Potere senza volto

di Simone Torresani – 05/02/2014
Fonte: giornaledelribelle
 Il ricatto della multinazionale svedese “Electrolux”, che attaccandosi alla crisi vorrebbe “polonizzare” i quattro stabilimenti italiani del gruppo, decurtando salari da 1.400 euro mensili medi a 800 euro mensili medi, tagliare le ore (ma pretendendo gli stessi ritmi produttivi di catena!) è talmente squallido, inqualificabile e disgustoso che si commenta da solo, senza bisogno di articoli d’ approfondimento. Anche le cause che hanno portato la multinazionale a queste clausole iugulatorie, a questi ricatti senza i quali non verrebbero versati 90 milioni di euro di investimenti, sono talmente arcinote ai nostri lettori che ritengo inutile, dal mio punto di vista, approfondirle e analizzarle. Si finirebbe per mestare minestroni riscaldati.
A prescindere dal fatto che il costo del lavoro in Italia, seppur alto, è minore rispetto alle mitiche Francia e Germania, prese spesso dagli “italioti” come termine di paragone, le considerazioni che operai e sindacalisti dell’ Electrolux dovrebbero fare sono altre.

Una volta esisteva la fabbrica col “padrone”.

Che fosse illuminato o reazionario, ottuso o intelligente, si chiamasse Agnelli, Pirelli, Borletti, Pesenti, Bianchi o Pinco Pallino, si trattava sempre di un preciso punto di riferimento, anzi del perno vitale di tutto il complesso, di una persona fisica visibile e con la quale si sapeva già che lo scontro sarebbe stato duro.
Scontro duro, non facile, ma almeno contro una entità visibile e ben definita: una volta conosciuto il “nemico”, come scriveva Sun Tzu , si poteva benissimo preparare la strategia dell’ arte della guerra.
Nel mondo attuale liquido, anguillesco, globalizzato, chi è il “padrone” della baracca di elettrodomestici?

Si sfogliano giornali, siti Internet, si ascoltano notiziari e si sente parlare solo di “multinazionale svedese”; “dirigenti italiani del gruppo” (tra l’ altro, cambiati da poco)”,”azienda”,”Gruppo svedese”(fosse anche sudcoreano o taiwanese, non cambierebbe un’ acca);”tavolo tra azienda e sindacati”.

Il ministro Zanonato, la presidente della Regione Friuli Serracchiani, i leaders sindacali, indicono tavoli, meetings, riunioni, agende d’ appuntamenti solo per parlare con passacarte, con meccanismi dell’ ingranaggio, che a loro volta ricevono direttive da altri passacarte, managers chiamati con termini esotici bislacchi, che a loro volta eccetera eccetera..
Anzitutto:chi sono costoro? Avranno pur nome, cognome, negozio? Chi li nomina? Chi li dirige? Chi è nella stanza dei bottoni? Chi regge le fila? Chi fa e disfa le carte, dove è l’ ufficio?

E tutti, operai, sindacalisti, esperti, politici, tutti che si muovono, si agitano, fanno dichiarazioni, riunioni, strepiti.
Siamo al Teatro dell’ Assurdo: se Ionesco e Beckett fossero ancora vivi, in quest’ epoca globale dove tutto l’ insieme pare una sorta di monadi impazzite e disperse per l’ intero Universo, in questo “1984” orwelliano che trent’ anni dopo pare una cupa realtà, si divertirebbero un mondo a scrivere commedie e a recitarle.
Tutti i protagonisti sembrano recitare un copione ritualizzato che aveva un senso nell’ antico ordine preglobalizzato, ma che nel nuovo ordine diventa davvero ridicolo.

Perché nel nuovo ordine il potere, seppur onnipotente, non ha volto. Comanda pur non avendo volto, è onnipresente pur non avendo Patria: o meglio, la Patria è una sola, il mondo globale. Dove tutto è sinistramente simile, a Stoccolma come a Porcia e quindi anche i sistemi sono gli stessi, dappertutto, con buona pace di chi, ingenuo, tenta di creare tavoli per dialogare.

