MOSCOU NE RECONNAÎT PAS LE NOUVEAU GOUVERNEMENT DE KIEV ET DÉNONCE UN COUP DE FORCE EN UKRAINE

LM & KH pour PCN-SPO / Avec Reuters – RIA Novosti / 2014 02 24 /

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PCN-SPO - LM & KH russie condamne le coup de kiev (2014 02 24)  FR

Les jeux de Sotchi terminés, Moscou hausse le ton sur le coup de Kiev, dénonce des “calculs géopolitiques unilatéraux”. Et dément l’AFP qui écrivait ce lundi matin « Moscou se tait » …

Le Premier ministre russe, Dmitri Medvedev. Moscou a estimé ce lundi que l’accord de sortie de crise signé vendredi par le président Viktor Ianoukovitch et l’opposition, via une médiation européenne (où la diplomatie russe s’est fait rouler), a servi de prétexte à un coup de force et accusé les Occidentaux de se livrer à des “calculs géopolitiques unilatéraux” dans cette partie du monde.

Dans un communiqué, le ministère russe des Affaires étrangères ajoute, lui, que des méthodes “dictatoriales et parfois terroristes” sont employées par les nouvelles autorités pour faire pression contre les opposants dans certaines régions de l’ex-république soviétique. Il demande que soient prises en compte les inquiétudes des élus de Crimée et de l’est et du sud de l’Ukraine, régions majoritairement russophones.

“L’accord du 21 février, avec le consentement tacite de ses soutiens extérieurs, n’est utilisé que comme prétexte pour promouvoir un scénario de changement de pouvoir par la force en Ukraine”, écrit le ministère. “Certains de nos partenaires occidentaux”, ajoute-t-il, reprenant les arguments de Medvedev, ont été guidés “non pas par leur préoccupation quant au sort de l’Ukraine mais par des calculs géopolitiques unilatéraux”.

Moscou critique également le soutien apporté par l’Europe et les Etats-Unis à la tenue d’une élection présidentielle en mai et demande que les amendements constitutionnels votés ces derniers jours par le Parlement soient soumis à référendum.

 MEDVEDEV MET EN DOUTE LA LÉGITIMITÉ DES NOUVELLES AUTORITÉS UKRAINIENNES

Ce communiqué a été diffusé peu après des propos du Premier ministre Dmitri Medvedev mettant en doute la légitimité des nouvelles autorités ukrainiennes. “Nous ne comprenons pas ce qui se passe là-bas. Il y a une réelle menace pour nos intérêts et pour la vie de nos concitoyens”, a dit Medvedev, selon les agences de presse russes.

“En fait, il n’y a personne à qui parler. Il y a de gros doutes sur la légitimité de différents organes du pouvoir actuellement en fonctions”, a poursuivi le chef du gouvernement. “Ce sera difficile de travailler avec un tel gouvernement”, a-t-il ajouté. “Certains de nos partenaires étrangères pensent différemment (…). Il se semble que ce serait une aberration de qualifier de légitime ce qui est essentiellement le résultat d’une mutinerie armée.”

Au lendemain de la signature de l’accord de sortie de crise, le Parlement de Kiev a destitué illégalement et dans un climat de terreur (députés battus, familles menacées, milices néonazies encerclant la Rada) ce samedi Viktor Ianoukovitch et annoncé la tenue d’une élection présidentielle le 25 mai.

La Russie avait offert en décembre une aide financière de 15 milliards de dollars à l’Ukraine et accepté de réduire les prix du gaz. Mais Dmitri Medvedev a souligné que cet accord sur le gaz avait une date d’expiration et demanderait ensuite à être renégocié. L’Ukraine doit plus de 1 milliard de dollars à la Russie en factures de gaz au seul titre de l’année 2013 et ples de 3,5 milliards au total. “La décision concernant le gaz, qui a été adoptée, a des périodes concrètes de mise en oeuvre”, a noté Medvedev. “Ce qui se produira après l’expiration sera sujet à discussion avec la direction des entreprises ukrainiennes et le gouvernement ukrainien, s’il émerge un jour.” Medvedev semblant tabler sur une Ukraine ingouvernable …

Pour l’heure, Moscou a versé une première tranche de 3 milliards de dollars sur l’aide totale de 15 milliards de dollars promise à Kiev. Lors d’une visite à Washington, le ministre russe du Développement économique, Alexeï Oulioukaev, a décidé que le versement de la prochaine tranche – 2 milliards de dollars – était prêt, mais que Moscou attendait de connaître quel sera son partenaire ukrainien. “Notre position, c’est que nous allons poursuivre (ce programme). Mais nous aimerions savoir qui sont nos partenaires”, a-t-il…

Luc MICHEL & Karel HUYBRECHTS

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Che cos’hanno in comune Venezuela, Ucraina e Siria?

Apparentemente nulla, se non di essere degli Stati abitati da esseri umani.
Oltretutto, si trovano lontanissimi l’uno dall’altro, in contesti geografici e culturali molto diversi tra loro. Dunque, potremmo già finirla qui.
Ed invece no. Venezuela, Ucraina e Siria condividono in questi giorni un destino comune: quello di essere nel mirino della sovversione atlantica.
Ma c’è dell’altro. La concomitanza di questi tentativi di sovversione manu militari i governi locali ha lo straordinario pregio di poter aprire gli occhi, in extremis, anche agli ultimi ciechi che non ce la fanno a vedere come stanno le cose (mentre chi “non vuol vedere” è irrecuperabile).
Dall’America Latina all’Eurasia, al Vicino e Medio Oriente arabo islamico è tutto un susseguirsi, a ritmi vorticosi e sempre più aggressivi, di situazioni analoghe, orchestrate secondo una sequenza ormai consolidata.
Si comincia con le richieste di “pacifici manifestanti”, guidati da istruttori delle Ong preventivamente operanti sul territorio, che il governo non recepisce o recepisce in parte, tanto sono pretestuose ed irricevibili. Poi, abbastanza presto, tra i suddetti ci scappa il morto (con modalità mai troppo chiare), subitamente elevato a “martire” dai “media globali”. A quel punto, i “pacifici manifestanti” estraggono le pistole e le mitragliatrici, e se necessario anche le bombe, dimostrando di essere ben altro (paramilitari già addestrati).
Scatta la battaglia con le forze dell’ordine. Il “mondo libero”, per bocca delle sue “democratiche istituzioni”, chiede che “cessino immediatamente le violenze”, che tradotto in linguaggio comprensibile significa: “Il governo deve arrendersi!”.
Se non lo fa, si minacciano e poi si applicano “sanzioni” (e “congelamenti” di beni: v. “sequestri”), mentre i medesimi “media globali” (e ovviamente “liberi” ed “indipendenti”) disseminano una versione a senso unico dei fatti e del contesto strategico, geopolitico e geoeconomico in cui essi si svolgono.
A quel punto il piano di sovversione è di fronte ad un bivio. Se va in porto in questa prima fase, tanto meglio: si fa prima, costa meno e la cosa è più facile da presentare come una “rivoluzione popolare”. Altrimenti scatta l’opzione militare vera e propria, come in Siria. I “pacifici manifestanti” dimostrano di sapersela cavare anche contro l’esercito!
Una volta raggiunto l’obiettivo, ovvero il rovesciamento del locale governo inviso all’America e alla grande finanza (ed in particolare l’eliminazione fisica del “tiranno”), il primo passo è già segnato fin dall’inizio della storia: un “prestito” per risollevare la locale economia in cattive acque, oltretutto già messa in ginocchio da “sanzioni” e attacchi speculativi sulla valuta nazionale mirati a svalutarla. Un “prestito” che regolarmente viene stipulato col pupazzo rinnegato del suo popolo e la sua cricca insediati subito dopo la “rivoluzione”.
Ecco qua un esempio lampante di ciò: “Gran Bretagna e Germania sostengono il nuovo governo e chiederanno al Fondo monetario internazionale di concedere aiuti finanziari”. (Ansa.it, 22 febbraio 2014)
Non hanno nemmeno finito la loro “rivoluzione” che già il cappio dell’usura (e delle “riforme strutturali”) si stringe attorno al collo degli ucraini!
Più la solita rassegna di “rivelazioni” scandalistico-moralistiche (la villa del “dittatore pazzo”, il lusso di cui si circondava ecc.): a quando dei servizi speciali sulle regge dei grandi nomi della finanza, dell’economia e dell’editoria “italiane” ed “europee”?
Quando gli stessi manovratori sono impegnati contemporaneamente, con medesime modalità e finalità, da un capo all’altro del pianeta, e per giunta non ne fanno mistero, significa che i giochi sono molto chiari.
A meno che non si voglia credere che il motore di tutto ciò sia – come riferiscono i media stessi – un “vento di libertà” che stranamente soffia sempre in una direzione e mai in un’altra…

http://www.eurasia-rivista.org/febbraio-2014-la-sovversione-atlantica-non-conosce-sosta/21007/

I veri obiettivi del Governo Renzi

E’ entrato in carica a partire dal 22 febbraio 2014 il Governo presieduto da Matteo Renzi, che segue i Governi Monti e Letta. Tutti e tre questi Esecutivi sono stati imposti dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il pretesto per queste scelte è la crisi economica finanziaria che attanaglia il nostro paese.

