VANDALI SOTTO BANDIERA NATO

Quando nel marzo 2001 due antiche statue di Buddha vennero distrutte in Afghanistan dai taleban, le immagini dell’atto vandalico fecero il giro del mondo, suscitando legittima indignazione. La cappa del silenzio politico-mediatico copre invece quanto avviene oggi in Siria. I siti archeologici vengono non solo danneggiati dalla guerra, ma saccheggiati soprattutto dai «ribelli» che, alla ricerca di gioielli e statuette, distruggono spesso altri preziosi reperti. Ad Apamea hanno asportato antichi mosaici e capitelli romani servendosi di bulldozer.

 Molti delle decine di musei sparsi in tutta la Siria, compreso quello di Homs, sono stati depredati di beni di inestimabile valore storico e culturale, tra cui una statua d’oro dell’8° secolo a.C. e vasellame del terzo millennio a.C. In due anni di guerra sono state cancellate testimonianze di millenni di storia. L’appello dell’Unesco per salvare i beni culturali siriani, parte del Patrimonio mondiale, resta inascoltato. Il perché è chiaro: principali autori dello scempio sono i «ribelli», armati e addestrati dai comandi e servizi segreti Usa/Nato, che concedono loro il «diritto di saccheggio» e la possibilità di portar via dalla Siria i beni rubati per venderli sul mercato nero internazionale. Una pratica ormai consolidata. In Kosovo, nel 1999, chiese e monasteri serbo-ortodossi di epoca medioevale furono prima danneggiati dai bombardamenti, quindi incendiati o demoliti dalle milizie dell’Uck, cui la Nato dette anche la possibilità  di saccheggiarli, ruban do icone e altri preziosi oggetti. Il tutto sotto la cappa del silenzio politico-mediatico. Quando i taleban distrussero nel 2001 le statue di Buddha, invece, i primi a condannare tale atto furono gli Stati uniti e i loro alleati. Non certo per salvaguardare il patrimonio storico afghano, ma per preparare l’opinione pubblica alla nuova guerra, che iniziò pochi mesi dopo quando, nell’ottobre 2001, forze statunitensi invasero l’Afghanistan aprendo la strada all’intervento Nato contro le forze taleban: le stesse che gli Usa avevano prima contribuito a formare attraverso il Pakistan e che, una volta servite allo scopo, dovevano essere eliminate. 

 In Iraq, dove durante la guerra del 1991 erano già stati saccheggiati almeno 13 musei, il colpo mortale al patrimonio storico è stato inferto con l’invasione iniziata dagli Usa e alleati nel 2003. Il sito archeologico di Babilonia, trasformato in campo militare Usa, fu in gran parte spianato con i bulldozer. Il Museo nazionale di Baghdad, volutamente lasciato sguarnito, fu saccheggiato: sparirono oltre 15mila reperti, testimoni di cinquemila anni di storia, 10mila dei quali non sono più stati ritrovati. Mentre militari Usa e contractor partecipavano al saccheggio di musei e siti archeologici e al mercato nero degli oggetti rubati, il segretario alla difesa Rumsfeld dichiarava «sono cose che capitano».

Come oggi in Siria, mentre quasi tutto il «mondo della cultura» occidentale osserva in silenzio. 

 Manlio Dinucci

http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=print&sid=11708

 

Il gabelliere

Riciclati di rango. Dalla rivoluzione civile alla riscossione incivile in Sicilia 