Sarebbe buona ora che gli operai della Electrolux -ai quali,beninteso, va la nostra incondizionata solidarietà-iniziassero anche a porsi delle domande, dei perchè, a risalire alle cause, sino a giungere alla “prima causa” dei loro mali, togliendosi di dosso le schematizzazioni semplici, ormai ridotte a muffa.

E giunta l’ ora di chiedersi “perché?”, domanda che la gente in quest’ epoca pare aver rimosso dai meccanismi del pensiero.
E una persona che non si chiede  mai “perché”, continuando a svolgere le medesime azioni, è una persona che di conseguenza ha smesso di pensare.
E chi ha smesso di pensare, diventa un automa che può essere manovrato senza nessun problema, diventa un essere meccanico solo rivestito della natura umana.
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=47350

La Monsanto lascia il Venezuela, gli agricolori scrivono una nuova legge su i semi

La Monsanto lascia il Venezuela, la vittoria del popolo.
 
Angelo Iervolino– 07 febbario 2014 – Il 3 febbraio 2014, il mio corrispondente in Venezuela, Anthony Romero mi trasmette questa notizia relativa alla Monsanto.
 
Con la vittoria dei movimenti contadini, l’Assemblea Nazionale del Venezuela ha deciso la preparazione di una proposta di legge volta a vietare l’uso e il consumo di alimenti transgenici.
 
I primi di settembre 2013, la Monsanto, leader mondiale nelle biotecnologie agricole e brevetti su i sementi, aveva proposto all’Assemblea Nazionale dei semi del Venezuela di approvare una legge chiamata “Legge Monsanto“. La proposta ha cercato di “aumentare la produzione di mais”, attraverso il mais transgenico NK603della Monsanto, un mais che produce tumori e gravi problemi epato-renali oltre a distruggere il suolo. Il piano è stato presentato con il supporto del blocco di opposizione. Il gruppo potente politico e mediatico Monsanto, è stato rappresentato dal direttore per gli affari governativi per il Sud America, i Caraibi e la regione andinaRafael Aramendis. Tuttavia, questa proposta è stata abrogata grazie all’interessamento di molti movimenti sociali, che hanno riferito sui pericoli di questa legge transgenica. Ora la legge sarà riscritta insieme ad agricoltori, ed esperti di sementi. Il legislatore sta elaborando la nuova legge sulle sementi, con l’aiuto dei gruppi e membri delle comunità in tutto il paese, e hanno partecipato anche rappresentanti del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) e il mediatore, che partecipano e servono come osservatori per garantire il processo di associazione. Già ci sono stati quattro incontri per la preparazione della nuova legge popolare, il primo il 28 ottobre a Lara, poi Carabobo e Barinas, il più recente presso “Indian School Rangel Agroecologica” nello stato di Aragua. La prossima riunione sarà il 15 e 16 febbraio, presso il Battaglione Justo Briceño, il settore Milla Merida come parte della campagna Venezuela di OGM. Con la vittoria dei movimenti contadini, l’Assemblea Nazionale del Venezuela è stata incaricata di elaborare un progetto di legge volto a proibire l’uso e il consumo di alimenti geneticamente modificati.
 
(traduzione google/Angelo Iervolino)
 
Fonti:
 
Corrispondente estero Venezuela – Anthony Romero
 

Mastropasqua: è stato fatto fuori perché scomodo?

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A cura di nocensura.com
Ho smesso di credere alle coincidenze molto tempo fa… e il fatto che Mastropasqua sia stato “fatto fuori”, nonostante tutto, mi “puzza”; non voglio difenderlo, figuriamoci. Noi di nocensura.com avevamo già segnalato la questione dei 25 incarichi 2 anni fa, quando i giornalisti ed i politici che oggi sembrano indignati non ne parlavano; mi auguro che la magistratura riesca a chiarire le vicende che lo riguardano emerse nei giorni scorsi, la truffa ai danni dello stato per 85 milioni di euro, gli illeciti dell’Ospedale israelitico da lui diretto, etc. anche se credo che – come solito quando le indagini riguardano personaggi di spicco dello scenario politico – finirà tutto in una “bolla di sapone“, così come alcune questioni mi portano a pensare che non sia finito “sotto la lente” casualmente… vediamo perché.
 
