La mattina si preannuncia particolarmente calda, arrivo in aula bunker un po’ prima delle 9:30 ed il numero di plotoni pronti ad attenderci sembra più numeroso dell’ultima volta, anche questa volta viene chiesto il documento all’ingresso.
Strano, ci sarà qualche teste d’eccezione? Non si sa, perché a quanto pare l’arrivo dei testi è quasi a sorpresa.
L’insostenibile pesantezza dell’essere…in aula bunker!
Alle 9:40 inizia l’appello, dato il numero di imputati e legali è piuttosto lungo, poi il Presidente si pronuncia in merito alla richiesta formulata nuovamente all’udienza del 21 luglio dal legal team NO TAV (alla quale si erano associate le parti civili, seppur con motivazioni diverse) di spostare il procedimento nel Tribunale di Torino, C.so Vittorio.
Niente da fare, “visto il parere contrario di Rinaudo, e considerato che la maxi aula di C.so Regina ha un’ampia capienza, a garanzia di un sereno processo, peraltro garantita più che dal luogo fisico dal presidente di tribunale ( e allora, penso io, il presidente non si può spostare a Torino?); ritenuto poi che visto l’alto numero imputati, avvocati di parte e parte civile, che si avvicina pericolosamente al numero possibile nelle maxi aule del tribunale; ritenuto inoltre che lo svolgimento sino ad oggi del processo è stato caratterizzato da numerosi incidenti dovuti alle intemperanze del pubblico (che osa lamentarsi perché non sente niente?), che hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine (e cita episodi del 21 luglio 2011 e il 1° febbraio), è meglio che il processo si svolga presso l’aula bunker di corso regina anziché il tribunale di Torino.”
Uno degli imputati a quel punto lascia l’aula, scandendo il suo netto rifiuto ad accettare di “essere giudicato come i terroristi e i mafiosi”.
Quando le immagini mancanti sono contemporanee a quelle del “video shock”…
L’Avv. Novaro, nell’illustrare il materiale video prodotto dalla difesa, fa notare che manca, nel materiale dell’accusa, un particolare momento per il quale viene richiesta nuovamente la testimonianza dell’addetto alle riprese video, per capire come mai mancano 30 minuti (se ho capito bene) di riprese video dall’elicottero, e per verificare che gli operatori siano a conoscenza di alcuni eventi, riprodotti nel filmato meglio noto come “video shock” riferito al fermo di Soru e Nadalini (intorno alle 12:45).
“Voi avete un verbale di arresto e avete le lesioni riportate dai signori Soru e Nadalini”, spiega Novaro, “nei verbali di arresto risulta che Soru e Nadalini sono caduti e si sono feriti da soli, ma avete agli atti un video nel quale si vede che i due imputati subiscono violenze da parte di alcuni agenti, venendo picchiati pesantemente con manganelli e bastoni (armi in dotazione standard? nda) . Chiediamo quindi che venga disposta l’audizione dei testi, sovrintendente De Luca che ha realizzato le immagini in questione.”
La richiesta di Novaro è stata accolta, nonostante l’avvocatura di Stato, pur non opponendosi all’audizione del teste De Luca, abbia affermato che, “per quanto riguarda le dotazioni che fanno parte dell’equipaggiamento delle forze di polizia è pacifico che vengano usati gli strumenti consentiti e che quindi non parliamo di armi improprie rispetto al tipo di dotazione standard, quindi è un tipo di questione che non è prospettabile, è manifestamente infondata….. Non c’è nessun dubbio sul tipo di dispositivi che sono stati utilizzati e quindi non c’è nessun problema ad effettuare tutte le verifiche possibili.“
Il video shock è quello diffuso come “Operazione Hunter”, se ve lo siete perso lo trovate a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=mS9htMKF2Ns .
Processo equo?
L’Avv. Bertone solleva il problema di illegittimità costituzionale, in relazione alla rilevanza dell’indagine difensiva. Mi perdo dei pezzi, ma dalle parole di Bertone si tratta di una questione molto determinante, ritenendo che le indagini difensive siano state ostacolate in qualche modo dalla procura e non siano state “a largo raggio alla ricerca di eventuali situazioni ma molto specifiche e molto determinate”, grave anche la mancata opportunità di acquisire documentazioni importanti relative ai danni da CS. Tutti gli avvocati si associano alla richiesta, ma il PM Rinaudo sminuisce prontamente la questione di legittimità costituzionale, quanto alla documentazione sui CS sostiene che siano sufficienti le testimonianze già previste, “che potranno dare tutte le indicazioni”. L’illegittimità costituzionale viene successivamente considerata infondata.
