L’euro-oligarchia tortura i greci, senza più cibo né farmaci

Il 20 novembre il capo dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha chiesto che i greci «facciano altri sacrifici» per raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Troika. Definire questa una richiesta di sacrifici di sangue non è un’iperbole. Il grosso dei tagli al bilancio greco avviene nel settore sanitario e sociale. Stando al rapporto appena pubblicato dall’Ocse, “Health at a Glance 2013”, la spesa pro capite per la sanità in Grecia è crollata dell’11,1% tra il 2010 ed il 2011, il crollo peggiore in tutti i 34 paesi membri dell’Ocse. È aumentata la mortalità infantile. Come c’era da aspettarsi, il secondo posto va ad un’altra vittima della Troika, l’Irlanda, dove la spesa per la sanità è diminuita del 6,6%. Negli anni successivi la situazione è peggiorata drammaticamente. Ad un incontro dell’Associazione Medica di Atene il 16 novembre, il ministro della sanità greco Andonis Georgiadis è stato accolto da urla di “assassino economico” dalle centinaia di medici e operatori sanitari presenti.

Pochi giorni prima Georgiadis, confermando che l’ente sanitario nazionale avrebbe licenziato oltre 1.200 medici, si era preso tutto l’onore di questa Grecia, bambinidecisione. Oltre 6.000 medici sono già emigrati in cerca di un impiego. La stessa settimana Georgiadis ha ammesso che i pazienti di oncologia hanno liste di attesa di un anno per le cure negli ospedali pubblici, inclusi quelli di Atene e Thessaloniki. Al Policlinico di Iraklio, a Creta, devono aspettare fino all’ottobre 2014! Tutto il sistema è stato gettato nel caos quando sono stati chiusi otto ospedali nell’area di Atene. Uno studio condotto dalla Scuola nazionale di sanità pubblica dimostra che un greco su tre ha ridotto il dosaggio dei propri farmaci per farli durare più a lungo. I pazienti cronici hanno ridotto del 30% Jeroen Dijsselbloemle visite dal 2011 al 2013, perché non possono più permettersi di pagare il ticket.

Questa politica uccide, come dimostra il fatto che negli ultimi 4 anni l’aspettativa di vita è scesa da 81 a 78 anni. E questo non vale solo per gli anziani e gli infermi. L’Unicef riferisce che 600.000 bambini e giovani in Grecia sono malnutriti e vivono al di sotto del livello di povertà, mentre un altro studio ha rilevato che il 60% degli scolari affronta «l’incertezza del cibo» mentre il 23% patisce la fame. Tre famiglie su cinque in aree «socialmente vulnerabili» non sono neanche in grado di offrire ai propri figli una fetta di pane a colazione prima di mandarli a scuola. Decine di migliaia di genitori si sono dovuti rivolgere ad enti per l’infanzia quali “Sos Children’s Villages”, perché non possono più permettersi di nutrirli. Nonostante questi effetti killer, l’intenzione del governo è di ridurre la spesa sociale di un altro 10%. La disoccupazione aumenterà così dal 28 al 34%, con la disoccupazione giovanile arrivata ad un incredibile 64%.

(“L’oligarchia euro chiede altri sacrifici di sangue”, intervento pubblicato da “Movisol” e ripreso da “Megachip” il 3 dicembre 2013).

Ecco chi è (davvero) Danilo Calvani: parla chi lo conosce personalmente

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ECCO CHI è *DAVVERO* DANILO CALVANI: PARLA CHI LO CONOSCE PERSONALMENTE.
 
Conosco personalmente Danilo Calvani da 2 anni: premetto che non sono associato a lui in nessun modo – ovvero non faccio parte del suo Comitato, ne altro – ma ho partecipato a diverse riunioni con lui, ci ho parlato spesso telefonicamente e diverse volte dal vivo per la mia attività di blogger;
 
per esempio a fine Maggio 2012, quando i C.R.A. hanno denunciato Equitalia, che nell’agro pontino ha fatto una STRAGE tra le aziende agricole, alla quale se non riescono a pagare le tasse richieste vengono pignorati i trattori ed i mezzi necessari per lavorare, sancendo l’AFFOSSAMENTO DEFINITIVO dell’azienda:
 
(vedi l’intervista che gli ho fatto: http://youtu.be/IEoLCVLlyMM e gli articoli:http://www.nocensura.com/2012/06/ecco-i-verbali-della-denuncia-equitalia.html –http://www.nocensura.com/2012/05/conferenza-stampa-cra-e-dignita-sociale.html I comitati agricoli guidati da Calvani da ANNI si oppongono con forza ai pignoramenti, bloccando la strada – nel vero senso della parola – agli ufficiali giudiziari e scongiurando i pignoramenti:
 
Circa queste attività del CRA, trovate ampia documentazione sul profilo Facebook di Calvani, nella sezione ‘foto’ sono presenti numerosi articoli:
 
 
A Natale di un anno fa, Danilo Calvani non rispose agli SMS di auguri, rivolgendo gli auguri tramite Facebook e mail: QUESTO VI PUO’ FARE CAPIRE QUALE SIA LA SUA SITUAZIONE ECONOMICA, chi lo conosce lo sa bene.
 
 
Danilo Calvani insieme agli altri agricoltori dell’agropontino e non solo, da ANNI lottano per SOPRAVVIVERE quelle aziende agricole che in molti casi hanno ereditato dai genitori, se non dai nonni, e che oggi lo Stato, con la complicità dei sindacati agricoli subalterni al sistema, sta DISTRUGGENDO:
 
Frutta e ortaggi vengono importati dall’estero, spesso dal nordafrica o dalla Spagna (peraltro senza efficaci controlli…) inoltre la “grande distribuzione” IMPONE prezzi da fame: se vogliono vendere il raccolto, devono accettarli, l’alternativa è far marcire sull’albero i frutti.
 
La grande distribuzione va dai produttori e impone diktat di questo tipo: “noi ti prendiamo tutto il raccolto a 0,05€ – 0,10€ al kg, o niente”… la merce finirà sugli scaffali dei supermercati per 2€ al kilogrammo. Un problema noto nell’ambiente.
 
LA MACCHINA DEL FANGO: SEGNO EVIDENTE CHE IL SISTEMA HA PAURA!!!
 
Al sistema piacciono le parate del sindacato, che paga bus e panino ai partecipanti; le FALSE proteste, quelle “controllate”; il fatto che CENTINAIA DI MIGLIAIA di cittadini di TUTTE le estrazioni politiche e sociali si siano uniti VERAMENTE dal basso, li SPAVENTA: sanno che da queste proteste può scoccare la scintilla del VERO CAMBIAMENTO, ed è per questo che hanno “affilato gli artigli” per DELEGITTIMARE una SACROSANTA PROTESTA.
 
Hanno visto negli occhi di Danilo Calvani la rabbia di coloro che da ANNI, DA SEMPRE, vengono vessati da questo stato INIQUO E SEMPRE PIU’ DITTATORIALE, PROPRIO OGGI NEL SILENZIO GENERALE è PREVISTA LA CENSURA DEL WEV DA PARTE DI AGCOM: (VEDI: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/11/agcom-12-dicembre-una-data-da-ricordare-per-linternet-italiano/809866/)
 
LA GESTIONE MEDIATICA DELLA VICENDA “ASSALTO DEI FORCONI ALLA LIBRERIA: BRUCIATE I LIBRI” http://www.unita.it/italia/assalto-dei-forconi-alla-libreria-br-chiudete-bruciate-i-libri-1.539101 E’ INDECENTE ALMENO QUANTO QUEL GESTO PAZZESCO:
 
SI TRATTA DEL GESTO DI QUALCHE IMBECILLE, IMBECILLI CHE NON MANCANO MAI NEMMENO ALLE MANIFESTAZIONI DI SISTEMA, MA SE IL CORTEO FOSSE STATO DELLA CGIL NON AVREBBERO MAI TITOLATO “ASSALTO DELLA CGIL ALLA LIBRERIA”…
 
STANNO CERCANDO DI DELEGITTIMARE UN INTERO “MOVIMENTO” (che poi movimento non è: qua non c’è un’organizzazione partitica/politica) CON I GESTI DI POCHI IMBECILLI CHE NON MI SENTO DI ESCLUDERE SIANO “PILOTATI” DA QUALCUNO.
 
La protesta è PACIFICA: GUARDATE COS’è SUCCESSO A MILANO, PIAZZALE LORETO: il pullman degli ultras dell’Ajax, che erano a Milano per la partita, irritato dal blocco è sceso e ha AGGREDITO i manifestanti a cinghiate: ANZICHE’ REAGIRE, I MANIFESTANTI SI SONO SEDUTI TUTTI A TERRA, per permettere alla polizia di isolare i facinorosi che gridavano “hooligans”… NON HANNO REAGITO, HANNO AVUTO SANGUE FREDDO: si tratta di cittadini vessati dalla crisi, commercianti, artigiani, disoccupati… se erano i “fascisti” come a qualcuno piace dipingerli, forse l’epilogo sarebbe stato diverso.
 
 
VERGOGNOSO il fatto che i tifosi violenti, volto coperto e armati di cinghia, anziché essere denunciati, sono stati accompagnati al bus e gli hanno liberato la strada: SE ERANO I NOSTRI TIFOSI A FARE LO STESSO AD AMSTERDAM, FINIVANO IN CELLA, come è accaduto ai tifosi della Lazio in Polonia; anche in quel caso, quando i tifosi polacchi sono venuti a Roma e hanno messo a ferro e fuoco la città, l’hanno passata liscia, a differenza dei ‘nostri’… ma questo è un altro discorso….
 
Talvolta non sono d’accordo con le idee espresse da Calvani; come lui certamente non sarà concorde con tutte le mie idee. MA DAVANTI A QUESTA STRUMENTALIZZAZIONE SCHIFOSA, NON POTEVO TACERE: E INVITO TUTTI COLORO CHE, COME ME, HANNO AVUTO MODO DI CONOSCERE DANILO CALVANI A TESTIMONIARE CIRCA LA SUA SITUAZIONE E LA PERSONA.
 
DANILO CALVANI è UN UOMO ONESTO, UN PADRE DI FAMIGLIA, I PENNIVENDOLI CHE LO HANNO DIFFAMATO, STRUMENTALIZZANDO, DEVONO VERGOGNARSI: MA LORO SONO ABITUATI A MANIPOLARE, DISTORCERE, INFANGARE… SONO BEN PAGATI PER QUESTO…
 
VEDIAMO SE QUALCUNO DI LORO RIPORTERA’ QUESTA TESTIMONIANZA… nemmeno ci pensano… faranno finta di non leggerla, come al solito, nonostante si raggiunga OLTRE MEZZO MILIONE DI ITALIANI: dal blog di Nocensura.com – SENZA CITARLO – attingono notizie quando fa comodo loro…
 

La Produzione Industriale dell’Eurozona va molto male ad Ottobre 2013. Male l’Italia negli ultimi 3 mesi, ma la Francia va ancora peggio

ma che dite? Abbiate fiducia nella santa TROIKA e nei tecnici competenti e presentabili, loro sanno cosa è meglio per noi. Fidatevi e non contestate gli organi dell’europa dei popoli….

12 dicembre 2013

Netto calo per la produzione industriale europea in ottobre: secondo Eurostat, è infatti diminuita dell’1,1% nell’Eurozona e dello 0,7% nell’Ue a 28 paesi. In Italia il dato è in controtendenza, con un aumento della produzione pari allo 0,5% in ottobre. Il dato europeo resta positivo su base annuale, con un aumento dello 0,2% nell’Eurozona e dello 0,8% in Ue rispetto all’ottobre 2012. A trascinare il ribasso in ottobre è stata soprattutto la produzione di energia, in calo del 4% nell’Eurozona e del 2,7% in Ue.
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Guardando i trend si nota che:
– I Paesi UE senza euro performano meglio di quelli dell’Eurozona(tendenza consolidata dal 2011)
– Nell’Eurozona, la Germania regge, e gli altri arrancano (tendenza consolidata da svariati anni)
– Tra i “dannati” la Spagna ha negli ultimi mesi un trend migliore dell’Italia
– Novita’: negli ultimi 3 mesi la Francia riesce nell’impresa di far peggio sia di Italia che di Spagna
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Brasile:Deficit di 450 milioni di euro per Mondiali ed Olimpiadi (Ercole)

Quanto costa portare a Rio i Mondiali del 2014 e le Olimpiadi del 2016?
 
Le spese per l’organizzazione dei Mondiali di calcio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016 hanno svuotato le casse dello Stato di Rio de Janeiro, che ha accumulato il peggior deficit di tutto il Brasile.
 
