Politica, criminalità, imprenditoria. La filiera della corruzione nelle grandi opere

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SCRITTO DA: VALSUSA REPORT – FEB• 04•14
corruzione

Da alcuni giorni si aggira la notizia della bacchettata UE all’Italia sulle grandi opere, le redazioni però ci assicurano sicurezza in tutti i campi.

Dalla prima relazione sulla corruzione della Commissione UE in Europa, in Italia il costo di realizzazione è di molto superiore a quello di opere equivalenti in altri paesi europei. Nelle grandi opere pubbliche la corruzione è stimata al 40% del valore totale dell’appalto, le ferrovie ad Alta velocità costano 61 milioni al chilometro – circa il 4% del Pil nazionale. In Giappone costa solo 9,8 milioni, in Spagna 9,3 e in Francia 10,2. Secondo le stime dell’Olaf, l’agenzia antifrode europea, questa corruzione costa all’economia europea circa 120 miliardi di euro all’anno.

Andando nello specifico del rapporto UE, la ricostruzione post-sisma a l’Aquila, l’Expo Milano 2015 e la futura linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione sono viste, nella sfera pubblica, – quali particolarmente esposte al rischio di distrazione di fondi pubblici e infiltrazioni criminali.
In Italia la AV è costata 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma-Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79,5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni di euro della Tokyo-Osaka.
Ribadisce la UE – queste differenze di costo, di per sé poco probanti possono rivelarsi però una spia, da verificare alla luce di altri indicatori, di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità delle gare per gli appalti pubblici – inoltre aggiunge – tra gli aspetti più preoccupanti ci sono i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese, lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo. Il report della Commissione cita uno studio del 2010 a cura del Center for the Study of Democracy secondo cui il caso italiano è – tra i più esemplari per capire quanto stretti siano i legami tra criminalità organizzata e corruzione. Tra i casi – degni di nota – Bruxelles cita quello di Nicola Cosentino, – parlamentare indagato per collusione con il clan camorristico dei Casalesi – che ne “avrebbe finanziato la campagna elettorale in cambio di influenze politiche a livello nazionale, soprattutto per il riciclaggio di rifiuti tossici. Sempre nello studio, l’esecutivo lamenta il fatto che il Parlamento abbia – rifiutato ben due volte l’autorizzazione a procedere nei sui confronti, impedendone la carcerazione preventiva.

Famoso è il bacio e abbraccio in parlamento tra Cosentino e Osvaldo Napoli oggi sostenitore della linea e vice commissario ai trasporti con il collega Esposito del PD.

Secondo l’Ue, – consistono nella depenalizzazione nel 2002 di determinati reati, come alcune forme di falso in bilancio – delle azioni a dir poco chiare e trasparenti. Non si risparmiano le critiche dell’Unione ai media in una nota – l’indipendenza e l’assetto proprietario dei media, specie quelli elettronici, presentano notevoli problemi, soprattutto per il perdurare di un sistema di quasi monopolio.

Il consiglio principe dal rapporto esprime ciò che il popolo italiano chiede da tempo; viene richiesto, dalle raccomandazioni rivolte all’Italia a luglio 2013 nel quadro del semestre europeo un obiettivo  che – potrebbe essere raggiunto ponendo l’obbligo per tutte le strutture amministrative di pubblicare online i conti e i bilanci annuali, assieme alla ripartizione dei costi per i contratti pubblici di opere, forniture e servizi, in linea con la normativa anticorruzione. Oltre a considerare di conferire alla Corte dei conti il potere di effettuare controlli senza preavviso.

Oggi però i consigli  dell’Unione non sono ancora di fatto seguiti, in trentino dopo la “bocciatura” da parte del consiglio provinciale della mozione No Tav dei cinque stelle che tornano alla carica nel criticare l’opera, contestano i numeri resi noti dal commissario per l’opera Mauro Fabbris, in una visita al cantiere del tunnel a Mules alcuni giorni fa,  costi in linea con il rapporto UE, spropositati.

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L’ammontare di 9,7 miliardi per il tunnel di base, mentre l’Austria parla di 24, le tratte di accesso che costeranno 4,5 miliardi mentre il documento BBT SE parla di 8 mliardi, insomma anche qui nella confusuione si potrebbe annidiare la corruzione dichiarata da Bruxelles. A Trento il ma case Itea
„Movimento 5 stelle, fatti i conti,  – ha una risposta chiara e concreta: per ogni chilometro di Tav la Provincia potrebbe pagare per 10 anni il canone moderato di 10 mila appartamenti Itea, sgravando le tasche dei cittadini che faticano ad arrivare alla terza settimana del mese.

In una piccola polemica rispondono dalla valle in opposizione al Tav – siamo sicuri qui la corruzione non c’è, è di ieri la notizia tramite stampa del ministro Alfano dove in Valsusa le infiltrazioni mafiose non ci sono e poi all’interno del cantiere c’è la polizia e l’esercito, chi mai potrebbe dubitare dei costi!!.

Infatti la legge n. 125 del 2008 che istituisce il cantiere come sito di interesse strategico nazionale ha autorizzato, – per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, l’impiego di un contingente militare delle Forze Armate, posto a disposizione dei Prefetti per servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili, nonché di perlustrazione e pattuglia in concorso e congiuntamente alle Forze di Polizia – nell’ “Operazione Strade Sicure”, al personale della Forze Armate non appartenente all’Arma dei Carabinieri è attribuita la qualifica di Agente di Pubblica Sicurezza, con esclusione delle funzioni di Polizia giudiziaria.

