Oggi pomeriggio sit-in del Coordinamento 9 dicembre contro il governo Letta

14 dicembre 2013, 13:07 Catanzaro Cronaca
 
Un sit-in contro il governo Letta e contro tutti i governi non eletti che si sono succeduti ultimamente, contro l’asservimento all’Europa, la casta e per la sovranità monetaria: è quanto ha in programma il Coordinamento 9 dicembre per oggi, sabato 14 dicembre, alle ore 17.30 su corso Numistrano a Lamezia, all’altezza dell’edificio scolastico Magg. Perri. La protesta si inserisce nel clima di mobilitazione che a livello nazionale sta infiammando le piazze e che nei giorni scorsi ha portato anche a Lamezia alla realizzazione di diversi presidi e flash mob.
Dietro la semplificazione del nome “forconi”, che giornalisticamente fa presa sul pubblico, si nasconde un profondo malessere del popolo italiano. Quello che si sta muovendo in questi giorni è il popolo spontaneamente organizzato per cambiare le cose, è la voce genuina di chi non ce la fa più, di chi non può più starci a queste condizioni. Il premier Enrico Letta ha sostenuto in questi giorni che chi protesta in questi giorni non è rappresentativo: ebbene, dovrebbe spiegarci con quale coraggio parla di rappresentatività quando il popolo è in piazza contro un governo che non è stato scelto da nessuno, sostenuto da un Pd che rappresenta meno di 2 italiani su dieci, considerato l’altissimo tasso di astensionismo alle ultime elezioni, e da un Nuovo Centrodestra che alle ultime elezioni neanche esisteva.
E contro questo colpo di stato chi si ribella viene tacciato di populismo. Ecco dunque che, se si profila una lotta dei populisti contro i servi di un capitalismo finanziario alla deriva e contro un’oligarchia decisa a non abbandonare il timone, allora occorre stare assolutamente dalla parte di chi, al di là delle demonizzazioni dei media prezzolati, viene tacciato di populismo. Se populista è chi sta dalla parte del tricolore, per l’unità del popolo oltre ogni sigla partitica, contro le ruberie della politica e le imposizioni di Bruxelles e dei mercati, indifferenti alla crisi che morde nelle tasche della classe media come mai prima d’ora, allora siamo tutti orgogliosamente populisti.
Se populismo è il grido di un popolo che non sopporta più ingiustizie, tutti coloro che vogliono lanciare questo grido sono chiamati a partecipare domani al sit-in. È indispensabile che la mobilitazione sia costante e si propaghi ovunque, perché si ottenga qualcosa. Ognuno di noi è responsabile del proprio domani.
http://www.cn24tv.it/news/80216/oggi-pomeriggio-sit-in-del-coordinamento-9-dicembre-contro-il-governo-letta.html

La leggenda dell’idillio tra polizia e forconi, quando le bugie ed omissioni fan comodo alla narrazione di taluni ribelli

capisco che i mediamainstream vengano contestati per le bugie e le omissioni, ma quando la narrazione fa comodo ci si allinea ben volentieri
Tra le FFOO ci sono anche quelli e non pochi che hanno caricato i manifestanti dei blocchi, episodi che non vengono menzionati perché fa comodo far vedere che sono dalla parte dei manifestanti quando si tolgono i caschi per far credere che i veri antagonisti invece vengono picchiati
Facciamo un sunto:

5 giorni fa CARICHE:

Scontri, cariche e blocco dei binari 

IL 12 dic Liguria – Ma la polizia ha dovuto sparare i lacrimogeni e usare le maniere forti per allontanare i manifestanti. Torino Nel pomeriggio, alcuni manifestanti hanno riformato un blocco del traffico in piazza Derna, nella zona nord di Torino, ma è stato subito rimosso dalla polizia .
Altri dimostranti hanno tentato di invadere la tangenziale entrando dall’interporto di Orbassano ma sono stati bloccati.
…….TORINO  I Carabinieri hanno risposto lanciando lacrimogeni e caricando.  LINK

Al link cè anche un video che mostra, nonostante l’abbraccio del manifestante che la polizia TIENE SU I CASCHI

