Il Pd chiede l’intervento dell’Onu in Libia

20 – 05 – 2014Michele Pierri

Il Pd chiede l’intervento dell’Onu in Libia Conversazione di Formiche.net con Andrea Manciulli (Pd), vicepresidente della commissione Esteri della Camera e presidente della delegazione presso l’assemblea della Nato.
La crisi libica preoccupa il governo Renzi, che chiede un maggiore protagonismo dell’Europa e delle Nazioni Unite per evitare che il collasso del Paese – con i suoi riflessi su un aumento dei rischi energetico, terroristico e migratorio -, si ripercuota sull’Italia e sul resto del Vecchio Continente.
Scenari e prospettive in una conversazione di Formiche.net con Andrea Manciulli (Pd), vicepresidente della commissione Esteri della Camera e presidente della delegazione presso l’assemblea della Nato.

Onorevole, come commenta quanto accade in Libia?

L’esecutivo è molto preoccupato, il deserto libico è ormai fuori controllo, ed è dominio incontrastato di bande armate, che hanno più di qualche correlazione con il traffico degli essere umani e gli sbarchi sulle nostre coste.Che cosa dovrebbe fare la comunità internazionale per la Libia?
Condivido quanto detto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal ministro degli Esteri Federica Mogherini. È necessario un impegno della Nazioni Unite e maggiore sensibilità da parte dell’Europa e premeremo in tutte le sedi internazionali perché ciò avvenga. La Libia deve diventare una priorità assoluta per il Vecchio Continente. A mio parere è arrivato il momento che anche Bruxelles e i singoli Paesi ancora reticenti inizino a preoccuparsi delle sorti del Mediterraneo.

Immagina un ruolo attivo dell’Alleanza Atlantica?

Cogliamo la disponibilità della Nato che con il suo segretario generale Rasmussen ha garantito l’impegno a migliorare la sicurezza nel Paese, ma penso che in questa fase a recitare un ruolo maggiore debbano essere le Nazioni Unite.In che modo l’Onu potrebbe aiutare a pacificare il Paese?
Sicuramente non immagino per la Libia un intervento di enforcing (che non è adatto al Paese), né la perdita di altro tempo con la demagogia. Sarebbe piuttosto il caso di mandare un inviato che si occupi del tema della pacificazione, lavorando seriamente per favorire il dialogo tra le varie anime che compongono la nazione. Lo scopo è quello di rafforzare lo Stato libico, ora talmente debole da essere quasi inesistente.

Il generale Khalifa Haftar può essere considerato un interlocutore fondamentale e utile per l’Occidente?

Questo non sono in grado di dirlo. Ma è importante che ci sia un solo interlocutore per tutti. Uno dei problemi dell’attuale instabilità della Libia è, in qualche modo, la proliferazione di voci.Quale il ruolo dell’Italia?
Il nostro Paese deve rafforzare il suo impegno per costituire quel ponte culturale ed economico tra il Sud dell’Europa e la Libia. Lo sta già facendo addestrando le forze militari del Paese. Auspico che questi sforzi si moltiplichino, in questo come in altri frangenti.

Quali i rischi maggiori di un perdurare della crisi?

Ad alcuni ho già accennato: aumento di flussi migratori incontrollati e del rischio di attentati terroristici. Fenomeni spesso collegati tra loro visto che i proventi del primo finanziano i secondi. Ma l’altra grande questione è la sicurezza energetica. La ridotta capacità produttiva che deriva dal controllo dei pozzi da parte di gruppi ribelli rischia di mettere in ginocchio il nostro Paese. Se per il gas dipendiamo dall’est, per il petrolio dipendiamo dal sud e dall’approvvigionamento di greggio dalla Libia. Un quadro come quello attuale in cui entrambe le fonti incerte è di assoluto allarme. Mi stupisco che non sia un tema centrale della campagna elettorale per le elezioni europee. Spero che nel Parlamento cresca l’attenzione per questi temi. Ed è altrettanto allarmante come il dibattito verta solo sulla riduzione dei nostri sistemi di difesa, proprio in un momento in cui i rischi aumentano.

http://www.formiche.net/2014/05/20/libia-crisi-manciulli/
marcopa
La bomba libica rischia di scoppiare soprattutto per l’ Italia.

Prepariamoci a ricordare i tre anni partiti dal febbraio 2011…..
L’ avventurismo USA che destabilizza molti paesi può diventare improvvisamente evidente agli italiani con la crisi libica che rischia di esplodere in questi giorni.

Nuovi profughi, uno scenario siriano o egiziano in Libia porterebbero all’ Italia enormi problemi per l’ arrivo di profughi e per la nostra economia.

Oltre che per la perdita di influenza del nostro paese che aumenterebbe ancora di più……
Si, in Italia l’ avventurismo USA questa volta potrebbe essere avversato da una opposizione non piccola…..

Libia,Ue a Italia: noi già molto attivi
20 maggio 2014

15.15

“L’Ue ha già un ruolo molto attivo in Libia. Stiamo facendo tutto il possibile. Stiamo lavorando con i nostri partner internazionali”. Sono le parole di Michael Mann, portavoce dell’Alto rappresentante Ue per la Politica estera e la Sicurezza, Catherine Ashton. Rispondendo alle sollecitazioni che gli arrivano dall’Italia, il portavoce conclude: “Abbiamo una delegazione a Tripoli che è estremamente attiva”

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-b865c4e0-6ceb-4c76-ba17-e816e8da8be6.html#sthash.Yi3FlhgQ.dpuf

Libia: Scontro tra Renzi e Ue. ‘Faccia di più’. ‘Già attivi’
Renzi, campi profughi Onu su coste. Da Ue 130 mln in tre anni

20 MAGGIO, 17:55

(ANSAmed) – MILANO/BRUXELLES – ”Abbiamo bisogno di un’Europa diversa che si occupi di Libia”. Si è espresso così il presidente del Consiglio Renzi, intervenendo a un incontro elettorale a Milano e spiegando che l’Unione Europea, quando si parla di diritto di asilo, non può girare la testa. Renzi ha ricordato che ”il 96% dei nostri fratelli e sorelle” africani che cercano ”rifugio nella nostra terra” partono dalla Libia e alcuni di loro purtroppo ”trovano la morte”. Renzi ha anche ricordato che l’Ue nell’operazione Mare Nostrum ”non mette un uomo”.

