GRAVE EPISODIO A TORINO: La sezione ANPI di San Salvario allontana le bandiere della Palestina

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forse gradiscono solo la bandiera in allegato

GRAVE EPISODIO A TORINO: La sezione ANPI di San Salvario allontana le bandiere della Palestina

Comunicato su quanto accaduto alla giornata dell’ANPI S.Salvario

Ieri 21 aprile un gruppo di attivisti filopalestinesi è intervenuto all’iniziativa “A passo di Resistenza” promossa dall’ANPI S.Salvario in piazza Madama Cristina a Torino per l’anniversario della Liberazione, con l’obiettivo di sottolineare che “i valori della nostra Resistenza continuano a vivere nella lotta del popolo palestinese” come recitava il titolo del volantino distribuito.

Avendo preventivamente chiesto a uno degli organizzatori e non avendo ricevuto un diniego abbiamo posizionato un banchetto, due bandiere palestinesi e quattro cartelli su Samer Issawi e il boicottaggio di Israele su un lato della piazza, a debita distanza dal palco e occupando complessivamente due o tre metri di spazio, iniziando a distribuire volantini.

Di lì a poco alcuni organizzatori hanno manifestato disappunto per la nostra presenza, affermando che non era l’occasione giusta per parlare di Palestina. Abbiamo replicato tranquillamente spiegando che il modo migliore di commemorare la Resistenza al nazifascismo è quello di parlare della Resistenza degli oppressi di oggi, tra cui il popolo palestinese oppresso da Israele e in particolare i prigionieri politici come Samer Issawi.

Dopo un altro quarto d’ora circa è spuntata la polizia e poi la digos, evidentemente chiamati dagli anpisti o dal presidente della circoscrizione 8, Levi, che a quel punto si appigliavano alla mancata autorizzazione a mettere il banchetto per farci sloggiare.

Per non esasperare gli anziani organizzatori, magari già provati dalle convulsioni di questi giorni del PD alle prese con l’elezione dell’ipersionista Napolitano alla presidenza della repubblica, abbiamo tolto il banchetto e proseguito il volantinaggio con bandiere e cartelli appesi al collo, al che tuttavia un altro individuo dal palco chiedeva provocatoriamente cosa ci facessero delle bandiere palestinesi a quella giornata, ricevendo una sonora replica da parte nostra.

L’episodio dimostra ancora una volta l’importanza di intervenire alle iniziative commemorative del 25 aprile per portare la voce delle lotte di Resistenza di oggi, soprattutto nelle occasioni in cui queste lotte altrimenti verrebbero completamente ignorate come ha fatto ieri l’ANPI di S.Salvario.

Si invita perciò tutti i compagni/e, in particolare gli iscritti/e alle sezioni ANPI (di cui sappiamo per esperienza che molti accolgono ben volentieri le bandiere palestinesi nell’anniversario della Liberazione) a proseguire in questa direzione partecipando alla fiaccolata cittadina del 24 aprile (con partenza da piazza Arbarello alle 20,30) dietro lo striscione dedicato alla Resistenza palestinese.

Appuntamento dalle 20 in corso Siccardi angolo via Bertola

Collettivo Boycott Israel – per uno stato unico in Palestina
boycottisrael2012@libero.it
 

La testimonianza di Alfonso, un compagno presente all’accaduto:

Come tutti gli anni, con l’avvicinarsi del 25 aprile vado alle manifestazioni di tale ricorrenza portando la bandiera palestinese.

Oggi, domenica 21/4/2013, sono andato con alcuni amici nel quartiere San Salvario di Torino, dove la locale sezione dell’ANPI aveva organizzato un evento con le scuole del posto. San Salvario e’ un noto quartiere di immigrazione negli ultimi 15 anni, nonché il luogo dove sorge la sinagoga di Torino.

Io mi sarei aspettato approvazione da parte dei rappresentanti dei nostri partigiani, ma gli organizzatori, pur essendo a conoscenza della nostra presenza, seppur discreta, hanno richiesto di andarcene in quanto eravamo di disturbo all’evento da loro organizzato (chissà poi perché).

