Archivi giornalieri: 18 maggio 2014
DIETRO LA CADUTA DALL’ALTARE DI ABRAMO BAZOLI, C’E’ UNA BANKITALIA ALLO SBANDO –
16 MAG 2014 15:30
2. UN INSIDER RIVELA: CHE BAZOLI FOSSE IL DOMINUS DI UBI LO SAPEVAMO TUTTI. UOMINI DI UBI IN BANKITALIA ERANO BAZOLIANI. I CONTROLLATI CONTROLLAVANO I CONTROLLORI – 3. UBI GESTIVA I MUTUI DEI DIPENDENTI DI VIA NAZIONALE, NON ERA UNA BANCA QUALSIASI – 4. LA TARANTOLA, RESPONSABILE DELLA VIGILANZA ALL’EPOCA DEI FATTI CONTESTATI, STRAVEDEVA PER FAISSOLA E NEL 2003 FECE UNA CROCIERA CON LE BANCHE COOPERATIVE – 5. CHI HA ISPEZIONATO UBI OGGI E’ FINITO A OCCUPARSI DI RAPPORTI COI SINDACATI INTERNI – 6. SIAMO SICURI CHE NON CI SIANO GRAVI OMISSIONI E/O RESPONSABILITÀ DA PARTE DI PALAZZO KOCH? NEL CASO BIPOP-CARIRE NESSUNO SI ERA ACCORTO DI NULLA. CON LA LODI, C’ERANO ACCORDI SEGRETI E BACI IN FRONTE DI ANTONIO FAZIO AL BUON CATTOLICO FIORANI. CON MONTEPASCHI NESSUNO SAPEVA DELL’ACQUISTO DEL PACCO ANTONVENETA –
Uovo alla Koch per Dagospia
Ci risiamo. Con le indagini su UBI Banca (la quarta banca del Paese) che hanno portato alla perquisizione eccellente di “Nane” Bazoli, viene messo sotto accusa il sistema della finanza bianca.
Arzilli vecchietti, come direbbe Della Valle, e sistema bancario tutto, si ritrovano uniti da un medesimo destino. Viene messo in discussione il cosiddetto capitalismo di relazione e familiare sul quale si è sempre fondata questa Italietta.
La Banca d’Italia, giovedì, ha subito messo le mani avanti e si costituisce ancora una volta, come sempre, parte offesa, con la solita motivazione: ostacolo alla vigilanza. La sua.
La storia si ripete, è già successo con altri scandali come quello della Popolare di Lodi di Fiorani (protetto del governatore Antonio Fazio), di Bipop-Carire, di Banca Antonveneta ed del Monte dei Paschi. Nell’ultimo anno, quasi l’intero sistema bancario tricolore è stato scosso da scandali di vario genere. E’ stato messo in discussione il sistema della governance delle banche, quello del credito, delle carenze organizzative e dei sistemi dei controlli.
L’Autorità di vigilanza, ovvero la Banca d’Italia, rimane l’unico baluardo e l’unica garanzia contro tale deriva, si dice. Ma siamo sicuri? Siamo davvero convinti che non ci siano gravi omissioni e/o responsabilità da parte di Palazzo Koch, che deve garantire la stabilità del sistema e assicurare la trasparenza?
Nel caso Bipop-Carire nessuno si era accorto di nulla. Con la Lodi, c’erano accordi segreti e baci in fronte al buon cattolico Fiorani. Con Montepaschi nessuno sapeva dell’acquisto del pacco Antonveneta. Saccomanni e Tarantola come le tre scimmiette: non c’erano e se c’erano dormivano. I manager senesi, oggi dipinti come una volgare banda di ladri con la percentuale su tutto, sono stati talmente furbi da fregare il fior fiore accademico e professionale di Bankitalia. Vigilanti a loro insaputa.
I casi oramai sono tanti e tanti, ma la favoletta è sempre la stessa: ostacolo ai poteri della vigilanza. E’ un reato anche grave, perché in teoria ti può costare anche 8 anni di galera. Ma molto in teoria, ovviamente. Come insegna la triste processione di prescrizioni eccellenti e processi che vagano, quando si tratta di alta finanza, da un tribunale all’altro.
Occorre che la magistratura faccia chiarezza, come per il passato, fino all’ultimo scandalo che oggi esplode tra Bergamo e Brescia, dove ci si augura che ci siano procure attrezzate. UBI Banca (“Fare banca per bene”, il loro triste claim) è una banca nel cuore di Annamaria Tarantola.
L’ex vice direttore generale della Banca d’Italia, oggi Presidente della Rai, ha sempre avuto rapporti e relazioni consolidate con i banchieri della piazza bresciana, e in particolare con il compianto Corrado Faissola, storico amministratore del gruppo Ubi banca, con l’avvocato Alessandro Azzi, presidente della Banca credito cooperativo del Garda e Presidente della federazione delle Banche di credito cooperativo (BCC) della Lombardia, nonché con il dominus di Banca Intesa, Bazoli.
La Tarantola partecipò anche nel 2003 a una crociera organizzata dalla federazione BCC, a spese delle banche di credito cooperativo, ovvero dei clienti di queste.
Nel 2008 la dottoressa Tarantola diventa il numero tre operativo di Via Nazionale. Per tale nomina gli sponsor d’eccezione sono stati proprio Faissola, Azzi, Cesare Geronzi, Bazoli e alti prelati, a cui rimane molto a cuore la sorte di un altro istituto disastrato come Carige che tra l’altro è la principale azionista della Banca d’Italia. Faissola e Azzi, nel 2008 ricoprono la carica di presidente e vice Presidente dell’Associazione bancaria italiana, quest’ultimo ancora in carica.
Ebbene, i controllori decidono chi debba essere il loro controllore. E’ storia mai sufficientemente nota. Quale esempio di autonomia e indipendenza viene trasmesso al paese e ai cittadini, nonché ai risparmiatori?
Ecco un’altra storia che in Bankitalia sanno tutti. L’allora amministratore delegato di UBI Banca, Corrado Faissola, estimatore e sponsor della Tarantola, non gradì molto nel 2011 la concorrenza della CSR (cassa interna alla Banca d’Italia) che proponeva un tasso per i mutui dei dipendenti all’1%, con il rischio di far venire meno quel lauto compenso del 4% a favore di Centrobanca (gruppo UBI) comunque finita male, a carico della Banca d’Italia e dei suoi dipendenti. UBI Banca non voleva rinunciare a muti prima casa concessi a clientela molto affidabile che possono essere usate dalle banche come garanzia per ottenere prestiti dalla BCE ad un tasso molto vantaggioso e lucrare sulla differenza
E’ proprio ingrata, questa Banca d’Italia, prima ti aiuta e poi nel momento delle difficoltà mette le mani avanti e accusa: gli amministratori di UBI Banca hanno ostacolato la vigilanza. E’ sempre la solita favoletta, si ripete ormai da anni, rappresenta il salvacondotto per tirarsi fuori dalle responsabilità.
Eppure gli strumenti ci sono, la Banca d’Italia non svolge la “moral suasion” della quale straparlano i giornalisti, ma svolge attività di analisi cartolare sulla base delle segnalazioni mensili, trimestrali e semestrali a distanza, con strumenti sempre più sofisticati, nonché attività ispettiva in loco con missioni profumatamente pagate ai signori ispettori, i quali beneficiano anche di apposita polizza assicurativa stipulata dalla Banca d’Italia per tutelarli in caso di giudizio. Dunque di che “ostacoli” stiamo parlando? Quando arrivano gli ispettori in una banca, se vogliono, ti aprono come un’anguria.
Ma la storia si ripete. Già nei confronti del Banco di Brescia (progenitore di UBI Banca) in precedenti ispezioni vengono rilevate attività sanzionabili nei confronti del presidente e direttore generale, Costantino Vitali. La pubblicazione delle sanzioni nei confronti degli amministratori del Banco di Brescia viene fatta secondo quanto disposto dal Testo unico bancario su almeno due quotidiani a diffusione nazionale. In modo singolare, all’epoca le banche provvedevano a pubblicare le sanzioni su “Finanza e Mercati”, quotidiano poco diffuso se non tra gli addetti ai lavori, cioè le stesse banche. Nel caso del Banco di Brescia, la pubblicazione della sanzione cade su “Il Messaggero”, quotidiano letto solo a Roma.
Oggi Bazoli (Presidente di Intesa) è l’indagato eccellente per ostacolo alle funzioni di vigilanza. Sembra di scoprire l’acqua calda. Ma come, in Banca d’Italia non se ne sono mai accorti prima? Il salvatore dell’Ambrosiano è stato il referente del sistema e rappresentava il faro per l’autorità di vigilanza, insieme al presidente del Consiglio di gestione di UBI Banca, Franco Polotti, nominato consigliere della Banca d’Italia, prima di ricoprire tale incarico. Uomini di fiducia che avrebbero attuato un sistema di regole per predeterminare i vertici della banca (UBi Banca) all’insaputa dell’autorità di vigilanza. Una specie di sistema Scajola. Le poltrone si incrociavano, ma non si conoscevano l’uno con l’altro.
L’Autorità di vigilanza, come si dice a Roma, o “ci è o ci fa”, quando suona la sveglia a seguito di esposti e denunce di altri, si precipita a registrare il disco: ostacolo alla vigilanza, fatti rappresentati in modo non veritiero, occultate informazioni. I poveri magistrati, non sempre espertissimi delle arcane regole bancarie, verificano gli atti e rilevano che gli ispettori hanno evidenziato le solite anomalie con applicazioni di sanzioni amministrative pecuniarie: carenze organizzative, carenze dei sistemi di controllo, carenze nell’istruttoria e gestione del credito, in sostanza sempre la solita minestra, fino a quando non scoppia la bomba.
Oggi tocca anche farvi sapere che tutti coloro che vengono coinvolti in attività di vigilanza e/o a conoscenza di fatti di rilevo presso i servizi della vigilanza in Roma e periferia di particolare sensibilità informativa, vengono sempre opportunamente rimossi e promossi con lauti compensi.
E’ stato il caso di Gianluca Trequattrini, oggi capo servizio segreteria particolare scambiatosi con Ciro Vacca. Di Enrica Vignoli, oggi capo servizio cassa generale. Di Maurizio Trifilidis, oggi Direttore a Venezia, di Antonio Cinque, oggi Direttore a Trento, di Luigi Donato, oggi vice capo dipartimento immobili, di Luigi Capra, oggi Direttore a Torino, di Patrizia Pietraforte, oggi direttore al Servizio Tesoreria, di Maurizio Cannistraro, oggi direttore a Bolzano, di Giuseppe Boccuzzi, direttore a Napoli, oggi in pensione. E ancora: Giorgio D’Acunto, oggi Ispettorato vigilanza, Carlo Gentile, oggi alla CSR, Umberto Proia, capogruppo ispettivo al Banco di Brescia (UBi Banca) oggi Funzionario generale impiegato a scazzarsi con i sindacati interni.
Con le nuove indagini in corso sul gruppo UBI Banca, si attendono nuove promozioni e spostamenti, applicando il noto principio: sia promosso affinchè sia rimosso. Ma soprattutto che dopo, quand’anche lo chiamassero i pm, sia omertoso in cambio di danaro.
Quanto viene deciso dai vertici della Banca d’Italia nella pienezza della sua incontrastata autonomia, senza rendere conto ad alcuno del suo operato – anche quando premia con incarichi dirigenziali dipendenti che tessono rapporti di “amicizia”, e quindi si trovano in un conflitto di interessi, ed al tempo stesso allontanano quelli che, senza allinearsi, esplicano fedelmente la propria attività di vigilanza sulle banche “protette” sanzionandole per irregolarità – mette in evidenza un vero e proprio potere oscuro dell’autorità vigilante, non scalfibile.
