“Bandar Bush” compra i voti per la guerra alla Siria

settembre 22, 2013

 Wayne Madsen Strategic Culture Foundation 21.09.2013

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Molteplici fonti d’intelligence a Washington, Londra, Beirut e Parigi sostengono che il capo dell’intelligence saudita, principe Bandar bin Sultan, ha pagato membri chiave della leadership del Senato e della Camera degli Stati Uniti, così come i ministri chiave del governo francese, “incentivando con il denaro” il sostegno all’attacco militare “shock and awe” statunitense e francese non solo sulle posizioni siriane, ma anche contro Hezbollah in Libano. Prima dell’accordo sul “Quadro per l’eliminazione delle armi chimiche siriane” elaborato all’ultimo momento tra il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il segretario di Stato John Kerry, a Ginevra, Kerry aveva ordinato a tutti i diplomatici degli Stati Uniti di lasciare il Libano, in vista di un attacco degli Stati Uniti su obiettivi principalmente nel sud di Beirut e nel sud del Libano. Questa mossa ha spinto intelligence libanese ad esaminare le attività lobbistiche di Bandar a Washington e a Parigi.

Bandar è il principale responsabile dei rifornimenti di armi ai ribelli siriani dagli arsenali sequestrati in Libia dai guerriglieri salafiti islamici e dei Fratelli musulmani alle forze di Muammar Gheddafi. Tale operazione, sventata da una serie di circostanze, tra cui la diffusione di un video antimusulmano su YouTube e un’operazione segreta, fallita, condotta sotto gli auspici di un ordine presidenziale classificato, firmato da Barack Obama e implementato dal consigliere per la sicurezza, e attuale direttore nazionale della CIA, John Brennan, aveva provocato il 12 settembre 2012 l’assalto alla legazione della Central Intelligence Agency di Bengasi. L’attacco aveva provocato la morte di quattro elementi del governo degli Stati Uniti, tra cui l’ambasciatore degli Stati Uniti in Libia Christopher Stevens. Gruppi libici rivali, fedeli all’Arabia Saudita e al Qatar rispettivamente, avevano contribuito al fallimento dell’operazione di acquisto di armi a Bengasi. I salafiti filo-sauditi erano sconvolti dal fatto che i ribelli pro-Fratellanza musulmana raccogliessero enormi quantità di denaro inviando armi libiche, tramite i voli cargo della Qatar Airways, da Bengasi alla Turchia per la successiva distribuzione ai ribelli in Siria. Veterani dell’Afghanistan del Gruppo combattente islamico libico, finanziato dai sauditi, che combatterono le forze di Gheddafi per diversi anni e che sono membri di al-Qaida, ebbero la loro vendetta sul Qatar e la CIA attaccando la sede “diplomatica” degli Stati Uniti a Bengasi. L’amministrazione Obama avviò un’operazione di occultamento, per tenere segreta la natura dell’operazione della CIA per trasferire armi dalla Libia alla Siria.

Bandar, affettuosamente conosciuto come “Bandar Bush” dai membri della famiglia Bush per via dei suoi stretti legami con gli ex-presidenti George H. W. e George W. Bush, non è estraneo alle tangenti. Gran parte del denaro che Bandar usa per comprare i membri del Congresso e dell’Assemblea nazionale francese, proviene dai 2 miliardi di dollari in fondi neri accumulati da Bandar con il pagamento di tangenti, a lui destinate dall’azienda della difesa inglese BAE Systems, nell’ambito della conclusione dell’accordo armi-per-petrolio tra i sauditi e gli inglesi, negli anni ’80.  Per più di due decenni, la Banca d’Inghilterra ha trasferito circa 2 miliardi di dollari sui conti di Bandar e di altri funzionari sauditi, per ‘ammorbidirli’ sull’affare. I Tornado e gli Eurofighter Typhoon inglesi furono forniti all’Arabia Saudita, assieme agli aggiornamenti e ai missili per i Tornado. L’accordo, noto come “patto al-Yamamah”, fruttò alla BAE 43 miliardi di dollari di entrate. I 2 miliardi di dollari intascati da Bandar rappresentavano circa il cinque per cento della “tassa dell’agente” standard o dell’”elemosina”, dilaganti negli accordi commerciali con i funzionari governativi sauditi e di altri Paesi del Golfo. Membri repubblicani e democratici del Senato e della Camera, tra cui i senatori Harry Reid, John McCain, Lindsey Graham, Barbara Boxer e Robert Menendez, nonché lo speaker della Camera John Boehner, la leader della minoranza Nancy Pelosi, il presidente del Comitato sull’intelligence della Camera Mike Rogers, Peter King di New York, e il portavoce della minoranza Steny Hoyer, ed altri ancora, hanno visto le loro casse elettorali crescere sensibilmente grazie alla generosità finanziaria di Bandar, secondo le nostre diverse fonti.

