Europa Zapatista in Val Susa

Incontro delle reti europee solidali con i movimenti popolari messicani e zapatisti. Due giornate d’incontro con dibattiti e proiezioni sull’attuale situazione del Messico ribelle. Presso il presidio di Venaus in Val Susa.

zapata

da leggere fino in fondo e rabbrividire

L’AntiDiplomatico intervista Ambrose Evans-Pritchard, il Columnist economico del Telegraph, di Alessandro Bianchi

Bianchi: La stampa italiana sta presentando l’UKIP come un partito di estrema destra, xenofobo, omofobo e antisemita. Il suo leader, Nigel Farage, più o meno come il successore di Hitler. Possibile che il 30% degli inglesi abbiano votato questo pericolo per la plurisecolare democrazia britannica?

Pritchard: Conosco personalmente Nigel Farage da oltre 15 anni. Quando l’Ukip aveva solo tre seggi al Parlamento europeo, cenavamo una volta al mese a Strasburgo e ho avuto modo di approfondire le sue idee e i suoi valori. Non è assolutamente un partito fascista, razzista o xenofobo. E’ una follia affermarlo. Farage ha creato un meccanismo che impedisce l’accesso a tutti coloro che vogliono iscriversi al partito con un passato di questo tipo e che prevede l’espulsione immediata per chi dall’interno si macchia di episodi di razzismo. La strategia e la politica dell’UKIP è di bloccare ogni forma di discriminazione. Non so dall’Italia dove prendano le informazioni a sostegno di queste tesi, ma basta pensare al fatto che Farage ha chiarito come un’alleanza con il Fronte Nazionale sarebbe per lui impensabile, perché all’interno di questo partito francese ci sono alcuni esponenti con un passato di antisemitismo. Per quel che riguarda la politica interna, l’Ukip costringerà il partito conservatore di Cameron – che è personalmente pro-Europa rispetto ad un’ala sempre più influente di Tory che la pensa come l’Ukip – a cambiare posizione perché il messaggio a Bruxelles nelle ultime elezioni è stato chiaro: il popolo britannico non tollera più una perdita di sovranità continua.

Bianchi: Nonostante la propaganda della “luce fuori dal tunnel” o “anche la Grecia ha girato l’angolo“, la situazione economica della zona euro resta particolarmente difficile. Qual è la sua opinione sul futuro prossimo dell’area e quali sono i fattori di destabilizzazione più pericolosi?

Pritchard: L’economia italiana si è contratta nel primo trimestre dell’anno e la ripresa, a differenza di quello che avevano annunciato, semplicemente non sta avvenendo. Lo stesso accade in Olanda, in Portogallo e in Spagna. La sola ragione per cui c’è un’apparente crescita in Spagna è il modo in cui viene ora calcolato il Pil. Un’analisi accurata mostra, tuttavia, come anche Madrid non sta crescendo e tutti i paesi del sud, in ultima analisi, si stanno contraendo, con la Francia che è in stagnazione. Si tratta di una situazione paradossale se si ragiona in un quadro di ripresa globale ormai consolidata: se a 5 anni dalla crisi Lehman Brothers e con un contesto internazionale migliorato, l’economia dell’area euro non è ancora al sicuro e ha ancora una situazione di disoccupazione di massa drammatica e duratura vuol dire che c’è qualcosa di profondo che non funziona. In Italia, ad esempio, la disoccupazione giovanile è al 46% e questo in una fase di espansione globale. Riflettete su questo: a 5 anni dall’inizio della ripresa globale dopo la crisi Lehman Brothers, la disoccupazione giovanile in Italia è al 46%! E’ il tragico risultato delle scelte perseguite all’interno dell’Unione Europea e nella zona euro. Detto in altri termini è l’inevitabile suicidio di scegliere contemporaneamente politiche fiscali e monetarie restrittive. Questo, perlopiù, in una fase in cui le banche hanno ristretto l’accesso al credito all’economia reale per rispettare i nuovi regolamenti e la contrazione dei prestiti ha portato al fallimento di un numero incredibile di piccole imprese in Italia e in tutta l’Europa del sud. Anche nel Regno Unito abbiamo utilizzato misure di austerità fiscale, ma accompagnate da una grande spinta monetaria e lo stesso è accaduto negli Usa. In Europa si è scelto il suicidio economico di intere nazioni.

Bianchi: E in più c’è un contesto di inflazione molto bassa e deflazione per l’Europa del sud nello sfondo, che in pochi sottolineano a sufficienza. Cosa significa questo per l’Italia e quali scenari dobbiamo ipotizzare?