Ernesto Ferrante

Dalla rivoluzione civile alla riscossione in Sicilia. L’assonanza c’è, la logica invece manca del tutto. Di coerenza, poi, è meglio non parlare nemmeno per non rischiare di scadere nella barzelletta da osteria. Dopo essere stato folgorato dagli elettori sulla via dell’urna ed essere stato trasferito dal Csm ad Aosta, l’ex procuratore di Palermo, Antonio Ingroia, ha trovato casa tra le braccia del governatore della Regione Sicilia, Rosario Crocetta.
Ad attendere il leader dell’evanescente Rivoluzione civile c’è, infatti, il timone di Riscossione Sicilia Spa, la controllata delle regione che si occupa di riscuotere le imposte nell’isola. Quel crocettiano “mi piacerebbe portare nel mio Megafono quell’area della sinistra rappresentata da Ingroia”, si è tramutato, dunque, in una poltrona. Dopo i calci nel sedere a Battiato e Zichichi, il governatore ha imbracciato il violino e intonato una serenata per riportare a casa il “partigiano” destinato alle nevi o, come aveva ironizzato qualche giorno fa Silvio Berlusconi, “a fare le intercettazioni agli stambecchi”. Certo, non vorremmo essere, ora, nei panni dei siciliani. A molti di questi, con un brivido lungo la schiena, tornerà in mente l’intervista fatta a Ballarò – che fece rimanere basito persino il conduttore Giovanni Floris – quando in campagna elettorale Ingroia snocciolò il suo programma per recuperare risorse fiscali. Una specie di “terrore fiscale” basato sull’attenuazione delle garanzie, sul sospetto, il sequestro preventivo, con il ribaltamento dell’onere della prova sul cittadino. “Quando si inseguono patrimoni, si possono abbassare le garanzie, perché non è in gioco la libertà personale dell’imputato, come nel processo
penale. Nel processo di caccia ai patrimoni si può avviare un processo
di tipo presuntivo”, ebbe a dire il nostro. E ancora, se si sospetta una sproporzione tra i beni di un soggetto sarà tutto molto semplice: “Come si fa per i mafiosi, si sequestrano questi beni, si avvia un procedimento, la persona avrà diritto a provare la provenienza lecita del bene o che non ha evaso le tasse, e se non riesce, tutto questo verrà sequestrato”.
Il voto aveva seppellito le teorie da recupero crediti del magistrato. E il profondo nord gli era stato riservato dai suoi superiori in quanto unico luogo nel quale non si era candidato. Ma è troppo brusca l’escursione termica tra il Guatemala e la Val d’Aosta, meglio i tepori di casa, avrà pensato il barbuto Antonio che saluta pasionarie e guerriglieri della scheda per un posticino da gabelliere. Dalla lotta alla lottizzazione. La parabola discendente di un aspirante leader maximo, l’epopea poltroniera di un ordinario sinistrato all’italiana.


09 Aprile 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=20189

Le Nuove Politiche dell’UE: Controllo delle Nascite e Suicidio Volontario

DI COMEDONCHISCIOTTE
RIADATTAMENTO DI GIANPAOLO MARCUCCI

Uno studio del 2011 finanziato dalla Commissione Europea e dal WWF presenta misure dittatoriali di controllo delle nascite, tasse individuali sulle emissioni di carbone, canali d’informazione controllati dal governo e legalizzazione del suicidio volontario e assistito nei paesi europei. Un gruppo di studio finanziato dall’Unione Europea chiamato The One Planet Economy Network (OPEN-EU) ha elaborato nel 2011 un documento totalmente ignorato dall’attenzione pubblica e dai mezzi d’informazione di massa. Questo, finora. 

Il documento, intitolato Scenari verso un’Economia Planetaria Unica in Europa riporta diversi scenari o “percorsi” che l’Unione Europea dovrebbe seguire per raggiungere una cosiddetta “Economia Planetaria Unica”. 

Finanziata con i fondi del Settimo Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo dell’Unione Europea e dal WWF, il documento segue pedissequamente i tipici scenari dell’ Agenda 21. Nel documento, intriso di termini come “sostenibilità” e “matrice ecologica”, gli autori delineano quattro distinti percorsi che conducono alla cosiddetta “Economia Planetaria Unica”. Stessa cosa è riportata all’inizio dello stesso studio. 

Ci sono quattro storie che forniscono visioni alternative, non necessariamente ideali, della transizione verso l’Economia Planetaria Unica in Europa entro il 2050; scenari che presentano sia una descrizione di vita in Europa nel 2050 sia dell’organizzazione politica necessaria per sostenere la transizione verso quest’unico e comune punto di arrivo, sulla base di diverse premesse del futuro”. 

