Inchiesta su occupazioni, trema la giunta Marino: prendeva ordini dai centri sociali

non sarebbe strano. Potrebbe e mi auguro essere un caso isolato, ma …….ne dubito.
Strumentalizzazioni “moralmente superiori” van bene. Poi sono riportate le intercettazioni, quindi pochi equivoci.
Ecco perché e per chi gli stranieri “sono risorse”

Roma, 26 apr – L’inchiesta del pm Luca Tescaroli riguardo alle occupazioni abusive nella capitale gestite dal Coordinamento Lotta per la Casa, che ha portato lo scorso marzo allo sgombero del centro sociale Angelo Mai e all’imputazione dei reati di estorsione, minacce, percosse e violenza privata per 40 indagati, investe oggi anche la giunta Marino a causa della pubblicazione di alcune intercettazioni telefoniche e ambientali riguardanti il vicesindaco Luigi Nieri (Sel) e l’assessore alla casa Daniele Ozzimo (Pd).

Interlocutrici dei due politici sono Giorgina Pilozzi, portavoce degli occupanti, e la nota Maria Giuseppa Vitale, detta Pina, personaggio chiave dell’inchiesta e leader del Coordinamento; l’ape regina che aveva ampi poteri decisionali all’interno delle strutture occupate e che gestiva i rapporti con politici e amministratori, dimostrando in più occasioni di porsi in una posizione di superiorità rispetto ai suoi interlocutori, giungendo a minacciarli più volte qualora fossero venuti meno agli impegni presi in difesa dell’Angelo Mai e delle altre occupazioni.

In un’intercettazione telefonica risalente al dicembre scorso, Pina riferisce a un collaboratore della Pilozzi di aver partecipato a una festa a casa dell’assessore Ozzimo e di averlo incalzato con frasi quali “adesso mi hai proprio rotto il cazzo, o in settimana questa cosa si fa o vi metto in ginocchio come ho messo in ginocchio la destra. Ora comincio a sterminare la Hertz (una delle occupazioni gestite dal Coordinamento nda) dieci famiglie le prendo a calci fino a fargli male”. E ancora: “Io alla Hertz ho speso 33mila euro, sono soldi miei e questi non pagano la cassa, ma stiamo giocando? E’ come in via delle Acacie che pagano in dieci persone e dentro ci stanno 40 famiglie”, definendo nel seguito della conversazione “questi quattro pidocchiosi” gli extracomunitari che non riuscivano a sostenere le spese richieste per non essere sbattuti per strada.
Luigi Nieri, vicesindaco di Roma
Il vicesindaco Nieri, invece, viene intercettato al telefono con la Pilozzi il giorno seguente allo sgombero dell’Angelo Mai, disposto dalla magistratura. La portavoce degli occupanti si preoccupa di chiedere se il Comune possa riottenere la struttura e disporne come meglio crede. La risposta di Nieri sembra essere rassicurante: “ieri sera abbiamo forzato la mano” dice riferendosi all’intervento nei confronti del magistrato, poi aggiunge “ce li hanno consegnati per rispetto alle due occupazioni, però veramente in un paio di ore facciamo tutto eh? Va bene. Intanto lì puoi dire che noi stiamo procedendo a quello che abbiamo detto ieri. Praticamente a far ripristinare lo stato precedente ai fatti”.

Il vice di Marino si fa dunque garante nei confronti del Coordinamento per la Lotta alla Casa, impegnandosi a ripristinare la situazione vigente prima dello sgombero, ovvero, in base a quanto sostenuto dalla procura, un’organizzazione senza scrupoli che gestiva a proprio piacimento alloggi e mense (in particolare quella dell’Angelo Mai, un vero e proprio ristorante senza alcuna autorizzazione e regolarizzazione fiscale), che imponeva agli occupanti, molti dei quali extracomunitari irregolari, non solo degli affitti mensili ma anche la partecipazione attiva a manifestazioni e cortei, pena l’espulsione dalle strutture. Sono numerose le testimonianze raccolte finora dagli inquirenti, alcune davvero cruente come quella della marocchina Souad Belakraquer, minacciata di morte poiché voleva raccontare che il 15 aprile del 2011, mentre lei stava per partorire, suo marito fu costretto da Pina e dal marito Giulio a partecipare alla prima occupazione della Hertz, perché doveva “guadagnarsi” il posto in lista per lui e la sua famiglia.

Francesco Pezzuto
http://www.ilprimatonazionale.it/2014/04/26/inchiesta-su-occupazioni-trema-la-giunta-marino-prendeva-ordini-dai-centri-sociali/

Terzo Valico, scatta l’ora delle demolizioni

Al via l’abbattimento di due palazzine a Ceranesi; interrotta fino a martedì la strada dei Piani di Praglia. I comitati No Tav annunciano un presidio permanente

di GIULIA DESTEFANIS
02 maggio 2014

Le palazzine di Ferriere da abbattere
Sullo sfondo c’è la grande opera, il Terzo Valico, la tratta ferroviaria Genova-Arquata, anello nostrano del “ponte dei mari” che collegherà Genova al nord Europa. Ma in primo piano – soprattutto dal punto di vista di chi quelle zone le abita – ci sono solo i piccoli passi per la realizzazione dell’opera, i lavori di cantierizzazione delle strade che investono la Valpolcevera e i dintorni.
Che cambiano panorami ed equilibri sociali: come a Ceranesi, dove tra venerdì e martedì 6 – ed è già annunciata la mobilitazione dei comitati NoTav, con presidi e cortei – verranno demolite due palazzine (ai civici 85 e 107 di via Bartolomeo Parodi, all’altezza del ponte delle Ferriere), fino a un anno fa abitate da 18 famiglie poi indennizzate e allontanate: la strada provinciale dei Piani di Praglia, in quel tratto, rimarrà chiusa per tutti i cinque giorni. “Un grande disagio per il traffico”, spiega il sindaco di Ceranesi Mauro Vigo. La demolizione è funzionale all’allargamento della strada che da Pontedecimo, da Genova, sale verso il paese, e che servirà ai mezzi pesanti per raggiungere il cantiere di Cravasco (dove sorgerà una delle gallerie di servizio della grande opera).

