Cos’è l’euro-regime l’han capito tutti, tranne la sinistra

si certo. La sinistra non è mai complice, è solo “ingenua” e qualche volta sbaglia in buona fede, naturalmente.

Scritto il 30/4/14 • nella Categoria: idee   
La sinistra? Dovrebbe lottare per recuperare la sovranità nazionale. Lo fa invece quella che viene ancora definita “destra”, cioè il Front National di Marine Le Pen, organizzazione che si batte apertamente contro l’Unione Europea per difendere i lavoratori francesi dal regime Ue-euro, che produce «povertà e sottomissione alle misure autoritarie calate dall’alto della tecnocrazia di Bruxelles». Sinistra sovranista? Macché. «Il problema – osserva Enrico Grazzini – è che il socialismo europeo è ormai profondamente compromesso con questa Europa liberista e della finanza». Grazzini parla di «ritardo culturale e politico nei confronti dell’Europa reale» anche da parte della “sinistra radicale”, ovvero «la sinistra aristocratica italiana», che «sottovaluta i guasti dell’Europa reale e dell’euro e sogna la democrazia dell’Europa federata e di uno Stato federale: rischia così di rimanere elitaria, isolata e senza troppo popolo (e voti)», e lascia il bottino elettorale a quello che sempre Grazzini definisce «il populismo né di destra né di sinistra di Grillo».L’Italia è allo stremo, riconosce l’analista di “Micromega”: neppure la crisi del ‘29 era stata così violenta. Oggi le famiglie non sanno come arrivare alla fine del mese, la disoccupazione e la povertà dilagano, i giovani non trovano lavoro e non hanno prospettive. E l’opposizione di sinistra? Non pervenuta: «Chiede con grande moderazione “meno austerità” e “più democrazia in Europa”». Ridicolo, di fronte all’attuale catastrofe. Martin Schulz, l’euro-candidato del Pd, «dice che occorre invertire la rotta e fare finalmente le riforme per lo sviluppo, ma non fa nessuna autocritica sulla folle austerità imposta dalla sua alleata di governo Angela Merkel». Lo stesso presidente del Parlamento Europeo «giustifica ed esalta l’euro di Maastricht e tace sul fatto che con questi trattati e con il Fiscal Compact uscire dalla crisi è impossibile». Aggiunge Grazzini: «Questa Europa fa male, molto male. Ormai una forte minoranza dell’opinione pubblica che sta diventando maggioranza non sopporta più l’euro ed è sempre più critica verso questa Ue che impone una crisi che non finisce più».L’elettorato si sta polarizzando e radicalizzando, e mentre dilaga «la rabbia contro questa Europa della disoccupazione e della povertà». Problema: se i ceti popolari votano massicciamente “a destra”, significa che la sinistra è considerata disattenta o, peggio, complice del sistema. La sinistra di potere: quella che cantava le lodi dell’euro e delle “magnifiche sorti e progressive” dell’Unione Europea, il mostro giudirico di Maastricht che sta radendo al suolo intere nazioni, intere economie, con politiche antidemocratiche e ferocemente liberiste, che aggravano la crisi. «Queste politiche, senza abolire Maastricht, sono irriformabili», conclude Grazzini. «Per uscire dalla crisi è necessario rivendicare la sovranità economica e monetaria degli Stati». Beninteso: sovranità parziale, per quanto consentito dalla globalizzazione. La sovranità a cui pensa Grazzini non va confusa col nazionalismo della Le Pen o l’isolazionismo britannico: «Battersi per la sovranità nazionale deve significare semplicemente che esigiamo la democrazia e non vogliamo essere diretti da tecnocrazie opache asservite alla finanza e ai governi dei paesi dominanti».Solo recuperando l’autonomia degli Stati in campo economico e monetario, nonché la sovranità nazionale in campo politico, è possibile difendersi, in sintonia con gli altri popoli europei oppressi dal regime di Bruxelles. Ma è inutile sperare che la sinistra italiana cambi posizione: «Scartata l’ipotesi di uscire unilateralmente dall’euro, considerata come catastrofica», nella sinistra «prevale l’allineamento alle tesi pro-euro e pro-Ue». L’euro, la moneta unica prevista per tutti i 28 stati dell’Unione Europea ma utilizzata solo da 12 paesi, sul piano economico «è una solenne bestemmia: infatti significa che 12 paesi molto differenti, dalla Spagna alla Germania, dall’Italia all’Olanda, dal Portogallo alla Lettonia, sono soggetti allo stesso tasso di interesse, devono avere la stessa base monetaria e subiscono lo stesso tasso di cambio verso i paesi extraeuropei». Ovvio che non funziona: «Un paese che corre troppo, in cui l’inflazione è elevata, ha bisogno di alti tassi di interesse; invece un altro paese (come l’Italia) che è fermo necessita di tassi bassi per stimolare gli investimenti. Un paese come la Germania può riuscire ad esportare con l’euro a 1,40 sul dollaro; altri paesi invece con lo stesso tasso di cambio non