Ed è proprio nell’ambito dell’Operazione Strade Sicure che opera il dispositivo di vigilanza al cantiere della TAV (la linea ad alta velocità Torino – Lione) di Chiomonte, in Val di Susa. In quel cantiere sono in corso le operazioni di perforazione del tunnel geognostico, lungo 7,5 km e necessario per effettuare la valutazione geologica del terreno sul quale verrà scavato il tunnel principale, ma è ancora in fase di valutazione da parte del Comitato Iterministeriale per la Programmazione Economica.

Nel cantiere in Valsusa è tutto a posto e non c’è corruzione, costa solo uno sproposito non giustificato.

Redditi dei politici, M5s propone il “Politometro”. Ma i partiti lo bocciano

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/04/redditi-dei-politici-m5s-propone-il-politometro-ma-i-partiti-bocciano-lemendamento/868600/

Respinta al Senato da tutti i partiti la proposta del Movimento 5 Stelle che prevedeva l’istituzione di uno strumento per verificare “gli arricchimenti illeciti ai danni dell’Erario”. Sel e Lega si sono astenuti

Redditi dei politici, M5s propone il “Politometro”. Ma i partiti lo bocciano
Tutti i partiti bocciano il “Politometro”. E’ stato respinto in Senato l’emendamento a prima firmaLaura Bottici, senatrice del Movimento 5 Stelle, che voleva l’istituzione di uno strumento per verificare i redditi dei politici prima, durante e alla fine del mandato parlamentare. ‘Una bocciatura”, ha commentato la senatrice, “vergognosa. La casta si arrocca su se stessa e dice no al Politometro che avrebbe permesso di controllare gli arricchimenti illeciti ai danni dell’Erari di politici e dirigenti pubblici”. Lo strumento sarebbe stato destinato a tutti coloro che hanno ricoperto “negli ultimi 20 anni incarichi di rilievo nelle pubbliche amministrazioni (dirigenti) e cariche pubbliche elettive, basato sul confronto del patrimonio del soggetto con tutti i redditi percepiti di qualunque natura e quelli dichiarati”. Solo il Movimento 5 Stelle ha votato a favore del Politometro (44 voti a favore). 157 i contrari (Pd, Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Gal, Scelta Civica), 19 gli astenuti che in Senato valgono come voto contrario (Sel e Lega).

Ma la proposta di Grillo e dei suoi parlamentari non è nuova. Il primo a provarci era statoAntonio Di Pietro nel 1996, allora ministro dei Lavori pubblici: era sua la proposta per la creazione di un’”authority” contro la corruzione nella pubblica amministrazione e, tra i provvedimenti da adottare, prevedeva anche un’anagrafe patrimoniale per i dirigenti. Approvato al Senato, non trovò alcun seguito. A portare avanti il tema anche i radicali che dal 2007 hanno posto al centro delle loro battaglie la creazione di un’”Anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati”, che permette l’accesso tramite web della documentazione che riguarda patrimonio e operato del singolo.

Il “Politometro” è uno dei venti punti del programma del Movimento 5 Stelle e vorrebbe essere la risposta (l’integrazione) al redditometro per i cittadini. “Vorrei integrare”, scriveva nel 2012 Beppe Grillo sul blog, “la proposta del redditometro con il “politometro”. Uno strumento che valuti la differenza tra ricchezza posseduta dai politici e dai funzionari pubblici dall’atto della loro nomina nell’arco degli ultimi vent’anni. Non è difficile realizzare un’applicazione che faccia la differenza tra patrimonio attuale (P2), patrimonio iniziale (P1) più il reddito ufficialmente percepito nel periodo (C). Quindi il risultato, che chiameremo Z, sarà dato da Z = P2 – (P1 + C). Se Z sarà superiore a 0, escludendo partite straordinarie come eredità o vincite al Superenalotto, la differenza dovrà essere restituita alle casse dello Stato con l’aggravio fiscale del 60%. Il politometro potrebbe essere applicato dalla prossima legislatura”. E concludeva: “Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere”. Ma una volta a Roma, a opporsi all’istituzione dello strumento per il reddito dei politici sono i partiti politici.

I Governi ti cacciano dalla montagna

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SCRITTO DA: VALSUSA REPORT – FEB• 03•14
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L’ennesima attività in montagna chiude. Succede a pochi chilometri dalla valle che si oppone al passaggio del super treno. Paga servizi che non hai e chiudi. Poco importa se sei onesto e non fai il cosiddetto nero, l’illecito.

Le valli valdesi vedono l’ennesima attività di montagna che da dicembre è alla chiusura. Intervistata, la titolare fa notare che l’evolversi delle speculazioni la costringono, dopo i primi due ristoranti, a chiudere per mancanza di liquidità nell’affrontare le spese di gestione. Dopo 10 anni splendidi la chiusura.

Ecco, non sarebbe rilevante per noi se non fosse che in questa lucidissima intervista, la titolare fa riferimento proprio alle amministrazioni No Tav, che invece difendono il cittadino, ma andiamo per punti.

Innanzitutto la causa, la Tares, imposta sull’immondizia, ovvero sui servizi, aumentata del 400% va pagata. Comprende lo sgombero neve, l’illuminazione pubblica, sfalci e asfaltatura; solo che la strada è una di quelle considerate vicinali, quindi un modo per farti pagare oneri senza avere servizi. Infatti parlando dell’Acea, ditta per la rimozione dell’immondizia pagata nella tares, l’imprenditrice rileva che “in montagna noi abbiamo la tampa l’abbiamo sempre avuta, e loro s’inventano il bidone compost e mi fanno anche lo sconto”. La realtà infatti insegna in montagna a riutilizzare appunto l’humus per la coltivazione degli orti essenziali in zone lontane dalla grossa distribuzione. Come in questo caso, diventa utile quell’esubero di prodotto coltivato naturale che attira appunto il consumatore. Va da sé che l’imposta si moltiplica aggravando l’attività che invece sarebbe remunerativamente più vantaggiosa, dal momento che questo surplus pareggerebbe la spesa del trasporto per i prodotti necessari a un ristorante e non coltivabili in loco. Ci si mettono anche le Asl, sulle acque, dove l’acqua di montagna non può essere usata attingendola dagli acquedotti privati ma va usata quella del consorzio Acea.