Di fatto, quelle macerie saranno il primo segno tangibile del Terzo Valico nella Valverde: ” Si danneggia un borgo vivo – dice Lorenzo Torrielli del gruppo Valverde No-Tav – con l’allontanamento di tante famiglie, oltre al negozio della parrucchiera di paese, e si abbattono due belle palazzine ristrutturate di recente. Non possiamo permettere che passi tutto nell’indifferenza “. Il gruppo, così, ha chiamato a raccolta i comitati No Terzo Valico della vallata, e in molti hanno risposto all’appello: “Presidieremo la zona durante i cinque giorni, in particolare sabato pomeriggio con un corteo fino a Campomorone – continua – Ma durante tutti i lavori saremo lì a volantinare, coinvolgere i residenti dei dintorni, farli ragionare sui danni e la desertificazione che l’opera porta”.

Mese dopo mese, con l’apertura di nuovi fronti di lavoro per l’opera, sale insomma la tensione. “E’ normale, ci sono i disagi e dunque c’è anche chi protesta – riprende il sindaco Vigo – cercheremo di ridurli al minimo, i disagi, anche se gli ingorghi verso Pontedecimo saranno inevitabili, con le auto che si riverseranno dalla sponda destra del torrente Verde a quella sinistra, sulla strada di Campomorone. Poi, i veri problemi inizieranno tra un anno, quando partiranno i lavori di allargamento della strada che dureranno mesi, altro che cinque giorni”.
Ma più che il traffico, e il sindaco lo sa, i comitati contestano il sistema degli espropri e delle demolizioni che si espande intorno al Terzo Valico: “Non sono belle cose, è vero, in quelle palazzine c’era gente che viveva da 70 anni, e che ha sofferto. Ma abbiamo aiutato tutti a trovare altre sistemazioni”.

La maggior parte dei 18 nuclei erano affittuari e dunque – parallelamente ai proprietari, che hanno avviato lunghe trattative – sono stati indennizzati dal costruttore dell’opera, Cociv, con 43 mila euro ciascuno (un indennizzo previsto per legge regionale). E se a Ceranesi il processo ha toccato due palazzine, diverse altre sono state coinvolte nella vicina Pontedecimo. Qui una è già stata demolita, altre incontreranno la stessa sorte: “Anche noi abbiamo fatto la nostra parte, sostenendo le famiglie – spiega Stefano Bernini, vicesindaco di Genova che tanto si è battuto per limitare i disagi dei proprietari espropriati e ha mediato con Cociv per aumentare gli indennizzi – anche qui tutti gli stabili da demolire sono già disabitati da un anno”.
Anche a Pontedecimo a febbraio, il giorno della prima demolizione, i NoTav si schierarono in un presidio, con i loro striscioni e volantini: “E le forze dell’ordine arrivarono in gran quantità – conclude Torrielli – Ci aspettiamo arrivino anche questa volta, ma stiano tutti tranquilli: non penseremo a generare tensioni, piuttosto a far uscire la gente di casa e mostrare il nostro punto di vista, la devastazione del territorio”.

http://genova.repubblica.it/cronaca/2014/05/02/news/terzo_valico_scatta_l_ora_delle_demolizioni-85022757/

UKRAINE/EST: L’ASSAUT GENERAL CONTRE LES INSURGES FIXE AU 2 MAI ET CONFIE AUX NEONAZIS DE PRAVIY SEKTOR !

Luc MICHEL/ En Bref / avec RIA Novosti – PCN-SPO / 2014 05 01 / EN_01125203_1126

Un assaut général des postes de contrôle et bâtiments occupés par les protestataires dans le sud-est de l’Ukraine aura lieu le 2 mai, a fait savoir à RIA Novosti une source au sein de l’état-major interarmées ukrainien , effrayée par le bain de sang programmé.

 Selon la source, la gestion de l’opération a été transmise du ministre de l’Intérieur par intérim Arsen Avakov au chef du Service de sécurité ukrainien SBU Valentin Nalivaïtchenko en raison de l’échec de sa première étape.

 “Conscient qu’il est inutile d’employer des unités de l’armée régulière dans les régions de Lougansk et de Donetsk, Nalivaïtchenko, après des consultations avec Dmitri Iaroch, a organisé la formation de bataillons spéciaux du Secteur droit (PRAVIY SEKTOR, organisation néonazie associée à la junte de Kiev et à sa « garde nationale » néofasciste, ndlr) en vue de lancer un assaut général contre les sites contrôlés par les séparatistes, notamment dans la région de Lugansk”, a indiqué l’interlocuteur de l’agence

 Toujours d’après la source, le chef du SBU a reçu l’ordre de rétablir le contrôle de la région de Lougansk dans un délai de 24 heures “coûte que coûte”.

 KIEV AUX ABOIS

 Depuis le putsch du 21 février à Kiev, les grandes villes de l’Est et du Sud de l’Ukraine, dont Donetsk, Kharkov et Lugansk, connaissent une mobilisation sans précédent des partisans de la fédéralisation du pays qui contestent les nouvelles autorités pro-occidentales de Kiev et réclament des référendums sur le statut politique de leurs régions.

 Les protestataires ont pris sous leur contrôle des bâtiments administratifs dans plusieurs villes de la région. Le 15 avril, les autorités de Kiev a lancé une opération dite antiterroriste contre les manifestants impliquant des unités de l’armée régulière.

 Ce Mercredi, le « président ukrainien par intérim » fantoche de la junte de Kiev Alexandre Tourtchinov a reconnu que « les forces de l’ordre n’arrivaient pas à prendre sous leur contrôle la situation dans les régions de Lougansk et de Donetsk ». De nombreuses unités de police, des anti-émeutes (ex Berkuts), des unités de l’armée ukrainienne (notamment de la 25e Brigade parachutiste de Dniepropetrovk, dissoute par Kiev) ont rejoint l’insurrection où se sont mutinées …

 MOSCOU MET KIEV, WASHINGTON ET BRUXELLES EN GARDE CONTRE UN ASSAUT DANS L’EST

 Une opération militaire dans les régions du sud-est de l’Ukraine pourrait entraîner des conséquences « catastrophiques », a averti le ministère russe des Affaires étrangères dans un communiqué diffusé ce jeudi soir. Moscou exprime ses préoccupations face aux récents rapports des médias selon lesquels les autorités ukrainiennes envisageaient de lancer un assaut général contre les positions des partisans de la fédéralisation dans le sud-est du pays. « Si le « gouvernement ukrainien » (les guillemets sont du MAE russe) actuel procède à des actes tellement agressifs et irresponsables, cela aura des conséquences catastrophiques », lit-on sur le site officiel du ministère russe.

 « Nous exhortons Kiev, ainsi que les Etats-Unis et l’Union européenne qui ont signé les accords de Genève, à ne pas commettre d’erreurs criminelles et à évaluer sobrement la gravité des conséquences possibles d’un recours à la force contre le peuple ukrainien », a déclaré le ministère.

 Luc MICHEL

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 Luc MICHEL /

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1erMAI PATRIOTIQUE A MOSCOU. CONTESTATION GENERALE AILLEURS

Luc MICHEL pour PCN-INFO / 2014 04 01 /

avec AFP  – Correspondance à Moscou – lucmichel.net – PCN-SPO /

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https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office Первомайская демонстрация профсоюзов на Красной площади

La Russie de Poutine est sans doute le seul régime politique important dans le monde a bénéficier du soutien massif de sa population. Plus de 100.000 personnes ont défilé sur la Place Rouge à Moscou pour un 1er mai patriotique, renouant avec la tradition soviétique. Décidément la Russie restaurée nous plait chaque jour davantage !

 Le président russe, au pouvoir depuis 14 ans, a vu sa popularité exploser. Selon un sondage publié cette semaine par le centre Levada (dépendant de la Fondation Carnegie américaine), 82% des Russes font confiance à son action, contre 64% il y a un an.

 MOSCOU RENOUE AVEC LE 1erMAI SOVIETQUE POUR LE PREMIERE FOIS DEPUIS 1991

 « Ce jour est pour nous une fête de l’unité et c’est pourquoi, cette année notamment, autant de monde est là . Peut-être que le temps est venu de montrer qu’on est ensemble et que nous travaillons pour le bien de notre planète »

– Marina, 48 ans, moscovite ;

 Plus de 100.000 personnes ont défilé ce jeudi sur la Place Rouge de Moscou pour la fête du Travail, renouant avec une tradition datant de l’Union soviétique en pleine vague de patriotisme en Russie exacerbée par la crise ukrainienne. “Je suis fier de mon pays”, “Poutine a raison” indiquaient les pancartes brandies au milieu de nombreux drapeaux russes et de ballons blancs, bleus et rouges aux couleurs du drapeau national.

 Selon la police locale, citée par les agences russes, plus de 100.000 personnes ont participé au défilé, mené par le maire de Moscou, Sergueï Sobianine, et organisé sur la place Rouge, aux pieds du Kremlin pour la première fois depuis 1991. Plusieurs pancartes et discours de représentants syndicaux célébraient le rattachement de la Crimée en mars à la Russie, après un référendum d’auto-détermination auquel nous sommes fiers d’avoir contribué.

 Le 1er mai est la journée internationale des travailleurs, fériée en Russie et destinée à célébrer le combat pour de meilleures conditions de travail. Chaque année, les syndicats russes défilent à cette occasion dans la plupart des villes du pays. Selon le leader de la Fédération des syndicats de Russie, Mikhaïl Chmakov, cité par l’agence Interfax, plus de deux millions de personnes ont participé aux défilés organisés à travers toute la Russie pour célébrer la “journée internationale des travailleurs”, qui tire son origine des luttes ouvrières pour la réduction du temps de travail à la fin du 19e siècle aux Etats-Unis.

 Cette année, le retour symbolique du mouvement sur la principale place du pays, à deux pas du Kremlin, a été avalisé par les autorités, comme du temps de l’URSS, où le 1er mai était l’occasion de grands défilés militaires et civils devant les dirigeants soviétiques. En renouant avec la tradition soviétique du 1er mai le kremlin donne aussi un signal fort aux occidentaux …

May Day trade unions' demonstration on Red Square

 … ET LA MANIFESTATION DU 1erMAI A SIMFEROPOL EN CRIMEE A RASSEMBLE PLUS DE 100 MILLE PERSONNES

 Pour les presstitutes des médias de l’OTAN, imbéciles ou menteurs, qui osent encore écrire comme Libération que les Criméens ont voté au référendum du 16 mars « sous la contrainte ou la peur » (sic), ce 1er mai apporte un cruel démenti. La manifestation de 1er mai à Simferopol a rassemblé plus de 100 mille personnes, soit autant qu’à Moscou pour une population de deux millions d’habitants !!!

 La manifestation du 1er mai à Simferopol, la première à se dérouler sous les drapeaux russes dans l’histoire contemporaine de la Crimée, a rassemblé quelque 100 mille personnes. C’est ce que le chef par intérim de la république, l’homme de l’insurrection de février devenu Premier ministre de Crimée, Sergueï Aksionov, a annoncé jeudi aux journalistes. De l’avis des autorités de la région, une telle mobilisation des habitants de Crimée s’explique par une montée des sentiments de patriotisme, après la réunification de la presqu’île avec la Russie.

 Comme l’avait raconté précédemment à l’agence RIA Novosti le maire adjoint de Simferopol Ilya Glazkov, on comptait initialement sur environ 15 mille manifestants, mais la participation réelle a dépassé toutes les attentes.Les traditionnels défilés du 1er mai en Crimée et à Sébastopol (ville autonome) se déroulent pour la première fois sous les couleurs nationales de Russie.

 1erMAI DE DESILLUSION A KIEV. OU SONT CES ‘FOULES DU MAIDAN’ TANT VANTEES PAR LES MEDIAS DE L’OTAN ?

 « A Kiev, les habitants ne se sont guère mobilisés en dépit de la gravité de la crise, la pire qu’ait jamais connue ce pays issu de l’Union soviétique depuis son accession à l’indépendance.

Seules 2.000 à 3.000 personnes se sont réunies dans le calme, scandant des slogans en faveur de l’unité de l’Ukraine » dit l’AFP.

 Ruinés, plongés dans un climat de guerre civile – et pas seulement au sud-est, mardi deux groupes fascistes rivaux se sont violemment affrontés sur le maidan -, confrontés aux promesses irréalisables de la junte de Kiev, dans un pays promis à l’éclatement, les partisans du maidan sont désillusionnés. Et ce 1er mai, qui voit la junte incapable de rassembler plus de 3.000 manifestants dans une ville de près de 3 millions d’habitants, les putschistes du 21 février révèlent leur isolement !

