Il Paese delle Aquile come una ”piccola America” oltre Adriatico, come la definisce il giovane responsabile degli Affari sociali albanesi, dove in molti scelgono di tornare dopo anni di diaspora e dove cittadini Ue scelgono di trasferirsi per trovare un impiego. Ventitre anni dopo la fine della dittatura, sottolinea Veliaj, la lunga transizione vissuta dall’Albania ha portato i suoi frutti. E un’accelerata in campo economico e sociale è venuta anche dall’esecutivo guidato dal socialista Edi Rama, insediatosi lo scorso settembre. ”Puntiamo a portare l’Europa in Albania e non l’Albania in Europa”, sostiene con una battuta il ministro. ”Il nostro appetito per le riforme non si fermerà con la decisione di Bruxelles di concederci lo status di candidato”. A giugno forse il verdetto definitivo, ma finora il governo albanese ha scelto di tirare diritto, facendo approvare alcuni provvedimenti anche scomodi. Da giugno, sostiene il ministro, ”saranno le donne a percepire i sussidi e gli assegni famigliari e non più agli uomini”. Una manovra che consentirà il rafforzamento delle donne, rimarca, amministratrici più oculate e attente dei mariti ”che spesso i soldi se li giocano prima di tornare a casa”. Una decisione ”che ha provocato molte polemiche, ma che siamo riusciti a far passare”. Lo scorso mese alla Fiera del lavoro di Tirana il ministro Veliaj aveva annunciato la creazione di 6 mila posti di lavoro.
Come? ”Grazie alla trasparenza – replica – e mettendo in piedi centri di impiego moderni (sono meglio di quelli italiani), che dialogano tra loro e con i vari uffici governativi e puntando sulla formazione”. Chi cerca un impiego ”si rivolge a questi centri e può ricevere anche un coupon che gli consente di accedere a corsi di formazione gratuiti”. Anche la trasparenza del mercato del lavoro è un modo per lottare contro la corruzione e il clientelismo, dice, ”il che ci riporta al discorso del raggiungimento degli standard europei”. Nonostante l’inversione di tendenza degli ultimi anni, la presenza albanese in Italia resta forte: circa 100 mila alunni nelle scuole, 12 mila studenti universitari, 38 mila partite Iva. In tutto circa 500 mila persone. Del loro futuro contributivo e pensionistico e di quello dei lavoratori italiani in Albania, Veliaj intende parlare con il ministro Poletti. ”A oggi non esiste un accordo fra Roma e Tirana in materia di sicurezza sociale e di cumulo contributivo. Per questo, nel nostro incontro vorrei proporre al ministro Poletti di iniziare a lavorarci su”. Un vantaggio economico a somma positiva per i due Paesi, conclude Veliaj. Restano però da definire i costi per il sistema pensionistico italiano già al collasso. (ANSAmed).
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