Dopo pochi minuti e’ arrivata la polizia, nonché l’immancabile Digos, in quanto quattro simpatizzanti del popolo palestinese e due bandiere palestinesi rappresentavano un pericolo pubblico col quale i locali rappresentanti dell’ANPI non avevano il coraggio di confrontarsi.

Io ho sempre ritenuto che i valori della nostra resistenza si celebrano oltre che con il ricordo dei nostri martiri per la libertà, anche e soprattutto con la solidarietà verso i popoli che, oggi, lottano per la propria autodeterminazione ed in primis verso la eroica resistenza del popolo palestinese all’occupazione della loro terra da parte dei sionisti.

Non avendo vissuto direttamente quel periodo (sono nato nel 1951), questo è quello che mi hanno insegnato i partigiani che ho conosciuto e che sono stati miei pazienti. Parlo dei partigiani veri, quelli che hanno combattuto con estremo coraggio il nazifascismo, rimanendo feriti e vedendo morire i loro compagni accanto a loro.

E’ qui il caso di menzionare le parole di Calamandrei che ricordava che la nostra costituzione è nata sule montagne dove sono morti i partigiani, combattendo per la nostra libertà o nelle carceri dove sono stati imprigionati e giustiziati.

Per questo riteniamo di collegare i valori della nostra resistenza con la solidarietà che dobbiamo ai palestinesi quando vengono imprigionati ingiustamente per motivi politici nelle carceri israeliane o quando assistiamo alla insensibilità dei nostri politici di fronte ai soprusi che dal 1948 vengono impunemente commessi nei confronti della popolazione palestinese.

Alfonso

http://www.palestinarossa.it/?q=it/content/blog/grave-episodio-torino-la-sezione-anpi-di-san-salvario-allontana-le-bandiere-della-pale

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Il Presidente Napolitano è Presidente!

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Vediamo brevemente cosa è successo, Napolitano alcune settimane fa incontrava Obama probabilmente per assicurare i padroni d’Italia che in un modo o nell’altro non sarebbe cambiato nulla nelle “politiche” italiane, Bersani ed il PD hanno fatto finta di ripudiare ogni compromesso con il PDL, dopo aver avallato insieme un anno di Monti e precedentemente si sono scambiati bigliettini amorosi per 20 anni sotto il banco, messi con le spalle al muro e senza riparo si sono ritrovati in mutande in queste ultime elezioni grazie al M5S che ha rovinato il giochino…, e pur continuando la tarantella destra e sinistra alla fine si ritrovano d’accordo sul presidente e sicuramente su un eventuale nuovo governo, è cambiato tutto senza cambiare nulla!

Quello che è successo è evidente, non sono mai esistiti almeno nell’ultimo ventennio ne destra ne sinistra, chi non se ne era accorto (una volpe di sicuro) ieri ha avuto questa conferma, come minimo si è sentito preso per il culo, come minimo, parole come elettori, cittadini, popolo sovrano hanno un valore pari a zero e ieri è stato dimostrato, confermando la regola “io so io e voi non siete un cazzo”, quindi gli italiani non contano appunto un cazzo, anche e soprattutto dopo aver votato, in sostanza anche il solo momento di democrazia concesso con il voto viene buttato nel cesso, quindi di quale democrazia stiamo parlando?!

Il futuro:

  • Governo condiviso tra PD – PDL e Monti
  • Presidente del consiglio Amato o simile
  • Prelievo, anzi rapina sui conti correnti
  • Deterioramento economico drammatico
  • Disoccupazione a livelli inimmaginabili
  • Disagio sociale e focolai di rivolte in tutta Italia
  • Povertà crescente e criminalità in aumento
  • Svendita dei patrimoni ed asset dello Stato
  • Tagli selvaggi a scuola, sanità e settore pubblico
  • Spolpamento finale della troika anche del territorio
  • Italia cumulo di macerie e deindustrializzata
  • Manodopera a buon mercato per i paesi del nord

Ecco questa è la fine che faremo, dopo averci tolto tutto ci rimarranno solo le braccia e dovremo usarle per lavorare per una multinazionale tedesca o americana al solo scopo di sfamarci, l’Italia insieme a Grecia ed altri paesi periferici diventeranno la Cina d’Europa!

