STAMPA DI MONETA, IN ATTESA DELL’OVERDOSE

13 giugno 2014
DI MATTEO CORSINI
 
“Le aste di liquidità illimitata a tasso fisso offerte dalla Bce, giovedì scorso rilanciate con durata estesa a quattro anni, non sono che un equivalente fuori bilancio del quantitative easing.” (C. Noyer)
 
Christian Noyer, governatore della Banca di Francia e membro del consiglio direttivo della Banca centrale europea, ha espresso un parere in merito alle modalità di aumento della base monetaria nella zona euro. Nonostante gli annunci di nuove aste di rifinanziamento a lungo termine condizionate all’erogazione di nuovo credito al settore privato (le TLTRO), oltre all’allungamento fino a dicembre 2016 dei rifinanziamenti ordinari a tasso fisso (ora 0.15 per cento) e importo illimitato), c’è chi, non soddisfatto, auspica che anche la BCE lanci una forma di quantitative easing (QE), ossia di acquisto di titoli (per lo più di Stato) in grandi quantità, come fatto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Giappone
 
Secondo Noyer l’espansione di base monetaria operata dalla Bce sotto forma di prestiti collateralizzati alle banche è equivalente al QE. Effettivamente ogni euro di finanziamento rappresenta, a parità di altre condizioni, un aumento di base monetaria di un euro.
 
Le differenze con il QE vero e proprio sono date dal fatto che 1) trattandosi di finanziamenti a termine (in alcuni casi addirittura a 4 anni, come le TLTRO annunciate il 5 giugno scorso), la base monetaria è destinata a ridursi allo scadere dei finanziamenti stessi, sempreché non siano rinnovati; 
2) le operazioni di rifinanziamento della Bce sono guidate dalla domanda (delle banche) e non dall’offerta (della Bce).
 
Di conseguenza, se le banche non chiedono fondi o non rinnovano i finanziamenti, la base monetaria si contrae. Al contrario, nel caso di acquisti di titoli la banca centrale aumenta le attività nel proprio stato patrimoniale e aumenta anche di pari importo le passività, creando base monetaria. E le somme di denaro creato dal nulla restano base monetaria (si tratta poi di vedere se le banche utilizzano quelle somme oppure incrementano le riserve presso la banca centrale stessa) finché la banca centrale non vende i titoli oppure gli stessi giungono a scadenza senza che vengano fatti ulteriori acquisti. Il fatto che non sia l’offerta della banca centrale a guidare l’espansione quantitativa di base monetaria, bensì la domanda delle banche, ha fatto storcere il naso ai paladini dell’uso del bazooka monetario anche da parte della Bce. La quale, peraltro, ha annunciato che procederà prossimamente a una forma di QE tramite acquisto di cartolarizzazioni; annuncio che non ha comunque soddisfatto i tossici della droga monetaria, per i quali si direbbe che ormai nessuna dose elargita a basso costo da Draghi e colleghi sia soddisfacente.
 
Non resta che attendere l’overdose.

La solidarietà dalla Valsusa di Nicoletta Dosio

NoTavTerzoValico Logo

18 giugno 2014

La repressione picchia duro anche nei confronti del Movimento NO TAV Terzo Valico. Non è una novità: gia in passato compagne e compagni sono stati colpiti da denunce, obblighi di dimora, intimidazioni per la solidarietà espressa alla Valle di Susa e per le manifestazioni contro la devastazione sui territori della loro vita. Ora gli ennesimi provvedimenti repressivi stanno arrivando, in riferimento alle più recenti manifestazioni di Pozzolo Formigaro ed Arquata: nuove denunce, fogli di via e una richiesta danni per un milione e mezzo di euro.

Ad Arquata c’ero anch’io ed ho vissuto la partecipazione popolare, serena, ironica e determinata. Sono andata oltre le reti, fino alle rovine di una casa abbattuta, circondata dai mozziconi di quelli che furono ciliegi splendenti di fiori in primavera, generosi di frutti nell’estate, solerti nell’offrire rifugio ai nidi e bellezza agli sguardi non indifferenti.

Anche per questi territori il TAV è un incubo di malattia e di morte.

Partendo da Genova fino ad Arquata, già si incontrano i primi segni della rapina chiamata Terzo Valico: le case  di Isoverde abbattute per far posto alle strade dei costruendi cantieri; abitazioni svuotate e boschi distrutti a Trasta e a Campomorone (ah quell’ultimo abitante di uno scampolo d’orto, lo sparuto micino cui qualcuno ha dato nome Valico!); la lebbra che divora stradine, coltivi e uliveti, corrodendo spazio vitale ai declivi verso l’Alessandrino.

Neppure le memorie del passato sono salve dall’ aggressione che avanza: l’antica città di Libarna e gli insediamenti artigianali dei suoi dintorni, protetti attraverso i secoli nel ventre della madre terra e ritornati alla luce durante l’impianto dei cantieri, non sono stati ritenuti motivi sufficienti per fermare il disastro.