 A SLAVIANSK, épicentre de l’insurrection de l’est, par contraste ils étaient des milliers et des milliers (dans une petite ville de province) à manifester pour le 1er mai contre la junte de Kiev et la politique de misère du FMI et des occidentaux. Ecoutons Euronews : « A Slaviansk, bastion des insurgés dans l’Est de l’Ukraine, ce 1er mai a été l’occasion de célébrations. L’occasion aussi pour les prorusses de réaffirmer leur opposition au gouvernement central. Agitant des drapeaux soviétiques, ils dénoncent ceux qu’ils appellent “la junte de Kiev”, et se disent prêts à participer au référendum voulu par les séparatistes ». “C’est sûr, je participerai au référendum du 11 mai et je dirai “oui” à l’indépendance de la République de Donestk”, dit un homme. “Le programme que le président ukrainien Tourtchinov nous impose depuis Kiev n’est pas approprié. Avec ce genre de programme, on n’a plus qu‘à se pendre. Tout devient plus cher”, estime une femme.

 PARTOUT AILLEURS DE PHNOM PENH A ISTANBUL, LA FETE DU TRAVAIL TOURNE A LA CONTESTATION DU SYSTEME

 Ailleurs dans le monde, le 1er mai voit la contestation du Système libéral américanisé, inique et exploiteur, et des régimes politiques qui lui sont associés. Des millions de personnes devaient descendre dans la rue ce jeudi à travers le monde pour la Fête du Travail, dans un contexte parfois tendu comme à Istanbul ou Phnom Penh où des heurts ont opposé police et manifestants.

 A Istanbul, où Erdogan est en train d’instaurer chaque jour davantage un régime islamiste autocratique, la police a dispersé en début de matinée à coup de canon à eau et de gaz lacrymogènes des centaines de manifestants qui tentaient de défier l’interdiction de se rassembler sur la Place Taksim, place emblématique de la contestation contre le gouvernement turc. L’an dernier, de violentes échauffourées avaient déjà opposé la police aux manifestants autour de cette place, lançant un vaste mouvement de contestation contre le gouvernement de Recep Tayyip Erdogan, accusé de dérive autoritaire et islamiste. Pour faire face aux foules de manifestants attendues cette année de chaque côté du Bosphore, les autorités turques ont bloqué les routes, suspendu les services de ferry et fermé les stations de métro.

 En Asie la contestation s’affiche partout. Les célébrations du 1er mai ont aussi été perturbées au Cambodge où les syndicats avaient appelé à manifester pour soutenir des ouvriers du textile en grève dans deux zones économiques spéciales près de la frontière avec le Vietnam. La plupart des travailleurs de ce secteur vital pour l’économie cambodgienne, qui emploie 650.000 personnes, gagnent moins de 100 dollars par mois. La police armée de matraques et de bâtons a dispersé les manifestants rassemblés aux abords du Parc de la liberté à Phnom Penh, fermé pour en empêcher l’accès aux opposants au Premier ministre Hun Sen, au pouvoir depuis 30 ans. Plusieurs personnes ont été sévèrement battues, a constaté un photographe de l’AFP.

 A Kuala Lumpur, des milliers de personnes ont défilé pour protester contre un projet de nouvelle taxe mais aussi contre la condamnation en appel du dirigeant de l’opposition malaisienne Anwar Ibrahim, accusé de sodomie et acquitté en 2012. D’autres manifestations ont également eu lieu en Indonésie, aux Philippines mais aussi dans les économies parmi les plus développées d’Asie, à Hong Kong, Singapour, Séoul ou encore Taïwan, où plus de 10.000 personnes ont défilé à Taipei pour exiger des hausses de salaires.

 En Europe, contrastant avec l’impressionnant soutien populaire au président Poutine, c’est la contestation générale de l’UE et de ses politiciens, vendus au capital, à la finance internationale et aux multinationales à domination américaine. En UE (l’UE n’es plus qu’un sigle apatride et surtout pas « l’Europe » comme le matraquent les médias de l’OTAN), où de nombreux pays restent confrontés aux conséquences sociales des politiques d’austérité, les défilés devraient prendre un tour politique à moins d’un mois des élections européennes.

 En France, les syndicats célèbreront une nouvelle fois le 1er mai en ordre dispersé, consacrant ainsi leurs divisions face au plan d’économie de 50 milliards d’euros annoncé par le Premier ministre Manuel Valls. L’Espagne, qui sort timidement du marasme économique et reste minée par un chômage record, descendra également dans la rue avec des manifestations à Madrid et dans plus de 70 villes. Défilés également en Grèce et en Italie qui sort tout juste de plus de deux années de récession.

 Bonne fête du Travail à tous !

Le combat continue. Jusqu’à la victoire !

 Luc MICHEL

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PAS DE TREVE DU 1ER MAI : L’INSURRECTION, REJOINTE PAR DE NOMBREUX UKRAINIENS, CONTINUE ET TOUCHE MEME UNE REGION DU CENTRE !

LM & KH pour PCN-SPO / avec AFP – LVDR – RIA – lucmichel.net / 2014 04 01 / 53624ffa35707e5aa80c8131

Alors que la junte de kiev a été incapable de rassembler plus de 3.000 (selon l’AFP) partisans du maidan ce 1er mai à Kiev («presque 3 millions d’habitants …) pour « une manifestation pour l’unité de l’Ukraine », les prorusses ont mobilisé pour le 1er mai et continué à étendre leur emprise sur l’est. Une région du centre est même touchée et de nombreux ukrainiens rejoignent aussi le mouvement  !

 LES PRO-RUSSES S’EMPARENT DU SIEGE DU PARQUET A DONETSK

Quelque 300 manifestants pro-russes ont occupé ce jeudi le siège du parquet régional à Donetsk, faisant plusieurs blessés parmi les policiers pendant l’assaut, ont constaté des journalistes de l’AFP.

La foule, après avoir lancé des pierres et des cocktails Molotov en direction de ce bâtiment de six étages et d’une centaine de policiers en tenue anti-émeute défendant le site, a réussi à y pénétrer. Les rebelles, une fois à l’intérieur, allaient de bureau en bureau, cassant les portes et arrachant les photos officielles et symboles de l’Etat ukrainien, qu’ils ont brûlés dans un feu devant le bâtiment. La foule a salué cette opération. Les assaillants, pour la plupart des jeunes hommes en civil, mais dont beaucoup portaient des cagoules, ont entrepris de fouiller les bureaux, expliquant qu’ils “cherchaient les armes”. Le bâtiment était vide avant l’assaut pour cause de jour férié.

