Quello che non ci hanno detto sulle Europee 2014

Martedì,  Giugno 17th/ 2014
L’essenza dello stato liberale
 
Roma, Bruxelles – di Daniele Di Luciano / Redazione Quieuropa – Mentre in Italia, gli europeisti perpetrano l’ennesima truffa ai danni del popolo, passando prima dall’ICI all’IMU e dall’IMU alla TASI (la sostanza non cambia… Anzi!) e la principale preoccupazione della cricca parlamentare – con l’Italia in piena decadenza – è stata quella di approvare in maniera fulminea il “divorzio breve”… riflettiamo sui meccanismi che a livello europeo hanno legittimato la cricca, con qualche breve osservazione sulle ultime europee. Cercando di uscire dalle logiche degli “80,00 euro”… Forse inizieremo a comprendere la vera essenza di questo stato liberale ed europeista.
 
Complotti, oltre il complottismo da bancarella…
 
Mi fanno ridere quelli che mi danno del “complottista”, infatti sono le stesse persone che credono che i politici stiano in Parlamento a fare i propri interessi invece di applicarsi per il bene della collettività. Quindi pensare che i politici possano “complottare” contro i popoli, cioè alle spalle dell’elettorato, è normale… mentre pensare che lo facciano banchieri e massoni è, appunto, da “complottista”. Strana logica davvero! Secondo me, invece, siamo tutti “complottisti” – nell’accezione positiva del termine – chi più chi meno. Lo siamo nella misura in cui pensiamo che degli uomini di potere possano fare accordi per consolidare o aumentare il proprio potere, a discapito di altri che di potere ne hanno di meno. Sarebbe ingenuo pensare il contrario. Da ciò la conclusione: se non sei “complottista”, sei ingenuo. Nelle attuali democrazie il metodo più palese per guadagnare o consolidare il potere sono le elezioni. Si parla tantissimo di elezioni. Credo che la campagna elettorale sia il periodo più faticoso per i politici. Siete mai entrati nell’ufficio di un candidato al Parlamento? Io sì. Sembra un formicaio! Decine di persone che corrono da destra a sinistra, telefonano, stampano, faxano, scrivono, sclerano… Magari lavorassero sempre così per il bene comune!
 
Elezioni europee – Dietro il computo dei voti
 
Però c’è un aspetto delle elezioni di cui si parla sempre poco. Eppure è un aspetto importante… soprattutto per un “complottista”. Si tratta del meccanismo con il quale vengono contati i voti. Com’è facilmente intuibile, per contare milioni di voti (e nel caso delle elezioni europee, centinaia di milioni), occorrono sistemi computerizzati. Meno intuibile è che queste operazioni vengano affidate ad aziende private. Come si può leggere sul sito del Parlamento Europeo (vedi giù in allegato): “Le prime stime a livello europeo saranno pubblicate intorno alle 22:00 del 25 maggio 2014 CEST. I primi risultati provvisori a livello europeo e a livello nazionale saranno disponibili intorno alle ore 23:00 CEST del 25 maggio 2014“. (Fonte: TNS/Scytl in collaborazione con il Parlamento europeo).
 
Risultati ufficiali delle elezioni del Parlamento europeo
 
 Chi è la Scytl?
 
Infatti, andando sul sito della Scytl (vedi giù l’allegato), troviamo scritto: “Scytl and TNS opinion provide the Results Website for the 2014 EU Parliamentary Elections“. Praticamente i risultati ce li darà questa Scytl. Altra cosa buffa è che, cercando in rete, si scopre che la Scytl ha già fatto discutere molto nel 2012, quando doveva “contare i voti” delle elezioni negli Stati Uniti. Le discussioni nacquero perché girava voce che uno dei proprietari o azionisti della Scytl fosse, nientepopòdimenoche, George Soros. Chi volesse approfondire può cercare su Google “Scytl George Soros”.
 
 
 
 
 L’industria della manipolazione “Democratica”
 
Ciò che interessa a noi è invece dimostrare che esistono programmi informatici in grado di manomettere il conteggio dei voti. Guardando i video in allegato, scopriamo cose interessanti! Anche Michael Moore, nel documentario Fahrenheit 9 11 – pur forse non essendo un santo… fino in fondo – denunciò i possibili brogli che ci furono alla elezioni presidenziali americane del 2000. Sembrava che il vincitore fosse stato Al Goore ma imporvvisamente qualcosa cambiò… (vedi video in allegato). Stessi dubbi nel 2004, quando George W. Bush vinse le elezioni contro Jhon Kerry, tanto che un ragazzo andò a chiedere spiegazioni ma venne trattato così… Fu arrestato!
 
 
 
 
Oltre la “Democrazia delle X”
 
Credo che dubitare, dopo aver letto e visto quanto riportato, sia logico e non “complottista”. Io non ho votato! Non credo nella democrazia delle “X” che forse verranno contate o forse no. Io penso che l’unica vittoria che i cittadini possano ottenere dalle elezioni sia dimostrare che il sistema non può più prenderci in giro tanto facilmente. Vogliono farci credere che votare sia importante, che sia un dovere civico, che un buon cittadino debba andare a votare… ma solo per legittimare questo meccanismo che inesorabilmente, governo dopo governo, porta i popoli alla fame e alla disperazione. No grazie! Il mio aiuto non lo riceveranno! Io non metterò più una X su una scheda… io ho messo una bella croce sulle elezioni. Tranne miracoli… e rivoluzionari cambiamenti di pensiero, che non partono di certo dalle sommosse di piazza.. ma dalla mente della gente. E nel nostro caso – aggiungiamo – in una rinnovata ed indispensabile cultura finanziaria e monetaria, ad oggi assente nella stragrande maggioranza degli italiani, e non solo.
 
Daniele Di Luciano / Redazione Losai / Redazione Quieuropa
 
Partecipa al dibattito – infounicz.europa@gmail.com

il vaccino esavalente è illegale? le indagini della magistratura proseguono…

fattoVaccini
Gip di Torino accoglie ricorso consumatori, proseguire indagini
 
Ansa (Torino), 15 Giugno 2014  – Il Gip del Tribunale di Torino Gianni Macchioni ha ordinato alla Procura di proseguire le indagini sul vaccino esavalente somministrato ai bambini, accogliendo un’istanza presentata in proposito dal Codacons. Lo comunica una nota dello stesso Codacons che aveva denunciato la pratica chiedendo ”perché il SSN somministra 6 vaccini al posto dei 4 previsti dalla legge”. Il Pm, che aveva chiesto l’archiviazione dell’istanza, avrà ora 6 mesi di tempo per rispondere.

L’Argentina perde contro gli avvoltoi: un nuovo default per Buenos Aires?

ma no? L’Alta corte degli Usa decide in favore delle banche??? Oh che sorpresa, (almeno il manifesto che racconta la vicenda avrebbe voluto appellarsi ad Obama per far ragionare la corte, Obama è noto uomo di Mainstreet per il manifesto) Pubblicato su 17 Giugno 2014
La Corte Suprema degli Stati Uniti, con una decisione inaspettata, ha respinto le richieste dell’Argentina nell’ambito di un contenzioso con alcuni “fondi avvoltoio” sui titoli di Stato su cui Buenos Aires fece default all’inizio del millennio.
 
Salvo sovvertimenti last minuti, giudicati estremamente improbabili dagli osservatori, l’Argentina dovrà pagare il dovuto (in tutto o in parte, in base ad eventuali negoziati con gli “avvoltoi”) oppure rischiare un nuovo default.
 
La storia nasce in seguito alla crisi del 2001-2002, quando l’Argentina decise di ristrutturare il proprio debito pubblico: alcuni hedge fund decisero di rastrellare tali titoli a prezzi di saldo e un gruppo di essi, guidati da Paul Singer, aveva deciso di inseguire Buenos Aires per costringerla a pagare il prezzo pieno, respingendo di aderire agli accordi del 2005 e del 2010, che avrebbero provocato uno haircut del valore di tali titoli.
 
L’inseguimento dei beni governativi in giro per il globo aveva portato anche a mosse spettacolari, come il sequestro di una nave da guerra argentina in Ghana, e si è trascinato nelle aule dei tribunali USA fino alla decisione della Corte Suprema, che ha confermato la decisione dei tribunali inferiori che hanno ordinato all’Argentina di corrispondere quanto richiesto ai fondi avvoltoio.
 
La decisione era almeno parzialmente inaspettata: secondo gli osservatori il caso più probabile era un rinvio in attesa dell’intervento della Casa Bianca nella persona del Solicitor General Donald Verrilli, ma i giudici supremi hanno deciso di proseguire sulla propria strada.
 
Ora l’Argentina sarà costretta a pagare i fondi avvoltoio insieme agli obbligazionisti che hanno aderito agli accordi degli anni passati, che tagliarono buona parte del debito finito in default (per 95 miliardi) a circa un terzo. Si tratta degli effetti generati dalla clausola di “pari passu” inserita negli accordi, e che prevede uguale trattamento fra gli obbligazionisti.
 
Si tratta che uno sforzo di breve termine da 1,5 miliardi di dollari (per titoli che si stimano valgano circa 15 miliardi) che l’Argentina non può sostenere, e che probabilmente porterà all’apertura di un tavolo negoziale con gli hedge fund, già previsto dall’Argentina nelle aule dei tribunali, ma categoricamente escluso nei propri discorsi pubblici dal presidente Christina Fernandez de Kirchner.
 
I negoziati dovranno essere brevissimi, visto che il prossimo round di pagamenti è previsto per il 30 giugno, data in cui dovrebbero essere pagati i coupon relativi ai 13 miliardi di bond con scadenza 2033: se gli holdout (ovvero gli avvoltoi, da pagare per primi) e i nuovi obbligazionisti non saranno soddisfatti per l’Argentina sarà un altro default.
 
La decisione di non sedersi a un tavolo e/o di non pagare rischia di riportare l’ombra del default su Buenos Aires, visto che le casse argentine non sembrano avere adeguata capacità per sostenere anche questo nuovo fardello, e la stessa Avvocatura dello Stato avrebbe suggerito una nuova ristrutturazione del debito in caso di decisione sfavorevole a Washington.
 
Le conseguenze della decisione saranno comunque relativamente miti per l’economia mondiale, visto che l‘Argentina è ancora sostanzialmente sotto embargo da parte della finanza internazionale, che continua a vederla come un cattivo pagatore in cui è meglio non investire valuta forte.
 
La decisione, d’altro canto, non migliorerà questa sensazione, lasciando l’Argentina in acque complicate, anche se la situazione resta migliore (per quanto possibile) rispetto ad altri Paesi dell’America Latina (a cominciare dal Venezuela), poiché, quanto meno, Buenos Aires ha deciso di scendere a patti con altri debitori e istituzioni (come il Club di Parigi e il Fondo Monetario Internazionale) per accettare la realtà dura e cruda e rimettersi dunque sulla giusta carreggiata.
 
Il CDS, ovvero il titolo che protegge dal fallimento dell’Argentina, è nuovamente schizzato verso quota 2500, in rialzo di 700 punti base nella sola seduta di lunedì.
 
 

UE, debiti della pubblica amministrazione: procedura d’infrazione contro l’Italia

che sia di lezione a queste amministrazioni di smettere di approvare appalti e lavori che non potranno pagare? Sia mai, mafia prima di tutto, tanto l’infrazione la paghiamo noi magari con un’aumento della Tasi o della Iuc o con una tassa di scopo apposta

mercoledì, 18, giugno, 2014

La Commissione Ue ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia in quanto ritiene che nella pratica non applichi correttamente la direttiva Ue sul ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Le imprese non vengono pagate a 30-60 giorni come previsto dalle regole Ue ma con ritardi che arrivano sino a 210 giorni.
 
Le Pa italiane, secondo le informazioni della Commissione, impiegano in media 170 giorni per pagare le imprese che forniscono loro beni e servizi e 210 giorni per i lavori pubblici. 
Alcune applicano poi tassi d’interesse per i pagamenti in mora che sono inferiori a quelli previsti dalla direttiva Ue. Inoltre, altre Pa ritardano i rapporti sull’avanzamento dei lavori in modo da ritardare anche il pagamento alle imprese. Bruxelles ha quindi deciso di inviare una lettera di messa in mora all’Italia, primo passo della procedura d’infrazione, per chiedere chiarimenti.
Il governo italiano ha ora due mesi di tempo per rispondere e se le informazioni fornite non saranno ritenute sufficienti la Commissione, constatando a quel punto la violazione delle norme Ue, invierà un parere motivato. Oltre all’Italia, la Commissione ha inviato una lettera di messa in mora anche alla Slovacchia in quanto non ha attuato correttamente nella legislazione nazionale la direttiva sul ritardo dei pagamenti. ansa

Come le Multinazionali ti ingannano. Scardinare la lista degli ingredienti nascosti

Una delle cose che la maggior parte della gente trova più difficile per quanto riguarda l’acquisto del cibo industriale è interpretare la lista degli ingredienti. Come ti accennavo nel precedente post, la lista degli ingredienti è sempre piuttosto nascosta e difficile da leggere.
Il principale problema che incontrano coloro che decidono di leggere questa lista è proprio quello di riuscire fisicamente a leggerla in quanto scritta troppo in piccolo e spesso confusa con il fondo (scritta ad esempio bianco su rosa…).
Le informazioni contenute nell’etichetta sono comunque scritte “in codice” in quanto un buon 50% degli ingredienti risulta sconosciuto all’utente medio.
Ne risulta che la lettura della lista degli ingredienti non porta nessun risultato in quanto non si conoscono gli ingredienti utilizzati, non si sa se si tratta di ingredienti nocivi o innocui.
Come se non bastasse molti ingredienti possono essere scritti nella lista sotto terminologie diverse: questo spesso succede nel momento in cui si diffonde la consapevolezza presso le persone che un determinato ingrediente è nocivo: le aziende, nella maggior parte dei casi, superano il problema indicando quell’ingrediente con una terminologia diversa ma comunque legale.
In questo modo l’ignaro acquirente viene ancora una volta beffato, credendo di aver acquistato un alimento senza un determinato ingrediente, mentre invece quell’ingrediente è presente ma sotto una denominazione diversa!
Leggere la lista degli ingredienti e interpretarla nella giusta maniera risulta quindi essere un lavoro apparentemente complicato senza le giuste informazioni.
 
La soluzione
 
Posso darti alcune semplice indicazioni che possono esserti utili per interpretare la lista degli ingredienti:
• Controlla se c’è la presenza di qualche additivo, lo riconosci dalla sigla E seguita da un numero. La presenza di questo tipo di ingredienti però non è necessariamente indice di nocività, esistono additivi completamente innocui come l’E300 (acido L-ascorbico Vit C.). Molti altri però sono nocivi o comunque sospettati di esserlo, uno su tutti l’E621 (Glutammato monosodico) , davvero molto nocivo, può provocare il cancro!
Come vedi nell’insieme degli additivi E ci sono i buoni e i cattivi.
Gli additivi rientrano tra quelli ingredienti che possono figurare in etichetta sotto diverse nomenclature, a volte può non esserci in lista “E300”, al suo posto puoi trovare “acido L-ascorbico”, questo vale sia per i buoni che per i cattivi, e credimi crea non poca confusione!
Visitando questa pagina http://ebookdautore.it/inganno-nel-cibo potrai accedere a una lista completa di tutti questi additivi, con la loro nomenclatura in ordine di codice “E” e in ordine alfabetico, più una valutazione chiara della nocività additivo per additivo: uno strumento indispensabile per poter valutare gli ingredienti e non cadere nell’inganno teso dalla aziende alimentari.
 
• Alcuni suggeriscono di evitare tutti quei prodotti che nella loro lista degli ingredienti presentano nomi difficili da leggere, o sconosciuti: un comportamento di questo tipo può di certo proteggere da acquisti sbagliati, ma allo stesso tempo ti limita parecchio, davvero tantissimi prodotti in commercio presentano ingredienti difficili da leggere o sconosciuti, meglio imparare a conoscerli e scegliere con consapevolezza.
Un esempio su tutti: in molti alimenti puoi leggere nella lista degli ingredienti un inquietante “zucchero invertito” ecco un ingrediente sconosciuto che può farti desistere dall’acquisto. In realtà però si tratta solo di zucchero che è stato diviso in glucosio e fruttosio, non appare essere un ingrediente preoccupante, o perlomeno non lo è più dello zucchero normale.
Quindi gli alimenti che contengono zucchero invertito sono a livello salutare dello stesso livello di quelli che contengono zucchero. Evitare i primi (quelli con zucchero invertito) per scegliere i secondi (quelli con zucchero normale), non migliorerà la tua salute e ti starai comportando in modo limitato!
Il cibo contiene molti inganni ed è difficile districarsi in mezzo a questa giungla, molti alimenti sono da evitare, ma se iniziamo ad evitare anche ciò che in effetti non appare essere nocivo allora ci mettiamo dei limiti e agiamo da ignoranti (in senso buono).
Ogni alimento è diverso, esistono alimenti che anche se prodotti con gli ingredienti migliori sarebbero da evitare comunque ( o perlomeno ridurne notevolmente il consumo) come il latte, i formaggi, i latticini in genere, la carne, soprattutto quella di maiale…
Altri alimenti ancora, non del tutto sani, risultano difficili da eliminare.
La soluzione in questo caso è imparare a scegliere il meno peggio, imparare cosa è davvero nocivo di quegli alimenti e scegliere conseguentemente.
Puoi mangiare molto più sano anche senza rinunciare a tutti gli alimenti che ami di più, l’importante è sceglierli bene!
Il modo migliore per avventurarsi alla ricerca del meno peggio è intraprendere un viaggio virtuale nel supermercato, che faccia una analisi alimento per alimento alla ricerca del meno peggio: una visita guidata che ti possa fornire tutte le indicazioni per iniziare a scegliere finalmente consapevolmente il cibo che ti porti in tavola! Questa guida virtuale esiste e puoi accedervi cliccando qui: http://ebookdautore.it/inganno-nel-cibo
 
