La Via francigena? A Giaglione non c’è più!

Giaglione fuori dalla Via francigena. una consistente porzione del territorio valsusino è stata strappata ai suoi abitanti, con la sua storia, la sua memoria.

di Gabriella Tittonel

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Domenica importante per il territorio valsusino quella appena trascorsa, con il lancio della sesta edizione della Giornata Nazionale dei cammini storici e dei cammini di pellegrinaggio da parte della Rete dei Cammini.

Infatti, questa giornata, che ha coinvolto tutto il territorio nazionale con l’obiettivo comune di educare al cammino, facendo attraverso questo far conoscere luoghi particolari e percorsi intrapresi, nel tempo, da frotte di pellegrini e viaggiatori, permette di conoscere luoghi storici, borghi altrimenti misconosciuti ma anche le tante specificità del territorio, comprese quelle che interessano le storie, i sapori e i saperi.

Molti sono stati gli itinerari proposti, da quelli da effettuare in bicicletta, a quelli a piedi, con alcune iniziative davvero interessanti, come quella dell’accoglienza a Montebenedetto, con la lettura, dopo la cena, di antiche leggende certosine.

Complice la bella giornata di sole per i partecipanti è stato quindi possibile visitare tanti suggestivi luoghi della valle. Con piena soddisfazione degli organizzatori ma anche delle piccole attività di ristoro, di artigianato.

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Visitati dunque i luoghi proposti negli accattivanti pieghevoli. A eccezione di uno, un tempo presente, a pieno titolo nell’itinerario, quello del tratto della via francigena che, salendo da Susa, attraversava Giaglione e poi s’allungava in Val Clarea raggiungendo, attraverso le vigne, Chiomonte. Un tratto di sicuro interesse, con la chiesa della frazione di Santo Stefano dai preziosissimi affreschi su un muro esterno, del XIII secolo, un museo di arte sacra, alcune attività ricettive veramente da conoscere, il museo archeologico della Maddalena, con i percorsi guidati, volti alla riscoperta  degli insediamenti neolitici.

Tutto questo oggi non fa più parte del percorso identificato nella via francigena, della quale rimangono le chiare tracce di invito lungo il sentiero grazie agli omini gialli, alle freccette d’indicazione bianche e gialle: e così, per i pellegrini che, soprattutto nella primavera e nell’estate, affrontano il sentiero con la guida in mano, è pronta poi l’amara sorpresa di vedere la strada sbarrata da invalicabili sbarramenti di cemento e di grate di ferro, quelle del cantiere che sta scavando il tunnel geognostico dell’alta velocità.

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In tanto sbandierare, da parte dei politici di turno, della volontà di incrementare le risorse del territorio in nome di un delirante progetto di  progresso tutto in salita, la nuda realtà è quella che una consistente porzione del territorio valsusino è stata strappata ai suoi abitanti, con la sua storia, la sua memoria, le sue intrinseche possibilità.

G.T. 05.05.14

Alberto PERINO, il terrorista (che una sentenza definisce “non violento e non pericoloso”)

3 marzo 2012
“Occhio, sono i nuovi terroristi  dicono la destra e la sinistra (che curiosa coincidenza…).

Eppure Alberto PERINO gli anni del terrorismo e della violenza li ha conosciuti ed è stato anche processato …ma per una colpa(allora lo era) opposta: troppo nonviolento!

Il 21 settembre 1971 (si legge negli archivi de LaStampa)Perinoe altri cinque attivisti del “Gruppo Valsusino di Azione Nonviolenta”rispediscono il loro congedo al distretto militare “per coerenzaverso le nostre idee e la nostra coscienza e di lealtà nei confronti delle autorità militari sottolinenado il loro ripudio totaledell’idea della violenza“.

Nel 1974 otto pacifisti vengono accusati di aver invitato i soldati a disertare. Sono personaggi ancor’oggi noti e rispettati: oltre adAlberto PERINO ci sono Giuseppe MARASSODomenico SERENO REGIS (si, quello del CentroSerenoRegis) Nanni SALIO, solo per citarne alcuni.
Le accuse: il 13 marzo 1971 Alberto PERINO si sarebbe appeso al collo un cartello con la scritta “HO FATTO IL MILITARE E ME NE VERGOGNO”.
Beppe MARASSO dice la sua al processo: “Non ho mai invitato nessuno a disertare. Sono certo di aver detto NO AL SERVIZIO MILITARE SI AL SERVIZIO CIVILE“. Aggiunge inoltre: “Non abbiamo mai picchiatoingiuriatoresistito alle forze dell’ordine”.


