La vittoria di Monti

Ricordate cosa disse il banchiere golpista?

 Non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi, e di gravi crisi, per fare passi avanti. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario.

 Da un discorso tenuto alla Luiss il 22 febbraio 2011, video dal min. 4:55 al min. 5:55

 ECCO IL BIG PACK – MI CHIEDO DI COSA CIANCIANO COLORO CHE ESPONGONO PROGRAMMI ELETTORALI CHE NON DICHIARANO LA PREVIA USCITA DALL’EURO E DALLA UE- QUALI PROGRAMMI???? Se saranno tutti VINCOLATI alla troika?????

Certo, sicuramente saranno tagliate le spese militari, abbassate le tasse, cazziate le banche vero?

 Ue, Bruxelles ora controllerà i bilanci dei singoli Stati membri

Ci sono voluti 12 mesi di trattative tra il Parlamento Europeo, Consiglio e governi per aumentare il controllo da parte delle istituzioni comunitarie sulle politiche di bilancio dei Paesi membri. 

I bilanci degli Stati Membri ora potrà essere tenuto sotto controllo dalla Commissione europea, che avrà anche il potere di esigere delle correzioni nel caso di allontanamenti importanti dai target di consolidamento fiscale. Il totale dei disegni di legge è inserito nel  ”two-pack”, è servirà per rinforzare la vigilanza di bilancio ed il coordinamento delle politiche economiche su cui Europarlamento e Consiglio hanno siglato un accordo.

Olli Rehn commissario europeo agli Affari economici e monetari, ha giudicato positivamente,l’accordo: “Oggi è stato fatto un passo avanti che permetterà un ulteriore, significativo rafforzamento della governance economica dell’eurozona”. L’accordo è stato possibile grazie al via libera da parte della Commissione europea alla creazione di un gruppo di esperti indipendenti incaricato di esaminare la fattibilità di un fondo di redenzione del debito e l’emissione di eurobill. Il ‘two pack’ era bloccato da mesi a causa soprattutto dell’opposizione della Germania.

Il gruppo presenterà le sue conclusioni entro marzo del 2014 ed alla Commissione sarà chiesto di valutare e, nel caso, presentare proposte prima della fine del suo mandato, il 31 ottobre del prossimo anno. L’obiettivo del lavoro è analizzare la fattibilità di emissioni comuni di parte del debito nazionale, che verrebbe esteso all’intera Eurozona.

Rehn auspica che il processo legislativo sia ora completato in tempi rapidi perché i due regolamenti, che prevedono procedure dettagliate perché gli Stati risanino i propri conti pubblici in linea con le raccomandazioni di Bruxelles, aumentando quindi un maggiore controllo della Commissione sulla politica di budget degli Stati Euro, entrino in vigore “già per il periodo di bilancio del 2014″.

Secondo quanto riporta il Parlamento europeo, gli emendamenti approvati vanno nella direzione di un sostegno maggiore alla crescita. Laddove ai Paesi sono richiesti sforzi di tagli per ricondurre i bilanci pubblici alla sostenibilità, si legge, questi non devono essere fatti in modo che uccidano i potenziali di investimento e crescita.

Settori particolarmente tutelati saranno quelli di educazione e sanità. Sul fronte dei controlli, tra le regole principali del ‘two pack’ c’è l’obbligo per gli Stati dell’Eurozona di sottoporre le bozze del bilancio per gli anni successivi alla Commissione europea e all’Eurogruppo prima del 15 ottobre. Repubblica

Se la Commissione ritiene che il progetto di bilancio contrasta con gli impegni assunti in sede europea sulla gestione dei conti pubblici, può chiederne la revisione. Per i Paesi sotto procedura, la regolazione introduce unsistema di monitoraggio graduato per assicurare la correzione rapida e durevole del deficit eccessivo con meccanismi di controllo e allarme a fronte di rischi.

Stabilità

La chiamano stabilità. Milioni di persone sono buttate fuori di casa, dal posto di lavoro, costrette a suicidarsi come unico mezzo per terminare la persecuzione del fisco. Questa è la loro stabilità.

La stabilità dei progettisti del sogno europeista. Un sogno nato dalla mente di militari e banchieri che si professano filantropi.

Amano il dio quattrino ed a questo sono devoti, sacrificando milioni di persone sull’altare dei mercati.

Alle persone è stato detto di non abituarsi al posto fisso, di non credere che la pensione sia dovuta, di non illudersi che la sanità sarà accessibile per sempre, di non pensare che si debba aver diritto a mangiare tutti i giorni. I tutori del mercato, ben garantiti da lauti   ed eterni stipendi,  sostengono che così la vita sia più avvincente per noi e dovremmo mostrare gratitudine. Ma per i mercati no. Loro vogliono stabilità. A nostre spese, s’intende.

 

Grillo e Berlusconi minacciano questa stabilità a detta del grembiulino golpista della Goldman Sachs e come si conviene in ambienti massonico-mafiosi lanciano i loro avvertimenti:

 

a) La BCE ci ricorda che siamo di loro proprietà.

Hanno comprato i bonds italiani, come se a questa operazione “umanitaria” fosse corrisposto un aumento della stabilità delle persone, del loro tenore di vita.

