Valsusa e Tav, non è solo protesta

http://www.lospiffero.com/buco-della-serratura/valsusa-e-tav-non-e-solo-protesta-15314.html?fb_action_ids=10202210344877651&fb_action_types=og.likes

FISCHIA IL VENTO
Pubblicato Mercoledì 05 Marzo 2014, ore 9,45
 

Attorno alla lotta contro l’alta velocità si è saldata una “eco-comunità” che sperimenta nuove forme di partecipazione. Gestione dei rifiuti, tutela del territorio, beni comuni: secondo l’antropologo Aime un vero laboratorio di politiche alternative

In Valsusa c’è una comunità che si è saldata attraverso l’opposizione al Tav, ma che da lì ha iniziato ad allargare i propri orizzonti, diventando qualcosa di più di un movimento protestatario. La Bassa Valle, in particolare, è ormai un laboratorio di inedite forme di partecipazione democratica e di “politiche alternative” collegate ai temi ambientali, della mobilità sostenibile e dei beni comuni. A sostenerlo è l’antropologo torinese Marco Aime, docente all’Università di Genova, che da tempo studia il fenomeno e che questa sera esporrà le sue tesi durante la seconda puntata di Fischia il Vento, condotta da Gad Lerner su Laeffe, la tv della Feltrinelli, in onda alle ore 21,30 sul canale 50 del digitale terrestre. Trasmissione non a caso dedicata ai nuovi rivoluzionari: dai No Ponte a No Muos, dagli antimilitaristi agli eco-economisti. Partendo dalla Valle di Susa, ovviamente, la cui lotta anche per i servizi segreti italiani è presa a modello ed esempio da tutte le frange del ribellismo nostrano.

«La lotta all’alta velocità ha scatenato una serie di iniziative e riflessioni che vanno al di là del treno». Secondo il professor Aime «è mutato il concetto stesso di democrazia. E’ interessante vedere come la gente abbia iniziato a discutere in assemblea e prendere decisioni in modo collettivo». La conseguenza è che il Movimento sia privo di un unico leader riconosciuto in modo unanime, piuttosto sono emersi una serie di “capi carismatici”, spesso legati ad ambienti e mondi completamente diversi tra loro. Attorno alla lotta al Tav si è assistito alla «costruzione di un’identità» di un gruppo di cittadini che prima neanche si conoscevano e oggi pensano, discutono e agiscono insieme. Non solo di alta velocità.

Non mancano gli elementi per sostenere questa tesi e per dimostrare come la Bassa Val Susa sia ormai qualcosa più di una popolazione che si oppone al Tav. Si pensi, per esempio, all’esperienza di “Etinomia”, un’associazione fondata da un gruppo di imprenditori del territorio che sostengono un’economia “etica” a difesa dei beni comuni. E a proposito di beni comuni, non è un caso, secondo il professor Aime che «proprio in Valle il referendum per l’acqua pubblica abbia ottenuto le percentuali più alte». E lo stesso vale per la gestione dei rifiuti con la raccolta differenziata che in quei territori supera abbondantemente il 50 per cento. Si tratta, inoltre, di una comunità che in questi anni di lotta «non si è chiusa in se stessa e che va ben oltre il classico fenomeno Nimby. Al contrario è in contatto con altri gruppi e movimenti che vanno da L’Acquila al Niger, un’ampissima rete di contatti attraverso la quale diverse esperienze si mescolano e si contaminano in nome della tutela ambientale».

In definitiva, secondo la tesi del professor Aime «è ormai attiva una sorta di ecocomunità, che interpreta il rapporto con l’ambiente non solo in termini di sfruttamento del territorio. In questo senso la minaccia del Tav ha portato la popolazione della Valle a non dare nulla per scontato, ma riflettere e prendere decisioni in modo collettivo».

Valsusa e Tav, non è solo protestaultima modifica: 2014-03-05T12:59:05+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo