VOCI DISCORDANTI ANCHE NEL PARTITO SOCIALISTA FRANCESE

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SCRITTO DA: CONTRIBUTI – DIC• 04•13

presidioeuropa

Comunicato Stampa

3 dicembre 2013

NO TAV – NON TGV


Questa settimana mi sono convinto che il TAV mi fa impazzire!” Lo afferma Gilles Savary[1], Deputato del Partito Socialista eletto nella Gironda, un SI’ TAV della prima ora

Martedì apprendo, pur senza sorprendermi, che Alain Rousset[2] ha dichiarato al quotidiano “Sud-Ovest” che le due linee ad Alta Velocità verso Tolosa e la Spagna saranno realizzate insieme, prima del 2030, contrariamente alla decisione del Primo Ministro alla luce delle conclusioni della Commissione Mobilità 21[3].

Lo stesso giorno leggo su “Le Monde” che SNCF ha svalutato i suoi attivi TGV perché il modello economico del TGV è sorpassato!

Martedì sera presiedo un dibattito a Palazzo Brogniard[4] durante il quale Jean-Pierre Farandou[5], dirigente di SNCF, dichiara che dappertutto il modello TGV è invendibile, e lo dichiara “morto” a favore di un modello di trasporto ferroviario “low cost” ad alta qualità di servizio!

Mercoledì mattina, al Senato, il capo di RFF ha detto che la riconquista delle capacità della rete convenzionale è la priorità assoluta, e dato che il suo debito si degrada, attende la riforma delle ferrovie che proibirà a RFF di indebitarsi nella realizzazione di nuove linee ad Alta Velocità.

La sera il ministro dei Trasporti conferma l’annuncio dato da Alain Rousset il giorno prima!

infine votiamo in Commissione parlamentare un Trattato franco-italiano per la realizzazione della galleria di base Lione-Torino, al costo di € 26 miliardi e senza considerare il passante ferroviario di Lione. Il tutto con annunci di sovvenzioni europee del 40% promessi dappertutto in Francia la cui disponibilità nel prossimo bilancio dell’Unione Europea 2014-2020 (7 anni e 28 Stati membri) non sarà sufficiente!

Probabilmente abbiamo appena trovato un nuovo giacimento di euro? E’ la Francia ! Una giornata al verde, una giornata dove ogni spesa è possibile, come ai bei tempi del suo splendore. Ma chi ci crede più?

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Gilles Savary

Gilles Savary

“Cette semaine, j’ai acquis la conviction que le TGV rend fou !”

Mardi je prends connaissance sans surprise d’une interview d’Alain Rousset dans “Sud-Ouest ” déclarant que les deux lignes LGV vers Toulouse et L’Espagne se feront à la même date, avant 2030, contrairement aux arbitrages du Premier Ministre, sur les conclusions de la Commission Mobilité 21.

Le même jour je lis dans “Le Monde” que la SNCF dévalue ses actifs TGV car le modèle économique du TGV est révolu !

Mardi soir, je préside un débat au Palais Brogniard dans lequel Jean Pierre Farandou, dirigeant de la SNCF déclarait que partout dans le monde le modèle TGV est invendable et s’effondre. Il le déclare “mort” au profit de modèles low price à haute qualité de service !

Mercredi matin, au Sénat, le patron de RFF déclare que la reconquête des capacités du réseau classique est la priorité absolue, et que sa dette se dégradant, il attend la réforme ferroviaire qui interdira a RFF de s’endetter pour de nouvelles LGV.

Le soir, le Ministre des Transports confirme l’annonce d’Alain Rousset la veille !

Et enfin nous votons en Commission parlementaire un Traité franco-italien pour la réalisation du tunnel Lyon Turin, soit 26 milliards d’euros d’aujourd’hui sans compter le contournement ferroviaire de Lyon. Le tout avec des annonces de subventions européennes à 40% promises partout en France et auxquelles le budget européen pour 7 ans et 28 pays ne suffirait pas !

Sans doute a-t-on trouvé récemment un nouveau gisement d’euros ? C’est la France ! Un jour fauchée, un jour prodigue comme au temps de sa splendeur. Il faut y croire !”

Tav – Missione Val di Susa. La clonazione di Herat

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SCRITTO DA: VALSUSA REPORT – NOV• 07•13
Lo Stato e il fascino della divisa. Un soldato ogni due abitanti a Chiomonte, posti di blocco e veicoli militari in costante spostamento, elicotteri dal cielo, pattugliamenti nei boschi. Ma non è militarizzazione. 

Gli ultimi lanci di agenzia danno la Val di Susa occupata militarmente mentre le testate nazionali smentiscono replicando sulle necessità dettate dall’ordine pubblico, spiegando che gendarmi e militari servono alla tranquillità dei valsusini e dei lavoratori del cantiere.

cara2Dal Fatto Quotidiano del 26 Ottobre 2013: Gli attivisti vogliono protestare contro la militarizzazione della Valsusa: “Sembra di essere a Belfast” dice un NoTav dal palco a cui subito fa eco Alberto Perino, uno dei leader storici del movimento, “non è una situazione normale, sembra ci sia una dittatura.

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Video. Un giorno qualsiasi per le strade della valle

Da Repubblica del 20 Settembre 2013:Tenere alto il livello di attenzione e vigilanza sul cantiere Tav in Val di Susa. Per questo, arriveranno in Piemonte altre 200 unità per esigenze di sicurezza. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha presieduto questa mattina al Viminale una riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza alla quale hanno partecipato i vertici nazionali delle forze di polizia e dei servizi di intelligence e il Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Da Repubblica del 20 Settembre 2013: Il governo ha deciso di mandare un segnale duro al popolo No Tav: sono in arrivo 200 militari di rinforzo per vigilare sul cantiere; a Torino è stata nominata prefetto Paola Basilone, ex vicecapo della polizia ed esperta di ordine pubblico; e domani a Chiomonte si farà vedere il capo della polizia, Alessandro Pansa. “Lo Stato fa lo Stato. La Tav si farà. Delinquenti e bombaroli si rassegnino”, dice il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

jeep2Da La Stampa di Torino 1 Novembre 2013: Oggi riusciamo a far fronte a tutti gli impegni a cominciare dall’Afghanistan, dove stiamo trasferendo i poteri alla polizia e all’esercito locale, per arrivare al cantiere Tav in Valsusa: stiamo lavorando a un modello di difesa molto più snello rispetto ma che richiede investimenti in tecnologie sempre più sofisticate».  – «Abbiamo destinato alla tutela del cantiere quattrocento soldati. I militari hanno acquisito le funzioni della polizia giudiziaria, con la possibilità di fermare persone che abbiano tenuto un comportamento illegale. Sono tutti uomini di grande esperienza, che hanno prestato servizio all’estero, in Afghanistan, in altri scenari internazionali, alle prese con situazioni complesse e delicate. Ovviamente operano in perfetta sintonia con le altre istituzioni dello Stato presenti in Valsusa, con i carabinieri e la polizia, per tutte quelle funzioni connesse all’obiettivo da raggiungere, cioè la tutela del sito e la sicurezza di chi ci lavora.

Da notav.info: Ricordiamo che in Afghanistan, nella provincia di Herat, il rapporto è di 1 soldato ogni mangu1517 abitanti. A Chiomonte su 931 residenti ci sono 415 soldati. 

Ci siamo occupati spesso dei confronti tra No Tav e forze di Polizia. A vari livelli si sono a voltejeep1fronteggiati, a volte scontrati, la politica italiana ha fatto sì che lo scontro e quindi il piano militare si estendesse a dismisura nel conflitto fino a oggi, quando la presenza sul territorio della Val di Susa diventa a tratti asfissiante, tanto da portare alla cronaca le raccolte firme di entrambi gli schieramenti o condurre anche a proteste nei luoghi di soggiorno, per testimoniare il grado di intollerabilità della presenza anche solo di riposo negli alberghi: a Chiomonte ci sono due soldati e mezzo ogni abitante.