Infatti a quanto pare le manifestazioni di protesta che hanno attraversato il Brasile lo scorso giugno – contro l’aumento dei prezzi dei trasporti pubblici e contro le faraoniche spese per l’organizzazione dei grandi eventi sportivi sopracitati – sono rimaste inascoltate, tanto che le casse del Brasile sarebbero vuote con un deficit di oltre 450 milioni di euro, ovvero 1,3 miliardi di reais.
A dirlo è la stampa locale che denuncia i tagli alle spese imposti dagli altri Stati federati del Brasile per cercare di far fronte agli investimenti di circa 4,1 miliardi di reais, ovvero 1,4 miliardi di euro per realizzare lo Stadio dove si svolgerà la finale dei Mondiali di calcio e la linea 4 della metropolitana ideata per le Olimpiadi.
 

CAOS ITALIA

giovedì 12 dicembre 2013
 
capitalismo_Italia
Lasciamo pure  perdere i dati macroeconomici che sono drammatici e continueranno ad esserlo ancora a lungo,  condannando l’Italia senza appello e senza possibilità di salvezza. Lasciamoli stare, e concentriamoci su altri elementi.
 
Si da il caso che la settimana scorsa la Consulta abbia sancito l’illegittimità del Porcellum.
 
Abbiamo già scritto che, ad una prima (banale) interpretazione, si potrebbe affermare che sarebbero illegittimi tutti i parlamenti eletti da 8 anni a questa parte. Quindi, di conseguenza, secondo questa logica, sarebbero illegittime tutte le leggi votate, i trattati internazionali, tutti i governi succeduti. Lo stesso Presidente della Repubblica sarebbe illegittimo, come lo sarebbe anche la stessa Corte Costituzionale che ha stabilito l’illegittimità del Porcellum.
 
Quindi, tutto illegittimo e tana libera tutti?
Non proprio. Ovviamente le cose non stanno come si pensa, almeno da un punto di vista giuridico. E sul tema esiste una nutrita letteratura, oltre a buon numero di sentenze secondo le quali tutti gli atti compiuti -che quindi hanno prodotto effetti giuridici- sarebbero fatti salvi (si approfondisca qui l’argomento).
 
Tuttavia, è chiaro che la sentenza va ad incidere su di un  nervo particolarmente teso, scoperto  e sensibile almeno nell’opinione pubblica, esasperata da anni di crisi, da reiterate  menzogne, da false speranze e, più in generale, dalla inettitudine di una classe politica che risalta agli onori della cronaca planetaria per il suo pressapochismo e per la sua conclamata incapacità.
 
Perché, se è vero che la dottrina e la giurisprudenza sembrano colmare il vuoto di potere (con tutte le inimmaginabili conseguenze, in caso contrario) che una simile sentenza potrebbe determinare, è altrettanto vero che non colmano affatto il malcontento popolare e l’esasperazione montante in ampi  strati della popolazione, provata da lunghi anni di crisi economica che colpisce duramente i ceti più deboli, ma anche quelli apparentemente più forti.
 
 E questo è tanto più vero e amplificato se si considera che, nei giorni passati, la stessa casta contro la quale la stessa sentenza si rivolge, si è affrettata ad affermare che tutto sarebbe pienamente legittimo e  che quindi anche il Parlamento sarebbe legittimato a legiferare (a tal riguardo, a titolo esemplificativo,  si consultino  le dichiarazioni di  Napolitano e della Boldrini).
 
Come dicevamo, se è vero che il Parlamento gode comunque di una legittimità “formale”, agli occhi dell’opinione pubblica, questa istituzione  non  sarebbe legittimata  da un punto di vista MORALE.  E tanto più non lo sarebbero anche il Governo e lo Stesso Presidente della Repubblica, stante anche le modalità  rocambolesche (solo per usare un eufemismo) con la quali queste istituzioni sono state nominate, del tutto irrituali rispetto ai criteri democratici  alle procedure consacrate in oltre sessant’anni di vita repubblicana.
 
Risultato: esasperazione della popolazione e risentimento popolare crescente.
 
E la prova di questo stato di cose ce la offre proprio le manifestazioni che si stanno svolgendo più o meno in tutta italia, per ora in modo sostanzialmente pacifico, stando a quanto è dato capire.
 
Ad esasperare la situazione contribuiscono anche i toni mistificatori usati da parte della politica, che segnalano una netta asimmetria cognitiva rispetto alla reale situazione del Paese e al destino che ci attende. E  il discorso profuso proprio ieri dal Presidente Letta alla camera per ottenere la fiducia, ne costituisce un paradigma. Sovvertire la realtà  sulla crisi economica e, in questa condizione,  offrire false speranze di fantasiose riprese economiche, costituiscono un baluardo al quale si aggrappa la nomenclatura politica del Paese al fine di mantenere più a lungo possibile lo status quo.
 
Peccato che tutto ciò si consumi  sulle sofferenze e sul dolore  di milioni di persone, ormai ridotte alla miseria e, cosa ancor più grave, senza alcuna prospettiva per l’imminente futuro. Ma neanche per quello meno immediato, a dire il vero.
 
Il rischio, quale sarebbe?
 
Oltre a quello di una degenerazione degli eventi da parte di facinorosi e di animi sempre più esasperati e afflitti dalla miseria, il rischio sarebbe proprio quello che i cittadini non riconoscano più l’autorità dello Stato, soprattutto in ambito fiscale e tributario. Comportamento, questo,  esasperato dai metodi vessatori praticati dall’agente della riscossione e che troverebbe terreno fertile  in una pretesa tributaria oggettivamente insostenibile e nella schizofrenia con la quale il governo tende a legiferare sulla materia fiscale.  E in questo  caso giova segnalare che, proprio nei giorni scorsi, sulla stampa si è letto che un nutrito gruppo di contribuenti, in Liguria, si sarebbero pubblicamente ribellati al pagamento della Tares, facendo carta straccia degli avvisi di pagamento emessi dal Comune.
 
A sostegno di quanto poc’anzi affermato, si potrebbero enunciare infiniti esempi di provvedimenti fiscali emanati dal Governo che tendono a disorientare il contribuente e a stimolarne l’infedeltà fiscale. Non ultimo lo sconcio offerto a proposito del pagamento della seconda rata dell’Imu, e il contestuale aumento degli acconti di imposta a carico dei contribuenti, già ampiamente martoriati dalla crisi.
 
La logica e  il buon senso imporrebbero che la classe politica del paese prendesse atto della loro disfatta inappellabile, conclamata in maniera evidente  anche dal perseguimento  di logiche  che si sono dimostrate ampiamente distruttive a tutti livelli. Quindi, un cambio di visione strategica, oltre ad essere auspicabile, appare ancor più non rimandabile. Anche perché è semplicemente inimmaginabile pensare che il dramma  che si sta consumando possa essere risolto dalle stesse persone e dalle stesse politiche che lo hanno determinato.
 
In tutti questi anni di crisi le logiche che si sono osservate nella gestione della crisi, sono state ispirate in modo del tutto censurabile all’anatema secondo il quale l’Italia sarebbe dovuta essere salvata, costi quel che costi. Perchè, secondo loro, il salvataggio dell’Italia sarebbe propedeutico anche a quello degli italiani, quando  in realtà le vere ragioni ispiratrici di tali politiche, risiedono nella volontà di tentare di salvare sistemi destinati comunque ad implodere sotto il peso degli orrori che li hanno generati.
 
Salvare l’Italia uccidendo al tempo stesso gli italiani, assume tutti i connotati della disfatta. Basti  pensare che non potrà mai  esistere  una nazione Italia senza che esistano gli italiani. Salvare gli italiani consente di salvare l’Italia. E non il contrario.  Fin quando non si comprenderà questo sacrosanto e banalissimo concetto, tutto sarà destinato a peggiorare, drammaticamente.
http://www.vincitorievinti.com/2013/12/caos-italia.html?utm_source=pulsenews&utm_medium=referral&utm_campaign=Feed%3A+vincitorievinti%2FhYpR+%28VINCITORI+E+VINTI%29salvare gli italiani in Italia? Ma che cosa razzista, l’economia deve andare bene altrimenti le risorse non possono integrarsi, gli italiani? Che si suicidino

UKRAINE : WASHINGTON TIRE LES FICELLES ET L’UE PORTE LES VALISES !

Luc MICHEL pour PCN-INFO / 2012 12 13 /

avec AFP – PCN-SPO /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office PIH - LM washington tire les ficelles a Kiev (2013 12 13) FR

Dès les premières heures du coup d’état rampant occidental à Kiev, je n’ai cessé d’insister sur le fait que l’UE, avec son pseudo « partenariat oriental », n’est qu’un instrument. L’agenda est celui de l’OTAN, avec son expansion à l’Est. Et ce sont les USA qui sont à la manoeuvre.

Même les médias de l’OTAN commencent à évoquer le véritable rôle de Washington à Kiev. « Quand les USA conseillent l’Ukraine » titre l’AFP ce jour qui précise que « Les Américains sont entrés avec fracas dans la crise ukrainienne, distribuant les mises en garde et les menaces de sanction ».

L’opposition ukrainienne, dirigée depuis Berlin et Bruxelles, entame sa troisième semaine de manifestations contre le président Ianoukovitch, au moment même où ministres et diplomates occidentaux, en violation de leur statut diplomatique, excitent dans la rue à Kiev les foules manipulées. Et où Washington « réfléchit à d’éventuelles sanctions » et « met en garde Kiev contre tout envoi de l’armée contre les manifestants ». Vous avez-dit ingérence ?

“Je ne vais pas entrer dans les détails (mais) nous envisageons certaines options politiques –bien évidemment aucune décision n’a été prise– et les sanctions en font partie”, a déclaré la porte-parole de la diplomatie américaine Jennifer Psaki. Le secrétaire américain à la Défense Chuck Hagel a de son côté « mis en garde », au cours d’un appel téléphonique, son homologue ukrainien Pavel Lebedev contre tout envoi de soldats contre les opposants: “Il a souligné les dégâts que pourraient causer toute intervention de l’armée pour réprimer les manifestations et a appelé à la retenue”, a déclaré un porte-parole du Pentagone.

Le président ukrainien, Viktor Ianoukovitch, a promis dans la soirée de “ne jamais recourir à la force contre des manifestants pacifiques”. Dans un communiqué, il a appelé l’opposition à “ne pas suivre la voie de la confrontation et des ultimatums”, mais à dialoguer avec les autorités.

 L’UE ALLIEE AUX NEOFASCISTES ANTISEMITES :

OU SONT LES « VALEURS » DE LADY ASHTON ?

Quelque milliers de personnes étaient rassemblées hier  place de l’Indépendance. Les manifestants renforçaient les nouvelles barricades dressées dans la journée à l’aide de sacs de sable ou de neige tassée. Alors que la secrétaire d’Etat américaine adjointe, Victoria Nuland, et le chef de la diplomatie européenne, Catherine Ashton, étaient à Kiev « pour une médiation » (sic), mais descendaient elles aussi, exciter les émeutiers dans la rue.

Les forces de l’ordre avaient également tenté de reprendre aux manifestants la mairie de Kiev – un scénario occidental déjà vu à Belgrade en 2000 et à Tbilissi en 2003 -, dont l’opposition fait son QG depuis dimanche. Les policiers ont cependant là aussi rebrousser chemin après avoir été aspergés à l’aide d’une lance à incendie par moins dix degrés environ et face à une foule hostile. Les Américains et leurs valets Européens, Lady (sic) Ashton en tête, ont évidemment vivement dénoncé l’opération de police de la nuit précédente.

Ashton s’est dite “très impressionnée par la nature pacifique et courageuse des manifestations en cours en soutien aux aspirations européennes” de l’Ukraine. Elle évite, comme tous les occidentaux, d’évoquer le noyau dur des « pro-européens » : les troupe de choc néofacistes et antisémites de SLOBODA, l’ex ‘Parti National Social Ukrainien’, nostalgique des pogroms et des hordes bendéristes de 1941-45.

La France, vassalisée à Wasghington, a également souligné qu’elle “récusait tout usage de la force”, par la voix du ministre des Affaires étrangères Laurent Fabius. La représentante américaine, Victoria Nuland, qui a rencontré M. Ianoukovitch mercredi, a indiqué lui avoir “dit clairement que ce qui s’était passé la nuit dernière était absolument inadmissible dans un Etat démocratique” (sic). Oubliant comment les USA ont traité les manifestants d’’Occupy Wall-Street’. Ou l’UE les grecs et les espagnols anti-banksters …

Elle s’est aussi rendue dans la journée sur la place de l’Indépendance. L’Ukraine a “toujours une possibilité de sauver son avenir européen” en reprenant des discussions avec l’UE et le Fonds monétaire international (FMI), a-t-elle déclaré. C’est la décision, fin novembre, de la direction ukrainienne de renoncer à un accord d’association avec l’UE, couplé à un prêt du FMI – qui aurait livré une Ukraine en faillite aux banksters et aux requins de l’UE -, pour se tourner vers Moscou, qui offrait une aide immédiate et conséquente sans s’emparer de l’économie ukrainienne, qui a fait déclencher par les Occidentaux, via leurs valets ukrainiens, une « révolution de couleur » qui voudrait imiter (on en est loin) la “Révolution orange” pro-occidentale de 2004.

