La relazione tra al-Qaida e Qatar ha spinto Obama a mollare gli islamisti

LUGLIO 16, 2013 

 Karim Zmerli, Tunisie-Secret.com 15 luglio 2013

 Storia segreta degli eventi in Egitto e dei loro potenziali effetti sulla Tunisia. La caduta di Mursi non è una decisione degli Stati Uniti, ma il risultato della cacciata di sheikh Hamad. Per capire l’improvviso cambiamento in Egitto, quindi, è necessario sapere perché Obama ha spodestato l’ex emiro del Qatar e il suo Primo ministro. Davanti al Senato degli Stati Uniti, che gli ha chiesto dei miliardi di dollari stanziati per gli islamisti, Obama ha ammesso di aver sostenuto i Fratelli musulmani perché avevano promesso di servire gli interessi statunitensi e israeliani.

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Dalla fine di maggio, diverse agenzie d’intelligence occidentali sapevano che in perfetto accordo con David Cameron, Barack Hussein Obama ha preso la decisione di sbarazzarsi di suoi due  lacchè, Hamad bin Khalifa e Hamad bin Jassim. Il giovane Barack Hussein ha preso questa decisione in fretta per via di documenti molto compromettenti per lui, che i servizi russi, con l’aiuto dei servizi algerini, hanno fatto giungere ad alcuni senatori degli Stati Uniti e a giornalisti del Washington Post e del New York Times. Il caso sarebbe stato soppresso se non fosse stata per la determinazione del senatore James Inhofe, che è riuscito a convincere molti suoi colleghi repubblicani. Convincendoli questa volta che l’impeachment contro Obama deve andare fino in fondo, tenendo conto dei fatti addebitatigli, e di cui dovrà dare spiegazioni al Senato.

 

L’attacco di al-Qaida contro l’ambasciata statunitense a Bengasi

Già all’inizio di maggio 2013, James Inhofe convinse molti suoi colleghi senatori ad iniziare una procedura d’impeachment nei confronti di Barack Hussein Obama, accusato di nascondere agli statunitensi la verità sull’attacco contro l’ambasciata degli Stati Uniti di Bengasi, in cui l’ambasciatore Chris Stevens fu violentato e giustiziato. Il senatore James Inhofe aveva ritenuto che “di tutti gli scandali che hanno segnato la storia della politica statunitense, compresi i Pentagon Papers, l’Iran-Contra, il Watergate, ecc., tentare di sopprimere la verità sull’attacco di Bengasi, da parte della Casa Bianca, entrerà nella storia come la più flagrante “menzogna di Stato” della storia statunitense. Questa è una mossa molto abile di John McCain, senatore dell’Arizona, che ha  trasformato l’impeachment in un “Comitato speciale d’indagine del Senato” sull’affare di Bengasi, e più precisamente sulla relazione della CIA rielaborata dall’amministrazione Obama, nascondendo così la verità che l’opinione pubblica statunitense avrebbe potuto sapere. Coinvolto quanto Obama, John McCain ha avuto la sfacciataggine di dire che “noi [eravamo] nel bel mezzo di una campagna presidenziale, i prossimi di Obama hanno detto, a chi voleva ascoltare, che ucciso bin Ladin, al-Qaida sarebbe stata smantellata e che avremmo potuto dormire in pace. Poi arriva l’attacco a Bengasi come svolta piantagrane. Troppe cose rimangono inspiegate. Abbiamo bisogno di istituire una commissione speciale per ascoltare tutti, risalendo la scala delle responsabilità fino al vertice.”

Infatti, le dodici versioni del rapporto della CIA avute dal giornalista Jonathan Karl di ABC dimostrano che i termini “terrorismo” e “al-Qaida” sono stati deliberatamente cancellati dalla versione originale e la versione definitiva della relazione tiene a presentare l’attacco contro l’ambasciata statunitense a Bengasi come l’azione spontanea di alcune “schegge impazzite”, offese da un video-parodia del profeta Maometto, e non come un attacco terroristico pianificato da al-Qaida, che ha voluto commemorare l’anniversario dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York. Queste rivelazioni sono in diretta contraddizione con la versione trasmessa da Jay Carney, portavoce della Casa Bianca. Inoltre, un memorandum trapelato il 2 maggio 2013 e ricevuto da Jonathan Karl, cita la portavoce del dipartimento di Stato Victoria Nuland esortare i suoi colleghi ad evitare di menzionare che la CIA aveva avvertito il dipartimento di Stato di un possibile attacco terroristico per l’anniversario dell’11 settembre, in quanto avrebbe potuto fornire acqua al mulino della critica repubblicana verso la politica internazionale di Obama. Il rifiuto di Barack Hussein Obama, per più di due settimane, di qualificare l’aggressione di Bengasi come “attacco terroristico”, ha portato molti osservatori ad ipotizzare che la richiesta di Victoria Nuland di evitare di parlare del terrorismo provenisse da Obama in persona.

