Vogliamo tranquillizzare Esposito: nessuna azienda è fallita a causa delle presunte “violenze” dei No TAV. In Italia le aziende falliscono perché strangolate dalle tasse, abbandonate dallo Stato, soffocate dagli usurai oppure perché non reggono la concorrenza delle imprese in “odor di mafia”. E questo quando va bene, altrimenti già abbiamo visto come la maggioranza di Governo addirittura intralcia le imprese soffocandole di burocrazia e cartelle esattoriali, con Leggi e Decreti volti a smantellare quel poco che nel nostro Paese rimane. Il tutto nell’indifferenza, o spesso con la complicità, di buona parte dei politici nazionali e locali, ben più interessati all’alta velocità. Di aziende chiuse per colpa dei No TAV non ne esiste nemmeno una, né in Valsusa e nemmeno altrove.

Anzi, nel cantiere di Chiomonte abbiamo assistito in questi anni all’avvicendarsi di ditte coinvolte in precedenti fallimenti e riciclatesi sotto diverso nome, riconducibili ad imprenditori a loro volta citati in indagini sulle infiltrazioni mafiose come “Minotauro” e “San Michele”.

Fatte queste premesse, appare evidente l’assurdità della norma che consentirebbe un eventuale “indennizzo” alle fantomatiche aziende chiuse dalle violenze No TAV. Come deve essere dimostrata questa contingenza? Basta una semplice autocertificazione? Si fideranno sulla parola? Oppure si procederà per amicizia? Al momento non è dato saperlo.
Riteniamo che dovrebbe essere sufficiente una copertura assicurativa per le aziende che operano nel cantiere di Chiomonte, anche a garanzia di una corretta procedura di rimborso.

Questa norma oltre ad essere inutile, rischia di essere anche foriera di truffe ai danni dello Stato. Tali risorse dovrebbero essere investite per le vere emergenze del Piemonte e del Paese: Sanità, istruzione, sociale, cultura e PMI.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte
Marco Scibona, Senatore M5S