Pritchard: Per quel che riguarda l’Italia l’errore è proprio quello di considerare solo il Pil reale nelle valutazioni economiche che si compiono: quello che conta per Italia, Spagna, Portogallo è soprattutto il Pil nominale. Il problema è che in un mondo di bassa inflazione o deflazione, il Pil nominale cala drammaticamente e il peso debitorio esistente diventa semplicemente non sostenibile. E’ un problema drammatico per l’Italia che oggi ha il debito pubblico al 133% del Pil, mentre quello privato è più sostenibile rispetto a Portogallo e Spagna. La contrazione del Pil nominale italiano è stato di 20 punti lo scorso anno, ma non avrebbe mai dovuto superare i tre-quattro punti. E’ un fallimento politico di proporzioni storiche e non sarebbe mai dovuto accadere. La riduzione del debito pubblico e privato per i paesi del sud è praticamente impossibile in una situazione di deflazione. Ho intervistato recentemente l’ufficiale del Fmi nelle operazioni della Troika in Irlanda e lui mi ha detto che Italia e Spagna per avere un debito sostenibile nel medio periodo hanno bisogno di un tasso d’inflazione della zona euro al 2% per oltre cinque anni consecutivi. E questo è confermato in una serie di paper del FMI che hanno sottolineato come la traiettoria del debito sia fuori controllo in un contesto di bassissima inflazione. Del resto, sono dinamiche molto note nella scienza economica e sono quelle che Irwing Fisher ha descritto nel 1933, quando sosteneva come era la deflazione ad aver causato la Grande Depressione. E’ esattamente quello che sta accadendo oggi: il debito diventa sempre più insostenibile e le bancarotte sono inevitabili. Cosa sta facendo la Bce di fronte a questa situazione drammatica? Abbiamo un’espressione in inglese che descrive molto bene la situazione economica paradossale attuale dei paesi del sud: “E’ un danno se lo fai ed è un danno se non lo fai“. Se la periferia della zona euro ha successo nell’adempiere a quanto prescritto da Bruxelles-Berlino-Francoforte crea una situazione di svalutazione interna e per riguadagnare competitività con la Germania si abbatte il Pil nominale, rendendo fuori controllo la traiettoria del debito. Se raggiungi quello che Bruxelles ti sta chiedendo, in poche parole, vai in bancarotta. E’ la conseguenza del “successo“. Non so se le autorità monetarie europee si siano mai poste questa domanda: perchè hanno imposto queste politiche ai paesi se il loro successo rende la situazione peggiore di quella precedente? La Bce non rispetta in modo continuativo e con una differenza enorme né il target del 2% di inflazione dell’area, né la quantità di moneta M3 che dovrebbe essere in circolazione. Perchè non rispetta i suoi obiettvi? Esiste una ragione credibile a livello economico sul perché la Bce non vuole raggiungere gli obiettivi di politica monetaria e per un periodo così lungo? No, non c’è.
Le persone non comprendono ancora bene i drammi che la deflazione produce per un paese come l’Italia. Meglio quindi fare un esempio numerico, è un calcolo matematico su cui convergono diversi studi, ad esempio uno molto accurato di Bruegel: l’1% di inflazione in meno per la zona euro significa che l’Italia deve avere un extra surplus di budget di un ulteriore 1,3% solo per ottenere gli stessi obiettivi. E’ un calcolo matematico. Il target è del 2% e quindi un’inflazione prossima allo zero costa all’Italia il 2,6% del Pil per raggiungere lo stesso obiettivo che potrebbe essere raggiunto se solo la Bce rispettasse gli obiettivi imposti dai Trattati. Questa situazione di bassissima inflazione è disastrosa per il futuro economico dell’Italia.

Bianchi: In questo scenario, l’euro è ancora a rischio?

Pritchard: Quando Mario Draghi ha lanciato il programma OMTOutgriht Monetary Transactions” – nell’agosto del 2012 è cambiato tutto. L’euro stava per fallire a luglio, con Italia e Spagna che erano in una grande crisi di finanziamento del proprio debito e la moneta unica era molto vicina al collasso. Angela Merkel stava pensando di espellere la Grecia dalla zona euro e solo quando ha accettato che ci sarebbero stati troppi pericoli per il contagio di Italia e Spagna, Berlino ha accettato il piano ideato dal ministero delle finanze tedesco, che si è trasformato poi nel programma OMT. Ho parlato a Londra con un alto dirigente di quel ministero a luglio di quell’anno e mi ha detto che “nulla vola nella zona euro al momento senza il nostro permesso“. Chiaramente la Germania stava controllando la politica della zona euro in ogni singolo aspetto. In quella fase stavano preparando l’OMT e due settimane dopo Draghi ha fatto il famoso discorso del “whatever it takes“.
Poche persone hano compreso bene questa fase storica: non è la Bce, ma la Germania che ha cambiato politica, trasformando l’istituto di Draghi in una prestatore di ultima istanza. Da allora la crisi della zona euro è completamente diversa e non c’è più il rischio che l’euro possa esplodere per un fallimento bancario. Ma bisogna stare attenti perché la Corte costituzionale tedesca ha stabilito che l’OMT di Draghi rappresenta una violazione dei trattati e potrebbe essere ultra vires. Quindi la domanda è: quel programma può essere davvero attivato in caso di necessità?
Il pericolo sistemico esiste ancora e si può arrivare ad una rottura per ragioni differenti: i paesi del sud vivranno una situazione di depressione economica permanente, che produrrà danni ai settori industriali nevralgici per la vita dei diversi paesi e una situazione politicamente insostenibile nel lungo periodo. Le elezioni di partiti radicali potrebbero quindi forzare il cambiamento e modificare l’intero progetto. Quando in Francia a vincere è un partito che, una volta al potere, vuole – come mi ha confermato Marine Le Pen in un’intervista – ordinare al Tesoro francese di attivarsi per il ritorno immediato al franco, la questione rimane centrale nel dibattito. Come reagiranno ora i gollisti e i conservatori moderati a questo messaggio del popolo francese alle elezioni europee e alla distruzione dell’industria storica francese? Se il Fronte Nazionale dovesse vincere le elezioni, la Francia non rispetterà il Fiscal Compact e questa ridicola legislazione decisa da Bruxelles. Gli altri partiti non possono più ignorarlo.

Bianchi: Cosa accadrà secondo Lei nella zona euro nei prossimi cinque anni?