Des policiers – venus de l’ouest pour remplacer ceux de Donetsk massivement passés à l’insurrection, ce que ne disent pas les médias occidentaux – avaient auparavant tenté de leur barrer le passage en faisant usage de matraques (blessant plusieurs pro russes grièvement), de grenades assourdissantes et de gaz lacrymogène, mais ont été rapidement débordés. Ils ont été frappés et désarmés par la foule criant “Fascistes! Fascistes!”. Le bâtiment était attaqué de plusieurs côtés en même temps. Une fois dépouillés de leurs casques, gilets, matraques et boucliers, les policiers quittaient les lieux entre deux rangées de civils qui les huaient et les frappaient. Un émeutier et un policier blessés ont été évacués en ambulance.

L’attaque s’est produite à l’issue d’une manifestation pro-russe de quelque 10.000 personnes (selon l’AFP, donc sans doute le double en réalité) à Donetsk, ville d’un million d’habitants au coeur de ce que les rebelles revendiquent comme “la république de Donetsk”.

Dimanche, des hooligans des clubs de football ukrainiens encadré par les néonazis de Praviy Sektor avaient lancé des émeutes et des lynchages antirusses. Les médias de l’OTAN  ont totalement dissimulé ces faits, largement commentés su RT  ou le Groupe multimedia du PCN.

Lundi soir, une « manifestation pour l’unité de l’Ukraine » avait été attaquée en réaction par des manifestants pro-russes armés de couteaux et de barres de fer, faisant une quinzaine de blessés. Les rebelles pro-russes contrôlent l’administration régionale et la mairie depuis plusieurs semaines.

 A SLAVIANSK, LES PRORUSSES MOBILISENT POUR LE 1er MAI

 A Slaviansk, épicentre de l’insurrection de l’est, par contraste avec Kiev ils étaient des milliers et des milliers (dans une petite ville de province) à manifester pour le 1er mai contre la junte de Kiev et la politique de misère du FMI et des occidentaux. Ecoutons Euronews : « A Slaviansk, bastion des insurgés dans l’Est de l’Ukraine, ce 1er mai a été l’occasion de célébrations. L’occasion aussi pour les prorusses de réaffirmer leur opposition au gouvernement central. Agitant des drapeaux soviétiques, ils dénoncent ceux qu’ils appellent “la junte de Kiev”, et se disent prêts à participer au référendum voulu par les séparatistes ». “C’est sûr, je participerai au référendum du 11 mai et je dirai “oui” à l’indépendance de la République de Donestk”, dit un homme. “Le programme que le président ukrainien Tourtchinov nous impose depuis Kiev n’est pas approprié. Avec ce genre de programme, on n’a plus qu‘à se pendre. Tout devient plus cher”, estime une femme.

 1ER MAI DE DESILLUSION A KIEV. OU SONT CES ‘FOULES DU MAIDAN’ TANT VANTEES PAR LES MEDIAS DE L’OTAN ?

 « A Kiev, les habitants ne se sont guère mobilisés en dépit de la gravité de la crise, la pire qu’ait jamais connue ce pays issu de l’Union soviétique depuis son accession à l’indépendance.

Seules 2.000 à 3.000 personnes se sont réunies dans le calme, scandant des slogans en faveur de l’unité de l’Ukraine » dit l’AFP. Ruinés, plongés dans un climat de guerre civile – et pas seulement au sud-est, mardi deux groupes fascistes rivaux se sont violemment affrontés sur le maidan -, confrontés aux promesses irréalisables de la junte de Kiev, dans un pays promis à l’éclatement, les partisans du maidan sont désillusionnés. Et ce 1er mai, qui voit la junte incapable de rassembler plus de 3.000 manifestants dans une ville de près de 3 millions d’habitants, les putschistes du 21 février révèlent leur isolement !

 ZAPOROJIE ET MEME KREMENTCHOUG (CENTRE) :

L’INSURRECTION S’ETEND DE PLUS EN PLUS ET EST REJOINTE PAR DE NOMBREUX UKRAINIENS

 Les partisans du fédéralisme sont descendus aujourd’hui dans la rue à Zaporojié (une autre région, au sud-est de l’Ukraine) réclamant l’organisation d’ un référendum honnête.

Les manifestants portaient des drapeaux de l’URSS et du Parti communiste. Le KPU, troisième parti ukrainien, est à la tête du mouvement pour le référendum dans le sud-est et le centre.

 Une manifestation similaire a eu lieu à Krementchoug (au centre de l’Ukraine). Ses participants ont adopté une résolution sur le référendum qui renferme notamment la revendication « d’arrêter les poursuites pour la participation à des actions en faveur de leurs droits civiques et de travailleurs, ainsi que d’interdire les licenciements sans accord des syndicats ». Mouvement qui vise aussi bien la junte de Kiev que les oligarques qui les soutiennent massivement.

 Karel HUYBRECHTS  & Luc MICHEL

PD: UN PROBLEMA DI PUBBLICA SICUREZZA

Comunicato MoVimento 5 Stelle Piemonte
 
Oggi al corteo del 1 maggio abbiamo assistito ad una scena folle.
La presenza del Partito Democratico ha contaminato il normale svolgimento della manifestazione. I cittadini stanchi delle prese in giro e senza il solito vetro televisivo da cui sono soliti ascoltare i “piddini” non hanno potuto dimostrare il proprio dissenso a causa del cordone misto tra polizia e sicurezza privata del PD atto a difendere gli “indifendibili”.
Questa situazione ha causato non pochi problemi.
Il corteo è stato interrotto impedendo ai restanti partecipanti di proseguire nella manifestazione e le cariche intermittenti della polizia hanno avuto fine solo in piazza San Carlo.
Consigliamo al Partito Democratico di evitare in futuro di presentarsi nelle piazze ed alle manifestazioni e di rimanere confinato nel proprio habitat naturale, autoreferenziale, televisivo, privo di contraddittorio e creato su misura al fine di procedere al meglio, e nella sicurezza di tutti, verso la fine della loro esistenza politica.
I cittadini sono stanchi di queste provocazioni.
Se è vero che tutti siamo liberi di manifestare le proprie idee è anche vero che tutti sono liberi di manifestare il proprio dissenso.
Oggi però non è stato così, o meglio, è valso solo per il PD e non per i cittadini.

MoVimento 5 Stelle Piemonte

Chiesti 5000 euro ad Alberto Perino. Senza prove però

Vilipendio. Le Ff.Oo equiparate alle truppe nazifasciste, ma Perino nessuno l’ha sentito.

di Valsusa Report

L’udienza per le arringhe conclusive era prevista per le ore 12e45. Si accumula un po’ di ritardo. Il tutto si sposta alle 14. Che diventano le 14e30.