Inoltre, secondo l’assai seria rivista di New York Foreign Policy, il deputato della Florida Ted Yoho ha presentato un disegno di legge il 26 giugno, per vietare a qualsiasi agenzia o istituzione statunitense l’assegnazione di fondi per fornire assistenza militare alle forze della cosiddetta opposizione in Siria. In un discorso alla Commissione affari esteri della Camera dei rappresentanti, Yoho ha ripetuto quello che aveva già detto: “Chi pensa che armare i ribelli dell’opposizione in Siria sia una buona idea deve imparare le lezioni del passato. Le stesse politiche hanno creato mostri in Iraq, Afghanistan e altrove. L’opposizione siriana è una miscela di gruppi come i Fratelli musulmani in Siria e altre organizzazioni che hanno giurato fedeltà ad al-Qaida.”

 

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Al-Qaida una succursale dei servizi segreti del Qatar

Il rapporto tra al-Qaida e Qatar dura da anni. Oltre al sostegno finanziario all’organizzazione terroristica da parte di uomini d’affari del Qatar vicini ad Hamad bin Jassim, così come dai cosiddetti enti di beneficenza, al-Jazeera è diventata il principale relè mediatico dello “sceicco Usama bin Ladin” come viene chiamato dai presentatori di questa rete islamico-terrorista. Tutti i servizi d’intelligence occidentali sapevano della stretta collaborazione tra l’oligarchia mafiosa e l’organizzazione terroristica… fin quando tale rapporto è diventato troppo evidente per continuare. Nonostante il fatto che Obama abbia ancora bisogno dei servizi di al-Qaida in Siria, Iraq e Nord Africa, così come delle preziose relazioni tra questa “ONG” di bin Ladin e gli enti di carità del Qatar, il giovane presidente statunitense ha rapidamente compreso la gravità del caso, sbarazzandosi dei suoi due complici e servi, diventati troppo ingombranti: Hamad bin Khalifa e Hamad bin Jassim. Senza avvertire Hollande, evitandogli di recarsi a Doha 24 ore prima del licenziamento  ufficiale dei due Hamad. Obama ha cambiato i due capi del Qatar affinché il presidente della prima democrazia del mondo non venisse accusato a sua volta di supportare il terrorismo, tra cui al-Qaida, che dovrebbe essere il nemico numero Uno degli Stati Uniti e del mondo libero in generale. Barack Hussein Obama sapeva che Hamad bin Khalifa e Hamad bin Jassim finanziavano i Fratelli musulmani, al-Qaida e altri gruppi terroristici, ma fintanto che servivano agli interessi strategici dell’impero, ha lasciato fare ai suoi valletti. Se questa collaborazione tra il Qatar eal-Qaida non era ancora chiara in Tunisia al momento degli avvenimenti del gennaio 2011, divenne perfettamente chiara in Libia, e poi in Siria. E’ per questo motivo che i francesi hanno deciso di fare le pulizie di primavera in Mali.