La lista nera degli ingredienti
Voglio darti qui quella che io chiamo la “lista nera degli ingredienti”, si tratta di ingredienti che devi assolutamente evitare se vuoi mangiare sano!
Cominciamo con i dolcificanti: in generale tutto ciò che dolcifica non è completamente salutare, addirittura anche il miele se scaldato (utilizzato quindi come dolcificante per esempio nelle torte) perde molte delle sue qualità e diventa paragonabile al semplice zucchero bianco. Il dolcificante migliore è costituito dal malto d’orzo.
 
Ecco la lista nera dei dolcificanti:
• Aspartame (E950)
• Acesulfame K (E951)
• Sorbitolo (E420)
• Acido ciclamico (E952)
• Saccarina (E954)
 
In particolare il consiglio è quello di porre molta attenzione a tutte le caramelle e chewin-gum, se ne mangia tutti i giorni e nel 99% dei casi contengono almeno uno di questi ingredienti, che in alcuni casi possono anche essere mascherati da un termine che li accomuna tutti: edulcoranti.
 
Continuiamo con la lista nera dei conservanti:
 
• Nitrito di potassio (E249)
• Nitrito di sodio (E250)
• Nitrato di sodio (E251)
• Nitrato di potassio (E252)
• BHA (E320)
• BHT (E321)
• Acido benzoico (E210)
• Propile gallato (E310)
• Ottile gallato (E311)
• Dodecile gallato (E312)
Ed ecco la lista nera dei coloranti
• E102
• E104
• E110
• E120
• DA E122 A E133
• E142
• E151
• E154
 
Per ultimo nella lista nera degli ingredienti non può mancare l’onnipresente Glutammato monosodico (E621) e tutte le sue varianti:
 
• Acido glutammico (E620)
• Glutammato monopotassico (E622)
• Diglutammato di calcio (E623)
• Glutammato d’ammonio (E624)
• Diglutammato di magnesio (E625)
 
Per evitare di trovarti a mangiare alimenti pieni di glutammato poni attenzione a tutti gli alimenti light, ai dadi e ai cibi pronti.
Naturalmente tieni sempre ben in mente che nei ristoranti è uno degli ingredienti più utilizzati in quanto conferisce sapore a ciò che sapore non ha: un ottimo modo per risparmiare sulle materie prime…
 
Evitare questi ingredienti è basilare, è il primo passo che puoi compiere verso una salute migliore, di certo però non può essere l’unico se davvero hai deciso di smettere di farti ingannare!
 
 

Ticket sanitario 2014, esenzione: dal 1 luglio nuovo sistema, autocertificazione non più valida

venerdì 13 giugno 2014
 
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Fate girare questa immagine per spargere voce:
Su Facebook la trovate QUIcondividetela
 
 *** ATTENZIONE: CAMBIA IL SISTEMA PER L’ESENZIONE DEI TICKET: NON LO SA QUASI NESSUNO, E SE GLI INTERESSATI NON PROVVEDONO ENTRO IL 30 GIUGNO A REGOLARIZZARE LA PROPRIA POSIZIONE SI TROVERANNO A PAGARE !!!! FATE GIRARE LA NOTIZIA IN MODO CHE LA NOTIZIA GIUNGA A TUTTI GLI INTERESSATI***
 
Redazione Informatitalia
 
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Di Marco Franco – finanza.excite.it
 
Un nuovo sistema entrerà in vigore a partire dal 1 luglio 2014 per il pagamento del ticket sanitario, in tutte le regioni italiane.
In seguito all’approvazione della riforma in materia di certificazione dei redditi e di esenzioni a favore delle famiglie rientranti nelle fasce più basse, entro e non oltre il 30 giugno 2014 tutti gli interessati dovranno regolarizzare la propria posizione rispetto al sistema Tessera Sanitaria, qualora la categoria assegnata non corrisponda a quella effettiva e vi siano incongurenze da segnalare, pena l’assegnazione alla fascia più alta.
Se fino al 2013 era richiesta o l’autocertificazione al momento della prenotazione o in alternativa l’attestazione del medico prescrittore, d’ora in poi sarà la ricetta ad includere automaticamente i dati relativi alla condizione reddituale dell’assistito, facendo fede ai fini dell’eventuale pagamento del ticket.
Nel caso in cui dall’anagrafe TS non compaiano gli estremi del soggetto richiedente, scatterà l’assegnazione allo scalino più alto con la conseguenza dell’obbligo di versare la cifra intera dei ticket ad ogni esame o prestazione nell’anno in corso. Presso gli sportelli Cup delle Asl/Usl o tramite posta elettronica certificata e Fax dell’azienda sanitaria del territorio, a tal fine, sarà possibile provvedere all’autocertificazione del reddito per attestare, con un modulo ad hoc, il diritto all’esenzione totale o parziale.
 
(Agenzia delle Entrate, chiarimenti e info sul modello 730/2014)
 
In precedenza, autorizzati ad assolvere a tali adempimenti burocratici erano anche i medici tenuti a prescrivere le ricette con apposita menzione dell’autocertificazione del paziente, mentre adesso il sistema si avvia verso una completa dematerializzazione.
Importante, nella prima fase di entrata in funzione della nuova disciplina, sarà l’opera di informazione che le Usl e le Asl delle varie regioni italiane alle prese con la modifica in questione dovranno garantire alla cittadinanza: gli stessi dirigenti sanitari locali hanno raccomandato agli interessati di rivolgersi ai numeri telefonici delle strutture territoriali per ottenere chiarimenti sulla inclusione o meno negli elenchi della TS, condizione fondamentale per l’esenzione o il pagamento ridotto dei ticket.
 