Questo è l’elenco delle Quattro “narrazioni”: 

1: Capacità e attenzione 

2: Avanti veloce 

3: Punto di Rottura 

4: Al Rallentatore 

Per avere un’immagine chiara degli strumenti “draconiani” proiettati verso l’inevitabile fine del mondo, sarà necessario citare gli autori per esteso, soprattutto riguardo al “Punto di Rottura” L’“assetto politico” indicato comprende quanto segue: 

L’UE deve prendere delle drastiche misure per ridurre la crescita demografica sia in Europa sia, e soprattutto, nel resto del mondo, per evitare che la crescita della domanda (in un momento in cui l’innovazione tecnologica è stagnante e le risorse naturali – combustibili fossili e terreno agricolo – sono in esaurimento) facciano innalzare ulteriormente i prezzi. In alcuni paesi europei l’aspettativa di vita è stabile, in altre si riduce.” 

Più Avanti, con il titolo “Demografia”, leggiamo: 

All’inizio del 2012, una delle misure adottate per il controllo demografico era di ridurre gradualmente – fino ad annullarli – gli assegni familiari alle famiglie numerose. Entro il 2020, tali assegni sono riconosciuti solo fino al secondo figlio. Considerando che in generale l’economia è ormai basata sul lavoro intensivo, le politiche d’immigrazione si sono nel frattempo rilassate per attrarre lavoro specializzato, soprattutto nel campo agricolo. Questo aumenta la tensione sociale in Europa. Per attuare il controllo della popolazione, gli accordi commerciali bilaterali hanno bisogno di partner commerciali.” 

Si sottolinea che “sono limitati i rapporti commerciali con quei paesi che non adottano misure di controllo demografico”. Un altro problema presentato nello scenario “Punto di Rottura” è la forte espansione della legislazione comunitaria: 

Nel 2050 – scrive il documento – “gli europei saranno costretti ad adottare stili di vita ecologici – ad esempio, il divieto di viaggi individuali a lunga distanza non essenziali. A quel punto, i viaggi aerei sarebbero diventati troppo costosi per la maggior parte della gente. Lo stato controllerebbe e influenzerebbe ogni possibile canale educativo, d’informazione e di marketing per diffondere questo messaggio, allo scopo di imporne l’affermazione e l’applicazione e modificale la comune percezione della sostenibilità”. Si giunge quindi all’elaborazione della scenario-trappola di una popolazione in stile Agenda 21

La maggior parte degli Europei vive in aree metropolitane densamente popolate, in quartieri residenziali compatti e altamente efficienti. Le unità abitative comprendono due o tre persone. I quartieri residenziali sono essenziali, energeticamente efficienti, controllati da sensori intelligenti che permettono allo stato di regolare l’utilizzo delle infrastrutture energetiche, monitorarne il consumo, il carico e, se necessario, tagliare la fornitura di energia elettrica” 

Riportiamo infine queste parole: “Nel 2015, nei Paesi Europei il suicidio volontario o assistito sarà diventato legale”.“Entro il 2020, la maggior parte dei canali d’informazione sarà controllata dal governo e utilizzata nel tentativo di indurre nuovi comportamenti sociali; al motto di “Forte giocare entro i limiti!” oppure “Verde = Crescita”. 

Insomma, lo scenario non si prefigura come uno dei migliori, ma una alternativa a questi accadimenti esiste e dobbiamo prenderne coscienza: La possibilità che la direzione presa dalle nostre nazioni sia questa non dipende solo dalla volontà di burocrati internazionali che nessuno a mai eletto, dipende dalle nostre azioni. Quando i governi smettono di avere ragione diventa il momento di prendere il loro posto e ricostruire da capo i luoghi in cui viviamo. 

FONTE

http://eccocosavedo.blogspot.it/2013/04/le-nuove-politiche-dellue-controllo.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+EccoCosaVedo+(Ecco+Cosa+Vedo)

40 miliardi per pagare anche gli sprechi dello Stato.a vantaggio di lobby, banche e grandi aziende

Investire Oggi 

Il governo sblocca i pagamenti della pubblica amministrazione e gli imprenditori potranno tirare un sospiro di sollievo. Ci indebiteremo di più per pagare anche forniture di beni e servizi inutili a vantaggio di lobby, banche e grandi aziende

Via libera del governo per saldare i debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il tanto agognato decreto legge che prevede il rimborso di 40 miliardi di euro nei confronti di imprese che in passato han no fornito beni e servizi di vario genere alla pubblica amministrazione. In concreto, le amministrazioni potranno cominciare a pagare i debiti subito dopo la pubblicazione del decreto – ha spiegato il ministro dell’Economia Vittorio Grilli – precisando che entro il 30 aprile saranno resi noti gli spazi finanziari e entro il 15 maggio avverrà la ripartizione delle risorse rispetto alle richieste. I rimborsi verranno quindi spalmati sull’arco di due anni e troveranno adeguata copertura attraverso l’emissione di titoli di stato, la compensazione fra debiti e crediti delle aziende e l’allentamento dei vincoli di bilancio degli enti locali, oltre che con tagli lineari che saranno praticati ai vari ministeri. Per non ritardare nemmeno di un secondo i pagamenti – dice Grilli – gli enti territoriali che hanno disponibilità finanziarie, potranno cominciare a pagare immediatamente partendo dai debiti più anziani senza aspettare il riparto.

Secondo l’Ocse occorrerà comunque una manovra finanziaria. Altre tasse?

La manovra, a conti fatti, non dovrà sforare il vincolo del 3% imposto dal Patto di stabilità e crescita (rapporto deficit-pil) sul quale Bruxelles non transige. E qui già sorgono i primi dubbi e montano le preoccupazioni, perché se è vero che a conti fatti tale soglia non dovrebbe andare oltre il 2,9%, l’Ocse teme che tale parametro non potrà essere rispettato dall’Italia nel 2013 con una previsione di crescita negativa per i dodici mesi in corso. L’Organizzazione prevede infatti che, a fronte di un calo delle ent rate fiscali e di un ulteriore ritardo della ripresa economia del paese, non considerando il pagamento di 40 miliardi di euro di debiti della pubblica amministrazione, l’Italia chiuderà l’anno con un rapporto defici pil del 3,4%, quindi nuovamente al di sopra della soglia di Maastricht. Il che costringerà lo Stato a varare una manovra finanziaria correttiva per non incorrere in nuove infrazioni. Sul punto sono pienamente concordi anche gli analisti e l’economista ed esponente del Pdl Renato Brunetta prevedendo che lo Stato dovrà ridurre la spesa pubblica di almeno 80 miliardi in 5 anni.

Sblocco debiti PA….nessun impulso alla crescita

Vane appaiono in ogni caso le previsioni di impulso alla crescita economica con il pagamento di 40 miliardi della pubblica amministrazione. In primo luogo perché si tratta solo di una parte del rimborso dei crediti che la Cgia di Mestre stima in 120-130 miliardi di euro e che gran parte delle piccole e medie imprese non si vedranno riconoscere per il momento, poiché escluse da un primo monitoraggio. In secondo luogo perché una buona percentuale di tali somme andranno inevitabilmente a finire nelle casse delle banche che hanno già anticipato soldi alle imprese con la cessione in tutto o in parte dei crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione. Insomma, questi 40 miliardi alla fine non finiranno in circolazione, ma nei depositi (vuoti) delle banche e l’economia non ripartirà. Per far ripartire l’economia, serve muovere la macchina dei consumi e quindi – dice il premio Nobel Joseph Stiglitz – occorre fare una cosa molto semplice: abbassare la pressione fiscale in Italia che ha ormai raggiunto il 52% ed è la più alta al mondo. Tutto il resto – ribadisce Stiglitz – sono palliativi e perdite di tempo perché le banche sono stracariche di assets tossici e crediti incagliati o inesigibili per cui non torneranno a prestare denaro alle imprese sapendo che, per via della crisi o per colpa della lentezza dello Stato, tale denaro non rientrerà tanto facilmente.

Grandi sprechi per fare gli interessi di lobby e banchieri

Parole sante alle quali vanno aggiunte le analisi riportate lo scorso autunno da “Il Sole 24 Ore” riguardo agli sprechi dello Stato. Premesso che i debiti vanno sempre onorati, occorre osservare che con il recente decreto del governo Monti si va a pagare anche una valanga di spese inutili contratte in passato dalla pubblica amministrazione coi i privati. Non ci riferiamo ovviamente agli acquisti della cancelleria per far funzionare gli uffici degli enti locali o alle divise delle forze dell’ordine, ma alle consulenze d’oro o d’argento stipulate con tanta leggerezza, agli studi settoriali o ai progetti legati agli appalti commissionati per far girare soldi nelle tasche di amici e parenti, agli abbondanti approvvigionamenti nel settore della Difesa o ai servizi di auto blu, scorte, forniture di mezzi e servizi al settore sanitario che spesso non vengono utilizzati, ecc. L’elenco è lungo e sterminato. Ebbene, il governo Monti con questo decreto ha ancora una volta fatto (in parte) gli interessi di lobby e corporazioni che da anni succhiano soldi dallo Stato. Con questo non vogliamo dire che tutto il sistema sia sballato, ma una buona parte sì.

Pagamento debiti p ubblica amministrazione: piccole e medie imprese escluse dal riparto dei 40 miliardi

E appare curioso che le aziende con meno di 20 addetti che appaiono escluse dai contratti più onerosi della P.A. e che rappresentano il 98% della totalità delle imprese sul territorio nazionale – osserva l’associazione degli artigiani di Mestre – non siano state incluse nel monitoraggio sulla ripartizione dei 40 miliardi di euro che la pubblica amministrazione andrà a pagare. In pratica verranno escluse. Possibile che in tutti questi anni il governo Monti non abbia trovato il tempo per statisticare e rilevare tutti i crediti in essere, mentre è riuscito a trovare in tempi da primato mondiale, con la scusa dello spread, la quadra per vessare cittadini e imprenditori di tasse? Si spera – conclude Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – che il parlamento in fase di conversione del decreto in legge possa apportare le dovute m odifiche per rendere giustizia a tutti coloro che onestamente attendono tali rimborsi per sopravvivere. Sempre che il parlamento non venga sciolto prima.

Fonte: Investire Oggi 6 Aprile 2013

http://ilupidieinstein.blogspot.it/2013/04/40-miliardi-per-pagare-anche-gli.html

Finito il CDM, gabbato lo Grillo.

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8 aprile 2013 di Donato

di Uriel Fanelli

I giornali italiani vi stanno rifilando una grossa, gigantesca PALLA. Vi stanno raccontando una palla perche’ vi raccontano che i 40 miliardi appena stanziati con un atto inutile per un processo di ordinaria amministrazione andranno alle aziende. Se infatti leggeste bene la legge, scoprireste che:

Quei soldi finiranno in un fondo gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti, cioe’ una entita’ che – ma andro’ dopo nei dettagli – e’ partecipata dalle principali banche italiane.

Adesso voi direte voi che quei soldi dopo andranno alle aziende, ma le cose non stanno cosi’: perche’ le imprese possano ricevere i soldi occorre che le amministrazioni locali inizino un complicato processo di compartecipazione alla CDP , che innanzitutto non e’ obbligatorio, e in secondo luogo le indebita inibendo l’arrivo di nuovi fondi.

Poiche’ le amministrazioni dovrebbero farlo usando il nuovo sistema informatico costruito ad hoc per fare questo, e solo 2000 amministrazioni si sono iscritte su 22.000, alla fine il processo di distribuzione dei soldi iniziera’, forse, verso settembre.

Il problema e’ che per iniziare questa compartecipazione le amministrazioni locali DEVONO avere i soldi in cassa, e i soldi in cassa disponibili sono 14 miliardi in due anni.

Questa e’ la cifra REALE che potrete vedere: 7 miliardi l’anno. Lo sblocco sara’ esecutivo il 15 maggio, poi i comuni dovranno iniziare le procedure – ma non sono obbligati – e se gli va di buttare soldi nella CDP potranno comparteciparvi, avendo cosi’ i soldi in cassa per pagare – senza sforare i patto di stabilita’.

 Su 100 miliardi di debiti alle imprese, ne erano stati ottenuti 40 che dovranno essere presi dal mercato, facendo altro debito. Di questi 40, pero’, nei prossimi due anni non ne arriveranno – realisticamente – piu’ di 14.