Mastropasqua a livello dirigenziale sapeva il fatto suo; la sua gestione dei conti dell’INPS – fino a quando non ci ha messo le mani la Fornero, accorpando INPDAP e ENPALS, mandando in dissesto l’ente – non è stata delle peggiori; certamente avrebbe potuto fare di più, a livello diSPRECHI, e non solo, ma teniamo in considerazione il fatto che quelli che noi chiamiamo “sprechi” per la casta sono fonte di CLIENTELISMO, scambio di favori, business etc. e se avesse provato a mettere le mani su questo ambito, probabilmente lo avrebbero “fatto fuori” molto prima.
 
In un contesto come quello italiano, possiamo affermare che Mastropasqua all’INPS non ha lavorato male all’INPS. Questo non significa che vogliamo difenderlo, credo abbiate capito “il senso” del concetto che ho espresso. Inoltre, non ha mai dimostrato la “sudditanza” nei confronti del governo e dei “poteri forti” che hanno altri amministratori pubblici: più avanti vedremo perché.
 
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A Mastropasqua dobbiamo riconoscere il merito di aver provato a fermare la Fornero circa la questione-esodatilui aveva avvisato il governo delle conseguenze che ci sarebbero state con la riforma, ma non è stato ascoltato, e anzi, la Fornero si ARRABBIO’ CON LUI, “colpevole” di aver detto la VERITA’ agli italiani:
 
Vedi l’articolo: “Esodati, per l’Inps sono quasi 400 mila. Fornero deplora la diffusione di «dati parziali»” del 11/06/2012  http://www.corriere.it/economia/12_giugno_11/esodati-relazione-inps_9615dc1e-b3d1-11e1-a52e-4174479f1ca9.shtml (i dati non erano parziali, ma veritieri, come poi è emerso)
 
Mastropasqua alcuni anni fa rivelò il “segreto di pulcinella“, ovvero quello che tutti i politici e amministratori pubblici sapevano bene, ma che nessuno aveva mai detto agli italiani, ovvero che I PRECARI SARANNO SENZA PENSIONE, suscitando un polverone: (vedi:
 
MA CIO’ CHE MI FA SOSPETTARE CHE GLI SCANDALI CHE LO HANNO COINVOLTO NON SIANO CAUSALI, è IL FATTO CHE LA SIGNORA FORNERO – UN VERO E PROPRIO SOLDATO AL SERVIZIO DEI POTERI FORTI (VEDI: http://www.nocensura.com/2014/02/fornero-il-soldato-dei-poteri-forti.html) – AVEVA CERCATO DI FARLO FUORI:
 
LEGGETE QUESTO ARTICOLO, CHE RISALE AL 12/062012:
Esodati, la Fornero:”L’Inps ci danneggia,vertici da sfiduciarehttp://www.ilgiornale.it/news/interni/esodati-fornerolinps-ci-danneggiavertici-sfiduciare.html
 
(Gli articoli del “Corriere” e de “Il Giornale” sopracitati, vanno ‘letti tra le righe’, ovviamente)
 
Vogliamo credere che la Fornero volesse far fuori Mastropasqua perché egli non faceva bene il suo lavoro? Per antipatia personale? Perché la Fornero si preoccupa dei cittadini, o dell’ente previdenziale? MADDAI!
La Fornero, come ho scritto sopra, è un vero e proprio “SOLDATO DEI POTERI FORTI“, pronta a mettere faccia e firma su provvedimenti come quello che ha prodotto 380.000 esodati, e che Mastropasqua ha cercato di evitare.
 