Il Governo Monti ha causato un peggioramento netto della nostra economia ed è stato lo stesso Mario Monti ad ammetterlo in un’intervista alla CNN nel maggio del 2012 in cui ha dichiarato di aver distrutto la domanda interna. Poi è seguito il Governo Letta che ha solo mantenuto lo status quo instaurato dal Governo Monti. Si è reso quindi necessario un cambiamento. Un nuovo governo scelto da Napolitano. Vale a dire il Governo Renzi che promette di cambiare registro.

Vediamo i punti del programma illustrato oggi da Renzi in Senato. Il nuovo presidente del Consiglio ha auspicato il raggiungimento degli Stati Uniti d’Europa per rendere anche l’Italia di nuovo competitiva sul piano internazionale. Infatti secondo Renzi l’unione fa la forza. Prima del semestre europeo di luglio in cui l’Italia sarà presidente di turno, Renzi ha richiamato la necessità di varare riforme in tema di fisco, lavoro, pubblica amministrazione, giustizia. Renzi promette lo sblocco dei pagamenti alle imprese, l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, la riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale attraverso misure non legate esclusivamente alla revisione della spesa. In questo modo farebbe ripartire l’economia dando la possibilità di nuove assunzioni. Ma a che prezzo tutto ciò? Il prezzo è il Jobs Act che Renzi promette di varare a marzo, che prevede il Contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti, facendo così credere che con meno diritti si assumerebbe di più.

Perciò questa crisi artefatta, dopo aver distrutto la dignità degli italiani, tenta di renderli disposti ad accettare anche la perdita dei loro diritti pur di riavere un lavoro.

Sul versante delle riforme istituzionali e costituzionali Renzi ha dichiarato di aver raggiunto un accordo che va oltre la maggioranza e che riguarda tre punti: la legge elettorale (il cosiddetto Italicum), il superamento del bicameralismo perfetto attraverso la trasformazione della Senato in un’Assemblea delle autonomie di secondo grado (con un ddl che sarà esaminato a marzo dal Senato), la revisione del titolo V ovvero delle ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni (con un ddl che sarà esaminato alla Camera). Il Governo, inoltre, ha pronto un ddl per abolire le province prima delle elezioni di maggio. Questo significa, con la legge elettorale che prevede lo sbarramento all’8% per i partiti che si presentano da soli, l’esclusione dalla Camera dei Deputati, della maggior parte dei partiti italiani. Facendo diminuire la possibilità del confronto democratico. Con l’abolizione del Senato si mira demagogicamente ad incolpare ai costi della politica la motivazione di una crisi creata ad arte per soggiogare i popoli. Si vuole creare un unico centro di potere, infatti Renzi vuole impedire il voto alle prossime provinciali di maggio facendo abolire le Provincie, abolendo quindi le differenze territoriali. Renzi ha promesso inoltre di revisionare il titolo V della Costituzione affermando che ci sono troppe divisioni territoriali che impediscono il funzionamento della macchina amministrativa. Ma il vero intento è quello di creare un unico blocco di potere dove le minoranze e le rappresentanze territoriali non avranno più voce in capitolo. Quindi meno democrazia e meno diritti politici per i cittadini. Abolendo il Senato e le Provincie si abolisce anche la storia del Paese.

Il Governo Renzi vuole continuare con le privatizzazioni e favorire l’ingresso degli investimenti stranieri che tanto danno stanno portando alle nostre piccole e medie imprese che sono costrette a chiudere anche per la concorrenza delle multinazionali straniere. I cambiamenti in Italia con questo programma saranno solo apparenti perchè nella sostanza i cittadini italiani non avranno più voce in capitolo sulle decisioni delle istituzioni politiche che obbediscono a diktat provenienti dai centri di potere della finanza speculativa internazionale.
http://conoscererendeliberi.wordpress.com/2014/02/24/i-veri-obiettivi-del-governo-renzi/

Deroga al tetto del 3%, l’Ue apre “riforme in cambio di flessibilita’”

i soliti ricatti dalla Ue.

Riforme in cambio di maggiore flessibilita’ del deficit. L’apertura della Ue a considerare una deroga al tetto del 3% per quei Paesi disposti ad accelerare sulla strada delle misure necessarie a far ripartire la crescita e l’occupazione e che hanno un impatto sulla riduzione del debito e’ stata ufficializzata dal presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, al termine di un’audizione alla commissione Problemi economici del Parlamento europeo. Il presidente dell’Eurogruppo, che aveva gia’ anticipato il suo orientamento due giorni fa, al termine dell’Ecofin, ha sottolineato che l’ipotesi si riferisce alla possibilita’ di concedere piu’ tempo per raggiungere l’obiettivo del 3% fra deficit Pil, e riguarda quindi in particolare i paesi che sono al di sopra di tale limite, che per ottenere la deroga devono pero’ “dimostrare di aver gia’ fatto delle riforme”.Dijsselbloem ha aggiunto che anche il vicepresidente della Commissione Ue Olli Rehn e’ d’accordo con la proposta e che l’esecutivo valutera’ caso per caso. La domanda dei giornalisti era riferita alla possibilita’ che il nuovo Governo italiano chieda maggiori margini di manovra, ma Dijsselbloem ha risposto riferendosi a un orientamento che vale “per tutti Paesi”. Il presidente dell’Eurogruppo ha anche rassicurato sullo stato di salute della Grecia che, ha sottolineato, “non rischia la bancarotta”. Secondo Dijsselbloem, probabilmente “non ci sara’ bisogno di un nuovo programma di aiuti”. Da domenica, comunque, la troika composta da Ue, Bce e Fmi sara’ di nuovo ad Atene per una valutazione ufficiale. Infine, Dijsselbloem ha definito “inaccettabile” gli attuali “livelli di cerscita cosi’ bassi in Europa” e la disoccupazione “ancora molto elevata in alcuni Paesi”. Per questo, ha concluso, e’ necessario lavorare a un maggiore coordinamento delle riforme per aumentare la competitivita’ dell’economia del vecchio continente.
fonte: http://italian.irib.ir/notizie/economia/item/154678-deroga-al-tetto-del-3-,-l-ue-apre-riforme-in-cambio-di-flessibilita

GIALLO DI SIENA – CHI È ENTRATO NELL’UFFICIO DI DAVID ROSSI DOPO LA SUA MORTE? CHI HA MANOMESSO IL SUO COMPUTER TRA IL DECESSO E IL SEQUESTRO DEL MATERIALE AVVENUTO SOLO LA MATTINA DOPO?

sarà stato un fascista xenofobo

24 FEB 2014 14:49
GIALLO DI SIENA – CHI È ENTRATO NELL’UFFICIO DI DAVID ROSSI DOPO LA SUA MORTE? CHI HA MANOMESSO IL SUO COMPUTER TRA IL DECESSO E IL SEQUESTRO DEL MATERIALE AVVENUTO SOLO LA MATTINA DOPO?
Carla Ciani, chiamata da Viola in Mps per motivare i manager, scrive nella sua relazione e lo conferma anche a verbale davanti ai pm: “Per lui (l’indagine, ndr) rappresentava un dramma”. “Era molto agitato (…) mi ha manifestato una situazione di ansia derivante dalla perquisizione da lui subita…”.

