LUC MICHEL: AFRIQUE ET GEOPOLITIQUE DE LA CHINE

Le duplex de Bruxelles avec ‘Afrique Media TV’ de ce 25 mai 2014

Filmé en direct par PCN-TV à Bruxelles

Filmé depuis la permanence électorale du PCN à Bruxelles ce 25 mai 2014, LM analyse l’offensive économique chinoise en Afrique et la met en perspective avec la Géopolitique de la Chine …

PCN-TV - AMTV LM afrique et géopolitique de la chine (2014 05 25) FR

Il parle des sujets suivants :

PRESENCE CHINOISE EN AFRIQUE / GEOPOLITIQUE DE LA CHINE / L’EXPANSION CHINOISE TRADITIONNELLE / LA CHINE GRANDE PUISSANCE REGIONALE /

 Video sur : https://vimeo.com/96763677

https://www.facebook.com/photo.php?v=478928572241566&set=vb.321184994682592&type=2&theater

Luc MICHEL sur AFRIQUE MEDIA TV

– la grande Télévision panafricaine –

dimanche 25 mai 2014 dans le ‘Débat panafricain’

avec Bachir Mohamed Ladan.

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DONETSK : LES MINEURS DU DONBASS MENACENT KIEV DE PRENDRE LES ARMES

Fabrice BEAUR pour PCN-INFO/

Avec Correspondance locale (Donetsk) – PCN-SPO – lucmichel.net/

2014 05 28 /

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PIH - LM mineurs du Donbass versus Kiev (2014 05 28) FR

 Dans la ville de Donetsk, ce sont plusieurs milliers de mineurs qui se sont réunis pour un rassemblement contre la guerre. Ils ont exigé que Kiev arrête l’opération punitive et les assassinats de civils.

 “NON AU FASCISME DANS LE DONBASS !”

Les mineurs se sont d’abord réunis près de la flamme éternelle, puis ils ont défilé dans les rues de la ville jusqu’à la place Lénine, le coeur de la ville de Donetsk. Ils portaient avec eux des drapeaux de la République populaire de Donetsk et ont scandé un seul et très clair slogan: “Non au fascisme dans le Donbass !”

 “Nous ne voulons pas voir les troupes ici. Nos enfants ont peur de sortir dans la rue. Nos concitoyens sont tués. Nous ne pouvons pas simplement regarder et ne rien faire. C’est encore une action pacifique, mais si ça ne marche pas, nous allons prendre les armes et nettoyer le Donbass des troupes criminelles de la Junte de Kiev.” déclare un des mineurs dans la manifestation.

 Comme ils le disent eux-mêmes, leurs intentions sont très sérieuses. La veille, ils annonçaient une grève illimitée. Pour beaucoup d’entre eux, ce n’est que le début de l’action contre la guerre.

 L’EMPRISE DES OLIGARQUES SE LEZARDE …

 Nous savions déjà que les travailleurs des mines étaient du côté des républicains de Donetsk. Mais jusqu’ici les pressions et la répression des directions des entreprises sous le contrôle des oligarques semblaient avoir empêché une contagion de la rébellion.

 Nous voyons aujourd’hui, le début d’une mobilisation des mineurs face à l’accentuation de la répression armée. Plus le sang va couler, plus les mineurs vont basculer dans la camp de la République populaire de Donetsk … activement. En prenant les armes contre la Junte de Kiev !

 Nous assistons certainement à un tournant majeur dans la mobilisation de la population de Novorossiya. Et personne, même la propagande des media de l’OTAN, ne pourra passer sous silence cette fois-ci le soutien populaire massif aux républicains de la future République de Novorossiya, que Donetsk et Lougansk ont initié ce samedi 24 mai lors du lancement du mouvement “Front populaire” pour les régions dîtes encore « du sud-est de l’Ukraine » …

 Fabrice BEAUR

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Consulenti americani banditi dalle compagnie pubbliche cinesi.

Alle impresi statali cinesi è stato ordinato di rompere le relazioni con società di consulenze americane, secondo il quotidiano britannico The Financial Times, citando fonti anonime.

