Eba: le indicazioni su come verranno condotti gli stress test sulle banche italiane

Scritto il 29 aprile 2014 alle 14:33
  
Il capitolo stress test aleggia sulle teste degli istituti di credito europei. Tra le 124 banche chiamate alla prova di resistenza delle proprie strutture patrimoniali vi sono anche 15 istituti di credito italiani. Questa mattina sono emerse alcune indicazioni su come l’Eba, l’Autorità bancaria europea, condurrà il test sulle banche del Belpaese.
 
Le basi su cui si è mossa la European Banking Authority vi è un rimbalzo dei rendimenti dei Btp maggiore di quello degli altri titoli di Stato dell’Eurozona, un calo dei valori di Piazza Affar di poco superiore a quello delle borse dell’area dell’euro e una discesa dei prezzi delle case italiane contenuta e ben più limitata di quelli degli immobili residenziali europei.
 
Alla base dello scenario avverso ipotizzato dall’Autorità guidata dall’italiano Andrea Enria vi è un incremento di 100 punti base dei T-bond nel primo trimestre 2014 con una graduale accelerazione sino a 250 punti base a fine anno. Il rialzo dei titoli Usa è considerato il punto di partenza di una avversione del rischio degli investitori che impatterebbe sulla stabilità del settore bancario soprattutto in termini di incremento dei rendimenti dei bond e di ulteriore deterioramento della qualità del credito. L’esercizio dell’Eba ha durata triennale e per il biennio 2015-2016 si basa su incremento del tasso dei T-bond di 150 punti base.
 
Per quanto riguarda nello specifico i titoli di Stato italiani, le ipotesi formulate dall’Eba sono di un rendimento dei Btp in salita nel 2013 al 5,9% ( lo scenario base invece prevede un tasso del 3,9%) , al 5,6% nel 2015 ( 4,1% lo scenario base) e al 5,8% nel 2016 (4,3% lo scenario base). Nel complesso della zona euro il rendimento atteso è in area 4,2-4,3% nell’intero triennio, con un rialzo di circa 150 punti base nel 2014 e di 110 nei due successivi.
 
Per tenere conto dell’impatto negativo di eventuali flessioni di Piazza Affari, elemento che andrebbe a incidere negativamente sulle partecipazioni azionare in mano agli istituti di credito italiani, l’Eba nella conduzione degli stress test ipotizzerà un peggioramento dei corsi azionari del 20,3% nel 2014, del 17,7% nel 2015 e del 20,4% nel 2016. Si tratta di valori in linea con il worst scenario ipotizzato mediamente per l’intera Eurozona: -18,3% nel 2014, -15,9% nel 2015 e -18,1% nel 2016. Previsioni comunque particolarmente conservative, almeno per quanto concerne questa prima parte del 2014. Ad oggi il FTSE Mib segna un progresso da inizio anno di circa il 15% mentre, tra le principali Borse del Vecchio continente, solo l’AEX olandese ha una performance negativa da inizio anno superiore al punto percentuale.
 
Maggior fiducia invece sul comparto immobiliare italiano, già protagonista di una sostanziale tenuta negli ultimi anni di crisi rispetto a quanto emerso invece su altri mercati europei. In questo caso basti pensare alla diversa evoluzione dei prezzi che hanno interessato i due maggiori paesi della periferia, Spagna e Italia, dallo scoppio della crisi dei mutui subprime.
 
Forse memore di questo andamento delle quotazioni, secondo l’Eba nello scenario peggiore i prezzi degli immobili italiani dovrebbero scendere del 3,3% nel 2014 e del 5,2% nel biennio 2015-2016. Il calo medio nella zona euro è invece stimato al 6,9% nel 2014 e all’11% in entrambi gli anni successivi.
 
I 15 istituti di credito italiani che saranno sottoposti agli stress test condotti dall’Eba sono: Banca Carige, Monte dei Paschi di Siena, Credito Valtellinese, Banca Popolare di Milano, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Unicredit, Banca popolare dell’Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio, Banca popolare di Vicenza, Banco Popolare, Credito Emiliano, Iccrea Holding, Unione Banche Italiane e Veneto Banca.

Altro che Italicum, l’ultima sentenza di Cassazione del 4.04 impone che si torni a votare subito…

Sentenza clamorosa della Cassazione. Dopo la Consulta, che a gennaio aveva dichiarato incostituzionale l’attuale legge elettorale, arriva il pronunciamento decisivo della Suprema Corte. Che mette nero su bianco una serie di considerazioni che potrebbero portare, secondo gli avvocati che hanno patrocinato la causa, addirittura a una impossibilità da parte del Parlamento a cambiare la legge elettorale
Sentenza clamorosa della Cassazione. Dopo la Consulta, che a gennaio aveva dichiarato incostituzionale l’attuale legge elettorale, arriva il pronunciamento decisivo della Suprema Corte. Che mette nero su bianco una serie di considerazioni che potrebbero portare, secondo gli avvocati che hanno patrocinato la causa, addirittura a una impossibilità da parte del Parlamento a cambiare la legge elettorale. Insomma, l’Italicum di Renzi potrebbe essere approvato solo a fronte di nuove elezioni. Gli avvocati Aldo Bozzi e Claudio Tani, in una lettera al presidente della Repubblica, scrivono: “Vorremmo attirare la Sua attenzione sulla importantissima recente sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione, n. 8878/14 del 4 aprile 2014, nella quale, con l’efficacia del “giudicato erga omnes ” è stato accertato e dichiarato che “…i cittadini elettori non hanno potuto esercitare il diritto di voto personale, eguale, libero e diretto secondo il paradigma costituzionale, per la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica, a causa del meccanismo di traduzione dei voti in seggi, intrinsecamente alterato dal premio di maggioranza disegnato dal legislatore del 2005, e a causa della impossibilità per i cittadini elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento…”.
Dopo questa premessa, arriva la parte decisiva: “Il principio di continuità dello Stato non può legittimare fino alla fine della legislatura le Camere elette in violazione della libertà di voto e che sono il frutto della grave ferita inferta “alla logica della rappresentanza consegnata dalla Costituzione”. Ciò comporterebbe una grave violazione del giudicato costituzionale e di quello della Corte di Cassazione, nonché una persistente inammissibile violazione della Costituzione. Si tratta di pronuncia che è destinata a spiegare i propri effetti proprio per il futuro e che, quindi, non può essere ignorata, poiché ha accertato con forza di giudicato l’avvenuta violazione del diritto di voto di tutti gli elettori italiani, non soltanto dei ricorrenti. Ne consegue che l’attuale Parlamento, stante ” la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica”, non ha alcuna legittimazione democratica per apportare modifiche alla vigente Costituzione, né per  modificare la legge elettorale risultante dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale. Auspichiamo, pertanto, che Lei, preso atto dell’ineludibile giudicato e dell’obbligo giuridico di darvi pronta attuazione, promuova gli atti necessari affinché il Popolo Italiano sia finalmente messo in grado di “esercitare il diritto di voto personale, eguale, libero e diretto secondo il paradigma costituzionale”.