Pritchard: Ci sono due possibili vie: i paesi della periferia comprenderanno che la permanenza nella zona euro richiede un numero di sacrifici non più tollerabili e decideranno di uscirne; oppure, ad esempio insieme all’Olanda che è in una situazione similare, prenderanno possesso in modo coordinato delle istituzioni che controllano la politica economica dell’UE, imponendo il cambiamento in linea con le loro esigenze. Sarei molto sorpreso se si realizzasse quest’ultima alternativa, dato che questi paesi non hanno certo il coltello da parte del manico e già in passato Hollande ha fallito nel creare un consenso con i paesi mediterranei. Ma anche se dovessero riuscirci, il rischio della zona euro sarebbe poi l’opposto, vale a dire un’uscita della Germania, che non accetterebbe mai politiche inflazionistiche.
Il problema centrale all’origine di tutta la crisi della zona euro è il conflitto fondamentale d’interesse e di destino tra i paesi del sud e la Germania su come risolvere l’immenso gap di competitività. Questa questione rimane irrisolta e, secondo me, è semplicemente senza soluzione. I paesi del sud sono costretti ad una permanente svalutazione interna ed hanno bisogno di imporre politiche espansionistiche che rilancino la domanda, ma che costringerebbero la Germania ad uscire dall’euro per un tasso d’inflazione che Berlino non potrebbe accettare. E’ un rebus senza soluzione. La situazione non può essere risolta e prima la zona euro finirà, meglio sarà per tutti.
L’alternativa? Sono 15-20 anni di depressione per la periferia imposti dall’attuazione delle regole del Fiscal Compact, che, in una fase di calo demografico e diminuzione della forza lavoro, produrranno scenari drammatici al tessuto economico e sociale di queste nazioni. Questa strategia assurda non aiuterà nessuno e la domanda che le leadership devono porsi è: quanto può durare questa situazione senza che ci sia una reazione politica? In Francia e in Italia sta prendendo sempre più piede l’idea che per salvare il resto del progetto europeo è necessario pensare ad uno smantellamento coordinato dell’euro. E’ su questo punto che la politica deve iniziare a ragionare in modo costruttivo per evitare future reazioni a catena fuori controllo.
Al momento non è utile fare previsioni sul futuro della zona euro e proverei a ribaltare la questione in questo modo: non bisogna più parlare di rischio di rottura, ma il rischio reale e drammatico è che l’euro possa sopravvivere per altri cinque anni, producendo danni inimmaginabili ai paesi del sud dell’Europa. Il “decennio perso” dell’Europa si concluderebbe poi con uno scenario economico mondiale molto diverso da come era iniziato e l’intero continente vivrebbe totalmente ai margini. Il rischio vero è che l’euro sopravviva ancora. Ed è un rischio terribile per il futuro delle nazioni europee.

da l’Antidiplomatico

“Monti criminale, se mi denuncia sono felice!” VIDEO incredibile de La Gabbia!

ma no, in Italia, come a Bruxelles e a Washington, comanda lui, il mitico Licio Gelli….e chi è il Bilderberg….

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05.giu 2014
 
Salvo Mandarà, ospite a La Gabbia nella puntata del 4 giugno 2014, ha parlato, senza peli sulla lingua, degli incontri che ogni anno si svolgono in giro per l’Europa. Da più di mezzo secolo, il cosidetto Gruppo Bilderberg, si riunisce in segreto: centinaia di uomini potenti, politici, banchieri, economisti, giornalisti e grossi imprenditori, trascorrono qualche giorno a discutere e a prendere decisioni senza che nulla, del contenuto di questi meeting, trapeli all’esterno. L’ultimo incontro, svoltosi poco dopo le Elezioni Europee a Copenaghen, ha visto anche la partecipazione di attori italiani. Pochi media ne hanno parlato. Il programma La Gabbia, di Paragone, è stato uno di questi. Buona visione.
 

L’EUROPA NON “CAMBIA VERSO” di Leonardo Mazzei

4 giugno. Una manovra da 20-25 miliardi?
 
Ieri è stata la volta dei dati dell’Istat sulla disoccupazione, i più alti mai registrati. La crisi non “cambiaverso”, e neppure l’Europa. A confermarlo, ieri l’altro, erano arrivate le “pagelle” della Commissione UE. L’Italia è rimandata a settembre, ma solo grazie ad una considerazione politica. Non si poteva dare un schiaffo troppo forte al bamboccio subito dopo un successo elettorale che ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli eurocrati di Bruxelles.
 
Ora si discute sul reale significato delle cosiddette “raccomandazioni”. Richiedono una manovra aggiuntiva oppure no? A leggerle una cosa pare chiara: la Commissione è in scadenza, ma le regole dei trattati assolutamente no. Chi si illude su una qualche riformuccia resterà deluso assai. Certo, le “furbate” non mancheranno, a partire dal ricalcolo del Pil con la prevista inclusione delle attività criminali.
 
Come sempre lorsignori prendono tempo, sperando di salvare capra e cavoli, cioè il sistema euro ed il consenso. Operazione pressoché impossibile, come dimostrato – con la spiegabilissima eccezione italiana – dall’esito delle recenti elezioni europee.
 
Ma vediamo le famose “raccomandazioni”, che hanno il senso di tenere i singoli stati sul “retto” binario del Fiscal Compact. Nel caso italiano – in attesa dell’applicazione della regola della riduzione del debito di un 5% annuo della quota eccedente il 60% del Pil, meccanismo che scatterà dal 2016 – l’obiettivo è quello di arrivare al pareggio di bilancio, attraverso un preciso percorso di riduzione del deficit strutturale.
 
Questo obiettivo, originariamente previsto per il 2015, è stato spostato dal governo Renzi al 2016. La qual cosa non ha reso troppo felici Olli Rehn e soci. Pare, infatti, che in un primo momento la Commissione intendesse bocciare seccamente questo rinvio. Poi, così come avvenuto per altri paesi (la Francia in primo luogo), hanno prevalso considerazioni politiche. Il che non significa che l’Unione Europea abbia rinunciato ad un severo giudizio politico.
 