Bello no, ci avevano detto che saremmo diventati tutti uguali e saremmo stati meglio, queste le promesse fatte da destra e sinistra negli ultimi venti anni, ci troviamo in questa situazione grazie a loro gli stessi di oggi, dove tutto a dir poco è peggiorato … che dite ci sono gli estremi per essere un tantino INCAZZATI?!?

Tutto questo sta già accadendo e peggiorerà drammaticamente nei prossimi mesi, le nuove elezioni se mai ci saranno saranno tra sei mesi un anno, ed un nuovo eventuale governo per cambiare ed invertire ogni diavoleria che hanno messo in piedi e che metteranno in piedi, impiegherà almeno un paio di anni prima di fermare ogni tritacarne che avranno avviato, questo sempre che un nuovo eventuale governo non sia espressione dell’attuale politica ma sia il M5S o altri movimenti che verranno se mai verranno!

Una speranza vorrei averla, quella che almeno gli elettori del PD e PDL almeno questa volta aprano gli occhi, sennò dimostrano effettivamente di essere cerebrolesi senza possibilità di guarigione!!

Con il Presidente ed il prossimo governo i poteri finanziari e bancari possono stare tranquilli … Mi scappa proprio da dire … W il Presidente … sììì!!

Abbiamo due soluzioni espatrio o sodomia!!

http://www.umanamenteidiota.com/index/2013/04/21/presidenza-bis-facciamo-qualche-previsione/#comment-1637

 

Trilaterale, Bruegel, Aspen: i “poteri veri” scelgono chi comanda in Italia

Rita Pennarola per La Voce delle Voci

C’e’ la Trilateral e c’e’ Bruegel, ci sono Aspen, Astrid e, in primo piano, c’e’ la Fondazione Italianieuropei. E’ su questi tavoli che si sta giocando la partita per la guida del Paese, tanto a Palazzo Chigi quanto al Quirinale. Qui ricostruiamo la fitta ragnatela di interessi e personaggi collocati in ruoli apicali dentro sigle e fondazioni che da tempo reggono le sorti dei Paesi occidentali.

Aspen Institute Italia riceve finanziamenti da società pubbliche italiane

La Breugel fondata da Monti finanziata da Novartis, Unicredit ed UBS

Un intreccio che riconduce immancabilmente ai nomi dei “papabilissimi” per guidare l’Italia secondo direttive gia’ scritte, come accaduto per il governo Monti finora. A sorpresa, dentro gli organigrammi dei prestigiosi istituti politici ricorre anche il nome di Giulio Napolitano, figlio del capo dello Stato in procinto di lasciare il Colle. Partite che, alla luce di questi scenari, appaiono dall’esito scontato. Proprio come ai tempi del Britannia.

Tutto era andato, fino a gennaio, secondo le previsioni. E qualche lieve incidente di percorso – il Pdl che a dicembre decide di sfiduciare il governo Monti, anticipando d’un paio di mesi la gia’ fissata tornata elettorale – non sembrava, tutto sommato, aver modificato di molto quanto gia’ pianificato a tavolino sulle sorti dell’Italia. L’esecutivo guidato da Pierluigi Bersani con l’apporto sostanziale dell’alleato Mario Monti all’inizio del 2013 appariva quasi una certezza assoluta a quei poteri che da tempo tirano i fili della nostra economia, potendo contare su uomini ed apparati fidatissimi.

Poi qualcosa e’ andato storto. Nel corso di una campagna elettorale lampo, la prima tutta invernale nella storia della repubblica, Silvio Berlusconi sfodera le sue armi di sempre: presenzialismo massiccio in tv e piazze ma, soprattutto, attacco frontale ai padroni dell’euro e a quei governi che, a partire dall’esecutivo Monti, puntano a spogliare il nostro Paese della residua sovranita’ nazionale. Detto, fatto e centrato: contro ogni previsione dei sondaggisti, anche quelli di fiducia del Cavaliere, il Popolo della Liberta’ rimonta di giorno in giorno quel misero 14-16% assegnato al partito tra fine dicembre e inizio gennaio.

Di pari passo l’exploit di Beppe Grillo, che sa cogliere le lacrime e il sangue di un Paese allo stremo per aggiudicarsi un risultato definito incredibile dai bookmaker alla vigilia del voto.25 e 26 febbraio: il tavolo e’ sparigliato. Il voto consegna un Paese spaccato in tre minoranze. Monti riporta una sonora bocciatura. E il “Piano A” sembra andare gambe all’aria. Eppure, quella risicata maggioranza dello 0,3% del Pd permette al capo dello Stato Giorgio Napolitano di assegnare comunque l’incarico a Bersani. Poco importa se e’ gia’ chiaro che il Movimento 5 Stelle non abbocchera’, e se ad un Paese agonizzante resta ben poco tempo, con una media di mille imprese che ogni giorno chiudono i battenti. Bersani prova a oltranza. E fallisce.

Nell’uovo di Pasqua gli italiani trovano il “Piano B”, ovvero: creare le condizioni per attuare con ogni mezzo il “Piano A”, mettendo in campo dieci “saggi” prelevati dalle fila di Trilateral, Aspen, Italianieuropei ed altre “creature” tanto care a quella finanza internazionale che sta definitivamente espropriando gli italiani della loro terra e del proprio futuro.

Cominciamo da un uomo che rappresenta, come vedremo, la stella polare della commissione di saggi chiamati a decidere sul destino dell’Italia. Lui e’ Valerio Onida, costituzionalista di gran fama, docente alla Statale di Milano nonche’ ex presidente della Corte Costituzionale e nel 2010 candidato alle primarie del centrosinistra per le elezioni del sindaco di Milano (fu terzo con il 13,41% dei voti dietro Giuliano Pisapia e Stefano Boeri).

Meno nota e’ la comune presenza del professor Onida e di Giulio Napolitano, figlio del presidente della Repubblica Giorgio, nel comitato scientifico di Astrid, a sua volta costola primaria della Fondazione Italiani europei di Massimo D’Alema.

Ma procediamo con ordine e partiamo proprio da Astrid, la “Fondazione per l’analisi, gli studi e le ricerche sulla riforma delle istituzioni democratiche e sull’innovazione nelle amministrazioni pubbliche” che ha sede a Roma in corso Vittorio Emanuele 142.

Fondata nel 2009, Astrid «si finanzia con i proventi degli abbonamenti agli studi, ricerche e documenti di Astrid sottoscritti da imprese private, amministrazioni pubbliche, dipartimenti universitari e studi professionali e con i proventi derivanti da convenzioni o contributi per progetti di ricerca». Di sicuro interesse economico le convenzioni con gli enti locali. Per fare un solo esempio, ad aprile 2012 la Provincia di Siena ha rinnovato l’abbonamento annuo ai servizi informativi di Astrid, spendendo circa 1.800 euro.

Presieduta da Franco Bassanini, marito della montiana Linda Lanzillotta, la fondazione vede al vertice del comitato scientifico Giuliano Amato e fra i componenti, oltre ad Onida e Napolitano, personalita’ come Stefano Rodota’, altro “papabilissimo” per Palazzo Chigi o per il Quirinale. A marzo 2011 Bassanini fu ascoltato dalla Commissione Bilancio della Camera nella sua doppia veste di numero uno Astrid e presidente della Cassa Depositi e Prestiti.

Nel gruppo dei cinque “saggi” incaricati di sbrogliare la matassa istituzionale, accanto al professor Onida troviamo Luciano Violante. Anche questo non e’ un caso. Perche’ Violante – al di la’ dei fiumi d’inchiostro scorsi in questi giorni sulle sue rassicurazioni in aula a Berlusconi, nel 2003, a proposito dell’intoccabile conflitto d’interessi, che poi di fatto non fu mai “toccato” – e’ ovviamente da sempre un membro di primo piano dell’advisory board di Italianieuropei.

