“I Diari della Valle”

TG Valle Susa
“I Diari della Valle”, questo il titolo che ho scelto per le pagine da me disegnate sul posto durante i viaggi che dall’inizio del 2013 ho cominciato a fare in Val Susa e alle manifestazioni No Tav.

Tanti eventi non sono documentati proprio perché io annoto su carta solo le esperienze realmente vissute e non riprendo da foto o da immagini video spulciati in rete.
Dove posso, dove la quotidianità me lo consente, io parto, portando con me sempre i taccuini su cui annoto le esperienze e le situazioni vissute.
Io ero No Tav anche prima del 2013 ma lo ero da casa, dietro una tastiera oppure in strada lontana chilometri e chilometri dalla Val Susa, e questo non mi dava modo di capire a fondo cosa volesse dire condividere un’ideale e per questo ideale resistere e battersi. Sono il prodotto perfetto del binomio: cartoni animati sulle reti private Fininvest e inutile partecipare alle manifestazioni tanto-non-cambia-nulla.
Ora sò con certezza che da dietro uno schermo o un monitor non si può avere un obiettivo quadro degli accadimenti, e lo dico sinceramente senza nessuna polemica.
A quelli/quelle che incontro e che non sanno nulla del movimento No Tav ma vogliono polemizzare usando informazioni carpite solo dai media io suggerisco: “Vieni con me una volta in Valle e poi ne riparliamo!”
Perché quando si vive la Clarea in prima persona, quando si vedono le numerose recinzioni intorno ad un cantiere quasi privo di operai, quando si ha davanti la polizia schierata coi manganelli in mano… ecco, il pensiero si modifica e la realtà pone degli interrogativi.
E’ forse per questo motivo che in tutti i modi si sconsiglia di partecipare alle manifestazioni?
Concludo questo mio piccolo intervento introducendo le due pagine del diario realizzate durante il viaggio in treno del 23 Marzo 2013, viaggio che da Torino ci ha portati a Susa dove abbiamo marciato 8 Km fino a Bussoleno in compagnia di migliaia di persone. Il clima era pessimo, ha piovuto tutto il tempo e il freddo mordeva le caviglie ma… l’umore era alto!

Buona lettura dei Diari della Valle e a presto!

LaSpia

I Diari della Valle

Lettere minatorie e proiettili in busta: istruzioni per l’uso

Un paio di giorni fa abbiamo letto questo lancio dellAnsa

TORINO, 5 GIU – Una busta contenente un proiettile indirizzata ai titolari dell’Italcoge, una delle ditte che lavora al cantiere della Torino-Lione a Chiomonte, è stata rintracciata dalla polizia in un ufficio postale della zona nord di Torino. La stessa ditta è stata vittima, in passato, di numerosi episodi di intimidazione. Si sospetta che si tratti di un gesto delle frange estreme del movimento No Tav.

Premesso che a noi risulta che da tempo l’Italcoge non lavora più a Chiomonte (ma ci arriviamo dopo), non capiamo cosa possa significare “frange estreme”.caselli

Conosciamo, anche nel movimento così come in ogni altro ambito, persone con frange vistose. Alcuni (vedi foto a proposito dell’ambito giudiziario) hanno frangette discutibili, perfino azzardate. Ma frange estreme proprio non ci pare di averne viste in Valle. Poi c’è da dire che il lancio Ansa è chiaramente figlio di un lancio Digos, e quelli hanno un senso estetico tutto particolare. Lasciamo perdere le scarpe e i jeans attillati, ma a capelli, a parte qualche nostalgico degli anni ’70 (vedi foto), quelli son tutti rasati. Quindi ci sta che definiscano estrema la più innocua delle frangette.

chips_ieri

Ma stiamo divagando, questo post è dedicato alle lettere minatorie e/o con proiettili.

Non ci pare neppure il caso di chiederci se le lettere che copiosamente sono state spedite negli ultimi anni provengano da qualcuno che ritiene sbagliata la Tav. Basta guardare i momenti in cui queste giungono per capire che chi le imbuca cerca di danneggiare il movimento. La domanda è se a spedirle sia uno o più disagiati isolati che cercano in questo modo di gettare discredito sul movimento, o se non sia invece parte di una strategia più articolata. Non ci piace il complottismo un tanto al chilo. Però bisogna tenere in considerazione due cose:
1) viviamo in Italia, “lo stato delle stragi, lo stato delle trame”, e in particolare in una Valle attraversata in lungo e in largo da personaggi poco limpidi che nuotano nella melma, che qualcuno cerchi di danneggiare il movimento con questi metodi non ci stupirebbe per nulla.
2) il Tav è un affare enorme, il costo a preventivo del solo tunnel di base è 4 volte il preventivo del Mo.SE. Immaginate gli appetiti che può scatenare una torta così grande. Nessuno si stupirebbe che per spazzare via chi si oppone a questo spreco qualcuno possa ricorrere a mezzucci come le lettere minatorie.

Però non è neppure questo lo scopo di questo post. Ecco, noi vorremmo dare qualche consiglio a chi manda queste lettere, perché pur essendo uno che lavora affinché l’opera venga costruita, ed essendo quindi un nostro nemico che cerca di farci male, a noi piacciono le cose fatte bene, e ci sembra che invece gli addetti alle lettere minatorie stiano lavorando con i piedi! Insomma, il senso di questo post è:aiutiamo chi manda le lettere anonime per danneggiare il movimento no tav a non rendersi totalmente ridicolo. Due semplici consigli, sommessamente ed umilmente. Di rimando questo post aiuterà anche quei giornalisti, in particolare la coppia E.D.B.  & M.N., che danno risalto a tali letterine.

Attento al destinatario

Non è che si può mandare la lettera così a caso. Chiunque in Valle e chiunque partecipi alla lotta no tav sa perfettamente che l’Italcoge non esiste più, è fallita 3 anni fa. Alleghiamo anche la sentenza che dichiara il fallimento. Si vabbè, poi come la fenice è rinata in Italcostruzioni, continuando indefessamente per un po’ di tempo a lavorare al cantiere Tav, e prendendo pure bei soldi. Ma Italcoge non esiste da tempo e Italcostruzioni da tempo non lavora più a Chiomonte. Quindi a che pro mandare una lettera minatoria a loro? Caro mittente, se vuoi fare le cose per bene non puoi farti queste figuracce, ché altrimenti si vede subito che non sei un no tav, e neppure con la frangia. Qualsiasi no tav sa per filo e per segno le vicende dell’Italcoge, le sue traversie giudiziarie, il suo fallimento e tutto il resto. Va bene giocare sporco, ma almeno informati! Un buon punto di partenza lo trovi qui: al capitolo su Vincenzo Procopio. Poi da qui in avanti fai da solo.

C’è un ulteriore precisazione su questo punto: se mandi una lettera anonima a qualcuno che ha vissuto tante vicissitudini giudiziarie rischi che molti possano pensare che si tratti di regolamenti di conti e non, come tu vorresti, di no tav.

Repetita (non sempre) iuvant

Come tutte le cose ci vuole la giusta misura. Non puoi spedire decine di lettere anonime o con proiettile e sperare che abbiano sempre lo stesso effetto contro il movimento no tav. Ne mandi una e giornali e politici si stracciano le vesti contro la deriva violenta, ma dopo due, tre, quattro, dieci, venti, cinquanta risulti stucchevole. Si, qualcuno ancora ne parla, ma è talmente evidente che il vero scopo delle lettere minatorie è attaccare il movimento che dopo un po’ tutto passa sotto silenzio. Abbiamo raccolto le notizie su queste lettere degli ultimi mesi; lo abbiamo fatto con una ricerca veloce, facilmente qualcosa ci è sfuggito:

3 luglio 2013 – La Stampa – Tav, busta contenente un proiettile
per il titolare della Italcoge

6 luglio 2013 – La Stampa – “Minacce di morte firmate No Tav

6 luglio 2013 – La Repubblica – No Tav, dopo l’assedio proiettile al giudice

17 luglio 2013 – La Stampa – No Tav, ancora una lettera di minacce
 nel mirino un’altra impresa del cantiere

23 luglio 2013 – La Stampa – Tav, Minacce al senatore Pd Esposito 
“La tua vita non vale più niente”

22 agosto 2014 – La Stampa – Minacce e proiettili a un avvocato
parte civile contro gli imputati No Tav

22 settembre 2013 – La Stampa – Ancora tensione a Susa 
“C’è una bomba nell’azienda”

28 settembre 2013 – La Stampa – Buste con proiettili
alle sedi dei sindacati

28 settembre 2013 – La Stampa – Minacce No Tav a sindacalista della Uil

15 novembre 2013 – La Stampa – Lettera di minacce alla titolare 
dell’albergo che ospita i carabinieri

20 febbraio 2014 – La Stampa – Tav, quattro minacciati di morte

22 febbraio 2014 – La Stampa – Lettera di minacce a LTF 

17 aprile 2014 – La Stampa – Susa, proiettile in una busta 
a sindaco e assessore ai Trasporti

18 aprile 2014 – La Stampa – Proiettili anti Tav “I prossimi saranno veri”

Uno stillicidio! Sembra la favoletta di al lupo, al lupo. Però a forza di mandare letterine non ti si fila più nessuno. E se il tuo scopo è quello di gettare discredito sul movimento, coprirlo con un velo di terrore per favorire chi ardentemente vuole il tav, beh, non funziona più tanto bene. Dovresti inventarti qualcosa di nuovo, stare più sul pezzo. Noi ti diamo qualche idea, dato il clima di tangenti dopo il sottoattraversamento a Firenze, l’Expo a Milano e il Mose a Venezia potresti mandare, anziché gli ormai abusati proiettili, una cassetta di arance a qualcuno del piddì. Oppure, viste le intercettazioni dove chiedeva biglietti omaggio a Moggi, potresti mandare una busta con un abbonamento alle partite della Juventus al pm Rinaudo. Cose così. Per non essere ripetitivo e non venire a noia.

Ricordati la sfiga

Da che mondo è mondo si sa che mandare lettere anonime porta sfiga. Mandarle sotto elezioni ancora di più (vedi cosa è successo a Susa). Noi lo andiamo ripetendo da tempo il movimento no tav ha l’abitudine di stare di fronte ai propri avversari, di guardarli ben bene negli occhi. Voi no. Rimestate nel torbido, però diamine, almeno le regole basilari della sfiga dovreste saperle, altrimenti i risultati sono questi!

Conclusione

Ci siamo chiesti se fosse lecito scherzare su questa storia delle lettere minatorie, anche alcuni di noi hanno ricevuto minacce, a dire il vero ben più concrete di una lettera: macchine bruciate e freni dell’auto tagliati. Per non parlare dei nostri presidi divorati dalle fiamme nell’indifferenza della Procura. Abbiamo già detto in tutti i modi possibili che il movimento fa quello che dice e dice quello che fa, chi spedisce le letterine chiaramente lo fa contro di noi. Chi, nei giornali o nelle sedi dei partiti fa finta di non saperlo e anzi gioca sporco addebitando questi gesti a “frange” del movimento è davvero un vile. E allora è giusto scherzarci su, mostrare quanto ridicolo e assurdo è questo teatrino messo in piedi per difendere la grande e inutile opera e attaccare chi si batte contro questo enorme spreco di denaro e a difesa della salute e della vita dei valsusini.

Ripristinata la scritta del Musiné

TG Valle Susa

Nulla ferma i No Tav, gita nel ripristino della storia, cancellata da un gruppo non identificato.

Era così da tempo. Quel monte all’entrata della Val di Susa, dà il benvenuto a chi la percorre. Da tempo alcuni ignoti strappano, distruggono o manomettono quella scritta messa dal movimento No Tav. Una scritta che sintetizza anche il passaggio e l’evoluzione della maturità di questa opposizione quasi trentennale, la prima volta vi era scritto “No Tav No Mafia”, con l’andar del tempo molto cambiò, e molto scoprirono i No Tav sulle collusioni e le concussioni imputabili a quello che loro definiscono il “bancomat dei partiti” sulle grandi opere, tanto da chiedere sui loro siti “Dopo Expo e Mose a quando il Tav?”

 

VIDEO RIPRISTINO

Sono passate le elezioni regionali e comunali, ecco che l’ultima storica scritta Tav=Mafie diventa un rabbrividente “io ti vedo”. Potrebbe essere lontano, il paragone con la scritta “Gesù ti vede” della tangenziale di Torino, scoperta come un messaggio di controllo del territorio da parte delle n’drine venute a galla nell’operazione Minotauro, abitudine di linguaggio?

Tutti sperano di sbagliarsi, e pensare che sia il solito scherzo del paesano di turno, come ci dice un No Tav “Tutte le volte che vengono a distruggere la scritta, distruggono anche la mia che ho sulla recinzione dell’orto. Si vede che passano di lì”.

striscione tav mafia

C’è serenità e tranquillità su quella discesa impervia e obliqua, tutti si sentono parte di un processo che diverrà un cambio di vita, appunto, come scritto su una maglietta dei partecipanti “Qui la paura non è di casa”.

V.R. 08.06.14

Polveri nel cantiere Tav: la polizia si preoccupa e l’Arpa non rassicura

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Polveri nel cantiere Tav: la polizia si preoccupa e l’Arpa non rassicura

Oggi abbiamo letto un’agenzia che riportava la richiesta del segretario provinciale del Siulp, un sindacato di polizia, per un “sopralluogo urgente” al cantiere di Chiomonte per valutare i rischi che corrono i poliziotti a respirare le polveri prodotte dai lavori. La richiesta era rivolta al Prefetto Paola Basilone e al Questore Antonio Cufalo. [Nella lettera il segretario sottolineava inoltre che “l’igiene e la salute sono fondamentali ed in proposito si segnalano altresì le pessime, per non dire indecenti, condizioni igieniche dei cosiddetti “bagni chimici”, dislocati nei vari punti del cantiere TAV.”]

Evidentemente le rassicurazioni fatte nei mesi scorsi dell’ex assessore regionale all’ambiente Ravello, e del direttore dell’Arpa Robotto sulle polveri prodotte non devono essere parse per nulla convincenti a chi quotidianamente vede cosa capita nel cantiere e respira cosa viene prodotto.

Approfittiamo di questa richiesta del sindacato per tornare sulla questione polveri. Tre mesi fa, l’11 marzo pubblicammo alcuni preoccupanti dati relativi al 2013 sui valori del pm10 in prossimità del cantiere in Clarea. A stretto giro LTF, la società che promuove la Tav Torino-Lione, risponde. Ma lo fa in modo totalmente inadeguato. Alcuni giorni dopo tocca all’assessore regionale all’ambiente Ravellorispondere, ma anche lui lo fa in maniera insufficiente per non dir di peggio. Il 27 marzo avevamo poi assistito a una scena inconsueta: a rassicurare sulle condizioni ambientali, seduti allo stesso tavolo, il direttore di LTF e il direttore di Arpa Piemonte. Una situazione in cui neppure la formale distanza fra controllore e controllato veniva rispettata. In quell’occasione il direttore dell’Arpa Robotto, oltre a minimizzare i dati sulle polveri sottili, sosteneva il contrario di ciò che era stato scritto dalla stessa agenzia che dirige. E soprattutto affermava che le polveri nei punti di campionamento non a ridosso del cantiere non erano aumentate. Affermazione in contrasto con i dati che pubblicavamo alcuni giorni dopoNaturalmente chiedevamo che Robotto correggesse i nostri dati o se ne andasse.Naturalmente non ha fatto ne l’una, ne l’altra cosa.

E proprio a proposito di Arpa vorremmo aggiungere qualche elemento. Nella famosa conferenza stampa fatta al fianco del direttore di LTF, il direttore promise di mettere on line i dati ambientali relativi alle grandi opere. Dopo un po’ di attesa, qualche settimana fa, finalmente hanno creato nel sito dell’Arpa la sezione grandi opere. Il problema è che i dati che hanno messo fanno cadere le braccia! Prendiamo proprio il tema delle polveri.

Sulle pagine dedicate alla Torino-Lione hanno diviso fra i dati di LTF e quelli da Arpa. Partiamo da quelli di LTF, li trovate qui. Questa la schermata che ci interessa:

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Prima caduta di braccia: non potete guardare i dati ante operam, dove per ante operam loro intendono il 2012 (ad oggi, 9/6/14 non ci sono!), non potete guardare nessun dato del 2013 (ad oggi, 9/6/14 non ci sono!), non potete guardare nessun dato di gennaio 2014 (ad oggi, 9/6/14 non ci sono!) e neppure nessuno di febbraio 2014 (ad oggi, 9/6/14 non ci sono!). Trovate solamente i dati di marzo e aprile 2014. Davvero scarsa come trasparenza e informazione. Comunque sia, apriamo Marzo. Uno spera di trovarsi una tabella suddivisa per giorni con i vari valori di pm10, di pm2.5. E poi qualche altro dato (metalli, benzo(a)pirene etc.). Niente di tutto questo. Vi trovate una tabella che non riporta neanche la media mensile, ma un range e il numero di sforamenti del limite del solo pm10. E abbiamo una brutta notizia per i poliziotti che si lamentavano delle polveri: Arpa non ci fa sapere quante volte il limite giornaliero alla Maddalena è stato superato perché (testuale) “non è applicabile il limite normativo in quanto, essendo nelle immediate vicinanze del cantiere i valori ivi misurati sono riconducibili ad un particolare microambiente e non possono quindi essere rappresentativi della esposizione della popolazione”. Capito? Voi non siete mica tanto popolazione, e poi dite che sono i no tav a volervi male, mannaggia!

Figura 2

Sarebbe bello sapere di più sui 6 sforamenti su 29 giorni campionati di Gravere. Ci viene da pensare che siano dovuti ad altri cantieri attivi in zona oltre a quello in Clarea. Ma con la pochezza di dati a disposizione non si possono neppure fare congetture. Ci piacerebbe anche approfondire i 4 sforamenti di Giaglione dato che il punto di campionamento è posto in una zona in cui il traffico veicolare è trascurabile. Sarebbe bello anche potere incrociare questo dato con quelli degli altri punti e con i dati del cantiere. Ma non lo possiamo fare. Arpa ed Ltf nel loro sforzo di trasparenza non ci mettono a disposizione neanche questi dati minimi.

In ogni caso avevamo detto che Arpa non pubblica soltanto i dati (!) di LTF, ma anche i suoi campionamenti svolti in parallelo per valutare l’attendibilità di quelli di LTF. Pieni di speranza apriamo la pagina dedicata alla qualità dell’aria e troviamo questo. Non ci sono dati! Sotto alla dicitura “documentazione possibile” ad oggi (9/6/2014) c’è il vuoto.

Figura 4

Questa sciatteria unita all’impossibilità di avere dati concreti su cosa si respira in Valle ci pare inammissibile da parte di Arpa. Molti si sono preoccupati per l’inquinamento prodotto da quel cantiere, ma questa di Arpa è una risposta che non è neppure minimamente soddisfacente. Sembra quasi una presa in giro.

Abbiamo ancora una questione. Come detto oltre al fatto che mancano i dati giornalieri, che i dati mensili non sono delle medie ma dei range, che viene reso pubblico per la qualità dell’aria solamente il pm10 e non altri valori altrettanto importanti (e richiesti dalla legge), c’è ancora un elemento. Mancano i dati rilevati all’interno del cantiere, che in tutta questa faccenda sarebbero fondamentali per capire cosa sta capitando. Vi facciamo un esempio.

Noi abbiamo una serie di dati relativi alla postazione 1 all’interno del cantiere. L’ultima serie completa in cui vi sono pm10, pm2.5, metalli e IPA va dall’1 al 7 luglio 2013. La alleghiamo qui. A noi piace che i dati siano pubblici, consultabili da chiunque e soprattutto completi. Prendiamo il dato del pm2.5 rilevato nel cantiere. Il limite di legge giornaliero da non superare è di 25µg/m3.

Questi i dati di quella settimana:

figura 5

Dal 7 luglio in avanti non abbiamo più dati relativi al pm2.5. Sarebbe interessante poterli vedere, e crediamo interesserebbe anche ai poliziotti che passano giorni interi a respirare quell’aria.

Anche perché dati di questo tipo sollevano alcune domande. Le risposte di Arpa, Ltf e dell’assessore regionale abbiamo già visto di che tenore sono. Temiamo anche che la magistratura torinese sia troppo impegnata nelle decine di processi contro i no tav per occuparsi di queste “inezie”. Noi le domande comunque le poniamo ugualmente:

-cosa prevede il vostro Piano di Gestione Ambientale quando all’interno del cantiere parametri come il pm2.5 superano la soglia limite per 4 giorni consecutivi di oltre il 50%?

-cosa prevede il vostro Piano di Gestione Ambientale quando la soglia limite giornaliera viene superata del 148% (il 6/7, 62µg/m3)?

-chi ha il compito di controllare questi sforamenti, scoprirne le cause e stabilire le risposte?

-questa alta concentrazione di pm2.5 ha avuto ricadute sui dati raccolti in quei giorni e in quelli successivi nelle centraline di Giaglione e Chiomonte?

-ma soprattutto, perché dobbiamo tirarli fuori noi questi dati e non sono pubblici?

Viareggio: Imprenditore edile 46enne si suicida sparandosi, alla base del gesto problemi azienda

un choosy pure lui

8 giugno 2014

Un imprenditore edile di 46 anni di Massarosa si è ucciso stamani sparandosi con la pistola regolarmente detenuta nell’abitazione di Viareggio. A scoprire il corpo senza vita dell’uomo, intorno alle 8, sono stati dei parenti che hanno dato l’allarme, ma purtroppo non c’era più nulla da fare. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Viareggio. All’origine del gesto sembra ci siano i problemi economici dell’azienda di cui l’uomo era titolare.

Fonte Ansa

Venezia: Mazzette per 600mila euro, l’ordine degli ingegneri sospende Piva

8 giugno 2014

Maria Giovanna Piva, Presidente del Magistrato alle Acque, emanazione del Ministero delle Infrastrutture, tra il 2001 e il 2008, è stata sospesa dall’Albo dell’Ordine degli ingegneri. Lo rende noto lo stesso Presidente dell’Ordine, ingegnere Ivan Antonio Ceola, che rileva come sia «un atto dovuto in quanto persona arrestata» per corruzione nell’inchiesta Mose.(…)

Leggi tutto su gazzettino
http://www.crisitaly.org/notizie/venezia-mazzette-per-600mila-euro-lordine-degli-ingegneri-sospende-piva/

Roma: Oltre il 40% delle società per azioni italiane quotate in Borsa in mani straniere

non che secondo me faccia qualche differenza, ma sarebbe simpatico sapere dal Pres Napolitano che tanto invoca ed inneggia agli investimenti stranieri come manna dal cielo per i posti di lavoro, come questi investimenti abbiamo creato posti di lavoro, se lo hanno fatto, quanti sono?

8 giugno 2014

Aumenta il valore, ma sono sempre più in mani straniere. Oltre il 40% delle società per azioni italiane quotate in Borsa, che hanno visto crescere la capitalizzazione complessiva di 87 miliardi di euro lo scorso anno, è posseduto da soggetti esteri. Mentre il 46% delle imprese (anche le non quotate) è controllato dalle famiglie. Questi i dati principali di un rapporto del Centro studi di Unimpresa, sull’andame nto del valore delle aziende italiane nell’ultimo anno. Da dicembre 2012 a dicembre 2013, rileva il Centro studi di Unimpresa, il capitale delle spa quotate del nostro Paese è passato da 364,8 miliardi di euro a 452,1 miliardi in crescita di 87,2 miliardi (+23,9%). Sul listino tricolore cresce il peso degli azionisti «non italiani» che ora hanno partecipazioni di imprese quotate made in Italy pari a 183,6 miliardi, il 40,6% del totale. Predominante, seppur in leggera diminuzione, il peso delle famiglie nel capitale delle aziende (quotate e non) con partecipazioni pari a 873 miliardi, in aumento di 65,4 miliardi.

Fonte Adnkronos
http://www.crisitaly.org/notizie/roma-40-delle-societa-per-azioni-italiane-quotate-in-borsa-in-mani-straniere/

Cascina: 35enne si suicida gettandosi sotto un treno alla stazione ferroviaria di Cascina

8 giugno 2014
Un pisano di 35 anni si è ucciso stamani gettandosi sotto un treno alla stazione ferroviaria di Cascina (Pisa). Sull’episodio avvenuto poco dopo le 10.15 indaga la Polfer. Secondo quanto si è appreso, il giovane si sarebbe sdraiato sui binari quando ha visto sopraggiungere il convoglio che lo ha letteralmente fatto a pezzi. La circolazione dei treni sulla tratta Firenze-Pisa-Livorno è stata interrotta per circa un’ora prima di riprendere su un solo binario: il regionale che ha investito il suicida diretto a Pisa-Livorno è invece rimasto fermo circa due ore con a bordo circa 500 passeggeri in attesa che l’autorità giudiziaria terminasse i rilievi necessari e concedesse il nulla osta per rimuovere i resti della vittima e lo spostamento del treno. In un altro episodio, sempre a Cascina, si è invece tolto la vita un anziano di 76 anni originario di Fauglia (Pisa) gettandosi in un laghetto.
Fonte Ansa

http://www.crisitaly.org/notizie/roma-40-delle-societa-per-azioni-italiane-quotate-in-borsa-in-mani-straniere/

il racconto dell’Ansa è tutto improntato al traffico ferroviario, della storia del ragazzo, come dell’anziano a malapena citato non importa approfondire.
Sono italiani, se poi l’indigenza sta dietro il loro suicidio, chi se ne frega. Che vogliamo dare 33 euro al giorno a tutti? Sarebbe eguaglianza, non discriminazione.

Indagato per il Tav Firenze, gestisce gli appalti per il governo: storia di Incalza

In passato è stato indagato in 14 procedimenti, da cui è stato prosciolto a volte grazie alla prescrizione. Anche nelle recenti inchieste il suo nome ritorna: da Expo al Mose. Eppure, dai tempi di Berlusconi a quelli di Renzi, mantiene il potere. Al ministero delle Infrastrutture di Lupi è capo della struttura tecnica

di Marco Lillo | 7 giugno 2014

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 Non poteva mancare. Ercole Incalza, il ‘rieccolo’ dei lavori pubblici italiani, non è indagato ma è citato nell’ordinanza di arresto del caso Mose per le conversazioni intercettate in un paio di passaggi delicati per il Consorzio Venezia Nuova: quello relativo alle nomine del Magistrato delle Acque e al momento dello sblocco dei finanziamenti da 400 milioni al Mose da parte del Governo Berlusconi.

Anche nell’indagine sull’Expo di Milano coordinate dal pm Ilda Boccassini emerge il nome di Incalza in un’intercettazione telefonica di Gianstefano Frigerio e anche qui Incalza non è indagato. Frigerio diceva solo al capo di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni: “C’è casino sulla Pedemontana” perché i fondi al Cipe erano bloccati e invocava “una riunione a Roma con Lupi, Maroni e con quelli che ci stanno lavorando, anche con Ercole Incalza”.

Il punto non è quello che ha fatto Incalza al Cipe per il Mose o per la Pedemontana, nulla di penalmente rilevante comunque, ma il fatto che Incalza sia ancora lì come Capo della Struttura Tecnica del Ministero delle Infrastrutture. È l’uomo più potente del ministero nonostante al Governo non ci sia più Berlusconi ma Renzi, la smentita vivente della rottamazione. Che senso ha affidare l’Autorità anticorruzione a Raffaele Cantone e parlare di Daspo per chi ruba se poi a gestire gli appalti lasciamo Incalza?

L’architetto Angelo Zampolini, il 7 luglio 2004, nei giorni in cui pagava parte della casa di Scajola al Colosseo, consegnava anche 520 mila in assegni circolari e 300 mila in assegni bancari al venditore di una bellissima casa a due passi da Piazzale Flaminio, a Roma. Quella casa è stata comprata dal genero di Incalza tirando fuori solo 390 mila euro, il prezzo dichiarato al notaio. Un mese prima però Zampolini aveva firmato un preliminare con il prezzo vero di un milione e 140 mila euro. Il genero, Alberto Donati, alla Finanza nel 2010 ha dichiarato: “Io e mia moglie cercavamo una casa e tramite mio suocero, Ercole Incalza all’epoca consigliere del ministro Lunardi, su suggerimento dato da Angelo Balducci a mio suocero, fummo contattati dall’architetto Angelo Zampolini. Il 7 luglio 2004 noi consegnammo l’intera cifra pattuita che era di 390 mila euro”. L’architetto Zampolini ha raccontato ai pm di avere dato il resto e ha aggiunto che il dirigente del ministero è stato il protagonista della storia: “Abbiamo fatto un sopralluogo nella casa con Incalza”.

Incalza non ha mai spiegato a nessuno perché Anemone o chi per lui ha pagato 820 mila euro di una casa di 8,5 vani catastali al terzo piano di uno stabile al centro, destinata a sua figlia.