Il clima è decisamente teso. Potrei dirvi che ho davvero avuto la netta sensazione di un’atmosfera di nuovo kafkiana, come se quel processo fosse più “un atto dovuto” che un percorso corretto dove due parti si affrontano ad “armi pari”, ma preferisco, anche a costo di risultare prolissa, riportavi alcune frasi testualmente perché possiate essere voi a farvi un’idea.
Testimoni a sorpresa. Naturalmente, per la loro sicurezza.
Quando il Presidente chiama a testimoniare il dirigente della Digos Petronzi, il legal team evidenzia quelle che parrebbero essere “scorrettezze” nella gestione del processo da parte della Procura di Torino, in una successione di eventi inquietanti. Le eccezioni sollevate dalla difesa vertevano infatti sull’anomala convocazione a testimoniare del Sig. Lazzaro (dell’azienda Italcoge, coinvolta nei lavori di cantierizzazione dell’area sin dal 27 giugno 2011), che NON ERA tra i 4 testimoni dell’accusa indicati dalla Procura nell’udienza del 21 giugno. In sostanza sembrerebbe che qualche giorno fa sia stata notificata a Lazzaro la notifica per la testimonianza in data odierna, ed è facile presumere che la notifica sia giunta PRIMA del ritrovamento nell’ufficio postale di Susa di una busta contenente polvere “sospetta” ed un proiettile calibro 7,65 con un foglio formato A4 contrassegnato dal logo del movimento NOTAV e la sottoscritta “fotografo infame devi morire”. Difficile pensare che questa coincidenza possa essere una casualità!
L’avvocato Novaro fa notare l’illegittimità della convocazione dei testi >
Novaro segnala inoltre che qualche giorno fa il signor Pier Paolo Pittavino, consulente tecnico, è stato oggetto di perquisizione con sequestro dei computer sul quale lavorava, in particolare uno contenente i file prodotti in tribunale, con evidenti difficoltà a costruire una difesa nel processo. Chiede quindi tempo per studiare il materiale del teste di oggi, Dott. Petronzi, e di conoscere con anticipo i testimoni che verranno sentiti nelle prossime udienze perché “i processi vanno fatti seriamente e con correttezza reciproca”.
La reazione del PM è immediata e non lascia dubbi alla sua idea di serietà e correttezza: “Non sta scritto da nessuna parte che si debbano segnalare prima i testimoni.”. Per il PM le ragioni di tutela e sicurezza (viste le fantomatiche lettere minatorie attribuite ai NO TAV) sono più importanti rispetto alla richiesta di serietà e correttezza. “La circostanza che le difese non siano in condizioni di procedere al controesame è destituita di fondamento, perché i testi sui quali andremo a discutere e sui quali ci confronteremo sono tutti dettagliatamente capitolati, quindi possono prepararsi al contro-esame”, afferma categorico il PM.
Per quanto riguarda il computer del signor Pittavino, comunica che stato disposto proprio ieri il dissequestro. Almeno una buona notizia.
Gli avvocati del legal team a questo punto si appellano all’art.6 della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo (Diritto ad un processo equo) per evidenziare una palese violazione in base alla quale dovrebbe essere considerata nulla la deposizione del teste di oggi. La risposta della Procura è nuovamente categorica, viene sostenuta l’infondatezza delle eccezioni sollevate dalla difesa citando come norma fondamentale la 497, 1° comma, secondo la quale i testi possono essere convocati “nell’ordine prescelto dalle parti che li hanno indicati”.
Dopo una breve pausa, il Presidente comunica che accoglie in parte l’eccezione sollevata sul teste Lazzaro (evidenziando che le minacce hanno già avuto inizio nel 2008) e dispone che in data odierna abbia luogo il solo esame del teste Petronzi. Invita inoltre le parti ad indicare, al termine di ciascuna udienza, i nomi dei testimoni che prevedono di convocare all’udienza successiva.
A questo punto ha inizio la testimonianza di Petronzi, dirigente della Digos di Torino, accompagnata da due video che riassumono le giornate del 27 giugno e del 3 luglio, e che meritano un capitolo a parte. Coming soon…
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