11 DIC I Forconi: Al terzo giorno della protesta dei “forconi”, la polizia prova a cambiare registro. Dopo che all’alba agenti in tenuta antisommossa hanno sgomberato il Caat di Grugliasco, cioè i mercati generali di Torino, per consentire a 300 camion di uscire con le derrate per negozi e supermercati (non ci sono stati tafferugli con i duecento manifestanti) ed è stato rimosso anche il blocco istituito sin da lunedì mattina in piazza Derna, nel primo pomeriggio il movimento 9 Dicembre ha deciso di fare un passo indietro. “Abbandonare tutti i presidi perché la Questura ha dato disposizione di sgomberare le piazze in qualsiasi maniera” si legge in un comunicato pubblicato
I forconi e la deflagrazione dell’Europa
……In piazza Derna, dopo essere stati allontanati questa mattina all’alba, i manifestanti hanno rioccupato la rotonda bloccando il traffico. La polizia ha sgomberato la piazza con una carica di alleggerimento, ma la situazione è rimasta tesa perché i manifestanti non hanno abbandonato lo spazio…………. LINK

due giorni fa A Ventimiglia dopo ore di blocco dei Forconi la polizia spara lacrimogeni ma non carica, LINK a meno che non si consideri anche la raffica di lacrimogeni come segno di amore tra manifestanti dei blocchi e FFOO

E sono una piccola parte delle cariche non dette. Ma finiranno di ricamare sopra questo ipotetico idillio? No perché fa comodo ai politically correct. E poi, non era quello che prorpio taluni han chiesto, ossia che vengano isolati i violenti come richiesto dai sindacati? Ecco a che son servite le cariche.

No Tav, Perino condannato al pagamento di una multa per invasione di terreni

http://www.nuovasocieta.it/flash-news/no-tav-perino-condannato-al-pagamento-di-una-multa-per-invasione-di-terreni/

 dicembre 13 – 17:13 2013

di: MARTA TONDO

Undici attivisti No Tav, tra cui il leader storico del movimento Alberto Perino, sono stati condannati a pagare multe variabili dai 400 agli 800 euro al termine di un processo celebrato per il reato di invasione di terreni. Al vaglio dei giudici c’era il tentativo attuato dagli attivisti di ostacolare l’avvio di sondaggi, nel 2010, in una località nei pressi di Susa chiamata Traduerivi. Uscendo da palazzo di giustizia, Perino ha detto «le sentenze non si commentano ma si impugnano».

Si tratta comunque di sentenze emesse da Magistrati “autoproclamati” che operano senza accettare alcun controllo DEMOCRATICO.

INDIA: STOP AI TRENI VELOCI PER PROTEGGERE GLI ELEFANTI

http://www.lastampa.it/2013/12/13/societa/lazampa/india-stop-ai-treni-veloci-per-proteggere-gli-elefanti-qO4eSoSOfRwAnckJLfnbMI/pagina.html

La Zampa – 13/12/2013

I giudici della Corte Suprema hanno accolto il ricorso 

di un giornalista che chiedeva l’imposizione di un limite di velocità
per i mezzi che attraversano i “corridoi” utilizzati dai pachidermi

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AFP

Troppe morti. Un mese fa addirittura un intero branco decimato. Il tutto causato dalla velocità dei treni. L’India ha così deciso di correre ai ripari per difendere i suoi elefanti e il loro habitat.

La Corte Suprema, il massimo organo giudiziario indiano, ha così deciso di vietare i treni veloci che attraversano le riserve naturali popolate dai pachidermi allo stato brado.

Tutto è nato dal ricorso Shakti Prasad Nayak, giornalista e appassionato di fauna, che chiedeva l’imposizione di un limite di velocità a 25 chilometri orari per i treni che passano nei «corridoi» usati dagli animali soprattutto nelle ore notturne. Secondo la legge, in queste zone i convogli devono rallentare a 40 chilometri all’ora, ma questa norma non è quasi mai rispettata.

Nei mesi scorsi, una serie di gravi incidenti ferroviari nella regione himalayana nord orientale di Dooars, ai confini con il Bhutan, popolata da diverse specie in via di estinzione, come elefanti, rinoceronti e tigri, aveva sollevato delle accese proteste da parte delle associazioni di difesa degli animali e anche delle autorità locali contro le Ferrovie indiane.

Per proteggere gli elefanti, un animale sacro per gli induisti che lo raffigurano nel dio Ganesh, i giudici K.S. Radhakrishnan e Dipak Misra, hanno chiesto di limitare la velocità dei treni passeggeri e merci che attraversano le aree protette. In particolare, hanno ordinato la deviazione del traffico tra Siliguri e Alipurduar, un tratto dove quest’anno sono morti diversi elefanti a causa della collisione con i treni. L’ultimo incidente in questa area di dense foreste risale a circa un mese fa quando ben sei pachidermi sono stati uccisi e 15 sono rimasti feriti mentre attraversavano di notte i binari.

Secondo i dati ufficiali, tra il 2007 e 2012 sono morti 77 elefanti nelle riserve naturali del Paese a causa di scontri ferroviari, ma gli ambientalisti stimano che siano almeno 500, in quanto molti incidenti non sono stati registrati dalle autorità forestali.