Quando un’attività di montagna chiude si sa bene che quella parte di territorio sarà condannato alla desertificazione. Il calcolo è presto fatto: meno attività commerciali, meno persone quindi meno tasse, e minori possibilità di tenere aperti anche ospedali, poste e attività comunali, persino i sentieri turistici andrebbero presto dimenticati e con loro la memoria storica di quei territori.

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“Ammiro tantissimo i Sindaci No Tav. Loro hanno difeso e stanno difendendo il loro territorio”. A questa affermazione vi è stato un seguito sul famoso social network proprio da un Sindaco No Tav che per primo rischiò nel 2005 di vedere distrutto e stravolto il suo bel comune di montagna, Nilo Durbiano, il quale scrive: “Grazie per il gradito riferimento alle (bistrattate dai media) Amministrazioni No Tav, se vuole riaprire in un luogo non ostile la invito a considerare Bar Cenisio (borgata a quota 1500 mt slm a 5 km dal Moncenisio) da questa borgata del comune di Venaus si possono fare magnifiche e numerose passeggiate con ciaspole, escursioni di sci alpinismo, fare corse con i cani da slitta e in estate ascoltare il rumore del silenzio nei boschi o raggiungere agevolmente i numerosi rifugi in quota o i laghi di Alpone, del Moncenisio o della Ferrera… volendo si può battere anche una bellissima pista da fondo utilizzando la rete di piste tagliafuoco dei boschi… Ci pensi, l’amministrazione non è ostile!!!! Anzi c’è pure un ex Albergo/Ristorante da ristrutturare in società con la proprietà… ci pensi”.

La montagna ha risposto….

Consigliamo la visione della video intervista alla ristoratrice, fatta da Dislivellitube.2JPG

Maxiprocesso No Tav. Sassi, massi, bombe carta, molotov e machete

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SCRITTO DA: MASSIMO BONATO – FEB• 04•14
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Liturgia della deposizione. Trenta testi su cinquanta han ripercorso i momenti dei ferimenti. 

Ancora testi, in prevalenza provenienti dal I Reparto mobile della Polizia di Roma, ma anche finanzieri del gruppo di Pronto impiego di Milano, di Torino, oltreché qualche agente della Digos di Torino.

Giornata liturgica in cui sono comparsi a ripetizione trenta dei cinquanta testi previsti per l’udienza odierna. Danni subiti, prognosi, risarcimenti, modalità di accorpamento, di intervento e descrizione del momento dell’accaduto. Per ciascuno stesse domande dal Pm e il ripetersi della difesa che si accerta se il casco portasse o no un segno distintivo, e nel caso quale, quale tipo di risarcimento sia stato ottenuto.

Alla varietà di oggetti lanciati fittamente il 3 luglio 2011 nell’area archeologica della Maddalena – sassi, pietre, massi, bulloni, bombe carta, bottiglie incendiarie – si aggiungono i “machete” visti dal finanzeiere di Torino Vinciguerra, costati alla difesa e agli imputati il rimbrotto del Pm per un breve momento di ilarità sommessa.

Nulla di rilevante se non che per la maggior parte dei casi i 5-10 giorni di iniziale prognosi  hanno richiesto un prosieguo di 15, 60, 80 giorni di cure ulteriori e riabilitazione ai molti colpiti da pietre o storditi dall’esplosione di una bomba carta vicino al casco o tra i piedi.

Non si capisce dove di preciso siano cadute le molotov e quante ne siano state lanciate. L’assistente del I Reparto mobile di Roma Demofonti dichiara di averne viste una decina cadere a distanza perché “per fortuna non arrivavano a lanciarle addosso a noi, bruciavano solo la sterparglia”; ma per De Filippo, stesso reparto, incalzato dall’avvocato Novaro, sarebbero state cinque o sei, viste volare con l’innesco acceso. E glien’è volata sopra una almeno “scavalcandolo”. Di questo è certo.

Tanti erano gli oggetti a volare il 3 luglio, tanto minori, per coincidenza, le parole ascoltate oggi per descriverli: i “sassi”, dagli appartenenti al I reparto mobile diventano “massi” per i finanzieri di Milano; si moltiplicano i puntini di sospensione tradotti con “quant’altro” (“sassi, bulloni, bombe carta e quant’altro”) in bocca agli uni e agli altri; la necropoli diventa per tutti i romani il “cimitero preistorico”. Quisquilie. Ma all’avvocato Bertone il presidente pone il veto di domandare se le relazioni fossero state scritte singolarmente, collettivamente o su fogli prestampati.

Prossime udienze il 10, il 24 e il 28 febbraio. Nonostante la rinnovata contrarietà dichiarata dall’avvocato Bertone per la sede celebrativa del processo, l’appuntamento resta all’Aula Bunker del carcere delle Vallette.

Massimo Bonato 04.02.14

Rivalutazione quote Bankitalia: denunce a 130 Procure

chi difenderà la magistratura? Le banche ciao ciao?

di: WSI

Reati ipotizzati: peculato, danno erariale, aiuti di stato mascherati alle banche per 7,5 miliardi. Rischio su oro e riserve.
 
La sede della Banca d’Italia, a via Nazionale, Roma.
 