Alla cui presidenza c’e’ lui, Giuliano Amato, altro presidente in pectore, del Consiglio o della Repubblica non si sa ancora. Nello stesso “board”, con Violante, ritroviamo Giulio Napolitano, e poi vip di casa Pd come Enrico Letta, come l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, o il titolare del governo Monti Francesco Profumo, o persone come Marta Dassu’. E’ chiaro che sta tutto qui dentro – o in altre proliferazioni che vedremo di qui a poco – il famoso “rovello istituzionale” dal quale dovra’ uscire il binomio che guidera’ il Paese.

onida a colloquio con napolitanoonida a colloquio con napolitano

Viceministro degli Esteri nel governo Monti – con deleghe oggi appesantite dalle dimissioni di Giulio Terzi di Sant’Agata – Marta Dassu’ ci conduce dalle stanze della potente creatura dalemiana ad un’ancor piu’ lobbistica compagine internazionale, Aspen, nel cui organigramma Dassu’ riveste ruoli di vertice. Non meno rilevante la presenza della politologa italiana all’interno della Trilateral, quel “cuore nero” della massoneria internazionale da cui dipendono i destini del mondo.

E’ stato reso noto appena pochi giorni fa l’elenco dei componenti ufficiali della Trilateral aggiornato ad aprile 2013. Ecco i nomi di maggior significato per l’attuale situazione politica italiana. Presidente del Comitato esecutivo Trilateral e’ Jean Paul Trichet, commissario europeo e predecessore di Mario Draghi alla guida della Bce.

Un ottimo amico di Mario Monti, Trichet: basti pensare che ha da poco dato il cambio all’attuale premier italiano come numero uno di Bruegel, la creatura montiana di cui si era occupata la Voce nel febbraio scorso, rivelandone l’esistenza e la potenza economica. Del resto, lo stesso Mario Monti e’ tuttora indicato nell’organigramma Trilateral e compreso fra gli ex componenti di spicco attualmente impegnati in cariche governative.

Altro influente membro italiano della Trilateral e’ poi Enrico Letta, di cui viene ricordato l’incarico di sottosegretario durante il governo guidato da Romano Prodi. Circostanza, evidentemente, tutt’altro che trascurabile per il plenipotenziario Pd. Ne’ manca, al tavolo dei potenti della Trilateral, Carlo Secchi, rettore della Bocconi e gia’ per questo riconducibile sul piano culturale sempre allo stesso Monti.

In una intervista rilasciata al Fatto Quotidiano lo scorso anno, il professor Secchi aveva ricordato, fra l’altro, che componente della Trilateral era stato lo stesso Romano Prodi, oggi in pole position per il Quirinale secondo i desiderata dei montian-bersaniani. Nel medagliere del rettore Secchi spicca fra l’altro la presenza al vertice di un organismo chiamato “Centrale finanziaria spa” fondato e presieduto dal massone Giancarlo Elia Valori.

Nessuna meraviglia, percio’, che nella nomenklatura 2013 di Trilateral ci sia anche, fra gli italiani, il patron della Techint, Gianfelice Rocca, da sempre collegato a Valori e alle sue potentissime trame internazionali, nonche’ uomo assai vicino all’Opus Dei. Nel 2010 “Centrale Finanziaria spa” di Valori e Secchi dichiarava di amministrare patrimoni per oltre 1 miliardo e mezzo di euro, avendo un capitale sociale da appena 10mila euro.

Andiamo avanti lungo la piramide Trilateral per incontrare Stefano Silvestri, che con il suo IAI (Istituto Affari Internazionali) e’ strettamente collegato, anche attraverso appositi link, alla Fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema e C. Del giornalista Silvestri si occupano Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato nel libro “Attentato al Papa” (Chiarelettere), in cui si legge, fra l’altro: «(…) nel Rapporto Impedian 14, data di emissione 23 marzo 1995, con oggetto “Nino”, e’ scritto: “[Nino e’] contatto confidenziale del Kgb. Nino e’ stato vicedirettore dell’Istituto per gli affari internazionali (Iai), che era in stretto contatto con i ministeri italiani degli Affari esteri e della Difesa. Era un contatto confidenziale della Residentura del Kgb di Roma”».