Il processo continua. Nel 1975 gli otto abbandonano l’aula in segno di protesta. I carabinieri riferirono che il Marasso in occasione di una manifestazione impugnava un manganello. Marasso li querelò (e venne prosciolto dall’imputazione di aver fatto uso del bastone).

La Corte d’Assise li condanna. Loro presentano ricorso e nel 1977 la Corte d’Appello li assolve con formula piena“Per non aver commesso i fatti o perchè questi non sono reato“.


Padre Alex Zanotelli in Clarea

TG Valle Susa

“Grazie per quanto fate, siete di esempio per molti, non mollate”

di Gabriella Tittonel

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“Grazie per quanto fate, siete di esempio per molti, non mollate… in valle si sta facendo un lavoro di base straordinario, che dà coraggio a tutti…” questo più volte ha ripetuto Padre Alex Zanotelli oggi, percorrendo il sentiero che in Clarea porta al cantiere dove si sta scavando il tunnel geognostico dell’alta velocità. Con voce ferma e occhi sgomenti ha osservato il cantiere dall’alto, i tanti macchinari, l’apparato di sorveglianza, è salito al Campo della Memoria, qui realizzato per mantenere vivo lo spirito vero dell’umanità, quello dell’equilibrio e del rispetto tra persona e natura, così come ben ha illustrato Paolo, uno dei promotori.

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“Noi dobbiamo essere capaci di camminare leggeri, in profondo rispetto di questa terra, ben consci come nessuna generazione sarà maledetta come la mia, la nostra, per quanto abbiamo fatto in distruzione delle risorse… dobbiamo intraprendere la via della sobrietà ed è fondamentale il recupero della nostra umanità, il recupero delle relazioni umane…”  così ha ribadito Padre Alex, racchiudendo nella benedizione finale al presidio di latta il racconto della Genesi sulla creazione. Un mondo buono, quello creato, per essere  abitato da persone felici, ben lontano dall’attuale, dove le persone spesso vengono considerate cose, usate e buttate.

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Un mondo del quale vorrebbero far parte quelli del No Tav valsusino e mondo che hanno già iniziato a creare, con quel diverso sguardo che hanno assunto.

Uno sguardo del quale un giorno scrisse Tonino Bello: “Chi spera cammina, non fugge! Si incarna nella storia. Costruisce il futuro, non attende soltanto! Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma! Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare, cambia la storia, non la subisce!”

G.T.  1° maggio 2014

Crescere…nella terra dei fuochi.

di Claudio Giorno.

Tina è una giovane mamma della terra dei fuochi. Il suo viso è dolce come possono esserlo solo quelli delle donne del nostro mezzogiorno. La sua voce è quella che ti aspetti fin dal primo sguardo. Nulla lascerebbe percepire il dramma che ha dovuto affrontare, se non una infinita malinconia che si intuisce appena nel fondo dei suoi occhi… Tina, come Giulia, come Marzia e tante (troppe) giovani mamme di quella che si chiamò “campania felix” ha lottato con la sua bimba contro un male terribile, invincibile, “inspiegabile”, che rappresenta assieme la degenerazione della crescita delle giovani vite e della società malata che nell’adorazione del denaro facile ha rinnovato il culto per il vitello d’oro da cui scaturì una delle più tremende condanne bibliche…

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Tina ha parlato per prima a Villar Focchiardo, uno dei piccoli paesi della nostra comunità montana, sabato 26 aprile in occasione della consegna del premio intitolato a Bruno Carli, staffetta partigiana ed entusiasta presidente-fondatore del Valsusa Film Fest, una rassegna che da diciotto anni porta tra le nostre montagne non solo il cinema d’autore, ma l’attenzione per la memoria storica e per la difesa del territorio. Un percorso culturale e politico che ha accompagnato la nostra presa di coscienza e che ci ha fatto più “attenti” del cittadino- medio (in particolare di chi abita nelle città distratte) a quella parte sommersa e mastodontica dell’iceberg in rotta verso un Titanic che ha ormai assunto la forma e le dimensioni dell’intero pianeta.