Il fatto che Mario Monti l’abbia scelta come Ministro (sappiamo bene a quali poteri è legato, ovvero “chi lo manovra” e quali fossero i suoi obiettivi in qualità di premier: qui trovate link utili per approfondire:http://www.nocensura.com/2013/05/una-raccolta-di-articoli-per-capire-le.html) LA DICE MOLTO LUNGA, e chi è bene informato ha già capito cosa intendo dire.
 
OLTRETUTTO, IL GOVERNO VOLEVA METTERE PROPRIO LA FORNERO ALLA GUIDA DELL’INPS !!! E anche questo la dice moooolto lunga…
 
Io credo che Mastropasqua sia stato “fatto fuori” perché vogliono mettere al suo posto qualcuno ritenuto “di maggiore fiducia” dai poteri forti; qualcuno che – come la Fornero, proposta per la sua successione – OBBEDISCA senza battere ciglio agli ordini impartiti, anche quando questi provocano ECATOMBE SOCIALI come gli esodati.
 
A proposito: a Mastropasqua dobbiamo dare atto anche di aver combattuto attivamente, per la prima volta nella storia d’Italia, contro il fenomeno dei “falsi invalidi”: negli anni della sua gestione ne sono stati smascherati alcune DECINE DI MIGLIAIA.
 
“Falsi invalidi doc? finalmente l’INPS dà i numeri”
 
 
TENETE PRESENTE che il fenomeno dei “falsi invalidi” non è dovuto semplicemente, come possiamo pensare, a “cittadini-truffatori che si fingono invalidi”; figuriamoci se con le tecnologie odierne qualcuno può fingersi cieco facilmente… maddai! La questione è più complessa, tra medici compiacenti e la rete clientelare di alcuni politici; dietro alla concessione di assegni di invalidità fraudolenti c’è un giro di mazzette e mafia che non possiamo nemmeno immaginare… per questo, aver contrastato questo fenomeno, non è “cosa da poco” come possiamo pensare. Un amministratore che si impegna su questo fronte, si crea molti nemici…
 
Tanto dovevo, per onor del vero
 
Staff nocensura.com

Rapina in villa, 2 anziani picchiati e legati al letto. Uno è grave

anziani in villa, giusto che siano picchiati. Sono anziani e costano all’Inps, per giunta sono in villa e sono senz’altro ricchi.
Ah per fortuna che ci sono questi volontari che attuano la redistribuzione del redditto fai da te….

sabato, 8, febbraio, 2014
Tre persone sono state legate e picchiate durante un furto nella loro abitazione. È successo ieri mattina, intorno alle 5, a Levata, frazione del comune mantovano di Curtatone.
I carabinieri riferiscono che quattro soggetti, presumibilmente uomini, con il volto parzialmente nascosto da scaldacolli e passamontagna, si sono introdotti nell’abitazione per compiere un furto. La situazione è però degenerata quando, svegliati dai rumori provenienti dal piano di sotto, i proprietari di casa, due coniugi di 68enni, sono scesi per capire cosa stesse succedendo. I ladri li hanno picchiati e, successivamente, legati al letto. Poco dopo si è svegliata anche la madre della proprietaria di casa, un’anziana di 89 anni, anch’essa legata con strumenti trovati in casa.
I malviventi hanno rubato complessivamente tre collane d’oro, un orologio e qualche banconota per un valore complessivo che si aggira tra i 3 e i 4mila euro. Da quanto riferiscono i carabinieri, le condizioni dei coniugi sono serie, in particolare quella del marito che, a causa di una frattura vertebrale è stato trasferito d’urgenza all’ospedale di Brescia; la moglie è, invece, ricoverata a Mantova. Meno gravi le condizione dell’anzina che, a differenza della figlia e del marito non è stata picchiata, e alla quale sono stati dati dieci giorni di prognosi riservata. adnk
http://www.imolaoggi.it/2014/02/08/rapina-in-villa-2-anziani-picchiati-e-legati-al-letto-uno-e-grave/