Di recente il governo locale del West Bengala ha deciso di prendere misure di protezione, come quello di costruire dei cavalcaferrovia nei punti di passaggio. Esiste anche un progetto pilota per dotare i treni di «radar» per segnalare la presenza degli elefanti che si muovono soprattutto di notte in cerca di acqua o cibo.

In India vive oltre la metà degli elefanti allo stato brado esistenti in Asia, ma la loro sopravvivenza è minacciata dalla crescente urbanizzazione del territorio e dalla costruzione di strade e ferrovie.

L’Europa prevede il saccheggio dei conti correnti per salvare le banche in difficoltà

http://www.tgvallesusa.it/?p=4084

SCRITTO DA: FABRIZIO SALMONI – DIC• 12•13

Autorevoli voci giornalistiche parlano di un’intesa europea per il saccheggio dei conti correnti in casi di emergenza, cioè per salvare le banche che rischiano di fallire. Il silenzio dei nostri media.

wallstreetNon è solo un’opinione ed è preoccupante: secondo tutti i maggiori canali di informazione finanziaria, il ministro irlandese delle Finanze Michael Noonan al convegno Future of Banking in Europe, svoltosi ai primi di dicembre, ha spiegato che “quando le banche faranno crac saranno salvate anche sacrificando i depositi e i conti correnti dei clienti presso l’istituto“. Tale tetra prospettiva, sarebbe già prevista nei dettagli nel Meccanismo di Risoluzione Unica, la risoluzione per il salvataggio delle banche accordata nel giugno scorso durante un Consiglio europeo presieduto proprio dall’Irlanda. In esso sarebbero precisati regole e poteri per aiutare i Paesi membri a gestire eventuali situazioni critiche in cui si venissero a trovare le banche. Con l’obiettivo (quanto praticabile o coerente?) di preservare la banca e “minimizzare l’esposizione ai contribuenti (che poi sono gli stessi correntisti) alle perdite”. Il Wall Street Journal porge la notizia come eventualità di un accordo, mancherebbero dei dettagli, ma la Risoluzione è già definita. Secondo questa possibilità, i provvedimenti analoghi adottati a Cipro sarebbero stati solo uno zuccherino. Perchè i media mainstream italiani non hanno scritto niente? Troppo impegnati a incensare Renzi? (F.S.)

SIGNOR LETTA, LEI MENTE

di Francesco Lamendola
13 dicembre 2013

Davanti alle manifestazioni che si svolgono in tutta Italia in questi ultimi giorni, il Presidente del consiglio Enrico Letta ha affermato che il “popolo dei forconi” – parole testuali – «non è l’Italia»; che si tratta di una «piccola minoranza» la quale «non rappresenta il Paese».

Il vice-premier Alfano ha rincarato la dose e ha minacciato severe sanzioni per i perturbatori dell’ordine pubblico: ammirevole concordia fra l’ex Nipote e l’ex Delfino, i quali si sono autoproclamati i novelli salvatori dell’Italia contro il pericolo del «caos» e della «deriva protestataria», deriva alla quale bisogna opporsi specialmente ora, che il Paese sta risalendo la china.

Che stia risalendo la china, a dire il vero, è tutto da dimostrare: non solo il finlandese Olli Rehn, ma anche l’italianissimo Mario Draghi, che non è un Pinco Pallino qualsiasi, ma il Presidente della Banca Centrale Europea, vedono assai fosco il futuro dell’economia italiana e non se la sentono assolutamente di scommettere sulla tenuta dei nostri conti pubblici.

Tuttavia non ci sarebbe alcun bisogno che Olli Rehm o Mario Draghi avanzino simili dubbi e perplessità: basta essere un Italiano normale, un normale lavoratore o pensionato, un normale disoccupato o cassintegrato: basta essere un Italiano che non appartiene alla Casta, che se va in prigione non ha il ministro Cancellieri a tirarlo fuori e se viene beccato a evadere il fisco non ha settanta avvocati a difenderlo, come Berlusconi, né un volonteroso Parlamento che gli confeziona una legge “ad personam” dietro l’altra, a ripetizione, con ventennale tenacia.