Eppure resta ancora lì a comandare sugli appalti che interessano altri costruttori come Anemone. Negli atti di indagine sul Mose si scopre che Incalza entra in ballo in relazione alla nomina del Mav, Magistrato delle Acque di Venezia. Scrive il Gip: “Giovanni Mazzacurati, Presidente CVN (arrestato, Ndr) aveva cercato di intervenire per far porre a capo del MAV una persona (Signorini) in luogo di un altra (Riva). Attraverso i propri contatti con Ercole Incalza, Capo della Struttura Tecnica del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”. Il Gip Scaramuzza elenca una serie di contatti e di incontri tra Mazzacurati e Incalza. Il magistrato spiega la ragione della preferenza così: “La persona di cui il Mazzacurati aveva caldeggiato la nomina (Signorini) aveva ricevuto in precedenza dei benefit (Mazzacurati, attraverso il CVN, ha offerto al Signorini un “presente” costituito dal pagamento integrale di una vacanza del Signorini e del suo intero gruppo familiare in Toscana) dal CVN mentre l’altra persona (Riva) era considerata ostile”. Mazzacurati non riuscì però a influire sulla nomina dell’ultimo magistrato delle acque, l’Ingegner Ciriaco D’Alessio. Comunque quando viene nominato D’Alessio al MAV, il costruttore Erasmo Cinque, amico dell’ex ministro indagato, Altero Matteoli, suo sponsor, lo fa incontrare proprio con Incalza.

Incalza è stato confermato con una selezione per titoli il 17 febbraio scorso, nonostante sia indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e all’abuso a Firenze perché avrebbe agevolato il consorzio Nodavia (capeggiato dalla coop rossa Coopsette) impegnata nei lavori dell’alta velocità di Firenze, in combutta con la presidente di Italferr, Maria Rita Lorenzetti, ex presidente dell’Umbria. Secondo i pm, Incalza “portava un rilevante contributo agli obiettivi dell’associazione in quanto dirigente della unità di missione del Ministero a cui faceva riferimento l’appalto Tav di Firenze, si attivava per attestare falsamente che l’autorizzazione paesaggistica non era scaduta e che i lavori erano iniziati entro i cinque anni e successivamente attestava che le varianti al progetto non erano essenziali”.

Non è la sua prima indagine. Incalza è stato indagato in ben 14 procedimenti nei quali è sempre stato prosciolto, talvolta grazie alla prescrizione.

La scelta di Lupi ha radici antiche. Il 23 agosto 2005, un anno dopo l’acquisto della casa con i soldi di Zampolini, al meeting di Rimini di CL, Lupi faceva il padrone di casa sul palco: “Voglio ringraziare davanti, a tutti una persona che ho incontrato in questi anni, un prezioso collaboratore del ministro Lunardi ma prezioso collaboratore di tutti noi. Volevo presentare e fare un applauso a Ercole Incalza che è, credo, una persona eccezionale e un patrimonio per il nostro Paese”. Tutti in piedi. Anche Matteo Renzi?

Da Il Fatto Quotidiano di sabato 7 giugno 2014

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/07/inchiesta-mose-ercole-incalza-luomo-degli-appalti-che-resiste-a-matteo-renzi/1017732/

TANGENTI ROSSE: I SOLDI IN NERO AL PD? ECCO COME ERANO LE “RICEVUTE” DELLE COOP ROSSE. SULLA CARTA IGIENICA!

Pubblicato su 6 Giugno 2014 da frontediliberazionedaibanchieri in POLITICA
 
MOSE: LA NOTA SPESE DELLA COOP
 
UN APPUNTO CARTACEO SCRITTO A MANO
 
Nelle carte dell’inchiesta compare anche la riproduzione di un appunto cartaceo scritto a mano, sequestrato nel luglio 2013 ad una dipendente del Coveco, con le ‘erogazioni’ effettuate dalla coop fino all’11 ottobre 2011. In esso si leggono i nomi di Marchese, ma anche quelli del consigliere regionale del Pd Lucio Tiozzo (33mila euro), della Fondazione Marcianum (100mila euro), il polo pedagogico-accademico fondato a Venezia dall’allora patriarca Angelo Scola, il Pd provinciale di Venezia (33mila) e il Premio Galileo a Padova (15mila euro). In proposito, il consigliere del Pd Lucio Tiozzo ha dichiarato di aver ricevuto il finanziamento in modo lecito, e di averlo dichiarato ufficialmente al Consiglio Veneto, per i successivi adempimenti, in occasione delle regionali 2010.