tra i principali sponsor di al-Qaida
Va ricordato che nel lontano 2007, come è stato ammesso da funzionari degli Stati Uniti, dell’Arabia Saudita e libanesi che Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita hanno intenzionalmente armato, finanziato e organizzato questi “jihadisti globali” con legami diretti con al-Qaida, con l’esplicito scopo di rovesciare i governi di Siria e Iran. Come riportato dal vincitore del premio Pulitzer, il giornalista Seymour Hersh, nel suo articolo del New Yorker, “The Redirection“: “Per indebolire l’Iran, che è prevalentemente sciita, l’amministrazione Bush ha deciso, in effetti, di riconfigurare le sue priorità in Medio Oriente. In Libano, l’amministrazione ha collaborato con il governo dell’Arabia Saudita, sunnita, nelle operazioni clandestine destinate ad indebolire Hezbollah, l’organizzazione sciita sostenuta dall’Iran. Gli Stati Uniti hanno inoltre preso parte ad operazioni segrete contro Iran e Siria, sua alleata. Una conseguenza di queste attività è stato il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti che sposano una visione militante dell’Islam e sono ostili agli USA e vicini ad al-Qaida“. Di Israele viene specificamente indicato: “Il cambiamento di politica ha portato l’Arabia Saudita e Israele a un abbraccio strategico, soprattutto perché entrambi i Paesi vedono l’Iran come una minaccia esistenziale. Sono coinvolti in colloqui diretti e i sauditi, che credono che la stabilità maggiore in Israele e Palestina darà una leva regionale in meno per l’Iran, sono sempre più coinvolti in negoziati arabo-israeliani.” Inoltre, funzionari sauditi hanno menzionato l’attento bilanciamento della loro nazione quando deve operare in modo da nascondere il suo ruolo di sostegno alle ambizioni USA-Israele nella regione: “Il saudita ha detto che, secondo il suo Paese, vi è un rischio politico nell’appoggiare gli Stati Uniti contro l’Iran: Bandar viene visto nel mondo arabo come troppo vicino all’amministrazione Bush. “Abbiamo due incubi”, mi ha detto l’ex diplomatico. “L’Iran che acquisisce la bomba e gli Stati Uniti che attaccano l’Iran. Preferirei che gli israeliani bombardino gli iraniani, in modo che possiamo condannarli. Se lo fanno gli USA, non potremmo condannarli“.
Può interessare i lettori sapere che mentre la Francia invade e occupa vaste aree del Mali in Africa, accusando il Qatar di finanziare e armare gruppi terroristici nella regione legati ad al-Qaida,  Francia, Stati Uniti e Israele cooperano con il Qatar per finanziare e armare questi stessi gruppi in Siria. In effetti, il think-tank statunitense Brookings Institution ha letteralmente un “Doha Centre” in Qatar, mentre il “Saban Centre” della Brookings del cittadino USA-israeliano Haim Saban, indice  conferenze e ha molti membri del suo consiglio di amministrazione anch’essi residenti a Doha, in Qatar. Doha è anche sede della più recente invenzione dell’occidente, la “Coalizione siriana” guidata da un sostenitore impassibile di al-Qaida, Moaz al-Qatib.
