Bilderberg 2014:ecco cosa si stanno dicendo

Di Kit Daniels

Daniel Estulin, autore ed esperto sul Bilderberg Group, da proprie fonti interne ha appreso i temi all’ordine del giorno nella agenda Bilderberg 2014, riunione che come noto si tiene in questi giorni a Copenhagen, Danimarca .

E tali temi, da tali fonti, sono:
1) diplomazia nucleare: come Russia, Cina e persino l’ Iran potrebbero cooperare per erodere l’egemonia occidentale
2) il recente accordo sul gas tra Russia e Cina : come questo progetto ed altri a lungo termine tra i due paesi, ridurranno probabilmente la dipendenza dal dollaro USA come valuta di riserva
3) la crescita di nazionalismo in Europa che sta mettendo alle strette la struttura di potere nell’UE: le recenti vittorie dell’ UKIP che si oppone alla UE, sta particolarmente preoccupando il Bilderberg Group. La UE e l’euro, furono formulati dal gruppo durante il suo secondo incontro annuale nel 1955.
4) Leggi sulla privacy di Internet della UE.
5) la crescita di una cyber-guerra : il governo puo’ usare la minaccia di attacchi cyber, che in teoria distruggerebbero i mercati finanziari e che sarebbero persino peggio del crollo economico del1929, questo per rafforzare la censura ed altre regole internet
6) dalla Ucraina alla Siria: la politica estera di Obama è spacciata?
7) l’agenda del “cambio climatico” : la deindustrializzazione delle nazioni prese di mira , associata ai trattati sul “cambio climatico” e le leggi relative
Ed è molto probabile che ci sia dell’altro che verrà discusso in questa conferenza di 3 giorni.
Ma per avere veramente il senso dell’importanza di questi temi in agenda e della influenza del Bilderberg Group, è fondamentale andare a vedere molti dei piu’ importanti eventi dei decenni scorsi, che non furono affatto casuali come potrebbe sembrare, piuttosto sono stati studiati a tavolino all’interno delle stanze, cosi eloquentemente arredate, dei meeting passati del Bilderberg Group.
Come accennato precedentemente, il meeting Bilderberg del 1955 a Garmisch-Partenkirchen, Germania Occidentale, si concentro’ sulla creazione dell’ Unione Europea e della moneta unica europea, cose che sarebbero poi accadute ad inizio anni ’90, dopo decenni di graduale implementazione.
Nel 1991, l’ allora governatore dell’Arkansas, relativamente sconosciuto all’epoca, fu invitato a partecipare al meeting Bilderberg in Baden-Baden, Germania. Solo un anno dopo, quel governatore, William Jefferson Clinton, divenne il Presidente degli USA.
L’ex Ministro del Regno Unito, Tony Blair, parimenti andò al potere quale leader dell’opposizione in UK , un anno dopo aver partecipato al Bilderberg meeting nel 1993.
Vediamo ora che l’attuale sindaco dei Democratici di Atlanta, Kasim Reed, è stato invitato alla conferenza di questo anno a Copenhagen…
Il Bilderberg Group non ha solo questa grande influenza nel “creare” i re dell’epoca moderna”, ma ne ha una molto grande anche nell’economia e negli eventi geopolitici.
Agli inizi del 2000, il giornalista investigativo Jim Tucker predisse correttamente che l’ Operation Iraqi Freedom (Operazioni Libertà degli Iracheni), sarebbe cominciata nel marzo 2003 e non nel tardo 2002, come molti analisti della difesa stavano dicendo a quel tempo.
Come faceva a saperlo Tucker? Non tirava ad indovinare: aveva delle fonti di insider nel Bilderberg che glielo dissero.
Anche Estulin predisse correttamente il collasso del 2007 con la bolla immobiliare, un anno prima che questo avvenisse. E questo dopo aver ricevuto informazioni dalle sue fonti insider al Bilderberg Group.
Nel 2009, Tucker predisse che il Bilderberg avrebbe usato il rallentamente economico che ne sarebbe derivato, per erodere la sovranità nazionale dell’America.
Eccola ora arrivare al massimo utilizzo in vari modi,, come la Trans Pacific Partnership, che consente a mega multinazionali transnazionali, di stringere la morsa su paesi individuali come gli USA.
In questo meeting 2014 ci sono da 50 a 60 Amministratori Delegati chiave delle multinazionali piu’ importanti del mondo occidentale, ha detto Estulin
Lo scorso anno, Ed Balls, un politico britannico e membro del Bilderberg, sminuì l’importanza del Bilderberg in diretta alla BBC… quest’anno è stato beccato da una telecamera mentre aveva una pila di documenti e cercava affannato il suo pass di ingresso che non trovava (qui il video), questo davanti all’entrata dell’hotel della riunione Bilderberg.
Il fatto che avesse cosi tanti documenti invalida la sua affermazione precedente, che negava l’importanza del Bilderberg.
In realtà, il Bilderberg Group sta facendo pressione con la sua politica anti-libero-mercato, poichè il piano è che lo stato-multinazionale prenda potere per distruggere le nazioni indipendenti e gli individui, per rendere la popolazione dipendente da un sistema controllato da una piccola elitè, molto ben rappresentata alla conferenza.

Fonte:http://www.infowars.com/leaked-secret-agenda-from-bilderberg-2014-revealed/

Traduzione di Cristina Bassi

http://www.thelivingspirits.net/bilderberg/bilderberg-2014-estulin-rivela-alcuni-dati-di-suoi-informatori-insider.html
http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2014/05/bilderberg-2014-estulin-rivela-note-da.html

Giovedì giugno ore 11 Torino processo a Erri De Luca e appello in solidarietà

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LE PAROLE NON SI PROCESSANO. LE PAROLE SI LIBERANO

Il 5 giugno si terrà a Torino l’udienza preliminare del processo che vede Erri De Luca imputato per il reato di istigazione a delinquere per aver pubblicamente manifestato la propria contrarietà ad un’opera ritenuta inutile e la solidarietà alla lotta NO TAV.

Raggiunge così il suo apice il processo di criminalizzazione di un movimento avviato dalla Procura di Torino che arriva ormai a colpire anche coloro che, esercitando un diritto costituzionalmente garantito, esprimono solidarietà e vicinanza alla popolazione valsusina che da anni resiste, nell’interesse collettivo, contro l’avanzamento di una grande opera inutile e insensata.

Si arriva al punto di evocare il reato di opinione, di fascista memoria, mettendo alla sbarra le opinioni di uno dei migliori poeti italiani e calpestando il diritto di manifestazione del pensiero, sancito dall’articolo 21 della Costituzione.

Tramite la minaccia dell’azione penale si vuole impedire il diritto alla libera espressione del dissenso e della disobbedienza civile.

Crediamo che il diritto di libertà e la tutela dell’ambiente costituzionalmente garantiti valgano per tutti, e che tutti debbano essere tutelati.

Le idee e le parole, anche se disobbedienti, non possono essere processate.

Liberiamo le parole. In occasione dell’inizio del processo leggiamo tutti insieme le parole di Erri: davanti al Tribunale di Torino, nelle piazze italiane, nelle librerie, dovunque ci troviamo.

SOLIDARIETA’ AD ERRI DE LUCA E LIBERTA’ ALLE SUE PAROLE

Primi firmatari:

Ascanio Celestini (artista); Fiorella Mannoia (cantautrice); Wu Ming (collettivo di scrittori); Fabio Geda (scrittore); Ugo Zamburru (psichiatra); Luca Rastello (giornalista); Andrea Doi (giornalista); Fabrizio Gatti (giornalista); Loredana Lipperini( giornalista); Haidi Gaggio Giuliani; Fulvio Vassallo Paleologo (docente universitario);

Per aderire all’appello scrivere indicando nome e cognome a iostoconerri@gmail.com

Le adesioni sono in aggiornamento:

Raffaele K. Salinari (terre des hommes); Patrizio Gonnella (antigone); Fabio Ciconte (presidente Terra!); Franca Speranza; Maurizio Gressi; Norma Bertullacelli (maestra e attivista); Nicola Grigion (Global Project); Gabriella Guido (portavoce LasciateCIEntrare); Antonio Bruno (consigliere comunale di Genova); Barbara Gualtieri (avvocato); Rita Lavaggi (Forum Sinistra Europea); Giacomo Casarino (Rossa Genova); Angelo Guarnieri (psichiatra e poeta); Simona Cardellino e Roberto Marzochi (No TAV – No Terzo Valico); Giuseppe Gonella (Puntorosso Genova); Iris Cristofanini (Prc Cogoleto); Giorgio Bonamassa (avvocato); Ettore Grenci (avvocato); Aurora D’Agostino (avvocato); Stefano Bertone (avvocato); Valentina Colletta (avvocato); Ezio Menzione (avvocato); Gilberto Pagani (avvocato); Nicola Canestrini (avvocato); Andrea Sandra (avvocato); Domenico Fragapane (avvocato); Ugo Beiso; Gianni Russotto; Francesca Fabbri; Lorena Luccattini; Luisella Valeri; Dario Rossi; Michele Passione (avvocato); Paola Larosa (avvocato); Dario Rossi (avvocato); Nicola Vallinoto; Gaetano Bigone (maestro attivista barcellona); Ivana Canevarollo; Simonetta Astigiano; Veronica Rosso (avvocato); Paola Bosca (avvocato); Maurizio La Matina (avvocato); Lorenzo Santinelli; Pino Petruzzelli; Paolo Palazzo e Bice Parodi (ass. Senza paura Genova); Clizia Nicolella…

Luisella Valeri; Cristina Albin; Ireo Bono; Marco Parisi; Enzo Gavino (bancario); Giovanni Gavino (studente); Cristina Percivale (impiegata scuola); Laura Fusco (bibliotecaria); Guido Rodriguez

Nigel Farage un’altra rogna per il M5S

Mentre il risultato elettorale fa discutere l’intero movimento l’incontro di Beppe Grillo con Neil Farage mette in fibrillazione gli attivisti e la stampa di regime coglie l’occasione per puntare ancora l’indice contro il M5S

 di Davide Amerio

giusto il tempo di iniziare una sana autocritica, di aprire un dibattito interno al movimento, che Grillo prende l’areo per volare in Europa spiazzando tutti. Incontra Nigel Farage, leader del partito UKIP(United Kingdom Independence Party) che ha raccolto il Inghilterra un bel 25% alle ultime elezioni; presidente del gruppo parlamentare europeoELD (Europa della Libertà e della Democrazia) sconosciuto ai più in Italia ma ora diventato famoso grazie all’assalto dei media che lo dipingono come un razzista, xenofobo, misogeno, sessista e quant’altro.

 

Dopo la vittoria del PD al 36% (il 40% è risultato di coalizione e se 4 punti persi si contano per il M5S sarebbe corretto valutare il risultato del PD con altrettanta precisione) continua da sinistra il fuoco di sbarramento contro Grillo; nemmeno l’onore delle armi viene concesso ma di “onore” e “onorabilità” in Italia pare rimasto ben poco .

L’altro giorno pure Crozza ha sbeffeggiato il “collega” per la sua partecipazione da Bruno Vespa. Diritto di satira? Per carità certo che si, nulla da eccepire; non fosse che se diventa dis-informazione ci piace un po’ meno. Crozza ridicolizza Grillo che parla di stampanti tridimensionali e mette in ridicolo l’argomento. Legittima posizione ma smentita dalla realtà: le stampanti 3D sono un progetto serio, vera l’affermazione di Beppe sulla costruzione delle turbine con questo tipo di stampanti e vero che in altri parti del mondo hanno già sviluppato la tecnologia al punto di aver  prodotto strutture abitative costruite con il 3D e progettano intere città fabbricate con la stessa tecnologia.

Sarebbe opportuno che la satira non ci portasse a ridere in modo provinciale di quelle novità ignorate dalla massa e dall’informazione che sono invece frutto di ricerca e investimenti in altri paesi dove si creano opportunità di lavoro e ricchezza.

Nigel Farage rappresenta l’occasione ghiotta per la stampa. Finalmente dovrebbe essere chiaro a tutti che Beppe è un fascista xenofobo razzista che va a incontrare un suo pari. L’equazione è semplice e la foto sorridente dei protagonisti che chiaccherano stimola la (poca) fantasia di Vauro che disegna una vignetta sui due che si raccontano barzellette razziste.

L’orgoglio della pubblicistica nazionale di essere al 79° posto nella classifica mondiale sulla libertà di informazione non viene mai meno; d’altronde c’è sempre la possibilità di migliorare, dopo il 79 viene l’80, l’81, l’82 …

Noi siamo ancora abituati a considerare che le posizioni meritevoli sono in testa e non in coda e qualche dubbio sulla genuinità di questa crociata contro Farage l’abbiamo.

La teoria del Farage razzista (etc etc) stride con alcuni atteggiamenti da lui mantenuti nella sua attività come parlamentare europeo. Sua la richiesta di cacciare Borghezio dal gruppo parlamentare ELD per le frasi razziste pronunciate contro l’allora ministro Kyenge vedi QUI e QUI.

Lo stesso Farage ammette che nel suo partito ci sono state componenti razziste ma sono state cacciate (vedi QUI) e a conferma di ciò vale la composizione dei deputati del suo partito che vede presenti un numero significativo di stranieri,di donne e di gay dichiarati.

Forti le sue prese di posizione contro l’Europa dei tecnici (vedi QUI) tra queste la difesa dell’Italia e della nostra sovranità nazionale (vedi QUI).

Vero che la posizione di Farage sul nucleare e sull’ambiente è opposta a quella del M5S ma il regolamento del gruppo prevede libertà di voto assoluta e gli accordi potrebbero solamente riguardare la possibilità di creare un gruppo parlamentare europeo alla luce degli stringenti regolamenti da rispettare per poter avere diritto di voto.

Anche la questione del presunto sessismo pare attribuibile ad una pessima (e voluta) manipolazione di traduzione su alcune dichiarazioni. La dichiarazione “Le donne valgono meno, è giusto guadagnino meno, vanno in maternità” attribuitagli viene smentita da una diversa traduzione più vicina alle dichiarazioni rilasciate da Farage:

“In molti casi le donne fanno scelte diverse nella vita rispetto agli uomini, semplicemente per motivi biologici. Una donna che ha una clientela, ha un figlio e prende due o tre anni di congedo, varrà molto meno per il suo datore di lavoro, quando tornerà, rispetto a quando è andata via, perché la sua clientela non resterà legata rigidamente al suo portafoglio.” “Non credo affatto che in banche, società di intermediazione, Lloyds di Londra e di tutti gli altri nella città grande, ci sia alcuna discriminazione nei confronti delle donne.” “Penso che le giovani donne competenti, che sono pronte a sacrificare la vita familiare per dedicarla alla loro carriera, possano essere brave quanto gli uomini e persino migliori”.

Si può essere d’accordo o meno ma il punto di partenza dovrebbe essere la fedeltà al contenuto.

Della manipolazione complessiva ne parla ampiamente Pino Cabras in questo articolo dove non manca di sottolineare i punti che sono stati manipolati dall’informazione in generale.

Sul blog di Grillo è apparso un post di chiarimento sulle posizioni di Farange e sul funzionamento del partito UKIP.

Per contro c’è chi sostiene una forte opposizione a questo leader e vede l’entrata del M5S nel gruppo ELD come fumo negli occhi.

L’ottimo Andrea Scanzi offre un panorama della controversia figura del personaggio Farage.

L’argomento quindi è scottante. Come sempre con un minimo di indagine si scopre che la realtà è più complessa delle tradizionali banalizzazioni mediatiche. Il M5S dibatte e discute; lo staff della comunicazione del movimento assicura che la scelta dell’ingresso nel gruppo verrà valutata dalla rete. Intanto bisogna attrezzarsi e dedicare un po’ di tempo a leggere tutte le informazioni evitando di cadere nella trappola delle considerazioni opportunistiche vendute a buon mercato.

D.A. 01.06.14

RIFIUTI TOSSICI: DISONORE ETERNO PER GLI UNTORI

http://www.inaspromonte.it/rifiuti-tossici-disonore-eterno-per-gli-untori/

SCRITTO DA GIOACCHINO CRIACO IL 1 GIUGNO 2014.rifiiuti_tossici-2

Circolano da giorni gli atti desecretati dal Governo che contengono alcune note dei servizi segreti relativi al possibile sotterramento di rifiuti tossici in Calabria, nella Locride in particolare. Atti datati, vecchi di vent’anni, nuovi per noi ma noti alla magistratura. SISMI e SISDE rivelano le risultanze delle loro indagini che porterebbero a ipotizzare la presenza di sostanze tossiche, anche radioattive, interrate nei territori di Africo, Pardesca, Canolo, Locri, Grotteria, Limina, Gambarie, Montebello Jonico, Motta S.G. Le informative, nonostante le indagini da esse promosse, non hanno portato finora ad alcun ritrovamento. Le investigazioni sono tuttora in corso e, personalmente, ho una speranza e un timore. L’auspicio: anche se tutto corre nella direzione delle veridicità di queste tragiche informazioni, vorrei che si fosse caduti in un abbaglio collettivo e siccome tifo per la mia terra, preferirei che si scoprisse che nessuno in Calabria abbia avuto il coraggio e la stupidità di portarci la morte in casa.     La paura: se i rifiuti saltassero fuori, e se ci sono prima o poi lo faranno, ci ritroveremmo nella materializzazione di un incubo e a esso legheremmo una miriade di lutti che hanno colpito i calabresi. L’ipotesi peggiore avrebbe un unico elemento positivo; dimostrerebbe, ai pochissimi che ancora conservano un dubbio sciocco, la funzione delle organizzazioni criminali. Cerco di spiegarvelo da anni; la mafia non è un fenomeno puramente criminale, ma uno strumento utilizzato negli anni, in modi diversi, per un unico fine, la stabilizzazione del potere, e non contro di esso. Essa ha monitorato dall’interno il disagio sociale, ha conculcato le libertà e si è opposta alle tensioni; ha contrastato il ribellismo, stroncandolo o incanalandolo su sentieri nocivi al popolo e innocui per il potere vero. Le mafie, nelle loro diverse declinazioni, nei loro vertici hanno sempre avuto coscienza di servire un sistema ingiusto inglobato nell’alveo di uno Stato ignavo, lontano, a cui una fragile Istituzione centrale ha sempre delegato il governo del Sud. Le mafie hanno sempre ingannato il popolo, ammantandosi di sacri principi e cucendosi addosso i panni del giustiziere che sana i torti fatti ai deboli. E in tanti e per tanto tempo ci sono cascati. Tanti si sono illusi non vedendo le prebende e le impunità dei loro capi. Se saltassero fuori i rifiuti radioattivi, se i sotterratori avessero un nome (e non solo un marchio di fabbrica che intorbida le acque). Se le responsabilità fossero certe, oltre ogni dubbio. Se tutto ciò accadesse, si arriverebbe a una svolta epocale perché i calabresi non avrebbero più un alibi per la loro viltà e agli untori rimarrebbero i panni del disonore, da vestire per l’eternità.   

Sentenza assurda della Procura di Torino contro i No Tav Andrea, Claudio e Giobbe.

http://www.osservatoriorepressione.info/?p=6116

Altro che mele marce, in Italia c’è un laboratorio sulla repressione sociale

La settimana scorsa è stata pronunciata la sentenza del processo per una “colazione” al cancello della centrale di Chiomonte in cui erano coinvolti Andrea, Claudio e Giobbe.

La sentenza condanna Andrea a 1 anno e 7 mesi, Giobbe a 2 anni e 5 mesi e Claudio a 4 mesi, revocato l’obbligo di firma per Andrea. L’ennesima sentenza gonfiata.

Esprimiamo la nostra piena solidarietà e vicinanza ai tre ragazzi che, come molti altri no tav, stanno scontando sulla loro pelle le angherie della procura torinese.
Anche questa volta i PM con l’elmetto, Padalino e Rinaudo, hanno ipotizzato reati assurdi: sequestro di persona (!), resistenza a pubblico ufficiale, tentata rapina (!), minacce, ingiurie e violenza privata. La richiesta delle pene altissima: rispettivamente 4 anni, e 3 anni e 8 mesi.

Ci pare di ritrovare un filo conduttore nel comportamento della procura torinese, forse un piano ben preciso.
Vengono presi fatti banali, episodi a “bassa intensità” e ci si costruiscono sopra, con l’aiuto del solito giornalismo, storie esagerate e ricostruzioni che facilitano la richiesta di pene pesanti ipotizzando reati abnormi.

Una colazione ai cancelli della centrale di Chiomonte, una delle azioni messe in campo dal movimento no tav per impedire o rallentare, interponendo la propria persona, il passaggio dei mezzi d’opera diretti al cantiere e alla devastazione della Clarea.
In questo contesto, una mattina come tante viene bloccato un mezzo diretto al cantiere, ma oltre all’operaio viene anche bloccato un estraneo con una macchina fotografica, ne nasce un diverbio, una discussione, quell’uomo si scopre essere un poliziotto in borghese (con tanto di pistola in tasca) giunto per fotografare l’abuso edilizio del presidio Gravella.

La ricostruzione di quell’episodio fatta dalla procura è a dir poco sperticata, basti leggere le opposizioni portate dalla difesa, ma, come detto, non è un caso, c’è una volontà ben precisa, un uso spregiudicato della giustizia a fini politici, volta a perseguire non il reato ma le persone, nella fattispecie i no tav. E allora una discussione diventa sequestro di persona così come il danneggiamento di un compressore diviene terrorismo.
Continua pertanto a sembrarci preoccupante questo atteggiamento poiché, se anche un blocco, una protesta in cui non è stato torto un capello a nessuno, viene utilizzato per colpire chi dissente in modo pesante cercando di impaurire e terrorizzare, si va a minare profondamente il diritto stesso di opporsi alle ingiustizie, alle speculazioni delle lobby, cioè si mette in gioco ancora una volta la libertà di tutti.

Questo atteggiamento repressivo non piega il movimento e non isola, nè lascia indietro nessuno!

LIBERI DI RESISTERE!

da www.autistici.org

EXPO, IL RAPPORTO SHOCK

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2014/05/31/news/expo_appalti_irregolari-87778248/?ref=HRER1-1Expo, il rapporto shock

La denuncia dell’Authority dei contratti a Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione: “Deroghe a ottanta regole, così la spesa è lievitata”

di GIULIANO FOSCHINI e FABIO TONACCI

31 maggio 2014

 
“Appalti senza controlli per mezzo miliardo”
ROMA – È stato più facile costruire le fondamenta dell’Expo che una pista ciclabile a Monza, più semplice affidare un contratto di vigilanza da qualche milione di euro che non assumere due bidelli in una scuola pugliese. In attesa di vedere quello che sarà, l’Esposizione universale del 2015 si è già rivelata per quello che è: una delle più grandi deroghe che lo Stato abbia mai concesso a se stesso. Mezzo miliardo di euro di denaro pubblico sottratto “alle norme e ai controlli” in nome dell'”emergenza” più prevista del mondo. “Ben 82 disposizioni del Codice degli appalti sono state abrogate con quattro ordinanze della Presidenza del consiglio  –  denuncia Sergio Santoro, l’Autorità garante per la vigilanza dei contratti pubblici  –  così hanno escluso noi e la Corte dei conti da ogni tipo di reale controllo”.Dopo gli arresti dell’inchiesta di Milano, però, è scattato l’allarme e gli uffici tecnici dell’Authority hanno analizzato tutti i contratti per capire cosa sarebbe accaduto se quelle deroghe non ci fossero state, se il Codice nato nel 2006 apposta per combattere i fenomeni di corruzione fosse stato rispettato alla lettera. Ed ecco che sono venuti fuori affidamenti diretti oltre le soglie consentite, goffi riferimenti a commi di legge inesistenti, procedure ristrette poco giustificabili. “Le nostre sono osservazioni  –  ci tiene a specificare Santoro  –  fatte sui documenti disponibili online”. Numeri, casi, segnalazioni, appunti, finiti in un dossier che Repubblica ha avuto modo di consultare e che è stato consegnato al magistrato Raffaele Cantone, il commissario voluto dal premier Matteo Renzi per evitare altri scempi.
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Le falle. Per capire di cosa stiamo parlando basta prendere l’opera al momento più famosa dell’Expo, le cosiddette “Architetture di servizio” per il sito, cioè le fondamenta dei capannoni. Famosa per il costo, 55 milioni di euro, ma soprattutto perché attorno a quel contratto ruota l’indagine di Milano sulla banda di Frigerio. Lo ottiene la Maltauro, ma come? Per l’affidamento Expo sceglie di non bandire una gara europea, aperta a tutti, ma di seguire la procedura ristretta. Partecipano sette aziende e dopo la valutazione della commissione vince un’Ati (Associazione temporanea di imprese) che ha come capofila appunto la Maltauro, l’azienda che è accusata di aver pagato mazzette a Frigerio e Greganti. La procura di Milano accerterà cosa è accaduto e come. Per il momento si può dire che a spalancare la porta alla corruzione è stata proprio la legge, permettendo la procedura abbreviata. “Come in molti altri casi per l’Expo  –  scrive il Garante nel suo dossier  –  si è seguito il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa”. A individuare quale sia, deve essere una commissione di 3 o 5 membri, “imparziale e altamente qualificata”. Ma, ed ecco l’anomalia, nell’offerta della Maltauro hanno avuto più peso gli elementi qualitativi “per loro natura soggettivi”, quali l’estetica e il pregio, rispetto al prezzo e ai tempi di esecuzione, “che sono invece dati oggettivi”. Il punteggio qualitativo era 65 punti, quello quantitativo 35 punti. In sintesi, basta avere dei commissari amici e il gioco è fatto. “Ne abbiamo due su tre”, si compiacevano Frigerio e Greganti, al telefono. E lo stesso Maltauro, interrogato dopo l’arresto, ha confermato il sistema.

L’urgenza che non c’è. Ma a impressionare l’Authority è l'”emergenza perenne” che tutto giustifica. Perché, per esempio, viene affidato “in deroga” a Fiera di Milano spa l’allestimento, la scenografia e l’assistenza tecnica (2,9 milioni)? “Non si ravvisano evidenti motivi di urgenza  –  annota Santoro  –  per un appalto assegnato il 28 novembre scorso, un anno e mezzo prima della data del termine dei lavori”. Ancora: con procedura “ristretta semplificata” sono stati dati i 2,3 milioni per il servizio di vigilanza armata a un’Ati (la mandataria è la Allsystem Spa), nonostante quella modalità “è consentita solo per contratti che non superino il milione e mezzo di euro”. Sforamenti simili, ma di entità inferiore, sono avvenuti con l'”affidamento diretto”, utilizzato 6 volte. “Il tetto massimo ammissibile è 40mila euro”, segnala Santoro, ma nella lista figurano i 70mila a un professionista per lo sviluppo del concept del Padiglione 0 e i 65mila per servizi informatici specialistici. 

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Ben 72 appalti sono stati consegnati “senza previa pubblicazione del bando”, tra cui figurano il mezzo milione a Publitalia per la fornitura di spazi pubblicitari e i 78mila euro per 13 quadricicli alla Ducati energia, impresa della famiglia del ministro dello Sviluppo Federica Guidi. A Fiera Milano congressi  –  il cui amministratore delegato era Maurizio Lupi fino al maggio scorso, quando si è autosospeso  –  viene invece affidata l’organizzazione di un meeting internazionale dal valore di 881mila euro. Anche in questo caso Expo decide di seguire la via della deroga, appoggiandosi a una delle quattro ordinanze della presidenza del Consiglio (il dpcm del 6 maggio 2013). Lo fa in maniera quantomeno maldestra, perché nel giustificativo pubblicato sul sito ufficiale “si rileva un riferimento al comma 9 dell’articolo 4 che risulta inesistente”. Un refuso.

Il caso Mantovani. Su un caso, la realizzazione della “piastra del sito espositivo”, l’Authority si sofferma un po’ di più. È l’appalto più consistente, la base d’asta è fissata a 272 milioni di euro. Con un ribasso addirittura del 41 per cento e un offerta di 165 milioni lo ottiene, il 14 settembre di due anni fa, una cordata guidata dal colosso delle costruzioni Mantovani, il cui presidente Piergiorgio Baita sarà arrestato il febbraio successivo nell’ambito di un’inchiesta sul Mose di Venezia. “Con lo stesso aggiudicatario  –  rileva il garante  –  Expo ha stipulato però altri due contratti, rispettivamente di 34 milioni e 6 milioni, in opere complementari alla piastra”. Un’osservazione che rimane tale, che non arriva ad assumere le forme di una qualche accusa specifica contro la cordata di imprese vincitrici, ma che per Raffaele Cantone (che martedì si incontrerà con Santoro) potrebbe valere un approfondimento.

La Pedemontana. Quando l’Authority ha potuto ficcare il naso, sono stati guai. “Solo per la costruzione della Pedemontana  –  spiegano  –  non siamo stati esautorati dal nostro ruolo di vigilanza”. A marzo del 2013, dopo uno screening dello stato di avanzamento, oltre a segnalare gravi ritardi ha individuato un incremento del costo complessivo dell’opera complementare all’Expo di 250 milioni di euro. Non sarebbe un caso. Nella relazione ispettiva si legge che l’appalto era stato affidato con “elementi oggettivi di distorsione della concorrenza e conseguente alterazione del risultato della gara”. In sostanza appalto sbagliato, costi impazziti, autostrada che rischia di non essere mai terminata.

TORINO: REPORT E AUDIO DELL’ ASSEMBLEA NAZIONALE VERSO L’11 LUGLIO

http://www.radiondadurto.org/2014/06/01/torino-assemblea-nazionale-verso-l11-luglio/Radio Onda d'Urto

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Report della partecipatissima assemblea del 31 maggio a Palazzo Nuovo a Torino, per organizzare la contestazione al vertice dei capi di Stato europei sulla disoccupazione giovanile.

L’undici luglio i capi dell’Europa vogliono incontrarsi per decidere del nostro futuro. Saremo presenti anche noi, perché quel giorno sotto i riflettori dell’Europa si imponga la voce di quanti non trovano rappresentanza dentro queste istuzioni; di quanti, anzi, abitualmente ne pagano i costi, col proprio impoverimento, con la propria precarizzazione, con la perdita di autonomia e di controllo sulle proprie vite.

Di fronte a processi di impoverimento drastici di fasce crescenti della popolazione, la governance europea risponde con vertici come questo, col ricatto che lega il reddito e l’inclusione sociale alla disciplina del lavoro e di una produttività sempre maggiore.

Noi riteniamo, invece, che la ricchezza non sia sottoprodotta, ma mal distribuita; che il problema non sia lavorare di più, ma sganciare le nostre vite e il nostro diritto a vivere degnamente dalle strategie con cui governanti ed imprenditori ristrutturano il mercato del lavoro.

A chi ci vuole imporre dall’alto un discorso sulla nostra “occupazione”, contrapponiamo un discorso allargato, che ponga la questione del reddito, della precarietà, dei beni comuni, di una battaglia radicale contro lo status cui sono costretti i migranti e i profughi.

Questo vertice coinciderà anche con l’apertura di un semestre europeo governato da quel Renzi che ha messo d’accordo in Italia tutte le frazioni del padronato, il media maistream nella sua totalità, presentandosi come il miglior allievo e collaboratore della dottrina di austerity imposta dalla Trojka.

Diventa ancora più urgente, dunque, allargare ad un orizzonte europeo il fronte dell’opposizione alle politiche del nostro impoverimento. Costruendo una mobilitazione vasta e che vorremmo transnazionale.

Immaginando un’opposizione alla Trojka che si sottragga all’alternativa impotente Europa sì/Europa no. Che guardi ad un continente della conflittualità in divenire da produrre con le pratiche dei movimenti sociali perchè l’unica progettualità davvero comunitaria è quella che passa per l’abbattimento delle gerarchie che ci opprimono e la redistribuzione delle ricchezze che ci sono sottratte.

Costruire un percorso comune vuol dire gettare le basi che lo rendono possibile. Per questo l’assemblea ha chiesto, fin dai primi interventi, trovando conferma, la convocazione di uno sciopero generale per la giornata dell’11 luglio, per permettere la partecipazione di tutti i lavoratori.

Vuole anche dire sedimentare una forza che venga dai percorsi che possiamo costruire sui territori e che apra alla possibilità di una stagione da rilanciare. Non ci interessa costruire eventi quanto attivare processi, con un passato ed un futuro di possibilità.

Per questo ci impegneremo a costruire assemblee nei nostri territori, che allarghino la partecipazione e il fronte di un’inimicizia sempre più necessaria. Per questo abbiamo individuato nell’ultima settimana di Giugno lo spazio di una mobilitazione che confluisca in una giornata comune (26 giugno) su obiettivi di lotta condivisibili e concreti: banche, agenzie di riscossione dei crediti, centri impiego e media, intesi come un apparato ormai direttamente politico.

Molte altre iniziative che si svilupperanno sul territorio nazionale costituirnanno altrettanti momenti di rilancio di questo percorso comune.

Nella prospettiva di una processualità politica e sociale in continuità con un anno di movimenti, #civediamolundici Luglio perchè sia punto di partenza di processi larghi di conflittualità a venire.

Movimenti sociali e sindacati conflittuali contro la precarietà e l’austerity

Torino, 31 maggio 2014

Da infoaut.org alcuni brevi estratti (assieme ad alcuni audio) dei moltissimi interventi succedutisi durante l’assemblea nazionale di ieri a Torino, nel tentativo di riportare almeno in parte la ricchezza e l’entusiasmo che l’hanno animata. Tante le realtà presenti: movimenti di lotta per la casa, No Tav, centri sociali e studentati occupati, sindacati di base e conflittuali e soprattutto la significativa presenza di compagni e compagne giunti da altri paesi che hanno scelto di raccogliere fin d’ora l’appello a una mobilitazione che possa essere raccolta e assunta non solo a livello nazionale ma europeo.

http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/11928-report-dellassemblea-nazionale-di-torino-#civediamolundici

11luglio

Documento di convocazione dell’assemblea

Il prossimo undici luglio i primi ministri dell’Unione Europea si incontreranno a Torino in un vertice in cui si parlerà di “occupazione giovanile”. Ma forse è di disoccupazione giovanile che sarebbe più lecito parlare. Se guardiamo ai dati europei la media dei senza lavoro sotto i 25 anni si aggirà intorno al 24 % ma nel Sud del continente si sfonda ampiamente il 40% e in Spagna e Grecia si va ben oltre il 50%. Questi dati rappresentano una brutta vetrina per un’Unione Europea che continua a chiedere sacrifici e austerità in nome di una ripresa che non arriva.

La scelta della città di Torino come sede dell’evento è da questo punto di vista sintomatica, presentata come fulgido esempio di sorpassamento del modello della città-fabbrica in un oltre di cui quel che si intravvede oggi è soprattutto l’indebitamento, la riduzione progressiva di servizi e welfare e l’impoverimento di ampie fasce di popolazione. Qui, dove non ha mai attecchito il modello berlusconiano, vige e domina da 20 anni il cosiddetto “Sistema-Torino”: un’intricatissima rete di rapporti economici, politici e personali tra grandi banche, fondazioni, ex-dirigenti di Pci-Ds-Pd e Fiat. Un modello che a quanto pare ha fatto scuola: la versione “di sinistra” del capitalismo neoliberista.

Su questa ordinaria gestione del paese si innesta oggi un’accelerazione dettata dalla crisi e dalle misure europee imposte dalla Trojka col Fiscal Compact, il pareggio di bilancio fatto entrare di forza nelle costituzioni nazionali, la riduzione del rapporto fra debito pubblico e PIL. La cancellazione della spesa pubblica per stare dentro questi parametri è la sola risposta comune messa in campo da governi nazionali complici e subalterni. Privatizzazione dei servizi, finanziarizzazione del welfare ed espropriazione dei beni comuni ne sono i corollari necessari. Le reti familiari/comunitarie, dove ci sono, restano le ultime ancore di salvezza prima dell’inferno dell’indebitamento individuale. Per un’Europa costruita sul primato della finanza, le richieste non hanno mai fine. Per quanto denaro pubblico e risparmi vi si getti dentro, la voragine non è mai colma.

Per i giovani il futuro si mostra sotto una prospettiva ancora più radicale, senza collocazione o prospettive che non siano quelle di un’infinita disponibilità ad assecondare le esigenze del capitale. Non importa quanto hai studiato e quali siano le tue aspettative, devi essere pronto e flessibile a ogni richiesta. Il punto non è “tirare la cinghia per stare nei parametri” ma farci tirare la cinghia per abituarci a dare di più e chiedere di meno. Produttività, flessibilità, competitività, merito sono le parole d’ordine di questo programma nemico di cui Renzi è il nome italiano. Le prime misure varate dal suo governo – Piano Casa e Jobs Act – sono espliciti momenti di una più generale guerra ai pobveri. Sono anche risposte politiche a quanto posto sul piatto dai movimenti, dalle vertenze sui luoghi di lavoro e nelle lotte territoriali.

Dobbiamo rovesciare questo programma, invertire l’ordine delle priorità. Ordinare un’altra agenda politica, sostanziata dalle lotte, legittimata nei territori, capace di gettare sabbia nei loro ingranaggi e porre sul medio-termine la questione strategica del come, cosa, quanto eper chi produrre. Lo sviluppo tecnologico (automazione, informatizzazione) permetterebbe oggi una riduzione netta e generalizzata del lavoro socialmente necessario, eppure ci troviamo ancora presi dentro le maglie di un ricatto che ci chiede di lavorare di più e più intensamente per mantenere in vita un sistema diseguale e mortifero. Il problema è quindi di del chi e a nome di chidecide.

Voremmo che la giornata dell’11 luglio metta all’ordine del giorno queste questioni e che lo faccia all’altezza dei tempi che stiamo vicendo, individuando pratiche efficaci e massificabili, in grado di indicare un percorso anche per i tempi futuri. Per questo invitiamo i movimenti, le lotte territoriali , i sindacati conflittuali e quanti e quante in questi anni si sono battuto contro i piani del neoliberismo e della trojka, a partecipare ad un’assemblea nazionale dei movimenti per discutere insieme e costruire collettivamente la giornata di lotta dell’11 luglio. La data che indichiamo è quella di sabato 31 maggio, h 14 a Palazzo Nuovo (Università di Torino).

 #renzistaisereno #civediamolundici

#11L #nojobsact #notroika #nopianocasa

 Movimenti sociali contro l’austerity e la precarietà – Torino

La trascurata alleanza strategica tra Russia e Cina

venerdì, maggio 30, 2014

Dmitrij Minin Strategic Culture Foundation 29/05/2014

10170842La visita del presidente russo Vladimir Putin a Shanghai, il 20-21 maggio, ha attirato l’attenzione di tutto il mondo ma per una serie di motivi, il suo significato non è stato ancora pienamente apprezzato. Sembra che l’occidente s’illuda sulla propria supremazia globale e preferisca non vedere l’alternativa emergente nella forma dell’alleanza russo-cinese. A differenza delle pratiche passate però, Mosca e Pechino non vogliono avvisare gli avversari con forti, ma non sempre specificate, dichiarazioni, preferendo lavorare tranquillamente e metodicamente fornendo alle loro relazioni bilaterali un contenuto completo e pratico. La maggior parte delle notizie sulla visita di Putin  è incentrata sul contratto sul gas, mentre gli aspetti militari, politici e strategici del vertice a Shanghai passano per lo più inosservati agli esperti. I critici riducono tutto alla fornitura di materie prime della Russia e alla “penetrazione” della Cina del mercato russo, ma il vero significato della visita è molto più profondo e può essere pienamente apprezzato solo dagli storici futuri.
Se leggiamo attentamente la “Dichiarazione congiunta della Federazione Russa e della Repubblica popolare cinese sulla una nuova fase dell’ampia partnership e delle relazioni strategiche” adottata dai capi di Stato, non è difficile vedere che il documento contiene numerosi elementi simili ad un accordo per la creazione di un’alleanza militare e politica, ma senza attuazione giuridica definitiva.  Dopo tutto, se la procedura di attuazione forse può essere svolta assai rapidamente, è molto più difficile mettersi d’accordo sui principi. Una sorta di accordo in standby è sempre pronto a partire, però. Russia e Cina hanno parlato del “nuovo tipo” di relazioni interstatali, sottolineando che “il risultato di un partenariato globale e della parità nella fiducia e cooperazione strategica ad un livello assai più elevato, sarà un fattore chiave nel garantire gli interessi vitali di entrambi i Paesi nel 21° secolo, con la creazione di un ordine mondiale giusto, armonioso e sicuro”. E questo dovrà ora essere preso in considerazione da tutti. La dichiarazione congiunta delinea la filosofia generale dell’atteggiamento dei due Paesi verso i problemi globali attuali, indicando la natura fondamentalmente sana e biologica, piuttosto che opportunistica, della partnership. Dice, ad esempio, che “entrambi i Paesi continueranno a fornirsi un forte sostegno su questioni relative ad interessi fondamentali come sovranità, integrità territoriale e sicurezza. Si oppongono a qualsiasi attentato e interventismo negli affari interni, e sostengono la stretta aderenza alle disposizioni fondamentali del diritto internazionale sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, al rispetto incondizionato dei diritti dei loro partner a scegliere autonomamente la propria via di sviluppo, e al diritto di preservare e difendere i propri valori culturali, storici, etici e morali”. Si tratta del tristemente noto modello liberale ad ogni costo universalmente imposto dall’occidente. Entrambi i Paesi sottolineano la necessità “di respingere il linguaggio delle sanzioni unilaterali, od organizzazione, favoreggiamento, finanziamento o incoraggiamento di attività volte a modificare il sistema costituzionale di un altro Paese oa  trascinarlo in un qualsiasi blocco multilaterale o unione.” In altre parole, il rifiuto categorico delle numerose ‘rivoluzioni colorate’ orchestrate nel mondo dall’occidente e dell’espansione dei blocchi militari e politici tradizionali tipo NATO. Il “nuovo tipo” di rapporti scelti da Mosca e Pechino è anche conveniente, perché non fornsice agli Stati Uniti alcun motivo o giustificazione per espandere il blocco. Nel processo, tuttavia, Cina e Russia permettono l’espansione della propria ‘proto-unione’ attraverso l’inserimento di un’altra potenza  mondiale, l’India. Considerano l’interazione delle tre potenze “un fattore importante per garantire sicurezza e stabilità sia nella regione che nel mondo. Russia e Cina continueranno gli sforzi per rafforzare il dialogo strategico trilaterale aumentando la fiducia reciproca, sviluppando posizioni comuni su importanti questioni regionali e globali, e promuovendo una reciprocamente vantaggiosa cooperazione pratica”. Va notato che il neo-primo ministro dell’India Narendra Modi, a giudicare dalle sue dichiarazioni, è pronto a lavorare in quest’ambito. “Rimane la necessità di riformare l’architettura finanziaria ed economica internazionale, riallineandola alle esigenze dell’economia reale e aumentando rappresentanza e diritto di voto dei mercati emergenti e dei Paesi in via di sviluppo nel sistema di governance economica globale, al fine di ripristinare la fiducia nel sistema”. È stato osservato che i Paesi considerano il ‘G20? principale forum di cooperazione economica internazionale, piuttosto che il noto ‘G7?, intendendo impegnarsi attivamente per rafforzare l’Unione e aumentare l’efficacia delle sue attività. Manifestazioni come l’espulsione della Russia dal ‘G8? sono quindi vane. Inoltre si dà una chiara prospettiva a un’altra unione, i BRICS, che Russia e Cina intendono trasformare “in un meccanismo di cooperazione e coordinamento su una vasta gamma di questioni finanziarie, economiche e politiche globali, tra cui l’istituzione di un partenariato economico più stretto, la rapida creazione di una Banca di sviluppo dei BRICS e la formazione di un pool di riserve valutarie”.
Importanti accordi sono stati raggiunti sul corridoio dei trasporti della Via della Seta, la cui creazione anche l’occidente sostiene, credendola un’alternativa alla via di transito eurasiatica della Russia, così come pomo della discordia nelle relazioni russo-cinesi. Questo progetto, che ha preoccupato la Russia a lungo, si rivela vantaggioso per la cooperazione russo-cinese. Mosca ha dichiarato che “considera importante l’iniziativa della Cina per lo sviluppo economico della ‘Silk Road Belt’, e apprezza la volontà della Cina di prendere in considerazione gli interessi russi nei suoi sviluppo e realizzazione. Entrambi i Paesi continueranno a cercare modi possibili per aderire al progetto della cintura economica della Via della Seta e all’Unione economica eurasiatica attualmente in fase di creazione”. Così la nuova Via della Seta non serve gli interessi geopolitici occidentali. Invece, risponderà alle richieste urgenti di entrambi i Paesi, anche in termini di presenza strategica nelle regioni che si affacciano lungo la Via della Seta. Attraverso sforzi congiunti, Mosca e Pechino possono sottrarre la zona all’occidente; ancora un’altra grande sconfitta strategica di Washington. La partecipazione di Putin con il leader cinese Xi Jinping all’avvio delle esercitazioni navali congiunte nella base navale di Woosung, aggiunge una tonalità particolarmente simbolica alla visita di Putin a Shanghai. È opportuno ricordare che qualcosa di simile è avvenuto all’inizio di ciò che divenne l’intesa franco-russa, segnata dall’arrivo della squadra francese a Kronstadt. I Paesi hanno inoltre deciso di effettuare esercitazioni congiunte per commemorare il 70° anniversario della vittoria sul fascismo tedesco e il militarismo giapponese nei teatri europeo ed asiatico della seconda guerra mondiale, così come a continuare la “risoluta opposizione ai tentativi di falsificare la storia e minare l’ordine mondiale del dopoguerra”. Questo problema ha un notevole significato strategico, nonché storico. Effettivamente Mosca e Pechino riconoscono il reciproco ruolo decisivo nella vittoria sulla Germania da parte dell’URSS e del Giappone da parte della Cina. Dopo tutto, l’occidente sminuisce continuamente il ruolo svolto da Russia e Cina nell’ultima guerra. Gli Stati Uniti hanno imposto al mondo la visione secondo cui il loro contributo alla vittoria nella seconda guerra mondiale sia stato decisivo, se non in Europa, certamente in Asia. Tuttavia, le truppe di terra del Giappone furono per lo più decimate in Cina, mentre la Wehrmacht fu decimata sul fronte orientale. Gli statunitensi per lo più spazzarono via le popolazioni civili delle isole giapponesi attraverso i bombardamenti, comprese le bombe atomiche. Non è un mistero il motivo per cui l’esercito giapponese del Kwantungnon di un milione di soldati non avanzò verso la Siberia; non lo fece perché non poteva lasciare la Cina combattere dietro le sue linee. Trentacinque milioni di cinesi morirono in guerra, rispetto al mezzo milione di statunitensi. Gloria a tutti coloro morti per una giusta causa, ma da queste cifre è chiaro che sulle spalle di quali nazioni è stato sostenuto il peso della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale. Ciò definisce non solo il contenuto della memoria storica, ma anche il ruolo specifico svolto dalle due potenze, Russia e Cina, nel determinare l’ordine mondiale del dopoguerra.
Degli accordi economici concreti sottoscritti dai due Paesi, così come dai piani energetici, l’accordo per lo sviluppo congiunto di aeromobili wide-body a lungo ricercato è di particolare interesse. Si prevede che nell’estate del 2014, la russa United Aircraft Corporation (UAC) e la cinese Commercial Aircraft Corporation, COMAC, presenteranno uno studio di fattibilità del progetto ai loro governi. Gli investimenti dei Paesi nella società mista non sono stati ancora specificati, ma UAC ha sottolineato che sarà paragonabile ai progetti Boeing 787 (quasi 32 miliardi di USD) e Airbus 350. Considerato il fatto che la Russia ha già gestito il jet a corto raggio Sukhoj Superjet 100 e che dovrebbe prossimamente lavorare sull’ala dell’aeromobile intermedio MS-21, Russia e Cina e più tardi forse India, avvieranno la produzione di una serie di aerei passeggeri con motori migliori e un’alta percentuale di materiali compositi avanzati. Inoltre, potranno anche avere un vantaggio competitivo rispetto a Boeing e Airbus, in quanto saranno orientati verso un mercato interno di circa 2,5 miliardi di persone. Inoltre vi sarà lo sviluppo congiunto di un elicottero pesante, successore del già impareggiabile Mi-26. E non è solo il successo commerciale atteso da questi progetti ad essere importante; la loro importanza principale risiede nella creazione di un nuovo centro globale di produzione di tecnologie chiave, indipendente dall’occidente.
L’analista statunitense Robert Parry ha definito storico il riavvicinamento tra Russia e Cina, credendo che la crisi ucraina abbia dato alla Cina, un Paese dalla rapida crescita economica, e alla Russia con la sua abbondanza di risorse naturali, ulteriori impulso e significativo. “Cina e Russia hanno fatto blocco di recente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per impedire le iniziative occidentali. Ciò significa che invece di isolare la Russia alle Nazioni Unite, l’approccio duro del dipartimento di Stato sull’Ucraina ha avuto l’effetto opposto. La Russia ha ora un nuovo e potente alleato”. Ciò significa, però, che Mosca e Pechino uniscono le forze per lanciare una potente controffensiva ad occidente? Difficile, non ne hanno bisogno. Ciò che serve è una concorrenza leale, senza manipolazioni, senza doppi standard e senza attività sovversive. Allora sarà chiaro quale sarà il modello migliore e più riuscito. Al passare di ogni anno, sarà sempre più difficile per l’occidente ignorare le giuste esigenze avanzate dai nuovi poli della politica globale.
La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://cogitoergo.it/?p=26499

Nord-Corea: Alla scoperta delle strade di Pyongyang

Interessante video di 23 minuti del fotografo Aram Pan di Singapore, girato a Pyongyang e che offre la possibilità di vedere una panoramica delle strade e viali della capitale Nord-Coreana. Uno scorcio che
mostra qualche frammento di una quotidianità tanto ermetica e satanizzata.Una città che sembra abbastanza differente dai clichets diffusi durante decenni..