CHIARO, NEVVERO ?

Postato il Mercoledì, 12 febbraio

1. Interrompo momentaneamente un altro scritto più complessivo perché ritengo questo (il caso Napolitano appena scoppiato) un evento da mettere in rilievo pur se passerà in questo paese di Pulcinella non proprio come una meteora, ma probabilmente senza l’attenzione che merita. Intanto diciamo subito che questo blog aveva subito afferrato il senso di quanto si era svolto in quei mesi del 2011 (non nei particolari, ma nelle tendenze generali) per dare il via al governo Monti, passato come quello dei “tecnici”, mentre era un governo di dissesto nazionale atto a preparare la svolta che stenta a verificarsi ed è ormai in ritardo. Abbiamo subito detto che lo spread era un’indegna bufala, alla quale ha fatto finta di credere l’intero quadro politico di “sinistra” e di “destra”. Inutile che adesso quest’ultima sollevi scandalo; solo dopo un anno ha cominciato a sostenere che lo spread era una scusa, ma lo ha detto ancora in sordina. Adesso si scatena. Intanto, però, il suo leader è stato acquiescente, ha brontolato, elevato qualche protesta, ma in definitiva ha accettato tutto quello che gli veniva inflitto, ma soprattutto veniva inflitto al paese (lui ha ancora meno di quello che si merita per la sua vergognosa e vile complicità).

Intanto diciamo che quella di Monti non è la peggiore fra le mosse compiute dal presdelarep. Quando la Nato (su input americano e tramite l’uso iniziale dei sicari francesi e inglesi poi seguiti da altri, fra cui gli ignobili italiani con al governo ancora Berlusconi) aggredì la Libia, Napolitano disse subito, per mettere termine a qualche esitazione, che dovevamo agire da fedeli alleati con la Nato. Già mostrava dunque da chi fosse “consigliato”; inutile gridare adesso al suo Alto Tradimento nei confronti del paese, soggiacendo a pressioni straniere. Allora ci furono ordini perentori di aggredire un paese indipendente, che aveva con noi importanti accordi di tutti i generi (economici, politici, ecc.). La destra berlusconiana, quindi, non protesti troppo: ha accettato aggressione e tradimento, ha accettato lo spread, ha accettato che iniziasse la pantomima atta a sostituire, quale longa manus degli Usa (obamiani), la “sinistra” piciista, scelta vent’anni fa tramite “mani pulite” per guidare il paese alla più perfetta delle servitù allo straniero (Usa). Una scelta rivelatasi infelice anche per tale paese guida e quindi da superare con quella non più ex piciista che viene avanti con Renzi, ecc. (ma per questo rinvio allo scritto che ho interrotto momentaneamente). In ogni caso, la pantomima è condotta con la piena complicità del nanerottolo (politico) della “destra”, pur se con qualche soprassalto di fronte a momenti di disorientamento dei suoi seguaci, molti dei quali all’oscuro delle sue probabili trame proprio con il presdelarep e altri del genere.

 Interessante è stato constatare che il siluro a Napolitano proviene proprio da “sinistra”. Si poteva pensare a coloro che stanno perdendo il controllo del Pd, agli ex piciisti. In realtà, proviene da altri lidi; e sembra che il siluro non sia sgradito nemmeno agli ambienti statunitensi (sempre obamiani perché sono questi ad avere la massima presa oggi in Italia). Tuttavia, starei attento a sostenere che la manovra parte proprio dalle principali centrali strategiche Usa. E ancor più la smetterei di semplificarsi i compiti gridando ai “poteri forti” che abbandonano Napolitano, ai potentati finanziari che hanno interesse a succhiare tutto quanto possono della “ricchezza” italiana, ecc. Bisogna rifarsi al duro richiamo e quasi grido d’allarme di Squinzi. Si è avvertito che una transizione così lunga e scombiccherata, con ormai due governi di dissesto del paese, rischia di creare problemi gravi per una possibile ripresina; ma soprattutto può provocare sconquassi in larga parte del ceto medio e piccolo-imprenditoriale e in altri ceti medi di servizio a questo collegati. Nel mentre anche i sindacati ormai sono largamente inefficienti pur controllando ancora abbastanza (ma per quanto?) i loro beoti iscritti. Più ancora che Grillo, sono stati i forconi (pur da considerarsi falliti come movimento) a far capire che non bisogna tendere troppo la corda.

 Napolitano non ha affatto agito per conto proprio e nemmeno ha agito stupidamente. Nei vent’anni di demenziale antiberlusconismo – portato avanti da puri e semplici rinnegati di ogni risma, privi quindi di qualsiasi carisma e di ogni pur minima convinzione nelle schifose azioni che stavano compiendo – si è andando consolidando quel “ceto medio semicolto” di cui parlo spesso, palla di piombo al piede per ogni rinnovamento del paese. A meno che non si creda che il rinnovamento passi per le quote rosa, la scelta di donne politicanti carine alla guisa delle veline di Striscia la notizia; che passi per i gay pride e per tutta una scelta di “progressismo”, che a mio avviso non va combattuto ma semplicemente preso per una coreografia senza farne il fulcro di un’azione (a)politica, incapace invece di imprimere una qualsiasi spinta alla crescita economica e all’autentico mutamento sociale.

 Tale ceto di poveri illusi – vero decadimento intellettivo di ciò che si mosse, magari a vanvera ma con minore demenza, negli anni ’70-’80 – porta molti voti alla “sinistra”, seguendo tuttavia quelli che ho sopra indicato quali rinnegati di ogni risma. La transizione verso personaggi alla Renzi e simili comporta il rischio di perdere molti voti e favorire Berlusconi o, se anche quest’ultimo perdesse presa, altre “avventure”. In definitiva, la transizione così lunga, e con Berlusconi bombardato ma sempre tenuto sufficientemente in piedi, dovrebbe servire a convincere i semicolti a non abbandonare il Pd pur dotato d’altro quadro dirigente (non più ex piciista); se non altro per non riportare in sella l’odiato cavaliere. Un’operazione che ha proceduto quindi con mille equilibrismi, diecimila volteggiamenti poco comprensibili, disagio crescente, ingrippamento dell’economia, disaffezione totale alla politica.

 Qualcuno adesso vorrebbe dare la sveglia e urlare che bisogna far presto. D’altra parte, si può cambiare Letta con Renzi ancora una volta senza alcuna elezione? Rischioso per la disistima crescente che avvolge la cosiddetta Casta. Ma andare ad elezioni significa, allo stato attuale, poter far vincere la “destra”. Probabilmente, si attuerà la “staffetta” cercando di non tirare oltre il 2015; in definitiva, il Pd resta ancora il primo partito, e la “destra” è in vantaggio nei sondaggi ma anche con l’aggiunta di gruppuscoli (come quelli di Alfano, ecc.) che non si sa quante garanzie diano di non ribaltare ancora i risultati del voto. Tuttavia, sembra ricresciuto il movimento “5 stelle”; e senz’altro anche questo è elemento da tenere in considerazione, pur se già si è visto che anche al suo interno si possono verificare tanti balletti e confusioni.

In definitiva, la vicenda Napolitano sembra al momento un bel “ceffone” dato per dire: fate presto perché veramente la corda è tesa al massimo. Tuttavia, dopo tante urla, la destra berlusconiana (F.I.) pare intenzionata a non insistere sull’impeachment. Resterà senz’altro un ulteriore disgusto per i politicanti. Tuttavia, non appena conclusa la transizione, Napolitano probabilmente si dimetterà; se non subito (può essere che occorrano dei ritocchi e magari la sua presenza, sempre gradita a dati ambienti statunitensi, sarà ancora ritenuta utile), non oltre le nuove elezioni, che non dovrebbero essere ritardate, appunto, oltre il 2015.

 Adesso non mi dilungo qui in considerazioni circa il carattere di quella che viene definita democrazia. Tanto, al momento siamo ancora tutti “americani”. E la “democrazia” negli Stati Uniti è stata talmente ben descritta proprio da loro stessi, quanto meno dal loro cinema, che se qualcuno ha ancora voglia di nutrire illusioni, perché togliergliele? Lasciate pure che il popolo creda (o meglio ri-creda, perché adesso……) di decidere le sue sorti con le urne. Se per caso, in un domani più fortunato, a causa di disagi e disaffezioni crescenti di fronte agli attuali decerebrati, dovesse esserci un vero ricambio con l’affermarsi di gruppi dirigenti minimamente capaci e convinti delle loro azioni – in quanto più incisive nel conciliare i loro interessi con quelli della maggioranza della popolazione – è molto utile che tali nuovi gruppi siano legittimati dalla credenza popolare nelle “elezzioni”. Come diceva il Nerone di Petrolini (cito all’incirca): “quando dici al popolo le belle paroline, lui si affeziona”. E chi volesse infine far uscire questo benedetto paese dalla sua abiezione attuale, ha bisogno che il popolo “si affezioni”; e sembra che il voto sia l’inoculazione (quanto meno sotto cute) di questo “positivo” sentimento.

 2. Riporto: http://www.ilgiornale.it/news/interni/quellombra-bruxelles-dietro-risiko-quirinale-991114.html

 A me sembra che non vi sia da molte altre parti una descrizione abbastanza precisa come questa dei vari passaggi dell’attuale vicenda. Tuttavia, riporto l’articolo soprattutto per sottolineare alcuni punti.

 Intanto, finalmente si cita anche Obama tra chi ha ordito il sedicente complotto. Sappiamo che non era tale, sappiamo che tutti i protagonisti, anche quello apparentemente oggetto dello stesso (Berlusconi), erano al corrente dell’operazione. Comunque, almeno si dice che tale operazione vedeva implicato anche il rappresentante degli Usa. Si scrive Obama e Merkel. Errore: il padrone non è alleato con il maggiordomo, gli ordina quello che deve fare. Comunque, tra chi vede quale principale nemico nostro la Germania e chi almeno ricorda che ci sono pure gli Stati Uniti, mi sembra evidente che sia più perspicuo quest’ultimo. Poi, dopo tutte le litanie (soprattutto proprio de “Il Giornale”, forse ancor più che dei giornali di “sinistra”) su quanto è buono e bravo “Supermario” (Draghi), sapere che egli, assieme al suo predecessore, è uno dei principali responsabili del sedicente complotto è molto “riposante”.

 Un inciso del quotidiano mi ha molto divertito perché senza volerlo è tanto significativo e carico di storia. Ricorda che una riunione importante di banchieri (con a capo l’Intesa) si svolse il 25 luglio 2011; e si parla di “data evocativa, ecc. ecc.”. In effetti anche nel ’43 su quella riunione estiva aleggiava la “famiglia” Savoia. Anche quella volta, dietro ai cosiddetti “congiurati” vi erano pezzi importanti dell’industria (“privata”) italiana, perché ben si conoscono le simpatie filo-americane della principale nostra industria avente tale caratterizzazione proprietaria e il fatto che intrattenne rapporti con gli Alleati anche durante la guerra. Quella riunione inoltre non era altro che preparatoria, in definitiva, dell’8 settembre, dove – dopo aver trattato tutta l’estate per cambiare campo e passare per “vincitori” nella guerra in corso – una bella quota di fascistoni pretese di diventare la guida dell’antifascismo. E’ appunto quello che chiamo “antifascismo del tradimento” che poi, negli anni ’70, concluse la vergognosa operazione (un episodio della quale fu la fondazione di “Repubblica”) di riduzione della Resistenza a mera “liberazione dalla dittatura” e conquista della “democrazia” (ecco ancora il Nerone di Petrolini in azione verso il “poppolo”). E furono sempre gli stessi protagonisti di allora (con qualche mutamento se non altro perché Signora Morte ha talvolta qualche merito): i già fascistoni cambiatisi di casacca e i soliti industriali “privati”.

 Ma c’è di più. Altri traditori si presentarono al nuovo appuntamento con la “storia” (quella con la “s” minuscola, microscopica): i vertici del Pci, mutati soprattutto nel 1972 e che prepararono il viaggio del loro “ambasciatore segreto” negli Usa sei anni dopo. Avvenne anche allora un cambio di casacca; ma essendo una “guerra fredda” e non “calda”, il cambio avvenne in tempi assai più lunghi. Le caratteristiche furono certamente diverse, ma sempre nell’ambito di ciò che ho scritto in un mio libro: “Tutto torna ma diverso”; e ricordando inoltre la famosa massima che la “seconda volta la storia si ripete in farsa”. Cosa intendo dire?

 Nel 1945 i falsi vincitori della guerra, i già fascistoni diventati antifascisti, se la presero in saccoccia dai democristiani – favoriti dal cedimento, peraltro giustificato dati i rapporti di forza internazionali, dei piciisti con Togliatti e la svolta di Salerno – i quali si impossessarono dell’industria “statale” (IRI), rafforzandola inoltre con Finmeccanica (1948), Eni (1953) ed Enel (1962). Essi garantirono che il passaggio dalla monarchia alla Repubblica avvenisse con una continuità di dipendenza dagli Stati Uniti, che infatti appoggiarono, nel referendum del ’46, la Repubblica, mentre gli inglesi (ormai divenuti potenza minore) avrebbero preferito la monarchia. Oggi, in tono minore e meno drammatico e viscerale, si ripete la “storia”. Gli antifascisti del tradimento (repubblicani certo), la cui ossatura fu infine costituita dai rinnegati del piciismo (e dagli altri cialtroni opportunisti dell’ultrarivoluzionarismo sessantottardo), pretesero di rappresentare la “nouvelle vague” filo-statunitense innescata dalla ben nota operazione giudiziaria del ’92-’93.