ROMA (WSI) – Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di Adusbef e Federconsumatori, che depositeranno un esposto-denuncia lunedì prossimo 3 febbraio a 130 Procure della Repubblica ipotizzando tra gli altri, il reato di peculato; alla Procura Generale della Corte dei Conti; alla Commissione Europea.
 
RIVALUTAZIONE QUOTE BANKITALIA: SU ‘FURTO’ DI 7,5 MILIARDI A FAVORE BANCHE SOCIE, CON TANGIBILE RISCHIO SU ORO E RISERVE, ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI PRESENTANO ESPOSTI DENUNCE A 130 PROCURE, CORTE DEI CONTI, COMMISSIONE UE IPOTIZZANDO I REATI DI PECULATO, DANNO ERARIALE ED AIUTI DI STATO MASCHERATI. AD INTESA-S.PAOLO (30,3% QUOTE) – UNICREDIT (20%) 3,5 MLD EURO NETTI.
 
Il contestato decreto sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, il cui capitale detenuto da banche ed assicurazioni passerà da 156.000 euro a 7,5 miliardi di euro, che oltre a configurare un aiuto di Stato mascherato alle banche socie, potrebbe concretizzare ipotesi delittuose dato il trasferimento forzoso dallo stato patrimoniale di Bankitalia (Ente Pubblico), costretta ad attingere dalle riserve ordinarie e straordinarie (22,6 miliardi di euro al 31.12.2012), per ricapitalizzare le banche socie con un apporto di 7,5 miliardi lordi (6,6 miliardi di euro netti), finirà davanti la Procura Generale della Corte dei Conti per danno erariale,alla Commissione Europea per aiuti di Stato, a 130 Procure della Repubblica con ipotesi di peculato.
 
La parte del leone per Intesa San Paolo, che detenendo il 30,3 % del capitale di Bankitalia, avrà un gentile regalo di 2 miliardi di euro netti; Unicredit (22%) riceverà un bonifico a spese della collettività, pari 1,452 miliardi; al terzo posto le Assicurazioni Generali con 415 milioni di euro; al quarto la Cassa di Risparmio di Bologna, che avrà un maxi assegno di 409 milioni di euro; al quinto posto l’Inps del collezionista di poltrone Mastrapasqua, che riceverà 330 milioni di euro netti; al sesto la Carige, con 264 milioni; al settimo la Bnl con 184 milioni netti; seguita da Mps (165 milioni); Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli (138,6 milioni); Cassa di Parma e Piacenza con 132 milioni netti; Carifirenze, con 125,4 milioni di euro, tutti al lordo della tassazione pari al 12%,il cui ammontare totale è di 900 milioni di euro.
 
Senza contare il rischio tangibile che le banche o fondi di investimento italiani ed esteri, che entreranno nella “public company” di una Bankitalia privatizzata dal Governo Letta-Saccomanni, in nettissima controtendenza rispetto alle Banche Centrali di tutta Europa (pubbliche o semipubbliche), acquistando le quote eccedenti il 3% che le vecchie azioniste dovranno dismettere, potranno rivendicare il diritto alle riserve in oro ed in valuta, appostate nel bilancio al 31.12.2012, per la somma di 132,556 miliardi di euro.
 
Un ulteriore regalo a banche e banchieri azionisti di Bankitalia, è rappresentato dalla pioggia dei dividendi annui, i quali fissati al tasso del 6%, ben 24 volte il tasso di riferimento Bce dello 0,25%, oppure se si preferisce 12 volte in più dei tassi di rendimento dei BTP attorno al 3%, porteranno nei bilanci delle banche socie ben 450 milioni di euro.
 
Adusbef e Federconsumatori, dopo aver esaminato con i loro migliori legali i profili giuridici e le palesi forzature nel conferimento a banche e soggetti privati del patrimonio pubblico (così come sono configurate ed appostate le riserve straordinarie della Banca d’Italia), raffigurati specie nel papocchio dell’art.6, depositeranno un esposto-denuncia lunedì prossimo 3 febbraio a 130 Procure della Repubblica ipotizzando tra gli altri, il reato di peculato; alla Procura Generale della Corte dei Conti, che dovrà valutare l’ingente danno erariale; alla Commissione Europea, per i lapalissiani aiuti di Stato mascherati alle banche socie, proprio alla vigilia degli stress test europei sulle banche italiane.
 

Quello che non si deve sapere su Augias il moralizzatore…

 di Gianni Fraschetti –
 
Qualche anno fa, Antonio Selvatici, scrupoloso giornalista d’inchiesta italiano, rese pubbliche una serie di informazioni provenienti dagli archivi della STB, i vecchi servizi segreti cecoslovacchi, che contenevano un dossier  dedicato a un loro informatore italiano: tale Corrado Augias, nome in codice “Donat”. I documenti, raccolti in un fascicolo di 135 pagine, si riferivano a rapporti, verbali d’incontri, schede, a partire dal 1963, quando Augias era un giovane funzionario Rai con frequentazioni importanti. Tutto è documentato con maniacale precisione. Corrado Augias, nome in codice «Donat». Ecco com’è stato avvicinato dai cecoslovacchi: «Il contatto con Donat è stato preso da Kotva e Jaros durante il ricevimento all’ ambasciata bulgara il 30 maggio 1963. Il mediatore della conoscenza era l’agente Dox». Quando il futuro giornalista e commediografo venne avvicinato dagli uomini dei servizi d’Oltrecortina aveva poco più di vent’anni. Era un ragazzo di buona famiglia, brillantemente laureato, si era appena sposato e da poco era stato assunto in Rai. Il quadro che offrono gli uomini dell’STB  i Corrado Augias sembra evidente: un irrequieto giovane di buona famiglia, tendenzialmente sinistrorso, che svolge un lavoro ben remunerato all’interno di una struttura rigida e politicamente ostile che non gli lascia lo spazio d’espressione personale e politica. Ma perché i cecoslovacchi concentrano la loro attenzione proprio verso il giovane Augias? Forse troviamo la risposta nel testo dell’informativa: era il novello marito di Daniela Pasti (futura inviata del quotidiano Repubblica), figlia del noto generale Nino Pasti, allora effettivamente «sottocapo di Stato maggiore dell’ aeronautica militare». Probabilmente il tentativo degli uomini dell’STB era quello di cercare di ricevere informazioni sulle attività dell’alto ufficiale attraverso il genero. Ed è probabilmente per questo motivo che all’interno del dossier troviamo un trafiletto di stampa con la nota manoscritta Donat che ha come oggetto: «Nuovo incarico nella Nato del generale Pasti». Una sorta di ulteriore accreditamento. La moglie di Corrado Augias era a conoscenza degli incontri de marito? Dalla lettura dei documenti d’archivio traspare che Daniela Pasti non solo sapesse, ma che abbia anch’essa collaborato. In una nota dell’ 8 febbraio 1967 firmata dal maggiore Vaclav Majer del ministero degli Interni, si legge: «Donat aveva detto tutto ciò che sapeva. Altre informazioni non gli venivano chieste. Invece la moglie, alla prima richiesta, aveva portato l’elenco telefonico del ministero della Marina. Non era stata sfruttata ulteriormente». La polemica che seguì alle rivelazioni di Selvatici spinse in campo una buona fetta della sinistra al caviale in sua difesa, guidata dall’insuperabile maestro Furio Colombo, uomo della FIAT, buono per tutte le stagioni,  il quale portò a vette irraggiungibili  la sua opera immaginando che quelle rivelazioni fossero in realtà frutto di un accordo tra Berlusconi e Putin teso a produrre dossier taroccati per colpire uno alla volta i nemici del Cavaliere. Augias minacciò unao sfracello   di querele e denunce, che non presentò mai e la questione è stata seppellita sotto uno strano silenzio, come è nostro costume e come si usa fare  quando vengono toccati uomini o ambienti della sinistra. Augias alla fine fu costretto ad ammettere i suoi rapporti con i cecoslovacchi (che in epoca di guerra fredda erano il “nemico”, così tanto per ricordarcene), definendoli però “blande frequentazioni”. Resta da capire perché un uomo che ha un rapporto così contorto con il proprio passato,si permetta di impartire lezioni di moralismo. Ultima quella dalla Bignardi, altra campionessa di ipocrisia che dovrebbe guardare più suo suocero che i padri del suo prossimo. Scava scava i grandi moralizzatori dei comportamenti altrui sono dunque personaggi che evitano accuratamente il giudizio sui propri; e preferiscono censurare Berlusconi o  quei “quasi fascisti” dei grillini, piuttosto che fare una sincera autocriti sull’immondizia che nascondono nei loro armadi, a cominciare da quello dell’agente Donat.
 
Fonti: http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1627063&codiciTestate=1
 
http://www.qelsi.it/2014/i-segreti-di-corrado-il-moralizzatore/

IL SISTEMA SOFRI-BIGNARDI

i terroristi sono solo quelli che le procure gestite dal PD decretano come tali…

Se c’è un tabù che non può essere toccato in Italia è il sistema di potere Adriano Sofri-Daria Bignardi-Luca Sofri. Dite male di chi volete, in Italia la maldicenza è sport nazionale, ma non azzardatevi a toccare quel triangolo. Ve ne verrà solo male. Il comico intervento di Enrico Letta emesso nella forma solenne del comunicato stampa di Palazzo Chigi per difendere i tre da una battuta che ci stava tutta del M5S (se a Di Battista fai tre domande inutili e petulanti sul padre “fascista”, ti si potrà ricordare il suocero mandante dell’assassinio di un servitore dello Stato 34enne con due figli piccoli?) attiene a questo capitolo: quel triangolo di potere non si tocca,
Adesso arrivano in forze Giuliano Ferrara, Gad Lerner, il conduttore di XFactor Extra e Ante, Macchianera e tutti quelli che sperano di farsi accreditare da una bella intervista “barbarica”, esponente tipo: Selvaggia Lucarelli. Tutti quelli che hanno fatto a gara per far dimenticare e tutti quelli che non hanno mai saputo.

Non hanno mai saputo che il sistema di potere è talmente ben congegnato che colui che Adriano Sofri mandò a sparare a Luigi Calabresi, a freddo da vigliacco alla schiena, si chiama Ovidio Bompressi e in Italia la grazia al povero disgraziato che sta morendo in carcere non la danno mai (ultimo caso, Vincenzo Di Sarno, a Poggioreale, googlatevi la storia e vedetevi la risposta del Quirinale) ma a Bompressi sì. Napolitano graziò Bompressi a tempo di record, otto anni fa, perché era “malato incurabile”. Inutile dirvi che è ancora tranquillamente tra noi. Libero.

L’altro assassino di Luigi Calabresi si chiama Giorgio Pietrostefani, mandante dell’omicidio come Sofri. Avete presente il metodo Raffaele Sollecito? Lo condannano in secondo grado e subito gli tolgono il passaporto e se fa una gita di mezza giornata in Austria si mobilitano polizia, carabinieri e tutti i giornali. Giorgio Pietrostefani annunciò che non sarebbe fatto prendere e il 24 gennaio 2000, giorno in cui venne condannato in secondo grado, applicò la promessa andandosene latitante in Francia. Qualche giornale ha mai gridato alla scandalo? Ma no, so’ ragazzi…

I sistemi di potere funzionano così: ci si protegge e ci si fa propaganda. Se si viene toccati, altri sistemi di potere scattano in difesa. Cari ragazzi di M5S, voi ne fate di stupidaggini da inesperti, ma la più grave di tutte è toccare il sacro triangolo Sofri-Bignardi-Sofri jr. Ora Floris inviterà quest’ultimo a Ballarò, Aldo Grasso scriverà un nuovo articolo su quanto è brava la Daria quando intervista Barbara D’Urso e tutti gli arbitri dell’eleganza altrui scriveranno che il vostro addetto stampa ha le labbra rifatte al silicone. Poi un po’ di birignao, un po’ di lernerismi e di ferrarismi, il piatto completo sarà servito.
L’orrore di cui sono stati capaci quegli infami è tabù. Il loro sistema di connivenze anche. Imparate la lezione e non dimenticatela.

Mario Adinolfi
http://www.ariannaeditrice.it/

Il governo in Bol..Letta e gli intellettuali complici

 Quanto successo durante la settimana in Parlamento ha finalmente chiarito agli ultimi dubbiosi la natura autoritaria ed antidemocratica di questo governo e di una maggioranza impresentabile, che si appresta spudoratamente a riformare la Costituzione.

In primis, il ruolo di Matteo Renzi, personaggio che sembra tirato fuori da un cinepanettone, per fargli fare al massimo la spalla di Ceccherini o Pieraccioni, capace solo di ripetere vuoti slogan e di approfittare del totale sbandamento del Pd, ormai in una irreversibile crisi di valori, per salvare dall’oblio e risospingere al centro della scena politica il famigerato frodatore fiscale Silvio Berlusconi. A cui la nomenklatura excomunista, il cui unico titolo di merito è proprio quello di averlo risuscitato più volte, non trova di meglio oggi, per strapparlo ai servizi sociali, che battezzarlo all’improvviso padre costituente.
Mentre il premier Letta, in conferenza stampa, arriva a minacciare il movimento di Beppe Grillo parlando di “eccessiva tolleranza” nei confronti delle proteste in aula dei 5stelle.
Dichiarazioni che suonano gravissime, provenendo da un’autorità che ha la guida dell’esecutivo e da cui dipendono il Ministero dell’Interno e i servizi segreti. Parole che andrebbero chiarite e rettificate al più presto.

In questo scenario tragico e triste, la presidente della Camera Laura Boldrini, venendo meno al suo ruolo di garante dell’assemblea legislativa, ha fatto da sponda al governo Letta, il governo degli amici degli amici e dei nipoti degli zii, degli incompetenti, degli smemorati, degli irresponsabili.
Perché è solo da irresponsabili riscrivere infinite volte, tanto da non farci più raccapezzare nessuno, la tassazione sulla casa: da Imu, ex Ici, a TRISE, dopo IUC, divisa in TARI (già TARES) e TASI.
Giochetti enigmistici per spillare ancora quattrini agli Italiani mentre si spendono decine di miliardi per gli F35, che lo stesso Pentagono ora ritiene pericolosi e inaffidabili; o ancora, per regalare 7,5 miliardi di euro alle banche, o abbuonare alle società concessionarie delle slot machine 98 miliardi di euro, ridotti sì e no a due-trecento milioni.
Una classe dirigente che non solo non chiede scusa per l’immane disastro economico dell’euro in cui ci ha colpevolmente precipitato, senza neppure immaginare e definire una exit strategy, ma arriva a minacciare l’opposizione nell’esercizio delle sue funzioni e dei suoi diritti (tra cui, ovviamente, l’ostruzionismo), dopo aver sparso veleno e diffamazione contro il M5S a reti unificate in tutte le fasce orarie, in virtù dell’accordo sottobanco tra Pd e Pdl santificato con la rielezione del Presidente della Repubblica, da tempo fuori da ogni logica e procedura costituzionale.
Un esecutivo in BolLetta che guidato dall’incapace nipote del più fedele luogotenente berlusconiano, deve ringraziare per la sua sopravvivenza la Presidente della Camera Laura Boldrini, una rara combinazione di incompetenza, inesperienza, ottusità, mediocrità intellettuale, arroganza, ipocrisia, che arriva a difendere l’arbitrio commesso, per la prima volta in 70 anni di storia repubblicana, di tagliare gli interventi delle opposizioni per far passare di prepotenza il decreto legge porcata che regala 7,5 miliardi di euro alle banche, prendendo ripetutamente in giro gli Italiani, e dichiarando l’indomani di non esserne pentita!

Vergognosi, infine, i cosiddetti intellettuali embedded, al seguito delle corazzate editoriali che diffamano i bravissimi ragazzi del M5S equiparandoli ai fascisti, facendo non solo strame della verità e della drammatica storia italiana ma, quel che è più indecente, mercimonio dell’intelligenza.

Non parliamo del giornalista Francesco Merlo che giustifica l’aggressione del parlamentare di Sc alla deputata del M5s Loredana Lupo con ignobili parole (le riportiamo integralmente perché ne sanciscono l’autogogna mediatica):
“E CHI ERA quella “brava ragazza” che agitava contemporaneamente braccia e gambe (si può, le grilline possono), e dovunque c’era un groviglio vi si immergeva a tuffo e vi nuotava in apnea? Si chiama Loredana Lupo ed è la lupa che ieri sera guidava l’assalto delle squadracce grilline a Montecitorio gridando “dittatura, dittatura!” e “ora lo scontro si sposta nelle piazze”. Colpisce che a fermare la forsennata sia stato uno schiaffo di Stefano Dambruoso, deputato montiano, questore della Camera, ex magistrato, violento per contagio, anch’egli scomposto e ora pavido nel difendersi: “Escludo lo schiaffo, ma non nego un contatto fisico”. Insomma dice che la mano gli è partita come se non fosse sua. Imbavagliata come in Val di Susa, la lupa voleva infatti sbranare la presidente Boldrini, che aveva sconfitto l’ostruzionismo grillino con le regole, con l’orologio della democrazia, con la velocità del diritto.”
Se questo è un giornalista… che per giunta si fa gioco, nel modo più volgare e sessista, persino del cognome della vittima. Non basta chiamarsi Merlo per essere scusato di aver scritto le frasi citate ma bisogna sicuramente essere un merlo per poterle condividere.

Ma naturalmente non c’è nessuno che chieda conto a Merlo delle infami espressioni lanciate sulle colonne di Repubblica nè che solidarizzi con la deputata del M5S: men che meno la Boldrini!
Lasciamo stare Corrado Augias, il famoso pseudointellettuale della presunta sinistra british (già sbugiardato quando sognava pochi anni fa un maxiparcheggio sotto il Pincio appoggiando da bravo pasdaran piddino lo sconsiderato progetto devastatore e mangiaeuro di Veltroni), che vuole dare lezione di bon ton ai pentastellati.
Fa finta di scandalizzarsi per l’infelice battuta sessista di un deputato del Movimento a cui le onorevoli del Pd avevano in precedenza ripetutamente dato del fascista, ma non ha nulla da obiettare contro l’aggressione fisica di cui è stato autore Dambruoso.

Infine, ritiene normale che, in un Paese con tre forze politiche di dimensioni analoghe, due politici extraparlamentari ben conosciuti alla giustizia italiana come Renzi e Berlusconi, possano inventarsi un nuovo sistema elettorale per fare fuori il M5S.
Anzi, da autentico democratico qual è, confida in questa prospettiva, ammettendo: “Dopo l’ubriacatura del 25% arriverebbe la soglia fisiologica che un movimento del genere può raggiungere, la frangia marginale di scontenti che c’è sempre in ogni società”.

Lascia intendere che, anche in tempi così difficili per il volgo, lui si sente estremamente soddisfatto... Probabilmente un libro sui “misteri di Augias” sarebbe più utile dei suoi polpettoni pseudostorici pubblicati (indovinate un po’) da Mondadori, alias Berlusconi, che intasano le librerie togliendo spazio espositivo a opere realmente valide e meno pubblicizzate.

Stamattina prende di mira, naturalmente con estrema nonchalance, il bravissimo deputato del M5S Alessandro Di Battista ma non si accorge, sicuramente per uno scherzo dell’età, di stare abbozzando il suo autoritratto, cadendo in una ridicola contraddizione:
“È un uomo d’aspetto gradevole, molto consapevole, molto compiaciuto, parla con calma, lanciando, soavemente, insulti terribili: quello è un falsone, quello è un condannato, quello è un pollo da batteria e via di questo passo. La sua calma mi è sembrata spaventosa; traspare la sicurezza di chi ritiene di possedere la verità. Dal punto di vista psicologico gli si addice l’immagine del “lupo di rango superiore” descritta da Artico. Ridurre i problemi a slogan orecchiabili per meglio padroneggiarli e che nessun dubbio incrini le certezze, dividere il mondo in due con un taglio senza sfumature.”
E finisce, come conierebbe da par suo, in un cul de sac:
“Questi grillini, che rifiutano il bipolarismo elettorale perché non gli conviene, politicamente hanno adottato la visione rigidamente dualista dei manichei: la Luce e le Tenebre.”

Ma il vertice del vizio intellettuale lo raggiunge il matematico Piergiorgio Odifreddi che in un suo post su Repubblica.it afferma categorico: è “Fascismo a 5 stelle”, argomentando con slogan vuoti e demenziali. Si può andare tranquillamente a un Bar Sport con la garanzia di una maggiore profondità di pensiero tra gli avventori!

Possibile che un docente universitario utilizzi così irresponsabilmente parole come fascismo e squadrismo in un delirio futurista di espressioni, attribuzioni, eventi, ricostruzioni capziose di fatti e comportamenti? Purtroppo è possibile: evidentemente una preziosa vetrina come quella offerta a Odifreddi da Repubblica val bene la volenterosa complicità nella sfrenata disinformazione in cui il gruppo Espresso è impegnato ai danni del M5S.
Dopo aver letto l’ultimo post di questo retore camuffato da intellettuale viene veramente voglia di fare piazza pulita per sempre di ogni sua escrezione verbale, bonificando persino la pattumiera della carta.
Scenario fosco quello che si sta delinenando: un governo in BolLetta, che minaccia la svolta autoritaria, incapace di venire a capo della crisi economica e finanziaria, privo di qualsiasi credibilità morale e professionale, che resta in sella sotto tutela di un presidente della Repubblica di quasi novant’anni, lui stesso sotto impeachment, grazie ad una stampa serva dei grandi potentati economici e della tecnocrazia europea; ed una classe intellettuale che, con poche eccezioni, per difendere strenuamente privilegi e rendita di posizione, non esita un attimo a lanciare bordate reazionarie contro i cittadini che protestano esasperati dentro e fuori il Parlamento.
Poi ci si meraviglia che nel 1931 solo una decina di professori universitari si rifiutarono di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo…

PS: a detta di Repubblica, pare che un simpatizzante del M5S abbia dato fuoco alla sua copia del libro di Augias, postando la foto su Facebook. Ha fatto male, prendiamo le distanze da un gesto così scriteriato, che produce solo inquinamento. Infatti la carta può essere più facilmente ed utilmente riciclata, utilizzando l’apposita campana di color giallo.

Pausilypon
http://pausilypon.blogspot.it

IL GIALLO SUL TWEET DELLA BOLDRINI. La diretta interessata e il suo staff dicono di non averlo mai scritto

Scritto da Nicola Di Santo il 4 febbraio 2014.
 
Il tweet incriminato
 
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Dopo le polemiche incandescenti che l’hanno vista protagonista in questi giorni, la Boldrini è di nuovo al centro dell’attenzione per il giallo nato sul suo tweet in cui definiva i lettori del blog di Grillo “dei potenziali stupratori”.
 
Nel profilo ufficiale della presidente della Camera non v’è infatti alcuna traccia del cinguettio, prontamente fotografato dal leader M5S e pubblicato sul suo blog. Si pensa possa essere stato cancellato, ma dallo staff fanno sapere che “non risulta mai scritto”: la Boldrini non si occupa di scrivere personalmente sui suoi profili social, e la stessa diretta interessata smentisce il tweet.
 
Il sospetto quindi è che possa trattarsi di un fake ben riuscito, realizzato da esperti hackers: a margine del tweet infatti compaiono, come si vede dall’immagine, anche il numero dei retweet e dei favoriti, ma neanche di questi c’è traccia nel social network. Alcuni degli utenti sarebbero stati addirittura contattati telefonicamente dallo staff presidenziale, e avrebbero assicurato di non aver mai scritto alcun commento e né di aver mai letto la frase della Boldrini.
 

Gli Stati Uniti si preparano a combattere in Europa con i carri armati

Il 31 gennaio alcuni carri armati americani di nuovissima generazione sono arrivati nella base militare bavarese. Come annunciato dai militari americani, 29 carri armati pesanti “Abrams” di ultima generazione entreranno a far parte del set del programma di preparazione militare EAS per l’allestimento di un centro di formazione.

La loro comparsa è ricondotta all’idea della direzione americana di proseguire la preparazione dei carristi statunitensi in Europa, mancavano però le attrezzature su cui formarli. Durante la riduzione delle truppe statunitensi in Europa, la scorsa primavera, in Germania è stata sciolta l’ultima brigata di carristi e tutti i carri armati sono stati trasportati negli USA. Ed ecco che a meno di un anno una nuova generazione di “Abrams” è sbarcata di nuovo in Europa.

Nei grandi poligoni e campi di tiro della JMTC nella base statunitense di Tower Barracks a Grafenwöhr da tempo si specializzano militari da tutta Europa. Perché allora in una base americana non addestrare anche militari americani? Secondo il colonnello Thomas Matsel del reparto operativo del JMTC, “ con l’aiuto dell’EAS le nostre unità avranno accesso a tutto lo spettro di operazioni militari che ci troveremo a svolgere.”

La questione dell’eventuale insufficienza in Europa di una tecnica militare propria è certamente una faccenda interna degli Stati Uniti e delle strutture europee della NATO. Ma gli USA hanno mostrato un particolare interesse verso una determinata sezione di questo “spettro”, ovvero la NATO Response Force. A detta dei militari americani il “set europeo” da loro fondato deve “infondere nuova vita alla partecipazione degli USA nella NATO Response Force.

Cosa sia la NATO Response Force lo ha spiegato lo scorso autunno proprio il Segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen. “La NATO Response Force è costituita da unità di risposta veloce, lance affilate dell’Organizzazione dell’Atlantico del Nord in grado di garantire la difesa di qualsiasi stato membro, di realizzare uno schieramento in qualsiasi luogo e di contrastare una qualsiasi minaccia”. Gli stati membri su un principio di rotazione per un anno concedono i loro contingenti militari. Un’aspirazione naturale e degna di lode. Ma, a quanto pare, non sono solo i membri dell’Alleanza a preoccuparsi della difesa dei paesi della NATO nell’ultimo periodo.

Nel 2014 nella composizione della NATO Response Force entreranno i contingenti della Svezia, della Finlandia e dell’Ucraina, mentre nel 2015 la Georgia si è offerta di entrare in “rotazione”. Le tappe più importanti delle esercitazioni dello scorso anno sono avvenute a novembre in Lettonia e in Polonia. Durante questo periodo sono state programmate quattro grandi esercitazioni all’incirca in quelle zone. “Il mantenimento della lama affilata, pronta per l’impiego delle condizioni” (così il segretario generale della NATO ha definito le esercitazioni della NATO Response Force) avviene nel contesto del teatro europeo delle azioni militari e in parte nelle vicinanze del confine con la Russia. Forse ora i problemi della difesa dell’Europa verranno decisi non solo dai sistemi americani di contraerea, ma anche dai loro carri armati?

Il battaglione e i componenti delle alte sfere, della direzione e del controllo, difficilmente rappresentano una forza di ampio respiro. Ma, a quanto pare, gli americani hanno elaborato il loro schema, alquanto interessante, di rotazione. “First Team”, il soprannome della 1st Cavalry Division degli Stati Uniti, i cui carristi hanno formato il primo “turno” in Germania, riflette molto chiaramente i futuri piani del Pentagono. A sostituire il battaglione del “First Team” arriveranno carristi di altre unità. E la loro rotazione avverrà con maggior frequenza che una volta l’anno.

Anche gli americani riconoscono che i giochi militari dell’ultimo periodo ricordano gli anni della “Guerra Fredda”. Commentando il ritorno dei carri armati americani in Germania Michael Darnell dello statunitense Stars and Stripes nota: “quando gli ultimi 22 carri armati “Abrams” (nell’aprile del 2013) hanno lasciato il continente, questo è stato visto come la fine di un’epoca…Ora sembra che quel capitolo della storia sia stato chiuso prematuramente”.

http://italian.ruvr.ru/2014_02_04/Gli-Stati-Uniti-si-preparano-a-combattere-in-Europa-con-i-carri-armati-4893/