I primi passi compiuti dallo sceicco Tamim provano a posteriori perché suo padre è stato licenziato: l’espulsione immediata del leader di Hamas Khalid Meshaal e di altri che vivevano a Doha dopo aver a lungo beneficiato della generosità siriana, la chiusura della rappresentanza “diplomatica” dei taliban a Doha, l’umiliazione e l’espulsione di Yusif Qaradawi, il rabbino capo della Fratellanza musulmana meglio conosciuto sotto il nome di “Mufti della NATO”, l’apparente neutralità negli affari interni egiziani… Queste misure sorprendenti indicano non tanto un ritorno alla normalità del Qatar, ma un improvviso cambiamento nella politica statunitense. Ma è troppo tardi per Obama, non è più al sicuro dalla stampa statunitense. Con il titolo “Sulla Siria Putin ha ragione e Obama torto, ecco perché”, ilWashington Times ha scritto che “coloro che abbiamo sostenuto in Egitto, Tunisia e Libia sono peggiori rispetto ai loro predecessori. Putin ha ragione. Quelli che sosteniamo in Siria non solo uccidono i loro avversari, ma li squartano e ne mangiano il cuore di fronte a persone e telecamere.” Obama è il primo presidente statunitense che ilNew York Times ha avuto il coraggio di chiamare “idiota”, definendo Putin uomo “prudente e intelligente”! Nello stesso numero del New York Times, Anne Patterson, l’ambasciatrice degli Stati Uniti in Egitto è stata severamente criticata per il suo pieno sostegno agli islamisti che hanno istigato l’opinione pubblica egiziana contro gli USA (sua eccellenza Jacob Wales ne dovrebbe tenere conto!). Inoltre, già indebolito dal voto negativo della Camera sull’armamento dei ribelli siriani, seguito dal voto del Senato per chiudere la valvola del supporto logistico e militare ai terroristi in Siria, Barack Hussein Obama credeva di aver salvato la pelle decapitando i due Hamad del Qatar.

 

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La sorpresa egiziana

Ma nella fretta, Barack Hussein Obama non ha capito che il cambio della guardia nell’oligarchia del Qatar avrebbe avuto un impatto immediato sull’Egitto. In strategia e geopolitica questo si chiama effetto di aggregazione o effetto collaterale. I Liberi Ufficiali dell’esercito egiziano hanno approfittato di questa scappatoia deponendo, il 3 luglio, Muhammad Mursi, soprattutto perché erano certi del sostegno della larga maggioranza del popolo egiziano, totalmente costruito sulla “morale”, la “competenza” e il “patriottismo” dei Fratelli musulmani, al potere grazie ai mezzi finanziari e al sostegno del Qatar e al sostegno diplomatico degli Stati Uniti. Per il generale Abdelfatah al-Sissi, in realtà era una corsa contro il tempo, subito dopo il suo primo comunicato del 26 giugno, la Fratellanza musulmana aveva preso la decisione di arrestarlo e sciogliere l’Alto consiglio militare. Di fronte a questa situazione del tutto imprevedibile e al fatto compiuto, Obama prima ha parlato di una “seconda rivoluzione” e non di colpo di Stato. In un secondo tempo, non sapendo a chi rivolgersi, ha dichiarato che “le leggi degli Stati Uniti non gli consentono di sostenere finanziariamente i Paesi vittime di un colpo di Stato“, riferendosi all’aiuto annuale (1 miliardo e mezzo di dollari), che gli USA concedono all’esercito egiziano da anni. All’unanimità, la stampa egiziana ha risposto che poteva tenersi gli aiuti! Dalla scorsa settimana, la posizione degli Stati Uniti si è stabilizzata intorno a una soluzione intermedia: prendere atto del cambiamento in Egitto, ma liberare Muhammad Mursi e astenersi dal perseguitare i Fratelli musulmani!

Non è il destino di Muhammad Mursi che preoccupa il governo degli Stati Uniti, ma tutti gli impegni segreti presi da questo presidente traditore nei confronti di Israele e degli Stati Uniti. L’impegno (scritto) più scandaloso, che ha causato rabbia e indignazione tra gli egiziani, è la rinuncia dell’Egitto al 40% del territorio del Sinai a vantaggio dei rifugiati palestinesi. Non importa se è stato un atto di generosità islamista verso il popolo palestinese. In realtà, si trattava di un “accordo di vendita” in cui la Fratellanza musulmana riceveva 8 miliardi dal Tesoro degli Stati Uniti. Il documento attestante l’operazione “reale” è stato inviato dal generale al-Sissi al Senato degli Stati Uniti. Questo documento è firmato da Muhammad Mursi, Muhammad Badi, leader supremo dei Fratelli musulmani e Qairat al-Shater, il fratello musulmano dalle maggiori fortune del Paese. Come confessato da Abdallah al-Ashaal, ex numero due degli Esteri nel governo Mursi, è stato Obama ad organizzare questa transazione tra Israele, i Fratelli musulmani e Hamas.

