Marocchino tenta di violentare una donna puntandole un coltello alla gola

Che razzista questa donna. Non gliela voleva dare, razzista!

Pubblicato da ImolaOggiCRONACA, NEWSago 13, 2013
coltellate13 ago – Ha tentato di violentare una donna minacciandola con un coltello ma la vittima e’ riuscita a scappare. L’uomo, un 29enne marocchino, e’ stato rintracciato dalla polizia e sottoposto a fermo. E’ accaduto ieri mattina a Lavinio, in provincia di Roma. La donna, di origine marocchina, ha incontrato l’uomo, un conoscente con il quale in passato aveva diviso un appartamento ad Anzio insieme ad suo fidanzato, e gli ha chiesto di poter riprendere degli effetti personali lasciati nella casa. Il 29enne le ha offerto un passaggio a bordo del suo motorino per andare a casa insieme e restituirle cio’ che era suo ma una volta a bordo del mezzo, la donna si e’ resa conto che le intenzioni dell’uomo erano altre.
Durante il tragitto infatti il marocchino ha fermato il mezzo in prossimita’ di un boschetto e, dopo aver preso un coltello, ha iniziato a minacciare la donna puntandoglielo alla gola. Alla reazione della donna, ha iniziato a picchiarla fino a stringerle le mani intorno al collo. L’ha cosi’ obbligata a togliersi la gonna e ha tentato di avere con lei un rapporto sessuale. A un certo punto gli e’ caduto il coltello dalle mani e la vittima e’ riuscita a scappare. La donna e’ stata inseguita e raggiunta dall’aggressore che ha continuato a minacciarla dicendole di non denunciare quanto accaduto.
Tornata a casa ha raccontato tutto al fidanzato che, dopo averla accompagnata in ospedale, l’ha convinta a chiamare il 113. Li’ sono stati raggiunti dagli agenti delle Volanti del commissariato, ai quali la donna ha raccontato tutto, fornendo una descrizione dettagliata dell’uomo e indicando ai poliziotti la sua abitazione. Sono cosi’ scattate immediate le ricerche dell’uomo, che e’ stato rintracciato alla stazione di Lavinio. Accompagnato negli uffici del commissariato e riconosciuto dalla vittima, e’ stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria e accompagnato presso il carcere di Velletri: dovra’ rispondere di tentata violenza sessuale, lesioni gravi e minacce aggravate. La donna e’ stata giudicata guaribile in 25 giorni.
http://www.imolaoggi.it/2013/08/13/marocchino-tenta-di-violentare-una-donna-puntandole-un-coltello-alla-gola/

Amnesty International, propaganda di guerra e terrorismo dei diritti umani

AGOSTO 9, 2013

Gearóid Ó Colmáin, Dissident Voice 8 agosto 2013

Donatella Rovera,
                fantoccio dirittumanitarista del terrorismo
                imperialista