E che dire della zona del Tortonese, dove regna l’impero dei Gavio? Gavio è autostrade, poli logistici, cave che si allargano per chilometri a interrare veleni e smangiare suoli ; e un mare di terre ancora coltivate, ma di cui è previsto l’utilizzo come cave e discariche per i materiali di risulta del Terzo Valico.

Contro chi non si rassegna e non si arrende ai grandi, sporchi interessi si alza , come sempre, la repressione. Le Procure, cieche davanti agli omicidi “bianchi” nei cantieri, alle malattie da inquinanti, alla riduzione in schiavitù dei lavoratori migranti nelle campagne, alle mafie che si chiamano Grandi Opere, intervengono con pugno d’acciaio per cercar di fermare chi ha scelto di non adeguarsi, di non vendersi, dunque di lottare.

Care compagne e compagni, non siete soli, con voi sono le ragioni di un presente vivibile e di un futuro più giusto e felice per tutti. Vi giunga la solidarietà totale della Valle di Susa che resiste. Siamo con voi e lo saremo sempre!

Tav, doccia fredda: a rischio 30 milioni di compensazioni

http://www.lastampa.it/2014/06/18/cronaca/il-cipe-cancella-la-provincia-stop-ai-cantieri-tav-gS2VupEUzooQpfJDKAo3xM/pagina.html

RETROSCENA

18/06/2014

Bloccati gli interventi già decisi dalla Provincia

Nella delibera non sono esenti dal patto di stabilità lavori per 30 milioni
MAURIZIO TROPEANO

La pubblicazione della delibera Cipe che sblocca 10 milioni di fondi per le compensazioni legate alla Torino-Lione modifica i contenuti di una nota ufficiale della Regione Piemonte del 18 ottobre 2013: sono bloccati gli interventi già progettati e cantierabili per 2,7 milioni approvati dalla Provincia. Non basta: rischiano di saltare interventi per altri 30 milioni perché «a oggi non sono state previste le esenzioni dai vincoli del patto di stabilità per Regione, Provincia e Comuni», denuncia Paolo Foietta, direttore dei trasporti della Provincia di Torino. Il vicepresidente dell’Osservatorio Torino-Lione ha scritto una lettera al capo della struttura di missione del ministero delle Infrastrutture per sollecitare un intervento di chiarimento urgente «per permettere la realizzazione degli interventi nei modi e nei tempi previsti».

 I «pasticci»

Stefano Esposito, vicepresidente della commissione Trasporti del Senato, è pessimista : «A Roma continuano a fare pasticci: i dieci milioni di fondi che si potevano sbloccare nel 2013 per l’esenzione dal patto di Stabilità ormai sono già persi». Foietta spiega: «A questo punto serve una rimodulazione delle risorse unitamente alla relativa deroga, compatibilmente con la loro reale disponibilità e possibilità di utilizzo».

 Che cosa è successo?  

Nella delibera Cipe firmata il 17 dicembre dall’allora presidente del Consiglio, Enrico Letta, è scomparso ogni riferimento alla Provincia come stazione appaltante. Peccato che la stessa abbia già approvato gli atti amministrativi per la costruzione di nuovo ponte sul torrente Cenischia, per la manutenzione straordinaria e miglioramento energetico dell’istituto Itis di Susa e per la viabilità d’accesso al Ponte degli Alpini. Più altri interventi a Meana e Mompantero. In tutto lavori per 2,7 milioni che rischiano lo stop.

Nella delibera Cipe si assegna il ruolo di stazione appaltante al Comune di Susa per 3,9 milioni e per i restanti 6,1 alla Regione e affida alla stessa il monitoraggio dell’attuazione di ogni opera e misura compensativa finanziata segnalando le criticità al ministero.

Sul 3 luglio: i manifestanti reagirono a lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo (video udienza 17 giugno 2014)

CacciaVideoSiamo ancora in aula bunker, dove tutti i martedì si tiene il maxi processo ai 53+1 no tav per lo sgombero del 27 giugno e gli scontri della successiva manifestazione del 3 luglio 2011. Scontri che con il passare delle tante testimonianze della difesa, assumono la forma di una spropositata aggressione verso manifestanti per lo più impreparati. Emerge così, dalla testimonianza di Giuseppe Caccia, ricercatore universitario e consigliere al comune di Venezia, anche esperto della vicenda oggi nota per lo scandalo corruzione, quella del MOSE, come una persona accanto a lui sia stata ferita gravemente da un lancio di lacrimogeno “teso”, ad “altezza uomo”. Raccapriccianti anche i dettagli dai quali emerge la difficoltà di soccorrere la persona ferita, trasportandola faticosamente verso un punto presso il quale potesse giungere un’ambulanza e senza mai ricevere un aiuto dalle forze dell’ordine, come fa notare l’avv. Vitale con puntuali domande su quali soccorsi siano stati prestati al manifestante ferito.