Ancora una volta, i vertici di una struttura dedita ad attività di vigilanza, con inopportune frequentazioni con i principali banchieri, che ne hanno sponsorizzato l’ascesa, e spesso poco solerte rispetto ai gravi scandali bancari, configura un vulnus per l’operato trasparente e super partes di un’istituzione come Banca di Italia, che proprio in virtù dei fatti descritti perde sempre più la sua autorevolezza ed autonomia di giudizio,
Oscuri sono i criteri usati in Banca d’Italia per decidere nomine e promozioni interne tenuto conto che appare estremamente grave, che il controllore venga sponsorizzato dai controllati, ossia le banche azioniste in un gigantesco conflitto di interessi.
Se il quadro è questo, non sono sicuro che il passaggio della vigilanza bancaria alla Bce di Francoforte, previsto per l’autunno, sia una grande sciagura. Di sicuro, i Bazoli di turno dovranno almeno imparare il tedesco per interloquire con le “Autorità”.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-dietro-la-caduta-dallaltare-di-abramo-bazoli-ce-una-bankitalia-allo-sbando2-un-77317.htm
Mogherini insieme a al Qaeda vuole deferire Siria a CPI
Credo di aver capito ora il senso del messaggio della Mogherini, gli Amici della Siria con l’ opposizione siriana vogliono deferire la Siria alla Cpi e PROPORRANNO UNA RISOLUZIONE in questa direzione. Organizziamo già il dissenso….
il riferimento ad Al Qaeda l’ ho messo perchè a Londra era presente l’ opposizione che la Mogherini descrive moderata ma che è rappresentata sul campo di battaglia dal fronte Islamico che vuuole la sharia come legge della futura Siria….
Oggi ho partecipato alla riunione ministeriale “Amici della Siria” a Londra, questi sono i punti centrali della dichiarazione che abbiamo approvato: l’appoggio alle risoluzioni dell’Onu per il deferimento alla Corte e l’assistenza umanitaria, l’identificazione di tutte le armi chimiche per la loro distruzione, il sostegno all’opposizione moderata – presente alla riunione – la denuncia delle elezioni presidenziali e l’appoggio al processo di Ginevra. Ho voluto anche ribadire la necessità di considerare il ruolo dell’Iran, qualora andassero a buon fine i negoziati sul nucleare, nella soluzione della crisi siriana. Abbiamo parlato anche di Libia dove ritengo importante che ci sia un’autorità riconosciuta per rilanciare il dialogo necessario.
Siria: Mogherini, si’ deferimento a Cpi – ”Amici Siria”, appoggio a opposizione, presidenziali ”surreali”
15 Maggio 2014
Deferimento alla Corte Penale Internazionale della Siria, completamento dello smantellamento delle armi chimiche siriane, appoggio all’opposizione moderata e denuncia delle elezioni presidenziali che si dovrebbero svolgere il 3 giugno prossimo: sono questi i punti centrali della dichiarazione approvata dalla ministeriale ”Amici della Siria”, svoltasi a Londra e riferiti dal Ministro Federica Mogherini che ha partecipato alla riunione.
Mogherini illustra i quattro punti della dichiarazione
Il Ministro Mogherini ha illustrato i quattro punti della dichiarazione : a) appoggio alle risoluzioni dell’Onu per il deferimento alla Corte e l’assistenza umanitaria, b) identificazione di tutte le armi chimiche per la loro distruzione , c) sostegno all’opposizione moderata, presente alla riunione di Londra, d) “denuncia delle elezioni presidenziali”, e appoggio al processo di Ginevra. Il Ministro infine, ha ribadito la necessità di considerare il ruolo dell’Iran, qualora andassero a buon fine i negoziati sul nucleare, nella soluzione della crisi siriana.
Libia: Mogherini, serve autorità riconosciuta
“E’ importante che ci sia in Libia un’autorità riconosciuta” per rilanciare il “dialogo necessario”ha aggiunto il Ministro in conferenza stampa a conclusione della riunione.
Vittorio Grilli alla Jp Morgan come Blair, l’amico di Renzi
Le aveva definite “voci infondate e dannose”, quando il giorno prima del varo del governo Monti, il 14 novembre del 2011, era stato ipotizzato un suo passaggio a Jp Morgan. Oggi, a distanza di quasi tre anni, quelle voci che lo volevano vicino a un approdo alla grande banca d’affari americana, una delle più importanti del mondo, trovano conferma a posteriori: l’ex ministro è stato infatti nominato presidente del Corporate & Investment Bank del colosso finanziario statunitense per l’area Europa, Medio Oriente e Africa. Il ceo di Jp Morgan, Jamie Dimon, è il super-potente che ha apertamente dichiarato guerra alle “vecchie” Costituzioni antifasciste, come quella italiana, che pretendono ancora di tutelare i diritti dei lavoratori. Grilli, scrive Walter Galbiati su “Repubblica”, entra nel novero di quei politici che dopo una lunga militanza all’interno dello Stato finiscono a fare i consulenti per le grandi banche d’affari, interessatissime ad allungare le mani sul patrimonio pubblico.
Il più celebre “ex”, in questo campo, è il britannico Tony Blair, in forza proprio alla Jp Morgan: di recente, a Londra, Blair ha nuovamente incontrato Vittorio GrilliMatteo Renzi, col quale si era visto, a suo tempo, già a Firenze. Gli ex politici “promossi” nel gotha della finanza planetaria, aggiunge Galbiati, fanno gola alle grandi banche internazionali, «sempre attente a raccogliere i fuoriusciti che possono garantire loro gli appoggi giusti per entrare nel giro degli affari degli Stati. E in Italia – aggiunge il giornalista di “Repubblica” – tra la gestione di 2.000 miliardi di debito pubblico e le nuove privatizzazioni annunciate dal presidente del consiglio Matteo Renzi, non manca certo il lavoro per gli advisor finanziari».
All’epoca dei primi contatti con Jp Morgan, Grilli era direttore generale del Tesoro e a luglio 2011 si era parlato di lui come di un possibile successore di Mario Draghi alla guida di Banca d’Italia, grazie all’appoggio di Giulio Tremonti e di Massimo Ponzellini, presidente della Banca Popolare di Milano, finito al centro di un’inchiesta per finanziamenti facili a un giro di “amici”. Superato da Ignazio Visco nella corsa per il vertice di Bankitalia (e smentita la migrazione verso Wall Street), Grilli era stato chiamato da Monti come viceministro dell’economia. Diventerà il titolare del dipartimento, però, solo a luglio del 2012, quando il “premier dello spread” deciderà di lasciare l’interim del Tesoro. Da ministro, ricorda ancora Galbiati, Grilli «era stato al centro di una polemica per l’acquisto di un appartamento a Roma finanziato dal Monte dei Paschi di Siena con un mutuo superiore all’importo del valore della casa».
Fonte: www.libreidee.org
S’è invertito il flusso, ora gli italiani cercano lavoro in Albania
Il Paese delle Aquile come una ”piccola America” oltre Adriatico, come la definisce il giovane responsabile degli Affari sociali albanesi, dove in molti scelgono di tornare dopo anni di diaspora e dove cittadini Ue scelgono di trasferirsi per trovare un impiego. Ventitre anni dopo la fine della dittatura, sottolinea Veliaj, la lunga transizione vissuta dall’Albania ha portato i suoi frutti. E un’accelerata in campo economico e sociale è venuta anche dall’esecutivo guidato dal socialista Edi Rama, insediatosi lo scorso settembre. ”Puntiamo a portare l’Europa in Albania e non l’Albania in Europa”, sostiene con una battuta il ministro. ”Il nostro appetito per le riforme non si fermerà con la decisione di Bruxelles di concederci lo status di candidato”. A giugno forse il verdetto definitivo, ma finora il governo albanese ha scelto di tirare diritto, facendo approvare alcuni provvedimenti anche scomodi. Da giugno, sostiene il ministro, ”saranno le donne a percepire i sussidi e gli assegni famigliari e non più agli uomini”. Una manovra che consentirà il rafforzamento delle donne, rimarca, amministratrici più oculate e attente dei mariti ”che spesso i soldi se li giocano prima di tornare a casa”. Una decisione ”che ha provocato molte polemiche, ma che siamo riusciti a far passare”. Lo scorso mese alla Fiera del lavoro di Tirana il ministro Veliaj aveva annunciato la creazione di 6 mila posti di lavoro.