Ma «il vicedirettore dello Iai, nome in codice “Nino”, altri non era se non il professor Stefano Silvestri, esperto in relazioni internazionali, uno dei componenti del comitato di crisi nominato da Francesco Cossiga nei giorni del sequestro di Aldo Moro». E a tal proposito, nel libro “Doveva Morire”, Imposimato e Provvisionato aggiungono: «Un ruolo importante ebbe Stefano Silvestri, vice presidente dello Iai. Il Colonnello dei Carabinieri Domenico Faraone, capo del contro spionaggio competente per i Paesi del Patto di Varsavia, identifico’ nel Silvestri colui che, con il nome in codice Nino, nel Dossier Mitrokhin, era un contatto confidenziale della residentura del Kgb a Roma. (…)».

Da ex giudice istruttore, nel libro Imposimato analizza lungamente la relazione del componente del comitato di crisi Silvestri. E cosi’ ne sintetizza il messaggio: «la forza delle BR e’ solo nel fatto di avere tra le mani Moro vivo. Se Moro muore, finisce il ricatto brigatista. L’altra soluzione sarebbe la liberazione di Moro. Il Silvestri liquida subito questa ultima ipotesi, ritenedola impraticabile e aggiunge che lo Stato faceva male a voler evitare il peggio. E cioe’? Semplice: lo Stato sbaglia a curarsi della vita di Moro e a cercare di salvarlo».

Sempre nella compagine di Trilateral, infine, siede Enrico Tomaso Cucchiani, numero uno di Banca Intesa, nonche’ membro di Aspen Institute.

Il think tank euroatlantico Aspen Institute ha come presidenti onorari Giuliano Amato, Gianni De Michelis, Cesare Romiti e Carlo Scognamiglio. Attualmente il numero uno e’ Giulio Tremonti. Tra i suoi vice, Enrico Letta e John Elkann, entrambi anche in Trilateral. Nel board, l’immancabile Marta Dassu’ (direttore della rivista Aspenia) e la giornalista Rai Lucia Annunziata, ai vertici anche di Italianieuropei. Va ricordato che nella sua lunga attivita’ di conferenziere in giro per il mondo, restano memorabili gli interventi di Giorgio Napolitano ad Aspen Colorado.

Il piddino Letta, insieme allo zio Gianni (altro possibile nome per il Colle), figura anche nel Comitato esecutivo di Aspen, insieme agli stessi Mario Monti, Enrico Tomaso Cucchiani, Romano Prodi e Gianfelice Rocca. Tutti insieme, tutti li’.

Sulla opacita’ dell’Istituto, che rappresenterebbe un autentico buco nero della democrazia europea ed italiana, si sono espressi molti commentatori. La miccia e’ stata accesa dalle stesse dichiarazioni d’intenti della “creatura”, nel cui sito si legge, alla voce “valori e leadership”: «Il “metodo Aspen” privilegia il confronto ed il dibattito “a porte chiuse”, favorisce le relazioni interpersonali e consente un effettivo aggiornamento dei temi in discussione.

Attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di liberta’ espressiva». I fantasmi di queste compagini “riservate” aleggiano sull’Europa per stabilirne i destini. Compresi quelli di Bilderberg, lil blindatissimo vertice annuale dei potenti, cui nel 2012 avevano preso parte, fra gli italiani, gli stessi Enrico Letta e John Elkann, oltre alla giornalista Lilli Gruber e al manager Telecom Franco Bernabe’. Bilderberg 2013, secondo fonti attendibili, si terra’ ai primi di giugno nei pressi di Londra.

Sintesi “massima” delle nomenklature fin qui tratteggiate, nonche’ delle linee-guida che porteranno alla nomina dei nuovi presidenti della Repubblica e del Consiglio, la Fondazione Italianieuropei si staglia come il bunker degli affari italiani nel cui crogiolo matureranno le scelte. Riassumiamo, percio’, nomi e ruoli dell’organigramma.

Presidente di Italianieuropei e’ lo stesso “padre fondatore” Massimo D’Alema. Nel Comitato di indirizzo, a lungo presieduto da Alfredo Reichlin (padre di Lucrezia Reichlin, ricercatrice di spicco nella montiana Bruegel), troviamo anche il presidente PD della Toscana Enrico Rossi e il “saggio” di Napolitano Luciano Violante. Marta Dassu’ e Giulio Napolitano sono, come gia’ detto, nell’advisory board.