 
Di seguito vi proponiamo un altro articolo, che illustra anche le fasce di reddito; se non ritenete sufficientemente esaustive le spiegazioni fornite, fate una ricerca sui motori digitando “ticket esenzioni 1 luglio
 
Ticket, dal 1 luglio si cambia: ATTENZIONE: “Si paga di più se non si chiama”. Ecco come fare e le nuove normative per essere esenti
 
Dal 1 luglio non vale più l’autocertificazione sulla ricetta: la fascia sarà assegnata automaticamente. Importante verificare se si è registrati chiamando l’Usl di competenza
 
Cambiano le regole per il pagamento del ticket e le Usl o Asl  ( non in tutte le regioni c’è stato il cambio dell’acronimo) raccomandano a tutti i cittadini di telefonare per verificare e autocertificare la fascia di reddito negli elenchi della tessera sanitaria. Il nuovo sistema dematerializzato della sanità, che introduce anche la prescrizione farmaceutica digitale, infatti, comporta nuove procedure e le Usl  spiegano tutto quello che devono sapere e fare i cittadini entro e non oltre il 30 giugno per non avere problemi legati a pagamento di ticket in base alla fascia di reddito.
 
COSA CAMBIA:  Attualmente il pagamento del ticket (di compartecipazione alla spesa dei farmaci e delle visite) può avvenire sia tramite attestazione della fascia di reddito da parte del medico prescrittore (che la rileva dal Sistema TS – Tessera Sanitaria), sia con autocertificazione dell’assistito al momento della prenotazione, ma dal primo luglio le cose cambieranno e la fascia di reddito di appartenenza (attribuita dal Ministero delle Finanze sulla base della dichiarazione dei redditi) comparirà in automatico sulla ricetta senza possibilità di modifica o inserimento ex-novo da parte del medico prescrittore o del farmacista.
 
I RISCHI: E’ importante sapere che per varie motivazioni di ordine sia fiscale che informatico, alcuni assistiti potrebbero non risultare presenti nel Sistema TS (per esempio potrebbero non essere presenti i lavoratori dipendenti che hanno solo il Cud e non hanno l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi), oppure potrebbero essere presenti con una fascia di reddito non corrispondente a quella dichiarata. Ma l’assenza dal Sistema TS dopo il 1° luglio comporterà una attribuzione automatica alla fascia più alta (con pagamento intero del ticket) e inoltre, sempre dopo il 1° luglio, l’autocertificazione della fascia di reddito da parte dell’assistito non potrà più essere fatta al medico stesso contemporaneamente alla prescrizione/ricettazione, ma potrà avvenire solo presso gli sportelli Cup, oppure on line (Pec, e-mail) o fax della azienda Usl di appartenenza, mediante la compilazione e invio di un apposito modulo regionale.
 
CHIAMARE SUBITO: E’ quindi importante – comunica la Usl  al quotidiano Umbria24– che i cittadini si informino subito, e comunque entro e non oltre il 30 giugno, della propria presenza nell’anagrafe del Sistema TS e nel caso di assenza o di errata attribuzione della fascia di reddito è importante autocertificarsi tempestivamente. Si possono ottenere informazioni sulla presenza o meno nel sistema TS ed eventuale supporto per l’autocertificazione chiamando l’Usl di competenza, preferibilmente nelle ore pomeridiane per abbreviare l’attesa. Informazioni dettagliate e moduli sul sito. Una volta inviata l’autocertificazione, l’Azienda Usl di appartenenza iscriverà il cittadino nel Sistema TS o ne correggerà la posizione e rilascerà il certificato relativo alla fascia di reddito dichiarata.
 
INFO:  Il calcolo per stabilire la fascia di reddito deve essere fatto sulla base delle informazioni che si trovano in calce al modello di autocertificazione o di autocertificazione per variazione di fascia (modello 4 e modello 5). Le informazioni nel Sistema TS relative alla fascia di reddito e all’eventuale diritto all’esenzione vengono aggiornate al 31 marzo di ogni anno, il certificato rilasciato dalle Aziende USL ai cittadini aventi diritto avrà validità dal momento del rilascio fino al 31 marzo dell’anno successivo. Non dovranno presentare l’autocertificazione gli esenti totali per reddito, né chi fa parte di un nucleo familiare con reddito complessivo superiore a 100mila euro in quanto tenuto al pagamento del ticket nella quota massima.
 
A CHI SI RIVOLGE A tutti gli assistiti, eccetto gli esenti per reddito*  (che hanno già fatto l’autocertificazione) e i cittadini in fascia di reddito superiore a 100mila euro.
 
SONO ESENTI PER REDDITO I SEGUENTI SOGGETTI:
 
* E01 Soggetti con meno di 6 anni o più di 65 anni con reddito familiare inferiore a euro 36.151,98.
 
* E02 Disoccupati – e loro familiari a carico – con reddito familiare inferiore a euro 8.263,31, incrementato a euro 11.362,05 euro in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516 euro per ogni figlio a carico.
 
* E03 Titolari di assegno (ex pensione) sociale e loro familiari a carico.
 
* E04 Titolari di pensione al minimo, con più di 60 anni – e loro familiari a carico – con reddito familiare inferiore a euro 8.263,31, incrementato a euro 11.362,05 euro in presenza del coniuge ed in ragione di ulteriori 516 euro per ogni figlio a carico.
 
