Archivi giornalieri: 27 febbraio 2014
Torna a tremare il Monte Paschi di Siena: truffa da 90 milioni di euro
Perquisizioni in tutta Italia. L’accusa è associazione per delinquere. Nell’inchiesta ci sono 11 indagati Decine di perquisizioni sono state eseguite all’alba di stamattina da parte della guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta su Mps.
Le indagini derivano dal filone principale dell’inchiesta che ha riguardato gli ex vertici dell’istituto senese che facevano parte della «banda del 5%» così detta perchè su ogni operazione significativa pretendeva tale percentuale.
La magistratura procede per associazione transnazionale a delinquere aggravata finalizzata alla truffa ai danni della banca senese, che è dunque parte lesa nel procedimento. L’inchiesta riguarda una truffa al Monte dei Paschi di Siena per 90 milioni di euro, 47 dei quali già sequestrati in diverse tranche tra gennaio e ottobre 2013. Il raggiro sarebbe avvenuto attraverso movimenti di denaro su vari conti correnti intestati a società e fiduciarie con sedi in Paesi offshore.
Le perquisizioni sono state disposte dalla magistratura di Siena e sono svolte in varie regioni d’Italia da militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza. Nell’inchiesta vi sono 11 indagati tra ex funzionari della banca e broker finanziari. Tra loro figurano Gianluca Baldassarri, ex responsabile dell’area Finanza di Mps, il suo vice Alessandro Toccafondi, l’ex responsabile della filiale di Londra della banca senese Matteo Pontone, e Antonio Pantalena, anche lui ex funzionario Mps.
I magistrati avevano già effettuato rogatorie internazionali nei confronti di San Marino, Svizzera, Gran Bretagna e dell’Isola di Vanuatu, nell’Oceano Pacifico. Secondo quanto si è appreso, ora una nuova rogatoria sarebbe stata chiesta anche a Singapore, dove sono state rintracciate delle somme: i soldi trovati sarebbero riconducibili a Mps e altri soggetti.
I pm avevano chiesto l’arresto per otto persone per inquinamento probatorio e pericolo di fuga reale e concreto, come ha scritto il gip Ugo Bellini e dissipazione o schermatura dei proventi della truffa. L’ordinanza con la quale il gip ha derubricato la richiesta d’arresto in divieto di espatrio è di 35 pagine. Le indagini partirono dalla «cresta», del 5%, che secondo l’accusa Baldassarri e gli altri avrebbero preteso da quanti volevano fare affari con Mps, che infatti risulta parte lesa.
fonte: http://www.lettera43.it/economia/aziende/monte-paschi-di-siena-truffa-alla-banca-da-47-milioni-di-euro_43675123171.htm
Sorgenia, le solite banche in soccorso di De Benedetti
Le banche corrono in soccorso dell’Ingegnere per salvare la sua Sorgenia. Secondo quanto ha rivelato Milano Finanza, infatti, gli istituti di credito sarebbero disposti a convertire buona parte dell’esposizione del gruppo energetico – oggi di proprietà di Cir e partecipato dall’austriaca Verbund – prendendone così il controllo. L’orientamento di massima sarebbe emerso da un vertice tenuto tra tutte le principali banche (Mps, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi, Bpm, Portigon e altre) alle quali Sorgenia deve rimborsare complessivamente 1,9 miliardi e che sono attualmente concentrate su una manovra finanziaria da 600 milioni.
LE STESSE banche, assistite da Rotschild in qualità di advisor, hanno chiesto alla holding Cir un aumento di capitale di almeno 200-250 milioni, a fronte dei 100 che la cassaforte dei De Benedetti è pronta a mettere sul piatto (considerata anche la liquidità incassata con il Lodo Mondadori) in cambio appunto della conversione di 300 dei 600 milioni oggetto della trattativa. I restanti 150 milioni potrebbero essere stralciati o diventare oggetto di un prestito convertendo di media-lunga durata. Lo scenario che sembra profilarsi a questo punto, è che gli istituti possano convertire il loro debito in capitale, diventando così prime azioniste della società. C’è però da capire se Mps, la più esposta e primo creditore di Sorgenia, sia disposta ad entrare in un mercato difficile come quello energetico.
Secondo alcuni analisti, invece, a De Benedetti converrebbe azzerare il valore della controllata e non partecipare alla ricapitalizzazione, anche perché la quota in questione è iscritta nel bilancio della Cir per appena 196 milioni. Non a caso, del resto, l’azzeramento della partecipazione è stata la strada scelta dal socio austriaco che si è ritirato dalla partita svalutando il suo 46% e si è anche dichiarato indisponibile a partecipare all’aumento.
Banche e cda si riuniranno lunedì prossimo anche perché il 5 marzo si terrà il cda decisivo per il futuro del gruppo che, dopo il blocco delle linee di credito da parte delle banche, ha un’autonomia finanziaria limitata, quantificata in circa un mese. Dalla galassia dell’Ingegnere sono arrivati ieri anche i conti del gruppo L’Espresso che chiude il 2013 con un utile netto pari a 3,7 milioni di euro, in netto calo rispetto ai 21,8 milioni registrati nel 2012. Mentre il fatturato, sceso in linea con le attese degli analisti del 12,4% a 711,6 milioni, ha risentito sia del calo dei ricavi diffusionali del 5,8% a 248 milioni (-10,1% la diffusione dei quotidiani) sia dei ricavi pubblicitari del 15,4% a 403 milioni. Invece i “ricavi diversi” sono rimasti pressoché stabili a 27 milioni (28,6 milioni nel 2012). Risultati che impongono una nuova dieta per gli azionisti: di fronte al calo dell’utile e dei margini, il cda proporrà infatti all’assemblea dei soci convocata per il 16 aprile di non distribuire dividendi. Anche il futuro resta incerto: “Crediamo che la società si stia preparando per un altro anno difficile con ulteriori risparmi sui costi, compresi i contratti di solidarietà e la riduzione dell’organico”, sostengono gli analisti di Banca Akros.
Marco Franchi
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
27.02.2014
Mare nostrum: oltre 10mila immigrati soccorsi in circa 4 mesi
Varese: Difficoltà economiche, 34enne tenta suicidio con i gas di scarico
Preganziol: 30enne suicida sotto un treno, trovati biglietti in cui avrebbe giustificato i motivi
Schio: 40enne scomparso nei boschi, ritrovato morto, forse altro suicidio
Foggia: 270 lavoratori Metropol a rischio licenziamento
Bagheria: Senza paga da 2 mesi, 2 dipendenti della clinica ‘Villa Teresa’ su una gru
Una volta finita la cassa integrazione, quei pochi che ne hanno diritto, chi li ospiterà e pagherà loro da mangiare? La Littizzetto?
mercoledì, 26, febbraio, 2014
Si sono appena concluse le operazioni di soccorso di circa settecento persone arrivate a sud-est di Lampedusa a bordo di imbarcazioni fatiscenti. “Sono state 24 ore molto intense”, spiega all’Adnkronos il capitano di fregata Stefano Frumento, comandante di Nave Grecale, inserita nel dispositivo Mare Nostrum.
“Questi disperati – dice Frumento – si sono trovati in mezzo al mare in condizione disperate, buttati in mare da gente senza scrupoli”. Tra gli immigrati soccorsi 19 donne, 19 minori e un neonato. “Arrivano per la maggior parte dall’Africa subsahariana, sono tanti, stremati – racconta l’ufficiale di Marina – Bambini anche molto piccoli che arrivano in condizioni veramente pietose”.