Pertanto, le imprese statunitensi di società di consulenza, fra le quali The Boston Consulting Group e McKinsey, si trovano senza clienti cinesi. Questa decisione del governo cinese sarebbe stata motivata dal fatto che queste imprese possono raccogliere informazioni ai fini dei servizi segreti.

Il settore pubblico cinese ha dichiarato persona non grata a tutti i dipendenti di imprese statunitensi del Consiglio ( ndt Consulenti ). Questa informazione è stata svelata pochi giorni dopo la rottura tra la Cina e gli Stati Uniti di un enorme scandalo di spionaggio. Questa è la prima volta che Washington accusa personalmente cinque militari cinesi di hacking su reti informatiche di aziende statunitensi e di un sindacato. Gli hacker cinesi avrebbero scaricato informazioni classificate come riservate nelle reti imformatiche di società come Alcoa, Allegheny Technologies, SolarWorld, US Steel, Westinghouse Electric e United Steelworkers Union.

La Cina accusa gli Stati Uniti di aver fabbricato queste accuse, ed essa non ha esitato a rispondere in modo asimmetrico.

Il CEO dell’azienda Infaross Andreï Massalovitch ha qualificato questa paranoia riguardante lo spionaggio ” vaccino contro l’ insolenza ” nelle relazioni cino-americane.

” Queste azioni decisamente insolenti, come spiare alcuni consulenti che sono impiegati da società in un paese straniero, devono essere puniti. Si tratta di spionaggio puro e semplice. Comunque non credo che tali misure possano cambiare nulla. Direi che la decisione dei Cinesi di privare i consulenti americani l’accesso alle aziende pubbliche non è altro che un ” vaccino contro l’insolenza “. L’ascolto di tutti i mezzi di comunicazione da parte dei servizi segreti di diversi paesi hanno preso una tale ampiezza che non si può più far nulla a questo processo. E’diventato incontrollabile e totale, e riguarderà tutti i partecipanti, quanto i mezzi di prevenzione contro queste attività finché non verranno attuati dei regolatori speciali non verranno creati “.

Un meno di un anno fà, la Cina e gli Stati Uniti hanno creato un speciale gruppo di lavoro per elaborare un ” codice di condotta ” nel cyberspazio. Tuttavia, questo gruppo è stato sciolto dopo lo scandalo con i cinque hacker in uniforme militare.

Le autorità cinesi hanno annunciato, la settimana scorsa, che tutti i prodotti della tecnologia dell’informazione venduti nel paese saranno ormai sottomessi ad una nuova procedura di analisi di sicurezza. Qualsiasi azienda, prodotto o servizio, che non passerà questo test, ne sarà vietata lacommercializzazione in Cina. Ovviamente, sono i prodotti utilizzati nei settori della comunicazione, della finanza e dell’energia, che saranno più severamente controllati. Ma il governo cinese si riserva il diritto di monitorare i prodotti destinati a tutti i settori dell’industria che riterrà rilevanti la sicurezza nazionale. Tali misure potrebbero portare i loro frutti nella lotta contro gli hacker, prosegue Andrei Massalovitch.

” Questa in effetti è una misura particolarmente efficace “, spiega. ” Sarà introdotta contro qualsiasi dispositivo elettronico che arriva nei servizi di intelligence e delle strutture di Stato incaricate della sicurezza nazionale. Queste procedure sono estese in molti paesi, e pienamente giustificato. È possibile proteggere in una certamisura dei programmi malevoli, e de controllo esterno, ma niente ci dà la garanzia che si sia veramente protetti integralmente “.

” Lo scandalo continuerà a crescere “, prevede Andrei Massalovitch. ” Ma non bisogna associarlo allo spionaggio. Questo scandalo è piuttosto legato con la politica estera di modo tale che ogni fianco vuol fare dichiarazioni ed essere ascoltato. Lo scandalo cino-americano è una buona ragione che si può utilizzare in qualsiasi momento, perché esempi di ingerenza nelle reti imformatiche potrebbero trovarsi facilmente ogni giorno. L’uomo apre la bocca se vuole essere ascoltato “.