Bandar ha anche sollecitato il potente Israel Public Affairs Committee (AIPAC) a sostenere la legge per l’autorizzazione del Congresso all’uso della forza militare degli Stati Uniti in Siria. Tra le moine e le minacce politiche dei lobbisti dell’AIPAC e l’odore del denaro contante di Bandar, la leadership del Congresso di entrambi i partiti, democratico e repubblicano, si allineava nel sostenere l’iniziativa armata dell’amministrazione Obama. McCain è il secondo destinatario dei finanziamenti dell’AIPAC, battuto solo dal presidente della Commissione Relazioni Estere del Senato, Menendez.  McCain ha anche rapporti intimi con i gruppi islamisti in Libia, Siria, Turchia, Egitto, Arabia Saudita e Qatar. In sostanza, i legami esteri di McCain rappresentano la rete degli interessi sionisti israeliani e wahabiti/salafiti sauditi attualmente in gioco in tutto il Medio Oriente. Ovunque, i governi socialisti pan-arabi e laici sono nel mirino degli Stati Uniti, dell’Arabia saudita e degli interessi israeliani, sostenuti dai provocatori delle organizzazioni non governative della “società civile”, finanziati dagli hedge fund del magnate George Soros, sempre in prima fila nel supportare raduni in favore dei ribelli islamisti.

Rispecchiando la sostanziale operazione d’influenza a Washington, dove Bandar fu ambasciatore saudita e avrebbe avuto un ruolo nel sostenere finanziariamente alcuni dei dirottatori sauditi accusati dell’11/9, le operazioni di lobby di Bandar si ampliano a Parigi, per garantire un voto parlamentare francese in supporto dell’attacco militare contro la Siria. Le somiglianze del lobbismo a Parigi con le operazioni a Washington sono più che evidenti. Come con l’AIPAC, la sua controparte di Bruxelles, il Congresso ebraico europeo (EJC), ha iniziato a fare pressioni sui membri dell’Assemblea nazionale francese, così come sui membri del Parlamento europeo, per sostenere l’attacco militare contro la Siria. Il principale sostenitore e istigatore nel parlamento francese dell’attacco contro la Siria è Jean-Marc Ayrault, il Primo ministro. Anche se la pronuncia di “Ayrault”, in arabo significa “pene”, il Primo ministro francese, insieme al presidente Francois Hollande, è diventato il principale alleato di Bandar a Parigi. La posizione di Ayrault è sostenuta dal ministro delle Finanze Pierre Moscovici, uno dei principali sostenitori d’Israele… Proprio come con l’”affare al-Yamamah,” Bandar è in grado di addolcire l’accordo sul sostegno francese ai ribelli siriani. Mentre Bandar e l’EJC ottengono il sostegno parlamentare francese ad un attacco militare alla Siria, veniva annunciato che l’Arabia Saudita aggiudicava un contratto da un miliardo di euro a tre società francesi, Thales, DCNS e MBDA, per ristrutturare cinque navi della marina saudita. Hollande deve visitare l’Arabia Saudita, in autunno, il suo secondo viaggio nel regno in un anno.

Contrario all’attacco alla Siria era il leader del partito della sinistra francese (Parti de Gauche), Jean-Luc Mélenchon. Tuttavia, come il senatore Rand Paul, repubblicano del Kentucky e candidato alla presidenza degli Stati Uniti, Mélenchon, ex e futuro candidato alla presidenza, è stato perseguitato da accuse false e non provate di “anti-semitismo” dalle lobbies israeliane di entrambi i Paesi. Si tratta di una tattica ben nota delle lobby israeliane, per confondere l’opposizione con l’antisemitismo per poter lanciare guerre contro i Paesi arabi. Eppure, sono le lobby israeliane di molte nazioni che hanno sostenuto l’assistenza militare ad al-Qaida e ai suoi alleati. Alti funzionari israeliani anonimi, citati dal quotidiano israeliano Israel Hayom, avrebbero detto: “Una Siria controllata da al-Qaida sarebbe preferibile alla vittoria di Assad sui ribelli.” E’ l’indicazione più chiara che, quando si tratta di sostenere al-Qaida, Bandar e i funzionari del governo di destra israeliano sono sulla stessa barricata. L’iniziativa saudita-israeliana per strappare il sostegno del Parlamento europeo all’attacco alla Siria non è riuscita, quando Arnaud Danjean, il capo della sottocommissione sulla Sicurezza e la Difesa del Parlamento ha detto che non vi erano prove sufficienti che Bashar Assad sia dietro l’attacco chimico a Ghuta del 21 agosto. In realtà, il fallimento al Congresso degli Stati Uniti e al Parlamento europeo, con la dura opposizione all’Assemblea nazionale francese, così come alla Camera dei Comuni inglese, contro l’autorizzazione dell’uso della forza contro la Siria, è visto come la prima grande sconfitta internazionale degli sforzi lobbistici sauditi e israeliani a Washington, Bruxelles, Parigi e Londra.

 La ripubblicazione è gradita con riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2013/09/22/bandar-bush-compra-i-voti-per-la-guerra-alla-siria/


MINISTRO ESTERI RUSSO: GLI USA RICATTANO CON IL CAP 7 PER RISOLUZIONE ONU- INTERVENTO IN SIRIA

Gli USA stanno facendo pressione sulla Russia, perchè approvi una risoluzione ONU che permetterebbe l’intervento in Siria. Cosi ha detto il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, in cambio del supporto americano perchè la Siria acceda all’OPCW (Organizzazione per la Proibizione delle armi chimiche ndr) .

 “I nostri partner americani stanno cominciando a ricattarci: ‘Se la Russia non sostiene una risoluzoine al capitolo 7,allora ritireremo  il nostro supporto perchè la Siria entri nella Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW). Questo si allontana completamente da cio’ che concordai con il Segretario di Stato John Kerry’,” ha detto il Ministro degli Esteri Russo Sergey Lavrov a Channel 1, nel programma Sunday Time.

 Il capitolo 7 dell’ONU permetterebbe un intervento militare in Siria.

 dettagli in segioto…DETAILS TO FOLLOW

 FONTE:  http://rt.com/news/us-russia-syria-resolution-pressure-202/

http://cafedehumanite.blogspot.it/2013/09/ministro-esteri-russo-gli-usa.html


NO AL TAV – SI ALLA VITA

22 settembre 2013 alle ore 14.33

Lo Stato ha dichiarato di fatto guerra alla Valsusa. La Valle resiste a una invasione militare sempre più pesante (prima gli alpini giunti dall’Afganistan ed ora altri 200 militari) quasi i valsusini non fossero cittadini con pari diritti di tutti gli altri. L’idea della “riserva” indiana si concretizza sempre più e i No tav diventano i “terroristi”. Gli aggrediti vengono descritti come aggressori. Chi viene picchiato non ha diritto a difendersi: se lo fa si traforma in terrorista. Il tutto sarebbe ridicolo se non fosse drammatico per chi direttamente patisce e per tutti gi altri che sono derubati a favore d’una assurda opera inutile e dannosa. La vita della Valle (la Vita e non una ideologia) è in gioco. La Vita vuol dire persone, animali, acqua, boschi. La Clarea è già divenuta un deserto di  cemento. Gente che leggerete, se non ci credete andate a vedere con i vostri occhi, sempre che le cosiddette forze dell’ordine ve lo permettano. Di nuovo come allora ACHTUNG  BANDITEN. E questa volta i “banditen” sono cittadini che combattono contro la distruzione d’una Valle, d’un territorio che ci ospita e tutto questo per gli interessi “sporchi”, perché contro la vita, di alcuni noti ignoti. Il tremendo quadro della sopraffazione e dell’oltraggio si ripete, così come    il famoso messaggio degli imperialisti Romani: “Guai ai vinti”. Ma il No tav resiste e resisterà assieme agli individui liberi che la loro libertà non vogliono svendere…..

                                Gianni  Milano

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Vogliono sdoganare la pedofilia

22 settembre 2013

 

Vogliono sdoganare la pedofilia

 

“Si diventa adulti equilibrati solo se si è stati pienamente bambini”.

Maria Montessori

 

di Italo Romano

 

Vogliono sdoganare la pedofilia. Chi lo nega, tenta di nascondersi dietro un dito. Il sesso con i minori sarà presto considerata una “normale” pratica sessuale. Ci vogliono emancipare, dovremmo ringraziarli.  La nostra società ha grette usanze e barbari costumi imposti dal sistema cattolico che ha oppresso le nostre esistenze per due millenni.

 

L’unica via di liberazione – secondo i nuovi affrancatori sociali – è la pervesione. Che sia chiaro, scientificamente testata!

 

Esiste addirittura una giornata celebrativa delle “predisposizione” che si chiama “Giornata di Alice” e cade il 25 aprile. Promotrice dell’evento è la Nambla (North American Man-Boy Amore Association) il sodalizio pedofilo che rivendica i “diritti” dei militanti “pro pedofilia”. L’organizzazione agisce negli Stati Uniti e raccoglie proseliti in Canada, Olanda e molti altri paesi.

 

L’obiettivo è l’abolizione dei limiti di età in materia rapporti sessuali, così da combattere la criminalizzazione di quegli adulti che praticano sesso con minori. Chiedono inoltre il rilascio di tutti gli uomini detenuti per questo tipo di reati.

 

È la più grande organizzazione facente parte del gruppo Ipce (formalmente International Pedophile and Child Emancipation), troppo spesso coinvolta in azioni illegali e nel traffico internazionale di pedofilia.

 

David Thorstad, fondatore della Nambla

 

La Nambla nasce nel 1978 come associazione senza personalità giuridica fondata da David Thorstad, attivista politico e storico del movimento dei diritti omosessuali dal 1970. Come ovvio che sia da subito ha suscitato le attenzioni delle forze dell’ordine. Nel dicembre 1977 la polizia ha fatto irruzione in una casa a Boston, arrestando 24 uomini e successivamente incriminandone oltre un centinaio con imputazioni di stupro di ragazzi di età compresa tra otto e quindici anni.

 

Nel 1995 hanno avviato un’operazione mirata, infiltrando nell’organizzazione che ha come basi logistiche San Francisco e New York alcuni agenti. Riuscì a entrare anche un giornalista, Mike Echols, autore del libro-inchiesta, “I Know My First Name is Steven”, pubblicato nel 1991, su cui è possibile leggere nomi, indirizzi e numeri di telefono di circa 80 membri del Nambla.

 

Nel 2000 una coppia di Boston, Robert e Barbara Curley, citarono in giudizio Nambla per l’omicidio colposo del figlio. Secondo l’accusa, Charles Jaynes e Salvatore Sicari, poi condannati per aver ucciso il figlio della coppia, Jeffrey, lo avevano pedinato, torturato, ucciso e mutilato nell’ottobre 1997.

 

A seguito di quell’azione legale nella sentenza venne scritto:

 

“Nambla funge da canale per una rete sotterranea di pedofili negli Stati Uniti, che usano la loro associazione e contatti su Internet per ottenere e promuovere l’attività pedofila”.

 

In Italia esistono diversi uomini noti nell’ambito politico favorevoli a questo presunto “diritto dei bambini ad avere una loro sessualità”.

 

Conosciuta è la posizione del Partito Radicale,  meno quella Niki Vendola, leader di Sinistra Ecologia e Libertà, che nel 1985 – neoeletto segretario della Fgci – ebbe a dire:

 

Libertà comunista è dinamismo, è contaminazione, con le nostre coscienze e i nostri corpi, è buttarsi nella mischia. Io l’ho fatto, sono diventato coscientemente omosessuale, per poi recuperare l’eterosessualità, per poi trovar la sessualità, senza aggettivi. Vorrei che ci capissimo, non sto parlando di membri e di apparati genitali, altrimenti torniamo alla caserma. Io credo di capire, ma non so quanti siano in grado di farlo nel Pci… Berlinguer è uno che capisce: aperto, vivace. Anche Natta ci aiuta. Abbiamo avuto un dibattito con lui molto libero. Ripete sempre che bisogna andare fino in fondo, che bisogna parlare, confessarci di più – non dal prete con la cotta – togliersi di dosso tutti i residui di intolleranza… Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti – tema ancora più scabroso – e trattarne con chi la sessualità l’ha vista sempre in funzione della famiglia e dalla procreazione“.

[fonte: Repubblica]

 

Infine, roba dei nostri giorni, qualche tempo fa, Luisa Santolini, parlamentare UdC, durante la discussione in aula del Ddl Concia – riprendendo le parole del dottor Van Gijseghem, ex professore di psicologia presso l’Università di Montreal –  ha avuto il coraggio di affermare:

 

L’omosessualità è un orientamento sessuale come tanti altri: c’è chi è gay, poi c’è chi è etero, e poi c’è chi è pedofilo”.

 

E’ passato tutto sotto traccia. Nessuna indignazione pubblica o manifestazione in difesa dei germogli della società futura.

 

Nessuno che abbia invocato il diritto ad essere bambini.

 

E’ la nostra una società sessuomane che corrode la spensieratezza infantile sotto il giogo prepotente della trasgressione dettata dalla società dello spettacolo e dell’iperconsumismo di massa, che impone mode e modelli preconfezionati da imitare necessariamente ed a qualunque costo.

 

Oggi siamo sommersi da riferimenti sessuali, in ogni pubblicità, dallo yogurt al profumo, è tutto incentrato sul sesso e sulla promiscuità. Chi osa opporsi a questo lobotomizzazione è considerato un retrogrado e/o un integralista cattolico. Tali tematiche stanno prendendo il sopravvento e sovvertendo la società naturale, tramutando, pian piano, ogni oscenità in una normalissima pratica quotidiana di cui sempre meno le “persone” si vergognano.

 

La devianza diviene prassi in una società monca e priva di punti di riferimento, di radici, di cultura e di speranza.

 

Fonti e linkografia:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Libri:

 

Predatori di bambini sono intorno a noi – Massimiliano Frassi – Macro Edizioni

 

Accesso Negato alla Verità – Cathy O’Brien, Mark Phillips – Macro Edizioni

 

Il libro nero della pedofilia – Massimiliano Frassi – La Zisa

 

Pedofilia Rosa, Il Crollo dell’Ultimo Tabù – Loredana Petrone, Eliana Lamberti – Magi Edizioni

 

Olocausto Bianco – Ferruccio Pinotti – Rizzoli

 

Viaggio nel silenzio – Vania Lucia Gaito – Chiarelettere

 

El centro – Marc Saudade – Mondadori

Assad sur Fox News

PCN-TV / ARMES CHIMIQUES: BACHAR AL-ASSAD SUR FOX NEWS …

 PCN-TV avec RT – PCN-SPO / 2013 09 19 /

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV 

https://vimeo.com/pcntv

 English sound + sous-titres français

Video sur : https://www.facebook.com/photo.php?v=1414408732110622

 Résumé français :

Bachar al-Assad s’exprime ce 18 septembre 2013 sur la télévision américaine FOX NEWS …

Choisie pour son opposition à Obama et aux djihadistes.

 Interrogé par Fox News, le président syrien évoque le coût énorme de l’élimination des armes chimiques, la partialité du rapport de l’ONU sur l’attaque chimique de Djobar (banlieue de Damas) et ses interprétations fausses …

 # QU’A DIT LE PRESIDENT ASSAD AUX AMERICAINS ?

 Mettant l’accent sur l’attachement de la Syrie à l’accord russo-américain consistant à placer l’arsenal chimique de la Syrie sous le contrôle international, le président syrien Bachar al-Assad a fait part de la disponibilité de son pays à mettre ses armes à la disposition de la communauté mondiale. 

Les forces syriennes ne sont pas responsables de l’attaque à l’arme chimique du 21 août 2013 dans la banlieue de Damas, a réaffirmé Assad lors d’une interview accordée à la Chaine américaine « Foxnews » en expliquant les efforts syriens pour résoudre la crise de ce pays via les voies politiques notamment l’approbation de Damas au récent accord conclu entre Moscou et Washington sur la supervision des armes chimiques en Syrie.

Le désarmement  chimique prendra au moins un an, a précisé Assad avant d’ajouter : « cette tâche est techniquement compliquée, coûteuse et prendra du temps d’autant plus que certaines évaluations montrent qu’une somme d’un milliard de dollars est nécessaire pour remplir cette tâche».

 Malgré les efforts de la Syrie et de la Russie pour résoudre la question des armes chimiques en Syrie, la coalition des opposants sous la houlette des Etats-Unis tout en se livrant à des actes de sabotage insiste sur l’option militaire contre la Syrie d’autant plus qu’en dépit de son aval donné à la proposition russe,  le président américain dit que l’option militaire est toujours valable. En effet, malgré les vastes oppositions des sociétés occidentales à l’intervention militaire en Syrie,  la coalition des opposants syriens cherche à présenter le rapport des inspecteurs des Nation Unies sur la Syrie de manière à ce que le gouvernement syrien soit condamné pour avoir utilisé des armes chimiques, d’où manipuler l’opinion publique pour une intervention militaire en Syrie.

 ASSAD : LES ARMES CHIMIQUES D’ISRAEL EN ACCUSATION !

 Ces tentatives interviennent alors que les sources occidentales  ont précisé que le régime sioniste, en tant  que le seul détenteur d’arsenal nucléaire au Moyen Orient,  est équipé par les Etats-Unis de toute sorte d’armes de destruction massive notamment chimiques et que son arsenal n’est pas du tout comparable à celui de la Syrie.

Dans ce droit fil, se référant à des documents  recueillis par l’Agence centrale de renseignement (CIA) le quotidien américain Foreign Policy  a révélé que ces dernières décennies  avec la coopération directe des Etats-Unis,  le régime sioniste est en possession d’un arsenal  complet d’armes chimiques dont le gaz neurotoxique létal. Et ce alors que le site d’Haaretz avait pour sa part annoncé il y a quelque temps que l’administration américaine avait octroyé une aide de 100 millions de dollars au centre de prolifération d’armes de destruction massive du régime sioniste.

 PCN-TV & PCN-SPO

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 http://www.syria-committees.org/

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

 

PIDDINE PULSIONI DI MORTE di Piemme

22 settembre. Caos kafkiano all’Assemblea nazionale del Partito democratico. L’assise tanto attesa doveva decidere le regole di congresso e primarie. Non s’è deciso un fico secco, per la semplice ragione che il numero legale non c’era. Dei mille delegati aventi diritto, infatti, non era presente nemmeno la metà. Il che si vedeva a colpo d’occhio, e la Presidenza evidentemente lo sapeva, ovvero sapeva che non si sarebbe deciso niente. Forse l’Assemblea non doveva decidere niente, poiché tutto dovrà essere deciso dagli oligarchi in camera caritatis, con la direzione nazionale del prossimo 27 settembre.

Come i lettori possono immaginare di Matteo Renzi a noi non piace niente (al sottoscritto ispira anzi una viscerale antipatia), ma quando il sindaco di Firenze dice che il Pd è in mano ad un ristretta cerchia di oligarchi, ha ragione da vendere. Tutti i sondaggi confermano che se si andasse a votare e il Pd candidasse Renzi come Primo ministro, ai berluscones farebbe cappotto, e il Cavaliere, oltre che per via giudiziaria, sarebbe “asfaltato” per via politica.

Vi siete chiesti come mai gli oligarchi piddini vogliono sbarrare la strada ad un leader che farebbe resuscitare un partito moribondo?

Divergenze politiche? Diverse idee su come venir fuori dalla crisi? Diverso approccio sull’euro?  Diverse idee sul rispetto dei diktat europei? Macché! Al Renzi non passa per la testa di contestare il pareggio di bilancio in Costituzione, il folle parametro del 3% di deficit sul Pil, le misure draconiane d’austerità, quindi le politiche di taglio alla spesa pubblica e le privatizzazioni. Non ha detto una parola quando Olli Rehn, giorni orsono, è venuto a Roma a ricordare che l’Italia non è sovrana e che la politica economica è stabilità dalla sua Commissione a Bruxelles e dalla Bce a Francoforte.

Renzi da fastidio perché dice di voler “rottamare” la cricca di oligarchi che guida il Pd. E fa ancora più paura agli oligarchi perché essi sanno che gran parte della base di quel partito è con lui.

Gli oligarchi non vogliono essere tolti di mezzo. C’è chi ha scelto, come i dalemiani, la linea dura, opponendogli Cuperlo. Ci sono quelli che pur di restare attaccati ai loro posti prestigiosi sono già saliti sul suo carro.

Cos’è diventato, dunque, il Pd? Che sia la principale longa manus in Italia della confraternita dei tecnocrati liberisti che governa l’Unione europea per nome e per conto delle banche d’affari e della grande finanza predatoria —che quindi il Pd, per gli interessi che tutela, sia un partito di destra— lo diciamo da sempre.

Ma c’è di più. Le vicende della sua permanente crisi interna, o crisi di regime interno, ci dicono che questo partito è qualcosa di peggio. L’essere diventato organo dei settori globalisti della borghesia, o dei suoi settori predatori, ha profondamente inciso sulla sua struttura interna. E’ diventato un partito di tipo feudale, una corte di principi e signori, con il loro codazzo di vassalli locali o di valvassori annidati tra le pieghe degli apparati statuali. Cinici, corrotti, privi di scrupoli, assettati di potere. La sola differenza coi berluscones è che essi sono, come i diadochi scomparso Alessandro, privi di un leader carismatico che li obblighi all’obbedienza.

Questi boiardi percepiscono Renzi come uno che aspira a fare il monarca assoluto e che abbia in mente di farli tutti fuori. Così, in barba ai loro discorsi ipocriti sul “senso di responsabilità  data la grave crisi del paese” se le danno di santa ragione e si azzannano senza pietà per spartirsi poteri, feudi e satrapie. Una lotta che si va accentuando in queste settimane perché con Berlusconi al tramonto e le elezioni alle porte,  essi sentono il profumo intenso di un bottino senza precedenti. Un profumo che li inebria e li ottunde a tal punto da fargli perdere non solo ogni contatto con la realtà del paese, ma il rischio che corrono di essere presto spazzati via.
http://sollevazione.blogspot.it/2013/09/piddine-pulsioni-di-morte-di-piemme.html

Resistenza, diritto alla resistenza

http://www.notav.info/post/resistenza-diritto-alla-resistenza/

Schermata 2013-09-09 a 08.55.55di Lele Rizzo – blog su Huffington Post – In altri momenti avrei usato più ironia per commentare gli ultimi giorni delle vicende legate al Tav, ma è veramente difficile farlo, visto la malafede a volte, il pressapochismo altre, che contraddistingue i commentatori delle nostre giornate.

Ieri una lettera introvabile spedita da due detenuti che dicono la loro sui notav diventa la saldatura tra “nuove br” e movimento valsusino. A parte che credevo che le br si fossero sciolte molti anni fa, e che vivessero solamente nella mente di qualche procuratore in via di pensionamento, ma è normale costruire una giornata informativa su questo?

Certamente no, ma su di noi si ragiona così, c’è l’assoluta necessità di renderci pericolosi agli occhi del Paese, eroderci consenso, mascherando le nostre sacrosante ragioni, dipingendo il movimento notav come un mostro cattivo e spietato.

Dicevo che non riesco ad usare l’ironia perché su questa strategia molte persone stanno vivendo la privazione della propria libertà personale, e poco conta che le misure repressive inflitte da una procura che ha indossato l’elmetto molto tempo fa, cadono in poco tempo perché alla base, sono gonfiate se non inconsistenti (ad esempio).

Poi c’è la fila dei poveri imprenditori valsusini minacciati dai notav che tra strette di mano al ministro e al presentatore televisivo di turno, stanno facendo a gara per apparire e magari ricevere qualche bel rimborso di quelli promessi.

Nel frattempo c’è la Valle di Susa che riceverà da decreto governativo altri 200 militari, così da averne 400 ai piedi delle Alpi e provare ad eguagliare le famose missioni di pace che al governo di turno piacciono sempre molto. Probabilmente anche in Valsusa si vuole esportare la democrazia, e vedendo quanti corpi militari e di polizia ci sono, credo di non sbagliarmi di molto.

La realtà è che non ci siamo piegati alla realizzazione di quest’opera inutile e dannosa, non ci hanno sconfitto con la politica e le decisioni governative, ed ora vogliono annientarci con un bombardamento congiunto di tutti i poteri a disposizione della lobby del tav, informazione compresa.

Veniamo dipinti come un problema di ordine pubblico, perché non ci arrendiamo e alimentiamo la nostra resistenza con metodo, giorno dopo giorno.

Se ci siamo noi di mezzo, il fango scorre a fiumi: Erri de Luca da affermato scrittore ritorna ad essere quello di Lotta Continua; Rodotà nell’uscita di oggi dove in sintesi diceva di riaprire il dialogo con la Valle diventa un filo-brigatista.

Ora la talpa è nel cantiere, scaverà tra poco, ma nessuno si sogna di dire e scrivere che quello non è il tunnel dove passerà il treno veloce. E’ solo un buco di un sondaggio per conoscere la nostra povera montagna.

Ma tant’è …la propaganda è uno degli strumenti del Tav.

Gli arresti della Lorenzetti tolgono un velo al sistema Tav e alla collusione del Pd con esso, ma anche qui, è più importante dare in testa ai notav.

Un libro mi ha illuminato da questo punto vista, Blitzkrieg Tweet di Francesco M. de Collibus, edito da Agenzia X(casa editrice di movimento di Marco Philopat, un amico di vecchia data), che analizzando l’informazione odierna, declinando l’analisi su Twitter, spiega bene il mal d’informazione che c’è su di noi, ovvero il recentismo di lungo termine*. Questo è un problema di Wikipedia, del quale incollo in calce la definizione.

Poi chiaro, ci siamo noi che abbiamo la necessità di proseguire la nostra lotta, forti delle ragioni che non sono solo nostre, ma di tutti. Certo non siamo come vorrebbero alcuni, educati e rispettosi delle scelte imposte. Siamo irriducibilmente convinti di fermare quest’opera e ci organizziamo per farlo nel miglior modo possibile. Non ci tiriamo indietro dalle nostre responsabilità e non ci limitiamo a fare le manifestazioni colorate.

La “legittima protesta degli abitanti della Valsusa” che piace tanto ai commentatori di turno per differenziare i momenti di lotta, è quel movimento popolare che quotidianamente non si rassegna e studia nuove strategie, consapevole di essere il Davide contro Golia, con la differenza che qui i Golia sono più di uno.

Resistenza, questo facciamo. Affermiamo il diritto alla Resistenza contro decisioni imposte e ingiuste, anche se queste vengono prese all’interno del Parlamento, con buona pace dei filosofi di sinistra come Cacciari.

Concludo salutando Forgi e Paolo, due studenti notav, che da ieri sono usciti dal carcere, e che li dentro ci avevo scritto: “Arrestateci pure, ma gli state facendo solo perdere tempo, anche attraverso le sbarre soffia il vento!!!”

 *Con recentismo si indica l’aggiunta di informazioni su una voce senza valutare approfonditamente una prospettiva storica di lungo termine, o il creare nuove voci per la sola ragione che un fatto ha ottenuto una recente e forte attenzione da parte dei media

Ius soli, Borghezio: molti africani non la pensano come Kyenge

Pubblicato da ImolaOggi

NEWS, POLITICAset 21, 2013
kyenge21 set – L’eurodeputato leghista, Mario Borghezio torna a parlare di ius soli. Stavolta lo fa inviando una lettera aperta al Cardinale Arcivescovo di Milano, Angelo Scola che nei giorni scorsi era intervenuto sull’argomento. In una lettera aperta l’esponente del Carroccio scrive: Eminenza Reverendissima, ho accolto anch’io con tutto il dovuto rispetto le Sue recenti dichiarazioni sul problema della c.d. riforma dello “jus soli”.
Al riguardo, ritengo però ben fondata la posizione assunta dal nostro movimento (e non solo da esso) sia sugli aspetti problematici di tale riforma nelle conseguenze di vario tipo che può creare, sia – e, forse, soprattutto – sul fatto che, attualmente, l’immigrazione extracomunitaria presenta ben altre evidenti priorità.
Colgo l’occasione per annunciarLe un convegno sullo jus soli, organizzato dalla ‘Fondazione Federalista per l’Europa dei popoli’ (Milano, 5 ottobre 2013), al quale ha assicurato la partecipazione una rappresentanza diplomatica del “RCEEDAO” (Africa sub-sahariana). Se Ella ne vedrà l’utilità e la possibilità, Le chiedo di voler ricevere, in tale occasione, detta delegazione africana.
Sono certo che Ella potrà ricavarne direttamente elementi utili alla Sua riflessione sul delicato tema e la constatazione che molte delle giovani élites politiche africane non la pensano, al riguardo, esattamente come il Ministro Kyenge”.
agenparl
http://www.imolaoggi.it/2013/09/21/ius-soli-borghezio-molti-africani-non-la-pensano-come-kyenge/

Numero verde antisuicidi: in 15 mesi 190 imprenditori seguiti

In 15 mesi di attività sono 190 gli imprenditori in difficoltà che hanno trovato un sostegno concreto nel numero verde antisuicidi attivato dalla regione Veneto con il servizio “inOltre – la Salute dell’imprenditore”. Rispettivamente, 61 hanno chiamato da Vicenza, 49 da Padova, 30 da Treviso, 26 da Venezia, 16 da Verona,  alcuni  da Rovigo e  Belluno. A oggi le chiamate ricevute dal numero 800-334343 sono state 833, di cui provenienti da 65 da fuori regione, prevalentemente da Lazio e Lombardia, ma anche da Campania, Emilia e Friuli.

“Quella dei suicidi è una piaga che continua a lasciare ferite profonde nella nostra regione – commenta il presidente del Veneto Luca Zaia nel presentare i dati – e nelle ultime settimane stati altri imprenditori si sono tolti la vita. Ma, accanto a questi, ce ne sono centinaia che stanno riuscendo a reinventare le loro aziende e le loro vite”.

A rivolgersi al servizio, attivo 24 ore su 24, non sono stati solo i diretti interessati: diverse telefonate sono giunte anche da servizi territoriali che segnalavano situazioni a rischio, da amici, parenti, perfino da dipendenti. “I dati sottolineano l’efficacia e l’efficienza del numero verde – conclude Zaia – e allo stesso tempo segnalano come questo problema non abbia allentato la sua presa sulle nostre comunità. Per questo la regione non abbasserà la guardia e continuerà a stare a fianco dei propri imprenditori per aiutarli ad affrontare le conseguenze di una crisi che ha lasciato segni profondi nel tessuto economico e sociale della nostra regione”.
http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2013/9/20/36840-numero-verde-antisuicidi-in-15-mesi-190-imprenditori-seguiti/

Svuotacarceri: ormai in galera non va più nessuno

22-09-2013
“Ha picchiato mio figlio, lo ha minacciato di morte ed ora è di nuovo in libertà e c’è la possibilità che si incontrino di nuovo”. La denuncia arriva da un padre che ha passato attimi di forte apprensione nelle ultime 24 ore per il figlio 16enne che ieri è stato picchiato sulla carrozza di un treno, tra Taggia e Sanremo.

“Mio figlio era appena uscito da scuola, ad Imperia e aveva preso il treno che come ogni giorno lo riporta a casa a Bordighera. Si trovava in una carrozza seduto insieme ad alcune amiche quando questa persona, un 20enne, un energumeno, ha posato il suo zaino e senza un’apparente motivazione ha iniziato a riempire di pugni mio figlio”.

Il 16enne ed il 20enne sono stati divisi dal capotreno che per fortuna si trovava in quella carrozza al momento dell’alterco. “Vorrei ringraziare di persona – spiega il padre del ragazzino picchiato – sia il capotreno che un’altra persona intervenuta per allontanare l’aggressore da mio figlio. Senza di loro oggi non so se sarei qui a raccontare in questi termini la vicenda. C’era il rischio che potesse perdere l’occhio, con un pugno poteva avergli rotto la lente a contatto che rischiava di andare ad intaccare la cornea. Non solo, mi è stato detto che dai colpi ricevuti poteva avere anche un’emorragia interna. Infatti, a seguito delle ferite riportate dall’Ospedale di Sanremo l’abbiamo dovuto portare al reparto di oculistica dell’Ospedale di Imperia. In entrambe le strutture sono stati tutti gentilissimi e si sono presi cura di mio figlio era diventato la mascotte del reparto”.

Che cos’è successo dopo l’aggressione? “Raggiunta la stazione di Sanremo mio figlio sanguinante – ci racconta il padre – è stato trasportato al pronto soccorso di Sanremo e poi trasferito a quello oculistico di Imperia, l’altro ragazzo è stato consegnato alla polizia ferroviaria, l’hanno messo in stato di fermo fino alla sera e dopo di che fatta la rituale denuncia mi è stato detto che la legge italiana non prevede l’arresto immediato perchè la prognosi di mio figlio era di 10 giorni anziché 20. Questo è quello che prevede la nostra giustizia, pur con tanto di testimoni che hanno confermato anche le minacce di morte verso mio figlio. Ora questa persona è stata riportata nel comunità di recupero dove è ospitato e lì mi è stato detto che non si capacitano di come sia potuto succedere, che è una brava persona, figuriamoci se era uno cattivo!”.

E’ questo lo sconvolgente racconto del genitore che oggi non può far altro che constatare l’accaduto e domandarsi: “So che ieri sera questa persona era tornata in libertà, mi chiedo se questa sia giustizia. Il ragazzo che ha aggredito mio figlio prenderà probabilmente lo stesso treno e non è da escludersi che si incontrino di nuovo, come posso stare tranquillo? Ieri dopo averlo picchiato lo ha ulteriormente minacciato dicendogli ‘se ti becco per strada ti lascio per terra e ti ammazzo’. Sono terrorizzato”.
http://voxnews.info/2013/09/22/svuotacarceri-ormai-in-galera-non-va-piu-nessuno/