Ci hanno comprato come al mercato del bestiame.

 

Fra il 2011 e il 2012, quando intervenne comprando i titoli di Stato dei Paesi in difficoltà, la Bce ha acquistato 102,8 miliardi di euro di bond italiani, la quota maggiore fra i Paesi dell’Eurozona beneficiari dell’Omt. Lo rivela la Bce. Seguono Spagna (44,3 miliardi), Grecia (33,9), Portogallo (22,8) e Irlanda (14,2).Fonte

 

b) Borse in affanno…..Stanno affilando le armi del ricatto. La Borsa di Milano oggi, risulta la peggiore in Europa. Lo spread è già salito a 290. Si sa, i mercati poco tollerano la democrazia, sia delle piazze che della  libertà di parola, come ebbe modo di sentirsi rispondere perfino Squinzi il quale è stato accusato di far salire lo spread mostrando disappunto per le cosiddette riforme tanto care al Bilderberger Monti.

 

Monti: «Nessuna interferenza della MerkelGrillo e Berlusconi pericoli per la stabilit໫Vicini alla ricetta per la crescita di Hollande. Vogliamo fare le riforme per rendere questo Paese competitivo e moderno»Fonte

 

Vogliamo? Chissà in nome di chi parla il banchiere impostoci a mezzo golpe. Hollande inoltre sta eseguendo anch’egli il compitino della troika e procede con i tagli alla spesa sociale (mica le spese per la ricolonizzazione dell’Africa).

 

“Competitivo” e “moderno” devono essere sinonimi di sfacelo come tutti gli indicatori economici dimostrano. Ma d’altronde, lui disse che si dovevano attraversare gravi crisi per costringere le nazioni ad ulteriori cessioni di sovranità. E’ ben chiaro quindi cosa intenda per competizione e modernizzazione. 

Questa è la proposta del Sig. Monti che rimprovera gli altri di non averne una.

Ci perdonerà se non ci alletta granché la sua “proposta”.

Uscire dall’euro sarebbe catastrofico, ovvio. Come potrebbero i suoi amichetti controllare da una sola sede la vita e l’economia di ben 27 nazioni? Sarebbe catastrofico per questi sanguinari criminali che con le loro finanziarie intendono affamare interi popoli. 

 

LA CRESCITA DI GRILLO – Riguardo alla crescita esponenziale del Movimento 5 Stelle Monti nei sondaggi ha sottolineato come un’eventuale vittoria di Grillo sarebbe molto preoccupante: «Grillo esprime le preoccupazioni che io esprimo. Io sono così insoddisfatto della politica bipolare e tradizionale quanto le piazze di Grillo. La differenza è che lì c’è la protesta come da noi, ma stento a vedere la proposta che possa migliorare l’Italia. Le persone che votano Grillo e voterebbero sì a un referendum sull’uscita dell’Italia dall’euro, poi dovrebbero riempire delle piazze ancora più grandi per protestare contro lo stato catastrofico in cui l’Italia entrerebbe. Ci vogliono proteste ma anche proposte».

IL SUCCESSO DI BERLUSCONI – «Considero molto preoccupante anche una vittoria di Berlusconi per quel che rappresenterebbe come tolleranza degli italiani verso una vita pubblica non rigorosa, non seria e poco credibile», ha rincarato il premier uscente. FONTE


Ma che democratico il despota Monti,  non è stato eletto ma parla a nome degli italiani e sa cosa tolleriamo noi e cosa no. Senza nemmeno interpellarci. Eh già, il banchiere con in tasca le tessere dei club elitari dove i poteri forti decidono le sorti dell’umanità parla di rigore e credibilità altrui. Di cosa faccia il Cav a casa sua ci informa quotidianamente la stampa, di cosa si discuta al Bilderberg, alla Trilaterale, all’Aspen  e logge varie, nemmeno la Miss Grueber non riporta niente. Sappiamo solo quanto dobbiamo pagare noi per la loro stabilità.

Riguardo alla competenza, rimando a queste ottime considerazioni di Bruno Amoroso. 

Amoroso: l’euro ci porta in guerra, è da malati di mente 
Quando non si hanno congreghe di affari e speculatori da tutelare, non è difficile cogliere l’inganno europeista.
Barbara

L’orso M13 e’ morto, abbattuto in Svizzera

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– Doberta Ragni –

M13 se n’è andato nel peggiore dei modi. L’orso trentino che razziava galline e patate e non aveva paura dell’uomo è stato assassinato in Svizzera, lontano dall’area in cui, invece, sarebbe stato protetto. L’annuncio dell’abbattimento, che ha sconvolto il mondo animalista e ambientalista, è stato dato dalle autorità cantonali.

Nell’autunno e dopo il letargo il plantigrado era ormai diventato un pericolo per la sicurezza delle persone, si era infatti spinto sovente fino nei centri abitati alla ricerca di cibo, aveva inseguito delle persone durante il giorno e non mostrava più alcun timore nonostante le ripetute azioni di dissuasione. L’abbattimento è stato eseguito conformemente alla Strategia Orso Svizzera“, si legge in una nota.