Tutto ciò fa parte della montatura materiale della cospirazione documentata da Seymour Hersh nel 2007. Il Wall Street Journal, sempre nel 2007, ha riferito dei piani degli Stati Uniti di Bush per creare una partnership con Fratelli musulmani della Siria, gruppo noto per essere d’ispirazione ideologica per le organizzazioni terroristiche collegate, tra cui al-Qaida stessa. Nell’articolo intitolato “Per controllare la Siria, gli Stati Uniti ricercano dei legami con i Fratelli musulmani“, si afferma: “In un pomeriggio umido di fine maggio, circa 100 sostenitori del più grande gruppo d’opposizione in esilio della Siria, il Fronte di Salvezza Nazionale, si riuniscono davanti all’ambasciata di Damasco per protestare contro il regime del presidente siriano Bashar Assad. I partecipanti hanno gridato slogan anti-Assad e alzato striscioni che proclamano: “Modificare il regime adesso”. Il FSN riunisce democratici liberali, curdi, marxisti e ex-funzionari siriani nel tentativo di trasformare il regime dispotico del presidente Assad. Ma la protesta di Washington è anche collegata a un paio di giocatori assai improbabili: il governo degli Stati Uniti e i Fratelli musulmani.” L’articolo segnalava anche: “Diplomatici e politici statunitensi hanno anche incontrato i deputati di partiti collegati ai Fratelli musulmani in Giordania, Egitto e Iraq, negli ultimi mesi, per ascoltare le loro opinioni sulle riforme democratiche in Medio Oriente, dicono i funzionari degli Stati Uniti. Il mese scorso, l’unità dell’intelligence del dipartimento di Stato ha organizzato una conferenza di esperti sul Medio Oriente per esaminare la fondatezza dell’impegno con i Fratelli, in particolare in Egitto e in Siria.” Descrive i legami ideologici e operativi tra la Fratellanza e al-Qaida: “Oggi, il rapporto tra la militanza della Fratellanza islamista e al-Qaida in particolare è la fonte di molte discussioni. Usama bin Ladin e altri leader di al-Qaida citano le opere del massimo intellettuale della Fratellanza, Sayyid Qutb, quale fonte d’ispirazione per la loro crociata contro i dittatori occidentali e arabi. I membri dei rami della Fratellanza egiziano e siriano continuato ad avere ruoli direttivi nel movimento di bin Ladin.”
Eppure, nonostante tutto questo, Stati Uniti, Arabia Saudita e Qatar, insieme a Israele e Turchia cospirano apertamente con essi, e da anni armano e finanziano questi i gruppi estremisti settari e terroristici in tutto il mondo arabo, dalla Libia all’Egitto, e ora in Siria e dintorni. I timori d’Israele che questi terroristi acquisiscano “armi chimiche” sono assurdi. Le hanno già acquisite con l’aiuto di Stati Uniti, NATO, dei britannici, sauditi, qatarioti e anche israeliani, in Libia nel 2011. In realtà, molti di questi terroristi libici guidano i gruppi stranieri militanti che si riversano in Siria attraverso il confine turco-siriano.