Si riepilogano di seguito le fasce di reddito e le relative codifiche che devono comparire sulla ricetta per l’applicazione delle quote di compartecipazione:
 
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L’Iraq undici anni dopo

LUNEDÌ 16 GIUGNO 2014
di Michele Paris

Il baratro in cui sembra scivolare in questi giorni l’Iraq sta spingendo gli Stati Uniti ad impegnarsi nuovamente in maniera diretta nel paese mediorientale invaso illegalmente nel 2003 e devastato nei successivi otto anni di occupazione. La marcia del cosiddetto Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS) verso Baghdad sta però sollevando anche numerosi inquietanti interrogativi sulla politica mediorientale di Washington.

I cui obiettivi immediati e di lungo termine, così come le manovre condotte alla luce del sole e quelle nascoste, risultano spesso difficili da decifrare, pur riservando immancabilmente sofferenza e distruzione alle popolazioni costrette a fare i conti, loro malgrado, con gli interventi “umanitari” o “democratizzatori” dell’imperialismo a stelle e strisce.

Il primo elemento da considerare per fare luce sulla crisi in corso è il rapporto degli USA con il governo iracheno del primo ministro sciita, Nouri Kamal al-Maliki. Gli organi della propaganda di Washington, come il New York Times, stanno dando spazio in questi giorni a una serie di opinioni e editoriali nei quali viene attribuita l’intera responsabilità della situazione del paese mediorientale al governo di Baghdad e alla sua natura settaria che ha finito per opprimere e marginalizzare la popolazione sunnita, creando terreno fertile per la nascita di movimenti integralisti come l’ISIS.

Se l’analisi appare in parte corretta e aiuta a spiegare il sostegno che quest’ultima formazione integralista ha trovato tra la popolazione sunnita di città come Mosul o Tikrit, simili critiche, tuttavia, mancano volutamente di considerare il fatto che lo stesso Maliki è stato installato per volere proprio degli Stati Uniti. I metodi sempre più autoritari del governo di Maliki e la persecuzione della minoranza sunnita sono stati anzi appoggiati da Washington, dal momento che servivano a neutralizzare la resistenza all’occupazione soprattutto tra i sostenitori del precedente regime di Saddam Hussein.

Maliki ha così beneficiato dell’appoggio politico degli Stati Uniti e, soprattutto, l’esercito iracheno – definito oggi come uno strumento di oppressione della popolazione di fede sunnita – ha ricevuto sostanziosi finanziamenti, forniture di armi e addestramento sia prima che dopo il ritiro delle forze di occupazione americane alla fine del 2011.

Dal momento che gli scrupoli per i metodi poco democratici di un regime alleato figurano molto lontano dalle priorità della politica estera statunitense, le critiche aperte dei media d’oltreoceano verso Maliki e quelle più velate dell’amministrazione Obama non promettono nulla di buono per il premier iracheno.

I rimproveri di Obama riguardano in particolare la natura settaria del governo di Maliki, incoraggiato, per così dire, a formare un esecutivo più “inclusivo”, che dia maggiore spazio cioè alle élites sunnite e curde, non solo a livello poltico ma anche nelle forze armate.
Questi “consigli” elargiti al primo ministro sciita di Baghdad, oltre a rappresentare una prima prova dell’apparente schizofrenia americana, si legano con ogni probabilità al tentativo di ridurre l’ascendente dell’Iran sul paese che fu di Saddam Hussein.
Maliki, d’altra parte, è di fatto sponsorizzato da Teheran, così che gli inviti degli USA ad imbarcare in una sorta di improbabile governo di unità nazionale sunniti e curdi con reponsabilità e autorità simili a quelle della classe dirigente sciita hanno come fine quello di diluire l’influenza della Repubblica Islamica sull’Iraq. Tanto più che i progressi di ISIS nel nord-ovest dell’Iraq hanno già portato all’avanzata delle forze armate della regione autonoma curda (Peshmerga), in grado qualche giorno fa di sottrarre al controllo di Baghdad la città petrolifera di Kirkuk.

In questa prospettiva è opportuno ricordare la rivelazione pubblicata settimana scorsa dal New York Times, nella quale è emerso come mesi fa l’amministrazione Obama avesse respinto le richieste di assistenza militare di un governo Maliki, già in apprensione per la crescente forza di ISIS nelle aree di confine con la Siria, dove il gruppo jihadista è impegnato nella guerra contro il regime di Bashar al-Assad.
Che Washington non fosse a conoscenza della grave minaccia rappresentata da ISIS è a dir poco impensabile, dal momento questa formazione è finanziata e armata da altri alleati americani – evidentemente più influenti e strategici dell’Iraq di Maliki – come Arabia Saudita, Kuwait o Qatar. Inoltre, gli Stati Uniti e lo “Stato Islamico” si ritrovano a combattere sullo stesso fronte in Siria, il cui regime è invece sostenuto dal governo sciita di Baghdad.
Nei confronti di Maliki, gli americani hanno manifestato anche nel recente passato più di un disappunto, apparso evidente, ad esempio, in occasione di richieste sottoposte al suo governo e andate in gran parte a vuoto. Tra di esse vanno ricordate almeno quelle volte a fermare l’afflusso di guerriglieri sciiti verso la Siria per combattere al fianco di Assad e a mettere fine alla concessione dello spazio aereo iracheno ai velivoli iraniani diretti a Damasco con materiale militare da utilizzare nella guerra civile in corso.
L’attitudine da tempo in fase di trasformazione degli Stati Uniti nei confronti del governo Maliki sembra comunque scontrarsi con le promesse di aiuto che lo stesso Obama ha annunciato nei giorni scorsi, anche se qualsiasi misura dovesse essere decisa potrebbe essere di portata relativamente  limitata. Iniziative in apparenza contraddittorie, in ogni caso, sono una costante della politica estera USA, all’interno della quale il concetto di nemico e alleato varia di volta in volta a seconda delle necessità strategiche.