90enne sorprende ladro in casa, lui la massacra di botte

è una donna come la Boldrini, ultra protetta?? Ah giusto, è anziana non si può parlare di violenza sulle donne

martedì, 4, febbraio, 2014
Furto in appartamento finisce in violenta aggressione. Vittima un’anziana, svegliata nel sonno da un malintenzionato, che dopo averle rubato in casa, per sfuggire non ha esitato ad aggredirla, spedendola in ospedale con le ossa rotte.
E’ accaduto intorno alla mezzanotte di oggi a Bologna, in via Pontevecchio, alla periferia della città. Sul posto sono stati allertati i carabinieri, a cui la malcapitata – una 90enne originaria di Loreto – ha raccontato di essere stata svegliata intorno alle ore 23:30 da alcuni rumori provenienti dal proprio appartamento. Recatasi nel soggiorno a verificare, sarebbe stata spinta a terra da un ladro, che stava rovistando nei mobili e si era già impossessato di un televisore LCD. Il malvivente a quel punto è fuggito via, saltando dal balcone del piano rialzato. La vittima è riuscita a rialzarsi e a chiedere aiuto alla figlia.
L’anziana è stata trasportata presso il pronto soccorso dell’ospedale Maggiore e ricoverata nel “Reparto Ortopedia” per “frantumazione dell’osso della spalla, rottura dell’anca e contusioni varie, con prognosi di 35 giorni”.
bolognatoday.it

Prato: rissa al pub, maghrebino colpisce passante con un machete

integrazione

sabato, 8, febbraio, 2014
Brandisce un machete per strada e durante una collutazione ferisce un passante. Alle ore 22.30 di ieri sera un equipaggio delle squadre volanti della Questura di Prato si e’ recato in via Santa Trinita dove era stato segnalato un cittadino extracomunitario armato di un machete, protagonista di un’accesa lite avvenuta nei pressi di un pub.
Un cittadino pratese di 45 anni ha riferito agli agenti di essere stato aggredito da un maghrebino che brandiva un oggetto contundente con il quale lo ha colpito al volto procurandogli vistosi ematomi ed una ferita da taglio alla testa. Poi l’aggressore si e’ dato alla fuga. La vittima dell’aggressione e’ stato sottopoto a cure mediche. Sono in corso le indagini da parte della Squadra Mobile per rintracciare il presunto autore dell’aggressione. adnkronos
http://www.imolaoggi.it/2014/02/08/prato-rissa-al-pub-maghrebino-colpisce-passante-con-un-machete/

Serbo scarica abusivamente 43 quintali di rifiuti nel Parco della Piana

sabato, 8, febbraio, 2014
Sesto Fiorenino, 8 febbr – Scoperto in flagrante mentre scaricava abusivamente 43 quintali di rifiuti nel Parco della Piana. L’autore del gesto, un uomo di circa 26 anni di nazionalità serba è stato scoperto dagli agenti di Polizia Municipale. L’uomo è stato identificato e denunciato all’autorità giudiziaria per abbandono di rifiuti e trasporto non autorizzato. Il furgone e gli involucri che contenevano i rifiuti sono stati messi sotto sequestro.
Il fatto è avvenuto martedì scorso, quando grazie a una segnalazione la pattuglia dei vigili ha intercettato l’automezzo vicino alla pista ciclabile del parco, nei pressi di via del Pantano.
Gli agenti della Municipale sono arrivati e hanno colto in flagranza l’uomo mentre stava scaricando cinque grosse balle contenenti scarti di lavorazione prodotti da ditte tessili. Sulla vicenda sono in corso ulteriori indagini.
sesto-fiorentino.firenzetoday.it

Fiom/Cgil, parte la raccolta di firme a sostegno di Maurizio Landini

la democrazia, l’etica e la morale degli unici autoeletti depositari legittimi ad esprimersi in democrazia su ogni argomento in quanto politically correct.