La Commissione è «del parere che siano necessari sforzi aggiuntivi, in particolare nel 2014, per garantire la conformità ai requisiti del patto di Stabilità e Crescita». Di che si tratta? Siccome l’aggiustamento strutturale previsto dal governo per il 2014 è di 0,2 punti percentuali, mentre le regole europee esigerebbero uno 0,7%, si tratta di 8 miliardi di euro.
Ma la Commissione non si dimentica che dopo il 2014 verrà il 2015. Anno in cui l’Italia dovrà «garantire il rispetto del requisito della riduzione del debito», completando fra l’altro «l’ambizioso piano di privatizzazioni». Richieste assai perentorie, dato che si è scritto a premessa che l’Italia è tenuta ad «assicurare attuazione piena e tempestiva» alle “raccomdazioni”.
A scanso di equivoci, giusto per ricordare chi comanda, la Commissione non si è limitata alle osservazioni tecniche e contabili, inserendo nel testo una precisa valutazione politica: «E’ importante sottolineare che rinviare il raggiungimento degli obiettivi di medio termine non pone l’Italia in una buona posizione nei confronti delle regole che ha sottoscritto e che ha inserito nella Costituzione».
 
Il suo ruolo dominante la Commissione l’ha voluto ricordare anche in un altro passaggio, laddove si vorrebbero addirittura imporre i tempi delle misure richieste. E’ questo il caso dell’attuazione della delega di riforma fiscale, che si richiede venga messa in atto entro il marzo 2015. E’ la seconda volta (era già capitato alla Slovenia) che una simile richiesta viene messa nero su bianco. Alla faccia di ogni residua sovranità nazionale e democratica.
Ma non si pensi che l’invasione di campo, del resto non nuova, si limiti alla tempistica. Dietro a tanta fretta c’è della sostanza. 
 
Sul fisco la Commissione chiede anche un ulteriore spostamento del carico fiscale dalle imposte dirette a quelle indirette, quelle cioè che sfuggono ad ogni criterio di progressività, come l’IVA, le accise, eccetera. E poi c’è ancora qualcuno che riesce a non vedere la natura classista del mostro chiamato UE…
 
Fin qui la “pagella” degli eurocrati. Ma quale sarà la conseguenza nell’immediato? Padoan giura che non vi saranno manovre aggiuntive, ma come stanno davvero le cose?
 
Vediamo cosa scrive Dino Pesole sul Sole 24 Ore del 3 giugno:
 
«A conti fatti, per rendere strutturale il bonus Irpef ed eventualmente estenderlo alla platea di contribuenti finora esclusi (pensionati, incapienti, partite Iva), onorando al tempo stesso gli impegni già inseriti nella legislazione vigente (la legge di stabilità del 2014), occorreranno non meno di 15 miliardi. Se poi si aggiungono interventi inderogabili da finanziare in corso d’opera (tra cui la Cig, le missioni internazionali) ci si avvicinerà a quota 20 miliardi. Difficile immaginare fin d’ora che per effetto dell’eventuale correzione del deficit 2014 si debba raggiungere l’astronomica cifra di 25 miliardi».
 
Avete capito bene: quasi 20 miliardi, che potrebbero salire a 25. Così, giusto per scaldarsi, in attesa della piena applicazione del Fiscal Compact. E questo in un anno di “transizione”, già segnato da un notevole aumento della pressione fiscale chiamato Tasi (tema di cui ci occuperemo in un prossimo articolo). Volendo scherzare, quante “auto blu” dovrà vendere il Bomba per far quadrare i conti? Tornando seri, quanto potrà ancora abusare di un consenso figlio di una propaganda più falsa perfino della sua presunta simpatia?

Elezioni UE: Ben oltre lo “scetticismo”

Coriolanis  E’ diventata visibile quella parte d’Europa che si sente beffata, nauseata dalla porta girevole da cui entrano ed escono partiti seriali che coagulano “governi” sempre devoti della catastrofica dottrina economica liberista. Incazzati con unanomenklatura che non ottiene mai risultati positivi e non mantiene alcuna promessa. La demonizzazione permanente, però, si è inceppata: UE non è più sinonimo di EuropaBruxelles è solo la capitale di una entità sovranazionale modellata da una sparuta elite. A questi strani specialisti di ingegnerie sociali che cominciarono a costruire dal tetto -e lì rimangono- non basta più l’abusato marchio d’infamia “nazista-razzista-antisemita-sessista” per intimidire la critica. La dissidenza è estesa, concretizzata in un terzo dei deputati eletti.
Come spiegare che un nuovo partito, senza un solo deputato nel parlamento britannico, conquista il 31% di voti (senza dubbio anti-UE)? Come interpretano che un partito satanizzato diventa un’opzione per il 43% degli operai francesi? I socialisti inglobati alla dogmatica economica liberista -nonostante la radice “sinistra” e l’ “antifascismo”- raggranellano solo l’8% dei salariati di fabbrica. Il Front National è diventato la prima forza politica perchè ha ricevuto i voti di 4 operai su 10 e l’appoggio del 21% dei maggiori di 60 anni. Sono tutti prede inconsapevoli e inermi della xenofobia? Come spiegano il successo della formazione spagnola Podemos -che si ispira a Chàvez- al suo debutto elettorale?
Vediamo, piuttosto, l’indice dei settori subalterni puntato contro il neoliberismo a corrente alternata di Hollande-Sarkozy e rabbia contro tutti i  loro frutti avvelenati. Smarrimento per l’incalzante de-industrializzazione e per la liquidazione dello stato sociale. Un senso di abbandono e vulnerabilità, nel mezzo d’una deriva che de-struttura valori condivisi ed esalta l’iper-individualismo narcisista. C’è un manifesto rigetto del modello che ha fatto del nomadismo (“flessibilità”) del sistema produttivo un dogma fideista a cui sono state piegate nazioni, classi, ideologie e religioni. E si pretende pure che diventi una norma definitiva di vita.
L’esodo dei disperati inseguitori coatti di fabbriche mobili trova apologeti della migrazione forzata, trasformata in principio umanitario astratto. I nuovi nomadi, però, devono rimanere dei perenni semiclandestini, per alimentare la guerra tra poveri che abbatte il costo del lavoro e innalza il sacro PIL. Questo ecumenismo umanitarista affratella banchieri, multinazionali e politici di variata stirpe, che conformano un feroce fronte dell’ipocrisia.  Confinano nell’inframondo della xenofobia ogni destabilizzatore dello status quo.
Occidente o Europa?
La minoranza accorsa alle urne ha mostrato di situarsi al di là dello “scetticismo”. Flebile scudo semantico che occulta una montante consapevolezza, corrosiva per l’avventurismo  dei forgiatori di “integrazione continentale” a colpi di editti e decretiautoritari. La sovranità sottratta alle nazioni non è stata trasferita a uno Stato, a una Federazione o Confederazione sovranazionale. E’ nelle mani di un’infima minoranza di ultraricchi e degli apparatchik da essa selezionati e designati. L’entità-UE appare irrimediabilmente sempre più quel che veramente è sempre stata: giacobinismo al servizio dell’oligarchia.
E’ una protesi inerte della ragion finanziaria dell’asse Washington-Londra-Tel Aviv. Che ha imposto una strategia militare e un progetto geopolitico che riduce l’Europa a terza sponda o testa di ponte per la lotta contro la Russia. A Bruxelles parlano il gergo geopolitico gringo, dicono sempre “occidente” mai Europa. Sono obbligati a guardare con occchiali che focalizzano sempre e solo l’ovest. L’incapacità assoluta di concepirsi e agire come polo autonomo, trascina contro l’emergente realtà post-occidentale del BRICS. Il discredito della nomenklatura è pari all’arrogante disprezzo che dispensano a mansalva su chi imbocca la via del superamento. . E’ un buon momento per agire e neutralizzare pretesi universalismi che si ritengono ineluttabili e senza alternativa.