Che cosa significa davvero l’attacco d’Israele
In effetti, la spiegazione del perché Israele abbia colpito la vicina Siria è debole come non mai, non considerando la sua lunga relazione con la realtà documentata del finanziamento e armamento di molti “jihaidisti globali” di cui teme che possano impossessarsi di armi. I suoi timori su Hezbollah sono parimenti infondati. Se Hezbollah, i siriani o gli iraniani fossero stati interessati a inviare armi chimiche in Libano, l’avrebbero già fatto, e certamente l’avrebbero fatto con mezzi diversi dai grandi convogli che semplicemente “attraversano il confine”. Hezbollah ha già dimostrato di essere capace di sconfiggere l’aggressione di Israele con armi convenzionali, come dimostrato durante l’estate del 2006.
In realtà, la pressione esercitata sulle frontiere della Siria sia da Israele che dal suo partner la Turchia del primo ministro Recep Tayyip Erdogan, a nord, fa parte di un piano documentato per alleviare la pressione sui terroristi armati e finanziati da sauditi, qatarioti occidentali ed israeliani che operano in Siria. Il già menzionato think-tank in politica estera degli Stati Uniti finanziato da Fortune 500, il Brookings Institution, ha stilato dei progetti per un cambiamento di regime in Libia così come per  la Siria e l’Iran, e l’ha pubblicato in particolare nel suo rapporto intitolato “Valutazioni per le opzioni di un cambio di regime“.
La Brookings descrive come gli sforzi israeliani nel sud della Siria, in combinazione con la Turchia che allinea grandi quantità di armi e truppe lungo il confine a nord, potrebbe contribuire a un violento cambiamento del regime in vigore in Siria: “Inoltre, i servizi segreti d’Israele hanno una forte conoscenza della Siria, così come delle attività nel regime siriano che potrebbero essere utilizzate per sovvertire la base di potere del regime e avviare la rimozione di Assad. Israele può posizionare forze su o vicino le alture del Golan e così facendo, potrebbe deviare le forze del regime dalla repressione dell’opposizione. Questa posizione può evocare delle paure nel regime di Assad su una guerra su più fronti, in particolare se la Turchia è disposta a fare lo stesso sul suo confine, e se l’opposizione siriana viene rifornita costantemente di armi e addestramento. Tale mobilitazione potrebbe forse convincere la leadership militare della Siria a cacciare Assad al fine di preservarsi. Consiglieri sostengono che questa pressione supplementare potrebbe far pendere la bilancia contro Assad in Siria, se altre forze vi si allineano in modo corretto“. Pagina 6, “Valutazione delle opzioni per un cambio di regime”, Brookings Institution.
Naturalmente, gli attacchi aerei sulla Siria vanno oltre gli “atteggiamenti” e indica forse il livello di disperazione in occidente, che sembra aver scelto il suo teppista preferito, Israele, per incrementare gli “interventi”, proprio come aveva previsto in riferimento a un attacco all’Iran, anch’esso documentato in un rapporto della Brookings dal titolo “Quale Via per la Persia?
Per quanto riguarda l’Iran, la relazione “Quale Via per la Persia?” della Brookings afferma specificamente: “Israele sembra aver effettuato accuratamente pianificazione e addestramento per un attacco, ed i suoi aerei si sono probabilmente già posizionati il più vicino possibile all’Iran. Quindi  Israele potrebbe essere in grado di lanciare l’attacco nel giro di settimane o addirittura giorni, a seconda del tempo e delle condizioni d’intelligence di cui necessita. Inoltre, dal momento che Israele avrebbe assai meno bisogno (o interesse) nel garantirsi un sostegno regionale per l’operazione, Gerusalemme probabilmente si sentirebbe meno motivata ad attendere una provocazione iraniana prima di attaccare. In breve, Israele potrebbe muoversi molto velocemente per implementare questa opzione, se i leader israeliani e statunitensi vogliano che accada. Tuttavia, come osservato nel capitolo precedente, gli stessi attacchi aerei sono in realtà solo l’inizio di questa politica. Anche in questo caso, gli iraniani senza dubbio ricostruirebbero i loro siti nucleari. Avvierebbero probabilmente ritorsioni contro Israele e potrebbero anche rivalersi contro gli Stati Uniti, (che potrebbero creare un pretesto per attacchi aerei o addirittura un invasione statunitensi)”.Pagina 91, “Quale Via per la Persia?”, Brookings Institution?
E in questa affermazione possiamo raccogliere l’intuizione dietro l’altrimenti irrazionale atteggiamento belligerante d’Israele nel corso della sua breve storia, così come nella sua ultima aggressione non provocata contro la Siria. Il ruolo d’Israele è quello del “teppista”. Come  testa di ponte regionale degli interessi aziendali e finanzieri occidentali, fornisce il “piede nella porta” per i molti conflitti ricercati dall’occidente. Bombardando la Siria, spera di provocare un grande conflitto e l’intervento dell’occidente voluto e progettato da quando è esploso il violento conflitto in Siria nel 2011.
Per la Siria e i suoi alleati l’obiettivo, ora, deve essere scoraggiare ulteriori aggressioni israeliane ed evitare ad ogni costo che il conflitto si amplifichi. Se le forze terroristiche delegate dalla NATO sono deboli come appaiono, incapaci di vantaggi tattici o strategici, e si estinguono in disperati attacchi terroristici, sarà solo questione di tempo prima che la campagna della NATO sia bloccata. Come detto in precedenza, ad esempio un fallimento parziale della NATO sarà l’inizio della sua fine, e degli interessi occidentali che l’hanno usata come strumento per avere l’egemonia geopolitica.
Israele dovrebbe tentare di compiere atti sempre più disperati per provocare la Siria e l’Iran, essendo la sua leadership un’espressione diretta degli interessi aziendali-finanzieri stranieri, e non del popolo israeliano o dei suoi migliori interessi (tra cui la pace e perfino la sopravvivenza). Il popolo israeliano deve rendersi conto che la sua leadership, in effetti, non lo rappresenta e nenache rappresenta i suoi interessi, poiché vuole e desidera dissiparne vite e risorse al servizio degli interessi e dell’egemonia globale corporativo-finanziari stranieri.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