“Per fortuna – rimarca – a bordo delle nostre navi abbiamo tutto ciò che serve per soccorrerli. Ci sono medici e infermieri pronti a fronteggiare tutte le situazioni”. Il problema “è che questi eventi non tendono a diminuire – sottolinea il comandante – Ora il tempo è peggiorato speriamo che non ci siano state ulteriori partenze”.
Ormai ammontano ad oltre diecimila quelli soccorsi dalle navi del dispositivo Mare Nostrum dal mese di ottobre, inizio dell’operazione, circa 6.500 ospitati nei centri organizzati sul territorio siciliano dove anche militari dell’Esercito italiano, impegnati nell’operazione ‘strade sicure’, collaborano all’accoglienza dei migranti anche con dei mediatori culturali capaci, attraverso la conoscenza della lingua araba, di interagire con i migranti.
A Mineo, dove c’è il Centro di accoglienza più affollato con 3823 immigrati ospitati, una pattuglia dell’Esercito vigila sulla sicurezza del paese, ma da quanto raccontano gli addetti ai lavori non si verificano casi di emergenza, hanno molto rispetto nei confronti dell’Esercito. L’altro centro con un folto numero di ospiti è Crotone, con 1593 presenze. A Milo, in provincia di Trapani, ce ne sono 164, a Salina Grande 297 e Pian del lago 566. (Adnkronos)
http://www.imolaoggi.it/2014/02/26/mare-nostrum-oltre-10mila-immigrati-soccorsi-in-circa-4-mesi/
Obama e la desertificazione della California
COLPO DI STATO IN TURCHIA IN STAND BY
SALVA ROMA: SEL, OSTRUZIONISMO LEGA E M5S, INTERESSI ELETTORALI SULLA PELLE DEI CITTADINI
curioso, per lungo tempo era il clientelismo la malapolitica che ricadeva sulle spalle dei cittadini ma per il partito che difende i deboli come dimostra il decreto Bankitalia Boldrini non è dello stesso avviso. Sarebbe il 5 stelle a fare demagogia??????
(AGENPARL) – Roma, 26 feb – Il ritiro del decreto Salva Roma è un episodio preoccupante, soprattutto per il danno enorme che ciò significa per i servizi ai cittadini, per le aziende e per tanti lavoratori della Capitale. E’ quanto dichiarano i deputati Ileana Piazzoni, Sergio Boccadutri, Filiberto Zaratti e Celeste Costantino del gruppo Sinistra Ecologia e Libertà.
“All’atteggiamento di chi cerca di sovvertire l’esito delle elezioni amministrative romane sul piano programmatico attraverso, ad esempio, la privatizzazione di Acea, si aggiungono le vergognose azioni di ostruzionismo della Lega Nord e del Movimento 5 Stelle, che stanno usando i bilanci della Capitale come campo di battaglia per uno sterile scontro mediatico, prima ancora che ideologico.
Ricordiamo che il provvedimento ha come unica finalità quella di mettere la nuova Amministrazione capitolina nelle condizioni di risanare le casse comunali non con l’erogazione di fondi dello Stato ma solo concedendo tempi adeguati per un piano di rientro che sarà in ogni caso a carico dei cittadini romani”.
“E’ ormai insopportabile la demagogia del M5S – sottolinea Ileana Piazzoni -, che già in occasione del primo decreto aveva sottoscritto e votato al Senato emendamenti che costringevano di fatto alla vendita di quote di società che gestiscono beni pubblici, tra cui l’acqua, salvo poi inscenare alla Camera uno show in difesa dell’acqua pubblica; e ancora di più lo è quella della Lega, corresponsabile di quel “pasticcio” sui debiti di Roma che oggi denuncia, in quanto frutto delle soluzioni adottate dall’allora Ministro Tremonti e della malagestione dell’Amministrazione capitolina di centrodestra, coalizione di cui la Lega stessa è sempre stata fidato e sostanziale alleata”.