La Cina e gli Stati Uniti sono iscritti in un vero confronto politico. E gli scandali legati allo spionaggio sono una sorta di gioco geopolitico, e non è banale.N

Trad.kefos93

http://french.ruvr.ru/2014_05_27/Les-consultants-americains-bannis-des-compagnies-publiques-chinoises-1949/
visto su cdc
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=204266#204266

Piange un 78enne sorpreso a rubare mortadella: «Ho fame e non ho soldi»

grazie ai tanti difensori dei deboli.

Pubblicato su 28 Maggio 2014 da frontediliberazionedaibanchieri in IPHARRA

Questa è l’Italia che ci hanno regalato Maastricht, Lisbona e l’euro. Eravamo la 5° potenza industriale, davanti all’Inghilterra, ci hanno ridotto ad un popolo di accattoni. Ma quelli che hanno votato Renzi, e di conseguenza, per continuare lo strapotere dei banchieri non provano vergogna, non si fanno schifo quando si guardano allo specchio. La prima regola di uno statista deve essere quella di dare una casa, una famiglia ed un lavoro alla propria gente. Ma di uno statista….appunto. Claudio Marconi
Quando si è visto scoperto, è scoppiato in un pianto a dirotto: «Ho rubato perché ho fame e non ho i soldi». Un atteggiamento quello di un anziano 78enne di Torre Annunziata (Napoli) sorpreso dai carabinieri della stazione Capoluogo di Torre del Greco a rubare tre confezioni di mortadella, che ha commosso gli stessi militari dell’Arma, il proprietario di un supermercato di via Nazionale a Torre del Greco e i clienti presenti.
Così è scattata una gara di solidarietà per aiutare l’anziano: i carabinieri hanno deciso di pagare le tre confezioni di insaccato, il titolare del market dove è avvenuto il furto non ha presentato denuncia e gli altri presenti hanno improvvisato una colletta per l’acquisto di altri prodotti alimentari e generi di prima necessità. mattino napoli

Sette nuovi europarlamentari animalisti

Porteranno avanti il programma della Federazione
  
Sono sette i neo parlamentari europei che porteranno avanti il programma “Io voto con il cuore” in Europa, sottoscritto durante la campagna elettorale.
Sono Giovanni Toti (148.535 preferenze – circoscrizione Nord Ovest) per Forza Italia; Daniele Viotti (28.241-Nord Ovest) e Goffredo Bettini (90.348 – Centro) del Pd; Dario Tamburrano (22.802 – Centro) e Laura Ferrara (53.308 – Sud) del Movimento 5 Stelle; Moni Ovadia (33.583 – Nord Ovest) e Marco Furfaro (23.796 – Centro) per la Lista L’Altra Europa per Tsipras.
Saranno affiancati dai partiti animalisti di Olanda (Partij voor de dieren – 4,2%) e Germania (Tierschutzpartei -1,2%) che per la prima volta hanno conquistato uno scranno a testa a Bruxelles.
Deludenti i risultati dell’ Animal Welfare Party inglese che, nella regione di Londra, ha raggiunto lo 0,96%. In Portogallo, invece, era presente il PAN (Partido pelos Animais e pela Natureza) che ha raggiunto la percentuale dell’ 1,72%, insufficiente per eleggere un rappresentante. In Svezia il Djurens Parti alla sua prima esperienza elettorale ottiene solo lo 0,19%, cosi’ come l’Animal Party Ciprus, di Cipro, che, nato nel gennaio 2014, non è riuscito a condurre un’adeguata campagna elettorale.
Congratulazioni ai nostri nuovi eletti e auguri di buon lavoro ai parlamentari che andranno in Europa a difendere i nostri amici animali e Stop Vivisection.

Italia poco attrattiva per l’estero: è proprio un male?

Roma, 28 mag
A prima vista potrebbe sembrare un triste primato. L’ennesima classifica nella quale l’Italia si piazza fanalino di coda. In effetti così è, relativamente: nel rapporto che annualmente viene redatto dalla società di consulenza Ernst & Young, nell’ambito degliinvestimenti diretti esteri il nostro paese si colloca all’ottavo posto nel mondo. Non un valore negativo in assoluto, non fosse che nel raffronto con gli Stati dell’Europa occidentale siamo all’ultima posizione. Gran Bretagna e Germania i capisaldi della graduatoria.
 
All’interno di un quadro di competizione globale, la capacità di attrarre capitali riveste un ruolo importante. Mostra infatti quella che agli occhi degli investitori transnazionali è la capacità attrattiva di un sistema economico. In ultima analisi, la sua potenzialità di sviluppo e crescita futura. L’Italia sconta sì un deficit in termini comparativi, ma è proprio del tutto negativo quel che non luccica?
 
Certo gli investimenti internazionali sono cifre -anche consistenti-destinate allo sviluppo. Certo gli investimenti internazionali sopperiscono in parte l’atavica incapacità industriale privata che dopo la svendita delle aziende pubbliche non riesce a compensare il pilastro venuto a mancare. Allo stesso tempo però, i capitali investiti dall’estero non sono certo opere di carità. Checché se ne pensi, l’Italia non è il paese del terzo mondo destinatario di aiuti disinteressati in termini di beneficenza gratuita. Al contrario: gli investimenti rappresentano l’opportunità di mettere le mani su leve importanti del capitalismo nazionale. Parmalat, Bulgari, Lamborghini, Ducati, Telecom Italia sono solo alcuni degli esempi più recenti nei quali la proprietà è passata armi e bagagli in mano a grandi gruppi forestieri. Questo con una mancanza di bidirezionalità, essendo veramente una sparuta pattuglia le imprese italiane che investono all’estero: non in valore assoluto, ma comunque senza almeno pareggiare i valori che prendono la via di Parigi piuttosto che di Berlino.
 
Oltre alle leve di produzione di ricchezza -che solo in parte rimane in Italia, dato che i dividendi vanno alle casi madre d’oltreconfine- a venire a mancare sono anche le possibilità di poter concretamente assumere decisioni, nel senso più sovrano del termine. Il caso Electrolux è esemplificativo: la proprietà svedese ha posto il suo ricatto occupazionale minacciando il trasferimento e il governo non ha potuto far altro che venire incontro alle esigenze dell’impresa con scarso margine entro il quale trattare. Con buona pace di quel che furono gli esempi di Lino Zanussi e dell’imprenditoria pur tanto, troppo italiana ma capace di portarci, ormai trent’anni fa, al quinto posto nel novero delle potenze industriali. Come ama sottolineare il professor Luciano Gallino: senza capacità nazionali saremo oggetto di venti e umori sui quali nulla potremo.Nella migliore dell ipotesi, il destino di una colonia. Forse ricca, ma pur sempre una colonia.
 
Filippo Burla

L’Istat: in Italia giovani in fuga e l’8% delle famiglie in povertà. Raddoppiano i disoccupati

no davvero? E’ colpa nostra, siamo choosy e poi servono riforme…..
Perché mai i giovani dovrebbero andarsene, con un futuro roseo che ci attende, con un presente fatto di sicurezze come un reddito di cittadinanza che NON C’è. Diversamente poveri.


28/05/2014 13:05 | LAVORO – ITALIA | Fonte: rassegna

 L’indicatore di povertà assoluta sale all’8% delle famiglie italiane. Disoccupati raddoppiati dall’inizio della crisi, sono 6,3 milioni gli italiani in cerca di lavoro. Situazione drammatica nel Meridione e per le famiglie monoreddito
 
Povera Italia, verrebbe da dire, scorrendo i dati contenuti nel Rapporto annuale 2014 diffuso oggi (28 maggio) dall’Istat. L’indicatore di povertà assoluta, stabile fino al 2011, sale infatti di ben 2,3 punti percentuali nel 2012, attestandosi all’8% delle famiglie. L’Istituto di statistica sottolinea anche che la grave deprivazione, dopo l’aumento registrato fra il 2010 e il 2012 (dal 6,9% al 14,5% delle famiglie) registra un lieve miglioramento nel 2013, scendendo al 12,5%.
 
Il rischio di persistenza in povertà, ovvero la condizione di povertà nell’anno corrente e in almeno due degli anni precedenti, però, è nel 2012 tra i più alti d’Europa (13,1 contro 9,7%). Si tratta di una condizione strutturale: le famiglie maggiormente esposte continuano a essere quelle residenti nel Mezzogiorno, quelle che vivono in affitto, con figli minori, con disoccupati o in cui il principale percettore di reddito ha un basso livello professionale e di istruzione. Il rischio di persistenza nella povertà raggiunge il 33,5% fra le famiglie monogenitori con figli minori. Nel Mezzogiorno è cinque volte più elevato che nel Nord, tre volte più elevato tra gli adulti sotto i 35 anni, due volte più elevato tra i disoccupati e gli inattivi.
 
Gran parte delle famiglie italiane ha un solo percettore di reddito. La fase di crisi economica ha mutato la struttura del reddito familiare: nel 2011, il 45,1% delle famiglie ha al suo interno un solo percettore di reddito (42,4% nel 2007), il 41,2% ne ha due e il 12,8% tre o più. I trattamenti pensionistici concorrono, più che in passato, a determinare le condizioni economiche delle famiglie. Tra il 2007 e il 2011, aumenta anche il contributo al reddito familiare di ogni singolo pensionato, pari in media al 43% (due punti percentuali in più).
 
La situazione si fa dunque drammatica per i disoccupati, il cui numero è raddoppiato dall’inizio della crisi, nel 2013 arriva a 3 milioni 113 mila unità. In quasi sette casi su 10 l’incremento è dovuto a quanti hanno perso il lavoro, con l’incidenza di ex-occupati che arriva al 53,5% (dal 43,7% del 2008).Gli analisti dell’Istat affermano che dal 2008 al 2013 l’occupazione è diminuita di 984 mila unità (-973 mila uomini e -11 mila donne), con una flessione del 4,2% e un calo più forte nell’ultimo anno (-478 mila occupati).
 
Il tasso di occupazione scende al 55,6% (dal 58,7% del 2008). Nel Mezzogiorno il calo è più forte (-583 mila unità, -9%), con il tasso di occupazione pari al 42%, a fronte del 64,2% del Nord e del 59,9% del Centro. Il calo dell’occupazione nei cinque anni è quasi esclusivamente maschile (-6,9% a fronte di -0,1% per le donne); tuttavia nel 2013 torna a calare anche l’occupazione femminile (-128 mila unità, pari a -1,4% rispetto al 2012).
 
Anche il tasso di occupazione degli stranieri si riduce, di 9 punti, attestandosi al 58,1%; per gli uomini il tasso è al 67,9%, per le donne al 49,3% (rispettivamente -14 e -3,4 punti), nonostante la crescita, tra il 2008 e il 2013, degli stranieri occupati (+246 mila unità tra gli uomini e +359 mila tra le donne).
 
Inoltre, prosegue l’Istituto di statistica , cresce la disoccupazione di lunga durata che raggiunge il 56,4% del totale (45,1% nel 2008). Si riducono gli ingressi nell’occupazione dalla disoccupazione: se nel periodo pre-crisi (2007-2008) su 100 disoccupati 33 avevano trovano un lavoro un anno dopo, nel periodo 2012-13 questi scendono a 24. Per ogni disoccupato, c’è almeno un’altra persona che vorrebbe lavorare.
 
Nel 2013 il totale delle forze lavoro potenziali, ovvero gli inattivi più vicini al mercato del lavoro, arriva a 3 milioni 205 mila, con un incremento di 417 mila unità. Complessivamente, nel 2013 sono 6,3 milioni gli individui potenzialmente impiegabili . Aumentano anche gli scoraggiati, che tra le forze di lavoro potenziali sono 1 milione 427 mila individui.

L’Italia uscirà dall’euro, Renzi è un bluff

dedicato ai cantori che la Ue fa guadagnare la Germania….ma toh pure Luttwack si lagna delle “mancate riforme”…..ma non era la Merkel che dettava ordini?

“Renzi non riuscirà a non onorare gli impegni con la Merkel e l’Italia dovrà uscire dall’euro”. La profezia, funesta, è del politologo americano Edward Luttwak che intervistato da Affaritaliani.it avverte: “Gli Usa hanno interesse che l’Europa resti unita e che ritrovi la via della crescita perché questo consente al Vecchio Continente di avere un cambio euro/dollaro elevato sui mercati valutari”. 

Il successo dei No Euro – Dovevano essere le elezioni dello sfondamento degli euroscettici e in qualche misura lo è stato. I partiti contro l’euro e ostici alla Bce hanno trionfato, conquistando il primato nei rispettivi paesi, solo in Francia con il Front National di Marine Le Pen, in Gran Bretagna con l’Ukip di Nigel Farage e in Ungheria con il Fidesz di Viktor Orban. Nei restanti paesi Ue i No Euro sono andati bene, ma la presidenza della commissione finirà ancora una volta al Ppe e a Jean-Claude Juncker, per la gioia di Obama e delle grandi banche d’affari statunitensi. “L’interesse americano – afferma Luttwak – è che l’Europa goda di buona salute e che ci sia sempre un euro forte”, trend “sostenuto incredibilmente e in maniera fanatica anche dalla Banca Centrale Europea“. Draghi dunque starebbe facendo il gioco degli Usa, invece che aiutare la crescita del Vecchio Continente. Poi il politologo sgancia la profezia. Ora che in Italia e in Spagna i partiti tradizionali hanno tenuto l’attacco dei no euro e, nel caso italiano, Matteo Renzi ha sconfitto in casa il pericolo grillino, per i Paesi del Pigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) si apre la grande sfida e cioè “ritrovare la via della crescita”, spiega Luttwak. Ma non è facile, anzi. In primis, “perché Spagna e Italia hanno rifiutato di intraprendere un serio cammino di riforme”. In secondo luogo perchè “rimanere nell’euro, soprattutto per l’Italia, vorrebbe dire fare ricorso per i prossimi anni ancora a pesanti politiche di austerità dettate dal Fiscal Compact“.

Renzi e l’uscita dall’euro – Politiche di austerità corrispondono secondo il professore ad avere “zero deficit e una riduzione del 2% del debito all’anno”, una sforbiciata “di 40 miliardi, 10 Imu” ogni 12 mesi”. Uno scenario che “condannerà le prossime generazioni alla disoccupazione strutturale e che Renzi non potrà evitare a meno di un’uscita dall’euro o di non rispettare i nuovi dictat dell’Unione Europea: trovare 10 Imu all’anno è una pura fantasia. Vorrebbe dire strozzare l’economia”, sentenzia Luttwak. Si tratterebbe quindi di salutare la Merkel e di non onorare gli impegni presi nei mesi scorsi. “Renzi farebbe meglio a rivelare il suo piano“, conclude Luttwak e cioè che “non intenderà rispettare mai i patti europei. Sarebbe più serio”

Perchè gli Stati Uniti ci guadagnano – Poi il professore ritorna sulle europee e su come una tenuta dell’euro può solamente giovare gli States, spiegandone i motivi, ma sopratutto i guadagni. Lo spread è tornato oggi a scendere nei Paesi che utilizzano il rapporto Btp e Bund tedeschi (per l’Italia da 200 della settimana scorsa a 160 di lunedi 26 maggio), le borse a crescere e la moneta unica, dopo le europee, continuerà comunque a rimanere forte sul dollaro. “Un dollaro debole, da mantenere il più possibile a questi livelli, è una situazione super-vantaggiosa per gli Usa: un volano per le esportazioni che spingono al rialzo il Pil e, di conseguenza, al ribasso il rapporto debito/Pil”, spiega Luttwak.