 LES 20 MILLIARDS DE MOSCOU CONTRE LES 400 MILLIONS DE BRUXELLES …

Ebranlé par le chantage et représentant d’un pouvoir faible et lâche – car un pouvoir d’état véritable aurait immédiatement expulsé diplomates et politiciens occidentals -, le Premier ministre ukrainien, Mykola Azarov, a affirmé hier que « Kiev était prêt, moyennant une aide de 20 milliards d’euros en investissements, à signer un accord d’association avec l’UE plutôt que de se rapprocher de Moscou ». 20 millierds, précisément l’aide proposée par Moscou !

“Nous n’allons pas jouer avec les chiffres. La prospérité de l’Ukraine ne peut pas être l’objet d’un appel d’offres où le mieux-disant gagne le prix” (sic), a réagi un porte-parole de la Commission européenne, Olivier Bailly, à Bruxelles. A Berlin, un porte-parole de la chancelière allemande Angela Merkel a estimé qu’avec le chiffre avancé par M. Azarov, les dirigeants ukrainiens semblaient vouloir “faire diversion” quant à leur responsabilité concernant la situation dans leur pays.

En réalité l’UE en crise n’a évidemment pas les moyens de mettre ces 20 milliards sur la table. L’UE propose du vent. « On s’assied, on signe, nous donnons des miettes et nous prenons tout dans 6 mois », voilà les propositions de Bruxelles. Qui se moque bien de l’Ukraine et des Ukrainiens. Le but c’est Kiev dans l’OTAN et la Russie isolée !

Luc MICHEL

http://www.lucmichel.net/2013/12/12/pcn-info-ukraine-washington-tire-les-ficelles-et-lue-porte-les-valises/

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PUTIN: ‘NO ONE WILL PREVAIL OVER RUSSIA MILITARILY’

Luc MICHEL for EODE-TV /

with RT – RIA Novosti – EODE Press Office / 2013 12 12 /

https://www.facebook.com/EODE.TV

https://vimeo.com/eodetv

http://www.eode.org/

EODE-TV - Putin russian military priorities (2013 12 12) ENGL 1

“Russia will not allow any nation to dominate it in military terms”, the Russian president said. Some nations are developing new kinds of weapons, which may tip the global strategic balance, but Russia knows how to counter them. “Let no one have illusions that he can achieve military superiority over Russia. We will never allow it,” Vladimir Putin said in a speech to the Federal Assembly this December 12, 2013, the joint session of the two chambers of the Russian parliament.

 Video of RT on:

https://www.facebook.com/photo.php?v=608469732533706

https://vimeo.com/81767036

‘NO ONE WILL PREVAIL OVER RUSSIA MILITARILY’:

PUTIN EYES $700BN TO ADVANCE ARMY

EODE-TV - Putin russian military priorities (2013 12 12) ENGL 2

Of particular concern for Russia are the elements of the US-built national anti-ballistic missile system defense (AMD), which it plans to deploy in Europe. The project was for years justified by the perceived threat from countries like Iran. The controversy over Iran’s nuclear program may soon be settled, but the AMD goes on as planned, Putin pointed out.  “We realize clearly that the AMD system is only called defensive, while in fact it is a significant part of the strategic offensive potential,” he stressed.

Moscow’s objections to European AMD and Washington’s failure to guarantee that it would not be targeted against Russia, have long mired bilateral relations. But apart from the military aspect, the future system also serves America’s desire to stop Europe drifting away and bond it closer, Aleksey Pushkov, the chair of the Foreign Affairs committee in the Russian parliament, told RT. “The NATO bond is becoming weaker and weaker. Very few European countries are fulfilling their financial obligations towards NATO,” he said, citing complaints by the alliance chief, Anders Fogh Rasmussen, during the latest Munich security conference.

“The United States desperately needs Europe as its ally. And AMD is probably designed to supply such a bond,” Pushkov added. “But this cannot be explained this way. It looks like militarization – which it is. So you have to invent and say it’s about North Korea or Iran.”

Putin also added that Moscow monitors the development of new kinds of weapons by other nations, including small-yield tactical nuclear weapons, conventional precision strategic missiles and hypersonic precision weapons.  The latter may give technological means for a so-called “decapitating strike” a massive surprise attack on a nation’s key infrastructure, including strategic missile silos, communication hubs or government buildings, which in theory would do enough damage to avoid a massive retaliation nuclear strike.

“If all those plans are realized, it may cause a very negative effect on regional and global stability. Other nation’s build-up of conventional precision strategic systems combined with the increase of the AMD capabilities may nullify all previous agreements on the limitation and reduction of strategic nuclear weapons and tip the strategic balance of power,” Putin said.

He was apparently alluding to the New START, the 2010 nuclear reduction treaty between Russia and the US, which was praised as one of major foreign policy victories during Barack Obama’s first term.  The treaty was signed amid conflict over the European part of the AMD system. Instead of settling the issue, Moscow and Washington agreed to go with the deal and discuss the antimissile shield later. So far no compromise has been found.

“We realize all this and know what we need to do,” Putin warned.

 “RUSSIA WILL RESPOND TO ALL THE CHALLENGES, BOTH POLITICAL AND TECHNOLOGICAL”

The Russian military is putting a lot of resources into developing new nuclear strategic missiles as well as its launch systems, including nuclear-powered submarines and strategic bombers. It is also laying out plans to create an integrated space-based system for global real-time reconnaissance and targeting, which would improve Russia’s ability to use its nuclear arsenal, the Russian president said.

“Russia will respond to all the challenges, both political and technological. We have all the necessary potential,” was his assurance.

Putin’s comments were mirrored by similar statements from Deputy-PM Dmitry Rogozin, who oversees the Russian military and defense industry. He too warned that Russia has the mean to defend itself from advanced and future weapons. “Any aggressor has to realize that whatever he does in terms anti-ballistic missile defense or the attempts to reach hypersonic speeds to deliver precision weapons, to neutralize Russia’ nuclear potential, it would be nothing more than an illusion, and will stay that way. We are not going to sit idle,” he told journalists.  He added that unlike Soviet Union, Russia would not allow to be dragged into costly arms race and will maintain military parity through asymmetrical means.

The military modernization program that the Russian government is currently implementing has allocated $700 billion to be spent by 2020.

EODE-TV / EODE Press Office

http://www.eode.org/eode-tv-geopolitics-putin-no-one-will-prevail-over-russia-militarily/

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Pic : The Yury Dolgoruky nuclear-powered submarine (RIA Novosti)

Big Brother ‘à la française’

PCN-INFO / ANTI-AMERICANISME / BIG BROTHER : VOTRE WEBCAM CONTROLEE PAR LES “SERVICES”

Fabrice BEAUR pour PCN-INFO / 2012 12 11 /

avec Atlantico – PCN-SPO /

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PIH - FB big brother US (2013 12 12)  FR

Après vos Email surveillés, vos communications interceptées, votre mobile géolocalisé, voici la prise de contrôle de votre Webcam (et donc du micro) …

C’est ce genre de “surveillance” que le gouvernement français veut rendre légal via sa Loi de programmation militaire par un simple article (article 13) qui va donner à la police (DCRI) et aux renseignements militaires (DRM) l’autorisation de faire ce qu’ils veulent sans contrôle aucun.

Le Système se dote de moyen de plus en plus sophistiqué afin de contrôler les populations.

A noter que c’est sous un gouvernement de “gauche” que ce ‘Patriot Act à la française’ va être voté (*). Pourquoi, la droite ne l’aurait pas fait ? Non ! Elle aurait agit de la même manière. Car toute les deux (et pas seulement) constituent le “parti américain” en France dans le cas qui nous intéresse ici. Ce n’est pas pour rien que le gouvernement Hollande-Ayrault comporte pas moins de six “Young Leader” cornaqués depuis des années par la ‘French-American Foundation’. Qui ? François Hollande, Pierre Moscovici, Arnaud Montebourg, Marisol Touraine, Najat Vallaud-Belkacem, Aquilino Morell.

La 5eme colonne atlantiste est bien installée et elle met en place les mêmes outils de surveillance et de contrôle des populations européennes que ses maîtres américains.

Cela m’amène à réaffirmer ici une analyse politique que le PCN a toujours faite : la vraie ligne de démarcation entre révolutionnaires, entre vrais Européens et réformistes, rebelles de pacotille, c’est bel et bien l’anti-américanisme ! Au PCN, nous avons toujours été les premiers a désigner L’ENNEMI principal : l’Impérialisme américano-sioniste !

Il y a les patriotes européens, les militants de la Cause des Peuples d’un côté, notre camps. De l’autre, les kollabos de l’impérialisme US, atlantistes pour faire politiquement correct, de l’extrême-gauche trotskiste en passant par la direction d’un PC révisionniste depuis déjà fort longtemps, une social-démocratie qui a perdu son âme depuis 1914, une droite réactionnaire et libérale à souhait (contraire à l’esprit français) et une extrême-droite dont la radicalité des propos ne cache point longtemps son appartenance au camps occidental.

C’est notre chemin. Il a été solitaire des années mais aujourd’hui nos idées sont partagées par beaucoup. Notre combat est toujours difficile mais il n’y a pas d’autre voie pour guider l’avant-garde militante anti-Système sur la juste ligne d’une pratique politique efficace.

Le PCN se veut une Ecole de formation pour les Cadres de la Grande-Europe combattante d’aujourd’hui et de demain. Si vous souhaitez avoir une vie militante exigeante faite de travail quotidien dans le cadre d’une Communauté militante transnationale, alors rejoignez l’Organisation transnationale communautariste, rejoignez le Parti Communautaire National-européen, le PCN-NCP !

Fabrice BEAUR,

Secrétaire-général du PCN

(*)  Notez l’ironie que l’info sur la ‘NSA à la française’ ait été diffusée sur un site … atlantiste !

http://www.atlantico.fr/pepites/espionnage-fbi-peut-espionner-votre-webcam-921358.html

http://www.lucmichel.net/2013/12/12/pcn-info-anti-americanisme-big-brother-votre-webcam-controlee-par-les-services/

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BOMBE CARTA ALLA SAPIENZA DI ROMA, GLI AGENTI FANNO IRRUZIONE. I MANIFESTANTI: “OGGI NON VI LEVATE I CASCHI?”

PAESE IN RIVOLTA
Studenti contro il governo, la polizia stavolta carica
di Luca De Carolis