Tina ha parlato dopo l’intervento introduttivo di Sandro Ruotolo, notissimo giornalista d’inchiesta dal coraggio e impegno sempre più rari sul ponte del bastimento che procede – “avantitutta” – verso un naufragio camuffato da “ripresa”; e dopo la riproposizione di alcuni dei brani più drammatici del sensazionale reportage di “servizio pubblico” che le mise, loro giovani mamme, a confronto col vecchio e spregiudicato boss camorrista Carmine Schiamone. Un durissimo faccia a faccia con l’ex re delle discariche abusive frutto delle sciagurata joint venture tra la camorra assassina, la politica corrotta e l’impresa ingorda…MigliaIa di buche che hanno consentito per anni la “tombatura” di ogni sorta di rifiuti tossici che hanno avvelenato irreversibilmente la terra e le falde acquifere delle pianure fertili tra Napoli e Caserta dove loro, le loro famiglie, sono nate ed abitano da sempre. Ma oggi il racconto di Tina quasi stride con la drammaticità delle scene che lo hanno preceduto, è di una semplicità disarmante:

“quando Dalia si è ammalata la mia domanda è stata: perché, dove ho sbagliato…perché era una bambina perfettamente sana, aveva tutte le carte in regola per poter vivere, per questo pensavo che l’errore fosse mio e mi rivolgevo ai dottori che – tutti – mi chiedevano se abitavamo in una zona molto inquinata…No, rispondevo convinta: abitiamo in campagna! (Io le aree inquinate le ho sempre associate a, quelle industriali o a quelle urbane; noi si viveva quasi in mezzo ai campi, non c’erano né ciminiere né traffico!)…In quel momento ero concentrata su un solo obiettivo: mia figlia doveva guarire…

…Solo dopo mi sono chiesta cos’era successo, ho avuto l’illuminazione. Padre Maurizio ha scritto un articolo su Dalia è mi ha invitato alla prima fiaccolata, ma io non ci sono andata: Mi sono detta: è morta lei possono anche morire tutti. Ho affidato la sua foto a Giulia che invece era già molto combattiva e che mi diceva;ma ti rendi conto che dobbiamo lottare? Ma a quella prima fiaccolata ci è andata solo la mia Dalia, in foto:era il novembre del 2012 e allora “terra dei fuochi” non era ancora un tema popolare; era patrimonio di una informazione d’elite, dovevi andarti a cercare su internet quel che ne scrivevano pochi siti specialistici, la Tv non se ne occupava; ho dovuto costruirmi un sapere attraverso la ricerca metodica e faticosa per venire a conoscenza di questo sistema criminale studiato a tavolino: mi rifaccio alle parole di Roberto Mancini su cui abbiamo applaudito durante la proiezione del servizio di Ruotolo”(E’ l’eroico vigile che ha indagato da solo per anni mappando tutti i siti degli sversamenti e finendo per ammalarsi: ha contratto anni fa un gravissimo linfoma e recentemente ha avuto una recidiva, ma è stato risarcito con ben cinquemila euro, grazie al riconoscimento tardivo di malattia professionale N.d.R). “Mancini, dopo aver scoperto di essere gravemente ammalato disse: adesso la mia battaglia sarà contro la stato che non mi ha tutelato: noi ci sentiamo uguali a lui, io mi sento come lui, perché dalla camorra, dalla mafia mi aspetto di tutto, il problema è quando lo stato permette queste cose! Prima, quando vedevo i servizi su Gomorra, pensavo che lo stato non avrebbe mai permesso che tutto ciò potesse avvenire impunemente…Perché – e questo lo devo dire – perché ci rassicura pensare che le cose vadano per il verso giusto e anche perché quelle che vanno per il verso sbagliato speriamo che non ci tocchino mai…E se proprio dovevo temere che potesse capitarci qualcosa di brutto pensavo a me o a mio marito: mai avevo pensato che potesse toccare a mia figlia!