“Ci vollero 40-50 minuti perché arrivasse l’ambulanza, nonostante io continuassi ad insistere”, racconta Caccia, che fu l’unico del gruppo di improvvisati soccorritori ad avvicinarsi alle forze dell’ordine al varco autostradale lungo il sentiero per Giaglione, oltre la baita. Quella baita dove alcuni manifestanti prestarono i primi soccorsi. “Trauma toracico-addominale con frattura della decima costa destra, contusione epatica, contusione anche al rene e versamento peritoneale”, così c’è scritto nel referto dell’ospedale di Susa, pronto soccorso e poi chirurgia.

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Nonostante le tante opposizioni del PM Rinaudo, Caccia spiega la sua visione di quella giornata: “Un aspetto che riguarda la scena che ho visto prima di allontanarmi dall’area del cantiere insieme al ragazzo che era rimasto ferito, perché questo ci tengo a dirlo anche per le cose che ho letto nei giorni successivi sui giornali. Finché io sono rimasto li’ escludo nella maniera più totale che ci siano stati, almeno per quello che vedevo con i miei occhi, comportamenti o atteggiamenti violenti nei confronti delle forze dell’ordine. Certo, c’è una protesta molto veemente che simbolicamente se la prendeva con il cantiere e con la sua recinzione (battiture con i rami sulla recinzione, slogan anche molto duri), ma finché non c’è stato il lancio di lacrimogeni, in particolare ad altezza uomo, tutte le persone, e ne vedevo qualche centinaio nell’area che avevo intorno, erano assolutamente a volto scoperto, non c’era alcun tipo di atteggiamento ostile nei confronti delle forze dell’ordine e, se qualche reazione c’è stata, è stata successiva al lancio di lacrimogeni ad altezza d’uomo e al ferimento dei manifestanti. Reazioni che io tenderei ad escludere che fossero state organizzate, è stata una reazione ad un certo punto con persone ferite, l’aria resa irrespirabile, necessità di portare via i feriti, ci sono stati gesti di rabbia che si limitavano a rilanciare indietro i candelotti lacrimogeni piovuti in mezzo ai manifestanti. “E aggiunge “Mi è capitato di essere in altre situazioni di ordine pubblico, ma li’ non c’è stato nessun annuncio dato col megafono da dirigenti e funzionari responsabili dell’ordine pubblico in quel contesto che intimasse, ad esempio, i manifestanti di allontanarsi. Il lancio di lacrimogeni è partito senza alcun avviso, prima a parabola e, nel giro di qualche minuto, immediatamente tesi, decine e decine di tiri tesi ad altezza d’uomo”.

Simonetta Zandiri  – TGMaddalena

Qui la trascrizione completa dell’udienza del 17 giugno 2014:

http://www.tgmaddalena.it/udienza-17-giugno-aula-bunker-maxi-processo-diretta/

Sisma L’Aquila, 5 arresti per corruzione C’è anche l’ex numero due di Bertolaso

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/17/sisma-laquila-tangenti-per-ricostruire-beni-culturali-5-arresti-per-corruzione/1030353/

Il Fatto Quotidiano

Si tratta di Luciano Marchetti, che fu il vice del commissario alla ricostruzione. Coinvolti un funzionario del Mibac e tre imprenditori. Tra i reati contestati: corruzione, falso, turbativa d’asta. “Non esiste un ‘sistema L’Aquila del malaffare’. Esiste una squadra dell’Aquila di repressione, la squadra dello stato che funziona e che smaschera illeciti”. Così il questore dell’Aquila, Vittorio Rizzi, in conferenza stampa, ha illustrato l’operazione congiunta di polizia e guardia di Finanza

L'Aquila
 

Un presunto giro di mazzette per accaparrarsi appalti per il recupero di beni culturali ed ecclesiastici danneggiati dal terremoto de L’Aquila del 2009. Cinque le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip. Ai domiciliari è finito Luciano Marchetti, ex numero due dell’allora commissario ai Beni culturali alla ricostruzione Guido Bertolaso, al momento libero professionista che si occupa di progetti per le opere pubbliche. Fonti del ministero annunciano anche l’avvio di una indagine amministrativa sulla vicenda, atto che, per prassi, rappresenta il primo passo in vista dell’eventuale costituzione in giudizio. 

 Cinque in tutto le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Giuseppe Romano Gargarelladue in carcere e tre ai domiciliari. Sedici indagati. Perquisizioni a Roma, Bologna, Rieti, Chieti e Pescara. I reati contestati sono corruzione, falso, turbativa d’asta, millantato credito ed emissione e utilizzo di fatture inesistenti. 

“Non esiste un ‘sistema L’Aquila del malaffare’. Esiste una squadra dell’Aquila di repressione, la squadra dello stato che funziona e che smaschera illeciti”. Così il questore dell’Aquila, Vittorio Rizzi, ha spiegato l’operazione congiunta di  polizia e guardia di Finanza nel capoluogo abruzzese. L’inchiesta “Betrayal” ruota intorno alla figura dell’ex vicecommissario Marchetti e a quella della dipendente della Direzione regionale Beni culturali e paesaggistici per l’Abruzzo Alessandra Mancinelli, ora sospesa. Con loro la Procura aquilana ha ottenuto gli arresti anche per gli imprenditori Nunzio Massimo,Vinci, Patrizio Cricchi e l’aquilano Graziano Rosone. Ruolo chiave era quello di Marchetti, che si sarebbe firmato degli incarichi da progettista mentre era ancora in carica come vicecommissario. Al centro dell’inchiesta la ricostruzione di due importanti chiese distrutte dal terremoto: Le Anime Sante in Piazza Duomo e Santa Maria Paganica. Per quest’ultima esiste anche un filmato che testimonia una tangente dell’uno per cento sui 19 milioni necessari per i lavori.

Nel corso dell’inchiesta sono emersi “metodi non corretti” e “pressioni continue e costanti” per far modificare la normativa per la ricostruzione gli edifici religiosi de L’Aquila. “Ad esempio – ha spiegato il sostituto procuratore Antonietta Picardi – ci sono chiese che hanno canoniche che vengono considerate case private”. Il tentativo emerso è quello di fare in modo che la chiesa venga considerata, ai fini della ricostruzione, “una pertinenza”. Ma ciò “non è permesso dalla legge e il Comune ha sempre detto che non avrebbe mai dato il suo appoggio a una modifica”, ha sottolineato. 

Marchetti è stato nominato vice commissario insieme a Guido Bertolaso, poi è stato confermato dopo l’uscita del capo della Protezione civile e la nomina dell’allora presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, come commissario per la ricostruzione. È andato via da L’Aquila nel dicembre 2011. In passato era stato un alto dirigente del ministero dei Beni culturali e commissario per la Domus Aurea. Mentre lavorava nel capoluogo abruzzese era spuntato il suo nome tra i 450 di clienti della cosiddetta “lista Anemone” che avrebbero beneficiato a vario titolo dei lavori dell’imprenditore indagato nella maxi inchiesta dei grandi appalti. Ha ricoperto incarichi anche nella gestione del post-terremoto di Marche e Umbria ed è stato anche direttore regionale dei Beni culturali nel Lazio.

Una prima fase dell’indagine c’era già stata nei mesi scorsi con l’iscrizione nel registro degli indagati di alcuni imprenditori, professionisti e funzionari pubblici. L’attività investigativa è stata coordinata dal procuratore della Repubblica Fausto Cardella e dai sostituti Antonietta Picardi e David Mancini.

Detenuto ai domiciliari: Riportatemi in cella, non ho da mangiare

civiltà e assistenza e solidarietà nell’Italia tanto democratica e accogliente

mercoledì, 18, giugno, 2014
Sta scontando la pena ai domiciliari, ma ha chiesto di tornare in carcere perché non ha di che mangiare. E’ successo ad Arezzo. Il detenuto, 33 anni, nato a Napoli e residente a Foiano della Chiana (Arezzo), ”vive da solo e in una condizione di marginalità”, spiega il segretario del sindacato Sappe, Donato Capece. “Anche questo – commenta Capece – è un aspetto della crisi”. Il magistrato non ha però ravvisato motivi per una nuova carcerazione e ha indirizzato il detenuto alla Caritas.
http://www.imolaoggi.it/2014/06/18/detenuto-ai-domiciliari-riportatemi-in-cella-non-ho-da-mangiare/

Naftogaz-Ucraina propone di modificare la struttura tariffaria per il transito del gas russo attraverso l’introduzione del principio di “pagare per il transito”, lo ha fatto sapere il governo dell’Ucraina.

con l’esplosione della pipeline l’ha già modificata…..

Il capo di Naftogaz Andrey Kobolev oltre a tornare a chiedere tariffe più basse vorrebbe applicare un sistema tariffario anche al transito perchè per lui “è corretto applicare alla struttura tariffaria anche il transito il che consentirà ad Ukrtransgaz, la società controllata di Naftogaz-Ucraina, di ricevere ottimi guadagni e non importa quanto gas passi attraverso l’Ucraina.” “Questo è coerente con il principio europeo, abbiamo già sollevato la questione con Gazprom ripetutamente ma non abbiamo avuto esiti, spero, questa volta, che il problema possa essere affrontato” ha concluso.
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/news/2014_06_17/LUcraina-vuole-cambiare-la-tariffa-di-transito-del-gas-2135/

Esplode in Ucraina pipeline metano russo per centrosud EU.

ma che coincidenza

Gas transit pipeline explodes in E. Ukraine
da Rt.com
An explosion has struck a pipeline in the central Ukrainian Poltava region. Witnesses say flames from the blast are up to 200 meter high.