Basta essere un piccolo commerciante che ha dovuto chiudere il suo negozio o il suo esercizio, schiacciato dalla tasse e dalla diminuzione della clientela; basta essere un piccolo imprenditore ridotto sul lastrico dalle commesse non pagate, magari da parte di qualche ente statale; basta essere un insegnante precario che da vent’anni viene licenziato a giugno, e non pagato per i tre mesi estivi, per essere poi riassunto a settembre, e così via, senza fine, da una classe all’altra, da una scuola all’altra, da una città all’altra, secondo graduatoria; basta essere un pensionato che non prende 30 o 40 mila euro di pensione d’oro, ma tre o quattrocento euro, con i quali deve pure – Dio sa come, ma i miracoli esistono – aiutare nipoti che non trovano lavoro o figli che l’hanno perduto, magari a quarant’anni o cinquant’anni di età.
Se il signor Letta e il signor Alfano non vivessero in un mondo tutto loro, dove i frigoriferi sono sempre pieni e dove non è un problema andare a pranzare ogni giorno nei migliori ristoranti, forse si renderebbero conto che la “vera” Italia è proprio quella cui essi negano dignità e legittimità, con la scusa dell’ordine pubblico e della “rappresentanza” democratica da difendere. Questa, infatti, è stata l’ultima trovata dell’ineffabile signor Letta: le manifestazioni contro il governo sono pericolose e potenzialmente sovversive perché contestano o rifiutano il concetto della “rappresentanza”, vale a dire, modestamente, lui stesso e gli altri membri della Casta.

Oh bella: e di quale mai “rappresentanza” va parlando? Forse che qualcuno lo ha eletto? Forse che qualcuno aveva eletto il suo degno predecessore e, come lui, sedicente salvatore della Patria, Monti (il quale ebbe la furbizia, o l’improntitudine, di battezzare il decreto finanziario che accelerava il massacro del Paese con il nome suggestivo di “salva-Italia”)? Eh già: senza costoro, l’Italia piomberebbe nel caos; e lorsignori non ci stanno a lasciar precipitare il Paese nel caos; lorsignori lo vogliono salvare, a dispetto di tutto e contro chiunque. «Mi batterò come un leone», ha detto testualmente Letta, rubando la battuta a Berlusconi. Non c’è dubbio che costoro sono dei veri leoni, quando devono battersi per difendere le loro inamovibili poltrone. Schiodarli da lì farebbe sembrare un semplice scherzo le dodici fatiche di Ercole o l’impresa degli Argonauti.

Sono sfrontati, non conoscono pudore né vergogna. Nessuno li ha eletti, eppure si ritengono legittimati a “rappresentare” in maniera impeccabile, anzi, insostituibile, il popolo sovrano; sono arrivati al potere mediante intrighi di palazzo, spintarelle, cavilli e doppi o tripli giochi, però recitano con sussiego la parte degli integerrimi idealisti, delle anime nobili e disinteressate, di tutto preoccupate tranne che del proprio vantaggio e del proprio tornaconto.

Strano: si direbbe che siano piovuti sulla Terra direttamente dal pianeta Marte. Si direbbe che non appartengano alla politica italiana, alla Casta italiana, da una vita intera; si direbbe che, mentre i governi degli ultimi vent’anni facevano aumentare, legislatura dopo legislatura, il deficit dello Stato, loro si trovassero chissà dove, su un altro pianeta, in un’altra galassia, e non nei vecchi partiti, nei vecchi governi, o seduti saldamente nel Parlamento nostrano. Con inaudita faccia tosta si presentano e dicono di essere vergini, di avere le mani nette, di non portare alcuna responsabilità nello sperpero del denaro pubblico, nella corruzione, nella gestione disastrosa della finanza, nel collasso del sistema industriale, nelle politiche fiscali sempre più rapaci e vessatorie, nella distruzione sistematica del sistema scolastico e di quello sanitario, nella vendita al migliore offerente straniero dei settori strategici della nostra economia, dalla flotta aerea alle telecomunicazioni, passando per la chimica, per la siderurgia, e perfino per l’alimentare e il manifatturiero.

Il Ministro dell’economia, Saccomanni, esulta e si compiace perché gli ultimi rilevamenti statistici dicono che, anziché in negativo, la nostra crescita è, attualmente, a “livello zero”: se non fosse una battuta ripetuta a voce alta, si penserebbe di aver capito male, oppure a uno scherzo di dubbio gusto. Questa è la gente che ha deciso di salvarci, di guidarci oltre la crisi, di traghettarci fuori dalla palude della recessione. E intanto cresce il numero dei ragazzi che non provano neppure a cercarsi un lavoro in Italia e che prendono la via dell’estero, esportando competenze ed entusiasmo: non di rado, si tratta di eccellenti laureati, di tecnici di prim’ordine, di ricercatori specializzati che le altre nazioni ci invidiano (e, infatti, se li accaparrano sottocosto, comprandoseli ai saldi di un’Italia in liquidazione).