 

L’INTRATTENIMENTO ELETTORALE OSCURA LA QUESTIONE COLONIALE

La Legge 448/2001 , all’articolo 41, dava avvio ad una delle più gigantesche operazioni di colonialismo finanziario della Storia, aprendo agli enti locali italiani la possibilità di accedere all’investimento internazionale in titoli derivati.Allora il ministro del Tesoro Giulio Tremonti non aveva ancora scoperto la sua vocazione di “critico” della finanza globale, e così contribuì con entusiasmo ad organizzare la truffa in cui sono incorsi centinaia di Comuni italiani, compresi i due maggiori, Roma e Milano. 
La Legge 448/2001 fu voluta dal governo di centrodestra, ma il coinvolgimento nella truffa fu trasversale, dato che mentre a Milano il sindaco Moratti si lasciava irretire da Deutsche Bank, a Roma era invece il sindaco di centrosinistra Veltroni a cedere alle lusinghe di JP Morgan. Come hanno riportato le cronache di questi giorni, il nome di Deutsche Bank non ricorre solo nell’inchiesta giudiziaria per la frode al Comune di Milano, e nelle relative condanne in primo grado, ma anche nell’attuale inchiesta giudiziaria sulla frode-derivati che coinvolge i vertici del Monte dei Paschi di Siena. 
Nello scorso dicembre Deutsche Bank era stata 
denunciata alla magistratura americana da alcuni ex dipendenti, sempre per una frode legata ai soliti titoli derivati. La stessa Deutsche Bank era già sotto inchiesta negli Usa dall’agosto scorso per riciclaggio di denaro sporco; anche se l’improvvisa severità statunitense era dovuta al motivo contingente che le operazioni di riciclaggio avrebbero parzialmente coinvolto persino l’Iran. 
C’è sempre pronto un alibi emergenziale per poi far finire in nulla queste inchieste giudiziarie, come si è visto nel caso di Goldman Sachs, poiché si può sempre evocare il rischio di una catastrofe finanziaria nel caso che una grande banca dovesse fallire. Ma è solo il pretestuoso feticcio del privato a creare queste incombenti emergenze, poiché non viene fornito alcun argomento serio per dimostrare che un pletorico e corrotto “carrozzone pubblico” debba far peggio degli attuali banchieri privati. Tanto più che, spesso, le privatizzazioni non fanno altro che riciclare nelle nuove SpA lo stesso management che prima operava nel pubblico; offrendogli però le maggiori possibilità di malversazione offerte dal diritto privato. 
A rafforzare il feticismo del privato ci pensa, stranamente, proprio il ceto politico. I toni della campagna elettorale hanno infatti consentito ai media che contano (i media “mainstream”, come si dice oggi) di porre al centro dell’attenzione la polemica sulle responsabilità del Partito Democratico senese nella gestione del Monte dei Paschi di Siena. Il finanziere Alessandro Profumo, l’uomo chiamato l’anno scorso a salvare il Monte dei Paschi di Siena, si è potuto così permettere di minimizzare tutta la questione, come se si fosse trattato di un banale problema di ingerenza dei partiti nella gestione della banche. Una volta resa autonoma la banca dalla politica, tutto sarebbe risolto. 
Se i politici si prestano a fare da paravento e parafulmine per conto del colonialismo finanziario delle multinazionali del credito, non è certo per altruismo. La politica infatti non è altro che una delle tante forme del lobbying delle multinazionali. Quando un ex Presidente del Consiglio, ex ministro del Tesoro ed ex ministro degli Interni lascia la carriera politica attiva per diventare
advisor di Deutsche Bank, ciò dovrebbe ragionevolmente suscitare un minimo di perplessità e di discussione politica e mediatica. Invece nulla. 
Per avere un quadro esauriente del fenomeno del lobbying, la lista dei politici che hanno incarichi di consulenza nelle grandi banche andrebbe completata con i nomi dei loro parenti che fanno carriera dirigenziale in qualche multinazionale.La tangente è illegale, ma nessuna legge potrà mai vietare che il figlio o il nipote di un politico diventi dirigente di una banca. 
Ma è nelle organizzazioni internazionali che il lobbying trova la sua sede privilegiata. Ad esempio, l’OCSE – un’emanazione del Fondo Monetario Internazionale – può anche inviare ai vari governi le sue “raccomandazioni” (sempre il solito assistenzialismo per ricchi: 
privatizzare i servizi pubblici e abolire le tutele del lavoro), e può persino pretendere che vengano rovesciati i risultati del referendum sull’acqua, senza che nessun commentatore ufficiale si faccia venire qualche dubbio sulla credibilità dell’impalcatura “democratica”. 
I candidati elettorali che maggiormente rivendicano il loro carattere alternativo al sistema, sono poi quelli che più insistono sulla corruzione del ceto politico italiano invece che sull’ingerenza coloniale della NATO, del FMI o del WTO.Anzi, in molti discorsi elettorali degli “alternativi” non mancano neppure i toni celebrativi nei confronti dei mitici “modelli democratici” degli USA o della Gran Bretagna. 
Sta di fatto che ora nell’inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena è spuntato il nome anche dell’altro mago dei derivati, cioè la famigerata 
JP Morgan .Nonostante tutta la buona volontà dei media e dei candidati elettorali, far passare davanti all’intera opinione pubblica l’affare MPS solo per una questione interna italiana sarà comunque difficile.  

Nuova strage in Siria. La guerra mediatica contro Assad continua

Così se da una parte il governo di Bashar Al Assad combatte sul suo territorio contro un esercito di mercenari finanziato dalle potenze occidentali e dalle petro-monarchie del Golfo, dall’altra, fa fatica a contrastare la campagna di disinformazione pilotata d’Oltremanica dall’Osservatorio siriano dei diritti dell’Uomo e, a cui fa riferimento l’intera comunità internazionale. 