Profondamente addolorato è il suo alter ego che gestisce la pagina facebook a lui dedicataQui, con oltre 3 mila amici, in segno di lutto ieri il logo è stato macchiato di sangue. Tra tutte le parole di cordoglio, però, quelle che ci hanno colpito di più sono state usate da Sara Pettinaroli, Cittadina svizzera, Consigliera comunale, Volontaria e animalista, che scrive: “cari concittadini, siamo noi ad aver deturpato, saccheggiato e rubato l’habitat del bellissimo M13. Non il contrario. NON il contrario! Noi abbiamo costruito nel suo territorio, nel territorio di tutti gli esseri viventi che parlano una lingua diversa dalla n ostra. Diversa ma maggiormente comprensibile all’orecchio predisposto al loro ascolto. Noi abbiamo edificato macerie al posto degli alberi, catrame invece di erba e terra umida, fabbriche che sostituiscono panorami. Noi. Lui ha semplicemente cercato un angolino tra il cemento, un posto dove stare e respirare, un terreno che assomigliasse il più possibile alla casa che, con gli anni, abbiamo distrutto senza ritegno“.

Eppure M 13 è morto perché le persone avevano paura di lui, anche se un orso non uccide né ferisce per il piacere di farlo. Per questo Legambiente ha scritto alle autorità competenti italiane e svizzere, al Consiglio d’Europa e al segretariato della Convenzione delle Alpi, parlando di violazione dei trattati internazionali da parte della Svizzera “inaccettabile e da sanzionare”. ”Una immediata attivazione dei segretariati internazionali dei Trattati per la conservazione della natura alpina, affinché il comportamento delle autorità svizzere venga adeguatamente censurato e sanzionato nelle sedi internazionali, e affinché la sfida continentale per la conservazione delle specie e degli habitat possa dispiegarsi senza incontrare ostacoli insormontabili all’interno dei confini della Confederazione Elvetica“. E’ questa la richiesta inoltrata oggi da Legambiente alle autorità competenti.

Nella sua lettera di denuncia, l’associazione sottolinea il forte contrasto tra le politiche di conservazione e protezione internazionale dell’orso nelle Alpi e l’abbattimento dell’unico esemplare di questa specie presente in Val Poschiavo. Un abbattimento autorizzato che, scrivono il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza e il presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine, “riapre una ferita alle politiche e agli sforzi internazionali per la conservazione dei grandi carnivori”. Animali protetti sia dalla Convenzione di Berna, esecutiva dal 1982, che inserisce l’orso bruno tra le specie di fauna strettamente protetta, sia dalla Convenzione Internazionale per la Protezione delle Alpi, ratificata tanto dall’Italia quanto dalla Svizzera e dall’Unione Europea.

In questo contesto – recita la lettera – riteniamo gravissimo e inaccettabile, e pertanto meritevole di una severa censura nelle sedi internazionali, che le Autorità di un Paese che ha ratificato le citate convenzioni abbiano potuto autorizzare l’abbattimento dell’orso denominato M13, che aveva scelto di stabilirsi in territorio svizzero in Val Poschiavo, Canton Grigioni, pur continuando a vagare a cavallo dei confini di stato”. I protocolli di gestione dei grandi predatori per come sono stabiliti dalle istituzioni svizzere rappresentano, secondo Legambiente, una severa minaccia per la conservazione della biodiversità alpina. Noi non possiamo che augurarci che la morte dell’orso star del web non resti inutile, ma possa servire a salvare altri plantigradi in futuro.

http://www.greenme.it/informarsi/animali/9753-orso-m-13-morto


http://www.informarexresistere.fr/2013/02/22/lorso-m13-e-morto-abbattuto-in-svizzera/#axzz2Ldpwei3G

Politici muti: pagati e ricattati dalla mafia della finanza

Scritto il 22/2/13

 Mps, tangenti, Finmeccanica? Sono solo la vetta dell’iceberg, che spesso esplode – a orologeria – col pretesto puntuale della corruzione, grazie a dossier tenuti nel cassetto per il momento opportuno: vedi la liquidazione improvvisa di Di Pietro e della Lega, anch’essa travolta da strani scandali, e persino le intimidazioni che, da Siena, minacciano il Pd: guai a sgarrare, a deviare dall’agenda Monti. E’ la mafia, bellezza: e tu non puoi farci niente. Lo sostiene un economista europeo come il professor Bruno Amoroso. La mafia di cui parla è quella della finanza, che adotta gli stessi metodi di Cosa Nostra: usa i politici, li compra, li ricatta e li fa fuori quando non servono più o, addirittura, quando minacciano gli affari. Il grande business? Aver permesso di inquinare, con “titoli spazzatura”, il portafoglio delle banche. Ricostruzione-choc: i nostri politici sono tutti sotto ricatto, perché hanno accettato – a suon di miliardi – di svendere il sistema bancario alla finanza tossica, senza protestare.