Esportiamo cervelli, esportiamo fabbriche: sono ormai centinaia, migliaia, le nostre fabbriche migrate verso lidi più accoglienti, creando posti di lavoro altrove e facendone sparire altrettanti qui da noi. Logico, del resto: perché un imprenditore del Veneto o del Friuli dovrebbe rimanere in questa Italia matrigna, pagando circa il settanta per cento di tasse sui guadagni, mentre pochi chilometri più in là, in Austria, i suoi colleghi d’Oltralpe pagano appena il quindici per cento? E, del resto, come reggere una simile concorrenza? Come fare con le banche italiane, che non prestano un euro a nessuno se non hanno le più ampie garanzie, mentre poi, del nostro denaro, fanno tutto quel che vogliono, senza rendere conto a nessuno, e tanto meno ai loro clienti?

Caro Letta, quando lei dice che i forconi non sono l’Italia, mente: è lei che non è l’Italia, che non la rappresenta in alcun modo: lei e tutta la Casta di cui lei fa parte. Certe cose lei non può arrivare nemmeno a capirle. Non può nemmeno arrivare a capire l’indecenza di aver difeso a spada tratta il ministro Cancellieri dopo le sue vergognose telefonate alla famiglia Ligresti; non può arrivare neanche a capire quanto sia stato scandaloso, da parte sua, aver nominato Ministro della giustizia una persona come la Cancellieri, amica di una famiglia come quella dei Ligresti. La pazienza, la stanchezza, la rassegnazione degli Italiani, lei e quelli come lei hanno pensato – a torto – che debbano durare in eterno. Ora, invece, stanno finendo e lei non capisce, sa solo denigrare e disprezzare: ma non ne ha il benché minimo diritto. Dire che chi protesta per le strade e nelle piazze, in questo momento, non è la vera Italia, significa dire che la vera Italia è quella dei miliardari, dei raccomandati, dei membri della Casta: quelli stessi che hanno portato il Paese allo sfascio, che lo hanno spolpato per anni, che infine lo hanno venduto ai poteri forti internazionali, alle grandi banche e agli speculatori finanziari.

In questi primi mesi del suo governo lei non ha fatto assolutamente niente, né per dare il segnale di un reale cambiamento (nuova legge elettorale, tagli ai costi della politica, abolizione delle province e del Senato, o, almeno, dimezzamento del numero dei parlamentari), né per metter mano, e sia pure alla lontana, ai problemi strutturali della nostra economia, primo fra tutti il deficit del bilancio (imposta progressiva sulle proprietà e sui redditi). Ha conservati tutto, ma proprio tutto, così com’era prima, compresi gli stipendi d’oro e le pensioni d’oro, comprese le buone uscite d’oro per i manager pubblici: non ha avuto neppure la decenza, ma vorremmo dire l’intelligenza, di far finta di mettere mano a delle autentiche riforme.

Ha seguito l’esempio del presidente Napolitano, il quale continua a costarci, in questo suo secondo e onnipotente mandato, più dell’Eliseo e di Buckingham Palace messi insieme: neppure un giardiniere, neppure un cuoco, neppure un autista in meno di quanti ve n’erano prima, ai bei tempi della spendacciona e corrotta Prima Repubblica. Tutto è continuato come se nulla fosse stato, come se in questi ultimi anni, in questi ultimi mesi, mentre lorsignori chiedevano al popolo italiano sacrifici di lacrime e sangue, tutto, per loro, potesse andare avanti come sempre, alla solita maniera: mentre invece la povertà è venuta ormai a bussare – e sono i dati ufficiali a dirlo – alla porta di una famiglia italiana su tre. Non la ristrettezza, ma proprio la povertà: quella che spinge le persone a non pagare più le bollette, finché ti staccato il telefono, la luce e il gas; quella che spinge le persone a fare la fila ai mercati generali per portarsi via un po’ di verdura avariata, o alle mense della Caritas per farsi servire un piatto di minestra calda. Quella che costringe le persone a passare l’inverno senza riscaldamento e ad arrivare a fine mese con il frigorifero vuoto.

Difficile dire come andrà a finire, o forse anche troppo facile. Ora che ci siamo svenduti la sovranità nazionale e che la nostra classe dirigente ci ha consegnati al capitale straniero per trenta denari, in cambio della promessa di poter continuare a fare – o di poter continuare a fare finta di fare – quello che è sempre stata, la “nostra” classe dirigente; ora che essa ha ottenuto le garanzie per poter continuare a spolpare quel poco di carne che ancora rimane attaccata alle ossa del nostro popolo, di poter continuare a spremere sempre nuove tasse dai contribuenti sfiancati, e intanto recitare la commedia di preoccuparsi del bene comune e del servizio al Paese, essa che trasferisce i suoi conti bancari all’estero, che manda i suoi figli a studiare nei college anglosassoni, che va a curarsi nelle cliniche svizzere e che poi indice scandalose tavole rotonde per discutere, con sussiego, di “green econony”, di sostenibilità e di buon governo: ora possiamo metterci il cuore in pace e aspettare le prossime due o tre generazioni per sperare in un vero cambiamento. A meno che perdiamo la pazienza e decidiamo di mandarli tutti a casa.

È quello che sta incominciando ad accadere, e costoro già si lanciano in scomuniche e censure, paventando chissà quali pericoli per la nostra democrazia a causa della “piazza”, dei “populismi”, dell’”antipolitica”. Non sembrano rendersi conto che la piazza è il Paese reale, e che la rivolta non è diretta contro la politica in astratto, ma contro di loro: vale a dire contro il peggio di quel che la politica può offrire a quei malcapitati sudditi che, per pudore e per conformismo, si continua a qualificare con l’eufemismo di “cittadini”. Ma i cittadini hanno dei diritti e dei doveri, mentre gli Italiani di oggi non hanno che doveri, primo dei quali chinare la testa, pagare e tacere. Come hanno fatto sino ad oggi, complici una stampa e una televisione prezzolati, che hanno la sfacciataggine di chiedere la sovvenzione del pubblico denaro per continuare a mentirci e a disinformarci a tutto spiano.

Perché non sono soltanto i politici che bisogna mandare a casa, ma tutta la classe dirigente: banchieri, assicuratori, grandi imprenditori, professori universitari, giornalisti, senza dimenticare gran parte della magistratura, degli alti comandi militari e dei servizi segreti: mentre i nostri due marò restano in India e viene pure ventilata la loro condanna a morte. Quei due marò, dei quali tutti sembrano essersi dimenticati, sono il simbolo della vera Italia: dignitosa e tradita. E i politici e i pezzi grossi dell’esercito, che li lasciano in ostaggio dell’India, sono i degni rappresentanti di quell’altra Italia, quella della Casta: senza onore, ma ben decisa a perpetuarsi all’infinito, autocelebrandosi e autoassolvendosi in qualunque circostanza.

I forconi non sono la vera Italia? Lei mente, signor Letta. Lei è il degno rappresentante di una classe dirigente bugiarda, incapace, fuori dalla realtà, ma fieramente decisa a resistere a qualunque cambiamento, a conservare per sempre prebende e privilegi. Lei appartiene a quel partito e a quel Parlamento che non hanno saputo neanche eleggere un nuovo Presidente della Repubblica. Grillo è solo un comico? Eppure, se non fossero risate amare, diremmo che la sua comicità non è da meno…
Fonte: Arianna Editrice
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=46770

LE MESSAGE SUR L’ETAT DE LA NATION 2013 DE POUTINE

EODE -TV / – avec RT – RIA Novosti – EODE Press Office / 2013 12 13 /

https://www.facebook.com/EODE.TV

https://vimeo.com/eodetv

http://www.eode.org/

EODE-TV - Poutine Etat de la nation 2013 (2013 12 13) FR

Le Président de la Russie Vladimir Poutine donne son message sur l’état annuel à la nation au Kremlin à Moscou , le 12 Décembre 2013: «La Russie n’aspire pas à être une superpuissance, ou enseigner aux autres comment vivre » …

Vidéo sur :

https://vimeo.com/81769434

La Russie ne cherche pas le rôle d’une hégémonie régionale ou mondiale, mais défendra ses valeurs et ses intérêts fondamentaux, a déclaré le président russe Vladimir Poutine. Toutes les tentatives pour s’imposer aux autres nations ont échoué, a-t-il ajouté .

Le dirigeant russe a donné l’assurance que la Russie veut respecter la souveraineté et la stabilité d’autres pays, alors qu’il adressait à l’Assemblée fédérale , réunion des deux chambres du parlement russe . « Nous allons chercher le leadership en défendant le droit international , en préconisant le respect de la souveraineté nationale , l’indépendance et l’unicité des peuples », a déclaré V.V. Poutine.