Nel giro di poco tempo – a cavallo delle primavere arabe, definite come un fenomeno di “libertà” e di autodeterminazione dei popoli – la Siria si è trovata a dover fronteggiare un doppio attacco. Una guerra mediatica e una militare. Così se da una parte il governo di Bashar Al Assad combatte sul suo territorio contro un esercito di mercenari finanziato dalle potenze occidentali e dalle petro-monarchie del Golfo, dall’altra, fa fatica a contrastare la campagna di disinformazione pilotata d’Oltremanica dall’Osservatorio siriano dei diritti dell’Uomo e, a cui fa riferimento l’intera comunità internazionale. Lo stesso centro mediatico che in 24 mesi di guerra civile ha additato al governo legittimo di Damasco tutte le odiose stragi commesse in Siria, da quella dei civili ad Hula (l’inchiesta Onu pochi mesi dopo dimostrò che le forze governative non erano responsabili del massacro delle 108 persone) a quella “del pane” avvenuta il 23 dicembre ad Hal faya (i video non fornivano nessuna prova dei bombardamenti dell’aviazione siriana).

La storia si è ripetuta ieri, come da copione. Sulla rete è circolato il video (la Reuters, che riporta la notizia, avverte di non aver potuto verificarne la veridicità) di una serie di corpi – circa ottanta – coperti di fango sulla riva del fiume Queiq, nel quartiere di Bustan al Qasr, ad Aleppo, controllato dai terroristi del Fronte Nosra. Il fiume Queiq nasce in Turchia e arriva nel quartiere di Aleppo dopo aver attraversato quartieri controllati dal governo, di fatto nonostante i corpi siano stati trovati nella zona accerchiata dai ribelli, i Comitati di coordinamento locale hanno incriminato comunque le forze governative come artefici dell’esecuzione sommaria (il video contiene immagini non adatte ad un pubblico sensibile: i corpi mostrano ferite d’arma da fuoco alla testa, le mani legate e insanguinate).

Dinanzi a questa tragedia che non ha tuttora un colpevole, il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon, all’apertura della conferenza dei donatori per gli aiuti umanitari in Siria, organizzata in Kuwait, ha lanciato un appello a tutte le parti e “in particolare al governo siriano” affinché “si fermi il massacro nel Paese, in nome dell’umanità”. Anche l’inviato dell’Onu e della Lega Araba, Lakhdar Brahimi, nelle ultime ore ha chiesto un’azione da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu. “La Siria sta andando a pezzi sotto gli occhi del mondo”, ha detto Brahimi parlando in Consiglio di “orrori senza precedenti”, poche ore dopo la notizia dei corpi morti trovati nel quartiere in mano ai ribelli ad Aleppo. “Il massimo organo politico dell’Onu non può restare in disaccordo sulla Siria aspettando che arrivino giorni migliori”, ha continuato Brahimi esprimendo pessimismo sull’andamento della sua missione. Un pessimismo che deriva dalla m alafede della comunità internazionale che da due anni alimenta la crisi siriana permettendo il traffico illegale di armi verso il Paese, imponendo delle severe pressioni diplomatiche ed economiche al governo legittimo di Bashar Al Assad ed infine oscurando la vera natura dei ribelli.

Una natura politica e religiosa che sta venendo a galla, soprattutto a seguito delle contraddizioni della politica estera francese dopo l’intervento militare in Mali. Se in questi due anni la Francia ha sempre sostenuto l’operato degli islamisti in Siria nel nome della democrazia e della libertà (ironia della sorte, l’Asl utilizza la bandiera del mandato francese in Siria tra il 1920 e il 1946), oggi si ritrova a combatterli sul fronte maliano. Tanto che venerdì 18 gennaio, nella zona “liberata” di Bansh in Siria, vicino alla frontiera turca, è stata organizzata una dimostrazione dai fondamentalisti islamici, i quali hanno manifestato solidarietà nei confronti dei loro omologhi maliani, promettendo inoltre una vendetta amara ai danni della Francia. Gli stessi fondamentalisti che probabilmente sono i veri artefici dei massacri avvenuti quest’oggi sulla riva d el fiume Queiq, nel quartiere di Bustan al Qasr, ad Aleppo, e che per l’ennesima volta puntano il dito contro Bashar Al Assad.

Il commento dell’Arcivescovo di Aleppo degli armeni cattolici, Boutros Marayati sulla strage:

“Percepiamo che c’è una deformazione di tutte le informazioni. Non ci si può fidare di quello che si sente dire, e non c’è nessuna possibilità di verificare neanche i fatti che accadono a poca distanza dai nostri quartieri. Anche adesso si sentono i rumori delle esplosioni, ma non sappiamo da chi arrivano e contro chi sono dirette. Siamo al centro di una guerra, ma la viviamo come se fossimo al buio, senza capire davvero cosa sta succedendo. Ci chiediamo solo quando e come tutto questo finirà. E preghiamo il Signore, che ci guardi e ci protegga”.