… Dopo abbiamo cominciato a pensare che l’unico modo per continuare a vivere fosse la lotta: lo dico al plurale perché ci identifichiamo in questa lotta e perché è come se con noi avessero lottato…Anzi hanno lottato e continuano a lottare anche i nostri figli, anche se hanno combattuto una battaglia che non era la loro ! Loro sono martiri e non angeli; non è come si dice che Dio li ha voluti con se come angeli più belli: Dio con questa cosa non c’entra niente, è l’ uomo che ha deciso di distruggere il nostro futuro e di uccidere i nostri figli: per nostri intendo quelli di tutta la Campania e non solo; prima si parlava di un sistema: ormai c’è la cultura dell’interesse personale: oggi c’è una manifestazione? Mi spiace, ma devo lavorare, devo accompagnare il figlio a danza…Finché c’è lavoro, finché posso comprar loro le scarpe, magari firmate, non ci pensiamo, ma in realtà noi a loro non stiamo lasciando proprio niente: neanche l’aria per respirare”…

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Un interminabile applauso ha interrotto a questo punto Tina; ma le sue compagne intervenute dopo ne hanno ripreso e sottolineato i passaggi più commoventi. Dopo il loro rientro Chiara Sasso – scrittrice, animatrice del Valsusa Film Fest – ha voluto scrivere loro poche righe di ringraziamento che mi sembra giusto e bello condividere:

Care Giulia, Marzia e Tina, mamme della Terra dei Fuochi, volevamo ringraziarvi tanto per essere state da noi. Questo festival vive come tutti gli eventi culturali momenti difficili e solo grazie al lavoro volontario di tante persone sta ancora in piedi dopo tanti anni. Ci sono momenti nei quali ci si chiede se ha un senso andare avanti oppure no: la fatica a volte sembra eccessiva. Poi ci sono momenti come quello che ci avete regalato dove si ritrova il significato più profondo.
La vostra forza e determinazione il vostro stesso dolore portato con grande dignità ci ha colpito profondamente. Avrete notato come le tante persone presenti siano rimaste annichilite dalle vostre testimonianze; i figli che ognuna di voi ha perso li abbiamo sentiti “nostri” figli con un dolore
sordo,uno schiaffo che abbiamo ricevuto e che ci è servito per relativizzare tante cose.

Non si può rimanere indifferenti/estranei/altrove di fronte a questi fatti.

Siamo certi che questo primo incontro non sarà e non resterà unico; è un legame che rimarrà.
Per ora un grande abbraccio
Chiara

Villar Focchiardo/Borgone Susa, 28 aprile 2014 – (a cura di) Claudio Giorno

Escursione notturna al cantiere di Chiomonte

http://www.notav.info/post/escursione-notturna-al-cantiere-di-chiomonte/

notavcantApprendiamo dagli organi di informazione mainstream che questa notte una dozzina di coraggiosi notav hanno fatto nuovamente visita al cantiere di Chiomonte, in continuità con altre azioni analoghe che vi sono state nei mesi scorsi.

L’escursione notturna di ieri, ancora una volta dimostra che il tanto millantato dispositivo di sicurezza che costa milioni di euro, non sia così inviolabile.

L’azione di ieri notte è il miglior viatico per un’intensa e ricca estate di lotta. E un saluto a Chiamparino e Ferrentino che domani si troveranno a Villar Focchiardo per la loro campagna elettorale Si Tav.

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Aggiungiamo questo video, trovato in rete su indymedia.piemonte, che mostra alcuni momenti dell’iniziativa notturna.

 

L’ANPI contro la repressione e l’autoritarismo al corteo del 1° Maggio a Torino

E se vi siete detti non sta succedendo niente

le fabbriche riapriranno, arresteranno qualche studente (…)
se avete preso per buone le “verità” della televisione
anche se allora vi siete assolti siete lo stesso coinvolti.

[La canzone del maggio, Fabrizio De André]

 L’ANPI contro la repressione e l’autoritarismo al corteo del 1° Maggio 2014

Il Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” di Grugliasco esprime solidarietà a tutte le compagne e i compagni aggrediti violentemente durante la manifestazione del 1° maggio a Torino da forze dell’ordine e governative sempre più lontane dallo spirito democratico della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza antifascista.

Rileviamo che manifestanti e cittadini torinesi, persone comuni di ogni età e provenienza, sono intervenuti in difesa dei diritti costituzionali e della libertà di espressione, intonando all’unisono la canzone partigiana Bella Ciao, isolando e allontanando gli aggressori.

Condanniamo la repressione del disagio sociale e popolare, la criminalizzazione del dissenso e la propaganda mediatica asservita a interessi di potere e privilegio, che manipola l’informazione e diffonde una versione distorta della realtà dei fatti, contribuendo all’estensione e al rafforzamento di un senso comune fondato sul rovesciamento della verità, sulla paura, sulla disgregazione sociale e sulla frammentazione del fronte antifascista.