“The explosion occurred at about 14:45 local time in a field,” the local police press-service said in a statement. Due to the “flame and the high temperatures,” it was “impossible to get closer to the epicenter.”

The “Brotherhood” natural gas pipeline (Urengoy-Pomary-Uzhgorod) is about one kilometer away from the nearest settlement. No injuries have been reported from the blast. Fire fighting crews have been deployed to the scene.

The blaze, which according to the Interior Ministry towered 100 meters high, was put out by “between 4 and 5 pm.” ……..
(segue resto articolo)

Nota-aggiornamento: Sembra che le autorità abbiano dichiarato che non ci saranno disservizi o problemi di distribuzione poichè ci sono, in parallelo, altre pipelines di riserva.
Fonte : http://rt.com/news/166532-gas-pipeline-blast-ukraine/

La legge del 5 gennaio del 1994 che autorizza la modifica del ciclo dell’acqua

Il tempo non esiste o se esiste, corre all’impazzata e non aspetta mai. La gente, oggi, ne ha meno che soldi, il che è tutto dire.
Oggi quindi, vorrei scrivere un breve articolo per gli ECO-ATTIVISTI che denunciano la GEOINGEGNERIA CLANDESTINA, così che possano LIQUIDARE VELOCEMENTE i dubbi che circolano riguardo a piani governativi, più o meno dichiarati, inerenti AL CONTROLLO DEL PANORAMA CLIMATICO ED IDRICO INTERNAZIONALE.

( Vedi BLUE GOLD e dintorni )

Questa volta sarò breve altrimenti che risparmio di tempo sarebbe !?

Istruzioni d’uso: Mostrare senza indugio il contenuto di questo articolo, sopratutto quando si ha fretta di zittire il solito troll sfigato o per gli amici che ancora tentennano ( a quelli che proprio non ce la fanno dite loro che stavate solo scherzando ). Lato nostro, non abbiano più tempo per stare dietro alle prime elementari, non è colpa nostra se c’è chi fa tagli all’istruzione.. 🙂

Per quelli del primo corso: Ragazzi, le lezioni sono su Internet. infoArmatevi.. o chiedete.
Ecco questo è un testo prelevato direttamente dal sito del Senato Italiano, dove si parla chiaramente di controllo climatico.

Si tratta di qualche domandina fatta nel 2002:

“Atto n. 3-00452
Pubblicato il 14 maggio 2002
Seduta n. 170 BONATESTA, BONGIORNO, PACE.
Ai Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio, delle politiche agricole e forestali e delle infrastrutture e dei trasporti.”

dove si chiede:

Atto n. 3-00452
“che tale Comitato, come detto in un comunicato del 3 maggio 2002, avvierà, tra l’altro, «un serio programma di attivazione della pioggia»;
che esistono in Italia esperienze in materia di stimolazione artificiale della pioggia dovute alla Tecnagro (Associazione per le innovazioni tecnologiche, l’agricoltura e l’ambiente) con il suo «progetto pioggia» quasi ventennale. Questa tecnologia, della quale Israele è maestro, era stata importata in Italia nel 1985 ed era stata esplicitamente indicata nelle conclusioni di un’indagine conoscitiva del Senato della Repubblica sull’acqua; era stata il cuore del Convegno mondiale delle Nazioni Unite affidato alla Tecnagro e svoltosi a Paestum (Salerno) nel 1994; era chiaramente indicata nella fondamentale legge Galli (5 gennaio 1994, n. 36), realizzata in pratica con due centri fissi ed uno mobile della Tecnagro per la stimolazione della pioggia (Puglia, Sicilia e Sardegna) con piccoli aerei attrezzati e tecnici capaci;
che questo è il primo ed unico sforzo organico e continuativo, che si è avvalso in pieno della collaborazione degli israeliani, avviato nel 1984 dalla Tecnagro la quale, impegnata a fondo nella ricerca di soluzioni alla problematica dell’acqua per l’agricoltura del Mezzogiorno, da allora ha studiato, sperimentato ed attuato in varie regioni meridionali il ricordato «progetto pioggia»;
che si tratta in sostanza di un progetto volto a trasferire le tecnologie israeliane di stimolazione della pioggia nel Sud dell’Italia, adattandole e mettendole a punto in relazione alle situazioni del paese, nato per l’impulso iniziale della regione Puglia, esteso poi alla Sicilia, Sardegna e Basilicata, divenuto di interesse nazionale e pertanto cofinanziato dal Ministero;
che il progetto è divenuto gradualmente una delle più importanti iniziative a livello mondiale e purtroppo si è bloccato in Italia a causa di azioni motivate da interessi particolari o da colpevole trascuratezza, togliendo al Paese la possibilità di avvalersi su vasta scala di quanto messo a punto e quindi di disporre di grandi quantità di precipitazioni in più nel Mezzogiorno;
che l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) seguiva fin dall’inizio il progetto con grande interesse, perché era il primo caso (ad oggi l’unico) di applicazione organica della tecnologia israeliana – che l’OMM valutava essere la migliore – al di fuori dell’ambiente, in fondo limitato, di Israele;
che l’anno 1995 costituiva però un vero «spartiacque» per il progetto pioggia italiano che veniva bloccato dai politici, togliendogli ogni possibilità di farlo diventare una normale attività operativa almeno nel Mezzogiorno d’Italia e quindi di fornire in questi anni qualche miliardo di metri cubi di pioggia in più;
che la Tecnagro – a sue spese – continuava in Italia nell’attività di analisi e ricerche sui dati, nella manutenzione dei centri radar, nella sequenza ininterrotta di incontri e nell’organizzazione di convegni con appelli rivolti in particolare ai politici di turno a livello nazionale «con l’incredibile disinteresse», come denunciato in un volume di documentazione dal Presidente della Tecnagro Massimo Bartolelli, «del Ministero dell’ambiente e l’ostilità degli ultimi 4-5 Ministri dell’agricoltura»,”
La risposta la potete sentire ancora oggi ricadere nell’aria, se volete sentirla respirate a polmoni pieni. ( Fare sport non è mai stato così … pericoloso. )