Un virus nato negli Usa, che ha infettato le banche europee. Fino all’assurdo finale dell’euro, la moneta che pretende di governare un continente: «Essere addirittura governati direttamente da una banca, in questo caso la Bce, è un’idea da ospedale psichiatrico: è la moneta che deve servire noi, non viceversa». Così, mentre la politica continua la sua recita ipocrita, fingendo di litigare sul nulla, la finanza si è già mangiata la nostra economia: «In pochi anni, il rapporto tra economia reale ed economia finanziaria è diventato non più confrontabile», dice Amoroso a Perugia, presentando il libro-denuncia di Raffaele Ascheri sull’uomo del Montepaschi (“Giuseppe Mussari, una biografia non autorizzata”). Il problema? E’ ormai sotto gli occhi di tutti: «C’è una massa monetaria in giro per il mondo ottenuta grazie alla globalizzazione, quindi ai famosi processi di liberalizzazione e privatizzazione, che ha creato una montagna finanziaria che oggi domina l’economia e non solo», afferma Amoroso nel suo intervento, ripreso da “Megachip”.

Denaro virtuale, ottenuto con denaro: «Questo naturalmente ha una storia: tu parti da Nixon e arrivi ad Obama». Ma, in parallelo, «quello che è successo negli Stati Uniti è successo in tutta Europa, anche in Italia». E quello che è accaduto è semplice, dice Amoroso: «L’economia finanziaria ha prodotto sempre di più prodotti finanziari che gli economisti, con terminologia tecnica, nella letteratura economica chiamano “titoli spazzatura”». Ce ne sono vari tipi: dai cosiddetti “titoli ninja”, «creati per suicidarsi, coinvolgendo in cose strambe chi li detiene stabilmente», fino ai “titoli al neutrone”, ispirati dal nome della bomba che ammazza le persone ma risparmia gli edifici. Difatti: «I “titoli al neutrone” hanno fatto fallire i possessori di casa, a partire dagli Stati Uniti, per arrivare a noi». Hanno quest’effetto: «Distruggono l’economia delle persone ma lasciano intatti gli immobili di cui poi le banche si appropriano».

L’economia finanziaria ha preso il controllo del potere, quello economico e poi anche quello politico. E’ accaduto anche in Italia, naturalmente, grazie all’uomo chiave del super-potere finanziario anglosassone: Mario Draghi. Tutto comincia nel 1971, quando gli Usa riformano il sistema bancario e danno il via libera alle banche d’affari. Il colpo di grazia arriva negli anni ’90 con Bill Clinton, che liberalizza i mercati finanziari, padroni a quel punto di creare impunemente i famosi “titoli spazzatura”. Quella legislazione «viene di sana pianta importata in Italia», dove Draghi, prima impegnato alla Banca Mondiale, nel 1991 «diventa improvvisamente direttore generale al Tesoro». Da quella posizione, Draghi «promuove la privatizzazione di tutte le banche i taliane». Nascono così le grandi banche d’affari come Intesa, Unicredit e Montepaschi. «Sono queste le banche che sono state veicolo dei “titoli spazzatura”». E chi scelse Draghi come “cavallo di Troia” per promuovere il processo di privatizzazione? «Goldman Sachs, la Lehman Brothers e la svizzera Ubs».

Terminato quel decennio, dopo aver operato ufficialmente come “servitore dello Stato”, Draghi «ha quindi tutti i dati sensibili in mano», dunque «conosce tutto sul nostro sistema bancario che lui ha creato». E cosa fa? «Va a lavorare, senza colpo ferire, alla Goldman Sachs». Dal 2002 al 2005, diventa il manager della Goldman Sachs per l’Europa, «nel silenzio totale di tutti, dei politici (destra, sinistra) e degli istituti di controllo». E poi dove va? In pensione, carico di miliardi? Macché. Nel 2006 diventa governatore della Banca d’Italia, cioè «l’istituto di sorveglianza di tutto il sistema del credito». Ovviamente “non si accorge” che in quegli anni, proprio attraverso la Goldman Sachs, sono arrivate valanghe di “titoli spazzatura” nella pancia delle banche italiane. «Però lui, il “sorvegliatore”, non lo sa». Cade dalle nuvole, inf atti, quando scoppia la grande crisi finanziaria del 2008. L’anno seguente, nella sua relazione, ammette: il crac mondiale ha tolto 5 punti di Pil all’Italia, provocando il crollo di un’economia che «veniva da una crescita tra le più alte d’Europa».

Che fare, a quel punto? Semplice: congelare subito i super-profitti alle banche, bloccare i favolosi bonus dei dirigenti bancari e sequestrare tutti i titoli, cercando di identificare le banche inquinate dalla “spazzatura”, per poi magari fare causa anche al governo Usa, che quei crediti aveva garantito. Figuriamoci. «Draghi disse: siccome ci hanno rubato 5 punti di Pil, dobbiamo riformare il mercato del lavoro, tagliare pensioni e sanità, riformare la scuola». Ma che c’entrano il lavoro, la scuola, la sanità e le pensioni con la truffa dei banchieri-spazzatura? La politica, quella che avrebbe dovuto “battere i pugni”, ha semplicemente obbedito: governo Monti, riforma Fornero, silenzio-assenso (e voti a favore, in aula) da Pd e Pdl, i cantori del “voto utile”, rimasti muti di fronte al suicidio economico-sociale dell’Italia: prima la devastazione delle banche, poi quella del paese. Lo ha spiegato bene Paolo Barnard: Elsa Fornero lavora dal 1999 per il settore pensionistico privato. Il miglior business? Ovvio: demolire il settore pubblico, anche la scuola e la sanità. La crisi fa esplodere i fatturati degli sciacalli, è il loro affare d’oro: spremere la classe media, che si rifugia nel settore privato dopo che quello pubblico è stato terremotato.