Ciò risulta particolarmente evidente in relazione alla “guerra al terrore”, all’interno della quale i cosiddetti nemici giurati – come ISIS – passano frequentemente e senza troppi problemi da minaccia da debellare con un intervento militare ad alleati di fatto per rovesciare regimi poco graditi.
Nel caso di ISIS, infatti, Washington ha quanto meno assistito alla sua nascita e al suo rafforzamento in Siria senza muovere un dito per combattere la minaccia terroristica che questo gruppo rappresenta, ben sapendo che il suo dilagare avrebbe costituito prima o poi un problema vitale anche per l’Iraq.
L’avanzata di ISIS, dunque, costringe ora l’amministrazione Obama a giocare una partita ancora una volta estremamente pericolosa e ambigua per promuovere gli interessi strategici americani in Medio Oriente. Una partita, appunto, iniziata proprio dagli Stati Uniti dapprima con l’invasione dell’Iraq e successivamente con la crisi siriana costruita a tavolina e che rischia come al solito di innescare un processo distruttivo difficile da controllare.

Un altro aspetto da ascrivere alla schizofrenia USA è poi legato al ruolo dell’Iran. Non solo la Repubblica Islamica è stata la prima beneficiaria dell’invasione dell’Iraq e della rimozione di Saddam Hussein, ma addirittura ora sembrerebbe potersi aprire una collaborazione tra Teheran e Washington per combattere la minaccia comune dell’ISI.

Una prospettiva di questo genere appare però improbabile vista la predisposizione americana nei confronti dell’Iran, sempre che non serva a indebolire proprio quest’ultimo paese e, come affermato in precedenza, accompagnandola ad una riduzione della sua influenza sull’Iraq. Il primo obiettivo verrebbe perseguito trascinando Teheran in un conflitto rovinoso oltreconfine, mentre il secondo con la modifica degli equilibri di governo a Baghdad, assegnando maggiore peso alle minoranze sunnita e curda a discapito degli sciiti.

Questo fine, tuttavia, potrebbe essere raggiunto non solo costringendo Maliki a cedere parte del potere accumulato in questi anni proprio grazie agli Stati Uniti, ma anche, secondo molti osservatori, con un’ipotesi mai come ora reale, vale a dire lo smembramento dell’Iraq in tre entità separate (sciita, sunnita, curda).

Una soluzione di questo genere, d’altra parte, nel recente passato è stata apertamente promossa da importanti think tank d’oltreoceano e da personalità politiche di spicco, a cominciare dal vice-presidente Joe Biden quando era ancora senatore.

La divisione o la federalizzazione dell’Iraq determinerebbe in particolare la fine di questo paese come entità autonoma posizionata strategicamente sempre più a fianco dell’asse della “resistenza” anti-americana, formata da Siria, Iran e Hezbollah.

Un’evoluzione tutt’altro che sgradita agli Stati Uniti, nonostante l’appoggio ufficiale al governo Maliki e all’unità dell’Iraq, e favorita dalla campagna in corso dello Stato Islamico, i cui militanti sunniti, come fanno da tempo in Siria, continuano ad alimentare il fanatismo religioso e divisioni settarie che difficilmente potranno essere superate nel quadro di un paese sovrano guidato da un governo sciita e filo-iraniano.
http://www.altrenotizie.org/esteri/6048-liraq-undici-anni-dopo.html

Milano: Clandestino e pregiudicato tenta violenza sessuale, arrestato

violenza diversamente violenza. Non se ne deve parlare, è razzismo. La vittima è razzista, non ci stava.

mercoledì, 18, giugno, 2014

Era scesa da casa per buttare la spazzatura nel cortile del suo condominio, come tutte le sere, quando un rumore improvviso ha attirato la sua attenzione. Un uomo, con fare minaccioso, è sbucato dai cassonetti è l’ha aggredita, le ha strappato la maglietta e ha tentato di stuprarla.
Vittima una donna di una 30 anni che vive a Milano. L’episodio è avvenuto proprio sotto casa, in via Val di Non, dove la donna vive con marito e figli. Il maniaco è un uomo egiziano di 30 anni, Mohamed Shaba, clandestino con numerosi percedenti, che si era rifugiato tra i cassonetti del condominio per la notte.
La donna ieri sera , alle 21, è uscita da casa per andare a portare la spazzatura nel cortile del suo condominio, quando è stata aggredita di sorpresa. L’egiziano è sbucato dai cassonetti, l’ha afferrata, le ha strappato la maglietta e l’ha palpeggiata. Le urla della vittima hanno allertato i vicini che hanno chiamato i carabinieri, arrivati sul posto in pochi minuti. L’uomo è così subito stato arrestato per violenza sessuale. il messaggero
http://www.imolaoggi.it/2014/06/18/milano-clandestino-e-pregiudicato-tenta-violenza-sessuale-arrestato/

Il presidente Ucraino era un agente del dipartimento di Stato USA.

10 Giugno 2014 ” ICH “- Sta ancora lavorando per i suoi ex padroni a Washington, DC?Due messaggi diplomatici dalla Public Library WikiLeaks sulla US Diplomazia indicano che il neo eletto Presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko era un agente degli Stati Uniti per conto del Dipartimento di Stato. Un messaggio confidenziale dell’ambasciatore degli Stati Uniti a Kiev il 29 aprile 2006 cita il presidente dell’Ucraina neo eletto per ben due volte.

“Durante l’incontro del 28 aprile con l’ambasciatore, il nostro Insider Ucraino (OU), Petro Poroshenko, ha negato che dietro la recente decisione del procuratore generale Oleksandr Medvedko di emettere un mandato di arresto per il luogotenente della Tymoshenko, Oleksandr Turchynov, vi fosse la sua influenza. Il motivo dell’arresto era per”interrogarlo [Turchynov] circa la presunta responsabilità nella distruzione di file della SBU [L’apparato di intelligence Ucraina] riguardante la figura di spicco della criminalità organizzata Seymon Mogilievich. ” [Il boss della Mafia Russa] Wikileaks Public Library of US Diplomacy

La motivazione circa la presunta distruzione dei file è comparso in un messaggio dell’ambasciata datata 14 Aprile 2006 .