 Essi iniziarono lo smantellamento dell’industria “pubblica” e si misero a cantare le lodi di quella “privata” a partire dalla Fiat della “qualità totale”. Furono appoggiati da questi settori industriali e iniziarono a svendere i settori “pubblici” (con funzione precipua di Prodi all’IRI, di D’Alema al governo nel ’99 con l’appoggio dell’ineffabile Draghi, allora Direttore generale del Tesoro, ecc.). Trovarono opposizione – ma solo per motivi personali e di stupidità degli Agnelli, De Benedetti, ecc. che lo provocarono – in Berlusconi; e mostrarono una invereconda incapacità, solo pari a quella dei Savoia (e Badoglio), nel riuscire a diventare i veri paladini degli Usa. Così essi oggi pagano la loro miseria, politica e culturale (il “progressismo” d’accatto), con il progetto di sostituzione da parte dei “renziani”. Anche questi del tutto filoamericani; e per di più appoggiati dalla GFeID (grande finanza e industria decotta di proprietà “privata”). E tale “nuova sinistra” (pagliaccesca) ha bisogno di una benevola attenzione da parte dei “destri” berlusconiani; altrimenti, talmente miserabili e solo furbastri sono questi “sinistri” che sono capaci di perdere le elezioni (come Occhetto & C. nel 1994), mentre Berlusconi ha il terrore di vincerle.

 Beh, qualcosa da ridere c’è, ma molto da piangere. Siamo all’osso, la miserabilità di questa Italietta non era forse mai giunta a simili punti. Adesso, vediamo a che svolta sono in grado di prepararci.

 Ganfranco La Grassa

 Fonte: www.conflittiestrategie.it

 Link: http://www.conflittiestrategie.it/chiaro-nevvero-di-glg-11-febbraio-14

tempo scaduto per i debiti u.s.a.

per loro il deficit a go-go va bene, per noi i vincoli europei. Proprio vero che la Ue è stata voluta dalla CIA, si capisce perché.

07/02/2014 – h.22,45 Torna a galla il problema del debito USA che, nonostante i tagli alla spesa approvati dal Congresso, continua a correre a ritmi elevati, avviandosi a sfondare nuovamente il tetto fissato entro la fine di febbraio. A lanciare l’allarme stavolta è stato in settimana il Fondo Monetario Internazionale, dopo il monito del Segretario del Tesoro americano Jack Lew. Lew, aveva annunciato che gli Stati Uniti potrebbero non essere più in grado di rifinanziarsi con il collocamento di titoli di stato (Treasury) già a partire da questo venerdì, se l’aula di Capitol Hill non approverà un nuovo innalzamento del tetto del debito. Naturalmente, c’è la possibilità tecnica di guadagnare qualche giorno in più, ma non oltre fine mese. Si riaffaccia così lo spettro del default. Che cosa significherebbe un default degli Stati Uniti? A parte i chiari impatti sull’economia globale e le pesanti ripercussioni sui mercati, semplicemente il default implica l’impossibilità del Governo americano di rifinanziare la spesa pubblica con il collocamento di bond. Un fallimento tecnico per la maggiore economia mondiale. Il rischio è alto e, soprattutto, arriva in un momento molto particolare, giacché esistono già forti tensioni a livello mondiale per il ritiro graduale degli aiuti all’economia avviato dalla Fed (il tapering). Il Fondo Monetario, dunque, ha messo in guardia i politici statunitensi, affermando che è essenziale che il Congresso voti immediatamente ed in modo duraturo un innalzamento del tetto, per ridurre il clima di incertezza a livello globale. “L’ultima cosa della quale l’economia USA ha bisogno – ha affermato il portavoce Gerry Rice – è un altro choc per la fiducia”. L’indice Dow Jones ha chiuso con una discesa dello 0,54% a 15.794,08 punti. Per le prossime sedute va posta particolare attenzione all’area di supporto più immediata vista a 15.490,34 con target successivo stimato a 15.186,61. Resistenza a 15.948,16.

 http://www.teleborsa.it/Analisi-Tecnica/Indici-America-Asia

Quando la panacea si chiama capitale estero

Dobbiamo essere competitivi per indebitarci ancor di più.
DI KIRIOS DI SANTE · 14 FEBBRAIO 2014

Coniando il neologismo “esecutivo di servizio”, il Sindaco di Firenze ha attribuito al premier uscente la capacità di far rientrare l’Italia nei vincoli europei. Sotto sotto, quella specificazione che a molti è apparsa sprezzante, ha in sè una nota di verità: quando si presta un servizio, vi è sempre un destinatario. Nel caso del governo Letta, il destinatario non è stata la Repubblica Italiana, bensì i poteri stranieri e sovranazionali. I suoi meriti sono inesistenti: di fronte al trade off  fra il rispetto del vincolo del 3% , scelto da due economisti francesi in pausa caffè sulla base del loro spassionato amore verso la mistica numerologica pitagorica, ed un livello occupazionale decente, l’ex premier non ha avuto dubbi. Noi, di dubbi, ne abbiamo sempre avuti.

Nel suo canto del cigno, Letta  tornò dalla sua visita nell’universo finanziario arabo con 500 milioni di fondi racimolati in Kuwait. Capitali che verranno versati nel “Fondo strategico italiano”, detenuto per l’80% dalla Cassa Depositi e Prestiti e per la restante parte da Bankitalia. Il fondo, nato nel 2011 da un decreto legge, è aperto ad investitori istituzionali sia italiani che stranieri. Il Letta d’Arabia (ma non si chiamava Lawrence?) ha annunciato che a seguito dell’ingente pacchetto di privatizzazioni, l’Italia è tornata competitiva ed è pronta ad esser terra di investimenti. Più o meno lo stesso discorso fatto a Wall Street di fronte a persone più o meno raccomandabili, dietro le cui facce si celano i famosi artefici degli “attacchi speculativi”. Della serie: se non puoi combattere il tuo nemico, fai di lui un tuo alleato.

Oltre all’accordo Alitalia Ethiad, le quote di Eni detenute da investitori del Qatar raddoppieranno (dal 2% al 4%). Menomale che senza euro i nostri gioielli di famiglia sarebbero stati svenduti. Durante le escursioni del premier in latitudini assolate, le critiche di Condinfustria piovevano sull’operato dell’esecutivo: “dateci un paese normale, e vi dimostreremo il nostro valore” tuonava Squinzi. Già, perchè in un paese normale le successioni governative non avvengono durante congressi di partito, a meno che non vi sia un sistema a partito unico.