EODE-TV / EODE Press Office

http://www.eode.org/eode-tv-geopolitique-le-message-sur-letat-de-la-nation-2013-de-poutine/

Enrico Leoni del movimento ridicolizza la giornalista che voleva ridicolizzarlo

Casa lavoro sanità, istruzione e reddito di cittadinanza, ripristino della sovranità monetaria, rinazionalizzazione imprese strategiche…

http://www.stampalibera.com/?p=69444

video al link .

che pena sti marchettari che si chiamano giornalisti
….”non hanno un programma, non si sa cosa vogliono”…..turatevi le orecchie o imparate a leggere quanto loro stessi diffondono

L’UNGHERIA l’ha fatto, E NOI?

perché molti inorridiscono di fronte ai risultati ottenuti dall’Ungheria? La presunta dittatura del partito di Orban, democraticamente eletto (anche se la democrazia elegge chi piace al popolo e non all’élite ed ai suoi lacché viene subito tacciata di essere dittatura. La beneamata e benevola Europa dei popoli infatti inveisce contro l’Ungheria perché non solo ha riposto la Banca centrale sotto il controllo del Parlamento (mamma che provvedimento dittatoriale, il popolo che tramite il parlamento controlla la banca centrale nazionale come era da noi prima del 1981??? Orrore!) ma ha anche cacciato il FMI dal territorio magiaro. Ha anche aumentato le pensioni, mentre da noi vengono decurtate alla fonte anche agli anziani ricoverati. Mannaggia, questo populismo rovinerà….le ELITES DEI BANCHIERI….Populismo così i banchieri definiscono i governi o proposte e programmi INTENTI A FAVORIRE LE MASSE. SI CHIAMAVA WELFARE UN TEMPO.

Posted By Nicoletta Forcheri On 13 dicembre 2013

 
Posted by: redazione [2] in Pensiero e Sovranità [3] 1 dicembre 2013
 
Solamente staccando la spina alla Troika l’Ungheria riparte. E noi?
 
Jervé
 
Ungheria
 [4]
 
CACCIATA UE-BCE-FMI, L’UNGHERIA RINASCE: TAGLIO COSTO LUCE GAS ACQUA DEL 20% TICKET BUS DEL 10% IVA RIDOTTA DA 27% A 5%
 
30 nov 2013 – Budapest – L’Ungheria continua la sua politica di abbassamento delle tasse e delle tariffe. I giornali e i vari talk show italiani continuano a ignorare la rivoluzione economica che sta avvenendo in Ungheria perché si vuole tenere il popolo nell’ignoranza onde evitare che un numero sempre crescente di persone inizi a opporsi alle misure lacrime e sangue varate da questo governo per conto dell’Unione Europea.
 
Per chi non ne fosse a corrente (e purtroppo sono ancora tantissimi) il governo magiaro alcuni mesi fa ha deciso di ripagare con due anni di anticipo il debito contratto col Fondo Monetario Internazionale allo scopo di non subire piu’ pressioni ricattatorie da parte dei suoi ispettori.
 
Dopo essersi liberato di questi ricattatori e usurai il governo ha iniziato ad adottare una serie di provvedimenti aventi lo scopo di stimolare l’economia e aiutare le fasce piu’ deboli e cosi’ ha deciso di abbassare le bollette di luce, acqua, gas e nettezza urbana del 20% e ha aumentato le pensioni per compensare i recipienti dell’aumento del costo della vita.
 
Tali provvedimenti sarebbero stati sufficienti per migliorare le condizioni di vita degli ungheresi ma il governo ha deciso di andare oltre e infatti nel disegno di legge fiscale recentemente approvato dal parlamento sono previste nuove misure sugli assegni familiari e riduzione dell’IVA dal 27% al 5 % sui suini vivi e macellati.
 
Inoltre questo disegno di legge amplia le possibilità di detrarre le tasse sui contributi sociali e sul reddito personale delle famiglie con più figli nella fascia di reddito medio-bassa e questo ampliamento delle detrazioni fiscali familiari costerà al bilancio 53 miliardi di fiorini (oltre 180 milioni di euro) ed interesserà circa 260mila famiglie.
 
Ma se i cittadini ungheresi sono fortunati quelli di Budapest lo sono ancora di piu’ visto che l’amministrazione municipale di questa citta’ ha deciso che dal 1 Gennaio del 2014 il prezzo degli abbonamenti per i trasporti pubblici sarà ridotto del 10% e nello specifico gli abbonamenti mensili passeranno dagli attuali 10.500 fiorini a 9.500, l’annuale da 114.500 costerà 103.000 fiorini, il pass mensile per gli studhttp://terrarealtime.blogspot.it/2013/11/cacciata-ue-bce-fmi-lungheria-rinasce.htmlenti scenderà da 3.850 a 3.450 e quello mensile per pensionati da 3.700 a 3.330 fiorini.
 