Anche i cosiddetti ribelli siriani hanno i loro scheletri nell’armadio: alcuni giornalisti russi presenti sul territorio hanno documentato le distruzioni delle infrastrutture e i massacri commessi dall’esercito libero Siriano (Esl). Le immagini sono inquietanti, le esecuzioni di tutti i tipi. Al grido di “Allah Akbar” i lealisti civili o soldati dell’esercito regolare sono eseguiti con freddezza, smembrati o decapitati:

Guarda il documentario

Fonte: Rinascita

di  Sebastiano Caputo & Arthur Herlin

 



http://www.informarexresistere.fr/2013/01/31/nuova-strage-in-siria-la-guerra-mediatica-contro-assad-continua/#axzz2JW0cmsEe

 

BANKSTER/ Un centrosinistra al servizio delle banche: dalle Fondazioni fino a Intesa San Paolo

Non è solo il governo Monti a governare in funzione delle banche, né solo il MPS ad essere troppo legato alla politica. Diversamente dai luoghi comuni, la politica delle banche è di centro sinistradei 150 consiglieri delle Fondazioni bancarie –nate per privatizzare patrimoni bancari pubblici – ben 100 sono di centro sinistra. Ma soprattutto gli ex sindaci e parlamentari del Pd, della Margherita e dei Ds mettono in disparte la politica per insediarsi alla guida di Intesa San Paolo ed Unicredit. La politica – tutta – si genuflette al servizio delle banche e, stando ai fatti, il risultato è spesso rovinoso, come per il Monte dei Paschi.

di Maria Cristina Giovannitti

Le banche sono una sorta di governo occulto” ha dichiarato il premier uscente Mario Monti e non sembra avere tutti i torti.

Non solo il Professore Goldman, ma a quanto pare anche il Pd non è da meno al fascino degli Istituti di Credito e lancia, tra le sue fila, ex sindaci e parlamentari, rimpiazzandoli nei consigli di amministrazione delle banche.

Negli Istituti di Credito capita di trovare, sempre più spesso, uomini di sinistra, come accade per l’Unicredit dove nel cda c’è l’ex presidente di centrosinistra Giovanni Quaglia insieme a Marianna Li Calzi, sottosegretario del governo D’Alema e poi D’Amato. Mail connubio politica-banche porta anche rovinosi risultati, com’è successo per il Monte Paschi di Siena.

FONDAZIONI BANCARIE – Con la legge “Amato-Carli n.218 del 1990, nascono le fondazioni per privatizzare i patrimoni bancari e conformarli ai modelli europei, riconosciute dal governo come organizzazioni “no profit”. Con gli anni hanno acquistato un potere enorme, tenendo in mano il sistema nazionale del Paese: il patrimonio stimato delle fondazioni è pari a 50 miliardi di euro.

Una ricchezza che non conosce crisi considerando che nel 2010 gli oneri totali delle fondazioni sono stati pari a 400 milioni di euro, in aumento del 8,4% rispetto al 2009, un evidente passo in avanti e in controtendenza con la crisi. Le fondazioni godono di un dominio molto incisivo, al punto che oggi hanno voce in capitolo anche nelle strategie bancarie.

Un pasto ghiotto che fa gola a molti e soprattutto alla politica ‘rossa’ considerato che su 150 consiglieri in totale, ben 100 sono di centrosinistra sinistra: Il Fatto Quotidiano del 29/11/2011 denuncia il caso di Emanuele Emmanuele, presidente della Fondazione Roma che insieme a 4 consiglieri d’amministrazione ed a 18 consiglieri si sarebbero lasciati andare a spese ‘eccedenti’. A quanto pare la storia delle Fondazioni sembrerebbe essere la storia di ‘intrecci amichevoli’ e ‘poltrone durature’.

Ma c’è anche il caso di Giuliano Segre, presidente dal 1992 della Fondazione di Venezia, socialista da sempre. La Fondazione però, nel 1995, fa una mossa avventata cercando di rianimare economicamente un’azienda tessile che poi sarebbe fallita. Seguirono processi ed arresti che coinvolsero anche Segre. Nel 2011 il presidente è stato condannato per bancarotta fraudolenta ma ‘graziato’ da uno status interno alla fondazione. Rieletto per altri 5 anni –fino al 2015- dopo la condanna a Segre è stata sospesa solo la carica. Simile è la vicenda di Paolo Biasi della Fondazione Cariverona e pezzo grosso dell’Opus Dei. Biasi è finito sotto inchiesta come presidente di due società di famiglia di Teramo e rinviato a giudizio per bancarotta preferenziale. A differenza di Segre, se per Biasi dovesse esserci una condanna, non esiste uno statuto interno alla Fondazione che potrà ‘graziarl o’.