In un paese normale, poi, si cerca di tenere la situazione patrimoniale netta all’attivo. A giudicare dal sorriso dell’ex premier al ritorno dal viaggio  e dal clamore della stampa (nemmeno Scipione l’Africano godette di tali benemerenze), la bilancia dei pagamenti, il documento contabile che misura le transazioni economiche e finanziarie con i non residenti, è qualcosa di sconosciuto. La voce “capitale dall’estero”, è una passività finanziaria che va a gravare sulle attività finanziarie ( per esempio titoli di Stato di altri paese detenuti dai residenti). Naturalmente la cessione di aziende pubbliche è una passività esattamente come lo è la vendita di titoli di Stato italiani. Quindi, chi dice che da quei 500 milioni nasceranno nuovi posti di lavoro, non tiene conto che gli investimenti che abbiamo ricevuto non sono contabilizzati come unilaterali.

Del resto non occorre essere accaniti risolutori di algoritmi per capire la situazione: i soldi vengono investiti non come opera caritatevole, ma perchè gli investitori  hanno sondato possibilità di profitto. Prestereste dei soldi ad un altro Stato (in assenza di calamità naturali) senza stabilire degli interessi? Prestereste dei soldi ad un individuo che vi presenta un progetto produttivo più o meno allettante, senza ricevere indietro il capitale versato più gli interessi? Non credo. E anche se i creditori vengono da latitudini calde e assolate, il ragionamento economico alla base di queste operazioni non cambia. Nel frattempo, per accogliere al meglio i nostri amati creditori esteri, è meglio continuare a privatizzare altri assets strategici. Del resto si sa, l’ospite è sacro.
http://www.lintellettualedissidente.it/quando-la-panacea-si-chiama-capitale-estero/

RENZI VUOLE LA POLTRONA DI LETTA, ALTRIMENTI RISCHIA DI “SCADERE”

Postato il Giovedì, 13 febbraio
Come qualsiasi novità, che in tempo di crisi dura sempre meno, anche Renzi deve fare in fretta. Per questo vuole urgentemente la poltrona di piccolo Quisling occupata da Letta. Banalmente, quando si apre un locale nuovo, o si lancia un nuovo prodotto, ci si può aspettare un paio di mesi di gloria, di pingui incassi e di buon afflusso di clienti, fidando sulla novità che paga e sulla pubblicità martellante che l’accompagna, ma poi, dopo l’iniziale boom, finito il breve periodo di vacche grasse si dovrà fare i conti con la dura realtà. Così è per l’ultimo prodotto lanciato in carne e ossa sul mercato politico-elettorale dal pd, cioè per Matteo Renzi.
Il sindaco di Firenze, infatti, altro non è che una creazione mediatico-subpolitica per carpire il consenso degli italiani idiotizzati, impoveriti dalla crisi e dalla grande finanza, prima che questi, messi con le spalle al muro dal debito, dai mercati e dall’euro, sfuggano al controllo sistemico. Il fatto che Matteo abbia trionfato nella “festa privata” piddina chiamata primarie, cuccandosi la segreteria del partito, non dovrebbe dargli automaticamente il diritto di occupare la poltrona di presidente del consiglio e di scacciare l’ominicchio (sempre con targa pd) che attualmente la occupa. I maligni dicono che sta cercando di fare quel che fece a suo tempo D’Alema con Prodi, evitando di passare per le elezioni. Le elezioni politiche, quelle vere naturalmente, per quanto pilotate e soggette a leggi elettorali-truffa, non di certo le primarie.

Pur avendo in passato dichiarato che avrebbe continuato a fare il sindaco, in quel di Firenze, e di non desiderare ardentemente la poltrona di “premier”, non deve stupire se Renzi frigge come nessuno al mondo per gettare Letta dalla finestra del cinquecentesco Palazzo Chigi. E prenderne rapidamente possesso. Il tempo stringe, lo specchietto per le allodole potrebbe appannarsi, già fra qualche mese, e Matteo rischia di “scadere”. Napolitano sembra che rimetta la decisione al pd, che ormai domina incontrastato l’Italia per conto delle eurocrazie, ma probabilmente sta dandosi da fare, sullo sfondo, per il Loro bene e il nostro male. L’incontro “riservato” con Monti, dell’agosto 2011, pur non costituendo reato penale, fino all’alto tradimento degno di “impeachment”, dovrebbe metterci sull’avviso. Che Renzi abbia sfacciatamente mentito, quando, appena qualche settimana fa, ha dichiarato di non aspirare alla poltrona occupata da Letta, non dovrebbe stupire il colto e l’inclita. Anzi, è cosa fin troppo scontata e normale, perché menzogna e mendacia sono considerate preziose qualità, nel pd collaborazionista dei poteri esterni. In attesa di scalzare Letta – e forse il momento buono è arrivato – Renzi ha preventivamente costituito, con la sua segreteria “lettiani free”, una sorta di governo ombra dei trenta-quarantenni rampanti (peggiori di quelli socialisti del Midas, nel luglio del 1976), con Marianna Madia al Lavoro (non ha mai lavorato in vita sua!), Maria Elena Boschi alle Riforme (altra velina piacente, come e più di Marianna), la meno bella (anzi, bruttina) Debora Serracchiani alle Infrastrutture, Luca Lotti all’Organizzazione e via elencando. Mi sembra che i ministri ombra anti-Letta siano dodici in tutto, fra i quali dominano le donne, quasi tutte moderatamente sexy, se non procaci. Melius abundare quam deficere. In evidente ossequio alle “quote rosa” politicamente corrette e in concessione al berlusconismo televisivo. Come velina, personalmente preferisco Pina Picierno (Legalità e Sud), perché mi piacciono le more con gli occhi scuri. Forse appenderò in camera un suo poster, preferibilmente svestita. Ma torniamo a cose più serie. Servitore politico prediletto dalle aristocrazie eurofinanziarie, il pd è talmente bene insediato nei gangli vitali del semi-stato italiano, da permettersi di costituire una segreteria-governo ombra che fa da contraltare al suo stesso esecutivo! Anche in ciò, Renzi è un segno dei tempi, o più precisamente, dei malatempora che currunt.