Nell’interrogazione viene citata una legge, quindi queste modificazioni e conseguenti irrorazioni, sono addirittura a norma di legge ?
Legge passata al vaglio nel totale silenzio e senza che nessuno ne sapesse nulla.
Passata quando ?
Dove erano gli Italiani in quel momento ?
Distrazioni di massa ?
Menefreghismo ?
Inerzia ?
Ineffabile mistero.

Cosa faranno adesso, mentre molti sono lì, davanti alla TV a vedere la partita
EURO VS POUND ?

Meglio controllare che non firmino nulla al primo GOl 🙂

Concludo mostrandovi la legge citata nell’interrogazione, che a mio avviso si giocheranno quando la cosa sarà davvero di dominio pubblico.

Legge Galli del 1994 – n. 36 ( Art. 2 punto 2 )
Scusate ma detto tra noi, TUTTI quelli che hanno SEMPRE NEGATO l’esistenza di pratiche legate all’irrorazione di sostanze chimiche e batteri, al fine di modificare il clima o stimolare precipitazioni e/o siccità, NON LO SAPEVANO ?

Ecco allora un consiglio a “Paolino il mago dei polli allo spiedo”.. che gli credono
( detto anche P. ActivixXximo )

INFORMATI prima di spararle così grosse, come solo tu sai fare.

http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1994-01-05;36@originale

2. Con decreto emanato, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, dal Ministro dell’ambiente, di concerto con il Ministro dei lavori pubblici, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e’ adottato il regolamento per la disciplina delle modificazioni artificiali della fase atmosferica del ciclo naturale dell’acqua.

http://sphaeralux.blogspot.it/2014/06/avvelenamento-globale-norma-di-legge-la.html#more

Siria. Chi è Kilo, antiAssad, intervistato dal Manifesto

http://www.lecorvettedellelba.blogspot.it/2014/06/siria-vediamo-meglio-chi-e-kilo.html

Sul Manifesto di oggi 17 giugno c’e’ una intervista di Annamaria Merlo, corrispondente da Parigi, a Michel Kilo, presentato come esponente del comitato politico della Coalizione nazionale siriana.

Ad un certo punto Kilo dice: “….Ma ora non ce la facciamo a contrastarli, gli integralisti hanno armi e soldi. E se l’ Arabia saudita e altri danno soldi ed armi, come si può pensare che gli Usa siano estranei a questo, visto che dirigono la crisi? L’ attacco in Iraq è stato pianificato e poi sarà la Siria a cadere in mano degli estremisti. Noi abbiamo sempre detto all’ occidente che c’è in Siria una popolazione che lotta contro il regime e che sarà questa stessa popolazione ad eliminare i terroristi.”

In realtà la Coalizione siriana si riunisce abitualmente insieme ad Usa, Arabia saudita ed agli altri paesi Amici della Siria e il capo della Coalizione, Jarba, al momento della sua elezione fu presentato, proprio dal Manifesto se non sbaglio, come appartenente al gruppo di Kilo e sostenuto dall’ Arabia saudita.

In quel momento la Coalizione era sempre alleata ufficialmente dello Stato islamico della Siria e dell’ Iraq (la formazione che oggi minaccia Baghdad), tanto che un generale dell’ ESL, l’esercito della Coalizione, fu ucciso pochi giorni dopo l’ elezione di Jarba dall’ Isis mentre discuteva con loro piani contro Assad, così dichiarò un portavoce dell’ Esl.