08/02/2014 08:20 | LAVORO – ITALIA | Autore: fabrizio salvatori

“La Cgil deve sottoporre almeno ai suoi iscritti l’accordo che ha firmato sulla rappresentanza sindacale nelle fabbriche, altrimenti noi non ci sentiremo vincolati da quel testo”. Maurizio Landini, torna a battere il tasto delle “regole interne” opponendo alla defezione ai probiviri promossa da Susanna Camusso una controffensiva sostenuta anche da una raccolta di firme che solo a Mirafiori ha già raccolto 500 firme. “Non siamo di fronte a una questione personale tra me e la Camusso – aggiunge Landini – non e’ in discussione il segretario generale della Cgil, ma e’ in discussione che i lavoratori possano decidere sugli accordi che li riguardano. Nel documento “Giu’ le mani dalla nostra Fiom/Cgil e da Maurizio Landini” si esprime “vicinanza e
solidarieta’ al nostro segretario generale che in questi giorni e’ sottoposto non solo a critiche ma, dall’interno del suo stesso sindacato, cioe’ la Cgil, ad inaccettabili attacchi personali per le scelte assunte insieme a noi, a partire dal dissenso in merito al Testo Unico sulla rappresentanza, con la richiesta sacrosanta di una consultazione vincolante dei lavoratori interessati all’accordo”. “Chiunque avesse la tentazione di risolvere una questione politica a colpi di Statuto e provvedimenti disciplinari – si dice ancora – sappia che insieme a Maurizio Landini trovera’ tutti noi che, in questi anni, ci siamo esposti in prima persona per difendere la Fiom, e quindi, tutta la Cgil, nei luoghi di lavoro”. Al momento sono state raccolte 472 adesioni, gia’ inviate alla Cgil nazionale e la raccolta firme proseguira’ nei prossimi giorni. “In una delicata fase congressuale – dice il segretario della Fiom torinese Federico Bellono – e’ importante che all’interno della nostra organizzazione, coinvolta su tanti fronti, a partire dalla Fiat e dalle numerose vertenze che interessano il territorio, ci sia una spinta e un appoggio corale verso il gruppo dirigente e verso Landini in particolare, impegnati in un difficile confronto con la Cgil sulla legge per la rappresentanza”.
http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2014/2/8/39369-fiomcgil-parte-la-raccolta-di-firme-a-sostegno-di-maurizio/

Il grande bluff: Italia a picco, ma Saccomanni sorride

di Giorgio Cattaneo – 05/02/2014
Fonte: Libreidee
 
I dati di novembre 2013 sul commercio estero dell’Italia indicano 360 miliardi di euro di esportazioni da inizio anno contro 330 miliardi di importazioni. Il saldo commerciale è di 30 miliardi. Sembra una buona notizia confrontato con i 10 miliardi del 2012. Peccato che sia dovuto al calo delle importazioni per il collasso della domanda interna. Gli italiani stanno stringendo la cinghia. Fino ad ora la crescita delle esportazioni ha limitato il crollo del Pil dovuto al calo dei consumi domestici, ma le cose stanno cambiando. A novembre 2012 le esportazioni sono state in calo del 2% su ottobre. Se le esportazioni diminuiscono ci si avvia a un calo del Pil anche nel quarto trimestre 2013 con buona pace di Saccomanni e del suo tunnel. In questi giorni il quadro economico sta cambiando (in peggio). Dall’Argentina a Turchia, Messico, Russia, le valute extra euro sono sotto pressione per motivi monetari, economici e politici. Questo rafforza l’euro a danno delle nostre esportazioni, tipico di chi ha un’economiadebole e una moneta forte.
 
La Banca d’Italia ha rivisto al ribasso la sua stima di Pil per il 2014: a 0,7% contro 1,1% stimato dal governo. Stessa cosa ha fatto il Fmi. Tra pochi mesi ci sarà il segno meno davanti a questi numeri (scommettiamo?) e verrà detto che la ripresa arriverà nel 2015 (si allunga il tunnel). La stessa Banca d’Italia prevede la disoccupazione in aumento fino al 2015. Ci si chiede: quando a Roma si sveglieranno? Ogni politica economica si concede dei margini di fallimento, raggiunti i quali si prende atto che non funziona. Si cambia rotta. Fino a quando si è disposti far salire la disoccupazione per ammettere che l’Eurozona non funziona? Disoccupazione al 30%? La situazione peggiora, come qualunque cittadino vede
 
con i suoi occhi, ma nessuno fa mea culpa. Hanno creato la “realtà economica alterata”. Dicono, pieni di orgoglio: «Guardate, lo spread sceso sotto i 200 punti». E anche qui mentono sapendo di mentire.
 