Denunciamo tali pratiche antidemocratiche che mirano a ridurre progressivamente gli spazi di democrazia e ad irrobustire il processo di trasformazione della Repubblica democratica in una società autoritaria e militarizzata, disegno eversivo già avviato e in fase di consolidamento ad ogni livello, anche con la complicità di alcuni settori delle istituzioni.

L’ANPI sostiene organizzazioni, movimenti e cittadini che in ogni luogo e in ogni contesto oppongono resistenza alla repressione e lottano per la libertà, la giustizia e la Costituzione, contro ogni rigurgito autoritario e neofascista.

 Ora e sempre Resistenza!

Il Comitato di Sezione ANPI “68 Martiri” Grugliasco

Terzo Valico. In corteo in ValVerde

L’abbattimento della Ferriera e tutti i conseguenti disagi, sono una piccola parte di ciò che accadrà se lasceremo costruire questa grande opera, inutile e imposta.

Ieri 3 maggio, più di duecento no tav, abitanti della Val verde e di Genova hanno sfilato in corteo per le strade di Campomorone e Ceranesi. Il corteo si è mosso nel pomeriggio, dopo tutta una mattina di presidio al ponte della Ferriera, accanto al borgo storico che le ruspe di Cociv stanno abbattendo. L’area soggetta ai lavori si trova in uno stato di militarizzazione dalla prima mattina di venerdì 2 maggio, giorno di inizio dei lavori e del presidio no tav. Numerosi blindati della celere, fedelmente comandati dai piani alti della Questura genovese, presidiano tutta la zona, le vie di accesso principali e secondarie, i terreni confinanti con il borgo e i ponti di accesso ad esso, a difesa di uomini e mezzi della Demol Scavi. Il corteo si è mosso vivace e cantereccio per le vie dei paesi, comunicando e coinvolgendo. Alcuni striscioni sono stati appesi nei pressi delle sedi comunali di Campomorone e Ceranesi, facendo pesare le responsabilità politiche delle giunte con il Cociv e i suoi progetti devastanti. Al ritorno al presidio al ponte della Ferriera, buona parte delle case erano ormai un cumulo di macerie.

Un fatto che molto ha colpito la popolazione locale e che ha toccato nel profondo soprattutto chi quel borgo l’ha vissuto e abitato per anni, fino agli espropri dell’anno passato.

Il presidio è continuato oggi, 4 maggio, dalle 7 di mattina, con volantinaggi costanti. Non è mancato un momento di tensione quando le forze dell’ordine volevano far passare i camion proprio dove il presidio è presente da giorni. E nonostante l’estrema arroganza e gli spintoni di un agente della digos, il nostro presidio è rimasto attivo.

LE NOSTRE RAGIONI NON SI ABBATTONO! COSTRUIAMO RESISTENZA!

Riportiamo il volantino distribuito ieri al corteo:

DOVE LORO DISTRUGGONO NOI COSTRUIAMO.

Le Case della Ferriera sono state abbattute, entro domenica sera i lavori saranno terminati e le macerie portate via. Secondo i progetti qui avverrà l’allargamento della strada, ma questa strada, se mai esisterà, verrà utilizzata principalmente per il passaggio dei camion necessari alla realizzazione dei lavori del Terzo Valico, causando così un inasprimento dei problemi del traffico.

Molti, tra quelli che leggeranno questo volantino, avranno ricordi legati alla Ferriera e sicuramente assistendo all’ abbattimento si saranno sentiti privati di qualcosa che gli apparteneva. Un altro pezzo delle nostre valli sacrificato alla volontà di chi vuole speculare sul territorio e sulle vite di chi lo abita. Un altro ricordo inghiottito da uno sbandierato progresso, spacciato come beneficio per la collettività, ma che in realtà rappresenta solo l’interesse di pochi, a discapito di tutti.

L’abbattimento della Ferriera e tutti i conseguenti disagi, sono una piccola parte di ciò che accadrà se lasceremo costruire questa grande opera, inutile e imposta.