Lo stesso premier aveva oggi chiesto che l’organizzazione dell’Onu per i rifugiati si metta a fare i campi profughi sulle coste libiche. La mancata presenza della comunità internazionale e dell’Onu in Libia “rischia di aprire le porte all’accesso, che ormai è già una presenza in una parte” del Paese, a “fondamentalisti che non erano lì prima, erano più lontani, ha detto ancora Renzi, parlando alla rivista Vita. Il modo con cui l’Europa si occupa della Libia è sotto gli occhi di tutti”, ha detto ancora il premier: manderà “inviati speciali dei singoli Paesi e lo faremo anche noi.

Ma poi qual è l’idea dell’Ue? Intendo porre la questione martedì al Consiglio europeo, e il 4-5 giugno al G7, così come ho già fatto con il segretario dell’Onu”. Ma da Bruxelles è subito giunta la risposta. “L’Ue ha già un ruolo molto attivo in Libia – ha detto Michael Mann, portavoce dell’Alto rappresentante Catherine Ashton . Stiamo facendo tutto il possibile. Stiamo lavorando con i nostri partner internazionali, abbiamo una delegazione a Tripoli che è estremamente attiva”.

“E’ chiaro che tutta la comunità internazionale è estremamente preoccupata per l’instabilità politica e della sicurezza nel Paese e per questo stiamo cercando di lavorare assieme”, ha proseguito Mann, evidenziando come Bernardino Leon, diplomatico “di grande esperienza”, che ha già fatto un “grande lavoro nel Mediterraneo meridionale” sia stato nominato inviato speciale Ue per la Libia. “Stiamo lavorando con l’Italia, con tutti gli altri partner, con le Nazioni Unite per cercare di stabilizzare la situazione in Libia e continueremo a farlo”, ha concluso il portavoce.

Per sostenere il popolo libico negli ultimi tre anni – fanno sapere dal Servizio di azione esterna europeo – dall’Ue sono giunti aiuti per un totale di 130 milioni di euro negli ultimi tre anni, e la missione civile europea Eubam. Dalla sicurezza all’economia, dai flussi migratori all’educazione.

Per quanto riguarda la gestione dei migranti sono in corso sei programmi per un totale di circa 30milioni di euro.

Altri 30 milioni sono stati spesi per la missione Eubam, iniziativa che – pur tra mille difficoltà – persegue l’obiettivo strategico di sostenere le autorità libiche nel miglioramento della sicurezza delle proprie frontiere nel breve termine, col proposito di arrivare ad una gestione integrata.

Tra i risultati raggiunti negli ultimi mesi dallo staff, anche l’addestramento di 110 guardiacoste. Dieci milioni vanno per il programma “Giustizia e sicurezza” che punta al rafforzamento della democrazia e della buona governance in questi due settori specifici, mentre 26 milioni sono stati assegnati a vari progetti per il rafforzamento della società civile e della dimensione istituzionale.

Nel 2014 al via anche la spesa di 25 milioni di euro di fondi Enpi, per supportare l’integrazione economica del Paese, proteggere i gruppi più vulnerabili e rafforzare il sistema di asilo.(ANSAmed).

Cdp, Bassanini: ingresso privati nel capitale “è tema aperto”

martedì 20 maggio 2014
ROMA (Reuters) – L’ingresso di azionisti privati nel capitale di Cassa depositi e prestiti (Cdp), controllata all’80,1% dal Tesoro e al 18,4% dalle Fondazioni, “è un tema aperto”.
Lo ha detto il presidente Franco Bassanini durante una conferenza alla Luiss.
“Ci abbiamo riflettuto varie volte. Stare nel capitale di Cdp è un buon investimento che dà un buon rendimento. Si potrebbe aprire al capitale privato perché la quota del Tesoro potrebbe essere messa sul mercato. Il punto è capire se ciò sia coerente con la natura della Cassa”, ha detto Bassanini.
Cdp, infatti, è un investitore di lungo periodo e, come tale, non può fare operazioni rischiose che puntino su un ritorno nel breve o brevissimo termine. L’ingresso di privati non deve quindi generare pressioni per un cambio di strategia, dice Bassanini.
“La risposta può non essere negativa una volta che le regole del gioco siano chiare: è un tema aperto”.
Bassanini rimarca nel suo intervento l’esigenza di garantire a Cdp “una governance che la metta al riparo da interventi futuri della politica”.
“Il perimetro di Cdp non può essere aumentato a piacere. Abbiamo detto di no ad investimenti su cui le pressioni erano fortissime e così continuiamo a fare”, ha spiegato Bassanini dicendo di essersi opposto, nei mesi scorsi, ad un ingresso della holding pubblica nel capitale di Alitalia e di Banca Mps.

Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia
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Lista Tsipras: “uscire da €uro sarebbe danno d’immagine”

 = D’Alema nel ’92 = Fassina oggi riconquistarelasovranita.it/uncategorized/…#laltraeuropanonesiste

Buon Natale Massimo D’Alema!

index

di Lorenzo D’Onofrio (ARS Abruzzo)

29 ottobre 1992: l’Italia entrava nell’inferno di MAASTRICHT!

Un giovedì di fine ottobre come tanti, in un clima di grande indifferenza (questa la prima pagina de L’Unità il giorno seguente, questo il trafiletto di copertina del Corrriere della Sera) il Parlamento italiano condannava a morte laCostituzione economica del Paese, compromettendo, come emerge oggi con drammatica evidenza, il futuro di intere generazioni.

Così iniziava il deprimente resoconto su La Repubblica di una giornata che avrebbe cambiato in maniera dirompente la storia del Belpaese:  “Quinto tra i paesi europei ieri l’Italia ha ratificato il trattato di Maastricht sull’Unione europea. Il risultato finale del voto alla Camera (403 voti favorevoli, 46 contrari e 18 astenuti) è stato giudicato “incoraggiante” dal ministro degli esteri Emilio Colombo, anche se l’esito positivo era ampiamente scontato, dopo che anche la Lega si era pronunciata a favore dell’Europa. Ma molto meno incoraggiante è stato il modo di approvazione del trattato e il clima che si respirava a Montecitorio… ieri i parlamentari nei loro capannelli parlavano di tutt’ altro. Chi della direzione del proprio partito, (quella Pds del giorno avanti, quella socialista che si tiene oggi, quella democristiana che avrebbe potuto essere e non è stata) chi delle nomine bancarie, chi della Rai da commissariare. La parola ‘Maastricht’, era difficile da captare nell’aria, mentre è stato possibile cogliere al volo un “ma che si vota oggi?”. E se ieri il voto ha richiamato in Parlamento un numero notevole di deputati, non si può nascondere che nei giorni scorsi, durante il dibattito di merito a qualche deputato è capitato di parlare all’aula deserta“.

Lo sconforto nel prendere atto del colpevole disinteresse manifestato senza vergogna, in un cruciale passaggio della nostra storia, da buona parte di quella “nuova” classe politica uscita fuori dal “tumulto” di Tangentopoli e dalle stragi di Capaci-Via D’Amelio, diventa disgusto non appena ci si addentri nella lettura di quello che fu il dibattito parlamentare sulla ratifica del Trattato.

Non mancarono, a dire il vero, alcune voci critiche verso il modello di integrazione europea che si stava realizzando, anche in virtù di “un certo fumus complessivo di incostituzionalità, riferito all’articolo 11 della Costituzione“.

Ovviamente prevalse senza difficoltà la linea di chi, come l’allora ministro degli esteri Emilio Colombo, ribadì: “il trattato di Maastricht, nei suoi limiti, esprime un passo in avanti considerevole rispetto al nostro comune ideale di unione europea. Sarebbe un dato disgregante in questo momento se, in vista del meglio, noi non accettassimo tutto ciò che faticosamente è stato fin qui conseguito“.

Fra gli interventi spicca per “saggezza” quello di un tal On.le Massimo D’Alema (pagina 5353) il quale, sulle orme di quel Giorgio Napolitano profetico nel denunciare, nel 1978, il suicida ingresso dell’Italia nello SME, dimostrava di ben conoscere il pericolo di una deriva neoliberista e mercantilista verso la quale si stava spingendo il Paese.

L’On.le D’Alema denunciava, infatti, l’INADEGUATEZZA del Trattato e in particolare:

– “l’inadeguatezza di un’idea dell’Europa fondata sulla preminenza delle istituzioni monetarie e sulla illusione che l’integrazione economica possa affidarsi ai puri e semplici meccanismi del MERCATO“;

– “l’inadeguatezza di un processo di unità fortemente condizionato in questi ultimi anni dal prevalere delle posizioni NEOLIBERISTE e MONETARISTE“.

L’On.le D’Alema metteva l’accento su 3 grosse lacune del modello Maastricht, ponendo 3 questioni:

1) “l’opzione DEMOCRATICA, per colmare un vuoto di controllo e di potere democratico europeo“;

2) “l’opzione SOCIALE, per mettere al centro di un processo di unità europea la tutela e l’espansione dei diritti sociali comuni“;

3) “lopzione PACIFISTA“, nel segno di “un grande paese che nella sua Carta costituzionale ripudia la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali“.

L’On.le D’Alema concludeva, quindi, ribadendo:

NOI SENTIAMO VIVISSIMA LA PREOCCUPAZIONE DI UNA EUROPA DOMINATA DA INTERESSI FORTI, SCARSAMENTE DEMOCRATICA, DIVISA TRA AREE RICCHE E TRAINANTI E AREE MENO SVILUPPATE E SUBALTERNE“.

Tuttavia l’On.le D’Alema preannunciava il voto favorevole dell’allora Partito Democratico della Sinistra, in quanto una mancata ratifica del tratatto di Maastricht avrebbe significato “la sanzione di una SCONFITTA“.

L’On.le D’Alema condannava quindi il suo Paese al rischio di soggiacere a “UNA EUROPA DOMINATA DA INTERESSI FORTI, SCARSAMENTE DEMOCRATICA, DIVISA TRA AREE RICCHE E TRAINANTI E AREE MENO SVILUPPATE E SUBALTERNE“, poichè non era possibile accettare una sconfitta!

Sconfitta, è strano come questa parola riecheggi, dopo oltre 20 anni, nelle recenti dichiarazioni di Stefano Fassina (fino alla scorsa settimana responsabile economico del PD), chiarendone il significato e certificando, alla luce della ormai prossima implosione di quell’unione monetaria a Maastricht delineata, la morte del suo partito: “uscire dall’Euro sarebbe una SCONFITTA storica per il PD“. L’immagine sotto è emblematica e spiega meglio di ogni parola cosa intenda Fassina. Bbc7vG9CIAAGaBE

Resta da chiedersi quale sia il costo che questa classe politica voglia far ancora sopportare al proprio Paese, in nome di una scelta sbagliata e di una sconfitta da non accettare.

Resta da chiedersi anche quali possano essere state le motivazioni che hanno spinto questa classe politica a perseguire un progetto fallimentare, nonostante la consapevolezza di enormi falle nell’architettura che si andava realizzando (come quelle che l’On.le D’Alema evidenziava con il riferimenfo alle 3 opzioni: democratica, sociale e pacifista).

Resta da chiedersi se quell’On.le Massimo D’Alema più volte citato sopra, quello dell’opzione pacifista nel segno di “un grande paese che nella sua Carta costituzionale ripudia la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali“, sia solo un omonimo di quello che nel 2009 negava ogni pentimento per il bombardamento di Belgrado di 10 anni prima, sostenendo: “Continuo però ancora oggi a pensare chenon era necessario bombardare Belgrado. Penso che ci voglia sempre una misura e una intelligenza nell’uso della forza, ma difendo il principio secondo cui ci sono momenti in cui è inevitabile, quando si tratta di difendere valori come i diritti umani, che non possono essere accantonati nel nome della sovranità nazionale“.

Resta da chiedersi se quell’On.le Massimo D’Alema, quello che nel 1992 metteva in guardia il Parlamento circa il pericolo di una “DISTORSIONE IN SENSO NEOLIBERISTA DEL PROCESSO DI UNITÀ EUROPEA“, sia lo stesso (ma io credo che sia solo un omonimo) che è possibile vedere ed ascoltare in questo sconcertante filmato:

Cattura154

Se fosse la stessa persona, questo documento sarebbe la prova inconfutabile di un tradimento e il personaggio in questione sarebbe inesorabilmente destinato ad essere condannato dalla Storia.

Ma sono sinceramente convinto che non possa essere lui, per cui BUON NATALE anche a te, Massimo D’Alema!

CI LIBEREREMO!

SPAGNA DISTRUTTA: LE BANCHE HANNO SEQUESTRATO 50.000 ABITAZIONI (+11%) MOLTI SUICIDI, DISOCCUPAZIONE AL 26% EURO KILLER

da noi andrebbe meglio? Si, se si occultano i dati. Di suicidi non possiamo parlare che dicono non esistono. La disoccupazione dicono sia al 12%. Peccato che il tasso di occupazione del 55,2% faccia pensare ad una ben altra percentuale dei senza lavoro…
Le banche, tu le salvi a spese del contribuente e loro tolgono le case ai contribuenti….

lunedì 19 maggio 2014
Le banche spagnole hanno sequestrato circa 50.000 abitazioni nel 2013, l’11,1% in più rispetto all’anno precedente. I dati provengono dalla Banca di Spagna.
Le banche, che nel frattempo hanno ricevuto aiuti europei per oltre 40 miliardi di euro nel 2012, hanno sequestrato per l’esattezza 49.694 case, di cui una larga maggioranza (38.961) erano abitazioni principali, le restanti seconde case o abitazioni date in affitto.
In meno della metà dei casi le chiavi sono state consegnate dai proprietari insolventi, mentre le banche hanno dovuto rivolgersi alla giustizia per recuperare 28.173 abitazioni (+18,5% rispetto al 2012). Le espulsioni fisiche di proprietari o affittuari in debito hanno suscitato una diffusa indignazione in Spagna, aggravata da numerosi casi di suicidio.
Quarta economia della zona euro, la Spagna ha vissuto due recessioni in cinque anni e lamenta un tasso di disoccupazione record, al 25,93% nel primo trimestre di quest’anno.Questi sono gli effetti dell’euro un Spagna, sommati agli effetti delle politiche suicide a cui la Spagna è stata costretta a sottostare, imposte dall’Unione Europea.La Spagna è l’esempio, ma non il solo, della assoluta follia della moneta unica europea e dell’Unione Europea, istituzione incapace di dare soluzioni che non siano disastrose.
max parisi
http://www.ilnord.it/c-3004_SPAGNA_DISTRUTTA_LE_BANCHE_HANNO_SEQUESTRATO_50000_ABITAZIONI_11__MOLTI_SUICIDI_DISOCCUPAZIONE_AL_26_EURO_KILLER

Maxiprocesso No Tav. Il processo nel processo

Lacrimogeni ad altezza uomo e oggetti lanciati dal viadotto autostradale. La difesa chiede che vengano indagate le forze dell’ordine

di Massimo Bonato

Mentre le domande dell’accusa diminuiscono di udienza in udienza, quelle della difesa fanno emergere un quadro che sin dal 27 giugno e dal 3 luglio 2011 era chiaro ai partecipanti di quelle manifestazioni.

All’odierna udienza, sono stati sentiti meno testimoni del previsto; tra essi il professor Gianni Vattimo e Michele Curto, consigliere comunale a Torino e capogruppo di Sel.

Ancora, l’accusa solleva a spron battuto obiezioni sulla formulazione delle domande che suonano come suggestione. Ma i battibecchi si placano quando l’avvocato Pellegrino rinvia a una sostanziale differenza tra ciò che si può intendere come domanda “suggestiva” e domanda “guidata”: la prima contiene in sé una risposta, a suggerire una risposta; la seconda contiene più elementi che aiutano il teste a ricordare e a formulare da sé risposte alternative.

Si è parlato soprattutto del 3 luglio. M.F., ricercatore, non era distante dal viadotto autostradale, non essendo riuscito a raggiungere le reti per il gran numero di lacrimogeni sparati nella zona. “Lacrimogeni usati come fucili direttamente sui manifestanti” dice. Resta a lungo in un punto da cui il viadotto è ben visibile, e vede infatti agenti che “lasciavano cadere oggetti”. Cosa che conferma M.P. che invece, con il gruppo di amici con cui è diretto dalla Ramat alla centrale della Garavella di Chiomonte passa proprio sotto il viadotto, e proprio mentre quegli oggetti cadono diventando loro facile bersaglio. “Dall’alto i poliziotti ci lanciavano degli oggetti che ci cadevano vicino. Cadevano veloce e facevano rumore, potevano essere pietre o pezzi di lamiera”. È a questo punto che l’avvocato Bertone chiede che le testimonianze della difesa vengano trasmesse alla Procura perché si accerti se si configurino reati come “violenza privata”.

Nessuno dei testi ha rinvenuto durante questa fase della manifestazione e nelle persone attorno atteggiamenti aggressivi, tali da giustificare una reazione da parte delle Forze dell’Ordine. Tanto meno il lancio di oggetti dal viadotto o il fuoco di lacrimogeni direttamente sulla folla, ad alzo zero, anziché a parabola.

M.B. 20.05.14

ANGELO PARIS CONFESSA AI PM: ”E’ VERO, HO TURBATO GARE D’APPALTO DELL’EXPO”

20 maggio – L’ex direttore generale dell’Expo Angelo Paris confessa, di fronte ai pm: “E’ vero, ho turbato gare d’appalto. Ho sbagliato a farmi tirare dentro, ma mi sentivo il fiato sul collo di Antonio Rognoni. Volevo le spalle coperte e protezioni politiche. Ma non ho mai preso mazzette”. Parole destinate ad allargare l’inchiesta in corso e confermare diversi arresti. Durante le sue confessioni, Paris ha ammesso di aver favorito diverse aziende con appalti di diverse centinaia di milioni di euro.
http://www.ilnord.it/b-2406_ANGELO_PARIS_CONFESSA_AI_PM_E_VERO_HO_TURBATO_GARE_DAPPALTO_DELLEXPO

GRILLO BOOM A ”PORTA A PORTA” E STAMATTINA IN PIAZZA MONTECITORIO FIRMA ASSEGNO PER LE PMI DI 5,4 MILIONI. (GRANDE!)

martedì 20 maggio 2014
La prima notizia della giornata – per Grillo – è stata entusiasmante: nella sua ora di intervento a Porta a Porta con Bruno Vespa e’ stato seguito da 4.276.000 (share 26.88%) telespettatori, ieri in seconda serata su Rai1. L’intera puntata di ‘Porta a Porta’, in onda dalle 23.20 all’1.01, ha avuto 3.165.000 (share 23.75%). E’ record stagionale, oltre il doppio di chi aveva seguito Renzi.

Questa mattina, invece, Beppe Grillo e i deputati del Movimento 5 stelle hanno simbolicamente firmato in piazza Montercitorio, davanti a decine di fotografi e camerama un assegno da 5.433.840,93 euro per il fondo per le Pmi (piccole e medie imprese). La somma e’ stata racimolata con parte delle indennita’ e diarie non spese dei parlamentari M5S.

Poi, Grillo ha detto: “Renzi ha capito che ha perso e si sta organizzando per dire il contrario dicendo che non sono elezioni politiche. Per lui sono gli ultimi giorni di Pompei. Stanno chiamando gli anziani a casa – ha aggiunto il leader del M5S – per dire di non votare Grillo, rivolgono attacchi violenti contro di me, ma noi stiamo facendo una marcia trionfale. Le piazze sono sempre più piene. Il presidente del Consiglio è un povero ragazzo, un dilettante allo sbaraglio che si organizza le piazze. Invece le nostre sono spontanee”.

E ancora: “La rivoluzione del Movimento 5 stelle è la rivoluzione delle persone per bene. Il voto di domenica per le elezioni europee è il più grande voto politico che l’Italia possa fare. In gioco c’è il governo, rifare il governo. Io non sono quello che grida e dice solo parolacce. Non sono ne’ Hitler ne’ Stalin, non sono una persona cattiva, sono una persona come loro che sbaglia. Sono emotivo e sento le emozioni quando sono sul palco. Con chi e’ davanti al palco ho uno scambio di emozioni cosa che non loro non hanno perche’ sono ragionieri del nulla, sono privi di emozioni”.

Quindi, Grillo ha detto quel che pensa di Napolitano: “Questo e’ un Presidente della Repubblica delegittimato. Non ha alcuna base politica e sociale. Il Movimento fara’ anche una manifestazione al Quirinale. Non andremo piu’ via finche’ non si dimette”, ha aggiunto.

“Vogliamo andare alle elezioni con la legge elettorale che c’e’ non con quella nuova. Siamo già il primo come movimento dalle elezioni politiche. Ora dobbiamo far dare le dimissioni a Napolitano. Vinciamo le europee. Napolitano non ha più il sostentamento politico e non può più stare in piedi la larga intesa”.

“La gente non ha piu’ dubbi, siamo l’unica alternativa” – ha concluso in piazza Montecitorio. “La gente vuole cambiare, il nostro non e’ un partito e’ un movimento di pensiero. Dobbiamo ripensare tutto. Siamo il piano B tra il comunismo che e’ fallito e il capitalismo che ha distrutto il sistema economico”.

Max Parisi
http://www.ilnord.it/c-3007_GRILLO_BOOM_A_PORTA_A_PORTA_E_STAMATTINA_IN_PIAZZA_MONTECITORIO_FIRMA_ASSEGNO_PER_LE_PMI_DI_54_MILIONI_GRANDE

Libia nel caos: Parlamento liquidato, forze speciali pronte a combattere. Raddoppiati gli aerei Usa a Sigonella

La democrazia full optional, ora forniamo il modello Deluxe

L’Huffington Post | Pubblicato: 20/05/2014 11:28 CEST | Aggiornato: 20/05/2014 12:13 CEST

Una palude melmosa invade sempre più il territorio libico e affonda il Paese nell’anarchia, nella guerra, nel depauperamento economico. Dopo la caduta di Muammar Gheddafi nel 2011, la Libia è diventata ingovernabile allargando inesorabilmente le fratture tra milizie, tribù, militari di formazione laica e guerriglieri islamici che sconfinano nell’integralismo o, nei casi più estremi, nelle organizzazioni qaediste come Ansar al-Sharia. Da venerdì a Bengasi come a Tripoli è guerra di tutti contro tutti, con sanguinosi bombardamenti aerei e “pause strategiche” nella città dell’est da parte del generale Khalifa Haftar, e con i carri armati dei guerriglieri di Zintan (di fatto i meglio armati e addestrati) a circondare il Parlamento e a sparare nell’aeroporto della capitale fino a “ritirarsi”, dopo aver fatto due morti e 55 feriti.
Il debole governo uscente ha ceduto alle richieste di Haftar: il premier dimissionario Abdullah al-Thani ha chiesto al Parlamento di annullare l’elezione del suo successore Ahmed Maiteeq e di procedere a scegliere un altro candidato per la carica. Il governo ha chiesto allo stesso tempo al General National Congress (Gnc) di sospendere i lavori fino a nuove elezioni dopo aver approvato in settimana il bilancio 2014 e ha convocato elezioni anticipate per il 15 agosto.

Di fronte all’escalation, l’esercito americano ha raddoppiato il numero di aerei in Sicilia qualora fosse necessario evacuare lo staff dell’ambasciata americana a Tripoli. Lo riferisce la Cnn in relazione al deterioramento delle condizioni di sicurezza in Libia.

Quattro aerei convertiplano Osprey Mv/22 erano già arrivati mercoledì alla base militare di Sigonella con 200 marines. Questo tipo di aereo può atterrare verticalmente con 24 passeggeri a bordo. I marines fanno invece parte di un’unità speciale stanziata nella base di Moron in Spagna dopo la tragedia del settembre 2012, quando nell’assalto al consolato americano di Bengasi morirono quattro statunitensi tra cui l’ambasciatore Christ Stevens. L’ambasciata d’Italia a Tripoli ha inviato una mail a tutti i connazionali registrati nel Paese in cui si chiede loro di valutare l’eventualità di un rientro in Italia alla luce “dell’ulteriore instabilità con ripercussioni sulla sicurezza”.

Le forze armate libiche, intanto, continuano a perdere pezzi. Il comandante delle forze speciali di Tripoli, Wanis Bukhamada, ha annunciato di essersi unito all’Operazione Dignità lanciata la settimana scorsa a Bengasi dal generale in congedo Khalifa Haftar, bollato come “golpista” dal governo uscente.

Il governo libico – dopo aver negato i problemi fino al primo pomeriggio di ieri (“è tutto sotto controllo”) – in serata ha disposto la sospensione del Parlamento e di qualunque sua attività fino a nuove elezioni, compresa quella di un nuovo premier. L’ultimo nominato, l’imprenditore miliardario Ahmed Miitig, improvvisamente entrato in politica lo scorso 4 maggio con l’appoggio dei fondamentalisti islamici, non è di fatto riuscito a portare alcuna soluzione alla crisi libica. Trasformando, anzi, in un baratro i contrasti tra islamisti e laici.

La popolazione resta trincerata in casa, le strade e i negozi della capitale sono deserte. Sull’emergenza in Libia è intervenuto anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Le organizzazioni internazionali che ci stanno a fare? Le mettiamo le organizzazioni dei rifugiati a fare i campi profughi sulle coste libiche o no? Secondo me sì”.

“La mancata presenza della comunità internazionale, dell’Onu, in Libia, corre il rischio di aprire le porte a un accesso a una parte della Libia ai fondamentalisti che non erano lì prima”, ha aggiunto il presidente del Consiglio spiegando che porrà la questione della posizione europea sulla Libia al vertice Ue di martedì.

Ma facciamo un passio indietro: chi è Khalifa Haftar? È un ex compagno di golpe di Gheddafi, prigioniero in Ciad e poi esule per vent’anni negli Stati Uniti. Da venerdì ha lanciato un’offensiva – Operazione Dignità – prima a Bengasi e poi a Tripoli, contro le milizie islamiche e contro il premier designato (e non ancora insidiato) vicino ai Fratelli Musulmani, Ahmed Miitig (già primo ministro di Misurata). La sua elezione ha fatto scattare l’operazione guidata da Haftar, che già da febbraio millanta un imminente colpo di Stato, una contraddizione in termini in un Pese in cui da tempo lo Stato ha cessato di esistere. Secondo alcuni osservatori, in questi mesi Haftar ha lavorato per cercare alleanze anche fuori dalla Libia, soprattutto nell’Egitto dei generali che combattono anche loro i Fratelli Musulmani. Con l’ex generale si sono schierati pezzi di un apparato militare disgregato come non mai, a cui vanno ad aggiungersi nuove milizie. Dall’altra parte ci sono milizie altrettanto potenti e sostenute, a cominciare da quella di Misurata.

http://www.huffingtonpost.it/2014/05/20/libia-parlamento-sospeso_n_5356329.html?utm_hp_ref=italy  

I fondi stranieri conquistano il capitalismo italaliano

Premetto che non stimo gli sciacalli siano essi italiani che stranieri. Non è questo il punto, ma ricordate gli appelli ripresi da Repubblica ogni giorno per anni volti a chiedere di togliere lacci e lacciuoli agli investimenti internazionali che tanto “bene progresso pace e prosperità” portano, come dei benefattori invisibili…..la mano del mercato…? Ora repubblica quasi si dispiace…
Bisogna superare “gli impedimenti burocratici e di altra natura” per non impedire gli investimenti esteri che possono essere un elemento di sviluppo e crescita Napolitano,

13 feb 2012 fonte
L’art mantiene comunque un’impostazione di venerazione di questi nuovi “speculatori” che avanzano…più evoluti….per Blackrock sono risparmiatori di piccolo calibro….ma non hanno un’ottica di lungo termine….Ma tu guarda, il mercato vuole il lungo termine, ma se tanto si infastidiva dei contratti di lavoro a tempo indeterminato tant’è che per suo ordine son stati annientati ora vogliono una ottica di lungo termine…

vede a rischio l’italianità del Belpaese Spa. «Rischio che non esiste – dice il “mercatista” Mosetti – visto che il totem della difesa dell’identità delle nostre aziende è stato utilizzato finora per arricchire singole persone e non nell’interesse della nazione».
vero, le aziende, una volta privatizzate (non in mano statale) siano esse italiane o straniere MICA SONO ISTITUTI DI BENEFICENZA
, il fatto è che non dovevano essere privatizzate né esposte al mercato tramite le quotazioni in borsa

La Borsa tricolore è stata per quarant’anni una riserva di caccia con due soli protagonisti: i salotti buoni — un groviglio di patti di sindacato e partecipazioni incrociate tra banche e famiglie incaricato di gestire gli affari dei soliti noti — e le aziende di Stato. Oggi il vento è cambiato. Gli ex-poteri forti, fiaccati dallo sfarinamento delle dinastie industriali, dai prestiti in sofferenza e dalla crisi, sono a corto di quattrini. E in virtù dell’aurea legge (“Articolo quinto, chi ha i soldi ha vinto”) coniata da Enrico Cuccia, il deus ex machina di questo mondo, il listino milanese ha trovato il suo nuovo padrone: i grandi fondi esteri. Un universo magmatico a molti volti — tra cui quello delle mitiche Scottish Widows, i fondi delle parrocchie presbiteriane e i gestori dei risparmi dei professori dell’Illinois — che in un mese, con un uno-due violento quanto inatteso, ha spazzato via i cocci del capitalismo di relazione tricolore e ha messo ko all’assemblea dell’Eni e di Finmeccanica il Tesoro italiano.

La Waterloo dei salotti buoni ha una data e un luogo preciso: l’assemblea di Telecom Italia a Rozzano, 16 aprile 2014. Il copione, lo stesso degli ultimi sette anni, era in teoria già scritto:

Telco – la holding partecipata da Generali, Mediobanca e Intesa San Paolo, uno degli ultimi residuati dei salotti buoni – avrebbe voluto nominare con il 22,8% del capitale un nuovo cda a sua immagine e somiglianza. Facendo ratificare al mercato le decisioni prese nelle segrete stanze del miglio quadrato attorno a Piazzetta Cuccia. Non è andata così. Alla conta dei voti, è arrivata la sorpresa: i grandi investitori internazionali hanno battuto i vecchi padroni di Piazza Affari, nominando tre loro rappresentanti in consiglio.

Un eccezione? No, la nuova regola. La presenza dei fondi nelle assemblee delle società italiane è raddoppiata in due anni dall’11,6% al 21,6% del capitale rappresentato, dice uno studio della Fondazione Bruno Visentini. Oggi con 200 miliardi di investimenti hanno in portafoglio il 38% di Piazza Affari. Sono loro il primo azionista delle Generali (all’ultima assemblea avevano il 15,2%), di Unicredit e Intesa Sanpaolo con quote attorno al 30% e di molte altre blue chip. E dopo anni vissuti da minoranza silenziosa hanno iniziato a far sentire la loro voce nella foresta pietrificata della finanza tricolore. Ne ha dovuto prendere atto, obtorto collo, anche il governo Renzi. Palazzo Chigi e il Tesoro hanno passato giornate a limare i nuovi requisiti di onorabilità da proporre alle assemblee di Eni, Finmeccanica ed Enel. Convinti di farli approvare senza problemi. Anche loro hanno fatto i conti senza l’oste. Quando il rappresentante di via XX settembre ha messo ai voti il piano all’assemblea Eni, i grandi fondi esteri — allergici alle intrusioni dello Stato — si sono messi di traverso e la norma non è passata. Confermando così che l’Italia ha perso il controllo della maggiore (e più strategica) impresa nazionale. Lo stesso è accaduto in Finmeccanica.

L’identikit dei nuovi padroni di Piazza Affari è un’immagine insieme semplice e complessa. Semplice perché sono i gestori di quella valanga di liquidità ammucchiata negli ultimi anni (o pompata dalle banche centrali) che muove gli equilibri geopolitici del mondo, spostando masse enormi di denaro dalle star-up di Internet ai laboratori biotech, dai derivati ai titoli di stato, dai dollari all’euro, magari affondando – salvo poi reinnamorarsene in questi mesi – i paesi in odore di crisi. Complessa perché in questo mare magnum ci sono mille realtà finanziarie diverse: fondi a lungo termine, attivisti, hedge che muovono quattrini ai ritmi frenetici dei millesimi di secondo dettati dai programmi computerizzati del listini.

Speculatori? Tutt’altro, dicono loro. «Il 50% dei nostri sottoscrittori sono famiglie, tra cui migliaia di italiani, magari con solo 10mila euro da investire. Non mi pare che questi siano i fantomatici raider di cui si parla», è il mantra di Andrea Viganò, country head del fondo Blackrock, il colosso Usa che gestisce 4.300 miliardi di patrimonio (il doppio del Pil tricolore, 10 volte il valore dell’intero listino tricolore) e che negli ultimi mesi si è messo in tasca il 6% di Intesa e Unicredit, il 5% di Bpm, il 3,7% di Mps oltre a quote importanti in Generali, Fiat, Atlantia e Mediaset.

Il loro sbarco in Italia coincide, non a casa, con l’implosione del sistema dei salotti buoni. Mediobanca, fiutato il vento, ha da tempo iniziato a smontare il suo reticolo di partecipazioni per concentrarsi sul core business della banca d’affari, In pochi mesi si sono sciolti come neve al sole patti di sindacato storici e inossidabili come quelli di Pirelli, Rcs e Benetton. Oggi a questo piccolo mondo antico — che non a caso ha messo in vendita 4 miliardi delle sue quote incrociate — è venuto a mancare il collante che lo teneva unito: i soldi (spesso degli altri). «Le vecchie famiglie non li hanno. Le banche di riferimento nemmeno. Il meccanismo del do ut des, delle operazioni gestite chiamando a raccolta un gruppo ristretto di amici si è inceppato. Le aziende per crescere o per non morire sono costrette a cercarli dove ci sono: dal mercato e dai fondi», spiega Dario Trevisan, il legale milanese che da anni rappresenta i nuovi poteri forti di Piazza Affari alle assemblee delle aziende quotate. Trevisan non è un Agnelli né un Berlusconi. Eppure si è presentato all’assemblea di Generali con il 15% dei voti, in quella di Telecom con il 27% e all’Eni con il 30%, più dello Stato. «E’ un bene? Sì – sostiene lui- . I fondi non sposano interessi e non hanno miopi visioni locali».

Il rischio, dicono i critici, è che i grandi fondi seguano logiche finanziare di breve respiro. «Mi sento di dire che non è così — assicura Valerio Battista, ad di quella Prysmian che uscendo da Pirelli è diventata la prima grande public-company italiana gestita dai grandi investitori istituzionali — : la maggioranza di quelli che stanno sbarcando ora sul mercato italiano è gente seria che investe sul lungo termine. Gente che non ha paura di mettere soldi su un buon progetto. Il loro problema è la remunerazione del capitale, non la diluizione delle quote». «In America il boom pluridecennale dell’hi-tech e delle biotecnologie è stato sostenuto proprio dai loro soldi. Il mercato su questo fronte è molto più efficiente di banche e famiglie», dice Umberto Mosetti, uno dei massimi esperti italiani di corporate governance che con il fondo Amber ha combattuto con successe alcune battaglie tra cui quelle contro la gestione Besnier in Parmalat. Qualcuno, dopo il voto all’Eni, vede a rischio l’italianità del Belpaese Spa. «Rischio che non esiste – dice il “mercatista” Mosetti – visto che il totem della difesa dell’identità delle nostre aziende è stato utilizzato finora per arricchire singole persone e non nell’interesse della nazione».

Nessuno, per ora, pare aver intenzione di alzare barricate. Anche perché lo Tsunami dei fondi internazionali è stato uno dei fattori chiave per riportare lo spread italiano sotto quota 200. L’importante, dice l’esperienza del passato, è non sottovalutarne l’umoralità. Come arrivano, spesso vanno.. Alla stessa velocità. E se vogliono colpire duro, anche Vedove scozzesi, preti presbiteriani & Co. sono in grado di far male a chiunque: hanno fatto saltare i vertici di Hewlett Packard, costretto un colosso come Apple a rivedere la sua politica di dividendi, tagliato lo stipendio a un nume tutelare della pubblicità come Martin Sorrell. Il 30% di loro ha votato contro le super-buste paga dei manager italiani nell’ultima tornata di assemblee. Chi ha orecchi per intendere, intenda. La loro battaglia, nello stivale, è solo all’inizio.

Ettore Livini
Fonte: www.repubblica.it
19.05.2014

ItaGlia: nè Stato Unitario nè Stato Federalista ma il peggio di entrambi.. (vedi il caos TASI)

Mentre c’è chi (fideisticamente) pensa che basterebbe tornare alla Lira come conditio necessaria e salvifica…e poi tutto il resto verrebbe da se (o quasi)….
io continuo a ripetere che l’Italia ha talmente tanti problemi strutturali
che SOLO una rivoluzione a 360° che coinvolga CONTEMPORANEAMENTE tutta una serie di temi stategici (anche l’euro-così-com’è) potrebbe darci una vaga possibilità (e non certo immediata) di sfuggire alla spirale del declino.
 
Un altro esempio LAMPANTE dell’INEFFICIENZA di questa Italia
è rappresentato dall’incompleta, raffazzonata ed incasinata Riforma Federalista messa in piedi da tutti questi cialtroni della Casta = Piddì, PDL, Lega …
Risultato? Siamo allo stato dell’arte…;-)
ovvero non funzioniamo bene nè come Stato Unitario nè come Stato Federale
ma sperimentiamo il peggio di entrambe le dimensioni…con conflitti di funzioni ed attribuzioni che paralizzano e rendono ancora meno efficiente il Sistema Italia.
 
Solo una cosa ha funzionato in questo federalismo del PUdC=Partito Unico della Casta (che gli Italioti continuano a votare in massa…):
ci hanno inkiappettato con molte più tasse (tanto per cambiare…) perchè c’inkiappettano sia dal Centro che in Locale…
o, se preferite, ci hanno “accerchiato” e veniamo DERUBATI sia dal Centro che a livello Locale…
con la Casta a caccia di risorse per continuare a vivere sulle ns. spalle
dando in cambio servizi sempre più inefficienti, scadenti od ormai del tutto inesistenti…
e bloccandoci con una burocrazia inefficiente, assurda e spesso pensata solo in modo auto-refererenziale…ovvero…ti riempio di adempimenti così giustifico e sostengo la mia esistenza di apparato…
Capite perchè abbiamo bisogno di un DETONATORE che prima di tutto ripulisca a fondo la classe politica e l’amministrazione pubblica?
 
A prezzi correnti, ovvero includono anche l’inflazione, dal 1997 alla fine del 2013 le tasse locali sono praticamente “esplose”:
+ 200 % circa (pari, in termini assoluti, a +72,8 miliardi di euro), con un gettito che nel 2013 ha sfiorato i 109,2 miliardi di euro………………………….
 
Le tasse centrali, invece, sono aumentate “solo” del 35,9% (pari a + 94,8 miliardi in valore assoluto), anche se nel 2013 le entrate di competenza dello Stato hanno raggiunto i 359,2 miliardi di euro. ….
 
Il caos della TASI (ex-IMU) al quale assistiamo in questi giorni è lampante:
ciascun comune ha le sue tempistiche, i suoi conteggi, le sue addizionali, le sue regole e le sue eccezioni…
Da questo Caos poi emergono come “relitti radioattivi” i Comuni FALLITI (o giù di lì)…
che hanno bisogno disperato di fare CASSA subito per non fare CRACK e per continuare a pagare stipendi e servizi…ma anche tangenti, regalie, consulenze fittizie e magna magna assortiti per la Casta.
 
Vedi il Caso di TORINO…da tempo sull’orlo del fallimento…
anche se gestita da anni dal mitico Piddì, che come ben sappiamo è superiore moralmente a tutti gli altri partiti ed è composto di gente onesta&competente e di efficienti amministratori …in particolare a livello locale (non so se si è colto il sarcasmo).
 
www.linkiesta.it 06/lug/2012 – Il Comune di Torino ha approvato il bilancio previsionale 2012. I numeri sono preoccupanti: il debito sale a 4,5 miliardi di euro…
 
fassino-chiamparino_640
Alla luce di questo contesto potrete meglio comprendere l’imbarazzante equilibrismo “dell’integerrimo Fassino” Sindaco di Torino,
lo stesso che tra parentesi, insieme al “compagno” Chiamparino già reciclato prontamente per le Regionali…, rischia di essere un po’ troppo contiguo alla Tangentopoli 2.0 dell’Expo..
 
vedi il Fatto Quotidiano
 
Tanto alla maggioranza degli Italioti tutto questo non interessa: votano di pancia o leggendo i titoli dei giornali-a-libro-paga della Casta…e va bene così….
Il bello è che rivotano sempre la stessa M che torna fuori…
ed è sempre la stessa M che li ha portati nella M
ma così funziona per gli elettori che ancora non hanno fatto CLICK….;-)
 
Il povero Fassino sta giocando una difficile partita da vecchio equilibrista della Casta:
infatti a livello di Governo Centrale si vorrebbe rimandare la prima rata della TASI al mese di settembre (così almeno si passa ‘sto benedetto scoglio delle elezioni europee facendo qualche altra mossetta elettorale in stile mancetta Renziana da 80, 53, 26 euro reali…)
Il Problema è che molti comuni sono mezzi-falliti…vedi Torino…
e dunque sono già pronti a battere Cassa URGENTEMENTE con la TASI per metà Giugno.
Fassino teme che, con lo slittamento della TASI,
la sua Torino “col Buco”…possa saltare per aria danneggiando la banda Piddina …
ovvero sia Chiamparino, ex-sindaco in corsa per il Piemonte…che la Bresso, ex-Governatrice del Piemonte prontamente reciclata per le Europee….
Dunque, anche come presidente dell’ANCI oltre che come Sindaco di Torino,
prima Fassino ha tentato di mediare dicendo che la proroga della 1° rata della TASI andrebbe applicata solo ai comuni che ancora non l’hanno calcolata e richiesta ai cittadini…
come a dire….chi è più alla canna del gas ed è stato costretto già a battere Cassa (come Torino) non può permettersi di riempire il porcellino comunale pieno di “voragini e ragnatele” solo a Settembre (capito come siamo messi?…)
Poi Fassino prova a rilanciare, dicendo che anche i comuni che hanno già chiesto la TASI, possono prorogare fino a settembre, ma SOLO SE lo Stato gli anticipa almeno metà del gettito…(capito come siamo messi?…)
 
 
Insomma…ci siamo capiti?
Come dico da tempo lo Stato Italiano gestito dalla Casta E’ FALLITO…
e campa solo sul continuo ed ormai INSOSTENIBILE travaso dalla ricchezza privata prodotta&accumulata dagli italiani
al calderone della spesa pubblica, finchè quella ricchezza non si sarà ridotta al lumicino…
 
Ma il fatto che gli Elettori Italioti abbiano ancora il coraggio di votare certa gente che li ha portati al collasso…la dice lunga sul livello di consapevolezza degli Italiani ma soprattutto sul livello della (dis)informazione a libro paga della Casta…che con le sue Fiction ancora riesce ad imbonire un sacco d’italioti…
Basti vedere il Caso del Piemonte e di Torino:
la Banda Piddina che ha portato la Città quasi al Crack
(con la breve parentesi della Lega di Cota che si è sparato a sua volta una serie di scandali e furtarelli niente male…)
è ancora tutta lì…: Fassino Sindaco in carica, Chiamparino (ex-sindaco) candidato alle Regionali con sondaggi “bulgari” che lo danno in netto vantaggio e la Bresso (ex-governatore Piemonte) candidata alle Europee…
 
 
Un po’ come a Siena…dove…dopo che la Banda del Buco del Piddì ha depredato Monte dei Pacchi di 20mld, ha stravinto l’ennesimo Sindaco Piddino…
(Nota: PDL, Lega etc sono la stessa cosa, dove è toccato a loro)
 
Che vi posso dire?
Se gli Italiani sono così Masochisti e RECIDIVI…allora lo SCATAFASCIO è solo quello che ci stiamo meritando…
Anche perchè abbiamo a diposizione NON DICO LA SOLUZIONE
MA ALMENO il DETONATORE M5S, come vi spiego da tempo…
che va usato sia (fideisticamente) per chi ci crede sia (razionalmente ed avendo ben chiari pro&contro) per chi non ci crede…
ma tantissimi italiani che guardano solo la TV e/o che ancora leggono solo Repubblica od il Giornale…rifuggono questo DETONATORE DEMOCRATICO perchè gli viene presentato in versione FALSA, INFANGATA E DEFORMATA
e scelgono (spesso inconsapevolmente) di continuare a sguazzare nella solita Merda…
anche se con il make-up rifatto in stile Renziano…o del prosimo che verrà…