Lo spread e la speculazione – Riguardo agli improvvisi aumenti dei giorni scorsi dello spread il politologo si dice convinto che “non si è trattato di movimenti strutturali che miravano a una disgregazione dell’euro, quanto soltanto di volatilà: alcuni operatori finanziari hanno approfittato dell’incertezza scommettendo sulle vendite per guadagnare”. Un discorso che qualche giorno fa era stato anticipato da Massimo D’Alema che sottolineava come “le voci circa l’avanzata di Grillo a ridosso del Pd “erano il frutto di una manovra di speculazione finanziaria, e proprio per questo lo spread aveva fatto un balzo in alto, permettendo a chi ha diffuso le voci di comprare titoli a maggior rendimento

Edward Luttwak
Fonte: http://www.lintellettualedissidente.it/
26.05.2014

TAV Torino – Lione, le merci? Sulla vecchia ferrovia!

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Marco Cedolin
Da anni sosteniamo ripetutamente il convincimento che mai e poi mai un treno merci transiterà sulle rotaie dell’alta velocità italiana, mettendo oltretutto in luce il fatto che in nessun paese del mondo le infrastrutture per i treni ad alta velocità vengono usate per il trasporto delle merci. La ragione di questo convincimento è di una semplicità disarmante: semplicemente sarebbe tecnicamente ingestibile (richiedendo tempi e costi di manutenzione enormi) l’uso della stessa infrastruttura sia per i pesantissimi treni merci, sia per i velocissimi convogli passeggeri, anche se realmente (e non è così) esistessero delle merci da poter trasportare sulle tratte ad alta velocità ed avesse (e non è così) un senso logico far correre a 300 km/h un treno merci, mentre la logistica continua a viaggiare a passo di lumaca.
Finalmente, anche per quanto concerne la futura linea TAV Torino – Lione, fin dall’inizio spacciata come un mezzo indispensabile per movimentare le merci fra l’Italia e la Francia, s’inizia a fare un po’ di chiarezza….
 
come emerge da un documento, firmato dal coordinatore per il progetto Laurens Jan Brinkhorst, divulgato dalla rivista francese Reporterre, ignorato bellamente dalla stampa italiana, sempre pronta a prodigarsi in dossier di ogni genere, concernenti il TAV Torino – Lione, ma anche così restia a dispensare almeno una tantum qualche briciola di verità.
 
Nel documento in oggetto, si afferma con innocenza adamantina, che in futuro per trasportare le merci fra Italia e Francia (quelle stesse merci che secondo le eminenze grige nostrane rendevano indispensabile un buco di 60 km nelle montagne) verrà utilizzata la linea ferroviaria esistente, recentemente ristrutturata, nonostante il buco del Frejus rislga ai tempi di Cavour.
 
Quelle poche merci che si possono trovare, passeranno insomma nella galleria esistente, che in tutta evidenza va benissimo per adempiere a questa funzione, ma come evitare di domandarsi il buco del TAV allora cosa lo si scava a fare? Decine di miliardi di euro, sperperati in un momento di tragica crisi, per consentire ai torinesi (quali?) di andare a prendere il caffè a Lione prima che si freddi, sembrano un lusso che a nostro avviso difficilmente ci si può permettere.
http://marcocedolin.blogspot.it/2014/05/tav-torino-lione-le-merci-sulla-vecchia.html

Fate una bella cosa, tifosi di Renzi & Ue

A futura memoria: chiunque abbia votato per i partiti “europeisti” – e in particolare, qui in Italia, per il Pd di Matteo Renzi – non è semplicemente un illuso, ma un diretto corresponsabile di tutto quello che accadrà d’ora in avanti in campo economico e politico.

Ancora più che in passato, quando certe strategie potevano sfuggire a chi non le osservasse con la dovuta attenzione, non si può concedere nessuna scusante. La verità è semplicissima e brutale: chi si ostina a sostenere l’establishment è un suo connivente. Ovvero, per usare un termine ancora più esplicito, un suo complice. E ad attenuarne la colpa non basta di sicuro il fatto che questa complicità sia destinata a risolversi in un boomerang, per cui le durissime conseguenze delle trasformazioni sociali cui andiamo incontro ricadranno anche sulla generalità dei cittadini che oggi le assecondano, o addirittura le esaltano.