Le Banche UE minacciano di scaricare sui prestiti il costo depositi Bce

venerdì, 6, giugno, 2014
 
Le Banche europee hanno protestato all’indomani della decisione della Bce di portarea livelli negativi i tassi sui depositi che parcheggiano presso la stessa istituzione monetaria, hanno sminuito i concreti effetti del provvedimento e minacciato di trasferire questo sovracosto su coloro cui concedono finanziamenti. La decisione di Francoforte avrà pure un carattere “storico ma è più che altro simbolica”, ha affermato Robert Priester, vice amministratore delegato della Federazione delle banche europee.
 
 
In linea teorica la misura punta a incentivare l’impegno di queste risorse nell’economia, dato che di fatto rende costoso alle banche il tenerle immobilizzate presso la Bce. Ma il fatto che non sia mai stata utilizzata lascia spazi a dubbi e già da tempo diversi analisti avevano espresso scetticismi sulla sua effettiva efficacia.
Priester per parte sua ha puntato il dito sul fatto che ancor prima della volontà delle banche di concedere credito è “la domanda di prestiti che resta insufficiente mentre i mercati dell’area euro restano frammentati. Come banche europee non vediamo in questo provvedimento un mezzo per incoraggiare il credito”.
 
Il dirigente della federazione ha concluso avvertendo che il tutto “potrebbe avere come conseguenza di trasferire i costi su coloro che ottengono finanziamenti”. (fonte Afp)

diritti per tutti MA NON PER GLI INDIGENTI

sono le minoranze a dover essere aiutate e tutelate, ormai i poveri e i disperati sono maggioranza, NON INTERESSA PROTEGGERLI. Moderna civiltà

Viareggio: Il Comune non paga più l’affitto, un anziano malato rischia sfratto
6 giugno 2014
Rischiano lo sfratto un anziano immobilizzato a letto e un minore ospiti di una abitazione in centro a Viareggio il cui affitto per qualche anno è stato pagato dal Comune. Con la crisi, però l’amministrazione ha interrotto i pagamenti, e i proprietari hanno dato il via allo sfratto. L’esecuzione ci sarebbe dovuta essere oggi, ma è stata rinviata alla fine del mese, dopo una mediazione fra Comune, polizia, rappresentanti della Brigata Antisfratto e Unione Inquilini. Intanto è stata demolita dalla proprietà la palazzina di via Pisana che nei giorni scorsi stava per essere occupata da alcuni nuclei familiari.(…)
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Correggio: 60enne esasperato minaccia il figlio col coltello perché senza lavoro
6 giugno 2014
A Correggio un uomo ha minacciato il proprio figlio con un coltello da cucina di 30 centimetri, intimandogli di andarsene di casa in quanto senza lavoro. Per essere più convincente si è poi puntato la lama alla pancia, minacciando di suicidarsi se il ragazzo non fosse uscito. Il giovane riuscito a disarmare il padre, ferendosi alla mano. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Correggio. L’uomo 60enne, abitante a Correggio, è stato denunciato per minaccia aggravata nei confronti del figlio 24enne. Il coltello di oltre 30 centimetri di cui 20 di lama è stato sequestrato. I fatti hanno avuto origine l’altra sera quando il padre, esasperato per la condizione di disoccupato del figlio, l’ha raggiunto a casa di un amico dove si stava divertendo, invitandolo a casa.(…)
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Ventimiglia: Disoccupati con 2 figli vendono il voto per 50 euro, “Ci abbiamo fatto la spesa”
6 giugno 2014
Marco e Anna, nomi di fantasia, hanno circa 30 anni, sono disoccupati e hanno due figli piccoli. Loro due, ma non sono i soli, hanno venduto il loro voto alle scorse amministrative a Ventimiglia, un voto che il candidato avrebbe ripagato con 50 euro. Basta così poco per comprare il voto di due persone, basta così poco se quelle persone non hanno proprio niente da perdere.
Questa coppia con quei 50 euro ha fatto la spesa, una cifra che nel loro bilancio può fare la differenza. La loro storia la racconta Patrizia Mazzarello sul Secolo XIX. Tutto finisce poi in Questura in un’indagine sul voto di scambio: 10 indagati. Tra loro un politico: il candidato consigliere Emilio Galardini, Forza Italia, 270 preferenze.
«Un politico vale l’altro. Ci hanno offerto 50 euro per votare quello lì e abbiamo accettato…Io sono disoccupato, mia moglie anche», continua Marco, quasi con rabbia.(…)
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Santa Croce: Barista 40enne si impicca in garage, lascia moglie e una bimba
6 giugno 2014
Comunità sotto shock per la morte di un giovane di 40 anni che questa mattina – 5 giugno – ha deciso di togliersi la vita impiccandosi nel garage di un’abitazione. L’uomo, molto conosciuto in paese anche per essere titolare di un bar, non ha scritto un biglietto per spiegare i motivi del gesto. Lascia la moglie e una bimba piccola. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri di Santa Croce.(…)
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Trezzo sull’Adda: Coniugi sul ponte, “Vogliamo un alloggio per riavere i nostri 4 figli”
5 giugno 2014
Ore e ore sul ponte con cartelli sul petto e le forze dell’ordine a piantonare: arriva in riva all’Adda la protesta della famiglia cernuschese Rotta-Radicula. La vicenda è notissima, e ha già avuto l’onore delle cronache negli ultimi mesi. Maria Dolores Radicula e Gerolamo Fabrizio Rotta sono genitori di quattro ragazzi, di 7, 9, 12 e 14 anni, allontanati dalla famiglia dai Servizi sociali di Cernusco ormai dal 2007. Motivo principe, l’inadeguatezza della situazione abitativa. E proprio su questo, da mesi e mesi, è imperniata la loro battaglia, già culminata in eclatanti sit in e dimostrazioni di protesta a Cernusco e davanti alla sede milanese dell’Aler. Ora in predicato c’è l’assegnazione di un appartamento a Melzo. Su questa ipotesi si tratta in un contesto delicato. «Basta guardare la piantina dell’alloggio di Melzo — scrivono i due — per capire che l’abitazione non è idonea per 6 persone; confermiamo tuttavia che siamo disponibili ad accettarla qualora il Comune di Cernusco sul Naviglio si prenda le proprie responsabilità in questa vicenda, che ci ha logorato la salute e la vita».
Nel pomeriggio i coniugi hanno abbandonato il ponte, dove stazionavano dalle prime ore di ieri mattina: «Vi sono stati contatti telefonici fra le forze dell’ordine e i carabinieri — spiega Maria Dolores — e ho ricevuto anche un ulteriore contatto dalla Regione Lombardia. Siamo disponibili a soprassedere in attesa di sviluppi: le richieste restano quelle di un alloggio idoneo e di un sussidio altrettanto idoneo». La distensione ha dissolto il timore di gesti estremi: in una lettera inviata l’altra sera i due genitori ventilavano l’intenzione di bloccare il traffico e di compiere azioni dimostrative estreme sulla balaustra dell’alto viadotto.(…)

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http://www.crisitaly.org/notizie/trezzo-sulladda-coniugi-ponte-vogliamo-alloggio-per-riavere-i-nostri-4-figli/

Roma: Statali, arriva lo scivolo, possibile esonero dal servizio. A casa con lo stipendio ridotto al 65%
5 giugno 2014
Come in un mosaico le tessere della riforma della Pubblica amministrazione che il governo Renzi presenterà venerdì 13 giugno, continuano ad incastrarsi. Una, importante, sarà una norma che darà la possibilità alle amministrazioni pubbliche di esonerare dal servizio i propri dipendenti. Come spiegato dal ministro della Funzione pubblica, Marianna Madìa, gli statali «esonerati» resteranno a casa continuando ad incassare il 65 per cento del loro stipendio, oltre ovviamente a tutti i contributi. La misura, in realtà, sarà molto articolata.L’idea è quella di un «esonero intelligente», che sarà collegato alla mobilità obbligatoria. Le amministrazioni pubbliche proporranno una sorta di «patto» ai loro dipendenti, soprattutto quelli meno qualificati che svolgono mansioni comuni e che spesso abitano fuori dei grandi centri urbani e sono costretti a lunghi spostamenti per recarsi al lavoro. Il nuovo esonero dal servizio, almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere costruito in modo tale da permettere ai lavoratori «esonerati» di essere ricollocati, anche con orari ridotti, presso amministrazioni nel loro comune di residenza.Questo, ovviamente, in cambio di un sacrificio sullo stipendio, con un taglio che potrebbe aggirarsi tra il 20 e il 25% della retribuzione. Riguarderebbe comunque solo persone che si trovano vicino alla pensione, a cui mancano al massimo cinque anni al ritiro. I contributi sarebbero versati per intero in modo da non arrecare penalizzazioni sul futuro assegno previdenziale. A chi non verrà trovata una nova collocazione, o chi la rifiuterà, resterebbe comunque a casa con uno stipendio maggiormente ridotto, quel 65 per cento indicato dal ministro Madìa.(…)

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Dàgli all’anarchico!

Vasta operazione repressiva da parte della Procura torinese contro il movimento di lotta per la casa: ben centoundici provvedimenti restrittivi per reati sovradimensionati.

di Tobia Imperato

Torino, 3.6.2014.   In mattinata sono stati operati nove arresti in carcere e notificati cinque arresti domiciliari, quattro obblighi di dimora nel comune di residenza, quattro divieti di dimora in Torino e quattro obblighi di firma quotidiana ad altrettanti attivisti dell’Asilo occupato di via Alessandria, cuore della lotta contro gli sfratti in Barriera di Milano. Oltre alla persone colpite da detenzione o restrizioni cautelari nell’inchiesta sono coinvolti numerosi altri attivisti, per un totale di centoundici.

Questa è un’inchiesta che non colpisce direttamente il movimento No Tav ma, vista la contiguità geografica, è naturale che molte persone impegnate nella difesa della Valle si ritrovino poi in città a lottare su altri fronti. Per questo, tra i colpiti e gli indagati troviamo diverse persone già inquisite precedentemente dalla Procura torinese per episodi legati alla lotta contro il Tav. Primi fra tutti tre dei quattro ragazzi già incarcerati da dicembre 2013 con l’accusa di terrorismo: sono stati infatti notificati in carcere due ordini di custodia cautelare a Claudio e Niccolò e uno di detenzione domiciliare per Chiara. Un vero accanimento giudiziario contro di loro.

Come interpretare questa mossa della procura torinese? E’ evidente come la decisione del mese scorso della Corte di Cassazione di rivedere le misure nei confronti dei quattro sia un chiaro segnale della difficoltà di portare avanti l’accusa di terrorismo (anche se non sono ancora note le motivazioni). Con una manovra di aggiramento i pm (i soliti Rinaudo ePedrotta) cercano di parare il colpo mantenendo in carcere – nel caso di una decisione favorevole alla scarcerazione – almeno due di loro per altri reati. Alcuni avvocati ipotizzano che l’ operazione sia preventiva all’insediamento del nuovo procuratore capo Spataro per predisporre un fatto compiuto in attesa di conoscerne l’orientamento in merito alla persecuzione giudiziaria dei No Tav e delle lotte sociali in generale. Non è escluso che la mossa preventiva riguardi anche la giornata di lotta dell’11 luglio contro la riunione europea per il lavoro. Tra i volti noti del movimento No Tav colpiti da provvedimento ci sono ancheMarianna Valenti (che ha rifiutato i domiciliari ed è stata condotta in carcere) e Davide Forgione già ai domiciliari per una condanna in primo grado relativa al trasporto di petardi in Clarea (che ha ricevuto l’obbligo di firma quotidiana).

La lotta per la casa e le occupazioni abitative sono in questo momento una grossa spina nel fianco del governo Renzi. E’ una lotta che, oltre a rivendicare il diritto all’abitare per tutti, si batte contro la speculazione, la cementificazione e la svendita di beni che appartengono a tutti. E’ una lotta che, anche se condotta prevalentemente in ambito metropolitano, ha molte affinità con la lotta al Tav. Di fronte a un’operazione di tali dimensioni ci si aspetterebbe di trovarsi di fronte a chissà quali tremendi reati. Poi, a spulciare gli atti, si vede come tutto sia sovradimensionato. Si tratta solo di una serie di opposizione a tentativi di sgombero compiuti da ufficiali giudiziari a partire dal settembre 2012. “Minacce e violenze” “finalizzate a impedire il compimento d’atti d’ufficio o apporsi agli stessi”. Grida in un momento di concitazione diventano “minacce”, un ufficiale giudiziario circondato da persone urlanti che non vogliono perdere la casa si trasforma in “violenza e sequestro di persona”, la richiesta determinata di una proroga dello sfratto diventa “tentata estorsione”.

Nulla di strano per una Procura che attribuisce reati di per terrorismo per l’incendio di un compressore nel cantiere di Chiomonte. Come sempre, si vuole delineare l’alta pericolosità sociale degli indagati; come sempre la Procura ha trovato l’avallo del cosiddetto giudice terzo, in questo caso il Gip Cristiano Trevisan. Ancora una volta, il Tribunale di Torino si propone come centro di un grande laboratorio repressivo di ogni forma di dissenso sociale.

T.I. 03.06.2014

Simulazione, la MSU italiana insegna

Lo scenario è tipico per chi vive la piazza, ma non tutti sanno che è tutto già preparato in addestramento.

di Valsusa Report

16 maggio 2014. L’esercitazione simula una folla inferocita che dà l’assalto alla Kosovo Police. La motivazione: alcuni terreni sono stati espropriati e l’indennizzo riconosciuto dal governo non è ritenuto equo dagli ex proprietari, che scendono in piazza e protestano violentemente contro l’amministrazione pubblica. A Camp Vrelo, vicino all’aeroporto di Pristina, la simulazione è condotta da unità del battaglione di manovra della riserva tattica di Missione Kfor. La MSU (Multinational Specialized Unit) gestisce gli scontri, insieme ai Multinational battle groups East e West, a Eulex e alla Polizia kosovara.

kfor-cc-simulazione

L’unità specializzata multinazionale (MSU) è un’unità dell’Arma dei Carabinieri, con funzioni di polizia civile e polizia militare militare in ambito multinazionale, viene impiegata principalmente nelle missioni all’estero, in Italia è stata impiegata nelle Compagnie di contenimento e intervento risolutivo, (CCIR), durante la riunione del G8, a Genova, da giovedì 19 luglio a domenica 22 luglio 2001, per contrastare i tumulti durante il G8 di Genova.

È costituita da reparti operanti nella 2ª Brigata mobile Carabinieri a Livorno, è articolata su uno Stato maggiore, un centro addestramento, un servizio amministrativo e un reparto supporto.

Ha alle dipendenze:

  • 7º Reggimento Carabinieri “Trentino-Alto Adige”, reparto mobile con propensione all’impiego estero, con sede a Laives (BZ);
  • 13º Reggimento Carabinieri “Friuli-Venezia Giulia”, reparto mobile con propensione all’impiego estero, con sede a Gorizia;
  • 1º Reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania”, reparto paracadutisti con propensione all’impiego estero, con sede a Livorno;
  • Gruppo di intervento speciale (GIS), antiterrorismo e operazioni speciali, con sede a Livorno.

Dal 12 ottobre 2011 la brigata è comandata dal generale di brigata Sebastiano Comitini. Le unità operative della MSU, in stretto coordinamento con l’IPTF (International Police Task Force), assolvono alle funzioni fissate a Petersberg nel 1992:

  • rispondere a disordini e mantenimento dell’ordine pubblico;
  • supportare le forze di polizia locali;
  • monitorare la situazione sotto il profilo della pubblica sicurezza.