Inizia il Pm Pedrotta. Alberto Perino è in aula e ascolta silenzioso la richiesta di 5000 euro sulle frasi virgolettate del giornalista – nessun dubbio sul fatto che sia stata virgolettata la frase, significa che l’intenzione del giornalista dovrebbe essere quella di riportare le reali parole udite, vere quindi. Dalle passate udienze viene fuori però che il giornalista non ricorda, non ha registrato nel momento e gli appunti li ha distrutti: nessuna prova oggettiva. Non importa. Il reato c’è. Sicché per Perino viene chiesta la condanna a 5000 euro di risarcimento per vilipendio alle forze Armate e di Polizia – il contesto e lo stato d’animo, la tensione in valle giustificano le frasi, oltretutto Perino avrebbe potuto chiedere al giornale di rettificare nei giorni seguenti.

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Per la difesa, sbotta l’avvocato Ghia “Mi aspettavo l’assoluzione dal Pm”. E continua, portando a esempio le cassazioni sulla tutela della libertà di pensiero e di manifestazione per le quali sono consentite critiche alle istituzioni fatte oggetto, “e qui non vi è l’oggetto, 290 cpp” sostiene il legale. Non ricorrono cioè i presupposti. Perino si riferiva al contesto, al cantiere e quindi non alle forze dell’ordine: ovvero la mancata possibilità di accedere ai terreni, a uso ormai esclusivo dell’ordine pubblico.

Viene anche sottolineato che la frase riportata dal giornalista è inesatta dal momento che nel 2011, anno dei fatti contestati, non era richiesto nessun pass, istituito solo nel 2013. Inoltre viene riportata alla memoria l’audizione in cui Perino ricorda come lui non legga i giornali dal 2009, periodo in cui le querele sporte dagli appartenenti al movimento venivano facilmente archiviate. Per questo sarebbe stata impossibile anche solo una richiesta di rettifica ai giornali. L’avvocato Ghia quindi chiede l’assoluzione.

Perino forse si riferiva alla querela Zancan, nella quale lo scritto che diffamava le parole del noto attivista, differivano dal veritiero video riportato in testo. Il Pm Quaglino ne chiese l’archiviazione, il giudice chiuse il caso e Perino si tenne lo scritto che lo aveva messo in cattiva luce presso l’opinione pubblica.

Succede l’avvocato Vitale. Per il quale il termine “vilipendio” è termine desueto, sostituito di fatto dalla nuova legislazione relativa alla libertà di espressione – art. 11 della Carta di Nizza e art. 10 dei Diritti dell’uomo, atte appunto ad affermare i diritti di libero arbitrio. Un reato che non viene normalmente contestato: si ha vilipendio alla religione o alla bandiera per esempio (basti ricordare , che cosa avviene con parlamentari che con la bandiera nazionale dichiarano di pulircisi…). Oggi, a differenza di 30 anni fa, il vilipendio ha tutt’altro altro peso.

Ma viene anche rammentato che l’esercito, come forza armata dello Stato, non è più inteso dalla riforma che lo trasforma in professionista, nel 1 aprile 1981 con la L. 121 detta Legge Rognoni –forze di polizia smilitarizzate.

Non trovandosi quindi il contenuto minimo dell’offesa, non compresa nell’articolo, né nella certezza dibattimentale, né nei testi, anche l’avvocato Vitale chiede che si vada all’assoluzione.

Udienza rinviata al 4 giugno, per repliche ed eventuale patteggiamento, sempre alle 9, aula 58.

V.R. 30.04.14

Aldrovandi: l’ennesima vergogna di Stato

La celebrazione dei poliziotti condannati per l’omicidio di Federico è un’altra ferita inferta alla credibilità del paese

 di Davide Amerio

Quando pensi di averne viste abbastanza di cose indegne, di vergogne impunite, di sfacciataggine, di ipocrisia, questo triste paese riesce sempre a stupire in senso negativo.

 

Quegli applausi a scena aperta durante il congresso del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia) che accolgono e acclamano i poliziotti condannati per l’omicidio del giovaneFederico Aldovrandi sono l’ennesima ferita alla decenza, alla morale, alla dignità.

A poco valgono i distinguo, le prese di distanza o di solidarietà da parte di una classe politica che è stata per lo più a guardare gli eventi inammissibili accaduti in questi anni dove regie e personaggi più o meno occulti hanno agito contro le più elementari norme del diritto e della civiltà democratica. Dai fatti inverosimili del G8 di Genova alla militarizzazione della Val Susa passando per pestaggi e omicidi di persone fermate  è stato un susseguirsi di eventi drammatici che non possono più ascriversi alla casualità.

I retori del moralismo a buon mercato sulla violenza sono sempre pronti a puntare il dito contro quella che nasce dalle rivolte e dalle contestazioni popolari; ignorano, o fanno finta di ignorare, che la violenza nelle manifestazioni troppo sovente è provocata da infiltrazioni spesso riconducibili a chi dovrebbe, viceversa, preoccuparsi di mantenere calmi gli animi. Sopra tutto si continua a ignorare come essa trovi terreno fertile sulla menzogna, sull’ipocrisia, sulla disonestà morale di chi agisce dentro lo Stato ma contro lo Stato e quindi contro i cittadini.

Si risparmino questi atti di solidarietà patetici e ipocriti: si agisca per distinguere gli onesti dai corrotti, per allontanare i malvagi, per bloccare i fascisti che si annidano ancora tra le pieghe dello Stato e vogliono forze dell’ordine non schierate in difesa dei cittadini bensì piegate agli interessi di  poteri antidemocratici.

 Assistiamo sbigottiti all’ennesima palese manifestazione di “casta”: la scuola berlusconiana ha insegnato a questo paese che si deve difendere l’indifendibile oltre il limite della decenza, con tenace sfrontatezza in nome di una ipocrita libertà che nulla condivide con i principi illuministici. Una libertà di fare e agire impudica, scevra di qualsivoglia principio morale che non sia quello beceramente utilitaristico di chi l’esercita.

Si ribellino infine i poliziotti, i carabinieri, i finanzieri, tutti coloro che hanno indossato la divisa per servire lo Stato, la democrazia e i cittadini. Si oppongano a questo scempio della loro immagine, del loro duro lavoro; cessino di essere strumento antidemocratico nelle mani di pochi e ritrovino la dignità e il ruolo che compete loro. Spezzino i legami con sindacati che infamano la divisa e riconquistino la fiducia dei cittadini che stanno perdendo ogni giorno di più.

