Recessione, autunno caldo, guerra preventiva a Grillo

Finché la barca va… lasciala andare… cantava Orietta Berti e così è stato. Dopo mesi e mesi di inequivocabili segnali di peggioramento per l’economia dell’area Euro, ignorati dai politici, i nodi vengo al pettine e per i più deboli (Italia) la parola è ‘Deflazione’.

di Davide Amerio

Mentre il prode Matteo Renzi esibisce gelati e regala solite battutine e vane promesse che tanto piacciono a una consistente fetta di elettori, l’Italia affonda nella recessione.

Dico ‘affonda’ perché mentre una fase di recessione in sé può essere un evento fisiologico nell’andamento dei cicli economici, il protrarsi di situazioni recessive può condurre alla generazione di fenomeni come la ‘deflazione‘ che a loro volta inducono altra recessione creando una spirale perversa che rappresenta l’incubo per ogni economista.

La deflazione si genera quando i prezzi diminuiscono ma questo fatto non stimola maggiori consumi aumentando la domanda aggregata di beni (a livello macroeconomico). Una crescita della domanda condurrebbe a una crescita della produzione di beni e servizi (più investimenti e più lavoro) e favorirebbe la chiusura del gap recessivo.

Con la deflazione i consumi restano al palo, anzi peggio: le teorie economiche ci dicono che il consumatore (assunto sempre come una entità razionale anche se non lo è) ritiene che i prezzi caleranno ancora e quindi preferisce attendere per fare acquisti anche se le sue disponibilità di reddito gli consentirebbero di farlo.

Se i consumi restano al palo le aziende producono meno e riducono le scorte quindi: meno lavoro, più disoccupazione. Ne conseguono minori investimenti: gli imprenditori pur avendo disponibilità finanziarie non intravedono possibilità di conseguire utili interessanti e quindi rimandano gli investimenti o li dirottano in ambito finanziario. Le aziende che sono invece in difficoltà subiscono la stretta del credito bancario dovuta al calo di moneta circolante e imboccano la strada della bancarotta. Meno lavoro uguale più disoccupazione e sempre meno reddito disponibile per le famiglie da dedicare al consumo. Un circolo vizioso.

Tutto questo genera un calo di ‘fiducia’ generale (nei consumatori e negli imprenditori attuali e in quelli potenziali) che induce altre contrazioni di consumi e di investimenti a cascata. Questo è il motivo per cui gli ultimi tre governi – imposti senza passare dalle elezioni – si sbracciano nel dire che si intravede la “luce in fondo al tunnel” e che la “ripresa è dietro l’angolo” e amenità simili, ma la realtà, e i meccanismi economici, se ne infischiano delle chiacchere e agiscono inesorabili.

Tutto questo accade nell’ambito della cornice europea dove in molti giurano che le politiche di austerity sono la causa primaria di questa situazione.
Il dibattito in corso intorno alle decisioni della BCE governata da Mario Draghi verte a capire quale tipo di interventi può adottare la Banca Centrale Europea per far ripartire l’economia. Come predetto da alcuni economisti – quelli severamente critici verso l’europa così costruita – il rallentamento rapido delle economie periferiche (Italia, Francia, Spagna) intacca l’economia delle nazioni più forti (come la Germania) essendo l’Europa, in prima istanza, un’area valutaria costituita da un mercato interno. Per le esportazioni l’euro ‘forte’, tanto decantato negli anni scorsi come un traguardo, si rivela un handicap nel momento in cui la maggioranza delle trattazioni avvengono in dollari.

Tutta la filosofia economica europea è indirizzata al controllo del debito e al contenimento dell’inflazione, ovvero tutte le iniziative sono succubi dei famosi ‘parametri’. Fino ad ora l’attività della BCE si è limitata nel fare in modo di tappare le evidenti falle potenziali nel sistema bancario europeo dovuto alle alte esposizioni didebito sovrano (debito pubblico dei singoli paesi). La critica maggiore mossa dalle opposizioni in Italia a questo procedimento è che a una maggiore stabilità delle banche non è conseguito un incremento della disponibilità di denaro alle imprese che sono in sofferenza.

C’è chi vorrebbe che la BCE emettesse liquidità monetaria nel sistema praticando una politica monetaria sul modello americano del ‘quantitative easing‘. Ma c’è chi osserva che la Banca Centrale Europea è stata pensata per combattere l’inflazione e rendere stabile la moneta e non possiede strumenti giuridici per governare l’emissione di euro e controllarne la diffusione. Inoltre la banca centrale soffre dell’influenza della Bundesbank tedesca che, insieme alla Merkel, rifiutano questa ipotesi.

Capita poi di leggere notizie che prevedono ancora terremoti nell’ambito finanziario globale.
Dalla Svizzera, Jaime CaruanaGeneral manager della BIS di Basilea (la banca centrale delle banche centrali o BRI Banca dei Regolamenti internazionali) teme il ripetersi, a livello mondiale, di un nuovo disastro tipo “Lehman Brothers“, causato dall’ aumento del debito a livello mondiale e dichiara che “nella loro caccia al guadagno, gli investitori ignorano la prospettiva di tassi d’interesse più alti“. [Fonte: Wall Street Italia]

Recessione significa anche peggioramento del debito pubblico e dei famosi parametri europei che rapportano il debito e il deficit al Pil. Sempre più possibile in autunno delle manovre correttive necessarie per rientrare nei parametri anche se il governo nega (ma c’è ancora qualcuno che crede a Renzi?). I governi tenteranno di giocarsi la cartaEsa 2010 dove il ricalcolo del Pil porterà ad un aumento degli attuali valori nominali introducendo nel computo armi, prostituzione, contrabbando, usura e droga [vedi nostro articolo]; nonostante il trucco la situazione è di fatto recessiva, di preoccupante stagnazione e al momento si vedono solo marionette alchimiste che tentano di sedurre il popolino con slogan.

In questo contesto, nel quale è facile prevedere un autunno molto caldo e politicamente difficile con rischi di inciampo per lo scanzonato Premier, è da notare l’ attacco (l’ennesimo) alla figura di Beppe Grillo. Viene ripresa e divulgata in rete e tra i social una vicenda di qualche anno fa nella quale qualcuno sosteneva di aver visto Grillo scendere dalla nave Britannia sulla quale una consorteria di banchieri, governatori, finanzieri pare abbia pianificato la svendita dell’Italia.
La presenza di Grillo, intervistato da Enrico Mentana al momento della discesa dalla nave, confermerebbe, secondo questa ‘ipotesi’ che il capo del M5S altro non è cheun gregario al soldo della finanza mondiale per distruggere il nostro paese.

A parte le smentite dello stesso Grillo e di Mentana sulla loro presenza, utilizzando il criterio andreottiano (a pensar male si commette peccato ma molte volte ci si azzecca), è lecito notare quanto questa coincidenza di una situazione economica che precipita si accompagni con questo affanno (sempre più reiterato) di delegittimare Grillo. Obiettivo non può che essere lo screditare, conseguentemente, il Movimento Cinque Stelle: unica presenza realmente di opposizione (con tutti i suoli limiti e i suoi errori) la quale rischia di giocare un ruolo troppo strategico nel momento in cui i nodi verranno al pettine e forse un po’ di elettori si accorgeranno delle parole vuote delle ‘larghe intese’ di governo e di malaffare.

D.A. 01.09.14

Recessione, autunno caldo, guerra preventiva a Grilloultima modifica: 2014-09-03T13:59:05+02:00da davi-luciano
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