Come? ”Grazie alla trasparenza – replica – e mettendo in piedi centri di impiego moderni (sono meglio di quelli italiani), che dialogano tra loro e con i vari uffici governativi e puntando sulla formazione”. Chi cerca un impiego ”si rivolge a questi centri e può ricevere anche un coupon che gli consente di accedere a corsi di formazione gratuiti”. Anche la trasparenza del mercato del lavoro è un modo per lottare contro la corruzione e il clientelismo, dice, ”il che ci riporta al discorso del raggiungimento degli standard europei”. Nonostante l’inversione di tendenza degli ultimi anni, la presenza albanese in Italia resta forte: circa 100 mila alunni nelle scuole, 12 mila studenti universitari, 38 mila partite Iva. In tutto circa 500 mila persone. Del loro futuro contributivo e pensionistico e di quello dei lavoratori italiani in Albania, Veliaj intende parlare con il ministro Poletti. ”A oggi non esiste un accordo fra Roma e Tirana in materia di sicurezza sociale e di cumulo contributivo. Per questo, nel nostro incontro vorrei proporre al ministro Poletti di iniziare a lavorarci su”. Un vantaggio economico a somma positiva per i due Paesi, conclude Veliaj. Restano però da definire i costi per il sistema pensionistico italiano già al collasso. (ANSAmed).
http://www.lindipendenza.com/se-invertito-il-flusso-ora-gli-italiani-cercano-lavoro-in-albania/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=se-invertito-il-flusso-ora-gli-italiani-cercano-lavoro-in-albania&utm_medium=referral&utm_source=pulsenews
La Russia ospita un incontro con Cina e Iran per abbandonare il dollaro.
Sardegna: boati ed esplosioni di origine sconosciuta: mistero a largo delle coste galluresi
Due boati, come due forti esplosioni sono state avvertite nitidamente questa mattina a largo della Gallura. I boati che hanno fatto vibrare i vetri delle abitazioni sono stati rilevati fra le 9 e le 9:30, in due momenti separati, e sono durati fra i cinque e i dieci secondi. Ancora sconosciuta la loro causa. “Mi trovavo a far colazione in un bar a Porto Cervo – ha raccontato un commerciante – abbiamo sentito vibrare le porte del bar come se qualcuno volesse entrare.
Dopo qualche secondo si è sentito un secondo boato, anche se più strano, più cupo. Poco dopo ci ha chiamato un amico che abita a un paio di chilometri di distanza che aveva sentito quelle che sembravano due esplosioni”. I boati sono stati avvertiti a Golfo Aranci, La Maddalena e addirittura a Pertusato in Corsica. Anche nelle torrette radar della Guardia Costiera, in particolare a La Maddalena, sono state avvertite vibrazioni come se si trattasse di terremoto. Ma le apparecchiature dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia non hanno rivelato nulla, nessuna scossa. Scartate, al momento, le ipotesi di esercitazioni in mare – non ne sono state segnalate – o fenomeni di “bang sonico” legati al passaggio di velivoli jet in transito a bassa quota. L’aeroporto militare di Decimomannu non ha rilevato nulla. I due boati per il momento rimangono un mistero.
Ucraina. Le mani della Casa Bianca su gas e petrolio di Kiev
Scritto da: G.B. il 14 maggio 2014
Ormai non è più un segreto: il figlio di Joe Biden, ovvero il vicepresidente Usa, è appena entrato nel consiglio di amministrazione della Burisma, ovvero la più importante compagnia di gas dell’Ucraina.
La notizia ormai è di dominio comune al punto che è stata data anche dall’Huffington Post, testata che sta affrontando la questione Ucraina con una certa serietà. Sembra che il figlio di Joe Biden, il vicepresidente degli Stati Uniti, sia appena entrato nel consiglio di amministrazione della più importante compagnia di gas dell’Ucraina, la Burisma, dove svolgerà il ruolo di consigliere legale. Tale notizia è la conferma del pesantissimo coinvolgimento americano nelle vicende interne dell’Ucraina e contraddice tutta la retorica di Obama e soci, i quali hanno tentato di mostrarsi come i garanti della democrazia a Kiev. La Burisma Holdings è stata fondata nel 2002 ed è una società privata che si occupa dell’estrazione di gas naturale e petrolio, con cifre che hanno raggiunto anche gli 11.600 barili al giorno. Fin quando Kiev era alleata di Mosca le cose andavano bene, oggi però con il governo di Yatseniuk che ha deciso di tirare la corda, il Cremlino ha deciso di recapitare le bollette a Kiev, con l’Ucraina che deve alla Gazprom russa qualcosa come 1,66 miliardi di dollari solo come anticipo per la fornitura di giugno. ”La Russia non può usare il gas naturale come arma contro il mio Paese“, ha detto Yatesniuk forte dell’appoggio incondizionato dell’Occidente, dimenticando che chiedere di pagare i debiti e rispettare i contratti altro non dovrebbe essere che normalità. Yatseniuk infatti si trova per le mani un contratto firmato nel 2009 che obbliga Kiev a pagare il gas di Mosca 485 dollari ogni mille metri cubi. Non può però essere casuale l’arrivo a Kiev del figlio di Biden, Richard Hunter Biden, docente di politiche internazionali alla Georgetown University e capo del programma Fao negli Stati Uniti. In politica niente è casuale, così come non può essere casuale che suo padre, J.Biden, il 22 aprile si sia recato in visita a Kiev per provare ad allentare la tensione, senza riuscirci.
http://www.tribunodelpopolo.it/ucraina-le-mani-della-casa-bianca-su-gas-e-petrolio-di-kiev/
Kiev chiede l’aiuto dei mercenari americani
16 maggio 2014
I deputati del Parlamento tedesco chiedono l’apertura di un’indagine sulla partecipazione di centinaia di agenti della società militare privata statunitense Academi a fianco dell’esercito e delle forze dell’ordine dell’Ucraina.
I fatti sono stati rivelati alla Cancelliera tedesca Angela Merkel dal Bundesnachrichtendienst (BND), l’Intelligence esterna della Germania.
Gli agenti americani, circa 400, coordinerebbero e parteciperebbero alle operazioni contro i ribelli filo-russi nei dintorni di Slaviansk. L’informazione è stata confermata anche dai servizi americani.
La società Academi dispone di campi d’allenamento nella Carolina del nord, in California e nel Connecticut. L’ufficio centrale della società si trova in Virginia.
I soldati formati da Academi hanno preso parte alla guerra in Irak e in Afghanistan. In Ucraina i suoi mercenari combatterebbero con l’uniforme dell’unità speciale Sokol.
http://www.ticinolive.ch/2014/05/16/kiev-chiede-laiuto-dei-mercenari-americani/
Arrivano i Marines a Sigonella.
Van Rompuy: L’elite europea è ideologicamente anti-Russa”
e se lo dice Van Rompuy, Presidente del sogno europeo tanto democratico, sarà così, anche se non consulta i popoli. Fa parte del sogno europeo questa impostazione democratica, quella dei salotti alla Spinelli.
L’intero territorio europeo, a parte la Russia, verrà inglobato nell’Ue. Non so se c’è il sostegno dell’opinione pubblica, ma lo faremo lo stesso”.