“Invitiamo Lega e M5S – proseguono infine i quattro parlamentari di SEL – a risparmiarci le solite rappresentazioni teatrali in Aula, ad uso e consumo delle telecamere, per i loro ridicoli interessi elettorali, ed evitare di giocare sulla pelle dei cittadini. Ci auguriamo, infine, che vengano prese tutte le misure necessarie per evitare che ulteriori atti ostruzionistici continuino ad ostacolare la messa in sicurezza dei bilanci di Roma, a seguito dagli errori madornali commessi da precedenti Governi e Amministrazioni bocciati dagli stessi cittadini”.
http://www.agenparl.it/articoli/news/politica/20140226-salva-roma-sel-ostruzionismo-lega-e-m5s-interessi-elettorali-sulla-pelle-dei-cittadini
Renato Accorinti, sindaco di Messina. Sindaco degli ultimi
Posted on 27 febbraio 2014 da Contributi
Nasce la Casa di Vincenzo, centro di accoglienza per senza fissa dimora. Nessuna autorità a tagliare il nastro. E Il sindaco inaugura a modo suo.
«Siamo gli innumerevoli, raddoppia ogni casella di scacchiera.
Lastrichiamo di corpi il vostro mare per camminarci sopra.
Non potete contarci; se contati, aumentiamo, figli dell’orizzonte che ci rovescia a sacco.
Nessuna polizia può farci prepotenza più di quanto già siamo stati offesi.
Faremo i servi, i figli che non fate.
Nostre vite saranno i vostri libri di avventura.
Portiamo Omero e Dante, il cieco e il pellegrino – l’odore che perdeste, l’uguaglianza che avete sottomesso. Da qualunque distanza, arriveremo. A milioni di passi.
Noi siamo i piedi, e vi reggiamo il peso.
Spaliamo neve, pettiniamo prati, battiamo tappeti, raccogliamo il pomodoro e l’insulto.
Noi siamo i piedi e conosciamo il suolo passo a passo. Noi siamo il rosso e il nero della terra, un oltremare di sandali sfondati, il polline e la polvere nel vento di stasera.
Uno di noi, a nome di tutti, ha detto: “Non vi sbarazzerete di me.
Va bene, muoio…. ma in tre giorni resuscito e ritorno”».
Con queste parole, riprese da un lavoro di Erri De Luca, si era aperta la “Notte Bianca” di Messina il 12 ottobre scorso, notte dedicata al Muos di Niscemi ma troppo vicina nel tempo a una tragedia della miseria avvenuta nel Mediterraneo, nei pressi delle coste siciliane: in quelle acque quasi 200 migranti provenienti dalla Libia, erano stati lasciati annegare da sistemi di avvistamento italiani che non avevano funzionato a dovere.
Quella “sala della Comunità Europea” di palazzo Zanca, sede del Municipio messinese era stata la location “perfetta”, il luogo adatto per parlare di diritti umani violati, di integrazione e smilitarizzazione.
In quella sala, nel giugno del 1955, a poco meno di un anno dalla scomparsa di Alcide De Gasperi, si era svolta una conferenza destinata a creare un “pezzetto” di storia europea. Fra quelle pareti era stata abbozzata e, aveva preso il via, l’idea della creazione di un Mercato comune e di una Comunità europea dell’energia atomica (Cee ed Euratom), di fatto sancite poi, il 25 marzo 1957, con la firma dei trattati di Roma.
In quella sala, grande emozione aveva destato l’ingresso di un gruppo di immigrati libici che avevano regalato ai presenti la loro testimonianza di quanto accaduto “la notte dei 200 morti accertati”: loro precedevano di poco quel barcone miseramente affondato.
Il loro portavoce, aveva ringraziato la Città di Messina e il sindaco Accorinti, che si stava battendo perché venisse loro riconosciuto lo stato di “rifugiato politico”, il portavoce aveva affermato di riconoscere sicuramente la loro fortuna nell’essere arrivati sani e salvi sulle coste siciliane, ma di non essere sicuro che per loro fosse stato meglio sopravvivere al mare, per poi ritrovarsi accatastati dentro fatiscenti centri di “accoglienza” o rischiare l’arresto se trovati a “circolare” fuori dagli stessi. Erano seguite altre testimonianze e momenti di vera commozione. Poi il discorso del sindaco..
Tentare la via dell’integrazione economica come uno strumento per realizzare l’unione politica, in un’Europa in cui diversi Paesi vivono situazioni di profonda crisi, certamente non è facile: un concetto di unità politica, non può basarsi su idee astratte e dovrebbe sicuramente partire da un’idea di integrazione “umana” nei confronti dei meno fortunati, da qualunque parte del mondo essi giungano.
Integrazione umana, dunque, prima di ogni altra cosa.
Questo era stato il senso del discorso tenuto durante quella notte bianca da Renato Accorinti, sindaco di una Messina, città di confine di una Sicilia assetata di giustizia sociale.
Coerente con se stesso, il sindaco che si presenta alla festa delle forze armate, il 4 novembre scorso, “armato” di una bandiera arcobaleno simbolo di pace, creando imbarazzo e disagio negli alti ufficiali presenti davanti al “monumento ai caduti”, quel “sindaco speciale” a cui Vauro ha dedicato due bellissime vignette, che si reca in bicicletta al suo posto di lavoro… quell’uomo “umile” con alle spalle i suoi precedenti di attivista “No Ponte”, con il suo trattenere per sé, del suo stipendio, solo la cifra corrispondente a ciò che percepiva da insegnante di educazione fisica, quello stesso sindaco, che al mattino si ferma a chiacchierare, come un vecchio amico, con i suoi concittadini che lo fermano per strada, quel sindaco qualche giorno fa ha inaugurato la “Casa di Vincenzo”.
Vincenzo era un vecchio “amico” e con lui Accorinti aveva trascorso tante volte le sue festività natalizie, il nome di un vecchio clochard morto dieci anni fa, dunque, per il primo dormitorio pubblico di Messina.
Foto: Di Giacomo
La struttura ricavata in una porzione “abbandonata” degli ex magazzini generali ubicati in prossimità del porto si avvale della collaborazione della Caritas locale e dell’aiuto di volontari reclutati anche fra i collaboratori del sindaco. Venticinque posti letto distribuiti in due sezioni, una da otto posti occupata da quattro donne e l’altra per gli uomini che sono in numero maggiore.
“Acqua calda e lenzuola di tessuto – ci racconta Giampiero, giovane ma attento e attivissimo collaboratore del sindaco Accorinti – lenzuola e tovaglie che ogni giorno vengono cambiate per permettere un riposo sereno e un po’ di igiene ad uomini e donne che fino ad una settimana fa dormivano all’addiaccio.
All’inaugurazione, la scorsa settimana, poche autorità religiose e nessuna pubblica o militare, il nastro è stato tagliato da Lucio, uno dei senzatetto ospitati nella “casa di Vincenzo” e all’ingresso una foto del vecchio clochard”.
Senza clamori e senza pubblicità di sorta Accorinti, il sindaco degli ultimi ha trascorso la prima “notte di vita” della casa di Vincenzo, dormendo accanto ai suoi ultimi…
Oggi pomeriggio era a Catania, anche lui presente ai festeggiamenti per la presenza del presidente Napolitano nella città etnea… ma non stava sul palco delle autorità… sfilava in corteo, insieme ai 128 dipendenti della Micron che protestavano per i tagli al personale voluti dalla multinazionale che ha acquistato la loro società.
Ci torna in mente per un istante ancora la notte bianca messinese… quando fiero e orgoglioso, “Renato” aveva tirato fuori da un armadio una cinquantina di magliette, donate in segno di stima da altrettanti attivisti passati per il suo ufficio, ne aveva presa una e l’aveva mostrata fiero a Massimo Zucchetti, anche lui relatore sul Muos in quella magica notte siciliana… Sulla maglietta una scritta: “Siamo realisti, vogliamo l’impossibile”.
Lavoro in Val Susa. La7, pochi minuti per un grave problema
Lucchini, Beltrame, Alcar, Semat, Vertek. Garantire visibilità e comprensione del problema lavoro in quattro minuti.
Altri 1500 posti di lavoro in Valsusa rischiano di essere spazzati via dalla crisi che investe il mondo del lavoro, quelli delle ditte della Lucchini S.p.A. di Condove, della Beltrame di S. Didero, dell’Alcar di Vaie e della Selmat di S. Antonino. Questo quanto ricordato martedì sera sul piazzale adiacente lo stabilimento condovese dal delegato della Fiom Edi Lazzi nel corso della trasmissione de La7 “Linea Gialla”, condotta da Salvo Sottile e che si è occupata di crisi, rabbia e ingiustizie.
Centottanta minuti di trasmissione, quattro minuti scarsi di collegamento condotti da Roberta Rei, con in piazza anche alcuni sindaci di Condove, Sant’Ambrogio, Caprie, Venaus, amministratori e soprattutto lavoratori con indosso le magliette portate anche nel corso dell’ultima manifestazione No Tav a Chiomonte e lavoratori con molte aspettative da una trasmissione che poteva dare visibilità alla valle, più segnata di altre da crisi e devastazioni del territorio.
“Così non si può andare avanti, non sappiamo come arrivare a fine mese, le tasse le paghiamo ma impossibile chiedere prestiti alle banche, siamo cassaintegrati, siamo emarginati…qui si parla di tav e si sciupano soldi indispensabili per interventi sul territorio…” da più parti queste parole si sono alzate intorno al microfono nel corso delle dirette, intervallate da lunghi interventi in studio, tra i quali quello dell’europarlamentare Lara Comi, che ha ribadito di essere ben a conoscenza della questione tav, ma che intanto un solo comune ora era contrario all’opera…” Queste affermazioni hanno suscitato risentite prese di posizione, immediatamente spente dalla chiusura della diretta.
Così, partita con tante speranze e poi conclusa con gli sguardi seri di persone che ogni giorno devono fare i conti con l’instabilità della vita, con le responsabilità da portare avanti all’interno delle tante famiglie, la trasmissione si è chiusa, con il no ad un ultimo intervento conclusivo.
Sedotti ed abbandonati, verrebbe da dire. Vittime insomma di un giornalismo di facciata, che vuol essere vetrina ma non spazio per portare in luce i problemi veri, per suscitare possibilità di diversi obiettivi da ricercare. Di questo la valle non ha veramente bisogno.
Gabriella Tittonel
26 febbraio 2014
Il Fmi detta all’Italia la riforma della Giustizia
Allarme del Fmi sulla giustizia italiana: “L’inefficienza del sistema giudiziario italiano ha contribuito a ridurre gli investimenti e rallentare la crescita”. In un working paper sul sistema italiano il Fondo punta il dito contro “gli eccessivi ritardi nei procedimenti in tribunale che comportano un numero molto alto di casi pendenti”, l’alto numero di tribunali, di avvocati (350 ogni per 100mila abitanti).
Il governo, afferma il Fmi, ha preso negli ultimi anni delle misure per migliorare la situazione misure che “vanno nella giusta direzione”, il riferimento è ad alcune disposizioni in merito contenute nel decreto ‘Fare’ e in ‘Destinazione Italia’, tuttavia “bisogna fare di più”.
In cima alle priorità indicate dal Fondo, tra le altre, la riforma del sistema d’appello; l’aumento le sanzioni; schemi di conciliazione obbligatori; riduzione del numero dei tribunali, accelerazione degli iter processuali.
http://www.imolaoggi.it/2014/02/13/il-fmi-detta-allitalia-la-riforma-della-giustizia/