Abbiamo percorso la valle alla ricerca di questa famigerata occupazione del territorio. Se il cantiere è alla Maddalena di Chiomonte, ci si aspetterebbe di trovare nei pressi del paese le truppe a guardia della zona. Così è: 416 tra Alpini e Ff.Oo all’interno del cantiere, sparsi un po’ ovunque fuori e dentro la zona interessata dai lavori; check-point alle entrate dell’autostrada e nella zona della centrale elettrica dell’Iren – zona non di cantiere ma comunque cinta a sorveglianza armata -; e nei boschi le pattuglie del reparto elitrasportato Cacciatori di Calabria e Sardegna che fermano e identificano chiunque si avvicini alll’area proprio come si trattasse di zona di guerra.

I luoghi di soggiorno delle truppe li troviamo per primi a Susa, distante 7,4 km, cioè a 9 minuti di strada statale dal cantiere; poi mappatot scendendo verso Torino a Sangano, a 49 km, cioè a 39 minuti percorrendo la A32 e la statale SS 589; poi a Val della Torre, a 50,4 km, a 47 minuti di percorrenza  tra A32 e SS24; ad Avigliana, a 40,9 km e 34 minunti di A32; a Rosta, a 48,7 km, cioè 36 minuti tra A32 e SS25. Salendo verso l’Alta valle i primi soggiorni si trovano a Bardonecchia, distante dal cantiere 29,2 km, a cioè 31 minuti di percorrenza tra autostradaA32 e statali SS24 e SS335; al Colle del Sestriere, a 38,2 km, cioè 42 minuti tra A32, SS24 e SS23. Per i militari, gli appoggi al vettovagliamento sono la caserma degli Alpini di Oulx, distante 17 km, cioè 17 minuti tra A32 e SS24 e la caserma degli Alpini di Rivoli distante47,9 km, a 37 minuti dal cantiere tra A32 e SS25 (fonte google maps). Insomma sono dappertutto.

Il cantiere geognostico della Maddalena di Chiomonte, tunnel che ricordiamolo ancora una volta serve acara1 capire quali materiali ci sono nella montagna per poter affrontare lo scavo del tunnel di percorso della linea Av, ha come entrata la zona del paese di Venaus. Di fatto la dislocazione delle truppe a guardia del cantiere invade tutta la Valle di Susa, valle che da Rivoli a Bardonecchia misura 77,5 km, con una percorrenza media necessaria di 1 ora e 2 minuti. Se si considerano i posti di blocco sempre dislocati lungo il percorso e il normale avvicendamento nella turnificazione al cantiere, è impossibile per chiunque non incontrarepulmini, blindati e fuoristrada di Polizia e Carabinieri in qualunque momento del giorno.

Novità del mese è l’intensificazione del controllo dai cieli: costanti, a cadenze settimanali, elicotteri da guerra perlustrano la Valle di Susa dal cielo. Quattrocento militari provenienti da Herat, addestrati non soltanto militarmente ma anche nella gestione dell’ordine pubblico giungeranno al cantiere di Chiomonte direttamente dall’Afghanistan per affiancare i militari già presenti nell’area.

A questo si aggiunga l’incontro avvenuto a Parigi martedì 5 novembre tra il capo della Polizia, prefetto Alessandro Pansa, il generale di Corpo d’Armata Leonardo Gallitelli, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri e le più alte cariche delle forze di polizia francesi: il prefetto Claude Baland, direttore generale della Polizia Nazionale e il generale di Corpo d’Armata Denis Favier, direttore generale della Gendarmeria. Immigrazione clandestina, radicalizzazione delle lotte No Tav, terrorismo e traffico di esseri umani i temi trattati nella riunione, nella quale Italia e Francia hanno gettato le basi per lavorare in sinergia, in vista dell’elaborazione della futura strategia dell’Unione Europea in materia di sicurezza interna. Ovvero: rafforzamento dei controlli di frontiera a pattuglia mista, maggiori controlli sui treni; operazioni ad Alto Impatto di cui si conosce a ora soltanto il nome altisonante;  attività di indagine congiunta sulle reti che favoriscono l’immigrazione “clandestina”, ma anche l’intensificazione degli scambi di informazione in tema di terrorismo, al quale si associa la ”gravità della radicalizzazione del movimento di opposizione italiano alla realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione” e la preoccupazione francese di una sua deriva al di là delle Alpi (di fatto, già il 3 dicembre scorso, un pulmino della Digos italiana aveva seguito i manifestanti alla frontiera francese e poi a Lione, dove si teneva il vertice Monti-Hollande). Terrorismo e No Tav sono espressioni che godono ormai dell’ovvietà con cui vien naturale formularle assieme, come insieme Italia e Francia si armano per combatterle.

Convegno dei Giuristi Democratici. Dei bei schiaffoni (giuridici) alla Procura

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Scritto da: Fabrizio Salmoni – dic• 04•13

Il Convegno sfrattato dal Tribunale è stato un grande successo politico e di pubblico. Quanto potrà venire ignorato?

DSCN2524Torino, 2.12.2013. La Stampa ieri titolava I Giuristi No Tav alla Gam – tanto per sminuire la portata dell’evento e fare la solita disinformazione. In realtà il Convegno su Conflitto sociale, ordine pubblico, giurisdizione: il caso Tav e il concorso di opersone nel reato, sfrattato dal Tribunale su pressione della Procura, ha fatto il botto. Non solo per la partecipazione (sala piena, quasi tutti avvocati e giuristi insigni, solo una trentina di pubblico ordinario) ma per la qualità degli intervenuti (meno uno – di cui diremo in ultimo) e delle cose che sono state dette (più o meno pari a quelle non dette ma evidenti). Il tema, strettamente di attualità nei tanti processi in corso contro i valsusini, andava affrontato per rimettere sui binari della correttezza procedurale e della democrazia le modalità di conduzione dei processi da parte della Procura torinese. Andavano riaffermate le regole del dibattimento. la correttezza procedurale e andava contrastata la pratica di trattare i processi ai No Tav semplicemente come fatti di cronaca nera equiparati ai processi di malavita organizzata e/o terrorismo, come processi per una somma di reati dei singoli da punire con pene computate al pallottoliere senza scomodare la facile sociologia. I relatori hanno invece parlato di processi politici, di lotte sociali, di protesta popolare.

DSCN2525In introduzione, l’avvocato Roberto La Macchia ha ricordato la revoca dell’aula, ha elencato le anomalie procedurali della Procura ed ha auspicato che si possa “riaprire il dialogo sul modo di affrontare i processi sui conflitti sociali nel rispetto delle regole dello stato di diritto“. Un enunciato sottoscritto in un documento distribuito all’ingresso da altri 43 avvocati e giuristi e dalle sezioni dei Giuristi Democratici di Padova, Trento e Siracusa. In esso si afferma che la decisione di revocare la sede del Tribunale per il Convegno ” ha dell’incredibile e che nessun intervento censorio di questo tipo risulta essere intervenuto dagli anni Settanta ad oggi. E ancor di più indigna il fatto che ciò sia avvenuto con riferimento a un tema di grande rilevanza pubblica… I Palazzi di Giustizia sono per definizione la casa di tutti e non il fortilizio di alcuni. E’ assai grave che ciò sfugga ai vertici della giustizia torinese….una brutta pagina per Torino e per la giustizia”.  E questo tanto per cominciare. Paolo Ferrua, docente di Procedura Penale, ha sostenuto che in Italia c’è un abuso della custodia cautelare che dovrebbe sempre restare un extrema ratio. Claudio Novaro del Legal Team ha dato un po’ di cifre (550 perseguiti finora in 59 procedimenti) e ha enumerato altre anomalie riscontrate nell’ambito del processo in aula bunker e nel corso delle indagini: la selezione del pubblico all’ingresso con perquisizione, le conferenze stampa di magistrati con la Questura, la negazione alle difese dei ruoli di servizio della Questura nei giorni in esame, l’accostamento dell’art. 280 (finalità di terrorismo) alle manifestazioni pubbliche, per finire con la constatazione del silenzio della politica che sembra delegare la magistratura a trovare la soluzione per pacificare la Valle.

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Foto: al centro, Giovanni Palombarini

Il sostituto Procuratore Generale di Genova, Enrico Zucca ha fatto un rapido excursus delle anomalie riscontrate nel caso G8 e delle similitudini con i processi torinesi, facendo presente che in casi simili, “quando lo Stato si sente sotto attacco, lo stato di diritto rischia di venire sospeso“, un’osservazione che i No Tav presenti in sala hanno collegato alla consapevolezza di essere diventati un riferimento per l’Italia che protesta. Ma la botta più secca a Caselli viene inferta da Giovanni Palombarini, ex magistrato di Cassazione, che apre dichiarando di condividere le crritiche di Livio Pepino alla gestione giudiziaria della vicenda Tav, definisce il Tav un’opera invadente, inutile, costosa, dichiara che la semplice e pur deprecabile violenza politica non è giuridicamente sufficiente a motivare reati di eversione. E prosegue criticando l’uso delle custodie cautelari che, secondo

 

lui, non possono per ordinamento essere collegate alla sola gravità dei fatti. Come se non bastasse, sempre in materia di custodia cautelare, non esita a denunciare l’uso degli arresti domiciliari come “premio” per la buona condotta: sono e devono restare provvedimenti distinti dagli arresti anche nelle motivazioni.

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Foto: da sin. Notari (Siulp), Paombarini, Lenti, Zancan, Chiusano

Giunge poi alquanto inaspettata la dissociazione dell’avvocato Giampaolo Zancan, presidente della Commissione Disciplinare del Pd (quella che dovrebbe sancire l’espulsione di Sandro Plano, per intenderci) dalla revoca dell’aula di Tribunale. E’ uno Zancan spiazzante quello che tuona “Il tribunale è la casa di tutti ed io sono SGOMENTO che non si possa stare a casa nostra a parlare di processi politici!” Se non fosse del Pd strapperebbe un applauso. Uno Zancan che sembra trovarsi più a suo agio fra le toghe che nei meandri del partito si concede solo una blanda critica ai colleghi del Legal Team: “Per suo ruolo, l’avvocato deve stare dalla parte dell’imputato ma non deve con esso identificarsi. Deve essere autonomo“.E ancora: “La giurisdizione deve garantire un giusto processo!” e tornando al tema della revoca ribadisce “Chi oggi non c’è ha sbagliato“.

Non varrebbe la pena di segnalare l’intervento di Luigi Notari, rappresentante del sindacato di polizia Siulp, se non per la sua totale inadeguatezza. Si rivela un convegnista professionista, che gira l’Italia per convegni a lamentare le condizioni dei suoi associati incolpando “la politica” di non fare abbastanza per loro. Oggi ha sbagliato indirizzo senza neanche accorgersene. Notari è venuto a Torino senza sapere nulla di quanto succede in Val Susa e di come si comportano i suoi associati. C’è l’ha con la politica ma è un politicante di bassa lega e pure incauto perchéil suo intervento dice quello che i valsusini già sanno per esperienza: che i poliziotti di oggi provengono in massima parte dalle forze armate e quindi sono più abituati ad obbedire che a capire; che stanno assumendo posizioni sempre più corporative e atteggiamenti quasi di contrapposizione tra “noi ” e “loro”, cioè i cittadini. Un discorso precotto, buono per tutte le occasioni e soprattutto per fare turismo con i soldi del sindacato, o degli ospiti di turno (in questo caso i Giuristi Democratici torinesi).

Sarà stato utile questo convegno? I pareri degli organizzatori sono discordi ma prevale l’opinione che si è solo cominciato a smontare l’incastellatura giuridica della Procura torinese presso un’opinione pubblica qualificata. Seguiranno altre iniziative, ancora in collaborazione con il neonato Controsservatorio per la Democrazia, per rinnovare la razione di schiaffoni “qualificati” assestati oggi alla controparte. (F.S.)

Commissione d’inchiesta sul TAV Torino-Lione?

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Scritto da: Leonardo Capella – dic• 03•13

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Una commissione d’inchiesta sulla Nuova Linea Torino-Lione, questo è il contenuto del disegno di legge numero 1189 presentato il 25 novembre che vede come primo firmatario il senatore Marco Scibona (Movimento 5 Stelle) e con 48 colleghi senatori come cofirmatari. Il testo richiede l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul progetto e la realizzazione dell’opera denominata “Linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione (TAV)”, ha sottolineare i numerosi punti d’ombra che aleggiano su questo controverso progetto non solo nella sua fase progettuale (il così detto progetto low cost) ma anche nella sua prima parte esecutiva nel cantiere della discenderia della Maddalena di Chiomonte. Ricordiamo le anomalie più macroscopiche segnalate: non rispondenza degli attuali limiti del cantiere con quelli indicati dal CIPE, costi del cantiere di Chiomonte che proprio in questi giorni hanno suscitato le attenzioni della Corte dei Conti, la segnalazione della presenza in cantiere di aziende sprovviste del certificato antimafia.

L’iter prevede ora l’assegnazione ad una commissione, verosimilmente all’8 commissione (Lavori pubblici, comunicazioni) con presidente Altero Matteoli e  fra i vicepresidenti Stefano Esposito.

Processo ai No Tav. Indizi frammentati, interpretazioni, tatuaggi e acconciature.

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Scritto da: Fabrizio Salmoni – dic• 03•13

Si rinnova lo scontro tra le parti mentre i testi-digos vengono imbeccati dai procuratori. Il faticoso assemblaggio degli indizi.

DSCN2509Aula bunker, 2.12.2013.   E’ continuata oggi nella ormai consueta atmosfera di tensione tra le parti,  la disamina dei testi dell’accusa, la lunga sfilata di Digos a cui viene richiesto di riconoscere gli imputati nelle foto e nei filmati. Solo a tratti la tensione si spezza e sfocia in battibecchi che il Presidente del Tribunale stenta a placare. La sessione di odierna era “breve” (9-14) per dar modo agli avvocati di partecipare al Convegno dei Giuristi Democratici di cui riferiamo a parte.

Si parte subito con la contestazione del fitto calendario di udienze che gli avvocati provenienti da fuori Piemonte avrebbero serie difficoltà a frequentare ma la circostanza viene commentata con sarcasmo dai pm ( “Si  prenotino una cuccetta sull’Alta Velocità!”) tanto più che le trascrizioni delle deposizioni precedenti non pervengono in tempo neanche ai legali torinesi. Sullo scranno transitano due Digos, De Mar e Sorrentino, che ripercorrono gli episodi di 27 Giugno e 3 Luglio 2011 con l’ausilio di tutti i supporti che hanno avuto a disposizione, compresi quelli delle Digos di altrove, per es. di Macerata e Bologna, che hanno eseguito perquisizioni a casa degli indagati. Le difese hanno vivacemente obiettato a più riprese sul modo in cui i pm interrogavano i testi cioè offrendo loro suggerimenti indiretti. Le interruzioni si sono fatte frequenti cosi come i battibecchi, su dettagli che tecnicamente potrebbero rivelarsi importanti, come la discussione su un presunto tatuaggio sull’avambraccio di un imputato che alla difesa risulta poco più che una macchia. I Digos spiegano i tanti incroci di indizi che utilizzano per giungere all’identificazione degli imputati, anche elementi distanziati nel tempo e nei luoghi.

Cruciale è la comparazione degli indumenti indossati dai soggetti indiziati che gli stessi non si sarebbero curati di  eliminare (bisognerà andare in piazza tutti vestiti uguali o portarsi un cambio?) ma spesso i controlli sui fermati, anche a distanza di due anni (un controllo ritenuto decisivo per attribuire responsabilità nel luglio 2011 è avvenuto nel febbraio 2013), si risolvono nel ritrovamento di articoli chiaramente difensivi come maschere antigas, guanti, maalox e limoni o di artifizi esplosivi (leggi petardi) venduti in tabaccheria. Per non parlare dei tagli o delle acconciature che vengono sottoposti ad attento scrutinio per essere associati a indumenti e corredi (zaini, bandane, scarpe, braccialetti). Alcuni imputati vengono identificati ma non mentre compiono atti illeciti, solo successivamente: conta la presenza, magari reiterata in qualche passeggiata alle reti successiva ai fatti oggetto di giudizio; ad uno viene trovato nello zaino, dodici giorni dopo gli scontri del 3 Luglio, uno stupido schema grafico in cui si elencano “mezzi di difesa” (i soliti: maschera antigas, occhialini, ecc.) e “mezzi di offesa” (fionda, frombolo, ecc.) insieme a slogan vari, quelli che si ritrovano sui siti.

Insomma, a frequentare questo processo si impara a capire quanto può essere pericolosa ma anche fragile o contradditoria un’indagine che da una parte  si avvale di sofisticati mezzi tecnologici ma che dall’altra si affida all’interpretazione di dati spesso assemblati arbitrariamente. Tutto si giocherà sulla contestualizzazione, sulle motivazioni, sulle verifiche di illegittimità dell’ intervento poliziesco. (F.S. 3.12.2013)

UCRAINA: RIVOLUZIONE COLORATA “made in Bruxelles”

non per difendere la polizia ma se avesse reagito più pesantemente, i media asserviti alle banche avrebbero tuonato “violati i diritti umani” in Ukraina. Occorre abbattere il regime….il solito stantio 
ukraine
Perchè non aspettano le prossime elezioni presidenziali fissate a marzo per eleggere finalmente un paladino pro-UE?
 
TP – C’è chi vuole uscire di corsa dall’Unione Europea (UE) e chi fa le barricate per entrarci ad ogni costo. C’è chi è sfinito dalle esazioni fiscali e disoccupazione galoppante, e chi non vede l’ora di de-industrializzare e di chinarsi di fronte ai 21 diktat stabiliti dalla “commissione” di Bruxelles. La malafede dei media ci somministra l’eterna favola di giovani rivoltosi che scalpitano per entrare nella catodica modernità occidentale -quella grossolanamente esaltata dalle Femen- e abbandonare il vetusto tradizionalismo “sovietico” (sic).
 
Ma allora, perchè non aspettano le prossime elezioni presidenziali fissate a marzo per eleggere finalmente un paladino pro-UE? Perchè non ottenere con i voti quel che ora pretendono con la violenza? Nessuna delle polizie dell’entità-UE rimarrebbe passiva di fronte alle pratiche violente di questi partigiani “europei”. A Roma non si può fare quel che a Kiev è lodato dal latifondo mediatico italico.
 
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Dopo il NO del governo dell’Ucraina  alle pretese di Bruxelles sono scattate le violenze di piazza. Come da copione, dopo aperte e inaccettabili ingerenze che arrivano a includere imposizioni non solo economiche, ma ancheapertamente politiche: liberazione extragiudiziaria della signora Timochenko, la leader preferita da tutta l’elite atlantista. Per caso, Barroso e gli altri capi non-eletti dell’UE hanno fatto richiesta a Obama di chiudere il lager di Guantanamo o di sospendere le spedizioni punitive con i droni? L’hanno mai minacciato di non firmare il trattato “Nato-economica” se non rispetta i diritti umani dei prigionieri di guerra e popolazioni civili  delle nazioni invase?
 
No. Imitano gli USA e passano  alla produzione in proprio di rivoluzioni colorate, sponsorizzando mestatori che non esiterebbero a reprimere drasticamente se agissero a Parigi o Berlino, e suonano la grancassa mediatica per preparare il terreno a un possibile golpe liberista in Ucraina. Trattano di modificare artificialmente il destino di un Paese e di violentare i precari equilibri geopolitici di una nazione composita, costituita da una parte che gravita nella sfera russa ed un’altra influenzata dalla Polonia.
 
L’entità UE si schiera apertamente dalla parte dell’estremismo occidentale e delle reminescenze fatue della Grande Polonia. Preferisce ignorare che il grosso degli scambi internazionali avvengono con la Russia, e da questa riceve il gas che garantisce il fabbisogno interno. Oltre agli utili garantiti dalle tuberie che convogliano il gas verso l’Europa e che la signora Timochenko -all’epoca in cui dirigeva l’Ucraina- aveva trasformato in un affare a regime di monopolio appartenente alla sua famiglia.
 
 Che farsene di una Europa confezionata su misura per i banchieri e l’alta finanza e che agisce come ombra d’un impero in declino? Che farsene se non svolge alcuna funzione sensata di polo equidistante e stabilizzante e che marcia verso l’infausto futuro di  enclave economica d’Oltreatlantico? Giova ricordare che  Zbigniew Brzezinski aveva tracciato una mappa che pianificava ”...tra il 2005 e il 2010, l’Ucraina dovrà essere pronta per un serio confronto con la NATO. Dopo il 2010, il principale nucleo della sicurezza in Europa consisterà in Francia, Germania, Polonia e Ucraina”. I capi politici non-eletti dell’UE sono in ritardo sui compiti loro assegnati e voglion porvi rimedio.
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Femen, beniamine d’Occidente e avanguardie mediatiche del golpismo “made in UE”
 
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Pubblicato da titus 11:32 a.m.
 

Nome: Carlo; cognome: Cottarelli; professione: Talpa del FMI

Chiedetegli di esibire un bel distintivo di riconoscimento, che so, un pass, o un cartellino con la scritta  commissario FMI. Sì, perché gli uomini della Troika (e il Fondo monetario ne è una componente fondamentale) sono già sbarcati nel governo, anche se per ora fanno i “clandestini a bordo”.  O se preferite le talpe. Qual è il ruolo della talpa? Scavare sotto terra, raccogliere informazioni, passando inosservata. La talpa è capace di avanzare per parecchi metri senza essere vista. Avete visto nell’intervista qui sopra, come Cottarelli sta tentando di fare il giulivo e pure il piacione col cronista? Mica viene a dirci: “Mi manda la Lagarde”.  Macché, lui  se la ride pure.
Siamo commissariati? Potrebbe essere già una forma dicommissariamento soft in attesa di tempi peggiori. Ma intanto lui se ne sta  lì e fa l’Edward Mani di Forbice con uno stipendio da Nababbo.
Altri 32 miliardi di nuovi tagli in arrivo, per la felicità di quelli…che …”bisogna tagliare la spesa pubblica” e che non vogliono capire che in regime di perdita di sovranità, questi  di cui si parla, altri non  sono cheespropri  di pezzi di nazione, orchestrati e diretti su larga scala: soluzioni alla cipriota, svendite di infrastrutture, perdite di altre realtà industriali, desertificazione dei posti di lavoro ecc.
 In realtà si tassa già laddove si può e si taglia l’essenziale (salari, pensioni,  sanità, strutture ospedaliere, municipalizzate, utilities ecc.). Insomma gli oligarchi, non si fanno mancare di nulla:  tagli né tasse (si veda il caso Grecia).
 
Intanto regna il caos più completo fra acronimi e sigle di nuove tasse che spuntano come funghi dalla sera alla mattina. E’ di queste ore,  l’atroce beffa governativa  dell’IMU prima casa per dopo la Befana 2014, della quale ne verrà fatta pagare un 40% ai cittadini, a seconda dell’aumento delle aliquote ad opera di numerosi Comuni, i cui sindaci ora fingono di stracciarsi le vesti. Doveva essere cancellata e invece risorge dalle sue ceneri come la Fenice.
Vogliamo continuare a farci prendere per il fondo schiena e a farci rapinare la nostra vita e il nostro futuro?
Sveglia, o brava (troppo brava) gente!
 
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 Sullo stesso  tema, anche “Stalking Review” di Johnny Doe