Io riportai questo in un articolo su Sibialiria. Ora Kilo parla alla sinistra italiana e vuol far credere di essere antagonista di Usa e Arabia saudita.

Marco

Jarba eletto presidente della Coalizione Siriana, con l’appoggio dell’Arabia Saudita

9 luglio 2013
Marco Palombo

L’elezione di Jarba a nuovo leader della Coalizione Nazionale Siriana nel ballottaggio con Sabbagh, candidato appoggiato dal Qatar.
Sabato 6 luglio a Istanbul è stato eletto presidente della Coalizione Nazionale Siriana Ahmad Jarba, leader della tribù Shamar. Jarba, proveniente dalla Siria orientale e sostenuto dall’Arabia Saudita, nel ballottaggio con Sabbagh, uomo d’affari appoggiato dal Qatar, ha preso 55 voti dai 115 consiglieri della direzione della Coalizione contro le 52 preferenze andate all’altro candidato. Il nuovo presidente succede a Khatib dimissionario nel mese di marzo e appartiene al gruppo politico che fa riferimento a Kilo, uno scrittore, dissidente storico, definito “marxista” fino alla sua recente entrata nella Coalizione siriana.
Alcuni esponenti della Coalizione sostengono che la nuova dirigenza del coordinamento porterà ad una discontinuità nell’azione dell’opposizione. Questo lo vedremo nei prossimi mesi, intanto Jarba nelle prime dichiarazioni da presidente ha annunciato l’arrivo di armi più sofisticate dall’Arabia Saudita ed ha proposto una tregua nella provincia di Homs in occasione del Ramadan. Ha confermato la scelta della Coalizione di non partecipare alla Conferenza di Ginevra almeno fino a quando non ci sarà un maggior equilibrio tra la forza militare delle due parti e la superiorità delle armi in dotazione all’esercito sarà meno schiacciante.

Brevissime notizie su Kilo, riferimento del gruppo a cui appartiene il nuovo leader dell’opposizione siriana.

Le poche righe che hanno informato sull’elezione di Jarba a presidente della Coalizione Siriana lo hanno definito anche appartenente al gruppo politico di Kilo. Quasi sicuramente non esiste alcun gruppo politico di Kilo ma un coordinamento che raggruppa posizioni diverse ed entrato, identificato da una unica sigla, nel nuovo consiglio della Coalizione solo a fine maggio 2013. Kilo invece ha una lunga storia politica alle spalle e nel 2012 è venuto almeno due volte in Italia. Nel luglio a Roma presso la Comunità di San Egidio per un incontro dell’opposizione siriana che rifiutava la lotta armata e in quella occasione è stato definito dalle cronache come intellettuale di formazione marxista. Mentre nel dicembre a Firenze in occasione del decennale del Forum sociale europeo ha partecipato a un dibattito invitato da un coordinamento di cui fa parte anche il Campo Antimperialista. Questa ultima partecipazione la scrivo a memoria senza poterla verificare, sono quindi pronto a correggermi.

Vedremo se e quale ruolo avrà Kilo nelle prossime vicende siriane, ma è giusto sapere che non è arrivato alla politica solo a fine maggio 2013 e che ha avuto rapporti in Italia sia con ambienti pacifisti sia con ambienti, se non sbaglio, “rivoluzionari”.

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1719

L’ articolo sul Manifesto

«Contro l’Iraq attacco pianificato, poi finiranno con la Siria»
—?Anna Maria Merlo, PARIGI, 16.6.2014

Intervista. Secondo Michel Kilo, scrittore, marxista e oppositore della Coalizione siriana il conflitto da Damasco si è allargato a Baghdad. E presto a Tehran

L’Iraq esplode in un nuovo con­flitto con­fes­sio­nale tra sciiti e sun­niti, con l’avanzata dei jiha­di­sti dell’Isil (Stato isla­mico in Iraq e Levante), pre­senti anche nella Siria deva­stata dalla guerra civile e che subirà riper­cus­sioni dalla bat­ta­glia nel vicino Iraq. Michel Kilo, scrit­tore siriano mem­bro del comi­tato poli­tico della Coa­li­zione nazio­nale siriana e pre­si­dente dell’Unione dei demo­cra­tici siriani, di pas­sag­gio a Parigi, dove ha vis­suto dopo i suoi primi tre anni di pri­gione in Siria (ne farà altri tre dal 2006 al 2009, per aver pro­po­sto una nor­ma­liz­za­zione di rela­zioni tra Siria e Libano), ha uno sguardo più che amaro. Di cul­tura mar­xi­sta, è con pudore che evoca l’essere cri­stiano: «una volta, in Siria, nes­suno dichia­rava la pro­pria reli­gione». Ha nego­ziato a Gine­vra come mem­bro della dele­ga­zione dell’opposizione.