Che fine faranno i rimanenti 26? E dico 26, ma in realta’ saranno probabilmente di piu? Ufficialmente , rimarranno in un fondo gestito dalla CDP, cioe’ dalla cassa depositi e prestiti. Allora direte : ma allora rimangono allo stato? No, perche’ la CDP, attraverso alcuni giochi di scatole cinesi, e’ compartecipata da tutte le banche italiane, sia “direttamente” che attraverso le rispettive fondazioni.

Andiamo nel dettaglio. Chi sono i partecipatori del CDP (Cassa Depositi e Prestiti?)

In società non quotate:

Adesso pero’ voi direte: ehi, io non vedo (a parte le poste italiane che hanno ceduto la quota) le banche italiane. Aha. Allora andiamo a vedere cosa sia, per esempio,m  il “Fondo Italiano di Investimento SGR S.p.A.”: chi sono i “soci”?

Sponsor della SGR

Il Fondo vero e proprio è stato finanziato con 1,2 miliardi di euro da Cassa Depositi e Prestiti, Banca Monte dei Paschi di Siena, Intesa-Sanpaolo, UniCredit Group, ICBPCredito ValtellineseBanca Popolare di MilanoBanca Popolare dell’Emilia RomagnaUBI Banca e Banca di Cividalee Istituto Centrale Banche Popolari (1).

Ecco che cominciamo a capire per quale motivo il presidente di ABI trova bellissima questa legge, ed ecco come mai anche il Sole 24 Ore, giornale di Confindustria (in rosso) sembra cosi’ felice del decreto. 26 miliardi finiscono in un fondo loro, in attesa che improbabili amministrazioni pubbliche li sblocchino facendo, di fatto, un debito con la CDP.

 Ma la ridicola catena di scatole cinesi non si ferma qui: guardate per esempio “credito sportivo”. Sembra cosi’ innocua, vero?  Sembra una cosa per lo sport, giusto? Andiamo a vedere di chi sia “Istituto di Credito Sportivo”:

Proprietà dell’azienda

Il capitale dell’Istituto corrisponde ad una cifra pari a 9.554.452 euro suddivisa in quote del valore unitario di un Euro. Esso è ripartito fra i partecipanti secondo le seguenti percentuali:

 Solo meno del 30% NON e’ di proprieta’ di banche, il resto e’ banche. Di quel 30%, solo il 5 e mezzo circa e’ del CONI, il resto e’ di CDP.

Un ente che sembra un ente sportivo non e’ altro che una serie di scatole cinesi con dentro il 5% del CONI e il resto, banche. Scatole cinesi, scatole cinesi, scatole cinesi.

Ma non finisce qui:

oltre alle banche, anche le fondazioni bancarie partecipano, anche se solo per pochi spiccioli ciascuna, al CDP:

Le fondazioni bancarie possiedono azioni privilegiate pari al 30% del capitale sociale[11].

Fondazione

Numero di azioni

Quota del capitale

Fondazione Monte dei Paschi di Siena

8 984 000

2,57 %

Compagnia di San Paolo

8 984 000

2,57 %

Fondazione CRT

8 984 000

2,57 %

Fondazione CR Provincie Lombarde

8 984 000

2,57 %

Fondazione CR Verona Vicenza Belluno e Ancona

8 984 000

2,57 %

Ente CR Firenze

3 600 000

1,03 %

Fondazione CR Padova e Rovigo

3 600 000

1,03 %

Fondazione CR Perugia

3 600 000

1,03 %

Fondazione CR Lucca

3 600 000

1,03 %

Fondazione Banco di Sardegna

3 600 000

1,03 %

Fondazione CR Bologna

3 600 000

1,03 %

Fondazione CR Cuneo

3 600 000

1,03 %

Fondazione CR Genova e Imperia

3 600 000

1,03 %

Fondazione CR Parma e Monte di Credito su Pegno di Busseto

3 600 000

1,03 %

Fondazione CR Venezia

2 500 000

0,71 %

Fondazione CR Alessandria

2 500 000

0,71 %

Fondazione Banca del Monte di Lombardia

2 500 000

0,71 %

Fondazione CR Forli

2 500 000

0,71 %

Fondazione CR Savona

1 650 000

0,47 %

Fondazione CR Trieste

1 500 000

0,43 %

Fondazione di Piacenza e Vigevano

1 500 000

0,43 %

Fondazione CR Ravenna

1 000 000

0,29 %

Fondazione CR Udine e Pordenone

800 000

0,23 %

Fondazione CR Provincia di Macerata

600 000

0,17 %

Fondazione CR Imola

500 000

0,14 %

Istituto Banco di Napoli Fondazione

500 000

0,14 %

Fondazione CR Carpi

500 000

0,14 %

Fondazione CR Biella

500 000

0,14 %

Fondazione CR Gorizia

500 000

0,14 %

Fondazione CR Modena

500 000

0,14 %

Fondazione CR Pistoia e Pescia

500 000

0,14 %

Fondazione CR Reggio Emilia Pietro Manodori

500 000

0,14 %

Fondazione CR Provincia dell’Aquila

500 000

0,14 %

Fondazione CR Terni e Narni

500 000

0,14 %

Fondazione CR Asti

500 000

0,14 %

Fondazione CR della Provincia di Teramo

500 000

0,14 %

Fondazione CR Bolzano

500 000

0,14 %

Fondazione CR Livorno

500 000

0,14 %

Fondazione CR Pesaro

400 000

0,11 %

Fondazione CR Mirandola

200 000

0,06 %

Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna

200 000

0,06 %

Fondazione CR Vercelli

200 000

0,06 %

Fondazione CR della Spezia

200 000

0,06 %

Fondazione CR Provincia di Viterbo

200 000

0,06 %

Fondazione Banca del Monte di Lucca

200 000

0,06 %

Fondazione CR Jesi

150 000

0,04 %

Fondazione Banca del Monte Domenico Siniscalco Ceci

150 000

0,04 %

Fondazione CR Calabria e Lucania

150 000

0,04 %

Fondazione CR Tortona

100 000

0,03 %

Fondazione CR Fabriano e Cupramontana

100 000

0,03 %

Fondazione CR Orvieto

100 000

0,03 %

Fondazione CR Saluzzo

100 000

0,03 %

Fondazione CR Savigliano

100 000

0,03 %

Fondazione CR Spoleto

100 000

0,03 %

Fondazione CR Fossano

100 000

0,03 %

Fondazione CR Carrara

100 000

0,03 %

Fondazione CR Fano

100 000

0,03 %

Fondazione CR Fermo

100 000

0,03 %

Fondazione CR Ferrara

100 000

0,03 %

Fondazione CR Pescara e Loreto Aprutino

100 000

0,03 %

Fondazione CR e Banca del Monte di Lugo

100 000

0,03 %

Fondazione CR Rimini

100 000

0,03 %

Fondazione CR Cesena

100 000

0,03 %

Fondazione Banca del Monte e CR Faenza

50 000

0,01 %

Fondazione CR Bra

30 000

0,01 %

Fantastico, eh? Cominciamo a capire CHI gestira’ i soldi del “fondo per pagare i debiti alle aziende” …. 26 miliardi per almeno due anni in mano loro. Mica male. E TUTTA la stampa italiana  sta dicendo che … stanno pagando le aziende!

Ma adesso andiamo a vedere se saranno davvero 26: saranno 26 se tutti e 14 i miliardi che i comuni possono spendere saranno richiesti dalle amministrazioni indebitate.

In pratica, quei 40 miliardi finiranno PRIMA in mano alle banche. In attesa che forse, le amministrazioni si indebitino con la CDP per pagare i fornitori, cosa per la quale ci sono disponibili – ma solo il 10% delle amministrazioni e’ integrata col sistema informatico del CDP – 14 miliardi in due anni.

Allora, sono 40 miliardi. Di cui le amministrazioni locali possono ritirare 14 miliardi in due anni. Ma solo 2000 su 22.000 sono iscritte al sistema informativo. Se supponiamo che siano un campione rappresentativo, significa che circa UN MILIARDO (e rotti) in due anni andra’ alle imprese.