Lo scontro finale Renzi-Letta, che si disputano l’osso della presidenza del consiglio, potrebbe svolgersi proprio oggi, 13 febbraio, nel primo pomeriggio, quando si riunirà la direzione nazionale piddina. Comunque finirà la vicenda, con Letta riconfermato per il rotto della cuffia, a certe condizioni, oppure con Renzi trionfante che agguanta l’agognata carica, è chiara almeno una cosa. Renzi sa di non avere molto tempo, sa bene che se il governicchio di Letta durerà ancora per un annetto, o per due, o addirittura di più, la “sua novità”, in quanto prodotto mediatico-politico-propagandistico, si esaurirà del tutto. In un futuro non lontano, altri prodotti, nuovi e spendibili sul mercato elettorale, potranno surclassarlo. Per questo vuole la poltrona di Letta e la vuole subito, prima che l’incanto si rompa. Altrimenti rischia di “scadere”.

Eugenio Orso
Fonte: http://pauperclass.myblog.it
Link: http://pauperclass.myblog.it/2014/02/13/renzi-vuole-la-poltrona-letta-altrimenti-rischia-scadere-eugenio-orso/
13.02.2014

Il protezionismo economico è una soluzione?

Con il venir meno della potenza economica occidentale, il liberismo commerciale è ancora la risposta?
DI LA REDAZIONE · 10 FEBBRAIO 2014

Per secoli le carte geografiche sono state eurocentriche, per secoli la globalizzazione la imponevamo noi sugli altri attraverso il colonialismo. Questa “età dell’oro” ha coinciso con il libero scambio laddove il commercio e l’equilibrio tra esportazioni e importazioni determinavano quello che, il famoso economista inglese, David Ricardo, ha definito come vantaggio comparato: quando cioè i benefici apportati dalla libera circolazione degli scambi avrebbero determinato maggiori benefici e minori costi rispetto al regime di autarchia. Poi è emersa a poco a poco un’altra foto di gruppo: gli anni 30, un’ Europa che stava rallentando i suoi tassi di crescita, l’emergere prepotente sulla scena internazionale del Giappone e, soprattutto, degli Stati Uniti. L’economia ha iniziato a essere globale, il potere egemonico, il potere che garantisce beni pubblici e il controllo del commercio, è passato nelle mani degli americani. Lì, la fiaba del progresso europeo è finita.

Oggi, il silenzio dei “grandi” economisti europei vuole significare in realtà un assenso nei confronti del liberismo di matrice americana. Si continui così. Continuate pure a fare quello che volete. Noi siamo la civiltà. E’ vero. E per dimostralo anche al resto del mondo, tra di noi non si praticano politiche di dumping, non si fa protezionismo. I paesi terzi, uno a caso la Cina di recente sviluppo (ma si potrebbero citare i casi dell’India, del Brasile e così via), lo possono fare a discapito nostro. In questo dimostriamo la nostra superiorità. Siamo migliori di loro. Quindi, persino in un momento come questo non ci si fa intimidire dalle pratiche sleali. Di dazi, tariffe e altre imposte non se ne parli nemmeno. Per carità!

Con il crollo dell’Unione Sovietica si è creato il clima adatto, sulle basi gettate dalla ’scuola’ monetarista di Milton Friedman e da tutti i ragionieri-’economisti’ allevati nelle varie banche centrali di emissione, BRI, Banca Mondiale, oltre che nel FMI e nel GATT. Era inevitabile che anche la classe politica si arrendesse se questo era (e lo era) il prezzo da pagare. Un prezzo che in questo momento stiamo pagando a causa del rigetto ideologico sia di economisti che di politici nei confronti del protezionismo.

La storia, invece, ci dimostra chiaramente che le zone geografiche in varie epoche che hanno avuto maggiori difficoltà a competere sui mercati esteri, saggiamente adottavano barriere doganali molto alte, in modo tale che quegli stessi paesi in difficoltà acquisissero maggiore gettito fiscale da chi voleva esportare ( e oggi i primi della classe in quanto a esportazioni non siamo più noi).Il liberalismo si basava su un principio di libertà applicato al mercato, ma…si da il caso quando eravamo noi a controllare quella libertà e quel mercato. Oggi non è più così e sarebbe meglio accorgersene prima che sia troppo tardi. Dire no al protezionismo vuol dire privare il mantenimento di buona parte dell’economia europea in mano europea e non ce lo possiamo più permettere.

Gli intellettuali più conformisti, gli snob o quelli che pensano di essere ancora al centro del mondo, quando sono solo al centro di una decadenza -qual’è quella che sta attraversando il vecchio continente- potrebbero obiettarmi tantissime cose: che per esempio il libero scambio lo abbiamo scoperto noi, che David Ricardo era inglese, che il protezionismo è una roba vecchia, antica, da pre-rivoluzione francese. I buonisti potrebbero poi aggiungervi che il protezionismo lo hanno praticato solitamente gli Imperi: dal mercantilismo di Colbert e Luigi XIV fino alle politiche economiche della Germania nazionalsocialista e autarchica. I figli della libertà direbbero che il protezionismo è una pratica da terzo mondo, e in effetti per questioni legate a inefficienze burocratiche interne, sono i paesi in via di sviluppo quelli che fanno tipicamente maggiore affidamento sui dazi anziché sulle tasse sul reddito: i dazi sono facili da riscuotere, mentre le imposte sul reddito no. E’ ampiamente dimostrato che quindi, sono i paesi a basso reddito ad adottare tout court politiche commerciali protezioniste.

I paesi a medio e alto reddito, godendo di maggiori entrate fiscali come conseguenza di un maggior benessere interno sono a favore del libero scambio. Ecco, dopo il diffondersi nell’ultimo periodo degli shock di prezzo e l’elevarsi del carovita mi domanderei a quale delle due tipologie di sistema-paese apparteniamo noi italiani, mediterranei, europei del sud…Siamo un paese ancora ad alto reddito, con entrate fiscali che derivano da un diffuso benessere interno, possiamo competere al punto da snobbare le barriere tariffarie o forse siamo un’ economia inflazionata, che sta crollando su se stessa, dipendente in toto da economie più grosse della nostra?

di Nicolas Fabiano
http://www.lintellettualedissidente.it/protezionismo-grazie/

Non esistono complotti, esistono strategie

“Il mondo moderno è un romanzo con una serie d’intrecci e di protagonisti che non svela mai il nome dell’autore al lettore il quale stupidamente continua a leggerlo” ( tratto da “Il Potere. Il mondo moderno e le sue contraddizioni”).
DI SEBASTIANO CAPUTO · 12 FEBBRAIO 2014 
 
“Con o senza suffragio universale, è sempre un’oligarchia a governare e a saper dare alla volontà del popolo l’espressione che desidera”.
 