L’Italia nel marzo 1999 formò il Reparto, fu previsto il consueto periodo di addestramento presso il 7° Battaglione “Trentino-Alto Adige” che comprendeva Diritto internazionale umanitario, procedure della Nato, tecnica della circolazione stradale, caratteristiche specifiche della Polizia Militare internazionale. Una professionalità raggiunta dal reparto è nel settore dell’informatica e della sua applicazione alla lotta di contrasto contro la criminalità organizzata: i carabinieri della Msu-Kfor hanno realizzato uno dei migliori data base in termini di informazioni sulle attività criminali e su coloro che detengono il controllo della illegalità diffusa.

VIDEO ADDESTRAMENTO MSU-UCRAINE

I risultati ottenuti dalle Unità Specializzate (Msu), vengono definite “Ben rispondente alle esigenze attuali di mantenimento della stabilità e della sicurezza di un territorio, in un quadro di competenze specifiche e molto particolari, che trattano anche di problematiche in cui sono coinvolte le popolazioni civili”.

Così con l’esercitazione “Silver Saber”, per il controllo della folla e dei disordini (Crowd and Riot Control – CRC), il grado di preparazione e coordinamento tra le tre componenti ogni sei mesi viene verificato. L’unità creata anche per l’ordine pubblico, riesce con le sue qualifiche a intervenire nei territori impedendo sommosse popolari, e attivando addestramenti specifici praticamente su piani militari in tempo di pace.

Missione Valle di Susa continua.

Draghi, Tutto Come previsto. Mini QE (da 165 Mld. Già Fatto), LTRO su ABS legati all’Economia e Taglio dei Tassi

5 giugno 2014
 
 
Bene, come ampiamente previsto e preannunciato da Rischio Calcolato, Mario Draghi e la BCE:
  1. La BCE taglia i tassi di riferimento a 0.15% e porta a -0.10% i tassi oevrnight sul deposito del denaro delle banche presso la BCE
  2. La BCE interrompe le aste di Liquidità con cui fino ad oggi ha finanziato il programma di acquisto dei titoli di Stato Europei comprati fino al 2012, di fatto si tratta di Quantitative Easing SPOT di 165 Miliardi di Euro che andrà a riassorbirsi con la scadenza dei Titoli di Stato in oggetto
  3. Viene inaugurato un nuovo round di LTRO, ovvero un programma di finanziamento illimitato per le banche private a tassi molto bassi, ma CONDIZIONATO alla presentazione alla BCE di Obbligazioni Strutturate e Garantite da Crediti Reali NON al SETTORE PUBBLICO (ABS, Asset Backed Securities)
Il punto 3 è quello qualificante, Mario Draghi è stato chiaro.
 
La BCE NON VUOLE che le banche private continuino a finanziare gli Stati con i soldi dei programmi LTRO, ma che usino i prestiti della BCE ESCLUSIVAMENTE per finanziare il credito ai privati attraverso la creazioni di obbligazioni basate e garantite da prestiti a imprese e famiglie.
 
Il Nuovo ABS-LTRO, andrà in scena tra Settembre e Dicembre e a quella data si conosceranno le regole per la composizione delle obbligazioni ABS, esse dovranno essere
 
1- Semplici (niente accrocchi di derivati e insalsiccimenti di crediti troppo diversi)
 
2- Reali (basati su crediti reali)
 
3- Trasparenti (cioè facili da comprendere… non ci credo fino a quando non lo vedrò n.d. fk)
 
Commento: La Bce ha ufficialmente tradito il suo mandato smettendo di fare aste di sterilizzazione per il finanziamento dei titoli di Stato che ha comprato negli anni passati, però non si è spinta nel fare un QE classico. Solo 165 mld. in una botta (a scendere nel tempo) e stop.
 
La misura “tassi negativi” era annunciata e comunque non avrà impatti significativi al livello di -0,10%. Ma al limite si potrà sempre aggiustare verso il basso (e mi chiedo perchè la BCE semplicemente decida di NON permetter più depositi overnight presso di se)
 
La misura più interessante e affascinante (ed anche innovativa, MOLTO più corretta e meno distruttiva sull’EURO delle follie di FED e BOJ) è il nuovo LTRO-ABS, che finalmente taglia fuori gli Stati, inducendo le banche a liberarsi dei titoli di Stato per cercare di concedere credito ai privati.
 
Il mio giudizio è più che positivo, anche se temo che l’Italia abbia una situazione economica cosi’ deteriorata per cui non riuscirà a giovarsi delle misure. Finiti i fuochi di artificio, mi aspetto un aumento dei tassi sui titoli di Stato (non oggi, ma nei prossimi giorni), a partire da quelli tedeschi, e una valanga di soldi per il settore privato delle economie più forti o quelle che si stanno meglio ristrutturando.
 
Mi aspetto anche un forte aumento della concessione di Mutui e forse un abbassamento degli spread per ottenerli.
 
Stiamo a vedere, comunque ottimo Draghi a parole, poi il diavolo sarà nei dettagli ovvero:
 
Il Regolamento VERO degli ABS che potranno essere scontati alla BCE dalle banche private.
 
Gli effetti sull’economia reale potranno vedersi in non meno di 6-12 mesi.
 
p.s. questo sistema ancora una volta, avvantaggerà chi ha un settore privato in salute e non ha problemi a finanziarsi da solo sul mercato dei titoli di stato…. (uhm mi pare di aver detto Germania e Nord Europa?), però effettivamente pone una gigantesca occasione per cogliere un flusso enorme di investimenti creati (quasi) dal nulla. Ad esempio penso che uno dei maggiori beneficiari potrebbe essere la Spagna. Italia e Francia, dovranno lavorarci su.
 
p.p.s. io non mi lamenterei.