Il resto, cioe’ 38 e rotti miliardi, rimarranno quasi certamente per due anni nel CDP, cioe’ in un ente partecipato al 30% da fondazioni bancarie e per il resto da… scatole cinesi con dentro banche.

E chi vigilera’ su questo? Ovviamente, il CDA della Cassa Depositi e Prestiti, ovvero:

il meglio , ed il peggio, di tutto quel che di male potete pensare.

Allora, i fatti mi hanno dato ragione: era una operazione di salvataggio nascosta, una liquidita’ che finira’ gestita da banche in eterna attesa di essere richiesta – onerosamente – dalle amministrazioni locali – che non sono obbligate a farlo.

Mi spiace, ma i miei timori peggiori sono fondatissimi: hanno dato i soldi alle banche.

Quanto passera’ prima che il mondo se ne accorga? Poco. A Giugno arriveranno i bilanci di fine quarter o di fine semestre, e il gioco presentera’ il conto.

Grillo, che aveva sollevato il problema inizialmente mediante la Lombardi, che cosa ha da dire? Si rende conto che gli vogliono far passare sotto il naso la porcata che hanno – a parole – detto di voler combattere?

Passi per i giornali che sono schiavi delle banche,

ma sono curioso di capire se anche i grillini adesso

si metteranno a gridare che hanno fermato la porcata

di fine legislatura, o se capiranno di essere stati gabbati.

Perche’ dopo che i giornali hanno venduto che si siano sbloccati i pagamenti per le aziende (ah! ah! ah!) , per M5S sara’ difficilissimo mettersi di traverso….

finito lo cdm, gabbato lo Grillo.

Uriel

http://freeyourmindfym.wordpress.com/2013/04/08/finito-il-cdm-gabbato-lo-grillo/

Stati Uniti – nucleare – difettoso

http://www.repubblica.it/ambiente/2013/04/09/news/stati_uniti_nucleare_difettoso-56246741/?ref=HREC1-12

Sotto accusa il nucleare negli Stati Uniti:
“I 104 reattori hanno problemi di sicurezza”

Intervista al New York Times dell’ex presidente della commissione per la sicurezza sulle centrali atomiche: “Tutti hanno difetti che non possono essere risolti. Vanno sostituiti, bisogna spegnerli uno alla volta”

Sotto accusa il nucleare negli Stati Uniti: "I 104 reattori hanno problemi di sicurezza"Una centrale nucleare Usa 

NEW YORK Tutti e 104 i reattori nucleari americani in funzione hanno problemi di sicurezza che non possono essere risolti, e andrebbero sostituiti. Lo afferma, in un’intervista al New York Times, l’ex presidente della Nuclear Regulatory Commission (la commissione per la sicurezza), Gregory Jaczko, sottolineando che chiuderli tutti insieme sarebbe poco pratico ma bisognerebbe scaglionarli invece che cercare di prolungare la loro vita.

“Non è comune che un ex presidente di una commissione nucleare critichi in questo modo la sicurezza di un’industria che fino a poco prima era incaricato di assicurare” mette in evidenza il New York Times.

Secondo Jaczko, gli impianti che hanno ottenuto una proroga di 20 anni al funzionamento, oltre i 40 anni di licenza iniziale, non dureranno a lungo: “Non si possono continuare mettere cerotti su cerotti”. E ritiene impossibile l’idea di concedere altri 20 anni di proroga agli impianti che già ne hanno ricevuta una.

Obiezioni ovviamente rispedite al mittente dalla Nrc: “Gli impianti erano sicuri prima che Gregory Jaczko fosse il presidente, lo erano durante la sua presidenza e lo sono ancora”. Gregory Jaczko si è dimesso dall’Nrc la scorsa estate dopo aver intrapreso (e perso) una serie di battaglie nel board della commissione chiedendo misure di sicurezza più stringenti. Al momento delle dimissioni aveva dichiarato: “Purtroppo, spesso la maggioranza della commissione ha scelto un approccio che non protegge la salute pubblica e la sicurezza tanto quanto io ritengo sia necessario”.

(09 aprile 2013)