Chi si mette nelle mani di un potere spietato e cinico, che quantomeno in Occidente coincide con la finanza speculativa di cui Bce e Federal Reserve sono i perni istituzionali (e fintamente pubblici), perde ogni diritto a lamentarsi. Avendo scelto di lasciarsi asservire a interessi palesemente oligarchici, nella speranza di riceverne in cambio qualche vantaggio, è tenuto a sapere che la sua non è una forma di fiducia, per quanto ottusa, ma un investimento azzardato, che rovinerà la stragrande maggioranza di coloro che ci cascano. Come si dice nel linguaggio di Borsa, si tratta del “parco buoi”: soggetti pronti ad andare al macello, e tanto di guadagnato se non se ne accorgono e se non traggono alcun insegnamento dalla sorte, fatale, di chi li ha preceduti.

Sono stati truffati? Certo che no. Hanno solo sbagliato i loro calcoli, con l’aggravante di aver distolto lo sguardo da ciò che avevano lì sotto il naso e che poteva facilmente servire a disingannarli, se soltanto avessero avuto (se soltanto avessero voluto avere) quel minimo di lucidità e autonomia che è necessario per scuotersi dal torpore collettivo. Invece no. Invece di giudicare in maniera spassionata i nuovi e vecchi imbonitori, cogliendone la sostanziale omogeneità rispetto ai temi davvero cruciali, connessi all’offensiva neoliberista che mira ad affermare ovunque i modelli sociali statunitensi, si sono adagiati una volta di più sul consueto bisogno di rassicurazione.

Ansiosi di tornare agli standard di prima della crisi, o se non altro a una loro discreta imitazione, hanno abboccato alle promesse di rilancio a tutto campo, inchinandosi di buon grado al totem del Pil. Come se fosse ancora lecito ignorare che esso, il Pil, è un dato da prendere con le molle, visto che da un lato è basato su parametri a dir poco opinabili e dall’altro, soprattutto, prescinde da qualunque garanzia di un’equa distribuzione della ricchezza complessiva.

Un miscuglio di opportunismo babbeo e di frivola vigliaccheria che ha inibito ogni attività intellettiva, e politica, e democratica, degna di tal nome e che ci ha portati a quel che sappiamo. La schiacciante vittoria del Pd, cui vanno affiancati i consensi raccolti dagli alleati espliciti del Ncd-Udc e dai finti oppositori degli altri spezzoni dell’ex PdL, e dunque l’avallo a un avvenire che nelle linee guida prosegua nel segno del recente passato. Un’Europa ancora dominata dalla Troika, con l’unica, eventuale differenza di un blando allentamento del “credit crunch” tramite misure straordinarie imperniate su una variante europea e su scala ridotta dell’enorme quantitative easing adottato dalla statunitense Federal Reserve, e un governo nazionale che acceleri il passo sulla via delle privatizzazioni e del ridimensionamento del welfare.

A futura memoria, quindi, chiunque abbia votato per il Pd di Renzi, o per uno qualsiasi degli altri partiti che vogliono mantenerci succubi dell’euro e dell’attuale (stramaledetta) Unione europea, dovrebbe mettere per iscritto questa sua scelta e custodire il relativo foglietto con ogni cura. In modo da poterlo recuperare non appena si saranno dispiegati appieno gli effetti delle riforme ormai incombenti, e domandarsi se ciò che avrà raccolto coincide oppure no con ciò che si augurava.

Dopo di che, sempre che gli sia rimasta una briciola di consapevolezza, potrà fare nei confronti di sé stesso quello che ha omesso di fare domenica scorsa nei riguardi di Renzi & C.: mandarsi affanculo.

Federico Zamboni    
http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2014/5/28/fate-una-bella-cosa-tifosi-di-renzi-ue.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews