Regole su nucleare civile, quello militare autocertifica

Radon, significa inquinamento di origine bellica, come ben sanno gli esperti nazionali ed internazionali. Qualcuno avrà sentito parlare di una base United States of America (Sesta Flotta) – insediata senza una ratifica parlamentare, operativa dal 1972 al 2008?

di Valsusa Report.
TERRACINA - GOLFO DI GAETA
TERRACINA – GOLFO DI GAETA

Non molto tempo fa il Comitato Antinucleare Garigliano, ci segnalò che nel Golfo di Gaeta oltre al problema della centrale nucleare, vi era anche il naturale andirivieni dei sommergibili e navi americane a propulsione atomica. In una ricerca abbiamo visto che il problema sottovalutato è enorme, qui alcuni passaggi che approfondiremo nel divenire.

Parliamo quindi di centrali nucleari che sono in gestione agli eserciti e come tali non rispondono ad esempio di alcuni fattori di sicurezza che invece sono richiesti ad esempio nei piani di costruzione. A proposito in un esempio, uno dei tanti, siamo andati vicino al disastro nel settembre 2003. Il sottomarino nucleare “USS Hartford” sigla (SSN-768) è un sottomarino statunitense di Classe Los Angeles attualmente operativo, si danneggiò gravemente per aver urtato contro il fondale marino. La zona è quella vicina alla Base per sottomarini nucleari della Maddalena, in Sardegna.

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La costruzione del sottomarino venne assegnata alla Electric Boat Division della General Dynamics Corporation di Groton (Connecticut) il 30 giugno 1988 e venne completato il 22 febbraio 1992. Il varo avvenne il 4 dicembre 1993 sotto il patrocinio di Laura O’Keefe. Il sottomarino prese il mare per la prima volta il 10 dicembre 1994, sotto la guida del comandante George Kasten. Il 25 ottobre 2003 l’Hartford in manovra si incagliò, riporterà danni per circa 9 milioni di dollari e resterà fuori servizio per 7 mesi, erano le 12:37 come riportato dai verbali del processo, nelle trasmissioni radio all’interno del vascello subacqueo: “Il marinaio addetto al controllo della profondità avverte il ponte di comando che il fondale è di poco più di 30 metri e decresce rapidamente. Una motovedetta della Guardia Costiera italiana si accorge che il sommergibile è fuori posizione, tenta di contattare l’Hardtford via radio e tramite telefono cellulare, ma ogni tentativo è vano

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12:37:30 il profondimetro segnala i 25 metri, 12:37:45 il profondimetro segnala i 15 metri, 12:40 Hartford tocca il fondo a circa 1000 metri dall’Isola delle Bisce. Inizia a rallentare. Spaventato dalla possibilità di rimanere incastrato tra le rocce il capitano Greg Parker ordina “Motori a tutta.” (“Speed on.”), la prima collisione è seguita da due ulteriori impatti, il secondo è molto consistente, ruota il sommergibile di 12 gradi e lo fa emergere. In seguito all’incidente il comandante Christopher R. Van Metre, comandante dell’Hartford, e il commodoro Greg Parker vennero sollevati dal comando e richiamati negli Stati Uniti. Sei membri dell’equipaggio dovettero inoltre rispondere di condotta negligente.

I fatti come sempre, quando sono militari, vengono o secretati o non si svolgono a piacimento degli, come sempre ignare popolzioni, l’incidente è reso pubblico solo il 12 novembre 2003, le conseguenze della fuga radioattiva non sono state ancora rese note. Sempre il 20 marzo 2009 alle 22 circa, ora italiana, l’Hartford entra in collisione con l’USS New Orleans nello stretto di Hormuz, ferendo leggermente quindici membri del proprio equipaggio. La New Orleans accusa la perdita di 94.000 litri di carburante.

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Sono questi i punti dubbi per tutti, un sommergibile che non è in grado di navigare e porta con se una bomba atomica e scorie radioattive viaggia nei mari indisturbato? molti porti italiani ospitano sottomarini o unità navali nucleari Augusta, Napoli, Brindisi, Cagliari, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Spezia, Livorno, Taranto e Trieste.

Purtroppo, succede sempre che la sicurezza dei reattori nucleari su navi a propulsione nucleare è secondaria rispetto ad altre ragioni di tipo strategico, di produzione e di presenza della flotta. Essendo vascelli militari, i sottomarini nucleari sono soggetti all’approvazione e alla responsabilità esclusivamente delle autorità militari. Quindi ci ritroviamo col paradosso di reattori nucleari, che non otterrebbero la licenza di esercizio civile in nessun paese, e che circolano invece liberamente nei nostri mari.

GOLFO DI TARANTO

GOLFO DI TARANTO

Esistono dei piani di Emergenza per i “Porti Nucleari” italiani? Cosa si può fare in caso di incidente? Niente, l’elaborazione dei piani e la loro pubblicità è richiesta dalla Legge, ma molte di queste informazioni mancano, a causa del “segreto militare”. Dove si è avuto accesso ai piani di emergenza di porti nucleari, la loro valutazione ha sbalordito i tecnici, “In caso di incidente, un rimorchiatore dovrebbe intervenire per cercare di portare al largo l’unità danneggiata e magari in fiamme, che nel frattempo avrebbe però fatto a tempo a cospargere ampiamente l’ambiente di radioattività. E i punti di attracco e di fonda delle imbarcazioni nucleari sono posti a distanze minime da aree densamente abitate.” (Fonte il fatto quotidiano.it)

In conclusione, nessuno degli attuali porti italiani con presenza di unità nucleari è sicuro da dispersioni o incidenti nucleari. Molti Transitano in immersione nei mari del sud Italia, attraversando i corridoi marittimi più trafficati come lo stretto di Messina. Per alcune delle loro soste scelgono popolatissime baie, anche ai piedi di due vulcani come l’Etna e il Vesuvio o accanto a depositi di carburante e munizioni, raffinerie e industrie chimiche. 

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Bisogna capire che si tratta dei sottomarini a propulsione nucleare della marina militare USA, alcuni anche con impianti antiquati e pericolosi tipo “centrale Chernobyl”, ad Augusta (Siracusa), sede di un’importante base della Marina militare italiana e del principale polo navale delle forze USA e NATO del Mediterraneo.

Succede che uno di essi approda il 4 aprile, questo un comunicato dalla Capitaneria di Porto della cittadina Siracusana. “Visto il vigente piano di emergenza e le norme per la sosta di unità militari a propulsione non convenzionale nel porto di Augusta – si legge nell’ordinanza firmata dal comandante Francesco Frisone – è fatto divieto a tutte le unità navali non specificatamente autorizzate di avvicinarsi, transitare o sostare ad una distanza inferiore a 1.000 metri dalla unità a propulsione non convenzionale posta alla fonda nel punto di latitudine 37° 10′ 18”N e longitudine 015° 14′ 36”E”. Significa che normative urgenti, strategiche e necessarie allo stato italiano ci sono, come mai mancano quelle relative alla protezione delle popolazioni?

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Diamo alcune notizie relative alla passata guerra di Libia affrontata anche dalle forze italiane e americane. Secondo il Comando delle forze navali statunitensi in Europa ed Africa. Canale di Sicilia per bombardare gli obiettivi militari e civili libici vengono impiegati vascelli americani, sono tre: l’USS Providence (SSN 719), l’USS Scranton (SSN 756) e l’USS Florida (SSGN 728). Ma all’area operativa della VI flotta è pure assegnato l’USS Newport News (SSN 750). Il sottomarino nucleare approdato in Sicilia è lo Scranton, il Florida, tra il 3 e il 4 marzo in sosta nel porto di Napoli e il Newport News, transitato da Napoli, l’8 marzo di quell’anno.

Scranton e Newport News  appartengono alla classe “Los Angeles”. Realizzati nella prima metà degli anni ’80, sono lunghi 110 metri, pesano 6.184 tonnellate, imbarcano 110 uomini e dispongono di un imponente arsenale, la loro spinta è assicurata da un reattore ad acqua pressurizzata S6G, dove la S sta per Submarine platform, il 6 per Sixth generation e la G per General Electric, la società realizzatrice dell’impianto nucleare con una potenza di 165 MW. Ancora più imponente l’USS Florida, sottomarino della classe “Ohio”: varato nei primi anni ’80, è lungo 170 metri e pesa 18.750 tonnellate, mentre il reattore nucleare è indicato con il codice S8G PWR (di ottava generazione) con una potenza di 26,1 MW. Il suo carburante è l’uranio arricchito nell’isotopo U235, sostituito di norma ogni 7-8 anni invece dei 18 mesi previsti per i reattori degli impianti “civili” di terra.

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Secondo quanto denunciato nel 2004 dall’allora parlamentare dei Verdi Mauro Bulgarelli, oltre ad Augusta e Napoli ci sarebbero altri nove porti italiani in cui vengono periodicamente ospitati sottomarini o unità navali a propulsione nucleare Brindisi, Cagliari, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno, Taranto e Trieste.

STRETTO DI MESSIMA

STRETTO DI MESSIMA

Il professore Zucchetti, professore ordinario di “Impianti nucleari” presso il Politecnico di Torino ha avuto modo di esaminare alcuni dei cosiddetti “piani di emergenza esterna” relativi alla sosta di unità militari a propulsione nucleare nei porti di La Spezia, Taranto, Gaeta e La Maddalena. “L’elaborazione dei piani e la loro pubblicità è richiesta dalla vigente legislazione civile sulla radioprotezione”, spiega il docente. “Nel caso di reattori nucleari a bordo di unità navali militari, molte di queste informazioni mancano o sono insufficienti. Quanto sarebbe necessario acquisire, conoscere, ispezionare ed accertare si scontra molto spesso con il segreto militare. Mancano molte delle informazioni che sarebbe necessario ottenere, oppure sono inottenibili o vengono trasmesse mediante comunicazioni da parte della Marina Militare o addirittura della US Navy, con una modalità di autocertificazione che è inaccettabile nel caso dell’analisi di sicurezza di un impianto nucleare”.

Quindi basta autocertificare e quando si va in spiaggia le foto si fanno alle montagne, questione di sicurezza, necessità e di “strategico nazionale”.

V.R. 02.09.14

Regole su nucleare civile, quello militare autocertificaultima modifica: 2014-09-03T13:53:28+02:00da davi-luciano
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