Il con­flitto in Iraq si riper­quo­terà sulla guerra in Siria?

Il con­flitto si allarga. Al Maliki, che con­trolla la ric­chezza dell’Iraq e ha un eser­cito di un milione di uomini, ha pen­sato di avere la forza di tra­scu­rare la richie­sta di spa­zio da parte delle tribù e della popo­la­zione sun­nita. Noi abbiamo sem­pre avver­tito l’occidente che se ci sarà un allar­ga­mento del con­flitto siriano sarà a van­tag­gio degli inte­gra­li­sti. Non abbiamo chie­sto l’intervento, ma i mezzi per difen­derci, con­tro il regime siriano e con­tro gli inte­gra­li­sti. Ma ora non ce la fac­ciamo a con­tra­starli, gli inte­gra­li­sti hanno armi e soldi. E se Ara­bia sau­dita e altri danno soldi e armi, come si può pen­sare che gli Usa siano estra­nei a que­sto, visto che diri­gono la crisi? L’attacco in Iraq è stato pia­ni­fi­cato e poi sarà la Siria a cadere nelle mani degli estre­mi­sti. Noi abbiamo sem­pre detto all’occidente che c’è in Siria una popo­la­zione che lotta con­tro il regime e che sarà que­sta stessa popo­la­zione ad eli­mi­nare i ter­ro­ri­sti: ci sono stati sette mesi di rivo­lu­zione paci­fica, che chie­deva libertà e riforme sotto la pre­si­denza di Bachar. L’accordo di Gine­vra è ormai let­tera morta. La Rus­sia aveva fir­mato il docu­mento in un momento in cui il regime, che sostiene, aveva subìto delle scon­fitte. Ma adesso non ci sarà nes­sun passo avanti della comu­nità inter­na­zio­nale se la situa­zione non cam­bia sul ter­reno, se l’opposizione demo­cra­tica e mode­rata non avrà vit­to­rie sul campo.

Come giu­dica l’incertezza del com­por­ta­mento Usa?

C’è da chie­dersi: gli Usa uti­liz­zano il con­flitto in Siria per obbli­gare l’Iran a cam­biare stra­te­gia? Per­ché l’opposizione demo­cra­tica e mode­rata in Siria non è stata aiu­tata? Gli Usa uti­liz­zano il con­flitto in Siria a van­tag­gio di Israele? Con­do­leeza Rice, dopo l’Iraq, aveva par­lato di «caos crea­tivo». In Siria c’è in effetti un caos crea­tivo, che cam­bierà equi­li­bri e regimi in Medio Oriente. Il piano del regime di tra­sfor­mare la rivo­lu­zione in un con­flitto con­fes­sio­nale è riu­scito. Ave­vamo messo in guar­dia gli Usa: que­sto distrug­gerà la regione. Ma non si può avere fidu­cia negli Usa, che hanno tra­scu­rato i rischi di deriva inte­gra­li­sta della Siria, pen­sando forse di poter uti­liz­zare que­sto in un con­flitto regio­nale inter­con­fes­sio­nale. Oggi ci siamo, con la situa­zione in Iraq. Il con­flitto diven­terà non solo regio­nale, ma inter­na­zio­nale, tra sciiti e sun­niti. E l’Iran sarà il ber­sa­glio. È que­sta la guerra che Israele voleva con­tro l’Iran. Gli Usa hanno rifiu­tato e scelto la guerra per pro­cura, per rispar­miare soldi e uomini. Il grande vin­ci­tore sarà Israele. E se la guerra si deforma in guerra inter­con­fes­sio­nale non ci sarà mai uno stato di Palestina.

L’Europa è assente?

L’Europa non esi­ste, è una nozione astratta. Ma subirà gli effetti diretti di que­sta guerra. Ci sono milioni di siriani rifu­giati e che, se ci sarà una vit­to­ria del regime o degli inte­gra­li­sti, reste­ranno in esi­lio. Che farà la Tur­chia, con 1,5 milioni di siriani? Il Libano, dove il 40% della popo­la­zione pro­viene dalla Siria? I siriani oggi sono dap­per­tutto, in Marocco, Yemen, Fran­cia, Usa, per­sino Islanda. Molti sono morti in mare, cer­cando un rifu­gio. Hanno perso tutto. Dove vanno? È stato per­messo di gio­care la carta con­fes­sio­nale, che distrugge tutto. Tra morti, detur­pati, tor­tu­rati, per­se­gui­tati, siamo a 1,5–2 milioni di vit­time in Siria. Cosa resterà di una popo­la­zione che ha subìto que­sta vio­lenza? Forse è la fine di un popolo.

http://ilmanifesto.info/contro-liraq-attacco-pianificato-poi-finiranno-con-la-siria/

http://www.lecorvettedellelba.blogspot.it/2014/06/siria-vediamo-meglio-chi-e-kilo.html