Dal maggio 2011, intanto, l’inarrestabile Draghi è alla Bce. Super-poltrona dalla quale «comincia a riacquistare, anche dalle banche italiane, i “titoli spazzatura” in cambio di denaro contante». Tecnicamente: «Sta facendo un riciclaggio, e con lui il sistema finanziario sta facendo il riciclaggio dei “titoli spazzatura” che la Goldman Sachs ha esportato in Europa e anche in Italia, e che noi oggi paghiamo per riciclarli, cosicché poi nessuno riesca neanche più ad identificarli». Ma non era la mafia, almeno dei film, a fare questo lavoro sporco? Questa, conclude Amoroso, è una mafia ben più potente. Che infiltra le istituzioni e usa politici, partiti e banche, attraverso l’enorme ricatto del potere che viene dal denaro. Lo spiega bene il caso Mps. Ma attenzione: siamo tutti in pericolo, perché «in tutte le banche italiane ci sono queste bombe a orologeria».

Domanda: perché, su questo, la politica tace? «Quello che a me sorprende – dice Amoroso –è che in Italia non ci si chieda come mai, nel corso degli ultimi 15-20 anni, sono stati rovesciati fiumi di denaro sulla politica». C’è una ragione, ovviamente: «Perché poi, questi fiumi di denaro dati ai politici e alla politica, non è che sono venuti di nascosto». Macché, «erano trasparenti, sono stati fatti attraverso le leggi, i regolamenti, e nessuno è intervenuto». Nessuno: «Non è intervenuto il Capo dello Stato, non sono intervenuti la Ragioneria, la Corte dei Conti». Il veleno è penetrato nel più assoluto silenzio, e quel silenzio è stato p agato profumatamente. «E’ stato fatto perché i politici non vedessero, non sentissero, non parlassero. In questo modo è stato acquisito un consenso: anche per questo, in questi vent’anni, sono state fatte le cose più ignobili».

 

E oggi, mentre queste bombe ad orologeria scoppiano, «i politici tacciono, non fanno nulla». Perché? «Perché i corruttori sanno bene dove stanno i soldi che hanno dato ai corrotti, ed ecco che inizia il gioco sporco». Esempio: il Carroccio. «La Lega rompe le scatole, fa i capricci perché non vuole più sostenere il “governo della finanza”? La decapitano». Stessa sorte è riservata a chi si mette su quella strada: «Nel momento in cui un personaggio – a me non simpatico, tra l’altro di destra, come Di Pietro – comincia a fare i capricci, che fanno? Lo mettono sulla graticola». Rischia persino l’obbediente Pd: nel momento in cui il partito di Bersani  ha anche solo «qualche dubbio amletico», fuori tempo massimo, e «pronuncia qualche parola in difesa degli interessi dei cittadini, dei lavoratori, degli imprenditori», ecco che scatta la minaccia, attraverso il crac di Siena: state attenti, perché altrimenti toccherà anche a voi.

«Abbiamo una politica che non solo istituzionalmente è dipendente dalla Banca Centrale Europea, che poi è la finanza statunitense, ma abbiamo una situazione in cui la politica è sotto ricatto perché è stata corrotta attraverso un processo sistematico», denuncia Amoroso. «Si è creato un sistema di potere collusivo, fatto di ricatti, di pressioni – un sistema che ci fa capire anche la vicenda Finmeccanica». Premessa: «Un paese che si butta nell’industria di guerra è chiaro che entra nei meccanismi più perversi della corruzione». Eppure, «certe magagne vengono fuori nel momento in cui bisogna dare dei segnali forti, perché il “governo della finanza” altrimenti non vince le elezioni: questo è il caso italiano, ma avviene dappertutto». Per questo, il caso del Monte dei Paschi di Siena «aiuta a capire questi meccanismi», perché spiega «come funziona questo blocco di potere nuovo, dominante, che si è formato». Mette in luce «i suoi aspetti più odiosi, più biechi». Metodi antichi, in realtà, direttamente «mutuati» da un’organizzazione non proprio nata oggi: la mafia.

«Voi sapete – aggiunge Amoroso – che la mafia iniziò la sua espansione coi palazzinari, poi col business dell’agricoltura, poi con quello della droga». Oggi c’è la finanza, ma la musica non cambia: «Ogni volta che la mafia ha cambiato strategia che faceva? Faceva arrestare tutti quelli del vecchio gruppo dirigente». Naturalmente, «ogni volta che è successo che hanno arrestato tutti i capi della mafia, in realtà stavano ripulendo un giro di dirigenti, perché l’arresto di Riina è la fine della mafia della droga, che segna l’inizio della mafia della finanza». Testualmente: «La mafia della finanza è quella che oggi sta in sella e naturalmente el imina i personaggi un po’ sporchi e che si ostinano a voler guadagnare in forme che non sono moderne, che non fanno più parte delle cosche vincenti del potere». Trasferite questo tipo di analisi, dice Amoroso – questo rinnovo dirigenziale delle organizzazioni criminali – a quello che sta succedendo anche nella politica italiana: «E’ chiaro che c’è dietro un bel disegno di potere che va avanti abbastanza indisturbatamente».

http://www.libreidee.org/2013/02/politici-muti-pagati-e-ricattati-dalla-mafia-della-finanza/#comment-8546

 

JP MORGAN PROSSIMO PAPA?

JP MORGAN PROSSIMO PAPA?

Di comidad del 21/02/2013 

I commenti dei media ufficiali sulle “dimissioni” del papa hanno seguito uno schema ricorrente, parlando di scelta “etica” e “responsabile”, una sorta di “umanizzazione” della figura del papa. Il titolo di un articolo di Paolo Flores D’Arcais ha sintetizzato il tutto nella formula secondo cui il papa, da vice-Dio, diventerebbe un semplice primate religioso
Questi commenti sembrano basarsi sullo stesso tipo di inghippo logico con il quale sono state costruite alcune barzellette, tra cui quella del tizio che va dallo psichiatra per chiedere aiuto per la moglie che si crede una gallina. Lo psichiatra si dichiara sicuro di guarirla, ma allora il tizio si chiede: “Se mia moglie non si crederà più una gallina, chi mi farà l’uovo?”. 
Non ha senso fare i miscredenti e poi prendere sul serio le pretese mitologiche della Chiesa, come se questa davvero si facesse guidare da moventi ultraterreni. L’umanizzazione del papa è un controsenso, dato che la religione è un fenomeno umano, anzi, troppo umano; e solo come tale va analizzato. Nell’inamovibilità del papa non c’entrava nulla la credenza nello Spirito Santo, dato che la figura del papa si è storicamente delineata sotto la pressione di esigenze pratiche, prima tra tutte quella di proteggere il capo della Chiesa dagli intrighi e dai colpi di mano della Curia. Se si fosse stabilito che il papa in ogni momento poteva abbandonare la sua funzione, ciò avrebbe fatto moltiplicare le pressioni e le manovre affinché ciò avvenisse. 
Anche questa garanzia di inamovibilità non è stata sempre sufficiente a proteggere la persona del papa dalle congiure, come ha dovuto personalmente sperimentare il povero Albino Luciani. Anche altri papi sono stati probabilmente “aiutati” a togliersi di mezzo, ma del papicidio non si poteva certo abusare senza suscitare qualche sospetto di troppo. 
La figura del papa, così come la si conosce ora, non ha più di millecinquecento anni, però i casi di recesso volontario dalla carica sono stati rarissimi; anzi, nel citatissimo caso di Celestino V nel XIII secolo, va sottolineato che certezze storiche sulla volontarietà del suo abbandono non ve ne sono, dato che il malcapitato era tenuto in prigionia dal suo successore, Bonifacio VIII. 
Ciò che il presunto “teologo” Ratzinger ha operato non è tanto una dissacrazione del papato, quanto una sua delegittimazione. Il successore di Ratzinger rischierà infatti di essere continuamente valutato in base all’efficienza del suo operato, e magari ad essere invitato ad andarsene al primo raffreddore. La locuzione “ad ogni morte di papa” indica un evento che si ripete molto di rado; in futuro la locuzione ” ad ogni dimissione di papa”, potrebbe indicare qualcosa di frequente e persino di probabile. Fatto trenta, si potrebbe fare trentuno, dando un termine alla carica di papa, come se fosse un presidente, con tanto di campagna elettorale e di primarie. 
Se ciò non avverrà, vorrà dire che il papato avrà trovato il suo sostegno in poteri esterni alla Chiesa. Qualche ipotesi la si può anche fare, date le ultime vicende della banca vaticana, lo IOR. Undici mesi fa la sede milanese della multinazionale finanziaria JP Morgan, con il pretesto di un’inchiesta giudiziaria in corso, ha sospeso il conto utilizzato dallo IOR. Da quasi un anno lo IOR si trova quindi paralizzato e sospeso alle decisioni di JP Morgan. 
La perdita di JP Morgan per sue operazioni sui titoli derivati, a gennaio di quest’anno, era quantificata in sei miliardi e duecento milioni di dollari. Un’apposita commissione d’inchiesta interna ha elaborato una relazione edulcorata sugli “errori” del “chief” Jamie Dimon, lasciatosi “ingannare” da informazioni sbagliate. Sta di fatto che ora JP Morgan, per colmare almeno in parte il buco, deve rivalersi sui suoi partners storici, tra cui lo IOR. 
Ultimamente il presidente dello IOR, Gotti Tedeschi, è stato sostituito con un avvocato davvero tedesco, Ernest Von Freyberg; un consulente finanziario che ha, come massima perla del suo curriculum, quella di essere un organizzatore di viaggi a Lourdes; un business più che considerevole, ma che sembra comunque troppo poco per risollevare le sorti della banca vaticana. 
In questo momento è JP Morgan a tenere il Vaticano per i cosiddetti; e non è da escludere che, per riaprire il conto dello IOR, la multinazionale statunitense abbia preteso qualche garanzia in più, compresa la possibilità di collocare un uomo di propria fiducia al vertice della Chiesa.