INTESA SAN PAOLO – È uno dei più importanti gruppi bancari d’Italia di cui maggiore azionista –con il 9,7%- è la Compagnia San Paolo, che ha come presidente Sergio Chiamparino e che volgarmente viene definita il “bancomat dell’amministrazione”.

In realtà per Chiamparino l’esperienza con la banca Intesa è un’iniziazione, lui che fino a pochissimi mesi fa aveva come unica ambizione la politica e la sua candidatura –per le scorse primarie- era in pull position insieme a Matteo Renzi. Questo accadeva il 30 ottobre del 2012, solo pochi mesi fa. Oggi Chiamparino sembra essersi trasformato in un perfetto ‘uomo di banca’ come lui stesso afferma: “Sono uno dei non tanti esponenti di centrosinistra che ha un’esperienza positiva nel Governo”.

Insomma la scelta bancaria è totalmente diversa rispetto al suo ruolo politico da sempre avuto: nel 1994 strappò un testa a testa contro Roberto Rosso, diventando sindaco di Torino per poi essere rieletto, nel 2006, con il 66,6% contro Rocco Buttiglione. Una stravittoria politica ed un’amministrazione impeccabile che gli vale l’etichetta di ‘sindaco più amato degli italiani’. Titoli ed elogi che Chiamparino, solo pochi mesi fa, manda all’aria per dedicarsi alle banche.

La lista di personalità del centrosinistra votatesi alla politica delle banche è lunga: l’ex premier Romano Prodi, socio della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna insieme a Giancarlo Tesini, ex Ministro dei governi Amato. Del Pd anche Piergiorgio Bettoli, presidente della Fondazione Monte Cassa di Risparmio di Faenza e Giordano Angelini, consigliere della Cassa di Risparmio di Ravenna ed ex Ds. Anche Franco Bassani che gestisce la Cassa Depositi e Prestiti è stato un diessino.

A quanto pare, compresa l’esperienza anche del Monte dei Paschi, le banche sono sempre più di centrosinistra.


http://www.infiltrato.it/inchieste/italia/bankster-un-centrosinistra-al-servizio-delle-banche-dalle-fondazioni-fino-a-intesa-san-paolo

 

La Siria non si tocca!

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Damasco, 31 gennaio (IRIB) – L’esercito siriano ha informato che due persone sono morte ed altre cinque sono rimaste ferrite durante il raid di Israele sul centro ricerche di Jamraya, nelle vicinanze della capitale Damasco.
“I caccia israeliani hanno violato il nostro spazio aereo ed hanno condotto un bombardamento diretto sul centro ricerche”, spiega una nota diffusa mercoledì dall’esercito siriano. “L’attacco è stato condotto dopo tutta una serie di tentativi da parte dei terroristi di conquistare il sito nei mesi passati. Questo assalto, prosegue la nota, allunga la lista degli atti di aggressione ed i crimini di Israele ai danni degli arabi e dei musulmani”. Secondo la spiegazione dell’esercito siriano, l’intero edificio è stato distrutto ed i danni materiali causati dal bombardamento sono ingenti. Nelle ore precedent il regime israeliano aveva sostenuto di aver colpito un cargo di armi chimiche in Siria.

[Informazioni sulla manifestazione di Roma]

http://byebyeunclesam.wordpress.com/2013/01/31/la-siria-non-si-tocca/

 

Rapporto Eurispes: oltre la metà degli italiani non è più in grado di sostenere la famiglia

Siamo i più tassati d’Europa ma il 50% delle famiglie viene abbandonato a se stesso. Grazie ai tanti paladini degli oppressi e degli ultimi, in testa sindacati che hanno collaborato affinché diventassimo un popolo morto per suicidio. 

A costoro, che nemmeno in 20 anni sono stati in grado di introdurre un reddito di cittadinanza anzi, veeemente boicottato come fu il referendum per l’estensione dell’art 18 ai compagni ritenuti di serie B e ritenuto giusto che così dovesse continuare ad essere.

Grazie.

 in aumento i lavori informali, e i prestiti da parenti e amici

Rapporto Eurispes: oltre la metà degli italiani non è più in grado di sostenere la famiglia

Il 73,4% degli italiani nel corso del 2012 ha constatato una diminuzione del proprio potere d’acquisto

(Ansa)(Ansa)

E’ un vero e proprio grido d’allarme sullo stato di salute economico degli italiani quello che arriva dall’ultimo rapporto Eurispes.