riescono più ad esportare e a compensare l’import, e sono quindi costretti ad accendere debiti».La moneta unica fa esplodere le differenze, aggravando gli squilibri: «La Germania diventa sempre più competitiva; gli altri paesi invece perdono industria». La Germania impone una politica deflattiva per ridurre i deficit altrui e per garantirsi che le siano restituiti i debiti, «ma la politica deflattiva comprime l’economia, provoca la crisi fiscale dello Stato, la disoccupazione, la precarizzazione del lavoro, la riduzione dei redditi, della domanda e degli investimenti». Risultato: diventa sempre più difficile restituire i debiti. «Non a caso, i debiti pubblici dei paesi mediterranei continuano ad aumentare inesorabilmente nonostante l’austerità». Perché ostinarsi a non riconoscere la verità? Secondo Grazzini, «per molta parte della sinistra il sogno di un’Europa unita e federata, degli Stati Uniti d’Europa, ha sostituito il sogno fallito del comunismo. La sinistra ha perso la testa e si è innamorata perdutamente dell’idea di Europa, una Europa che però la tradisce spudoratamente con la finanza».Se questo vale per la base elettorale della sinistra, secondo molti altri analisti i leader del centrosinistra italiano sono stati semplicemente cooptati dall’élite franco-tedesca: hanno trascinato l’Italia nella catastrofe dell’Eurozona, sperando di guidare la Seconda Repubblica dopo il crollo del vecchio sistema Dc-Psi, funzionale alla guerra fredda e liquidato da Mani Pulite. Troppo sospetta, la reticenza del centrosinistra di fronte al disastro dell’Unione Europea – guidata peraltro anche da uomini come Romano Prodi, advisor della Goldman Sachs benché uomo simbolo dell’antagonismo contro Berlusconi. Ora siamo all’ultima mutazione genetica, quella di Matteo Renzi: che per prima cosa vara il Jobs Act, cioè la frammentazione del lavoro super-precarizzato, in ossequio ai dettami (“riforme strutturali”) che l’élite europea ha imposto, piegando gradualmente i sindacati. «Insieme al lavoro si svaluta anche il capitale nazionale», avverte Grazzini. «Così è più facile per le aziende estere conquistare le banche e le industrie di un paese in debito, magari privatizzate in nome dell’Europa: e così i paesi più deboli cadono nel sottosviluppo, nella subordinazione e nella povertà».Sempre secondo Grazzini, la sinistra che si vorrebbe marxista o alternativa «non si accorge del pericolo», neppure di fronte all’assalto di Telefonica verso Telecom. Eppure, «il patriottismo economico è necessario per contrastare la globalizzazione selvaggia». Patriottismo economico: non è forse la parola d’ordine del Front National che la sinistra italiana continua a emarginare come vieta espressione sciovinista, xenofoba e fasciosta? «Si dice che gli Stati non contano più nulla – scrive Grazzini – perché la finanza ormai è globalizzata e quindi l’Europa e l’euro sono necessari per difendersi dalla globalizzazione». Favole: l’euro e l’Ue sono esattamente gli ostacoli che hanno frenato la nostra economia. La riprova: «I paesi europei che non hanno adottato l’euro (Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Polonia) e hanno una loro moneta nazionale stanno molto meglio di noi. In Italia in cinque anni di crisi abbiamo perso circa l’8,5% del Pil e il 30% degli investimenti». I redditi crollano, la disoccupazione dilaga, un terzo delle famiglie è a rischio povertà, ma l’Ue impone i tagli alla spesa pubblica e il Fiscal Compact, facendo esplodere il debito pubblico che – senza moneta sovrana – ci scava la fossa giorno per giorno.Democrazia? Scomparsa dai radar. «Nessuno della Troika (Commissione Ue, Bce, Fmi) è stato eletto dai cittadini». Il Parlamento Europeo? «Non ha praticamente poteri: serve soprattutto a dare una patina di legittimità alle decisioni della Commissione». Un referendum sull’euro? «Sarebbe giusto farlo. In Francia e in Olanda i popoli si sono già espressi contro una falsa Costituzione Europea per salvaguardare la loro sovranità. E la Svezia e la Danimarca con un referendum hanno deciso di non entrare nell’Eurozona. Beati loro». La Polonia ha rimandato l’ingresso nell’euro, la Gran Bretagna si tiene stretta la sterlina. «Solo recuperando la sovranità nazionale è possibile che i popoli possano difendersi dalle politiche neocoloniali della Ue e sperimentare nuovi modelli di sviluppo sostenibile: senza sovranità nazionale non ci può essere neppure un’ombra di democrazia». Questo lo dicono Matteo Salvini della Lega Nord e Giorgia Meloni di “Fratelli d’Italia”. «Purtroppo – ammette Grazzini – buona parte della sinistra ritiene che la sovranità nazionale sia da demonizzare perché sempre di destra».
http://www.libreidee.org/2014/04/cose-leuro-regime-lhan-capito-tutti-tranne-la-sinistra/?utm_#comment-14997