Mio nonno era un carabiniere, cavaliere di Vittorio Veneto, convinto antifascista e non credo avrebbe mai accettato di compiere azioni indegne per l’uniforme che indossava.

Stefano Esposito provoca gli antagonisti e la polizia carica il corteo No Tav del 1° Maggio

Tragiche notizie in diretta da Torino. La polizia carica e pesta selvaggiamente chi è dentro il corteo

da Tgvallesusa 

ore 11:35

1° Maggio di fuoco a Torino. Ci giungono notizie preoccupanti. In questo momento la polizia sta continuando a caricare i manifestanti No Tav e la gente comune interviene per togliere dalle mani dei poliziotti i feriti su cui si continua ad usare il manganello. Le forze dell’ordine hanno caricato pesantemente dopo che una provocazione del senatore Stefano Esposito ha dato vita ad uno scontro verbale e a chiare provocazioni. La polizia ha caricato il corteo No Tav che stava sfilando pacificamente.

ore 11:50

La polizia forse già irritata per uno striscione in difesa del giovane Aldrovanti approfitta della provocazione del senatore e dei tafferugli per compiere tre cariche a fondo picchiando chiunque. La gente fugge e abbandona i tavoli del bar, volano sedie e si cerca di difendere i partecipanti dalla furia delle forze dell’ordine. In questo momento il corteo è giunto in Pza San Carlo e sta parlando Lele Rizzo.

 ore 12:10

Piazza San Carlo è affollatissima. Le cariche sono al momento cessate. Risulta un fermo. La Piazza prima occupata dal Pd e praticamente deserta è ora zeppa di gente: ci sono i centri sociali. i movimenti per il diritto al lavoro, studenti, No Tav, gente comune.

La gente che ha assistito ai pestaggi gridava “vergogna” verso le forse dell’ordine.

Insieme a Esposito c’era anche Ferrentino sindaco uscente in Val di Susa e candidato con Chiamparino per le prossime elezioni Regionali.

ore 13:00

Il fermato dalla polizia risulta essere Marco di Radioblackaut.

Il concerto dal palco è stato fermato. Si susseguono sul palco interventi per spiegare la situazione del naufragio italiano e le bugie di Renzi.

 La cronaca dettagliata degli eventi nelle prossime ore

La notizia ANSA

Torino. I Maggio di vergogna

Corteo privato e blindato che festeggia la farsa dei garantiti e dei quadri di partito. Spezzone sociale con migliaia di partecipanti, caricati più volte, perché andasse in scena la parodia Pd e Confederali.

di Massimo Bonato e Fabrizio Salmoni

Dopo la smilitarizzazione della Polizia, assistiamo alla sua privatizzazione, al soldo di Pd e Confederali.

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Davanti, la Torino dei dirigenti di partito, dei quadri, dei garantiti, delle larghe intese, del Fiscal Compact e la radicalizzazione della precarietà, dei contratti atipici Tutti Frutti, degli stage a oltranza e dell’apprendistato sottopagato, degli F35 a tutti i costi, del Muos e del Tav apertura all’Europa, della cementificazione e degli sfratti che scaglia scudi e caschi contro persone inermi e senza più nulla. La Torino che passa direttamente dal Comune al San Paolo senza quasi cambiare poltrona. La Torino degli interessi difesi dal manganello.

Dietro la società civile.

È così che comincia questo I Maggio doppio, con la naftalina che scorre privatamente e il sudore di chi deve lottare e strappare con i denti anche la propria festa.

È così che comincia questo I Maggio, con una provocazione in piena regola che i manifestanti non raccolgono, ma per la quale devono pagare. Tenuti distanti dal palco a suon di cariche e manganellate.

Foto di Luca Perino

Foto di Luca Perino

Ieri è comparso tra le pagine di un noto quotidiano online un articolo in cui i No Tav erano citati in neretto, evidenziati tra altri partecipanti alla manifestazione odierna. Stamane uno dei primi titoli di una rete nazionale è stato “Scontri tra Polizia e No Tav”. Ma altri Tg han parlato di una carica di alleggerimento per riportare l’ordine e il tranquillizzante “tutto sotto controllo”. Vi è naturalmente chi ha anche parlato di una carica avvenuta in seguito al lancio di sedie verso il cordone Pd.

Questo è ciò che hanno raccontato.

Foto di Luca Perino

Foto di Luca Perino

Attorno alle 9.00 in piazza Vittorio Veneto alcuni cordoni dello spezzone sociale son già formati. Un furgone e un camioncino con gli altoparlanti. Ragazzi attorno, musica, striscioni già alzati e bandiere. Si intravvedono alcune bandiere No Tav arrivare alla spicciolata, mischiarsi qua e là. Poi all’improvviso arriva il cordone del servizio d’ordine del Pd. Insieme Esposito e Ferrentino posano per le fotografie. Ma non sono altrove. Non potrebbero essere altrove. Sono lì dove il corteo del I Maggio degli “altri” deve concludersi. Protetti da un poderoso cordone del servizio d’ordine al soldo del Pd e un poderoso cordone di polizia. Davanti allo spezzone sociale, che comincia a ingrossare.

Un po’ di concitazione, slogan, nulla che voli se non tanta rabbia e parole. Ma basta.

Parte una prima carica a freddo per allontanare lo spezzone sociale dal servizio d’ordine del Pd. La gente attorno è sbigottita. Non ha la più pallida idea del perché la carica sia partita. Ma il corteo del I Maggio è loro, di chi è già partito.

Sono le 10 e nulla ancora succede. È una condizione di stallo nella quale si profitta del tempo per scandire messaggi forti, che sono quelli rappresentativi di questo vero I Maggio. Ci sono tutti: sindacati di base, cobas, No Tav, centri sociali e studenti, anarchici e autonomi, precari e disoccupati che chiedono diritti. Diritto al lavoro, alla casa, alla sanità, all’istruzione, al futuro, alla verità. Raggiunge lo spezzone anche un messaggio della mamma di Federico Aldrovandi.

Ma ciò che lo spezzone sociale rivendica oggi è il diritto a sfilare, a fare di questo I maggio non l’escluso dalla festa privata del Pd.

È un faccia a faccia tra polizia e primi cordoni.

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Al di là, verso il centro, il corteo ha cominciato a muoversi, le bandiere del Pd, il cordone del servizio d’ordine frammisto alla solerte digos sono già in via Po. In testa si materializzano da una dimensione clandestina Fassino, un torvo Chiamparino, la maschera semigrottesca di Giachino e il sempre allegro Giampiero Leo, circondati dai digos e guardati su ogni lato da un drappello di celerini. Quasi si nascondono in mezzo ai gonfaloni, sono tesi, si guardano intorno, guardano due ali di gente che li lascia sfilare in un silenzio gelido. Sono finiti i tempi degli applausi. Solo l’Anpi ne riceve qualcuno mentre una bandiera No Tav spunta da un ultimo piano.

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Lo spezzone sociale in piazza Vittorio Veneto è ancora fermo. Qualche passo. Uno striscione No Tav che accerchia il cordone di polizia con su scritti i nomi di Claudio, Mattia, Chiara e Niccolò e la tensione torna a salire.

Una nuova carica, a fondo, dai primi metri di via Po risospinge i manifestanti indietro tra i furgoni. Qualche poliziotto tenta di aprire le porte del furgone ma un anziano gli si para davanti. Si parla di feriti. L’onda di questo corteo che non riesce a partire segue gli incidenti, e anche chi non è direttamente coinvolto insegue da dietro la polizia con lo striscione dispiegato e le bandiere.

Lo spezzone si ricompatta, questa volta deciso a farlo il suo corteo. È una promessa. E spinge. È il contatto tra volti e scudi. La polizia anche serra in fretta le fila e indietreggia. La pressano i No Tav da dietro con le spalle a via Po con striscione e bandiere, Di fronte lo spezzone sociale. Ha del surreale cominciare una manifestazione del I Maggio a ritroso, camminando al contrario, guardando la polizia che cammina all’indietro sospinta a neanche un metro da una fiumana di persone che non ne può più.

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E riparte un’ulteriore carica, ancora più a fondo. Dritta a falange verso la piazza di fronte. Poi si divide in tre tronconi e dai lati manganelli e scudi vengono agitati sin sotto i portici, tra i tavolini dei de-hors, tra camioncino e furgone. Qui, e solo ora, volano due o tre sedie per impedire il peggio a chi si trova schiacciato contro i portici o sotto, lungo i negozi, con le spalle al muro. Ma i tafferugli sono ormai dappertutto, sia verso piazza Vittorio violenti, sia verso via Po sottotono, giusto qualche spintone per allontanare, per evitare a chi di qua voglia unirsi al grosso. Ma tanto basta, cercando di non cadere, per intravedere il volto di una No Tav teso, i denti digrignati nello sforzo di tenere il fratello, il corpo in bilico sugli scudi, per evitare che se lo portino via. Ma la stretta non impedirà che lo trascinino in stato di fermo. Oltre a qualche testa sanguinante quindi, tre fermati. Soltanto un ragazzo verrà rilasciato nel primo pomeriggio, per due dell’Aska si aprono  le porte delle Vallette, trascinati ai blindati.

E tre. Il corteo si ricompatta e ricomincia a spingere. Ancora, si cammina all’indietro, per tutto un isolato, isolati dal I Maggio di chi ha raggiunto la piazza San Carlo messa in sicurezza da digos e  servizi d’ordine sindacali che, secondo consueta regia, infoltiscono di bandiere il fronte palco a beneficio dei Tg e blindano gli accessi.

Poi finalmente la polizia si fa da parte, apre ad ala schierandosi sotto i portici e il vuoto di via Po si riempie. Sono passate le 11 quando comincia questo I Maggio. E ha il sapore di una fiumana di gente che segue, di bandiere  e striscioni che sono la cifra vera di questa società in declino e del totalitarismo che vi si sta abbattendo. È una via Po piena di gente. Da piazza Castello a piazza Vittorio Veneto. Quella che i media chiamano dei “ragazzi dei centri sociali”, studenti.

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Eppure, in via Roma,  una nuova carica. Solo che ormai, a cantare Bella ciao c’è anche la signora che ciondola il capo sognante sotto braccio al marito. Solo che a riempire i portici del grido “Vergogna” ci sono anche messe in piega e cardigan, cravatte e camicie ben stirate. Ancora c’è chi viene inseguito fin sotto i portici e strappato dalle mani della polizia da gente che fino a un minuto prima passeggiava. Sono anziani e madri di famiglia che riempiono via Roma del grido “Assassini”. Applausi, ma questa volta al nome di Federico (Aldrovandi) che qualcuno alza dalle fila.

Chiediamo al dirigente Digos perché, perché impedire a un corteo evidentemente pacifico ma determinato ad arrivare in piazza? Ci risponde che “devono proteggere il Pd dall’aggressione dei violenti”. Siamo a questo punto: la polizia che difende un partito mentre altri che non hanno niente da temere dalla folla, sfilano tranquillamente: c’è la Lista Tsipras, i Cinque Stelle, persino l’Italia dei Valori. Il Pd ci era arrivato mezz’ora prima in piazza San Carlo: ridotti all’osso, meno di cento persone tra parlamentari e apparato. Riecco Ferrentino che si è guadagnato il posto in lista col tradimento della sua gente e si pavoneggia come d’abitudine tra i pochi che lo interpellano, ci sono i dirigenti storici, tante facce che stanno ancora lì, dopo anni di trasformazioni sempre al peggio, chissà se per fedeltà anchilosate o per semplice camaraderie o per mera abitudine. Raccolgono le bandierine e quelli che non si sciolgono si stringono alla digos presso il palco. Fassino se n’è già andato, non parlerà questa volta, per pudore o forse solo perché non ha niente da dire.

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Entrare in piazza San Carlo e pensare che è finita non rende conto della grandezza della cosa. Entrare in piazza San Carlo e salire sul palco, vedere la piazza colma di gente che ancora da via Roma arriva, rende invece conto di quale abissale differenza rappresenti ormai quello che si continua a chiamare “spezzone sociale”, “antagonismo”, quando appresso altro non c’è che la gente che questa crisi inventata deve sopportare ogni giorno. Sempre più lungo da vivere dovendo scegliere tra una bolletta e l’altra, quale pagare prima, e con che denaro.

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Allora, lo sguardo si riempie della piazza colma, piena di gente che ha lottato per arrivarci. Una piazza strappata con i denti, metro dopo metro. Eccolo il I Maggio. Un vero I Maggio di lotta.

M.B e F.S. 01.05.14