I fumogeni e le bombe carta, le cariche della polizia e i fermi, i feriti e le accuse incrociate. Campo di battaglia, il più affollato ateneo d’Europa. Nel Paese che ormai è tutto un corteo, i segni e l’aria da rivolta invadono anche l’università La Sapienza di Roma, con scontri come non se ne vedevano da molti anni da quelle parti. Il bollettino ufficiale parla di due agenti con ferite lievi e due manifestanti denunciati. La sensazione è quella di una rabbia alimentata anche da scene viste altrove, in questi giorni di tensioni continue. Sempre ieri, e sempre a Roma, la polizia ha caricato davanti al ministero della Pubblica Istruzione, dove manifestavano i lavoratori dei servizi di appalto alle scuole. Un pomeriggio lunghissimo, quello in viale Trastevere, con falò accesi dai manifestanti e un cassonetto dato alle fiamme. L’involontaria miccia del caos alla Sapienza è stata la conferenza sulla green economy “La natura dell’Italia”, nel Rettorato.    ASSENTI i due principali invitati, Napolitano e Letta (il premier ha mandato un video messaggio), in aula si materializzano tre ministri: il responsabile dell’Ambiente, Andrea Orlando (organizzatore dell’evento), Fabrizio Saccomanni (Economia) e Beatrice Lorenzin (Salute). C’è anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Fuori, sin dalle 9, studenti e specializzandi delle tre università romane assieme a dipendenti della Sapienza: ma anche ex studenti e cani sciolti, a gonfiare la protesta “contro i signori dell’austerity”, quelli dei “tagli alla formazione e alla salute”. Così recitano striscioni e manifesti sparsi da giorni per tutte le facoltà, da Lettere fino a Scienze Politiche, a preannunciare un giovedì complicato. Le scritte citano Napolitano e Letta: “Non siete i benvenuti, la nostra università non è una passerella”. Ma la loro assenza non fa saltare il corteo. Le transenne attorno al Rettorato confermano la giornata difficile, ma davanti all’ingresso ci sono solo alcuni agenti della Digos, in borghese. “Gli uomini del Reparto Mobile erano all’esterno della Sapienza, pronti a intervenire, non c’è stata sottovalutazione” spiegheranno in serata dalla Questura. La certezza è che di prima mattina il corteo supera le transenne. In testa uno striscione: “L’università è di chi la vive, non di chi la distrugge” . Come accompagnamento, cori, fumogeni, persino qualche fuoco di artificio. Un gruppo spunta con striscione dal tetto di Fisica. Gli agenti provano a fermare il corteo a spinte, senza esito. I ragazzi sono presto sotto il portico del Rettorato: qualcuno indossa le maschere di “V”, protagonista dell’omonimo film, icona delle rivolte di ogni tipo. Volano petardi, bombe carta, uova. I fumogeni arrivano dentro il corridoio interno.    POI PERÒ irrompono gli agenti in tenuta anti-sommossa. Li ha chiamati il rettore Luigi Frati, ex preside della facoltà di Medicina, noto ai più perché proprio a Medicina insegnano sua moglie e i due figli. Arriva la prima carica. “Ci hanno assaltato da dietro, alle spalle” sosterranno poi gli studenti. L’impatto li disperde. Ma il corteo si ricompatta presto, e si ripresenta davanti al muro della Celere. La seconda carica parte improvvisamente, e travolge tutto. Si vede un giovane trascinato in terra. Fermati due ragazzi: il 26 enne Damiano    C. già arrestato nel gennaio 2012 per gli incidenti dell’estate precedente in Val di Susa, e il 20enne Alessandro C., con lo zaino zeppo di “materiale pirotecnico”. Rilasciati quasi subito, vengono denunciati a piede libero. La conferenza prosegue. Frati invita i ministri a restare con una simil-battuta: “Solo qualche botto, si avvicina Capodanno”. Una studentessa interrompe i lavori. Le danno il microfono: “Ho sentito bellissime parole, ma c’è una grandissima frattura con quel che accade fuori. Le politiche del governo distruggono l’università e il lavoro”. Orlando replica: “Il dialogo non si sviluppa con le bombe carta”. Rifondazione e Flc Cgil protestano per le cariche della polizia. Fuori dell’aula il clima torna tranquillo. Il cordone di agenti presidia la zona, gli studenti riaccolgono i due fermati e si riuniscono in un’assemblea all’aperto, vicino alla facoltà di Fisica. Intanto i muri si sono riempiti di scritte contro la polizia. Spazio anche per l’ironia: “Oggi non ve li levate i caschi?”. Inizia l’assemblea. L’obiettivo di quasi tutti è Frati: “Ha chiamato la polizia, si deve dimettere”. Fioccano interventi contro i “politici illegittimi”, c’è chi rivendica di aver “lasciato a casa Napolitano e Letta”. Altri invocano i fondi per gli specializzandi. A margine, Mattia, 23 anni. Studiava a Roma Tre, “ma ho lasciato, non ce la facevo a pagare le tasse universitarie”. Ora lavora da cameriere, in nero, a 500 euro al mese. “Non so che farò da grande, sono scoraggiato” ammette. Perché sei alla Sapienza? “Bisogna protestare contro quello che ci fanno: si deve partecipare così, votare è inutile”. Vorresti tornare a studiare? “Mi piacerebbe, ma non ho i soldi. Ci hanno tolto tutto ormai”. In serata, occupata Scienze Politiche. Oggi previsto un corteo dalla facoltà di Lettere, verso la sede di Filosofia a Villa Mirafiori. Obiettivo, contestare Frati.    Twitter: @lucadecarolis

Alcuni momenti degli scontri di ieri. Sopra, il rettore Luigi Frati LaPresse

TRE MINISTRI ALL’ATENEO    Napolitano e Letta, invitati, non si vedono “Non siete i benvenuti” recitavano gli striscioni. Due manifestanti denunciati, due agenti feriti

Non chiamiamoli forconi. Contro la povertà c’è solo “Fermiamo l’Italia”

http://www.huffingtonpost.it/guido-viale/non-chiamiamoli-forconi-contro-la-poverta-ce-solo-fermiamo-litalia_b_4426226.html?utm_hp_ref=italy&utm_hp_ref=italy

Guido Viale – Economista ed ecologista

Pubblicato: 12/12/2013 11:48

So ben poco, oltre a quanto ciascuno di noi può desumere da foto, filmati, reportage e commenti pubblicati da giornali e internet in questi giorni, o da qualche incontro fortuito, sul movimento “Fermiamo l’Italia” ovvero “9 dicembre“; ma non mi sento per questo in una condizione molto diversa da altri commentatori, perché tutti sono (siamo) stati presi alla sprovvista dall’esplosione di questa rivolta: covata, ma anche preparata e cresciuta per più di un anno, fuori dal cono di luce dei media. Quanto scrivo non ha quindi la pretesa di un’analisi di questo movimento, né vuole sovrapporsi ad esso per fornirgli un “orientamento”. E’ solo un modesto tentativo di aprire una discussione con qualche lettore di un’area politica e culturale a cui di fatto appartengo, anche se ne condivido sempre meno perimetro e impostazioni.

Innanzitutto, non chiamiamoli “Forconi“.

Forconi è il simbolo delle jacqueries di un tempo – un arnese peraltro un po’ attempato, come lo sono la falce e il martello – ovvero la sigla di una delle componenti di questo movimento. La maggior parte dei coloro che partecipano al movimento l’hanno chiamato – e non a caso – “Fermiamo l’Italia” o “9 dicembre”. Rispettiamone la volontà.

Per mesi si è svolto su riviste e blog di sinistra un dibattito – a cui non ho partecipato, ma che ho seguito con attenzione – sul perché in Italia non ci siano stati movimenti di piazza analoghi a quelli di Grecia, Spagna o Stati Uniti, nonostante che il nostro paese sia uno di quelli più colpiti dalla crisi, dall’economia del debito e dal malgoverno. La risposta più intelligente e completa – ma non per questo la più convincente – a questo interrogativo è stata quella del collettivo WuMing: il movimento Cinque stelle avrebbe di fatto assorbito e incanalato una tensione prevenendone l’esplosione in piazza;

Adesso eccolo quel movimento! In forme completamente diverse da quelle che chiunque – e in particolare la cultura della “sinistra” e il movimento dei comitati, dei centri sociali e delle associazioni; ma in gran parte anche il movimento Cinque stelle – se lo sarebbe potuto o voluto aspettare. Ma prodotto incontestabile della crisi, dei debiti e del malgoverno. Non è e non sarà la sola manifestazione di rivolta contro questo stato di cose. Quella rivolta l’abbiamo già vista, in forme più ordinate e produttive, in Val di Susa (là dove le “larghe intese” sono state progettate e sperimentate per imporre il Tav, uno dei più infami e devastanti prodotti a cui è approdata quella cultura della crescita senza obiettivi che impronta di sé tutto il pensiero unico); oppure tra i lavoratori e i cittadini liberi e pensanti di Taranto; o, in forme più conformi a una visione consolidata del conflitto di classe, tra di dipendenti dell’ATM di Genova. Ne vedremo altre nei prossimi mesi, compresa l’evoluzione che assumerà quella di questi giorni, e in forme che non mancheranno di sorprenderci e – perché no? – di spaventarci. Il conflitto di classe, diceva un tale a proposito della rivoluzione, che qui non è all’ordine del giorno, “non è un pranzo di gala”.

Cinquant’anni fa, nel 1962, e proprio a Torino, una rivolta di piazza innescata da una manifestazione indetta dalla CGIL contro la UIL, (che aveva firmato un accordo separato con la Fiat per bloccare la ripresa della lotta operaia in una fabbrica che era stata per più di un decennio teatro della più spietata oppressione padronale) era “degenerata” in quelli che sono passati alla storia come “i fatti di Piazza Statuto”. Sorprendendo tutti, perché nessuno se li aspettava; anche perché ai primi manifestanti si era aggiunta, tenendo la piazza per alcuni giorni, una folla sterminata di attori di incerta classificazione sociale: non la classe operaia inquadrata da sindacati e partiti, ma una folla anonima di operai di piccole e piccolissime fabbriche, di immigrati e disoccupati, di gente “senza arte né parte”: subito tacciati come “provocatori” dal PCI, che pure avrebbe poi dovuto contare tra gli arrestati anche diversi suoi membri e persino un suo funzionario. Eppure, a distanza di anni, gli storici concordano nel vedere in quei “moti” la prima scintilla di un risveglio e la prima manifestazione di una nuova composizione sociale che di lì a qualche anno sarebbero stati protagonisti dell'”autunno caldo” del ’69 e delle lotte sociali del ’68 e degli anni Settanta.

Quello che si può dire oggi di questi manifestanti che si dichiarano “popolo” e che si riconoscono nella bandiera tricolore è che – al di là dell’indignazione che li accomuna alle manifestazioni di Grecia, Spagna e Stati Uniti, ma anche di Turchia e Brasile, e prima ancora, di Tunisia ed Egitto, e che in Italia non si erano ancora viste – è che a venire in primo piano è la loro identità di poveri o di impoveriti: la manifestazione nuova e dilagante – ma trattata finora dai media solo con numeri e percentuali – di persone che “non ce la fanno più”. E non solo perché sono esasperati (in una maniera o nell’altra, lo siamo tutti o quasi); ma proprio perché non sanno più come campare: non hanno più lavoro né più impresa (ambulanti, autotrasportatori e agricoltori sono il cuore della rivolta); né reddito, né possibilità di studiare, né pensioni sufficienti, né casa; né, soprattutto, possibilità di intravvedere un qualsiasi futuro diverso dal protrarsi all’infinto di questa loro condizione. Sono il prodotto maturo della finanziarizzazione e della globalizzazione dell’economia, di quei poteri che hanno fatto terra bruciata di tutto quanto ancora esisteva tra la loro “nuda vita” e il potere di Stati, istituzioni e capitale; il segno più tangibile del fatto che “così non si può più andare avanti”. Sono loro l’avanguardia che lo grida e che lo fa capire a tutti.

Ha indignato molta stampa benpensante – soprattutto di centro-sinistra – la chiusura forzata, per lo più senza episodi di violenza, imposta dai manifestanti a negozi e pubblici esercizi. Ma per chi il conflitto lo deve fare in piazza perché non ha o non ha più un luogo di lavoro da cui far sentire le sue richieste, quella è una forma di lotta. Come un picchetto operaio: quello che alcuni chiamano un’arbitraria limitazione alla libertà di lavorare; ma vai poi a vedere che cosa succede di quella libertà in una ordinaria giornata lavorativa, una volta che i cancelli della fabbrica si sono rinchiusi. L’Ilva non ha insegnato niente?

Scandalo e soprattutto timore anche perché i poliziotti si sono levati i caschi e hanno deposto gli scudi di fronte ai manifestanti contro cui si erano scontrati fino a pochi minuti prima. Non è forse un atto di solidarietà nei loro confronti, preludio – dio non voglia! – a una diserzione dai loro compiti? Sì; è un atto di solidarietà e di fratellanza, checché ne dicano i sindacati di polizia, anche se probabilmente suggerito – o imposto e concordato che le organizzazioni fasciste che partecipano alle manifestazioni – dai superiori o dagli alti comandi delle “forze dell’ordine”. Proprio quei comandanti a cui si rivolge a Grillo, perché per lui la solidarietà non può nascere da un atto di ribellione, ma solo dall’obbedienza a un ordine; mentre andrebbe invece colta l’occasione per dire a quei tutori dell’ordine pubblico: “quella solidarietà che avete manifestato a Torino e a Genova, la prossima volta datela anche ai NoTav della Valle di Susa. Ne vale la pena”.

La rivolta del 9 dicembre non andrà avanti a tempo indeterminato, ma nemmeno si dissolverà come neve al sole. Dopo le giornate della mobilitazione sopraggiungerà il tempo del ripiegamento e della riflessione. E’ quello in cui potrà diventare possibile avvicinarsi ai suoi protagonisti non solo con una presenza in piazza, ma anche e soprattutto attraverso un confronto e uno sforzo condiviso per enucleare obiettivi e rivendicazioni comuni.

Le forme assunte da questa mobilitazione, che non è “spontanea” ma neanche frutto di una precisa organizzazione, ci possono far capire quanto distino le forme reali della partecipazione – quelle con cui un “popolo” ignorato e senza voce cerca di prendere la parola e di riprendere in mano il proprio destino – dalle forme strutturate della democrazia: non solo quella rappresentativa dei Parlamenti e dei consigli comunali o regionali, ma anche quella partecipativa, di una gestione condivisa ben organizzata di rivendicazioni o di “beni comuni”. Non che queste due cose vadano messe in contrapposizione; ma certo avvicinarle non è un processo né automatico né facile.

Altrettanto significativa è la dissoluzione, in questo ambito, delle tradizionali divisioni o contrapposizioni tra destra e sinistra. Non che ciò debba significare mischiarsi e confondersi con le organizzazioni fasciste che a questi moti, o alla loro preparazione, hanno preso parte. Quelle organizzazioni sono radicate anche, e ben di più, nelle destre fasciste e naziste più tradizionali, con cui nessuna commistione è possibile. Ma per la maggioranza di coloro che partecipano a questi moti destra e sinistra, come pure politica, se non nella sua accezione più pura di “autogoverno”, non hanno più alcun significato. Contano più le distinzioni tra alto e basso, tra onesto e ladro, tra povero e ricco, tra sfruttato e sfruttatore. Impariamo a riusarle.