Grillo attacca la #Picerno ma scrive male il nome

Lo scontrino della Picierno
Floris che legge ogni singola voce dello scontrino portato dalla piddina Picierno, vedi :

https://twitter.com/pinapic

autrice di una gaffe memorabile, vedi :

http://it.ibtimes.com/articles/65573/20140429/picierno-spesa-80-euro-renzi-europee-pd-capolista.htm

è una delle pagine più surreali, servili, false, indecorose e grottesche della Tv italiana di tutti i tempi. Questa qui è fuori come un balcone, le ride dietro mezza Italia (con 80 euro si fa la spesa per due settimane!) e insiste pure spalleggiata dal conduttore, complice e bugiardo, invece di vergognarsi e stare zitta. Basta prendere i dati Istat (riferiti al 2012) per verificare che la spesa mensile della famiglia italiana media per sole bevande ed alimentari ammonta a 468.32 euro, vedi :

http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCCV_SPEMMFAM

cioè 234,16 euro ogni due settimane, cioè circa TRE VOLTE quanto dice questa poveretta. Ma la Picierno quelli del Pd dove l’hanno trovata, nell’uovo di Pasqua?

Come si fa a dire idiozie simili? Se una capolista alle europee è questa oca giuliva, chissà gli altri!

Massimo Lafranconi, Lecco

il giornale dell’europa delle banche ecco cosa nota di questa vicenda di OFFESE ED INSULTI agli italiani

che Grillo scrive male il nome, mica che questa donna, (quindi santa in quanto tale) ha sparato una cazzata micidiale offendendo migliaia di persone che non riescono a sopravvivere

Alla Casaleggio Associati, nel lanciare l’hashtag, hanno dimenticato una “i” nel cognome di Pina Picierno

Tutto quello che si può comprare con 80 euro: Pina Picierno, capolista del Pd alle Europee nella circoscrizione Sud, ieri sera a Ballarò ha sfoderato uno scontrino «chilometrico» (parole sue), la lista della spesa che si può fare con gli 80 euro di sconto sull’Irpef promessi da Matteo Renzi. La trovata, però, non è piaciuta ai Cinquestelle. Il blog di Beppe Grillo le ha dedicato un post polemico, lanciando pure l’hashtag. Che da questa mattina è ai primi posti delle tendenze italiane su Twitter. Peccato che i frettolosi critici pentastellati non si siano curati di verificare come si scrive il nome della deputata campana: «Lo scontrino della #Picerno».
Che poi, il testo del minipost, inviato da Massimo Lafranconi da Lecco, citava correttamente il cognome della deputata campana del Pd. Ma alla Casaleggio Associati, nel lanciare l’hashtag, hanno dimenticato una “i”.
http://www.europaquotidiano.it/2014/04/30/grillo-attacca-la-picerno-ma-scrive-male-il-nome/

quelli di europa quotidiano non si sono certo premurati di verificare questa idiozia.

Certo se una come la Picierno può andare a mangiare alla bouvette o cenare fuori addebitando le spese ai cittadini italiani sfido che si può permettere di comprare due cose al super

Ma il resto dei sudditi non mangia alla bouvette né addebita le spese del ristorante alla collettività

Primo Maggio, sindacati in piazza irruzione dei “No Coop”, scontri

Bologna – 1 Maggio NO Coop

Tafferugli sul Crescentone al termine della celebrazione della Festa dei lavoratori.

DI LUCA SANCINI

Primo Maggio con contestazione a Bologna. Un centinaio di militanti dei centri sociali che in questi giorni stanno protestando all’Università sulla vertenza Coopservice, dopo essere stati bloccati dalla polizia in piazza Re Enzo sono entrati in Piazza Maggiore passando dal Nettuno per andare a contestare il comizio che Cgil, Cisl e Uil stavano tenendo unitariamente. Sul crescentone, verso le 11, i momenti di massima tensione: tra centri sociali e servizio d’ordine dei sindacati sono volati spintoni e calci, con circa 200 persone che si fronteggiavano.

Dopo pochi minuti s’è ristabilita una fragile calma e quando la manifestazione dei sindacati si è conclusa, i contestatori che sventolavano bandiere bianche con la scritta “No Coop” e lanciavano gli slogan “I padroni di Bologna siete voi”, “mafiosi” e “venduti”, sono arrivati davanti al tendone che aveva ospitato il dibattito. Dalle spinte si è passati ai capannelli con discussioni tra militanti della Cgil e dei centri sociali, e la situazione s’è via via tranquillizzata.

FOTO :

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/05/01/foto/primo_maggio_scontri_in_piazza_maggiore-84949209/1/#1

La mattinata ha visto sfilare anche un migliaio di aderenti al sindacato Usb, che si erano ritrovati sotto le Due Torri per il diritto alla casa e al lavoro. Sfilati lungo via Rizzoli e via Indipendenza, in testa al corteo lo striscione “Via i complici della troika”, i sindacati di base hanno replicato la buona, per partecipazione, manifestazione dello scorso anno.

Al dibattito dei confederali ha assistito anche il sindaco Virginio Merola, ascoltando gli interventi del neo segretario Cgil Maurizio Lunghi e del segretario Cisl Alessandro Alberani, che hanno affrontato il tema della crisi locale e di una nuova possibile Europa che sostenga politiche di sviluppo.

Sulle contestazioni Lunghi e Alberani concordano: “Ognuno ha il diritto ad esprimere le proprie opinioni, ma è poco utile a tutti interferire nelle iniziative degli altri. Manteniamo comunque l’equilibrio e la calma”.

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Nel pomeriggio altra iniziativa dei movimenti

In continuità con la sollevazione del 18 e del 19 Ottobre, e la straordinaria spinta e assedio del 12 aprile, la Bologna meticcia e antagonista da appuntamento in Piazza dell’Unità alle 15 per un Primo Maggio di lotta e dignità!

La battaglia per realizzare la nostra grande opera CASA – REDDITO – DIGNITA’ è appena iniziata!

Facciamo appello agli sfruttati e alle sfruttate della nostra città per costruire insieme la piazza e il corteo del Primo Maggio! C’è poco da festeggiare! Il Governo Renzi, al di là degli spot pubblicitari, è andato subito all’attacco dei nostri diritti: Piano Casa e Jobs Act sono i primi provvedimenti che aumenteranno ancora di più dolore e sofferenza sociale, aumentando a dismisura la precarietà abitativa e lavorativa. Non possiamo permetterlo!

Dobbiamo fermarli!

La spinta del conflitto sociale continua! Insieme ai facchini, le precarie, gli occupanti di case, le studentesse, gli universitari e i disoccupati diamo appuntamento per un Primo Maggio di lotta, una nuova giornata collettiva che già punta verso il vertice dell’Unione Europea dell’11 luglio a Torino!

CASA – REDDITO – DIGNITA’

Bologna Antagonista

Vermi sul MCDonald’s rimasto aperto
Centinaia di persone sfilano nel corteo del sindacato di base Usb. “Siamo in piazza a testa alta contro Renzi, il suo jobs act che creerà solo precarietà e le politiche di austerità della Troika e della Bce”, dicono i sindacalisti al megafono.

Dietro di loro striscioni per il diritto alla casa, per la scuola pubblica e contro la precarietà.

E’ arrivati di fronte al McDonald’s di via Indipendenza, rimasto aperto nonostante il Primo Maggio, che parte l’azione di protesta.

Alcuni manifestanti vestiti di nero si avvicinano alle vetrine, accendono dei fumogeni e infine lanciano sul pavimento un sacco pieno di vermi. “Il primo maggio non si lavora, si festeggia il lavoro e i lavoratori, il primo maggio è un giorno di lotta”.

Video :

https://www.youtube.com/watch?v=YD0KHTSuxT8

Torino – 1 Maggio No Tav ed anti PD

Ore 9: in migliaia i partecipanti allo spezzone dell’opposizione sociale che si sono concentrati in Piazza Vittorio. Una giornata di aprta contestazione alle politiche cittadine, e al teatrino voluto da Chiamparino & Co, responsabili della predazione delle risorse della città e della malagestione degli ultimi 20 anni. L’apprensione della compagine istituzionale si è resa subito palpabile: già nei primi istanti della manifestazione si è registrato un fermo deliberato ai danni di un manifestante, un militante valsusino di Rifondazione Comunista.

Ore 11: La celere, previo spazientimento del senatore del PD Esposito, ha di fatto caricato più e più volte il corteo, nel tentativo di disperderlo: tentativo andato a vuoto a seguito della determinazione della piazza. Quasi una decina le cariche brutali della celere.
La piazza ha vissuto e risposto del protagonismo non solo delle prime file ma di tanti e tante solidali che hanno resistito e hanno continuato a fare pressione, di fatto rovinando il teatrino inscenato dal Partito Democratico. Una emersione di soggettività mista a spontaneismo e rabbia che rappresenta il miglior segnale in vista delle prossime date di mobilitazione nel capoluogo piemontese, a partire dal 10 Maggio indetto dal Movimento No Tav in solidarietà ai quattro compagni assurdamente accusati di terrorismo (Chiara, Matteo, Niccolò e Claudio), cui numerosi interventi e striscioni hanno ribadito tutto il sostegno e l’affetto dei manifestanti, per arrivare all’11 Luglio, in occasione del provocatorio e inaccettabile vertice sulla (dis)occupazione giovanile e la precarietà, un biglietto da visita per il prossimo semestre italiano di presidenza europea.

Ore 12:15 Al grido di “via PD e polizia”, il corteo si è diretto verso Piazza San Carlo riappropriandosi del palco altrimenti destinato alla parata circense voluta da PD-CGIL-CISL-UIL, laddove si sono susseguiti interventi di rilancio, canti di lotta e applausi. La giornata continua, verso i prossimi appuntamenti del 10 Maggio e dell’11 Luglio!

Ore 13:15 Confermato il fermo tramutato in arresto di uno dei fermati: in centinaia si stanno dirigendo verso la questura. In tutto tre fermi e diversi contusi.

Foto da Repubblica :

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/05/01/foto/tafferugli_tra_anarchici_e_servizio_d_ordine_del_pd-84937889/1/#1

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/05/01/foto/i_tafferugli_in_via_roma-84952622/1/#1

Torino: un tranquillo primo maggio di scontri
In migliaia hanno partecipato questa mattina al corteo annuale del primo maggio, al di fuori di quello che è il teatrino di Pd e sindacati confederali che vede all’interno della manifestazione l’ennesima sfilata istituzionale. A partecipare quest’anno contro l’indecoroso spettacolo portato avanti da Pd e compagnia bella, migliaia di persone che hanno voluto ancora una volta dimostrare e indirizzare il proprio dissenso verso il partito democratico, non solo per essere direttamente responsabile delle speculazioni e dell’amministrazione penosa della città, ma anche verso il governo Renzi, sempre più impegnato a precarizzare le vite di milioni di persone, propagandandole come panacea per i problemi che affliggono il paese, come dimostra lo stesso vertice europeo sull’occupazione giovanile previsto per 11 luglio a Torino.

Se i mezzi di comunicazione hanno di fatto creato l’allarme nei giorni precedenti alla manifestazione di oggi, annunciando un dispiegamento di polizia che si aggirava sui 1000 agenti in servizio, a dimostrare la vera forza sono state le numerose persone che hanno manifestato quest’oggi e che non hanno ceduto alle ripetute cariche che si sono verificate lungo tutto il corteo.

Sin dall’inizio della manifestazione infatti, mentre centinaia di persone contestavano il Pd presente in piazza, gli agenti in assetto antisommossa hanno caricato più volte, ferendo alcune persone e fermando Luciano, un notav. All’interno del gruppuscolo pd-dino formato da circa un centinaio di persone (di cui davvero pochi militanti del partito, considerando il notevole servizio d’ordine appaltato da agenzie esterne e digos conniventi) erano presenti numerose facce conosciute ai più, come il senatore Stefano Esposito che, ancor prima di posizionarsi tra le file dei suoi, è andato calorosamente a salutare gli agenti della Digos presenti, rassicurandosi di un operato diligente quanto ignobile a protezione del partito. Dopo le prime cariche, il corteo è riuscito a partire compatto.

VIDEO :

https://www.youtube.com/watch?v=xBIw8gkQNpw

Numerosi gli interventi fatti non solo riguardo alle aggressioni spropositate della polizia che ancora una volta rivelano la vera natura del Pd, ma anche rispetto alla condizione di precarietà che ormai da troppo tempo condiziona le vite di moltissime persone. Il tentativo da parte di questura e amministrazione era chiaro. Non permettere alle migliaia di persone di “rovinare” la candida sfilata pensata dalle istituzioni. Un obiettivo non raggiunto dal momento che il corteo è riuscito a raggiungere nuovamente il Pd durante il percorso, per raggiungere successivamente piazza San Carlo, dove si sarebbe dovuto tenere il consueto comizio istituzionale. Al raggiungere il partitino di Renzi, le forze dell’ordine hanno nuovamente caricato e bloccato le persone che erano determinate ad avanzare. Anche le cariche hanno causato numerosi feriti e fermando una studentessa del Collettivo Universitario Autonomo di Torino e un redattore di Radio BlackOut al quale è stato successivamente convalidato l’arresto.

Dopo le ripetute cariche, il corteo non ha fatto marcia indietro, ma ha avanzato poco dopo verso piazza San Carlo, dove ancora una volta il palco per i comizi istituzionali è stato preso dalle persone presenti in piazza, la vera opposizione sociale contro il governo Renzi e l’amministrazione comunale. Un’ opposizione che ha dimostrato attraverso i vari interventi notav, di studenti, precari e disoccupati che la partita è ancora aperta e che le intimidazioni di questura e amministrazione non riusciranno a far arretrare neanche di mezzo metro le migliaia di persone che si oppongono alla depredazione dei propri bisogni e della propria dignità e che oggi hanno dimostrato una netta contrapposizione con il retorico corteino istituzionale.

Ci vediamo l’11 luglio. Questo è solo l’inizio.

InfoAut Torino

http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/11583-torino-un-tranquillo-primo-maggio-di-scontri

Inizia la calda estate di Renzi
Il 1 maggio torinese diventa ogni tanto cartina di tornasole delle contraddizioni che attraversano la città e in senso più lato il territorio del nord-ovest. E’ stato così anche quest’anno: migliaia di persone hanno sfilato nello spezzone sociale e dell’autorganizzazione: fuori dai partiti, dai sindacati e dalle congreghe del sistema-Torino.

L’avevamo detto in anticipo che si sarebbero viste due piazze differenti oggi: da un lato i “garantiti” dei partiti e della burocrazia sindacale, quanti hanno mangiato e vogliono continuare a campare di questo sistema fatto di indebitamento sulle spalle della maggioranza e riproduzione della casta; dall’altra i non-garantiti, che oggi erano presenti in massa in tutte le loro articolazioni: studenti, giovani, precari, occupanti di case, notav, centri sociali ed anche pezzi di quella composizione già scesa in piazza il 9 dicembre coi cosiddetti “forconi”.

Nelle cronache del media mainstream erano “un gruppo di antagonisti” che hanno provato a “sfondare il corteo” e che “qualche carica di aggiornamento” avrebbe ridotto a più miti consigli. Chi c’era ha visto! Chi c’era sa come sono andate le cose! Una parte di quella Torino che sta pagando la crisi ha gridato in faccia ai bonzi della politica e delle istituzioni che in piazza oggi non erano graditi.

Quella che si è manifestata è stata una contestazione di massa al mondo del Pd: una contestazione di cui si son resi protagonisti uomini e donne di ogni generazione, non solo giovani e studenti ma anche pensionati, lavoratori, orfani di una sinistra che non c’è più. Ne sia testimonianza la piazza San Carlo piena che a fine mattinata ha accompagnato e partecipato al comizio finale dei non-garantiti che hanno interrotto il concertino di PD-cgil-cisl-uil. Abbiamo visto anziani tirare sedie contro la polizia dopo le prime cariche partite per proteggere l’impresentabile Esposito da delle semplici contestazioni (in sua compagnia Antonio Ferrentino, il traditore della Val Susa, l’uomo del come-nì-Tav). Uomini e donne inveire contro poliziotti e digos dopo ogni nuovo pestaggio.

Le cariche sono partite subito, forse indispettiti dai tanti cartelli che denunciavano l’infamia del Sindacato Autonomo di Polizia, che ricordavano Federico Aldrovandi e la dignità della mamma, Patrizia Moretti, contro chi non trova niente di meglio che applaudire per 5 minuti degli assassini in divisa (un segnale di una certa polizia al nuovo governo?). Un messaggio giunge in piazza da Patrizia e ringrazia i presenti per il ricordo commosso del figlio.

Tutte le componenti dell’autorganizzazione oggi erano presenti e hanno resistito, carica dopo carica ad una polizia presente in gran quantità. Uno schieramento pesante, già annunciato ieri da un articolo di Massimo Numa.

Devono giustificare i soldi investiti in “ordine pubblico” e preparare un clima di allarme per le prossime scadenze di lotta importanti che attraverseranno questa città nei prossimi mesi: il 10 maggio, quando scenderemmo in piazza per la liberazione di Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia contro l’assurda accusa di “terrorismo”; e il prossimo 11 luglio, quando contesteremo con tutte le reti e i movimenti sociali il vertice dei primi ministri dell’Unione Europea sull’occupazione giovanile.

Nessuno oggi si è fatto intimorire, se ne facciano una ragione! Non basta solo militarizzare i territori se non ci sono anche altre proposte. Continuiamo a non vederle… e continuiamo, per parte nostra, ad organizzare la rabbia e ad assecondare tutti quei fermenti sociali che esprimono incompatibilità. Non ci sono altre strade che non partano dall’autorganizzazione e dalla composizione di quei settori che la crisi la stanno pagando.

Renzi e il suo partito inaugurano la loro estate, noi iniziamo a preparare la nostra!

#civediamolundici

Editoriale da InfoAut :

http://www.infoaut.org/index.php/blog/editoriali/item/11584-inizia-la-calda-estate-di-renzi

1er MAI PATRIOTIQUE A MOSCOU. CONTESTATION GENERALE AILLEURS

Luc MICHEL pour PCN-INFO

avec AFP  – Correspondance à Moscoulucmichel.netPCN-SPO /

2014 04 01 /

Первомайская демонстрация профсоюзов на Красной площади

La Russie de Poutine est sans doute le seul régime politique important dans le monde a bénéficier du soutien massif de sa population. Plus de 100.000 personnes ont défilé sur la Place Rouge à Moscou pour un 1er mai patriotique, renouant avec la tradition soviétique. Décidément la Russie restaurée nous plait chaque jour davantage !

 Le président russe, au pouvoir depuis 14 ans, a vu sa popularité exploser. Selon un sondage publié cette semaine par le centre Levada (dépendant de la Fondation Carnegie américaine), 82% des Russes font confiance à son action, contre 64% il y a un an.