“…I file contenevano informazioni sulla cooperazione Tymoshenko – Mogilievich quando lei dirigeva la United Energy Systems verso metà-fine anni 90′ ” WikiLeaks

Yulia Tymoshenko, un’aspirante oligarca, è la beniamina delle due amministrazioni Bush e Obama per il suo ruolo nella Rivoluzione Arancione 2004 che ha portato il primo governo moderno anti-russo dell’Ucraina al potere. Ha aiutato a negoziare le offerte di gas naturale tra Ucraina e Russia.

Un’altra menzione di Poroshenko ha reso chiaro quanto il Dipartimento di Stato abbia puntato su di lui identificandolo come una futura risorsa.

“L’insider Petro Poroshenko era in corsa per il lavoro di PM.” WikiLeaks

Il Segretario di Stato Hillary Clinton ha incontrato l’attuale presidente nel 2009, quando egli ha servito come ministro degli Esteri dell’Ucraina. Il contenuto della riunione è stato descritto in un messaggio confidenziale dell’ambasciata degli Stati Uniti a Kiev il 18 Dicembre 2009 :

[Parlando al Ministro degli Esteri dell’Ucraina Petro Poroshenko] “Lei [il segretario di Stato Clinton] ha sottolineato che gli Stati Uniti prevedevano diverse vie per l’adesione alla NATO.” Wikileaks
Il presidente Ucraino era un agente del dipartimento di Stato USA.
10 Giugno 2014 ” ICH “- Sta ancora lavorando per i suoi ex padroni a Washington, DC?
Due messaggi diplomatici dalla Public Library WikiLeaks sulla US Diplomazia indicano che il neo eletto Presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko era un agente degli Stati Uniti per conto del Dipartimento di Stato. Un messaggio confidenziale dell’ambasciatore degli Stati Uniti a Kiev il 29 aprile 2006 cita il presidente dell’Ucraina neo eletto per ben due volte.

Dal momento che stava facendo il suo lavoro in segreto, era il “nostro insider”, ne consegue che Poroshenko ha svolto il ruolo di agente :. “qualcuno assunto o reclutato da un’agenzia di Intelligence diventa la loro scommessa. La persona alla quale l’agente riporta – l’attuale dipendente dell’agenzia – è conosciuto come operativo”. Enciclopedia di spionaggio, intelligence e sicurezza

Poroshenko è un oligarca ucraino, uno dei cinquanta cittadini più ricchi che gestiscono il paese. E’ improbabile che il presidente abbia ottenuto denaro per i servizi resi, ma è altamente probabile che egli abbia ottenuto vantaggi finanziari come conseguenza.

In mezzo al caos e la rovina Ucraina, la recente elezione di Poroshenko possono significare una sincronizzazione completa delle politiche USA-Ucraina per quanto riguarda le regioni orientali dove i cittadini ucraini sono oggetto di bombardamento via terra e via aria nelle loro città.

FONTE
Tradotto e Riadattato da Fractions of Reality

ADUC – L’anonimato sul web e’ un diritto. A dirlo la Corte Suprema del Canada

solo per pedofili ovviamente, In Italia sappiamo bene cosa comporta un commento non celebrativo o leccafondoschiena sul web o FB delle icone della politica, basti pensare alla Boldrini (ogni commmento critico naturalmente è “sessista”

L’anonimato sul web e’ un diritto e la polizia deve assolutamente possedere un mandato giudiziario per domandare a dei fornitori di accesso ad Internet delle informazioni su alcuni dei loro clienti. Cosi’ ieri ha sentenziato la Corte Suprema del Canada.

All’unanimita’, la piu’ alta giurisdizione del Paese ha sentenziato che l’ottenimento, dalle forze dell’ordine, di informazioni personali su un abbonato “costituisce una ricerca o una perquisizione”. E’ necessario, quindi, secondo i giudici, “tener conto del ruolo dell’anonimato nell’ambito della protezione dei diritti in materia di vita privata su Internet”. Questa sentenza arriva nel momento in cui il Parlamento federale ha al vaglio un progetto di legge per dare alla polizia delle vie preferenziali per la sorveglianza su Internet.

La funzione del fornitore d’accesso
La Corte Suprema e’ stata chiamata in causa da un canadese condannato nel 2007 per aver scaricato delle foto e dei video pedofili che erano stati ritrovati dalla polizia sul suo computer, dotato del programma peer-to-peer LimeWire.
Avendo individuato l’indirizzo IP dell’accusato, le autorita’ avevano invitato il fornitore di accesso ad Internet Shaw Communications a fornire loro le coordinate fisiche per l’individuazione della persona e, quindi, per fargli una perquisizione domiciliare.
La difesa, che non ha contestato lo scaricamento dei contenuti pedofili, ha ritenuto che i dati forniti dall’Internet Provider avrebbero potuto far conoscere dei dettagli intimi sulle attivita’ e lo stile di vita dell’accusato.

L’anonimato, fondamento della vita privata?
Se il tribunale di prima istanza e la Corte d’Appello avevano sentenziato che l’ottenimento di queste informazioni non poteva essere paragnato ad una perquisizione, la Corte Suprema ha invece stabilito il contrario.
“Un certo grado di anonimato e’ consono a molte attivita’ che vengono fatte su Internet e l’anomimato potrebbe, quindi, essere considerato nell’insieme delle circostanze, essere un fondamento del diritto nell’ambito della vita privata per la protezione costituzionale contro le ricerche, le perquisizioni e i rilevamenti abusivi”, sottolinea il giudice Thomas Cromwell della Corte Suprema.
Il piu’ altro tribunale ha inoltre confermato la colpevolezza del ricorrente in merito al possesso dei contenuti pedofili, ed ha disposto un nuovo processo sulla diffusione in Internet di foto e video di pornografia infantile.
http://lagrandeopera.blogspot.it/2014/06/aduc-lanonimato-sul-web-e-un-diritto.html