In questi mesi il movimento che si oppone alla realizzazione del Terzo Valico è riuscito a contrastare e a rallentare alcuni lavori, alcune aperture di cantieri e centinaia di espropri. Non abbiamo, purtroppo, collezionato solo vittorie, perché altre colline, altri alberi e altre case ci sono state portate via.

Questo è successo perché la macchina dell’alta velocità è estremamente forte, dalla sua parte ha schierate le lobby di potere, il consenso e l’indifferenza di chi non vuole aprire gli occhi. È successo perché è difficile abbandonare la convinzione che “tanto lo costruiranno”, che è impossibile mettersi di mezzo e decidere per le proprie vite, per la propria salute e il proprio futuro.

Grazie a questa triste convinzione ci hanno sottratto le montagne, le piazze e la comunità, in cambio hanno costruito città disumane, dove viviamo separati, disabituati a incontrarci e discutere, e di conseguenza allontanati anni luce dalla possibilità di decidere. In questi due anni di esperienza di lotta al Terzo Valico abbiamo scoperto con piacere che contrastare le imposizioni è possibile. Vivendo il territorio e difendendolo, abbiamo assaporato una diversa concezione di progresso ben distante da quella che continuano a spacciarci come unica possibilità di futuro.

Riscoprirci comunità è un’opportunità che non abbiamo intenzione di lasciarci sfuggire.

Flappy Giacu. Una app per Giacu dla Clarea

 Giacu sullo smart. Nasce una app per gli appassionati del taglio delle reti

di Massimo Bonato

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Esce in questi giorni una applicazione per smartphone e IPhone che ha per protagonista il famoso Giacu dla Clarea, realizzato da Luca Perino.

Nato dalle mani dell’artista Piero Gilardi, Giacu dla Clarea è l’ormai famoso folletto silvano simbolo della libertà e della lotta No Tav valsusina. Dalle goliardiche incursioni notturne alle manifestazioni in cui sempre viene chiamato a gran voce, Giacu sarà ora presente anche su telefonini.

“Flappy Giacu è un gioco molto semplice che racconta, in modo ironico, l’eterna battaglia ambientalista contro la distruzione del pianeta. L’obiettivo del gioco è infatti quello di fermare la cementificazione dei luoghi ancora verdi e impedire la distruzione del patrimonio boschivo e forestale.

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Tale difesa viene messa in atto dal folletto Giacu che tagliando le reti di protezione ai cantieri nascenti, ostacola il proseguimento dei lavori e la distruzione dell’ecosistema.

Il gioco riprende la logica del famosissimo Flappy Bird e lo estende aggiungendo il taglio del filo spinato.

L’idea del taglio del filo spinato si lega ai fatti di cronaca degli ultimi anni durante i quali, in momenti diversi, e in luoghi lontani si sono verificate scene del tutto simili accomunando le lotte ecologiste di gran parte dell’Europa”.

La app è scaricabile dallo store di PlayGoogle.

Comunicato Stampa. IV FORUM CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI E IMPOSTE

Dopo la Val di Susa, Italia nel 2011, Notre-Dame-des-Landes, Francia nel 2012 e Stoccarda, Germania nel 2013, la città di Roșia Montană ospiterà questo Forum internazionale da giovedì 8 a domenica 11 maggio 2014.

Giovedì 8 maggio prenderà il via a Roșia Montană, Romania la quarta edizione del Forum contro  le Grandi Opere Inutili e Imposte http://rosiamontana.org/fauimp4/it

Dopo la Val di Susa, Italia nel 2011, Notre-Dame-des-Landes, Francia nel 2012 e Stoccarda, Germania nel 2013, la città di Roșia Montană ospiterà questo Forum internazionale da giovedì 8 a domenica 11 maggio 2014. Qui il programma e tutti i dettagli: http://rosiamontana.org/fauimp4/

Roșia Montană non è un progetto di infrastrutture in materia di trasporti, come è stato per la maggior parte degli altri mega progetti presenti nei precedenti Forum.

Roșia Montană è minacciata dallo sviluppo del più grande progetto di miniera a cielo aperto per l’estrazione di oro mediante il cianuroin Europa, a beneficio della società mineraria canadese Gabriel Resources e a scapito delle vite dei residenti, delle comunità e dell’ambiente.