 MOSCOU RENOUE AVEC LE 1ER MAI SOVIETQUE POUR LE PREMIERE FOIS DEPUIS 1991

 « Ce jour est pour nous une fête de l’unité et c’est pourquoi, cette année notamment, autant de monde est là . Peut-être que le temps est venu de montrer qu’on est ensemble et que nous travaillons pour le bien de notre planète »

– Marina, 48 ans, moscovite ;

Plus de 100.000 personnes ont défilé ce jeudi sur la Place Rouge de Moscou pour la fête du Travail, renouant avec une tradition datant de l’Union soviétique en pleine vague de patriotisme en Russie exacerbée par la crise ukrainienne. “Je suis fier de mon pays”, “Poutine a raison” indiquaient les pancartes brandies au milieu de nombreux drapeaux russes et de ballons blancs, bleus et rouges aux couleurs du drapeau national.

 Selon la police locale, citée par les agences russes, plus de 100.000 personnes ont participé au défilé, mené par le maire de Moscou, Sergueï Sobianine, et organisé sur la place Rouge, aux pieds du Kremlin pour la première fois depuis 1991. Plusieurs pancartes et discours de représentants syndicaux célébraient le rattachement de la Crimée en mars à la Russie, après un référendum d’auto-détermination auquel nous sommes fiers d’avoir contribué.

 Le 1er mai est la journée internationale des travailleurs, fériée en Russie et destinée à célébrer le combat pour de meilleures conditions de travail. Chaque année, les syndicats russes défilent à cette occasion dans la plupart des villes du pays. Selon le leader de la Fédération des syndicats de Russie, Mikhaïl Chmakov, cité par l’agence Interfax, plus de deux millions de personnes ont participé aux défilés organisés à travers toute la Russie pour célébrer la “journée internationale des travailleurs”, qui tire son origine des luttes ouvrières pour la réduction du temps de travail à la fin du 19e siècle aux Etats-Unis.

 Cette année, le retour symbolique du mouvement sur la principale place du pays, à deux pas du Kremlin, a été avalisé par les autorités, comme du temps de l’URSS, où le 1er mai était l’occasion de grands défilés militaires et civils devant les dirigeants soviétiques. En renouant avec la tradition soviétique du 1er mai le kremlin donne aussi un signal fort aux occidentaux …

 … ET LA MANIFESTATION DU 1ER MAI A SIMFEROPOL EN CRIMEE A RASSEMBLE PLUS DE 100 MILLE PERSONNES

 Pour les presstitutes des médias de l’OTAN, imbéciles ou menteurs, qui osent encore écrire comme Libération que les Criméens ont voté au référendum du 16 mars « sous la contrainte ou la peur » (sic), ce 1er mai apporte un cruel démenti. La manifestation de 1er mai à Simferopol a rassemblé plus de 100 mille personnes, soit autant qu’à Moscou pour une population de deux millions d’habitants !!!

 La manifestation du 1er mai à Simferopol, la première à se dérouler sous les drapeaux russes dans l’histoire contemporaine de la Crimée, a rassemblé quelque 100 mille personnes. C’est ce que le chef par intérim de la république, l’homme de l’insurrection de février devenu Premier ministre de Crimée, Sergueï Aksionov, a annoncé jeudi aux journalistes. De l’avis des autorités de la région, une telle mobilisation des habitants de Crimée s’explique par une montée des sentiments de patriotisme, après la réunification de la presqu’île avec la Russie.

Comme l’avait raconté précédemment à l’agence RIA Novosti le maire adjoint de Simferopol Ilya Glazkov, on comptait initialement sur environ 15 mille manifestants, mais la participation réelle a dépassé toutes les attentes.Les traditionnels défilés du 1er mai en Crimée et à Sébastopol (ville autonome) se déroulent pour la première fois sous les couleurs nationales de Russie.

 1ER MAI DE DESILLUSION A KIEV. OU SONT CES ‘FOULES DU MAIDAN’ TANT VANTEES PAR LES MEDIAS DE L’OTAN ?

 « A Kiev, les habitants ne se sont guère mobilisés en dépit de la gravité de la crise, la pire qu’ait jamais connue ce pays issu de l’Union soviétique depuis son accession à l’indépendance.

Seules 2.000 à 3.000 personnes se sont réunies dans le calme, scandant des slogans en faveur de l’unité de l’Ukraine » dit l’AFP.

 Ruinés, plongés dans un climat de guerre civile – et pas seulement au sud-est, mardi deux groupes fascistes rivaux se sont violemment affrontés sur le maidan -, confrontés aux promesses irréalisables de la junte de Kiev, dans un pays promis à l’éclatement, les partisans du maidan sont désillusionnés. Et ce 1er mai, qui voit la junte incapable de rassembler plus de 3.000 manifestants dans une ville de près de 3 millions d’habitants, les putschistes du 21 février révèlent leur isolement !

 A SLAVIANSK, épicentre de l’insurrection de l’est, par contraste ils étaient des milliers et des milliers (dans une petite ville de province) à manifester pour le 1er mai contre la junte de Kiev et la politique de misère du FMI et des occidentaux. Ecoutons Euronews : « A Slaviansk, bastion des insurgés dans l’Est de l’Ukraine, ce 1er mai a été l’occasion de célébrations. L’occasion aussi pour les prorusses de réaffirmer leur opposition au gouvernement central. Agitant des drapeaux soviétiques, ils dénoncent ceux qu’ils appellent “la junte de Kiev”, et se disent prêts à participer au référendum voulu par les séparatistes ». “C’est sûr, je participerai au référendum du 11 mai et je dirai “oui” à l’indépendance de la République de Donestk”, dit un homme. “Le programme que le président ukrainien Tourtchinov nous impose depuis Kiev n’est pas approprié. Avec ce genre de programme, on n’a plus qu‘à se pendre. Tout devient plus cher”, estime une femme.

 PARTOUT AILLEURS DE PHNOM PENH A ISTANBUL, LA FETE DU TRAVAIL TOURNE A LA CONTESTATION DU SYSTEME

 Ailleurs dans le monde, le 1er mai voit la contestation du Système libéral américanisé, inique et exploiteur, et des régimes politiques qui lui sont associés. Des millions de personnes devaient descendre dans la rue ce jeudi à travers le monde pour la Fête du Travail, dans un contexte parfois tendu comme à Istanbul ou Phnom Penh où des heurts ont opposé police et manifestants.

 A Istanbul, où Erdogan est en train d’instaurer chaque jour davantage un régime islamiste autocratique, la police a dispersé en début de matinée à coup de canon à eau et de gaz lacrymogènes des centaines de manifestants qui tentaient de défier l’interdiction de se rassembler sur la Place Taksim, place emblématique de la contestation contre le gouvernement turc. L’an dernier, de violentes échauffourées avaient déjà opposé la police aux manifestants autour de cette place, lançant un vaste mouvement de contestation contre le gouvernement de Recep Tayyip Erdogan, accusé de dérive autoritaire et islamiste. Pour faire face aux foules de manifestants attendues cette année de chaque côté du Bosphore, les autorités turques ont bloqué les routes, suspendu les services de ferry et fermé les stations de métro.

 En Asie la contestation s’affiche partout. Les célébrations du 1er mai ont aussi été perturbées au Cambodge où les syndicats avaient appelé à manifester pour soutenir des ouvriers du textile en grève dans deux zones économiques spéciales près de la frontière avec le Vietnam. La plupart des travailleurs de ce secteur vital pour l’économie cambodgienne, qui emploie 650.000 personnes, gagnent moins de 100 dollars par mois. La police armée de matraques et de bâtons a dispersé les manifestants rassemblés aux abords du Parc de la liberté à Phnom Penh, fermé pour en empêcher l’accès aux opposants au Premier ministre Hun Sen, au pouvoir depuis 30 ans. Plusieurs personnes ont été sévèrement battues, a constaté un photographe de l’AFP.

 A Kuala Lumpur, des milliers de personnes ont défilé pour protester contre un projet de nouvelle taxe mais aussi contre la condamnation en appel du dirigeant de l’opposition malaisienne Anwar Ibrahim, accusé de sodomie et acquitté en 2012. D’autres manifestations ont également eu lieu en Indonésie, aux Philippines mais aussi dans les économies parmi les plus développées d’Asie, à Hong Kong, Singapour, Séoul ou encore Taïwan, où plus de 10.000 personnes ont défilé à Taipei pour exiger des hausses de salaires.

 En Europe, contrastant avec l’impressionnant soutien populaire au président Poutine, c’est la contestation générale de l’UE et de ses politiciens, vendus au capital, à la finance internationale et aux multinationales à domination américaine. En UE (l’UE n’es plus qu’un sigle apatride et surtout pas « l’Europe » comme le matraquent les médias de l’OTAN), où de nombreux pays restent confrontés aux conséquences sociales des politiques d’austérité, les défilés devraient prendre un tour politique à moins d’un mois des élections européennes.

 En France, les syndicats célèbreront une nouvelle fois le 1er mai en ordre dispersé, consacrant ainsi leurs divisions face au plan d’économie de 50 milliards d’euros annoncé par le Premier ministre Manuel Valls. L’Espagne, qui sort timidement du marasme économique et reste minée par un chômage record, descendra également dans la rue avec des manifestations à Madrid et dans plus de 70 villes. Défilés également en Grèce et en Italie qui sort tout juste de plus de deux années de récession.

 Bonne fête du Travail à tous !

Le combat continue. Jusqu’à la victoire !

 Luc MICHEL

Alerte rouge

# LUCMICHEL.NET / avec RIA Novosti – PCN-SPO / 2014 04 01 /

UKRAINE/EST: L’ASSAUT GENERAL CONTRE LES INSURGES FIXE AU 2 MAI ET CONFIE AUX NEONAZIS DE PRAVIY SEKTOR !

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 Un assaut général des postes de contrôle et bâtiments occupés par les protestataires dans le sud-est de l’Ukraine aura lieu le 2 mai, a fait savoir à RIA Novosti une source au sein de l’état-major interarmées ukrainien , effrayée par le bain de sang programmé.

Selon la source, la gestion de l’opération a été transmise du ministre de l’Intérieur par intérim Arsen Avakov au chef du Service de sécurité ukrainien SBU Valentin Nalivaïtchenko en raison de l’échec de sa première étape.

“Conscient qu’il est inutile d’employer des unités de l’armée régulière dans les régions de Lougansk et de Donetsk, Nalivaïtchenko, après des consultations avec Dmitri Iaroch, a organisé la formation de bataillons spéciaux du Secteur droit (PRAVIY SEKTOR, organisation néonazie associée à la junte de Kiev et à sa « garde nationale » néofasciste, ndlr) en vue de lancer un assaut général contre les sites contrôlés par les séparatistes, notamment dans la région de Lugansk”, a indiqué l’interlocuteur de l’agence

Toujours d’après la source, le chef du SBU a reçu l’ordre de rétablir le contrôle de la région de Lougansk dans un délai de 24 heures “coûte que coûte”.

 KIEV AUX ABOIS

 Depuis le putsch du 21 février à Kiev, les grandes villes de l’Est et du Sud de l’Ukraine, dont Donetsk, Kharkov et Lugansk, connaissent une mobilisation sans précédent des partisans de la fédéralisation du pays qui contestent les nouvelles autorités pro-occidentales de Kiev et réclament des référendums sur le statut politique de leurs régions.

Les protestataires ont pris sous leur contrôle des bâtiments administratifs dans plusieurs villes de la région. Le 15 avril, les autorités de Kiev a lancé une opération dite antiterroriste contre les manifestants impliquant des unités de l’armée régulière.

Ce Mercredi, le « président ukrainien par intérim » fantoche de la junte de Kiev Alexandre Tourtchinov a reconnu que « les forces de l’ordre n’arrivaient pas à prendre sous leur contrôle la situation dans les régions de Lougansk et de Donetsk ». De nombreuses unités de police, des anti-émeutes (ex Berkuts), des unités de l’armée ukrainienne (notamment de la 25e Brigade parachutiste de Dniepropetrovk, dissoute par Kiev) ont rejoint l’insurrection où se sont mutinées …

 MOSCOU MET KIEV, WASHINGTON ET BRUXELLES EN GARDE CONTRE UN ASSAUT DANS L’EST

 Une opération militaire dans les régions du sud-est de l’Ukraine pourrait entraîner des conséquences « catastrophiques », a averti le ministère russe des Affaires étrangères dans un communiqué diffusé ce jeudi soir. Moscou exprime ses préoccupations face aux récents rapports des médias selon lesquels les autorités ukrainiennes envisageaient de lancer un assaut général contre les positions des partisans de la fédéralisation dans le sud-est du pays. « Si le « gouvernement ukrainien » (les guillemets sont du MAE russe) actuel procède à des actes tellement agressifs et irresponsables, cela aura des conséquences catastrophiques », lit-on sur le site officiel du ministère russe.

 « Nous exhortons Kiev, ainsi que les Etats-Unis et l’Union européenne qui ont signé les accords de Genève, à ne pas commettre d’erreurs criminelles et à évaluer sobrement la gravité des conséquences possibles d’un recours à la force contre le peuple ukrainien », a déclaré le ministère.

 Luc MICHEL

Bancarotta aeroporto di Rimini, indagato mezzo Pd

ne parleranno per mesi i  tg e giornali come per altri casi di corruzione in cui vi sono coinvolti esponenti del centrodestra?

mercoledì, 30, aprile, 2014
Tra i reati ipotizzati dal procuratore Gemma Gualdi, che ha condotto l’indagine, ci sono bancarotta fraudolenta, ricorso abusivo al credito, abuso d’ufficio e finanziamenti «troppo facili». Il terrore corre sul filo che lega tutti gli amministratori locali. Da giorni è difficile trovarli al telefono.
Sono indagati i membri del consiglio d’amministrazione, il presidente Massimo Masini, i vicepresidenti Massimo Vannucci e Mario Formica, il sindaco Pd di Rimini Andrea Gnassi, l’ex sindaco Alberto Ravaioli, il presidente della provincia Stefano Vitali e l’ex presidente Nando Fabbri. Anche loro tutti del Pd.
Il fallimento della società Aeradria, che ha gestito per decenni l’aeroporto di Rimini, ha portato all’apertuta di un’inchiesta che coinvolge i suoi amministratori, società collegate, vertici della politica locale (Pd) e responsabili fidi delle banche di riferimento. Travolta anche la direzione dell’Enac
Tutto parte con la denuncia alla Guardia di Finanza di tre consiglieri comunali del M5S quando, a luglio 2011, il consiglio deve decidere la ricapitalizzazione della società: emerge che essa è piena di debiti
(fonte Libero)
http://www.imolaoggi.it/2014/04/30/bancarotta-aeroporto-di-rimini-indagato-mezzo-pd/  

Crisi, imprenditore 42enne si impicca nel cantiere edile della sua impresa

mercoledì, 30, aprile, 2014
Un imprenditore sardo si è tolto la vita ieri pomeriggio nel cantiere edile della sua impresa di Arbatax. Riccardo Mereu, 42 anni, probabilmente non ce l’ha fatta a superare i problemi legati alla crisi e si è impiccato.
E’ stata la moglie a dare l’allarme non vedendo rincasare il marito in serata. Il suicida era figlio di uno dei più grandi imprenditori edili ogliastrini, la cui impresa però era fallita anni fa. L’imprenditore lascia moglie e due figli
http://www.imolaoggi.it/2014/04/30/crisi-imprenditore-42enne-si-impicca-nel-cantiere-edile-della-sua-impresa/

Ghanese prende a calci e pugni una minorenne sul bus e fa la svenire

una donna, per giunta minorenne se non è stata “seviziata” dal Mr B all’intellighenzia e società civile non interessa. Vittima di una violenta aggressione, anche vittima dell’indifferenza a causa della diversa cittadinanza del suo aggressore

mercoledì, 30, aprile, 2014
Lite su un bus in piazzale Marconi, a Reggio Emilia. La lite ha visto coinvolti una ragazza minorenne e un ragazzo  maggiorenne. Il motivo del diverbio consisteva nella disputa di un posto a sedere.
Inizialmente hanno solo litigato verbalmente, poi il ragazzo ha spintonato la ragazza, colpendola con schiaffi e calci. La giovane, in conseguenza dell’aggressione, è svenuta. La vittima è stata dimessa con una prognosi di 3 giorni.
L’autore dell’aggressione, un diciottenne di origini ghanesi che, all’arrivo della polizia, è salito su un altro bus per raggiungere la scuola, è stato fermato e denunciato per lesioni personali.
http://www.imolaoggi.it/2014/04/30/ghanese-prende-a-calci-e-pugni-una-minorenne-sul-bus-e-fa-la-svenire/

Centrafrica, l’Italia invia 40 genieri. Costo missione: 530.000 euro al mese

mercoledì, 30, aprile, 2014
Nell’ambito della missione militare europea in Centrafrica, l’Italia invierà 40 genieri italiani. I termini della missione sono stati precisati oggi dal ministro della Difesa Roberta Pinotti nel corso di un’audizione al Senato.
Il ministro ha confermato “la disponibilità dell’Italia per l’invio di 40 genieri”, e l’ipotesi, “sulla quale sarà chiamato ad esprimersi il Parlamento”, è di una missione nella capitale Bangui di 9 mesi, con un costo che si aggira sui 530.000 euro mensili.
http://www.imolaoggi.it/2014/04/30/centrafrica-litalia-invia-40-genieri-costo-missione-530-000-euro-al-mese/