Donatella Rovera, fantoccio dirittumanitarista del terrorismo imperialista

A Jaramana, periferia di Damasco, il 7 agosto 18 civili sono stati fatti a pezzi. Tra i morti vi erano dei bambini. Il governo russo ha condannato questo crimine contro l’umanità, che è stato appena accennato dalla stampa occidentale, per non parlare del silenzio dei governi occidentali che  riforniscono di armi i terroristi. Forse i bambini uccisi durante l’attentato erano sostenitori di Bashar al-Assad ed erano quindi colpevoli. Nel frattempo, nella “terra dei diritti umani”, i parigini sorseggiano il caffè leggendo il “journal sérieux” LeMonde. Il quotidiano francese ha pubblicato la storia di un organismo riconosciuto a livello internazionale per il suo ruolo nella difesa dei ‘diritti umani’: Amnesty International. Amnesty International è indignata per le violenze contro i civili in Siria. Ma non menziona per niente il massacro di Jaramana. Stranamente, non sapeva della notizia. Non sa che i terroristi avevano piazzato una bomba in una zona affollata di Jaramana, assassinando dei civili. Invece, l’articolo di Le Monde citava le dichiarazioni di Donatella Rovera, un’attivista di Amnesty che ha passato del tempo con gruppi simili a quelli che avevano piazzato la bomba a Jaramana. Rovera è indignata dalla determinazione dell’esercito siriano nel sconfiggere i terroristi. “Il regime usa armi proibite“, ha detto. Una visione contorta di Rovera: le armi proibite non includerebbero le autobombe nelle piazze affollate. Le armi proibite sono le armi che tutti gli eserciti nazionali usano per difendere la loro nazione, come i missili balistici.
Rovera, la nostra attivista dei “diritti umani” è stata costretta ad ammettere che alcuni crimini sono stati commessi da suoi amati “ribelli”, ma lei, da vera professionista, ha avuto grande cura nel spacciare i loro crimini per danni collaterali: “I crimini di guerra che commettono prendono essenzialmente di mira i membri delle forze governative e le loro milizie che catturano i ribelli, ma questi gruppi sono diventati anche più visibili presso la popolazione civile, sulla quale adattano il loro punto di vista.” La militante per i diritti umani di Amnesty non spiega quale sia questo punto di vista. Non menziona che i suoi amati ribelli costringono le donne di Aleppo occupata, ad indossare il burka, né menziona il fatto che usano il cibo come arma contro il popolo, nel tentativo di affamarlo per sottometterlo. No, il messaggio è chiaro, i ribelli sono i buoni, anche se ci sono alcuni furfanti tra di loro.
Non è forse sorprendente che un governo che ha l’obiettivo di uccidere il maggior numero possibile di propri cittadini, un mostro tirannico che sadicamente massacra i propri cittadini, giorno dopo giorno, riesca a rimanere al potere, nonostante il fatto che così tanti cittadini sostengono gli eroici  attentatori che attaccano quel governo, sostengono i tagliagole dell’opposizione, tifano per i bambini soldato armati di fucili che riescono a malapena a sollevare contro quel governo, e che una tale “rivolta popolare” possa avere il pieno sostegno logistico, propagandistico e militare della nazione più potente che il mondo abbia mai conosciuto, e che ancora dopo due anni e mezzo di decapitazioni, cannibalismo, omicidi e caos, i “ribelli” di al-Qaida ancora non riescono a concludere la “rivoluzione”? Per Amnesty International, i bambini tra le macerie di Jaramana sono ovviamente “forze del governo”. Se il parere di Amnesty International fosse stato il contrario, avrebbe pubblicato la condanna di tali crimini. Non l’ha fatto ed è quindi complice di tali crimini. Questo è ciò che Amnesty International compie ormai da molti anni, e dall’inizio di questa guerra contro il popolo siriano, Amnesty è saldamente dalla parte degli aggressori. Le sue relazioni sulla guerra sono tutte basate sue “voci di attivisti”, “secondo gli attivisti” o “i militanti dei diritti umani”, eppure ha condannato il governo siriano sulla base di queste affermazioni del tutto prive di fondamento delle sue cosiddette fonti “affidabili”, che sono state colte commettere crimini e attribuire al governo i cecchini sconosciuti che aprirono il fuoco sui manifestanti e la polizia nella città di Daraa, il 17 marzo 2011.
Amnesty International è un’organizzazione per la propaganda bellica dell’imperialismo. In realtà, la maggior parte delle organizzazioni dei diritti umani più pubblicizzate operano come agenzie di indottrinamento ideologico per il neo-colonialismo e l’imperialismo occidentali. A questo proposito, hanno sostituito i missionari cristiani del 19° secolo che fornivano la giustificazione per la sottomissione coloniale con il pretesto di diffondere la “civiltà cristiana”. Il colonialismo che diffonde valori cristiani è stato sostituito da quello che promuove i diritti umani. Durante la campagna terroristica dei mujahidin della CIA contro la Repubblica Democratica dell’Afghanistan, negli anni ’80, Amnesty International pubblicò un rapporto che condannava le presunte torture e gli abusi ai diritti umani dei terroristi mujahidin da parte del governo afghano, ignorando le autobombe e le atrocità contro i civili commesse da bin Ladin e dalle sue orde di teppisti drogati, razzisti e misogini. La mente della ‘trappola afghana’, progettata per provocare l’intervento sovietico in Afghanistan, fu il consigliere della Sicurezza Nazionale USA Zbigniew Brzezinski, che è anche ex-direttore di Amnesty International. L’attuale direttore della sezione statunitense di Amnesty International è Suzanne Nossel, ex-assistente del segretario del dipartimento di Stato per le organizzazioni internazionali. E’ tempo di mettere in discussione non solo Amnesty International, ma l’intera ideologia dei diritti umani.