 


 

http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=532

 

Amoroso: l’euro ci porta in guerra, è da malati di mente

Scritto il 21/2/13 

Gli economisti in genere, anche di altri paesi, criticano l’euro perché dicono che non ha consistenza economica. Cioè, le teorie economiche dimostrano quali sono le condizioni perché si possa fare un’unità monetaria. L’euro è stato fatto non tenendo conto di tutti quei criteri-base per cui si possa creare un’area monetaria omogenea che funzioni. Per questo Paul Krugman e molti altri hanno criticato l’euro. La moneta è uno strumento dell’economia, non è l’e conomia; quindi intestardirsi, insistere su un meccanismo che chiaramente non sta funzionando, rischia – e questo è l’aspetto doloroso – di minacciare e distruggere lo stesso progetto europeo. Dal momento dell’introduzione dell’euro fatta in modo così forzato, che è successo? Già l’introduzione dell’euro ha diviso l’Europa – volevamo un’Europa più larga, ma che crescesse insieme.

Come sapete, quando si è fatto l’euro, dentro ci sono 17 paesi, ma 10 stanno fuori e questi non sono i più balordi; stanno fuori paesi importanti come la Gran Bretagna, ma anche paesi piccoli e molto efficienti e importanti per l’Europa, come la Danimarca e la Svezia. Quindi, la prima cosa che ha fatto l’euro: ha spaccato l’Europa in due, per imporre un’accelerazione che badate bene, non era necessaria. Perché? Esisteva una cooperazione monetaria. Come sapete, dopo la fine dell’aggancio al dollaro, nel ’71, non è che i paesi europei si sono messi a fare la guerra tra loro, ma fecero prima una cooperazione monetaria, il Serpente Monetario Europeo, che naturalmente rivelò punti di forza, ma anche dei difetti. Tanto è vero che successivamente, dopo circa dieci anni, si migliorò il sistema e venne il Sistema Monetario Europeo, cosiddetto Serpente 2, e si cercò di perfezionare questi meccanismi di scambio monetario.

Quindi, non è che prima c’era il caos e poi è arrivato l’euro. La decisione improvvisa di introdurre l’euro prima ha spaccato l’Europa, tra chi dentro e chi fuori – e tra l’altro, queste distanze si vanno sempre più allargando. Ormai è chiaro che l’euro sta allontanando sempre più la Gran Bretagna da un progetto europeo, ma questo vale anche per i paesi scandinavi. Non solo, i 17 paesi dell’euro zona hanno creato un’ulteriore divisione dentro la zona euro perché oggi tutti sanno che sono spaccati tra una zona nord e una zona sud. Perché non esiste nessun meccanismo che consente di trovare un equilibrio tra queste situazioni. Immaginate non dico l’Unione Europea, ma solo l’Eurozona. Con la moneta si è preteso di creare una sorta di Stato Europeo. Questa era l’idea. Ora, l’idea che si può fare uno Stato senza uno stato fa un po’ sorridere. L’idea che 17 paesi possano essere governati da una banca è un’idea da ospedale psichiatrico.

E’ come se in Italia dicessimo: togliamo tutto, Parlamento e governo, basta la Banca d’Italia. Questo è ciò che è stato fatto a livello europeo. Insistere su questa strada rischia seriamente di portare alla rovina lo stesso progetto europeo – e badate bene che non abbiamo molto tempo. Con l’euro, siamo andati a sbattere contro l’iceberg. Le previsioni mie e non solo mie – da qui ad uno-due anni, e non a dieci— sono due: che se non si cambia rotta rapidamente ci sono due scenari possibili: uno, quello più probabile e più terrificante, è l’implosione dell’Europa come la Jugoslavia. Questo è lo scenario che molti economisti danno per scontato, se non si inverte la rotta. Lo scenario alternativo è quello di una soluzione programmata, in linea con l’idea europea di cooperazione: sarebbe quello, che viene dall’esperienza europea, che io chiamo lo scenario della Cecoslovacchia. Come sapete, la Cecoslovacchia era uno Stato europeo che ad un certo punto, siccome c’erano differenze, sia di aspirazioni ma anche di strutture economiche, ha deciso di dividersi in due Stati, ma non è stata fatta nessuna guerra: si sono messi d’accordo, hanno due monete diverse dentro l’Unione, tra l’altro hanno riorganizzato i rapporti.

L’idea che la zona dell’euro debba implodere, provocando situazioni di tipo jugoslavo, con l’uscita di paesi a cominciare dal sud, ed entro un anno arriverà anche a noi il problema, è una politica cieca, perché non tiene conto che questi problemi si potrebbero risolvere con un accordo in seno all’Eurozona, tra nord e sud, però stabilendo meccanismi di cambio che tengano conto delle esigenze dell’economia. Badate bene che quando l’Italia era nel Sistema Monetario Europeo ne è uscita per tre o quattro anni, perché aveva delle difficoltà economiche. Sia l’Italia che la Gran Bretagna uscirono e poi rientrarono. Non è che ci fu una guerra; non è che, se noi dovessimo uscire o stabilire una nuova forma di cooperazione monetaria, succede chissà che.