Vilfredo Pareto
 
Solo i bambini si meravigliano per le rivelazioni del nuovo libro di Alan Friedman “Ammazziamo il gattopardo”, e cioè del fatto che “il fratello” Mario Monti sia stato chiamato da Giorgio Napolitano qualche mese prima dell’impennata dello spread per sostituire il “fratello” Silvio Berlusconi alla presidenza del Consiglio. Inutile ricordare cose che “gli adulti” – e i lettori de “L’Intellettuale Dissidente” – conoscono già. Ora gli ultimi arrivati gridano al “golpe” solo perché in questo momento storico è necessario riacquistare il consenso dell’opinione pubblica, ma in realtà i complotti non esistono, esistono le strategie. E sono le strategie che determinano il corso della storia.
 
Esiste la storia ufficiale, il romanzo nazionale, i personaggi di facciata, i buoni, i cattivi, i Renzi, i Berlusconi, i Napolitano. Poi esistono i registi, i mandanti, i sicari, i Monti, i De Benedetti, i Passera. Ci sono poi i centri di potere, in lotta fra loro o coesi verso un unico obiettivo, ci sono i servizi segreti, i gruppi terroristici deviati, i gruppi editoriali, le fondazioni, i poli finanziari, i cartelli bancari, le organizzazioni non governative, le multinazionali, gli istituti soprannazionali, le lobby di ogni genere. Non sempre vanno nella stessa direzione tuttavia hanno una comune visione conquistatrice del mondo. Sono come degli scommettitori (i centri di potere) che puntano sui cavalli da corsa (i politici): un giorno su Silvio Berlusconi, il giorno dopo, su Matteo Renzi. Se poi non chini il capo dinanzi a chi ti ha foraggiato direttamente o indirettamente, gli scommettitori usano i metodi democratici (giustizia, media, fisco) o non democratici (assassinio politico) per farti fuori.
 
In sintesi, da Mani Pulite ad oggi, il “mercato delle scommesse” è andato più o meno così. Negli anni Novanta il Potere ha allontanato lo scomodo Bettino Craxi con un’operazione ad orologeria. Al suo posto arrivarono gli “yes man”: Ciampi, Amato, Dini, Prodi, D’Alema. Nel 2001, Silvio Berlusconi s’iscriveva in continuità con il centro-destra liberale e atlantista che in quegli anni aveva trionfato in tutta Europa con una visione continentale nei limiti dell’Unione Europea e internazionale nei limiti dell’Alleanza Atlantica. Fu infatti la sua maggioranza a ratificare tutte le direttive di Bruxelles – dall’ingresso della moneta unica in Italia al Trattato di Lisbona – e ad approvare le guerre ordinate da Washington – dall’Afghanistan alla Libia -. Travolto dagli scandali e dalla Magistratura italiana, Berlusconi non serviva più. Ne serviva uno serio. C’era bisogno di un burocrate emanato da quelli stessi centri di potere che non fosse ricattabile né dalla giustizia, né dai partiti, né dalla stampa. Mario Monti è passato dalla Bocconi alla Goldman Sachs, da Goldman Sachs alla presidenza del Consiglio, dalla presidenza del Consiglio a Scelta Civica, un gruppuscolo che alle elezioni di febbraio del 2013 è stato punito dal popolo italiano con una percentuale ridicola di votanti.
 
Prima di quelle elezioni il Potere spingeva il Movimento 5 Stelle – ancora in fasce – nelle intenzioni di voto in modo tale da incanalare il dissenso popolare all’interno di un partito appena nato. Ma la macchina elettorale del tandem Grillo-Casaleggio è probabilmente sfuggita di mano agli stessi che la facevano salire nei sondaggi. Oggi hanno paura e fanno di tutto per fermarla: prima la campagna mediatica, ora la persecuzione giudiziaria nei confronti del leader genovese (sia Procura di Torino e che da quella di Genova). Matteo Renzi (“homo novus”), incarnazione di un Potere più giovane, moderno, sottile, amichevole, è lo strumento ideale per contrastare l’ascesa della forza giovane “dibattistiana”, riflesso di un Paese che inizia a capire le manipolazioni sistemiche di questi ultimi decenni. Giorgio Napolitano lo convoca (a M.R) nelle stanze chiuse della pseudo-democrazia. Gli strateghi potrebbero scaricare Enrico Letta (“nuovo” ma non abbastanza) e lo stesso Napolitano che in questo momento è ai minimi storici nei sondaggi di gradimento. Il Potere necessita de facto di un presidente “popolare”, “vivace” e “autorevole” (Draghi?) che tamponi un’eventuale avanzata del Movimento 5 Stelle. Con o senza l’italicum (legge elettorale elaborata non a caso da Renzi e da Berlusconi) e le recenti dichiarazioni di Alan Friedman, il Cavaliere potrebbe riguadagnare il consenso perduto e di conseguenza tornare in gara con il Movimento 5 Stelle, soprattuto per un eventuale ballottaggio. Se il Cav. cade, vince Grillo. Per questo lo tengono a galla.

Renzi, nuovo comandante del Titanic

BLOG | 14 FEBBRAIO, 2014 – 12:06 | DA FERNANDO ROSSI
 
Farisaicamente spodestato Letta:
 
– “perché noi siamo molto ambiziosi, sapendo che solo il nostro partito è in grado di fare le riforme che servono al paese”.. (?!) Ma Letta non è più del PD ?
 
– “da un governo tecnico ad un governo politico” ..(?!) Alfano invece, per quel che contano le sue dichiarazioni, ribadisce che il Nuovo Centro Destra è disponibile solo per governo tecnico: “Non siamo disponibili per un governo di centro-sinistra e tanto meno di sinistra”;
 
– “il governo Letta appariva logorato” ..(?!) Come se Bruto avesse chiesto di sostituire Cesare perché , dopo le sue “cure” ‘appariva a tutti un po’ logorato’ !
 
Renzi, e la sua corte, ma anche gli altri partiti in mano a banche e multinazionali, sanno benissimo chi ha quotidianamente lavorato per logorarlo ! Ovviamente non ci passa nemmeno per la testa di sostenere che era meglio tenerci il Governo Letta, ma questo incipit può aiutare tanti ‘ipnotizzati ‘da media e sovrastrutture di questo sistema dittatoriale, a comprendere che i loro capi-clientela o i politici ritenuti “i meno peggio”, li considerano tanto poco da dare per scontato di poter raccontare loro qualsiasi fregnaccia, e ringrazino chi decide quello che deve dire e fare Renzi, se già li considerano meglio dell’elettore medio americano e non gli hanno raccontato che a far cadere Letta è stato Bin Laden.
 
Questo ‘scossone’ o ‘cambio di scena’, influirà sulla drammatica situazione del popolo italiano ?
 
Certamente NO ! Il sistema fornisce ‘miraggi politico-economici’ a ripetizione ma non prevede cambiamenti di rotta. Il Parlamento ed il Governo italiano, avendo ceduto, con Maastricht ed ancor più con Lisbona, la sovranità nazionale alla Banca Centrale Europea, alla Commissione Europea ed alle multinazionali operanti in Europa, ‘sulla carta’ dispone solo di due residui strumenti operativi : la tassazione e i tagli della spesa pubblica.
 
‘Sulla carta’, poiché in realtà, tra indicazioni e autorevoli suggerimenti (che per Spagna, Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro sono ‘spade di Brenno’ chiamate Memorandum) la Troika (Fondo Monetario Internazionale, commissione Europea e BCE) ci dice quello che dobbiamo decidere, e così, anche l’incremento del prelievo fiscale , i tagli della spesa pubblica per scuola, sanità, pensioni e servizi pubblici, sono guidati da loro. Ma supponiamo che oltre a lasciargli presentare una decina o una ventina di ‘miraggi/annunci mediatici’ (con l’accordo di lasciarli poi lettera morta) su mirabolanti aiuti, semplificazioni e agevolazioni per imprese e famiglie, .. per rifare un po’ di trucco popolar -decisionista alla loro ‘nuova gestione’ gli concedano la licenza di qualche tiro alla “Ruota della fortuna” con il finto premio di invertire per un anno l’ordine delle loro raccomandazioni..
 
Che succederebbe se gli lasciassero tagliare tasse e tariffe e incrementare la spesa pubblica (per fare il TAV , comprare armi, mantenere le Province e evitare nuove riduzioni di servizi o poter dare denaro pubblico a quelle imprese che minacciano delocalizzazioni) ? Avremmo un momentaneo ristoro per imprese e famiglie, strozzate dalla tassazione più alta del mondo, ma con un debito pubblico che si impennerebbe ulteriormente e un PIL che continuerebbe a contrarsi.., con il risultato di arrivare dritti, dritti ad andare sotto memorandum (leggasi curatela fallimentare) !
 
Con buona pace di chi va raccontando che i partiti del centrodestrasinistra possono ora essere cambiati/riformati dall’interno, noi ora ci troviamo con loro chiusi nella cabina di comando del Titanic, più volte da sottocoperta li abbiamo avvertiti che stavamo battendo la rotta dei ghiacciai, ma la cambusa era piena e loro erano occupati a litigare per spartirsela, mentre non volevano saperne di cambiare gli ordini ricevuti dall’armatore. Quegli iceberg che tutti vedono all’orizzonte sono la globalizzazione per concentrare ulteriormente potere e ricchezza nelle sue banche e nelle sue società multinazionali, che vuole continuare a tenersi la nostra proprietà della moneta, che ci tiene, non solo militarmente, sotto occupazione e che per continuare a farlo deve completare l’indebolimento-svuotamento della nostra struttura sociale, produttiva, scientifica e culturale.
 
Renzi, Napolitano, Tsipras & complici vogliono mantenere la rotta a tutti i costi, ma vedendo che si sta andando a sbattere e volendo apparire buoni e ‘democratici’ cercano di far passare l’idea che abbandonare la nave sarebbe un suicidio, mentre la salvezza sta nella loro ricetta: ritrovarsi tutti a prua, per poi marciare uniti (chi vuole porti le sue bandiere rosse, bianche, nere, verdi o arancione..) verso poppa, perché loro sono capitani coraggiosi e vogliono dimostrare di essere autonomi dal loro armatore e padrone guidandoci in direzione contraria.

Il superamento della Sperimentazione Animale:,possibile, necessario, dovuto! CONVEGNO SCIENTIFICO

 superamento sperimentazione animale
 
Il superamento della Sperimentazione Animale:
possibile, necessario, dovuto!
 
Convegno Scientifico – Lunedì 10 Marzo 2014 – ore 15
Università Roma Tre – Dipartimento di Scienze
Aula 4 – Piano terra – Via Guglielmo Marconi, 446 Roma
 
Per dettagli evento, informazioni generali o prenotazioni
potete scrivere a:
 
Il convegno è organizzato da Memento Naturae
in collaborazione con:
Direzione Futuro;
TheAlternatives.Eu;
sito Web
Pagina Facebook
 
Italia senza Vivisezione;
sito Web
Pagina FaceBook
 
Programma:
 
Interventi e argomenti dei relatori
 
Tavolo Ministeriale sui Metodi Alternativi:
 
Dr.ssa Candida Nastrucci
Biochimico Clinico (DPhil University of Oxford);
Docente Università di Tor Vergata (Roma)
Presidente e Fondatore di THE ALTERNATIVES.EU
“Le Alternative per la buona Ricerca”
 
Dr.ssa Susanna Penco
Biologa; Ricercatore e Docente presso l’ Università di Genova;
“Esperimenti sugli umani per curare gli umani?”
 
Dr. Massimo Tettamanti
Chimico; Presidente e Fondatore di I-CARE;
Coordinatore del progetto ITALIA SENZA VIVISEZIONE
“La Ricerca nel terzo millennio”
 
interverrà anche:
 
Dr.ssa Carla Ramacciotti
Medico Psichiatra; Psicoterapeuta, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’ Università di Pisa

Fratricidio piddiota con regia di Napolitano

LettaNapoRenzi
Caino-Renzi contro Abele-Letta? quello che sta accadendo dietro le quinte di un partito, il PD, il partito più organico e omologo ai poteri finanziari internazionali, è indecente e rivoltante. Il tutto sotto la regia del solito pulcinellesco Napolitano. Un buon padre di famiglia dovrebbe creare armonia e accordo tra fratelli. Invece non pago di essere un malvagio e subdolo Patrigno nonché “Padrino” della Repubblica, l’attuale inquilino del Colle, fomenta discordie anche all’interno del suo stesso partito.
Per cominciare dopo il libro e l’uscita in tv di Friedman, nel timore di sentirsi scavalcare da chi fino a ieri gli reggeva i fili, il burattino del Colle ha riunito in fretta e furia, Renzi al Quirinale, mentre l’altro suo figlioccio Letta era in viaggio per il governo. Un capolavoro di correttezza istituzionale, non c’è che dire. Poi a chiacchiere avvenute (riservatissime, si intende), ostenta in Portogallo disinteresse per quanto avviene in Italia, tira dritto col cappello nero in testa che gli copre la crapa pelata, dicendo che la crisi dovrà vedersela il Piddì.
Sembra la parodia di una canzoncina di Renzo Arbore: sì, vengo dopo il piddì e poi mi metto lì. Qualcuno pensa forse che il Cappellaio Matto sia  super partes in tutta questa meschina storiaccia? Bene, allora si faccia visitare.
La crisi si apre in diretta nella sede del Nazareno del Pd , dove il Cainetto di Firenze, liquida l’Abelardo di Pisa: “Ho tutto il partito con me”. Maledetti toscani! – direbbe Malaparte. Sempre in prima fila nelle lotte fratricide.
Bella Napoli finge di non sapere ma sa, e lascia fare. In sostanza, Letta è stato sfiduciato in una sede di Partito, dopo che era già stato scaricato da Napolitano. Domani andrà al Quirinale a rassegnare le sue dimissioni. Chi rischiamo  dunque di avere per nuovo Presidente del consiglio del Ministri? Un “non parlamentare” segretariuccio di partito, che apre una crisi extra-parlamentare facendosi beffe del Parlamento. Mussolini disse che avrebbe potuto fare di “quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli”. “Avrei,” disse, ma poi nemmeno lui, osò farlo.
Chi invece vuole abolire il Senato e provoca le crisi al “Nazareno” fuori e contro il Parlamento, è un bulletto sindachino che non è nemmeno stato eletto. Però, ci sono i “mercati finanziari” che hanno tanta fretta, troppa fretta. E Matteuccio che ha molti uomini di costoro quali suoi protettori (Davide Serra, Ytzak Gutgeld e ovviamente De Benedetti) si sente molto sicuro di sé. “Dio Mercato è con noi!” Suona bene anche in tedesco (Gott Market mit uns).
Intanto è d’uopo ricordare questa breve  nota di addebito di Giorgio Napolitano, il peggior presidente della storia travagliata della nostra Repubblica.
 
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  • Primo nominato da Napolitano: Mario Monti  13/11/2011
  • Secondo nominato da Napolitano: Enrico Letta il 28/4/ 2013
  • Terzo nominato da Napolitano: Matteo Renzi ? (con data da completare)
Ovviamente il Parlamento non serve più a nulla, e SE e QUANDO ci sarà il famoso “passaggio parlamentare” o la “parlamentarizzazione della crisi” (invocata da FI e dai 5 stelle) i giochi saranno già stati fatti e si tratterà dell’ennesima ratifica. Del resto è già iniziata la questua degli Onorevoli pezzenti, per venire ingaggiati nella squadra di Renzi.
E’ la “democrazia “dei mercati, Bellezza. Ieri a lui (Monti), oggi a me (Letta) domani a te (Renzi); e la staffetta continua… Il popolo mazziato e cornuto può attendere…
Intanto scordiamoci la legge elettorale, con Renzi  che vorrebbe blindare la legislatura nientemeno che fino al 2018. Non male per un dilettante allo sbaraglio “non eletto”. Ma del resto, votare, come ha detto Napolitano a Lisbona, è “una sciocchezza”.
 
Ah, dimenticavo quest’ultimo dettaglio. Alan Friedman  non ha fatto in tempo in diretta a “Piazza pulita”  a dire che non stima Letta, che già dal cappellaccio nero di Napolitano spunta il coniglio Renzi. Non c’è che dire: questo paese è terra di pascolo per chiunque voglia farne carne di porco. Ci danno perfino tempi e metodi di quanto deve durare un “nominato” da loro. Lor signori li fanno e lor signori li distruggono. Con la complicità dei lacché interni nostrani.
Ci ricorderemo di questo massacro della democrazia: roba da far impallidire Al Capone. Buon S. Valentino a tutti!

Renzi-Letta. Nessun cambiamento

Bella la filosofia di Tony Barber. Come non sapesse che i governi di una colonia americana fossero indipendenti. Ora si evitano anche le elezioni così, caso chiuso.

Perché Renzi ha un capo diverso da quello di Letta? Obbediscono a padroni diversi?

“Renzi potrebbe pagare la pugnalata a Letta”: il Financial Times avvisa il futuro Premier
Scritto da Huffingtonpost.it     | Pubblicato Venerdì, 14 Febbraio 2014
“La pugnalata pubblica che Renzi ha inflitto a Letta potrebbe un giorno tornare a tormentarlo”. Lo scrive il Financial Times online, sottolineando che “se questi sono i metodi che egli considera appropriati per spianarsi la strada verso il potere, è ragionevole pensare che essi prima o poi saranno usati contro di lui”.
 
E questo “è ancora più certo perchè Renzi, promettendo uno stile di leadership molto più dinamico e riformista, ha alzato le aspettativi a livelli che saranno difficili da raggiungere”
“C’è un vecchio detto – scrive nell’incipit del suo approfondimento il giornalista Tony Barber – che sostiene che se fosse noto come è fatta una salsiccia, nessuno oserebbe mangiarne una. Per lo stomaco, prosegue, non è più semplice “assistere agli intrighi politici che stanno dietro alla formazione dei governi in italia”.

Secondo Ft, è difficile vedere “chi altro rispetto al giovane e iper-ambizioso Renzi sostituirà letta”. Per gli alleati nell’eurozona dell’italia, questo è un momento di grande fiducia, analizza il quotidiano economico. Se Renzi, in qualità di presidente del consiglio, non riuscisse a realizzare le riforme che i politici del vecchio continente reputano essenziali per mantenere l’italia nell’Eurozona, sono assai ridotte le prospettive che un altro politico italiano possa farcela.

L’omicidio pubblico di letta da parte di Renzi, sostiene il Financial Times, è una sorta di teatrale “pugnalata” al petto che un giorno potrebbe tornare a tormentarlo. Se questi sono i metodi che il sindaco di firenze, trionfatore delle primarie, considera adatti a spianargli la strada verso palazzo Chigi, è ragionevole suppore che prima o poi possano essere utilizzati contro di lui.

– See more at: http://www.infiltrato.it/politica/renzi-potrebbe-pagare-la-pugnalata-a-letta-il-financial-times-avvisa-il-futuro-premier#sthash.oPUQuj2d.dpuf

Renzi-Letta. Nessun cambiamento   
Dunque, col governo Letta si andrebbe ad elezioni nel 2015, col rischio che vinca M5S (poichè gli Italiani pare si siano rotti i coglioni davvero. Questo al netto delle valutazioni sul M5S.)… come fa quindi Napolitano (cioè come fanno i suoi padroni) a garantire che questo Paese dopo Monti e Letta resti “in buone mani”, senza passare per le elezioni? Mumble mumble… ma certo, si instaura un governo Renzi, e con questa scusa non si va ad elezioni fino al 2018 (vogliamo “lasciarlo lavorare?”). Il resto, le liti, le ipotesi… è tutto teatrino.
C’è da attaccare la Siria, L’Iran se non fa il bravo, e far crollare la Russia del cattivone Putin. Poi magari la Cina…
Siamo poi sicuri che nel 2018 si voterebbe?
Il consigliere economico di Renzi è tale Yoram Gutgeld, Israeliano “naturalizzato italiano” (vedere Wikipedia). Pensate davvero che Renzi avrà padroni diversi da Monti e Letta?
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=67851