Diritti umani contro diritti sociali
israele-amnesy-internationalIl filosofo francese Michel Foucault sosteneva che l’uomo come ‘dualità empirico-trascendentale’ sia essenzialmente un’invenzione del 18° secolo, sostenendo che la nozione di individualità concepita come trascendentale dall’io separabile dalle forze sociali e storiche, apparve la prima volta nella filosofia occidentale durante l’Illuminismo. Foucault ha celebrato la “morte dell’uomo” quando gli esseri umani cominciarono ad essere concettualizzati, da strutturalisti e post-strutturalisti, come punti decentrati nella vasta matrice dei rapporti di potere, una visione che, in ultima analisi, ha privato l’uomo dell’agire. La conseguenza politica di questa concezione profondamente nietzscheana dell’uomo è il relativismo, il nichilismo e il sinistrismo reazionario e piccolo-borghese che si oppongono a tutto e non difendono nulla. Tuttavia, nonostante il loro rifiuto dell’uomo, i post-strutturalisti e i postmodernisti ancora difendono i diritti umani. I marxisti rifiutano anche la nozione di diritti umani a causa del fatto che rappresenta una concezione borghese dell’essere umano. Per i marxisti, i diritti umani sono categorie borghesi che corrispondono agli interessi di classe della borghesia.
Molti attivisti di sinistra difendono il concetto di diritti umani. Ci sono altri, invece, che sostengono che il concetto di diritti umani deve essere criticato e respinto; gli esseri umani come entità sociali sono ciò che dovrebbero difendere; gli esseri umani come attori socialmente e storicamente costituiti, modellati dal loro ambiente, ma anche capaci di costruirlo e superare tale ambiente; complessi, gli esseri sociali dialettici non sono ego con dei diritti astratti. Non dovrebbe sorprenderci che le agenzie dei diritti umani funzionino come dipartimenti di propaganda dell’imperialismo. Il concetto dei diritti dell’uomo è nato con l’avanzata storica della borghesia e del modo di produzione capitalistico. Pertanto, i diritti umani vanno di pari passo con i diritti della proprietà. I diritti umani sono sempre i diritti di proprietà, i diritti degli sfruttatori, i diritti degli oppressori e dei terroristi. Invece, abbiamo bisogno di difendere i diritti sociali. L’uomo, come sosteneva Aristotele, è un animale politico, vale a dire, un animale il cui essere è inseparabile dalla polis, dal tessuto sociale, dalla comunità. Amnesty International, Human Rights Watch e altre organizzazioni simili, sono le prostitute del nuovo imperialismo iper-individualista che minaccia il futuro degli esseri umani, impedendogli di entrare in empatia con la sofferenza del prossimo. I gruppi per i diritti umani sono più interessati ai “diritti” che agli umani, a titoli e azioni più che a emozioni e passioni, di essere dalla parte “giusta” del politicamente corretto che essere sinceri e onesti, per la libertà del mercato invece che per la libertà dell’essere umano.
Gli attivisti per la pace dovrebbero non solo denunciare e condannare le loro menzogne e manipolazioni, ma la stessa filosofia dei diritti umani in sé, gli esseri umani non possono essere concettualizzati come soggetti nati con diritti inalienabili, ma piuttosto come esseri sociali che crescono e si evolvono in comunità dinamiche che impongono doveri, debiti e obblighi ineluttabili nei confronti dei loro compagni proletari e operai. Senza tali complessi rapporti d’interdipendenza non ci sarebbe nessuna società e di conseguenza nessun essere umano. Dobbiamo respingere i diritti umani astratti e proclamare i diritti sociali concreti; diritto ad un alloggio gratuito, diritto alla titolarità democratica dei mezzi di produzione, diritto di vivere in pace, diritto a un lavoro, diritto alla privacy, il diritto a istruzione, trasporto e assistenza sanitaria gratuiti, diritto al cibo sano e all’acqua, il diritto alla libertà di espressione.
Non dobbiamo dimenticare che la maggior parte, se non tutti, i crimini indicibili di questa guerra sono stati commessi dai cosiddetti ribelli. Non dobbiamo dimenticare le stragi di Hula, Banias, Hatlah, università di Aleppo, tra gli innumerevoli altri meno noti, meno pubblicizzati, e ora il massacro di Jaramana. Amnesty International, Human Rights Watch e altri, ne sono complici coprendo questi crimini. Dovrebbero essere chiamati a risponderne. Non solo perché Amnesty International è un’organizzazione dei diritti umani fasulla e complice dei crimini di guerra commessi contro il popolo siriano, anzi, la propaganda di guerra di Amnesty International per conto dell’imperialismo è semplicemente un corollario dell’ideologia borghese cui aderiscono tutti i gruppi dirittumanitaristi. Le attuali guerre “umanitarie”, con tanto zelo difese dai fanatici dei diritti umani, sono sintomatici della profonda crisi di civiltà. Nel 1960, il regista maoista francese Jean-Luc Godard tentò di mostrare, nel suo preveggente film da incubo Le Weekend, come l’ideologia borghese francese trasformi gli esseri umani civilizzati in cannibali assetati di sangue. Questo autore ha sentito numerosi commenti sulla stampa francese e internazionale, giustificare e spiegare il cannibalismo di alcuni terroristi siriani come reazione all’insondabile “brutalità” del “regime”. Cannibali e psicopatici sono stati trasformati nei nobili selvaggi di Montaigne. Questa è l’ideologia di una decadente società consumatrice dove certe tendenze ataviche da linciatori riemergono nel caos causato dalla lenta morte del capitalismo tecnocratico. Dobbiamo documentare crimini come il massacro di Jaramana e smascherare coloro che tentano di coprire i loro autori, non perché sono violazioni dei diritti umani, ma perché sono violazioni dell’umanità e delle reti sociali che sostengono le più significative relazioni umane. Dobbiamo difendere l’essere umano e gettare i diritti umani nella pattumiera della storia.

Gearóid Ó Colmáin è un analista politico di Parigi. Collaboratore frequente di Russia Today, Radio del Sur e Inn World Report. Il suo blog è Metrogael.

Suzanne Nossel: da
                segretaria di Hillary Clinton a segretaria di Amnesty
                International

Suzanne Nossel: da segretaria di Hillary Clinton a segretaria di Amnesty International

Danno collaterale
                del terrorismo sponsorizzato dalla NATO e coperto da
                Amnesty International

‘Danno collaterale’ del terrorismo sponsorizzato dalla NATO e celebrato da Amnesty International

Traduzione di Alessandro Lattanzio SitoAurora

Shopping con carta di credito rubata, arrestato algerino pregiudicato

già noto alle FFOO- Poverino, lo vorranno mica mettere in galera che son piene? Che sia libero di rubare carte di credito altrui che tanto gli italiani son ricchi mica son perseguitati dalle finanziarie

Pubblicato da ImolaOggiCRONACA, NEWSago 13, 2013
carte13 ago – Un cittadino algerino di 55 anni, gia’ noto alle forze dell’ordine, e’ stato arrestato da un Carabiniere in borghese e libero dal servizio con l’accusa di ricettazione, possesso ingiustificato e utilizzo fraudolento di carta di credito.
L’uomo e’ stato sorpreso dal militare dell’Arma all’interno di una profumeria di via Nazionale, mentre tentava di acquistare dei profumi con una carta di credito risultata rubata e intestata ad un cittadino statunitense. La carta e’ stata sequestrata mentre il 55enne e’ stato accompagnato in caserma, dove rimarra’ a disposizione dell’Autorita’ Giudiziaria in attesa del rito direttissimo.
http://www.imolaoggi.it/2013/08/13/shopping-con-carta-di-credito-rubata-arrestato-algerino-pregiudicato/

Roma: marocchino ruba un’auto e trascina il conducente per 10 metri

altro gesto RAZZISTA. Ah pardon, la vittima è italiana. DIMENTICARE ED ARCHIVIARE onde evitare di diffondere antipatia verso le risorse venute qui a donarci LA LORO CULTURA