Questo dossier, nelle mani dei senatori repubblicani degli Stati Uniti, preoccupa molto Barack Hussein Obama, soprattutto perché i senatori sono pronti a chiedere il rimborso degli 8 miliardi di dollari. Il presidente degli Stati Uniti potrebbe ancora invocare la ragion di Stato e il suo desiderio di “risolvere” il conflitto israelo-palestinese per sempre, offrendo ad Hamas, e non alla legittima Autorità palestinese, un territorio che appartiene all’Egitto, la famosa soluzione della “patria alternativa”! Si potrebbe anche mobilitare la lobby sionista per difenderlo, ma non può fare niente per salvare la testa di Muhammad Mursi, che può essere processato e giustiziato per alto tradimento.

Parlando ieri al Senato, Barack Hussein Obama ha dichiarato che il suo governo ha speso 25 miliardi di dollari, “prima e dopo la rivoluzione egiziana, affinché i Fratelli musulmani prendessero il potere… incluse le spese per finanziare l’organizzazione delle elezioni legislative e presidenziali, come abbiamo fatto in Tunisia e in Libia“. Obama ha aggiunto: “Abbiamo anche sostenuto i salafiti, ma molto meno dei Fratelli musulmani, che erano così ansiosi di arrivare al potere che si sono offerti di lavorare per i nostri interessi e per quelli d’Israele.” In risposta alle domande, ha affermato che “le relazioni dei Fratelli musulmani con Hamas e i movimenti estremisti nel Sinai erano molto forti. Assai rapidamente hanno sospeso gli attacchi contro Israele. Muhammad Mursi ci ha fatto subito un grande servizio nella crisi in Siria, quando ha reciso i legami con quel Paese e ha esortato gli egiziani alla Jihad contro la Siria“. Quando il senatore gli ha detto che questa politica si rivela  un fallimento mentre il potere dei Fratelli musulmani è crollato, e su quali dati si sia basato nel prendere tali rischi, Obama ha risposto che si era basato sui rapporti d’intelligence e le analisi della Patterson (l’ambasciatrice USA in Egitto), il che ci ha convinto che l’Egitto era sicuramente sotto il potere dei Fratelli musulmani, che sono i migliori alleati di Stati Uniti d’America e Israele”.

Il 12 luglio, il governo statunitense ha pubblicamente chiesto il rilascio immediato del presidente traditore Muhammad Mursi. Nel corso della sua conferenza stampa, il portavoce del dipartimento di Stato, Jennifer Psaki, ha dichiarato: “Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni fin dall’inizio (…) circa il suo arresto e gli arbitrari arresti politici di membri dei Fratelli musulmani.” Barack Hussein Obama ha anche incontrato l’altro suo lacché, Abdullah d’Arabia Saudita, per un accordo verbale con il nuovo uomo forte dell’Egitto, generale Abdelfatah al-Sissi. Il viaggio a Cairo di domenica del vicesegretario di Stato degli Stati Uniti Bill Burns, coincide con l’interrogatorio di Mursi, quello stesso giorno, da parte della giustizia egiziana, a seguito delle accuse di “spionaggio”, “istigazione a delinquere verso i manifestanti” e “cattiva gestione economica” in connessione con gli eventi delle ultime due settimane, accuse esaminate dal nuovo Procuratore generale Hisham Baraqat. Un’altra inchiesta è stata aperta contro Muhammad Mursi, per la sua fuga dal carcere di Wadi Natrun, nei primi mesi del 2011. Già sotto il regime di Mubaraq era in carcere per “intelligenza con potenze straniere.”

Mentre l’islamista Recep Tayyip Erdogan ha affermato che “Muhammad Mursi rimane l’unico capo di Stato legittimo“, il leader dei Fratelli musulmani in Tunisia, Rashid Ghannuchi fa riferimento alla “legittimità delle urne” per ripristinare al trono d’Egitto il venduto ad Israele. L’ha detto per dovere  di appartenenza alla stessa setta dei Fratelli musulmani, ma soprattutto per paura che la stessa rabbia popolare che ha “sloggiato” Mursi, arrivi in Tunisia. L’importante quotidianoal-Ahram ha titolato tre giorni fa: “I tunisini ci hanno esportato una rivoluzione fasulla, noi gli inviamo una vera rivoluzione“!

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

La relazione tra al-Qaida e Qatar ha spinto Obama a mollare gli islamistiultima modifica: 2013-07-18T08:48:00+02:00da davi-luciano
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