LAVORO – Il 53,5% dei nostri connazionali afferma infatti di non essere più in grado di sostenere adeguatamente il proprio nucleo familiare (37,1% poco, 16,4% per niente). Quasi i due terzi dei lavoratori (61,3%) affermano che l’attuale occupazione non permette loro di sostenere spese importanti quali l’accensione di un mutuo, o l’acquisto di un’automobile (22,2% per niente, 39,1% poco). La famiglia d’origine resta rifugio e fonte di sostentamento per quasi il 30% dei lavoratori (chiede abbastanza aiuto alla famiglia il 19,6%, molto aiuto l’8,6%).
Per ovviare poi alla mancanza di lavoro l’italiano, oggi come ieri, sembra sempre alla ricerca della tradizionale «spintarella». Dal Rapporto Italia 2013 dell’Eurispes emerge infatti che il 21% degli italiani è infatti ricorso a una raccomandazione per trovare un lavoro. Il 27% di chi ha un’occupazione, invece, dichiara di averlo trovato tramite una candidatura spontanea e solo il 9,1% si è rivolto a un Centr o per l’impiego (4%), o a un’Agenzia per il lavoro (5,1%).

CONSUMI – Il 73,4% degli italiani nel corso dell’ultimo anno ha poi constatato una diminuzione del proprio potere d’acquisto: il 31% molto, il 42,4% abbastanza. Il 22,2% ha riscontrato in misura contenuta una riduzione del proprio potere d’acquisto e solo il 4,4% per niente. Del resto solo un italiano su venti si dice sicuro di riuscire ad accrescere i propri risparmi nel corso del 2013. Al contrario due italiani su tre sono pressochè sicuri che non riusciranno a mettere nulla da parte nell’anno in corso.

TASSE – Più di due famiglie su tre sentono poi che il peso del fisco è aumentano nel corso dell’ultimo anno. Per il 41,7% nel 2012 l’incremento è stato netto, mentre un altro 27,5% ritiene che il fardello fiscale è «un po’» cresciuto; complessivamente, quindi, il 69,2% ritiene che il prelievo sia aumentato.

VITA QUOTIDIANA – Come cambia poi la vita quotidiana secondo l’Eurispes? «Nella quasi totalità dei casi le abitudini degli italiani si sono modificate limitando le uscite fuori casa (91,8%, in forte aumento rispetto al 73,1% registrato un anno fa)». Tra i dati rilevati da Eurispes, anche il «vertiginoso aumento il fenomeno dei compro oro», ai quali si è rivolto nel corso dell’ultimo anno «il 28,1% degli italiani», con «una vera e propria impennata» rispetto all’8,5% dell’anno prima. «Sono soprattutto le donne (31,6%) rispetto agli uomini (24,5%) a scegliere di vendere i propri preziosi». Di più al Sud. In aumento «anche i lavori informali per arrotondare»: il 26,8% del campione ha svolto servizi presso conoscenti, dall’assistenza ad anziani, a artoria, babysitter, vendita di oggetti autoprodotti, pulizie, giardinaggio. Mentre, quanto al rischio usura, il 14,4% ammette di «aver chiesto denaro in prestito a privati (non parenti o amici) non poten do accedere a prestiti bancari»



http://www.corriere.it/economia/13_gennaio_31/eurispes-rapporto-salute-economia_112a5aca-6b91-11e2-bfdf-0d9d15b9395f.shtml

 

UCCELLI SPORCHI DI PETROLIO: ‘MAI COSA SIMILE NEGLI ULTIMI 20 ANNI’

 

30/01/2013

Mai, negli ultimi 20 anni, si era verificato un fenomeno di questa entità. E’ la prima volta che la Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus, che da 20 anni censisce gli uccelli, si trova di fronte a una situazione di questo genere. Decine gli uccelli marini trovati sporchi sulla costa, in particolare nella zona di Vasto. Ad affermare ciò è stato il WWf Abruzzo che, a seguito dell’episodio relativo all’ipotetico sversamento in mare di petrolio, a largo delle coste molisane e abruzzesi, ha realizzato un report firmato sia dal presidente dell’associazione Luciano Di Tizio, sia dal presidente della Stazione ornitologia abruzzese Augusto De Sanctis. Il report è stato quindi inviato alle regioni Abruzzo e Molise, al Ministero dell’Ambiente, alla Capitaneria di Porto di Pescara, all’Ispra, ai comuni interessati e alla Procura di Larino che, sulla vicenda, ha aperto un’inchiesta per inquinamento ambientale.
LINK
Il giallo del petrolio in mare
monitoraggio ambientale, molise sub: “nessun materiale inquinante trovato”

http://www.primonumero.it/attualita/news/1359573223_-uccelli-sporchi-di-petrolio-mai-cosa-simile-negli-ultimi-20-anni.html