Davide Vecchi per “Il Fatto Quotidiano”

Chi è entrato nell’ufficio di David Rossi dopo la sua morte? Chi ha spostato alcuni oggetti e ha avuto accesso al suo computer più volte e per diversi minuti nelle ore trascorse tra il decesso e il sequestro del materiale da parte degli inquirenti avvenuto solo la mattina dopo? A distanza di un anno l’inchiesta sull’induzione al suicidio dell’ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena ha ancora degli interrogativi senza risposta. Dal fascicolo emergono inoltre alcune discrepanze tra le ricostruzioni fornite da alcuni testimoni, tra cui quelle di Fabrizio Viola e Bernardo Mingrone, rispettivamente amministratore delegato e direttore generale area finanza di Rocca Salimbeni.
E soltanto lo scorso novembre la Polizia Postale, a seguito di nuove perizie caldeggiate dai familiari di Rossi, ha individuato i destinatari della mail con cui il dirigente il 4 marzo, due giorni prima della morte, chiedeva aiuto: “Stasera mi suicidio sul serio. Aiutatemi!!!”. Mail recapitata a Viola, come da tempo noto, ma anche a Bruna Sandretti dell’ufficio del personale. Altre perizie di parte, infine, sarebbero ancora in corso sulle registrazioni delle telecamere di sorveglianza sul vicolo dove è stato ritrovato il cadavere di Rossi. Dalle immagini si cerca di ricostruire la dinamica della caduta e soprattutto dare un’identità ad alcune persone, una in particolare, che si vedono nelle vicinanze dell’uomo riverso a terra, ancora vivo, e poi allontanarsi.

Nonostante la chiusura delle indagini sia stata notificata a luglio, gli inquirenti hanno sentito altri testimoni fino a dicembre e svolto ulteriori aggiornamenti sfruttando il fascicolo parallelo aperto il 5 luglio a seguito della pubblicazione sul Fatto Quotidiano dello scambio di mail tra Rossi e Viola. Anche su questi elementi si è concentrata l’attenzione del gip Monica Gaggelli che ora deve esprimersi sull’archiviazione dell’inchiesta sull’induzione al suicidio di Rossi. Archiviazione chiesta dai pm titolari dell’indagine, Nicola Marini e Aldo Natalini, che ha visto l’opposizione dei familiari della vittima e sulla quale Gaggelli lo scorso 13 dicembre si è riservata. Ma la decisione, garantiscono fonti vicine alla Procura toscana, è attesa a giorni. Alla luce di quanto emerso non è escluso un supplemento di indagini.
A ormai un anno esatto da quel 6 marzo, quando Siena scoprì che i freddi numeri dell’inchiesta scandita da bilanci, swap, derivati e mandate agreement, avevano ucciso l’unico contradaiolo rimasto ai vertici della banca. Lo scrive Carla Ciani nella sua relazione e lo conferma anche a verbale davanti ai pm: “Per lui (l’indagine, ndr) rappresentava un dramma”. Ciani è una coaching, chiamata in azienda da Viola per motivare i manager della banca tra cui Rossi, cui era stato sottratto da poco il settore della comunicazione interna e affidato a Ilaria Della Riva. Inoltre aveva subito una perquisizione, a casa e in ufficio, a fine febbraio che lo aveva “profondamente scosso”, aggiunge Ciani.
La mattina del 6 marzo Ciani incontra Rossi nel suo ufficio per due ore. È un incontro motivazionale fissato da tempo. Il 13 marzo la coaching racconta ai pm: “Era molto agitato (…) mi ha manifestato una situazione di ansia derivante dalla perquisizione da lui subita (…), continuava a chiedersi senza trovare risposta se c’era qualcosa che avrebbe potuto comprometterlo. Si sentiva quasi il senso di disgrazia imminente: questo era fortissimo – rivela Ciani – tant’è che usava espressioni quali ‘ho paura che mi possano arrestare’, ‘ho paura di perdere il lavoro'”. Infine: “Continuava a dire di aver fatto delle cavolate, ma l’unica cavolata rappresentatami come tale è stata questa mail scritta a Viola”.

Mail individuata dalle indagini solo in un secondo momento grazie esclusivamente a ricerche specifiche e mirate. Anche a seguito di questa evidenza sono stati sollevati dei dubbi su una possibile manomissione del computer di Rossi. Già nel primo verbale redatto il 7 marzo alle 15.15 i pm Natalini e Nastasi rivelano numerosi “accessi sospetti” avvenuti dopo il decesso. In particolare nella notte del 6 marzo “alle ore 21.50; 21.56; 1:24 e 1.37”. Nello stesso verbale la questione veniva liquidata con la perizia di Marco Bernardini, responsabile Itc della banca: “Movimenti del mouse”.

Successive perizie specifiche avrebbero invece accertato che in almeno due casi (21.50 e 1.24) qualcuno è entrato nel pc con le password e lo ha usato per 6 minuti e 17 secondi al primo accesso e per 13 minuti al secondo. Nello storico agli atti ci sono anche accessi successivi avvenuti il 7 mattina ma questi sono indicati e riportati nei verbali di perquisizioni e sequestro da parte delle autorità e accompagnati dalla ricostruzione delle operazioni iniziali effettuate per recuperare la password compiute il 7 mattina.
Appare dunque quasi certo che la sera dopo il decesso di Rossi qualcuno è entrato nel suo ufficio. Anche il confronto tra i rilievi immediati svolti dai Carabinieri, i primi a intervenire sul posto, e le foto repertate il giorno successivo, ci sono numerose differenze anche nella disposizione degli oggetti nella stanza. Eppure dai verbali dei testimoni nessuno dopo le 22 era in Rocca Salimbeni.
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Freccero: perché i giornalisti non tollerano chi protesta

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Scritto il 23/2/14 • nella Categoria: idee

La Tav viene presentata dalla stampa come un problema di ordine pubblico, di devianza e addirittura di terrorismo. La domanda da porsi sarebbe: perché la Tav entra in agenda solo come un problema di ordine pubblico? E ancora: perché la stampa ha perso il suo ruolo storico di strumento critico – pensate a tutti quei film che hanno immortalato attraverso l’immaginario hollywoodiano la stampa come controsistema – per diventare oggi completamente asservita alpoteredominante? La risposta che si da solitamente è che la stampa è alla dipendenza della castapoliticae ne segue i diktat. Bene, non solo. Meglio: il giornalismo rappresenta a sua volta una casta: c’è una casta che muove in qualche modo le fila come un burattinaio, le fila che muovono l’opinione pubblica sono i giornalisti asserviti alpotere. E se il problema fosse più complesso? Se anziché essere persuasori occulti i giornalisti fossero in buona fede persuasi (sottolineo persuasi) dal pensiero unico?
Preso atto che naturalmente l’agenda deimediainfluenza l’opinione pubblica, la domanda da porsi è: in base a quali principi si costruisce questa agenda, quali sono gli elementi che hanno indotto la stampa a cambiare radicalmente la sua funzione da giornalismo d’inchiesta e critica sociale a difesa del consenso? Queste sono le domande da porsi. Bene. La cosa più interessante è che pensiamo alla parola “dissenso”. E qui iniziamo un ragionamento. Negli anni delle lotte per i diritti civili, la parola dissenso era sinonimo didemocrazia. Oggi invece è piuttosto sinonimo di: devianza, delinquenza, terrorismo. Il movimento No Tav esprime il dissenso delle popolazioni coinvolte rispetto al progetto approvato a livello centrale: pertanto è un caso di “insubordinazione”, è fuori dalla maggioranza. Ritengo che il caso No Tav non sia un caso singolo, ma un format, che si replica in tutti i casi di minoranze che si oppongono all’ordine del discorso quantitativo della nostra epoca.
Noi viviamo attualmente le contraddizioni di vivere con una Costituzione formalmente basata sul principio illuministico di difesa delle minoranze ma cerchiamo di applicarla in modo contrario (è questo il tema della discussionepoliticadi oggi) affinché la maggioranza possa esercitare quella che è di fatto una dittatura. Per vedere come questo format si può estendere prendiamo il caso del Parlamento. La dialettica parlamentare nasce per permettere anche alle minoranze di esporre le proprie idee e partecipare alla costruzione della legge. Piglio l’esempio della Boldrini: intervistata da Fabio Fazio sul decreto Imu-Bankitalia (scandaloso) la Boldrini ha giustificato la “ghigliottina” dicendo che era suo dovere, in veste di presidente della Camera, troncare il dibattito parlamentare per permettere alla maggioranza (sottolineo “permettere alla maggioranza”) di governo di legiferare. Interessante.
Dunque il Parlamento va esautorato, le leggi sono un prodotto dell’esecutivo in quanto appoggiato dalla maggioranza, e le minoranze sono di per sé qualcosa di illegale, che dev’essere in qualche modo ricondotto al volere dei più. Ecco questo format che si ripete anche nella situazione della Boldrini. Io, guardate, è dagli anni ’80 che mi occupo di maggioranza e sono stato forse il primo a segnalare in qualche modo, partendo dall’analisi dell’audience televisiva, come l’uso continuo del sondaggio avesse a poco a poco sostituito a livello sociale la ricerca del sapere foucoltiano o della verità in generale. E se tutte le scelte – anche politiche e morali – avvengono su base quantitativa, non è più possibile esprimere dissenso, è chiaro. Abolito il concetto di verità da parte del pensiero debole (altra cosa molto importante) non esiste più alcun elemento valido per opporsi ai valori della maggioranza.
Ecco che a tutto ciò si è poi aggiunto in qualche modo, dopo l’11 Settembre, un clima – come posso dire – diguerrapermanente, che giustifica in qualche modo un permanente stato di eccezione. Ecco, questa qua è l’altra cosa fondamentale, e sottolineo “stato di eccezione” che a sua volta giustifica il superamento di qualsiasi garanzia democratica. Ricordo un programma di Santoro, “Servizio Pubblico”, che mesi fa ha intervistato due No-Tav come “terroriste” in quanto così presentate dalla stampa e dalla forza pubblica. Erano due ragazze giovanissime, simpatiche, belle, tranquille. Ma questo cosa vuol dire: che oggi che il semplice dissenso è sinonimo di terrorismo. Questa è una cosa che sta passando tranquillamente: chi si difende perché aggredito, anche se vede in parte riconosciute le sue ragioni, viene comunque presentato come dalla parte del torto perché (orrore!) ha operato in modo violento opponendosi all’ordine della maggioranza. La violenza è tollerata solo nel senso della forza pubblica.
Altro elemento fondamentale: dopo l’11 Settembre, in America, sono state sdoganate la tortura, Guantanamo e tutte le forme diguerra. Apro questo inciso perché un altro elemento che ha lavorato nel nostro inconscio, quella violenza che genera orrore e in qualche modo raccapriccio se messa in opera da parte dissenziente, viene vissuta come buona e giusta qualora sia un’emanazione delpoterecostituito. In “24”, la serie americana, Jack Bauer combatte il terrorismo con la violenza e la tortura, e scene di punizione corporale. Bene, in Italia la polizia (già col G8 si era entrati in uno stato di eccezione che ricordo molto bene, e prima ancora che a Genova anche a Napoli) può picchiare, usare lacrimogeni pur di contenere comunque ogni e qualsiasi forma di dissenso, anche il più pacifico ed innocuo. E’ il dissenso in sé ad essere considerato criminale perché rallenta il raggiungimento degli obiettivi della maggioranza. E il pensiero critico, che è stato il mito della mia giovinezza, della nostra generazione, appare ormai come elemento di disturbo. In vent’anni di berlusconismo, la scuola è diventata una fabbrica per replicare il pensiero unico. Solo un valore ottiene riconoscimento: l’obbedienza al conformismo vigente. E questo vale in particolare per il giornalismo.
(Carlo Freccero, “No Tav emedia”, estratti dell’intervento pronunciato il 18 febbraio 2014 al Circolo dei Lettori di Torino, ripreso dal sito No-Tav “Controsservatorio Valsusa”).
La Tav viene presentata dalla stampa come un problema di ordine pubblico, di devianza e addirittura di terrorismo. La domanda da porsi sarebbe: perché la Tav entra in agenda solo come un problema di ordine pubblico? E ancora: perché la stampa ha perso il suo ruolo storico di strumento critico – pensate a tutti quei film che hanno immortalato attraverso l’immaginario hollywoodiano la stampa come controsistema – per diventare oggi completamente asservita al potere dominante? La risposta che si da solitamente è che la stampa è alla dipendenza della casta politica e ne segue i diktat. Bene, non solo. Meglio: il giornalismo rappresenta a sua volta una casta: c’è una casta che muove in qualche modo le fila come un burattinaio, le fila che muovono l’opinione pubblica sono i giornalisti asserviti al potere. E se il problema fosse più complesso? Se anziché essere persuasori occulti i giornalisti fossero in buona fede persuasi (sottolineo persuasi) dal pensiero unico?
Un No-Tav protesta con la polizia
 Preso atto che naturalmente l’agenda dei media influenza l’opinione pubblica, la domanda da porsi è: in base a quali principi si costruisce questa agenda,
quali sono gli elementi che hanno indotto la stampa a cambiare radicalmente la sua funzione da giornalismo d’inchiesta e critica sociale a difesa del consenso? Queste sono le domande da porsi. Bene. La cosa più interessante è che pensiamo alla parola “dissenso”. E qui iniziamo un ragionamento. Negli anni delle lotte per i diritti civili, la parola dissenso era sinonimo didemocrazia. Oggi invece è piuttosto sinonimo di: devianza, delinquenza, terrorismo. Il movimento No Tav esprime il dissenso delle popolazioni coinvolte rispetto al progetto approvato a livello centrale: pertanto è un caso di “insubordinazione”, è fuori dalla maggioranza. Ritengo che il caso No Tav non sia un caso singolo, ma un format, che si replica in tutti i casi di minoranze che si oppongono all’ordine del discorso quantitativo della nostra epoca.
Noi viviamo attualmente le contraddizioni di vivere con una Costituzione formalmente basata sul principio illuministico di difesa delle minoranze ma cerchiamo di applicarla in modo contrario (è questo il tema della discussione politica di oggi) affinché la maggioranza possa esercitare quella che è di fatto una dittatura. Per vedere come questo format si può estendere prendiamo il caso del Parlamento. La dialettica parlamentare nasce per permettere anche alle minoranze di esporre le proprie idee e partecipare alla costruzione della legge. Piglio l’esempio della Boldrini: intervistata da Fabio Fazio sul decreto Imu-Bankitalia (scandaloso) la Boldrini ha giustificato la “ghigliottina” dicendo che era suo dovere, in veste di presidente della Camera, troncare il dibattito parlamentare per permettere alla maggioranza (sottolineo “permettere alla maggioranza”) di governo di legiferare. Interessante.
Militanti No-Tav
Dunque il Parlamento va esautorato, le leggi sono un prodotto dell’esecutivo in quanto appoggiato dalla maggioranza, e le minoranze sono di per sé qualcosa di illegale, che dev’essere in qualche modo ricondotto al volere dei più. Ecco questo format che si ripete anche nella situazione della Boldrini. Io, guardate, è dagli anni ’80 che mi occupo di maggioranza e sono stato forse il primo a segnalare in qualche modo, partendo dall’analisi dell’audience televisiva, come l’uso continuo del sondaggio avesse a poco a poco sostituito a livello sociale la ricerca del sapere foucoltiano o della verità in generale. E se tutte le scelte – anche politiche e morali – avvengono su base quantitativa, non è più possibile esprimere dissenso, è chiaro. Abolito il concetto di verità da parte del pensiero debole (altra cosa molto importante) non esiste più alcun elemento valido per opporsi ai valori della maggioranza.
Ecco che a tutto ciò si è poi aggiunto in qualche modo, dopo l’11 Settembre, un clima – come posso dire – diguerra permanente, che giustifica in qualche modo un permanente stato di eccezione. Ecco, questa qua è l’altra cosa fondamentale, e sottolineo “stato di eccezione” che a sua volta giustifica il superamento di qualsiasi garanzia democratica. Ricordo un programma di Santoro, “Servizio Pubblico”, che mesi fa ha intervistato due No-Tav come “terroriste” in quanto così presentate dalla stampa e dalla forza pubblica. Erano due ragazze giovanissime, simpatiche, belle, tranquille. Ma questo cosa vuol dire: che oggi che il semplice dissenso è sinonimo di terrorismo. Questa è una cosa che sta passando tranquillamente: chi si difende perché aggredito, anche se vede in parte riconosciute le sue ragioni, viene comunque presentato come dalla parte del torto perché (orrore!) ha operato in modo violento opponendosi all’ordine della maggioranza. La violenza è tollerata solo nel senso della forza pubblica.
Carlo Freccero
Altro elemento fondamentale: dopo l’11 Settembre, in America, sono state sdoganate la tortura, Guantanamo e tutte le forme di guerra. Apro questo inciso perché un altro elemento che ha lavorato nel nostro inconscio, quella violenza che genera orrore e in qualche modo raccapriccio se messa in opera da parte dissenziente, viene vissuta come buona e giusta qualora sia un’emanazione delpotere costituito. In “24”, la serie americana, Jack Bauer combatte il terrorismo con la violenza e la tortura, e scene di punizione corporale. Bene, in Italia la polizia (già col G8 si era entrati in uno stato di eccezione che ricordo molto bene, e prima ancora che a Genova anche a Napoli) può picchiare, usare lacrimogeni pur di contenere comunque ogni e qualsiasi forma di dissenso, anche il più pacifico ed innocuo. E’ il dissenso in sé ad essere considerato criminale perché rallenta il raggiungimento degli obiettivi della maggioranza. E il pensiero critico, che è stato il mito della mia giovinezza, della nostra generazione, appare ormai come elemento di disturbo. In vent’anni di berlusconismo, la scuola è diventata una fabbrica per replicare il pensiero unico. Solo un valore ottiene riconoscimento: l’obbedienza al conformismo vigente. E questo vale in particolare per il giornalismo.
(Carlo Freccero, “No Tav e media”, estratti dell’intervento pronunciato il 18 febbraio 2014 al Circolo dei Lettori di Torino, ripreso dal sito No-Tav “Controsservatorio Valsusa”).

Erri de Luca indagato

http://www.tgvallesusa.it/?p=5756

Pubblicato il 24 febbraio 2014 da  in TAV // Nessun commento

 Era l’inizio di settembre, quando in uno scambio di opinioni, lo scrittore No Tav e il magistrato di Torino, a mezzo stampa scambiavano i loro punti di vista. Oggi lo scrittore Erri de Luca è formalmente incriminato per istigazione. 

 Dalle sue parole – «Rendo noto che mi è stata oggi notificata incriminazione per istigazione in merito al mio sostegno pubblico alla libera lotta della Val di Susa. I magistrati citano le mie stesse pubbliche parole. Considero da scrittore un onore essere accusato delle  mie convinzioni pubblicamente espresse , che continuerò a ribadire, Erri de Luca».

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La denuncia di 4 pagine fu depositata lo scorso 18 settembre 2013 dall’avvocato di Ltf Alberto Mittone: «Riteniamo che De Luca abbia quantomeno istigato a commettere sabotaggio». Questa a sua volta era giunta sulla scrivania dei due Pm che si occupano delle inchieste sul movimento No Tav, e non si sono fermati.

Nel dettaglio, 8 settembre Ltf, – «Le dichiarazioni di De Luca sono un chiaro incitamento alla violenza idoneo a suscitare consensi tra gli attivisti No Tav, peraltro distintisi anche recentemente con episodi preparatori di azioni violente con armi. E di queste il De Luca, pur vivendo appartato ma con la possibilità di strumenti conoscitivi tanto da intervenire prontamente anche su questo tema, non può non essere al corrente».

Incalzava l’allora Procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli – «Sul preoccupante silenzio che arriva da uomini della cultura e della politica, perché è un silenzio che parte dalla sottovalutazione, fino a rasentare la connivenza».
Erri de Luca – «Ho partecipato ai blocchi dell’autostrada insieme a maestri elementari, vigili urbani, madri di famiglia. Il blocco stradale è certamente un atto di ostruzionismo. Diciamo che è una forma di sabotaggio alla libera circolazione. Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa. Resto convinto che il Tav sia un’opera inutile e continuo a pensare che sia giusto sabotare quest’opera».

Non molto tempo fa facemmo una domanda agli organi di Polizia, la lasciammo cadere, non significava, ci risposero così – «noi siamo ciò che viene dopo le discussioni, dopo il parlamentare, noi siamo la parte dello stato che deve reprimere, siamo organizzati come un strumento di repressione, è in questi momenti che tutto diventa più chiaro e nitido, e lo dovrebbe essere per tutti. Quando si collegano nomi come “reprimere” e “potere”, i fatti diventano questi e dalle parole semplici del maestro De Luca l’esempio è chiaro, è un onore essere repressi».

Torino. Un esempio di come la Digos spia il movimento

http://www.contropiano.org/articoli/item/22384

Torino. Un esempio di come la Digos spia il movimento

“La Cia ci spia, e non vuole più andare via…”. Finardi lo sapeva, ma nella rima non ci entrava: spia anche la polizia nostrana, mica solo queslla statunitense. Sisa, diranno in tanti. Sì, ma come? Ogni tanto fa bene dare un’occhiata anche alle “tecniche”, non solo al “discorso generale” (finito il quale ognuno se ne torna a casa sua, senza aver capito molto di più).

Abbiamo perciò colto l’occasione di questo articoletto multifoto pubblicato ieri suhttp://www.autistici.org per aiutare tanti compagnia a capire, ragionare, aprire gli occhi, guardarsi attorno con qualche ingenuità in meno.

Per “schedare” i frequentatori dell’Asilo Occupato di via ALessandria, a Torino, qualche “tecnico” della Digos aveva piazzato telecamere wifi in una finta “scatola di derivazione” dell’Enel. Obiettivo piccolo, un’occupazione; quindi impegno limitatgo. Per cose più “serie” (il movimento No Tav, per restare in zona), metteranno in campo operazioni più complesse e impegnative, dalle intercettazioni telefoniche a pioggia fino a qualche “registratore su due gambe”, ovvero un “agente” travestito da “attivista”. L’elenco delle tecniche è lungo, naturalmente, ma non infinito; in continua evoluzione tecnologica, ma con una struttura costante nel tempo, ecc. Conoscerne un po’, in fondo, aiuta l’antagonismo a crescere meglio…

*****

Eccezionale ritrovamento di fronte all’Asilo Occupato di via Alessandria 12 a Torino. Camuffate in una finta scatola dell’Enel appesa al primo piano di un condominio all’incrocio con via Parma, erano nascoste da pochi giorni due videocamere di TelePadalino, l’emittente della Procura di Torino. Puntavano sull’ingresso della casa occupata e del suo cortile, e un’antenna wireless trasmetteva il segnale a una distanza massima di circa 300 metri verso corso Brescia. Le trasmissioni si sono però interrotte bruscamente questa mattina, quando il sofisticato marchingegno, irrimediabilmente sfasciato, è stato riconsegnato ai legittimi proprietari della Digos, mentre sorvegliavano la partenza del corteo in solidarietà ai No Tav accusati di terrorismo. Al suo posto, ora, penzola una scatola altrettanto finta con un Pinocchio seduto sopra.

Qui sotto, qualche foto di tutta l’attrezzatura.

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Tutto il materiale di TelePadalino è stato offerto dal Gruppo TRS, che a Torino si trova in via Da Verrazzano, 42.

macerie @ Febbraio 22, 2014

 

Padoan, l’uomo che spinse l’Argentina nell’abisso

http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=98112&typeb=0&Padoan-l-uomo-che-spinse-l-Argentina-nell-abisso

Il neo ministro dell’Economia proviene da Fmi e Ocse. Ha contribuito alle crisi di Grecia e Portogallo. Krugman: «E’ l’uomo dai cattivi consigli» [Franco Fracassi]


FRANCO FRACASSI – venerdì 21 febbraio 2014 22:33

Il neo ministro dell'Economia del governo Renzi, Pier Carlo Padoan.

Il neo ministro dell’Economia del governo Renzi, Pier Carlo Padoan.

di Franco Fracassi

«La riforma Fornero è stato un passo importante per la risoluzione dei problemi dell’Italia», dichiarò un anno fa il neo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Ex dirigente del Fondo monetario internazionale, ex consulente della Bce ed ex vice segretario dell’Ocse, Padoan è di casa tra i potenti del mondo.

Scelto personalmente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e osannato dai grandi media italiani, il neo ministro non è stimato da tutti gli economisti, soprattutto da quelli non liberisti. Sentite cosa scrisse di lui sul “New York Times” il premio Nobel per l’economia Paul Krugman: «Certe volte gli economisti che ricoprono incarichi ufficiali danno cattivi consigli; altre volte danno consigli ancor peggiori; altre volte ancora lavorano all’Ocse».


Padoan era responsabile dell’Argentina per conto del Fondo monetario internazionale nell’anno in cui il Paese sudamericano fece default.

A cosa si riferiva Krugman? Padoan è stato l’uomo che ha gestito per conto del Fondo monetario internazionale la crisi argentina. Nel 2001, Buenos Aires fu costretta a dichiarare fallimento dopo che le politiche liberiste e monetariste imposte dal Fmi (quindi, suggerite da Padoan) distrussero il tessuto sociale del Paese. In quegli anni il neo ministro si occupò anche di Grecia e Portogallo. Krugman scrisse in un altro articolo che furono proprio le ricette economiche «suggerite da Padoan a favorire la successiva crisi economica nei due Paesi».

Ecco cosa dichiarò Padoan a proposito della crisi greca: «La Grecia si deve aiutare da sola, a noi spetta controllare che lo faccia e concederle il tempo necessario. La Grecia deve riformarsi, nell’amministrazione pubblica e nel lavoro». In altre parole, Atene avrebbe dovuto rendere il lavoro molto più flessibile, alleggerendo (licenziando) la macchina della pubblica amministrazione. Nel marzo del 2013, quando la Grecia era sull’orlo del collasso, l’allora numero due dell’Ocse suggerì più esplicitamente: «C’è necessità che il governo greco adotti una disciplina di bilancio rigorosa e di un continuo sforzo di risanamento dei conti pubblici, condizioni preventive per il varo di misure a sostegno dello sviluppo».


Padoan è stato per quattro anni responsabile per conto del Fmi della Grecia. Successivamente, ha influenzato le politiche economiche di Atene in qualità di vice presidente dell’Ocse.

ARMI PSICOTRONICHE ED ELETTROMAGNETICHE: CONTROLLO REMOTO DEL SISTEMA NERVOSO

Posted By Dioni On 18 feb 2014
 
di Mojimir Babacek
 
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Nel marzo 2012 il Ministro della Difesa russo Anatoli Serdjukov disse:
 
“Lo sviluppo di armamenti basati sui nuovi principi della fisica, armi ad energia diretta, armi geofisiche, armi a onde di energia, armi genetiche , armi psicotroniche etc., fa parte del programma di approvvigionamento delle armi di stato per gli anni 2011-2020,”
 
Il mondo dei media reagì a questo accenno sull’uso “aperto” di armi psicotroniche pubblicando gli esperimenti degli anni ’60 dove onde elettromagnetiche vennero usate per trasmettere semplici suoni nel cervello umano.
 
Tuttavia la piu’ parte di queste pubblicazioni non disse che quella ampia ricerca scientifica è stata portata avanti in tutto il mondo. Solo un quotidiano columbiano , El Spectador, pubblico’ un articolo che copriva tutta la gamma dei risultati ed avanzamenti in questo campo.
 
Il britannico Daily Mail, altra eccezione, scrisse che la ricerca nelle armi elettromagnetiche è stata portata avanti segretamente dagli USA e dalla Russia dagli anni ’50 e che, una precedente ricerca ha mostrato che onde o raggi a bassa frequenza , possono influenzare le cellule cerebrali , alterare stati psicologici e rendere possibile trasmettere condizionamenti e comandi direttamente nel processo di pensiero dell’individuo. ( si veda :”High doses of microwaves can damage the functioning of internal organs, control behaviour or even drive victims to suicide.”: “alte dosi di microonde possono danneggiare il funzionamento di organi interni, controllare il comportamento o persino portare le vittime al suicidio“).
 
Nel 1975, un neurofisiologo, Don R. Justesen, il direttore dei Laboratories of Experimental Neuropsychology at Veterans Administration Hospital in Kansas City – USA- , involontariamente lascio’ trapelare delle informazioni della National Security Information. Pubblico’ un articolo nell’ “American Psychologist”, “sull’influenza delle microonde sul comportamento delle creature viventi’.
 
Nell’articolo citò i risultati di un esperimento descrittogli dal college Joseph C. Sharp, che stava lavorando su Pandora, un progetto segreto della Marina Americana. Don R. Justesen nel suo articolo scriveva:
 
Irradiando se stessi con queste microonde modulate sulla voce, Sharp e Grove furono prontamente in grado di sentire, identificare e distinguere tra 9 parole. I suoni uditi non erano dissimili da quelli emessi dalle persone con la laringe artificiale
 
Che quel sistema successivamente sia stato perfezionato, è dimostrato dal documento che apparve sul sito della Environmental Protection Agency [Agenzia per la Protezione Ambientale] Americana, nel 1997, dove il suo Ufficio Ricerca e Sviluppo (Office of Research and Development) presentò ilprogetto del Dipartimento della Difesa (Department of Defense): “Comunicare attraverso l’effetto auditivo del microonde”.
 
Nella descrizione si diceva:
 
Si descrive una tecnologia rivoluzionaria ed innovativa che offre comunicazioni a bassa probabilità di intercettazione in frequenza radio (RF). Si è stabilita la fattibilità del concetto usando sia un sistema di laboratorio a bassa intensità che con trasmettitore ad alta potenza RF . Esistono numerose applicazioni militari in area di ricerca e salvataggio, sicurezza e operazioni speciali
 
Nel gennaio 2007 il Washington Post scriveva sullo stesso tema:
 
Nel 2002, il Laboratorio dell’ Air Force Research [ Laboratorio di Ricerca dell’Aeronautica- USA] brevettò precisamente una tale tecnologia: usare microonde per mandare parole nella testa di qualcuno…”
Rich Garcia, un portavoce del consiglio direttivo per l’energia , del laboratorio di ricerca, non accettò di discutere quel brevetto o attuale o correlata ricerca nel campo, citando la politica del laboratorio di non commentare sul suo lavoro sulle microonde.
 
In risposta ad una richiesta del Freedom of Information Act [legge per la libertà di informazione] attivatasi per questo articolo, l’Aeronautica pubblicò documenti non “classificati” [“non sotto segretezza] che riguardavano quel brevetto del 2002 — documenti che rilevavano che il brevetto si basava su sperimentazione umana al laboratorio dell’Aeronautica, nell’ottobre 1994, dove scienziati furono in grado di trasmettere frasi nella testa di soggetti umani, anche se con marginale intelleggibilità.
 
Pare che la ricerca sia continuata almeno per tutto il 2002. Fin dove questo lavoro si sia spinto è ad ora non chiaro. Il laboratorio di ricerca, citando la classificazione, si rifiutò di discuterne o pubblicare altro materiale.
 
Possiamo solo ri-sottolineare, che i media mondiali hanno evitato di pubblicare tutta la gamma dei progressi fatti nella ricerca relativa al controllo remoto del sistema nervoso umano.
 
Il dr Robert Becker, nominato due volte per il Nobel per la Pace, per la sua parte nella scoperta degli effetti di campi pulsati per guarire ossa fratturate, scrisse nel suo libro “Body Electric” sull’esperimento del 1974 fatto da J. F. Schapitz, pubblicato grazie alla richiesta del Freedom of Information Act.
 
J.F. Schapitz affermava:
 
In questa investigazione verrà mostrato come la parola pronunciata dall’ipnotista puo’ anche essere veicolata direttamente in parti subconscie del cervello umano, a mezzo di energia elettromagnetica modulata, senza impiego di apparecchi tecnici per ricevere o decodificare i messaggi e senza che la persona esposta a tale influenza abbia la possibilità di controllare coscientemente l’input informativo
 
In uno dei 4 esperimenti, ai soggetti coinvolti venne dato un test di 100 domande, che variavano da domande facili a quelle tecniche . Successivamente, non sapendo che venivano irradiati, essi sarebbero stati soggetti a raggi di informazione che avrebbero suggerito le risposte che avevano lasciato in bianco, amnesia per alcune delle loro risposte corrette e una falsificazione di memoria per altre risposte corrette. Dopo 2 settimane dovevano rifare il test.”
(Dr. Robert Becker: Body Electric: Electromagnetism and the Foundation of Life , William Morrow and comp., New York, 1985).
 
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I risultati del secondo test non furono mai pubblicati. E’ piuttosto evidente che in tali esperimenti venivano mandati messaggi al cervello umano in frequenze di ultrasuoni, che il cervello umano percepisce, ma di cui il soggetto è inconsapevole.
 
Il Dr. Robert Becker, a causa di quelle pubblicazioni e del suo rifiuto di sostenere la costruzione di antenne per la comunicazione con i sottomarini via frequenze cerebrali, perse il supporto finanziario per la sua ricerca, cosa che significò la fine della sua carriera scientifica.
 
Trasmettere un discorso umano nel cervello umano usando onde elettromagnetiche, pare sia, per i ricercatori, uno dei compiti piu’ difficili. Deve essere molto piu’ facile controllare le emozioni umane che motivano il pensiero e le azioni umane. Le persone che affermano di essere vittime di esperimenti con tali dispositivi, lamentano, a parte il fatto di sentire le voci, di sentire false emozioni (incluso l’orgasmo) ma anche dolori ad organi interni che i medici non sono in grado di diagnosticare.
 
Nel novembre 2000 il Comitato per la Sicurezza della Duma, dello Stato Russo affermò che molti governi moderni hanno a disposizione mezzi che consentono il controllo remoto del sistema nervoso umano o la possibilità di procurare in remoto [a distanza] malori fisici.
 
E’ piuttosto evidente che quelle tecnologie vengono usate, in conflitto con il codice di Norimberga, per esperimenti su esseri umani ignari . Nel 2001 il quotidiano dell’esercito USA, il Defense News, scriveva che Israele stava sperimentando quelle armi sui Palestinesi.
 
Anche il Presidente, spodestato, dell’Honduras, Manuel Zelaya, mentre era sotto assedio nella ambasciata brasiliana in Honduras, lamentò di essere stato soggetto a ”bombardamento di elettroni con microonde”, cosa che produceva “mal di testa e destabilizzazione organica”. The Guardian, Ottobre 2008.
 
Quando Amy Goodman del Democracy Now gli chiese:
 
“Come Presidente, sapete di questo nell’arsenale dell’Honduras?”
Zelaya rispose : “Si, ovviamente“
 
L’uso di quelle armi riemerge di tanto in tanto in tempi di crisi politica. Secondo dei quotidiani russi, durante il fallito putch contro Mikhail Gorbachov, nel 1991, il generale Kobets mise in guardia i difensori della Casa Bianca Russa , sul fatto che la tecnologia del mind control poteva venire usata contro di loro (Komsomolskaya Pravda, September 7,1991, O. Volkov, „Sluchi o tom chto nam davili na psychiku nepotverzdalis. Poka“).
 
Dopo il putsch, il vice presidente della Lega degli Scienziati Indipendenti dell’URSS [League of Independent Scientists of the USSR] Victor Sedlecki, pubblicò una dichiarazione nel quotidiano russo Komsomolskaya Pravda, dove affermava:
 
Come esperto ed entità legale, dichiaro che la produzione di massa … di biogeneratori psicotronici è stata lanciata a Kiev (e questo è veramente una questione molto seria). Non posso asserire per certo che siano stati esattamente i generatori di Kiev ad essere usati durante il putch… tuttavia, il fatto che fossero usati è cosa ovvia per me.”
 
Cosa sono i generatori psicotronici?
E’ un equipaggiamento elettronico che produce l’effetto di controllo guidato nell’organismo umano. I suoi effetti sono particolarmente sugli emisferi destro e sinistro della corteccia. Questa è anche la tecnologia del progetto USA Zombie 5“.
 
Egli inoltre affermò che a causa della inesperienza del personale che li usava, il tentativo di usare i generatori fallì.
(Komsomolskaya Pravda, August 27,1991, “Avtory programy Zombi obnaruzheny v Kieve”.
 
Attualmente in USA molte centinaia di persone lamentano la manipolazione remota del loro sistema nervoso e stanno preparando una class action contro l’FBI, il Dipartimento della Difesa ed altre Agenzie (ministeri) per chiedere loro di pubblicare i files che riguardano le loro persone, rilevare le radiazioni dannose mirate ai loro corpi e le fonti di tali radiazioni. Allo stesso modo circa 2000 persone stanno denunciando la situazione in Russia, piu’ di 200 in Europa, piu’ di 300 in Giappone e decine di persone in Cina ed India.
 
Un politico russo, Vladimir Lopatin, che lavorava al Comitato della Sicurezza della Duma dello Stato Russo e che vi introdusse un emendamento per proibire l’uso di tali tecnologie, ammise nel suo libro „Psychotronic Weapon and Security of Russia“ [ Arma psicotronica e Sicurezza della Russia] (editore Sinteg, Moscow, 1999), che in Russia vengono fatti esperimenti su cittadini ignari; lo si comprende da questo passaggio:
 
Servono processi legali per realizzare dei risarcimenti per i danni e perdite che siano da riferirsi alla riabilitazione sociale di persone che soffrono di influenze informative distruttive “
(estratti dal libro in inglese (http://mojmir.webuda.com/Psychotronic_Weapon_and_the_Security_of_Russia, pg. 113). Bisogna comprendere che la maggior parte di queste persone, passano da un ospedale psichiatrico all’altro.
 
Vladimir Lopatin visitò gli USA nel 1999 come presidente del “Subcomitato per la Riforma Militare del Comitato Supremo Sovietico dell’URSS per Questioni di Difesa e Sicurezza” [Military Reform Subcommittee of the USSR Supreme Soviet Committee for Issues of Defense and State Security] ed incontrò Richard Cheney. A quel tempo veniva descritto come il “ “leader di una nuova “stirpe” di dissidenti sovietici. Poi scomparve dai ranghi maggiori dei politici russi.
 
Perchè questa ricerca è stata mantenuta segreta fino ad oggi?
Ci sono due spiegazioni per questo:
 
– La prima è che c’è una gara segreta tra gli eserciti del mondo , dove le superpotenze concorrono per ottenere una supremazia decisiva in questa area e gestire in questo modo il controllo sul mondo intero.
– La seconda è che i governi tengono al caldo queste tecnologie nel caso in cui non siano in grado di controllare con mezzi democratici, le crisi che possono sorgere come risultato delle loro mediocri decisioni.
 
In entrambi i casi si porrà fine all’era democratica e della libertà umana nella storia. Secondo una dichiarazione dell’ex Ministro della Difesa Russo, Serdjukov, ci sono di massima ancora 8 anni prima che queste armi siano ufficialmente parte dell’arsenale militare russo. Per la democrazia questo significherebbe l’inizio della fine.
 
In ogni caso I Russi, in passato, non erano decisi a far lavorare i loro mezzi. Quando fu lanciata la costruzione del sistema Americano HAARP , sistema che si suppone in grado di avere come bersaglio ampie regioni del pianeta facendo vibrare la ionosfera alle frequenze cerebrali [vibrating the ionosphere in brain frequencies ] (in questo esperimento non furono usate le frequenze cerebrali ma il sistema HAARP puo’ trasmettere anche in frequenze cerebrali), la Russia dichiarò la sua volontà a bandire le tecnologie per il controllo mentale.
 
La Duma dello Stato Russo e di conseguenza l’Assemblea Interparlamentare dell’Unione degli Stati Indipendenti si rivolse all’ONU, all’ OBSE e al Consiglio d’Europa con una proposta per una convention interna per mettere al bando lo sviluppo e l’uso di armi informative.
 
Secondo il quotidiano russo Segodnya, nel marzo 1998, la questione fu discussa con il segretario generale dell’ONU, Kofi Anan ed inclusa nell’agenda dell’Assemblea generale dell’ONU .
 
E’ molto probabile che gli USA abbiamo rifiutato di negoziare questa convenzione e di conseguenza il divieto sulle armi informative non venne discusso dall’Assemblea Generale dell’ONU.
Persino nel Congresso Americano, apparve un emendamento che proponeva il divieto di tecnologie sul controllo mentale.
 
 
Ma questo fu solo per un breve periodo. L’emendamento fu poi cambiato e il divieto di quelle tecnologie fu lasciato fuori dal decreto Space Preservation Bill. Nè il Congresso USA nè il Presidente USA hanno mai fatto uno sforzo per vietare le armi di controllo mentale.
 
Anche il Parlamento EU reagì al lancio della costruzione del system HAARP ( The European Parliament reacted as well to the launch of the HAARP system construction ), quando nel 1999 richiese che venisse vietata la manipolazione degli esseri umani.
 
La risoluzione passò dopo la testimonianza dell’autore americano del libro “Angels Don’t Play this HAARP” [Gli Angeli non suonano questa HAARPA], Nick Begich, che pare convincesse il parlamento EU del possibile uso di questo sistema per manipolare le menti di tutte le popolazioni.
 
Nel rapporto del pannello dello STOA (Science and Technological Options Assessment-Valutazione delle opzioni scientifiche e tecnologiche) da parte del Parlamento Europeo , ovvero nel “Crowd Control Technologies” – tecnologie di Controllo della Massa, viene citato il testo originariamente proposto, relativo alla Risoluzione del Parlamento Europeo.
 
In tale testo il Parlamento Europeo richiede:
una convenzione internazionale ed un divieto su tutta la ricerca e sviluppo, sia civile che militare, che cerca di applicare la conoscenza della chimica, elettrotecnica, vibrazione sonora ed altre funzioni del cervello umano, per lo sviluppo di armi che possano permettere una qualsivoglia forma di manipolazione degli esseri umani, incluso il divieto di ogni effettivo o possibile spiegamento (sottolineato dall’autore dell’articolo) di tali sistemi. (40, pg CII, ref. 369).
 
Ma pare che allo stesso tempo i Paesi EU abbiano dato le dimissioni da questa intenzione … nel momento in cui accettano la politica della NATO sulle armi non letali.
 
Nello stesso rapporto, lo STOA afferma che gli USA sono il maggior promotore dell’uso di quelle armi e che: “Nell’ottobre 1999 la NATO annunciò una nuova politica di armi non letali ed il loro posto negli arsenali alleati” (pg. xlv) e prosegue:
“Nel 1996 strumenti non letali identificati dall’esercito USA includevano … “ sistemi di direzione di energia e armi a radio frequenza“ ”European Parliament ”(a fine pagina, secondo riferimento pg. Xlvi).
 
“Un sistema di direzione di energia” viene successivamente definito da un documento dello STOA: “Un sistema di armi a direzione di energia progettato per accordarsi ad una fonte di radio frequenza, per interferire con l’attività del cervello umano a livello sinaptico“ (a fine pagina, primo riferimento, Appendice 6-67). Dal 1999 quelle armi sono state aggiornate per altri 13 anni. European Parliament
 
Nel 1976 il futuro consulente per La Sicurezza Nazionale  del cabinetto del Presidente Carter,
Zbygniew Brzezinski, scrisse un libro “Between Two Ages, America’s Role in the Technetronic Era” (Penguin Books, 1976, Massachusets), ovvero: “Tra le Epoche, il ruolo dell’America nell’era tecnotronica”.
 
In tale libro egli predisse una “società piu’ controllata e diretta” basata sullo sviluppo della tecnologia, dove un gruppo elitario giocherà un ruolo guida, che si avvantaggerà di persistenti crisi sociali per usare “le tecniche di avanguardia per influenzare il comportamento umano e tenere la società sotto stretta sorveglianza e controllo”.
 
Nella pubblicazione dell’Istituto di Studi Strategici – Strategic Studies Institute- del college militare dell’esercito americano – U.S. Army War College- pubblicato nel 1994, fupredetto l’uso delle tecniche di controllo mentale:http://www.strategicstudiesinstitute.army.mil/pubs/display.cfm?pubID=241.
 
Lo scenario per l’anno 2000 presumeva la crescita del terrorismo, del traffico di droga e della criminalità e venne tratta una conclusione:
“Il presidente fu cosi ben disposto all’uso di quel tipo di tecnologia psicotronica che formava il nucleo dell’ RMA (rivoluzione negli affair militari)… fu necessario ripensare i nostri proibizionismi etici sulla manipolazione delle menti dei nemici (e di quelli potenziali) sia internazionali che domestici… Grazie a sforzi persistenti cambiarono le nozioni domestiche, molto sofisticate, sulla “crescita della coscienza” e quelle fuori moda “sulla privacy personale” e sulla “sovranità nazionale. Una tecnologia cambio’ il modo in cui la forza veniva applicata e cose come il coraggio personale, la leadership faccia faccia e la mentalità anti-guerra, diventarono irrilevanti”…
 
“I sostenitori potenziali o possibili delle insurrezioni nel mondo venivano identificati usando l’ Interagency Integrated Database [una raccolta dati integrata e inter-Agenzie]. Questi venivano categorizzati come “potenziali” o “attivi” , con sofisticate simulazioni della personalità, usate per sviluppare, creare su misura e mettere a fuoco campagne psicologiche per ognuno di loro”
 
Cosi l’Institute of Strategic Studies [l’Istituto per gli Studi Strategici] suppose che nel 2000 queste tecnologie sarebbero state cosi avanzate che sarebbe stato possibile privare l’essere umano della sua libertà e adattare la sua personalità ai bisogni della elite dominante. Molto probabilmente queste tecnologie erano a questo livello già nel 1994.
 
I tentativi di far conoscere al grande pubblico l’esistenza di simili armi, vengono sistematicamente soppressi, considerando che è evidente che un pubblico democratico richiederebbe immediatamente un divieto di quelle tecnologie.
 
Vladimir Lopatin [il politico russo di cui abbiamo parlato sopra, che lavorava al Comitato della Sicurezza della Duma dello Stato Russo e che vi introdusse un emendamento per proibire l’uso di tali tecnologie], scriveva:
 
 La corsa alle armi sta accelerando come conseguenza della classificazione. La segretezza: in primo luogo il modo per assicurarsi un crudele controllo sulle persone…il modo per ridurre la loro creatività e ridurli a dei biorobots…
 
E quella guerra psicotronica “sta già avvenendo senza dichiarazione di guerra, segretamente… Solo se il lavoro sul problema del controllo mentale non sarà piu’ coperto dalla cortina della segretezza, dalla straordinarietà, dalla misteriosità, solo se verrà portata avanti una ricerca scientifica complessa e aperta, con partecipazione internazionale, la guerra psicotronica, incluso l’uso di armi psicotroniche, potrà essere evitata”.
 
L’articolo “Informacni zbrane ohrozuji demokracii a lidstvo” è stato cancellato dal sito del quotidiano online ceco Britske Listy ( www.blisty.cz ). Facebook ha bloccato la condivisione dell’indirizzo web originale della versione inglese dello stesso articolo:Means of Information War Threaten Democracy and Mankind – I mezzi della guerra informativa minacciano la democrazia e l’umanità. Anche un articolo simile è stato cancellato dalla pagina web della rivista australiana “New Dawn”.
 
Non esistono legislazioni che puniscano l’uso di quelle tecnologie da parte dei governi. Solo in Russia ed in alcuni Stati USA ci sono leggi che puniscono la proprietà o il commercio di quelle tecnologie da parte di entità NON governative….
 
Per esempio nello stato del Michigan , la sentenza per questo tipo di crimine è uguale alla sentenza per la proprietà o il commercio di armi di distruzione di massa.
I lettori che saranno raggiunti da questo articolo e che preferiscono un sistema politico democratico, daranno una mano a preservarlo, se faranno girare l’articolo ai loro amici.
 
altri articoli in lingua inglese su Globalresearch di Mojimir Babacek:
 
 
 
Traduzione per The Living Spirits, di Cristina Bassi