Inutile ricordare, infine, la stretta vicinanza di Italianieuropei e soprattutto dell’omonima rivista con gli esponenti di Magistratura Democratica. Decine i convegni organizzati congiuntamente negli ultimi anni e non meno numerosi gli interventi dei vertici MD sul magazine dalemiano promosso dalla Fondazione. Vedi, per fare un solo esempio, l’articolo di Claudio Castelli, presidente MD, su Italianieuropei numero 1 del 2010. Titolo: “Oltre la crisi: un approccio diverso per il settore penale”.

SAGGI PER CASO?

Concludiamo con qualche notizia inedita su alcuni fra gli altri “saggi” di Napolitano, per completare il quadro di uno scenario che, alla luce di quanto abbiamo visto fin qui, appare gia’ delineato nelle sue linee essenziali. Solo un esercizio di stile, insomma, chiedersi come andra’ a finire. «A meno che non cambi qualcosa – commentano alcuni osservatori dentro il Palazzo – gli unici dubbi riguardano al massimo la scelta fra Amato e Prodi, o giu’ di li’».

Sul saggio Filippo Bubbico molti particolari interessanti ce li fornisce in questi giorni il giornalista materano Nicola Piccenna che, attraverso il suo frequentatissimo blog “Toghe Lucane”, ricostruisce la storia recente dell’ex sottosegretario.

Architetto, a capo dei consorzi Seta Italia e Seta Basilicata (che in questi anni hanno ricevuto consistenti fondi dall’Unione Europea «per realizzare gelseti, allevare bachi e produrre seta», ma «tranne qualche piantagione di gelsi e qualche capannone vuoto ed in disuso, nulla sembra giustificare l’enorme esborso di fondi pubblici», scrive Piccenna), Bubbico e’ stato a lungo presidente della Regione Basilicata. Da commissario ad acta autorizza la costruzione del Villaggio Marinagri alla foce del fiume Agri. Nel 2009 quel villaggio finisce nel mirino delle roventi inchieste targate Luigi de Magistris.

Poi sappiamo come e’ andata a finire. Tre anni prima Bubbico era nel registro degli indagati di un altro pubblico ministero d’assalto: si trattava di Henry John Woodcock, che nel 2006 a Potenza indagava su un «diffuso e metodico rapporto collusivo» tra un clan mafioso lucano e ambienti politici, amministrativi e imprenditoriali della Basilicata. Nessun problema anche quella volta per Bubbico, che ha continuato al fianco di Bersani e D’Alema – dei quali e’ notoriamente un fedelissimo – la sua escalation politica, oggi giunta ai massimi livelli con l’investitura da parte di Napolitano.

Dulcis in fundo, l’avvocato siciliano Giovanni Pitruzzella e il senatore berlusconiano Gaetano Quagliariello. Un tandem che si compatta nel 2011, quando una ventata di polemiche accompagna l’investitura di Pitruzzella al vertice dell’Antitrust per volonta’ del nuovo primo ministro Mario Monti (sara’ questo uno dei primissimi atti del suo insediamento).

Se infatti da Sel Claudio Fava insorge, ricordando come Pitruzzella, oltre che amico personale di Renato Schifani, e’ stato autore di libri insieme a Toto’ Cuffaro, condannato definitivamente per mafia, Quagliariello (altro saggio di Napolitano) scende subito in campo e tuona: «i presidenti del Senato e della Camera hanno nominato un valente giurista alla guida dell’Antitrust.

Il fatto paradossale e’ che appena qualche settimana fa i colleghi della sinistra, per sostenere che la bocciatura del rendiconto avrebbe imposto le dimissioni del governo, evocavano nelle aule parlamentari il manuale Pitruzzella di diritto costituzionale quale fonte dottrinaria di indiscutibile autorevolezza. Ora, improvvisamente, lo si accusa quasi di indegnita’…».

Chiude il cerchio Massimo D’Alema, che in quella stessa circostanza si butta a corpo morto in sostegno di Monti e delle sue scelte, rivendicando «la collaborazione di molti esponenti del nuovo esecutivo con la Fondazione Italianieuropei». Basta.

http://www.imolaoggi.it/?p=47406