Pubblicato da ImolaOggiCRONACA, NEWSago 13, 2013
cc13 ago – Ha trascinato il proprietario dell’auto per circa dieci metri pur di assicurarsi il furto e la fuga. M.A., cittadino marocchino 45enne, poco prima delle 20 di ieri sera, si è intrufolato in un’auto a noleggio posteggiata all’esterno di un albergo in via Vittorio Veneto per rubarla. A quel punto è scattato l’allarme del conducente che si trovava a pochi passi e che, nel tentativo di bloccare il furto, è entrato a mezzo busto dal finestrino per strappare le chiavi dal cruscotto e bloccare la fuga.
Ma la prontezza dell’autista non ha fermato il ladro dall’intento. Dopo averlo spinto fuori, ha acceso la vettura ed è partito a gran velocità, nonostante il conducente avesse afferrato il montante facendosi trascinare nel disperato tentativo di opporsi al furto.
Una volta a terra, l’autista ha subito avvisato la società di noleggio e il 113. A rispondere alla chiamata i poliziotti del Commissariato Viminale, diretto dal dr. Antonio Pignataro. Grazie alla descrizione del ladro e al fatto che sul mezzo era installato un antifurto satellitare è stata individuata anche la posizione dell’auto che era regolarmente parcheggiata in via Luzzati.
Gli agenti si sono quindi appostati e dopo pochi minuti hanno visto arrivare in lontananza un uomo che corrispondeva perfettamente alle descrizioni fornite dalla vittima e che, in compagnia di un suo connazionale, stava tornando a recuperare l’auto.
Alla vista dei poliziotti l’uomo ha cercato di fuggire lanciando nel giardino di un’abitazione un tablet e le chiavi dell’autovettura, ma è stato bloccato al termine di una breve colluttazione nel corso della quale ha colpito i poliziotti con calci e pugni.
Nella tasca dei suoi pantaloni gli agenti hanno trovato il portafogli e la somma di 275 euro, di proprietà dell’autista vittima del furto, oltre ad un coltello a serramanico. Mentre all’interno di un cassonetto dei rifiuti sono stati poi recuperati dai poliziotti anche i documenti di identità e di abilitazione alla guida ed alcune carte di credito appartenenti alla vittima.
Una volta giunto al commissariato, M.A. è stato arrestato per il reato di rapina, resistenza a pubblico ufficiale e possesso ingiustificato di arma da taglio mentre il connazionale trovato in sua compagnia, ed estraneo alla rapina, è stato invece accompagnato negli uffici dell’Immigrazione perché destinatario di un provvedimento di allontanamento dal territorio nazionale.
romatoday.it/

Indiano molesta una 12enne sul bus e si tira giu’ i pantaloni

La risorsa ci mostrava la sua Cultura. Kyenge e Boldrini hanno qualcosa da dire?

Indiano molesta una 12enne sul bus e si tira giu’ i pantaloni
Pubblicato da ImolaOggiCRONACA, NEWSago 13, 2013
ostia13 ago – Un 43enne cittadino indiano, in Italia con regolare permesso di soggiorno, e’ stato denunciato dalla Polizia per atti osceni. L’episodio e’ accaduto a Ostia, su un autobus di linea, all’altezza di via dei Mercantili.
L’uomo, seduto vicino a due donne, madre e figlia di 12 anni , dopo insistenti sguardi rivolti alla piccola, ha cominciato a toccarsi, fino a tirarsi giu’ i pantaloni rimanendo nudo. Le urla della madre hanno pero’ costretto l’uomo a desistere. Richiamando infatti ad alta voce l’attenzione dell’autista e di altri presenti la donna ha messo in fuga l’uomo, che e’ subito sceso dal mezzo pubblico e si e’ rifugiato in un’abitazione nelle vicinanze.
Sul posto sono giunte le Volanti del Commissariato di Ostia che, grazie alle testimonianze della madre e dei presenti, sono riusciti a rintracciare l’uomo, rientrato nel suo appartamento poco distante dal luogo. Identificato per M.L., il cittadino indiano e’ stato denunciato in stato di liberta’ per atti osceni.
http://www.imolaoggi.it/2013/08/13/indiano-molesta-una-12enne-sul-bus-e-si-tira-giu-i-pantaloni/

Chaouki (Pd): “La buvette del Parlamento deve avere cibo per musulmani”

non ti preoccupare del resto degli italiani che non hanno alcuna bouvette dalla quale scegliere, dipende dalla Caritas

Chaouki (Pd): “La buvette del Parlamento deve avere cibo per musulmani”
8 ago – «Ho chiesto al mio partito di essere messo in missione domani (oggi, ndr.) per poter assistere alla cerimonia di fine Ramadan». Il deputato Khalid Chaouki, eletto con il Pd, è musulmano praticante, e in questo mese ha fatto il Ramadan. E ora chiede di poterlo festeggiare. Di più: propone anche che la buvette si attrezzi con carne halal, consentita agli islamici, e, perché no, affianchi un imam al cappellano di Montecitorio.

Le diranno che i problemi degli italiani sono altri…  

«So che quello che dico può sembrare una provocazione, ma il mio intento è di aprire un dibattito sulla prospettiva multireligiosa della nostra società e quindi anche del nostro Parlamento».

 Com’è stato questo mese di Ramadan? 

«Impegnativo per i ritmi di lavoro che abbiamo tenuto. E un po’ anche perché mi sono trovato in qualche modo escluso dalla convivialità che qui si celebra alla buvette e nelle mense. Dove a volte si rischia di vedersi servire crocchette che dovrebbero essere vegetariane e invece contengono prosciutto…».

 Già, perché lei non mangia carne di maiale… 

«Credo che sarà importante aprire una discussione su come i luoghi pubblici e delle istituzioni debbano garantire la possibilità a tutti di avere a disposizione cibo lecito per la propria religione».

 Cioè vorrebbe carne macellata secondo il rito islamico alla buvette? 

«Credo sia doveroso garantire a tutti i cittadini un diritto. Qui ad esempio abbiamo un cappellano, potrei chiedere un imam. O che si faccia un pellegrinaggio verso luoghi cari all’Islam come si fa verso luoghi cari ai cattolici. Sarebbe un’occasione di arricchimento per tutti».

 Non teme di scatenare una polemica? 

«Dobbiamo rendere le istituzioni all’altezza dei cambiamenti della società. Anche se sull’Islam ci sono molti pregiudizi: invece, come tra i deputati ci sono cattolici che votano da laici, possono esserci anche musulmani che sono legislatori laici».

lastampa

Equitalia lancia ennesima estorsione

La Guardia di Finanza invia sondaggi a casa: multe fino a 2.065 euro per chi non li restituisce08-08-2013 – Deborah Popolo Le fiamme gialle inviano dei questionari tramite una busta raccomandata.immaginiUna sanzione se non viene compilato e restituito Sondaggio della Guardia di Finanza

La Guardia di Finanza sta inviando dei questionari a casa, sotto forma di busta raccomandata: bisogna fare attenzione a non buttare la lettera, poiché per chi non compila i sondaggi e non li restituisce entro due settimane, ci saranno delle sanzioni.

La multa prevista varia da 258 euro a 2.065 euro, anche per coloro che dimenticheranno di inviare tutta la documentazione; inoltre, ci si ritroverà a essere sottoposti a un accertamento fiscale. Tutto ciò è stato creato per combattere l’evasione fiscale, dopo che già lo scorso anno si erano avute segnalazioni di studenti che si ritrovavano ad abitare case in affitto in nero, oltre alla scoperta di contabilità sbagliate da parte di alcuni imprenditori e altri professionisti.

Gli Italiani dovranno inviare tutta la documentazione richiesta, dimostrando di non aver mai fatto prestazioni lavorative in nero: in questo modo la Guardia di Finanza potrà fare i controlli dovuti e, in caso di irregolarità, continuare le indagini, oppure archiviare i fascicoli.

Molti studenti hanno già ricevuto la famosa multa, poiché non avevano tutto il dovuto oppure aveva deciso di tralasciare il questionario, non rimandandolo al mittente compilato entro i 15 giorni previsti. Le sanzioni sono arrivate anche a coloro che avevano deciso di pagare senza ricevere la fattura, oppure a chi non aveva conservato le ricevute di affitto, nonostante abitasse in modo del tutto regolare.

I sondaggi rappresentano quindi una verifica a tutti gli effetti che può essere fatta dalla Guardia di Finanza, appellandosi all’articolo del Codice Civile numero 32, comma 4 del Dpr 600/73.

http://news.supermoney.eu/economia/2013/08/la-guardia-di-finanza-invia-sondaggi-a-casa-multe-fino-a-2-065-euro-per-chi-non-li-restituisce-0025412.html

 

Massacrano di botte il datore di lavoro.”Non ci ha pagati abbastanza”

LE RISORSE
Due fratelli arrestati. La vittima, un allevatore, è in coma. Il fatto in provincia di Torino. L’amico della vittima, pure lui picchiato, racconta: “Hanno infierito anche quando era già a terra”
di ERICA DI BLASI
Non contenti della paga, hanno pestato il loro datore di lavoro. Calci e pugni fino a mandarlo in coma. L’aggressione è avvenuta il giorno del compleanno della vittima. Protagonisti dell’episodio, due fratelli romeni, Ion e Gheorghita Cojoc di 33 e 38 anni. Entrambi sono stati arrestati ieri mattina dai carabinieri con l’accusa di tentato omicidio. La sera prima avevano atteso il loro datore di lavoro, Andrea Aldighieri, 26 anni, allevatore di bestiame di Torino, in un piazzale vicino a un ristorante di Giaveno. “I soldi che ci hai dato sono troppo pochi. Così non va bene. Ne vogliamo altri”. Di fronte al rifiuto di Aldighieri, i due romeni si erano innervositi e dagli insulti ci avevano messo ben poco a sfociare nella violenza. Prima calci, poi pugni: la coppia di lavoratori se l’è presa anche con un altro uomo che si trovava in compagnia della vittima. “Quando ci hanno assalito saranno state le 2.30. Continuavano a colpirci al volto senza pietà. Non si fermavano più”. Sotto la furia dei colpi, Aldighieri alla fine è rimasto a terra. “Ma per loro non ha fatto differenza”. I due uomini ne hanno anzi approfittato per infierire ancora di più: uno di loro è addirittura saltato coi piedi più volte sul viso della vittima. “Ero terrorizzato  –  racconta l’altro giovane aggredito  – . Per fortuna sono riuscito a fuggire e a chiamare aiuto”. Notando la sua assenza anche i romeni, temendo l’arrivo delle forze dell’ordine, sono scappati. La loro latitanza non è durata però che poche ore. I carabinieri di Giaveno li hanno  rintracciati quasi subito. Per entrambi è scattato l’arresto: l’accusa è di tentato omicidio, nei confronti del loro datore di lavoro, e di lesioni personali, ai danni della seconda vittima. Il ragazzo è stato trasportato dal 118 all’ospedale di Rivoli: i medici gli hanno diagnosticato un trauma cranico e alcune escoriazioni, guaribili in una settimana. Più grave Aldighieri: arrivato anche lui al pronto soccorso di Rivoli, è stato però subito trasferito al Cto di Torino, dov’è tuttora ricoverato con prognosi riservata. Intubato e in coma farmacologico, è stato costretto a subire un intervento neurochirurgico d’urgenza a causa dell’ematoma riportato a furia dei calci e dei pugni. Oltre a un grave trauma cranico e facciale, la vittima ha anche riportato la frattura della mandibola. Le prossime ore saranno decisive per capire se ce la farà.
 
(12 agosto 2013)
http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/08/11/news/massacrano_di_botte_il_datore_di_lavoro-64645148/

Avevano ragione i No Tav

di Tommaso Cerno

«Il progetto iniziale era sbagliato. Quelli che protestavano otto anni fa ce l’hanno fatto cambiare del tutto. E ora dà benefici alla valle. Ma la protesta si è radicalizzata su un simbolo». Parla il commissario della grande opera. Che vive sotto scorta

(12 agosto 2013)

http://data.kataweb.it/kpmimages/kpm3/eol/eol2-extra/2013/08/09/jpg_2212947.jpgPolizia e soldati a guardia del cantiere di Chiomonte sono in allerta da giorni. E’ agosto il mese «più difficile». Quello dove le frange estreme dei No Tav potrebbero comparire di nuovo. «Violenti che vengono in gran parte da fuori, certo, ma che non sono infiltrati, bensì invitati. Perché in questi ultimi cinque anni il movimento è cambiato. E dopo avere contribuito a modificare l’opera, come mai era avvenuto prima, è rimasto in mano agli irriducibili: quelli che dicono no, sempre e comunque».

A parlare è il commissario della Torino-Lione, Mario Virano. Architetto, valsusino, nato a pochi chilometri dal cantiere, è uno che ha studiato i progetti, «è il mio lavoro», ma ha studiato anche il movimento No Tav. «L’ho visto nascere, crescere, cambiare slogan e strategie», dice a “l’Espresso”. E oggi, alla vigilia di quello che chiama «il salto di qualità dei lavori, quando la grande talpa meccanica scaverà la montagna per 20 metri al giorno, contro i due di adesso», si prepara ad affrontare anche l’altro salto di qualità. «Quello della lotta. Che ormai è un simbolo esportato fuori dalla valle, una calamita degli antagonismi più diversi. Che rischia di far naufragare il grande lavoro di ascolto e dialogo costruito assieme ai No Tav. Quelli veri».

Architetto Virano, lei è nato in Val di Susa.
«Al confine, sì».

Non le fa impressione la “militarizzazione” della sua terra?
«Non esiste alcuna militarizzazione».

Come no? Soldati. Lince. Polizia. Sirene. Guardia 24 ore.
«La valle si estende su un milione 820 mila ettari. Di questi meno di 700 mila sono in pianura. Pensi che gli ettari protetti dall’esercito sono sette in tutto».

Lei gira libero nella sua Val di Susa?
«No, ho una scorta».

E’ preoccupato?
«Diciamo che sono sufficientemente irresponsabile per non pensarci. Continuo a credere e dire che la Val di Susa è fatta di persone perbene. Anche se il salto di qualità dei lavori agita l’area massimalista del movimento».

Mario ViranoMario Virano

Salto di qualità anche nelle accuse dei pm. La Procura alza il tiro: terrorismo e tentato omicidio. E’ la strada giusta?
«Vale la presunzione di innocenza, ma la Procura che si muove è di alto livello, è la stessa che ha operato contro le infiltrazioni mafiose nel cantiere. La magistratura torinese ha sempre distinto fra singoli e massa. Non ha mai indagato per reati associativi, finora, ma sempre per atti individuali. E’ indubbio, però, che il tentato omicidio e il terrorismo segnano un salto di qualità. Credo corrisponda, né più né meno, che al salto di qualità fatto sul campo. All’inizio non era così. Tutti erano, anzi eravamo, convinti che si potesse migliorare. E si lavorava per questo».

Non ci dirà che lei, che qui a Susa è Mister Tav, è un po’ No Tav?
«
Le spiego: quello che più mi dispiace di ciò che sta avvenendo in Val di Susa è che la deriva massimalista del movimento, a cui facevo prima riferimento, anche al netto della violenza fisica ha comuque fatto un danno: ha offuscato le grandi conquiste che i 50 mila No Tav dell’inizio hanno ottenuto».

E quali sarebbero se l’opera è partita?
«Quello della Val di Susa è il primo caso in Italia in cui un progetto per un’opera del genere, finito e pronto, è stato cancellato e rifatto da capo sulla base delle richieste del territorio. E con il contributo dei sindaci e dei cittadini. E sa perché l’abbiamo rifatto?».

Perché c’era la protesta?
«No, perché avevano ragione loro. Quel progetto non andava bene. Non portava benefici alla valle. E così è stato cambiato. Non solo: le istanze dei valsusini hanno avuto, nel nuovo progetto, lo stesso peso e valore dei vincoli europei e delle prescrizioni ferroviarie. Nessuno l’ha mai fatto prima. Eppure di questo non si parla».

Ne parli lei, in concreto?
«Dalla modifica del tracciato (ne sono stati studiati 11, visto che c’è chi dice che abbiamo tirato una linea dove capitava) fino a un modello innovativo di cantiere. E’ il primo in Italia ad essere concepito come uno stabilimento industriale. Ogni lavorazione avviene all’interno di capannoni, nulla è all’aria aperta. Proteggiamo chi sta fuori e chi dentro. Mai fatto prima».

 

Appello internazionale di docenti e intellettuali contro la criminalizzazione del movimento No Tav

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Ringraziamo con calore tutte le firmatarie e tutti i firmatari, e in particolare Silvia Federici (della Hofstra University, New York) per aver promosso questo appello.

Pubblichiamo la traduzione italiana dell’appello e di seguito la versione originale.

Movimento NO TAV di nuovo sotto attacco

Da vent’anni nelle montagne del nord-ovest Italia, non lontano da Torino, un potente movimento è cresciuto, resistendo al piano del governo italiano di costruire una linea ferroviaria ad alta velocità che, oltre ad essere molto costosa ed economicamente inutile, distruggerebbe certamente l’ambiente montano. Più e più volte il movimento NO TAV, ormai ben conosciuto in tutta Europa, è stato oggetto di attacchi da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito, oltre ad essere oggetto di una campagna denigratoria da parte dei politici di praticamente ogni colore. Tuttavia, così forte è stata la determinazione del popolo della Val di Susa e dei suoi numerosi sostenitori nel resistere a questo attacco alla loro terra e alle loro vite, che finora nessuna vera costruzione ha avuto luogo e tutto ciò che le aziende responsabili del progetto hanno raggiunto è stato quello di recintare migliaia di ettari di terra, appartenenti alla popolazione locale, con filo spinato e poliziotti.

 E’ ormai generalmente riconosciuto, anche a livello dell’UE, che la costruzione della linea ad alta velocità sia inutile, al punto che alcuni  dei paesi partecipanti si sono già ritirati dal progetto. Tuttavia, il governo italiano ha ulteriormente intensificato il suo attacco contro la resistenza al TAV, con la piena militarizzazione della Val di Susa. Come hanno più volte denunciato gli abitanti di questa bellissima valle storica, situata vicino al confine con la Francia e centro della resistenza partigiana al Fascismo e al Nazismo negli anni ’40, nessuno sforzo è stato risparmiato per reprimere ideologicamente e fisicamente la legittima protesta dei residenti della valle, la quale dovrebbe sopportare ogni giorno le conseguenze del TAV. Il territorio della Val di Susa è già stato interamente ricoperto di gas lacrimogeni, e molti sono stati arrestati, feriti, e alcuni sono addirittura morti a causa della scandalosa determinazione del governo nel completare questo lavoro indipendentemente dalle sue conseguenze devastanti per la popolazione della valle.

Ora un nuovo violento attacco contro il movimento No Tav è in corso, il che richiede una risposta chiara da parte di tutti coloro che, dentro e fuori l’Italia, credono che la distruzione sistematica del nostro ambiente e la violazione dei bisogni e delle esigenze più elementari della gente siano crimini che riguardano tutti e tutte noi e che non dobbiamo tollerare.

 Lunedì mattina, 29 luglio, la DIGOS – il ramo politico della polizia – ha fatto irruzione in decine di abitazioni a Torino e in Val di Susa. Dodici compagni e compagne sono stati costretti ad aprire le loro case agli agenti, che hanno poi proceduto nella ricerca di materiali compromettenti, presumibilmente legati alla loro protesta contro la recinzione dei terreni della valle con reti di filo spinato. Incaricata di cercare esplosivi e altre armi, la polizia ha fallito in questo obiettivo, ma ha sequestrato tutti i materiali audiovisivi e atti alla telecomunicazione che potevano trovare, chiaramente il vero obiettivo della ricerca. Come ha detto uno degli attivisti perquisiti: “Sono venuti per le armi, se ne sono andati con i computer e telefoni”.

 L’operazione ha incluso il ristorante La Credenza – un nome che in italiano significativamente indica sia ‘fede’ che ‘dispensa’ – un luogo pubblico di incontro e di aggregazione per i No Tav in Val di Susa, dove si trovano anche i sindacati dei lavoratori e le associazioni politiche . Questo è un luogo dove ogni giorno le persone si incontrano per discutere di attualità, soprattutto in riferimento alla lotta, così come per condividere del cibo e un bicchiere di vino. Chiunque vada a Bussoleno, il cuore della lotta NO TAV, vi ci passa, per avere la possibilità di parlare con la gente locale, informarsi sugli eventi in corso e gustare un’ottima cena. Ma i magistrati lo dipingono come un luogo di cospirazione, per sostenere l’accusa che motiva l’operazione: coinvolgimento in “attacchi con finalità terrorista e sovversiva”.

 Chiunque sia stato in Val di Susa o abbia seguito la lunga storia della protesta che la sua gente ha lanciato contro il TAV, sa che questa accusa è falsa, oltraggiosa, ed è un classico esempio di come incolpare le vittime. Non sorprende che le “prove” siano fabbricate.

 In una delle case perquisite, è stata trovata una mappa della valle con dei marcatori di segno su di essa. La giovane donna che vi abita è un membro del Legal Team per il movimento, e la mappa è parte del materiale che doveva sottoporre alla difesa nei processi che sono già in atto nei confronti di alcuni dei suoi membri. Su di essa sono contrassegnati i luoghi dove nel 2011 diverse persone sono state brutalizzate dalla polizia. Ma, secondo gli inquirenti, la mappa dimostra l’esistenza di un movimento di guerriglia organizzato militarmente.

 Allo stesso modo, bottiglie di birra presumibilmente trovate nell’area del cantiere vengono presentate come evidenza della presenza di bombe molotov, senza che vi sia alcuna prova che abbiano mai contenuto altro che birra. Anche le magliette nere sono state sequestrate, anche se è difficile immaginare che cosa potrebbero provare. Ma il significato dell’operazione di polizia viene fuori più sfacciatamente laddove i magistrati affermano che i perquisiti sono indagati come sospettati di “attacchi con finalità terroristica.”

 In sintesi, l’obiettivo di questa nuova operazione è quello di aumentare l’attacco al movimento rappresentandolo, legalmente e attraverso i media, come un movimento “terrorista” – una mossa che ha evidentemente l’intento di spaventare i suoi sostenitori, scagliare l’opinione pubblica contro il popolo della Val di Susa e legittimare ogni violenza che lo stato ritiene opportuna per scatenarsi contro di loro.

 Non pensiamo che questa operazione avrà successo. Gli abitanti della Val di Susa hanno combattuto i fascisti, hanno combattuto i nazisti e per 20 anni sono stati in grado di respingere il tentativo del governo italiano di distruggere le loro montagne, già attraversato da numerose linee ferroviarie e da una strada di recente costruzione. Tuttavia non dobbiamo sottovalutare la volontà del governo di schiacciare questo movimento. Questo fatto sembra essere l’obiettivo primario di questa operazione, dato che i rapporti indicano che, anche da un punto di vista capitalistico, il progetto TAV è destinato a rivelarsi economicamente irrealizzabile. Perché perseguirlo poi con così tanta ostinazione, fino al punto di calpestare la vita di migliaia di persone? Forse perché il governo italiano non può ammettere che quando la gente lotta in modo unito può vincere? O è che i profitti che le aziende private farebbero avrebbero più importanza del fallimento del progetto di portare alcun beneficio al paese nel suo insieme e inoltre superare così l’immensa agonia e la perdita inflitta al popolo della Val di Susa? 

La politica in questi giorni ha un carattere surreale. Menzogne, distorsioni, discussioni motivate ​​esclusivamente dai più stretti motivi economici privati ​​sono all’ordine del giorno. Ma il carattere fittizio delle accuse mosse contro le vittime delle perquisizioni non deve ingannarci circa i danni che possono infliggere. Come minimo questi attacchi stanno costringendo un movimento a ri-incanalare le proprie energie dalla lotta contro il TAV  alla difesa di coloro sotto attacco.

 Questo è il motivo per cui dobbiamo sostenere gli attivisti NO TAV sotto inchiesta, dobbiamo allargare il nostro sostegno per la lotta NO TAV e inviare un chiaro messaggio di protesta al governo italiano, chiedendo che cessi la persecuzione degli attivisti No TAV e che ponga fine al progetto del TAV stesso.

 Si prega di firmare la dichiarazione-affiliazione seguente solo a scopo di identificazione:

 Chiediamo con forza al governo e alla magistratura di:

* Terminare il suo uso arbitrario della legge per perseguitare gli attivisti No TAV;

* Cessare le indagini contro le dodici persone le cui case sono state perquisite;

* Fermare la militarizzazione della Val di Susa;

* Ascoltare la legittima protesta del popolo della Val di Susa e abbandonare il progetto TAV, che ha già causato tante sofferenze a tante persone.

 

Alexander Anievas, Research Fellow, Cambridge University, Uk

Dr. Dario Azzelini, Johannes Kepler Universität, Linz  (Austria)

Erika Biddle-Stavrakos, York University, Toronto. Canada

Prof. Dusan Bjelic, University of Southern Maine

Werner Bonefeld, University of York, UK

Michaela Brennan, Ann Harbor, USA

George Caffentzis, Professor Emeritus, University of Southern Maine, USA

Chris Carlsson, Shaping San Francisco, San Francisco, CA, USA

Irina Ceric, Osgoode Hall Law School, York University,Toronto.

Harry Cleaver, Emeritus, University of Texas, Austin, USA

William T. Cleaver, Austin, Texas, USA

Mitchel Cohen, Brooklyn Greens, Green Party, Former Chair WBAI Radio. N.Y., USA

Laura Corradi, Universita’ della Calabria

Dan Coughlin, New York, USA

Laurence Cox, National University of Ireland Maynooth, Ireland.

Patrick Cuninghame, Sociology Lecturer, Universidad Autonoma Metropolitana, Mexico City

Massimo De Angelis, The commoner.uk, London, UK

Federico Demaria, Universitat Autònoma de Barcelona, Spain

Dagmar Diesner, The commoner.uk, London, UK

Salvatore di Mauro, editor, Capitalism, Nature and Socialism. USA

Anna Dohm, Interventionist Left Germany

Sara R. Farris, Goldsmiths, University of London

Silvia Federici, Emerita, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Jim Fleming, Autonomedia, New York.

Michael Hardt, Duke Univerity, Durham, North Carolina

Dr David Harvie, University of Leicester, UK

Conrad M. Herold, Dept of Economics, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Yaiza Hernández Velázquez, CRMEP, Kingston University, London

John Holloway, Professor, Benemérita Universidad Autónoma de Puebla, Mexico

Brian Holmes, art and cultural critic, Chicago

Andrej Hunko, MP for the German Bundestag

Fiona Jeffries, Simon Fraser University, Vancouver, Canada

Lewanne Jones, Autonomedia, New York. USA

Nancy Kelley, HIRC of Harvard Law School, Cambridge, Massachussetts

Sabu Khoso, New York. USA

Peter Linebaugh, Toledo, USA

Federico Luisetti, University of North Carolina at Chapel Hill, North Carolina

Mari Lukkari, journalist, Finland

Caitlin Manning, California State University, Monterey Bay.

Barry Hamilton Maxwell, Cornell University, Ithaca, N.Y., USA

Massimo Modonesi, Coordinador del Centro de Estudios Sociológicos, Facultad de Ciencias Políticas y Sociales

Universidad Nacional Autónoma de México

Donald Monty Neill, Boston, USA

John Malamatinas, Cologne-Germany

Pablo Mendez, University of British Colombia, Vancouver

Cristina Rousseau, Doctoral Candidate, York University, Toronto.

Stevphen Shukaitis, University of Essex, UK

Marina Sitrin, CUNY Graduate Center, N.Y. USA

Konstantine Stavrakos, environmental lawyer, Toronto.

Alberto Toscano, London, UK

Kevin Van Meter, Team Colors Collective & University of  Minnesota (Graduate Student), Minneapolis, MN

Chris Vance, Vancouver, Canada

Dr Peter Waterman Institute of Social Studies, The Hague (retired)

John Willshire-Carrera, HIRC of Harvard Law SchoolCambridge, Massachussetts.