 

Le monete cambiano gni 10-15 anni, questo lo sanno gli economisti. E’ sempre successo, nella storia. Pensate che alla fine dell’800 in Europa esisteva l’unione monetaria dei paesi scandinavi. E’ esistita per circa 30 anni. Poi, a un certo punto, siccome queste economie sono cresciute in modo diverso, l’hanno sciolta. Infatti voi oggi avete la corona danese, quella svedese e quella norvegese, mentre prima avevano una corona unica. Decisero intelligentemente di tornare a delle valute nazionali; ovviamente si chiamano ancora corone, c’è un aggancio privilegiato, però son tornate ad auto-governarsi. La stessa cosa vale anche per noi, perché l’Italia ha fatto parte a fine ‘800, per circa 30 anni, di quello che si chiamava Sistema Monetario Latino, con il Belgio, la Svizzera e la Francia. E’ stato sciolto dopo 30 o 40 anni; oggi infatti avete franco svizzero, franco francese e belga; l’Italia aveva mantenuto la lira, ma stando dentro il sistema del franco. Le scelte monetarie sono strumentali, non sono dogmi. La moneta non è un dogma. Simboli sono invece invece la cultura, lo Stato, la nazione. La moneta, come noi sappiamo nell’esperienza familiare, è uno strumento: deve servire i nostri progetti, non viceversa.

(Bruno Amoroso, dichiarazioni rilasciate il 13 febbraio 2013 alla libreria Feltrinelli di Perugia e raccolte dal blog “Sollevazione“. Allievo dell’insigne economista italiano Federico Caffè, Amoroso è docente emerito dell’università danese di Roskilde nonché esponente di “Alternativa”, laboratorio politico-culturale fondato da Giulietto Chiesa).

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Il dovere di conoscere!

 

mediadi Gruppo Consiliare Progetto Partecipato

Il Gruppo Progetto Partecipato sostiene l’incontro che si terrà sabato 23 febbraio 2013 dalle 9,30, al Cinema Massimo di via Verdi 18 a Torino.

Il movimento NOTAV organizza un’assemblea pubblica su una doppia truffa: quella del Treno Alta Velocità e quella del processo a chi denuncia l’inutilità dell’opera e si oppone alla sua costruzione.

Il titolo dell’assemblea è “La città deve sapere”: la cittadinanza deve sapere che il TAV è una doppia truffa!

Da una parte, lo Stato utilizza decine di miliardi di euro provenienti dalle tasse dei cittadini non per affrontare la crisi in atto creando occupazione e aiutando disoccupati e lavoratori in difficoltà, non per risolvere la crisi in atto investendo in salute, scuola, ricerca e socialità ma per realizzareun’infrastruttura non sostenibile, dannosa e inutile:

–          Non sostenibile poiché i lavori devastano il territorio di una valle alpina il cui ecosistema è già irrimediabilmente compromesso da una linea ferroviaria, un’autostrada e due strade statali, inquinando ed esponendo la popolazione locale ad un comprovato rischio-amianto.

–          Dannosa essendo una spesa che alimenta un giro d’affari a esclusivo beneficio delle imprese appaltanti, sub-appaltanti e fornitrici e non per la comunità valsusina e italiana, fornendo un richiamo irresistibile per investimenti a dir poco di dubbia provenienza.

–          Inutile perché sebbene sia stata costosamente ammodernata, la linea ferroviaria esistente è ampiamente sotto-utilizzata e ormai da anni registra un decremento del volume di traffico passeggeri e merci.

Oltre ad essere una truffa in sé, il TAV è anche e soprattutto una truffa per sé: è la truffa alla democrazia. Non è democratica, infatti, una società che taglia servizi vitali per i cittadini e spende per opere non sostenibili, dannose e inutili. Non è democratica una società che spende per inaffidabili aerei militari mentre aumenta le imposte addirittura tassando in modo crescente un bene primario come la casa. Non è democratica una società che costringe ogni generazione a sacrifici e austerità, spendendo allo stesso tempo la ricchezza prodotta dai cittadini stessi per pagare gli interessi d’un debito non contratto da loro e del quale non conoscono i creditori.

I responsabili arricchiti e impunti di questa doppia truffa chiamano “violenza” e “disordine pubblico” il dissenso e la manifestazione del dissenso, reprimendo con la militarizzazione i cittadini che sempre più numerosi denunciano, opponendosi a una decisione che ignora la volontà popolare, benché assunta da chi il popolo dovrebbe rappresentarlo: il Parlamento.

Lo stesso Parlamento che, dopo più d’un anno d’occupazione da parte d’un governo non eletto e quindi illegittimo, grazie alla “truffa delle truffe” che gli arricchiti e gli impuniti chiamano “legge elettorale” sta apprestandosi con le imminenti elezioni nazionali ad essere nuovamente occupato, da parte d’una presumibile maggioranza che, per quanto forse diversa nella forma, non muterà certo nella sostanza: per esempio proprio perseguendo ed intensificando l’occupazione militare della Valle di Susa per reprimerne il dissenso e l’opposizione al TAV.

Sabato prossimo, i magistrati Livio Pepino e Ferdinando Imposimato ci parleranno di truffe, di civiltà e di futuro con alcuni esponenti del movimento NOTAV e con tutti coloro che vogliono informarsi e agire nel nome della difesa del territorio, dell’ambiente e della democrazia.

“Diffida della falsa conoscenza, è molto peggiore dell’ignoranza.”

 George Bernard Shaw