Questo e’ quello che avviene quando al governo ci sono partiti nazionalisti che fanno l’interesse del popolo e questo spiega il perche’ la nostra casta dirigente teme la crescita del nazionalismo in tutta Europa e usa parole estremamente offensive per attaccare chiunque osa opporsi alla dittatura dei poteri forti.
 
L’Ungheria dimostra che un’alternativa all’austerita’ esiste e sarebbe ora che anche gli italiani protestassero affinche’ tali politiche vengano adottate anche in Italia.
 
GIUSEPPE DE SANTIS – Londra.
 

FORCONI: “ARRESTATECI TUTTI, VOGLIAMO DIVENTARE EROI”

parola ai golpisti, che sono talmente razzisti che prendono ad esempio Mandela
 
Posted By Redazione On 13 dicembre 2013
 
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Mariano Ferro, il comandante in capo dei Forconi siciliani,parlando in un comizio ad Avola, ha spiegato perché il Movimento è stato espropriato del suo simbolo e della sua mobilitazione. “Ci hanno detto che appena vedono un nostro mezzo fermo, lo sequestrano. Così non viene nessuno, niente”.Il pugno duro del Ministero dell’Interno, esercitato con le prefetture e le questure, ha funzionato alla grande nell’Isola, ma ha fatto flop altrove, perché non ci si attendeva che i Forconi sbarcassero nella Penisola e diventassero una “bandiera” nazionale. Non solo e non più autotrasportatori, ma assembramento di malcontenti: contro le tasse, per il lavoro, la casa, i servizi pubblici. Tutto ciò che non va è rappresentato nelle cento piazze d’Italia. Perciò Mariano Ferro morde il freno, schiuma rabbia: è il re della piazza detronizzato. Parla alle telecamere, si spende con i giornalisti, incoraggia, insulta, s’avvelena il sangue e mette la faccia con i seguaci.
 
Martino Morsello, Presidente dei Forconi siciliani, invece occupa la piazza mediatica. Ferro e Morsello sono i dioscuri del Movimento. Il primo batte il marciapiede, la strada e avvicina la gente, il secondo invia messaggi a raffica, i “Forconi pensiero”, li chiama. Sono “pillole di saggezza”, incitamento alla lotta, denunce generiche condite da una grandinata di insulti.
 
La conversione al web è miracolosa. Martino Morsello inonda mezza Italia con i suoi spot e mena vanto della conversione. “Il movimento dei Forconi grazie ad internet ha mondializzato il forcone”,esulta Morsello.
 
I bersagli sono multipli, radicali, definitivi: consiglieri comunali, provinciali, regionali, sindaci, onorevoli, senatori. Ci sono anche intimazioni. Per Alfano, Grillo, Crocetta. “Il voto corrotto elegge politici corrotti”. E poi: “con i ” Forconi” le categorie si autorappresentano, non avranno più bisogno dei parassiti rappresentanti servi di regime… Tutti quelli che si sono dichiarati rivoluzionari, compreso Crocetta lo dimostrino ora, altrimenti vadano a fare in culo…”
 
Martino Morsello sa anche volare alto: “Mandela è stato un rivoluzionario esattamente come noi”. E poi: “Arrestateci tutti, vogliamo diventare eroi”.
 
Quanto alle forze dell’ordine “per dovere istituzionale devono difendere lo Stato. E’ il popolo che democraticamente si elegge i governanti. Se questi truccano le carte, il popolo deve unirsi per ripristinare la democrazia, le regole oneste e civili”. Ma quando il popolo scenderà nelle piazze “le forze dell’ordine per dovere istituzionale saranno col popolo”.
 
“Il ministro siciliano Alfano mandi la polizia dentro il palazzo e collabori a tagliare la testa alla piovra. Il suo messaggio è ambiguo e pericoloso. si dia da fare a debellare il male che si annida dentro i palazzi di potere di tutta Italia e non perda tempo a costruirsi il partito”.
 
Infine un endorsment sul Movimento: “Equidistanza dai vuoti concetti di destra e di sinistra che per 60 anni hanno spaccato il popolo in due compromettendone la stessa esistenza”E una sollecitazione, tra parentesi, di difficile interpretazione: “Gaber va assimilato, digerito e non solo ascoltato”.
 
A Grillo un consiglio: “Inviti le forze dell’ordine a mettersi con il popolo, noi invitiamo Grillo a imporre ai suoi onorevoli di organizzare una seduta parlamentare aperta al popolo; inviti i suoi elettori a partecipare nelle piazze dei forconi”.
 
“Chi cazzo sono questi Forconi?”, si è domandato Maurizio Crozza a Ballarò. La risposta è tutta nelle pillole di saggezza di Martino Morsello, proposte, “copia e incolla”.
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