Come molte delle grandi opere, la miniera di Roșia Montană, promossa dalla compagnia mineraria canadese e dal Governo romeno, viene presentata come uno strumento per la crescita e l’occupazione e portata avanti attraverso la corruzione, le menzogne, gli imbrogli,  l’intimidazione e la repressione. Un forte movimento si oppone dal 2000 a livello locale, regionale e nazionale.

Insieme con il movimento contro il fracking è diventata la più grande lotta sociale e ambientale contro le politiche neoliberiste del governo rumeno.

Una delle ultime preoccupazioni della Campagna Save Roșia Montană è il progetto di accordo TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) tra gli Stati Uniti e l’Unione europea –  che la Romania sostiene – che darebbe via libera alle irresponsabili aziende canadesi impegnate nella distruttiva estrazione dell’oro.

La quarta edizione del Forum contro le Grandi Opere Inutili e Imposte consentirà di scambiare e condividere esperienze, rivelare i mezzi politici ed economici utilizzati per imporre tali progetti, imparare gli uni dagli altri, condividere le forme della resistenza, riflettere alle soluzioni e guardare con attenzione alle prospettive.

Saranno presenti gruppi e associazioni provenienti da Bulgaria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Marocco, Polonia, Regno Unito, Romania, Slovacchia, Spagna, Turchia, Ucraina.

Qui i dettagli: http://rosiamontana.org/fauimp4/partners/

La stampa è invitata a partecipare a questo evento che è un’altra occasione per dimostrare che questo movimento è ormai maturo, ben organizzato e capace di contrastare i progetti realizzati da politici senza scrupoli e talvolta corrotti.

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Da che parte sta il Pd

 La qualità del linguaggio, l’isterismo verso chi li contesta, rivelano lo stato di un Partito che ha perso il senso della storia, della realtà e che, forse per diritto ereditario, si attribuisce ancora il ruolo di rappresentante degli interessi della gente.
di Fabrizio Salmoni

 Quando leggo le dichiarazioni spropositate degli esponenti del Pd sui cosiddetti attacchi che il Partito subisce ormai da tempo e che ultimamente sembrano aumentare mi prende un vero senso di fastidio.

Si sprecano gli epiteti forti: fascisti, squadristi, a dispetto della storia e della propria memoria storica. Gli esponenti Pd sono probabilmente ancora convinti di rappresentare, come bene o male faceva il vecchio Pci, gli interessi dei lavoratori e dei ceti popolari. Sembrano volersi identificare ancora con quelle Camere del Lavoro e quelle Società operaie vittime delle squadre fasciste finanziate da agrari e industriali e protette dalla polizia. E’ una ben strana malattia. Non si accorgono della degenerazione che li corrode ormai da qualche decennio: ora sono loro a rappresentare i poteri economici e finanziari del paese, sono loro a far passare leggi contrarie agli interessi di chi lavora, sono loro a farsi proteggere dalla polizia, anzi ad invocarne di più, e più repressione giudiziaria nei confronti delle lotte sociali. Il loro stupore stupisce. Hanno un candidato che è quasi un banchiere, si tengono un senatore che parla come Storace e gongola delle sue azioni di provocazione politica, governano con la destra, amministrano col clientelismo, predano a man bassa le risorse pubbliche, devastano l’ambiente per distribuire denaro al loro sistema di potere, vendono il Paese alle multinazionali, spargono disinformazione con i loro media e i giornalisti a loro asserviti, basta una castagnola e qualche fischio a farli tuonare contro il dissenso e a favore di un “dialogo” sempre e solo a senso unico con decisioni già prese. Eppure si ritengono poveri perseguitati difensori della democrazia.

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Qualcuno spieghi loro che forse c’è qualcosa che non va nei loro ragionamenti per quanto strumentali possano essere, che quando comincia a diffondersi la pratica militante di attacco alle sedi, come accadeva a quelle del Msi negli anni ’70, e quando dovunque vai ti fischiano (se va bene), forse è ora di pensare che la gente sta da un’altra parte e che tu rappresenti il Potere. Si, bella gente. Le parole della parlamentare 5S Laura Castelli non fanno che fotografare la realtà: “Il popolo vi rifiuta“. Se ne facciano una ragione e lascino perdere “gli squadristi” tanto più che la loro agibilità pubblica è garantita da un servizio d’ordine a pagamento. (F.S. 5.5.2014)

Nelle foto di Luca Perino: Torino, Primo Maggio. Davanti la polizia, dietro il servizio d’ordine mercenario