Lo spread si è dimezzato in 24 mesi, ma quello che conta è il costo REALE del debito, quindi quanto potere d’acquisto devono cedere i contribuenti al Tesoro attraverso le tasse per finanziare il rimborso delle cedole sui titoli di Stato. Se si guarda allo spread reale nulla è cambiato, perché anche l’inflazione è in crollo verticale. Da fine 2011 l’inflazione è scesa da 3% a 0.7% in Italia, e in Germania da 2,5% a 1,5%. Lo spread reale, dedotta l’inflazione, allora era 2,5% oggi è più o meno quello. Ci finanziavamo allora al 5,5% di interesse sui titoli con l’inflazione al 3%. Oggi ci finanziamo al 3% con l’inflazione a 0,7%. Trucchi da prestidigitatori, ma il portafoglio non ammette trucchi.
 
Lo spettro in arrivo per i mercati si chiama deflazione, in sostanza inflazione negativa. In deflazione ci sono già Grecia (-1,8%) e Cipro (-1,3%), mentre il Portogallo è prossimo con uno 0,2% seguito dalla Spagna a 0,3%. La Francia è a un tasso di inflazione dello 0,8% e la Germania di 1,2%. L’intera Eurozona è scesa a 0,8% a dicembre contro 0.9% a novembre. E l’Italia? Come detto, è crollata dal 3% di due anni fa a 0,7%. Tutti negano uno scenario da decade giapponese di zero crescita e inflazione negativa, ma sta succedendo. Lo stesso Draghi per la prima volta ha citato la parola deflazione come rischio reale. Per l’Italia come per ogni paese ad alto debito la deflazione è un dramma perché, in assenza di crescita, pone il debito/Pil in una traiettoria esponenziale.
 
L’Italia è avviata verso l’insostenibilità del debito/Pil (con il debito che sale mentre il Pil è in diminuzione) eppure i mercati continuano a comprare il nostro debito. Sembra un mistero, ma non lo è. Il motivo è presto detto: con questo governo eterodiretto da Draghi, i mercati si sentono protetti, sanno che ci sono le tasse, i risparmi ed il patrimonio degli italiani a salvaguardia delle ricche cedole chebanchee investitori incassano sui nostri titoli, e alla fine pagherà Pantalone. E’ il più grosso trasferimento di ricchezza dalle famiglie alla finanza che il nostro paese abbia mai visto. Con il Grande Bluff l’Italia è avviata verso la miseria.
 
(“Il Grande Bluff”, dal blog di Beppe Grillo del 25 gennaio 2014).
 
I dati di novembre 2013 sul commercio estero dell’Italia indicano 360 miliardi di euro di esportazioni da inizio anno contro 330 miliardi di importazioni. Il saldo commerciale è di 30 miliardi. Sembra una buona notizia confrontato con i 10 miliardi del 2012. Peccato che sia dovuto al calo delle importazioni per il collasso della domanda interna. Gli italiani stanno stringendo la cinghia. Fino ad ora la crescita delle esportazioni ha limitato il crollo del Pil dovuto al calo dei consumi domestici, ma le cose stanno cambiando. A novembre 2012 le esportazioni sono state in calo del 2% su ottobre. Se le esportazioni diminuiscono ci si avvia a un calo del Pil anche nel quarto trimestre 2013 con buona pace di Saccomanni e del suo tunnel. In questi giorni il quadro economico sta cambiando (in peggio). Dall’Argentina a Turchia, Messico, Russia, le valute extra euro sono sotto pressione per motivi monetari, economici e politici. Questo rafforza l’euro a danno delle nostre esportazioni, tipico di chi ha un’economia debole e una moneta forte.
La Banca d’Italia ha rivisto al ribasso la sua stima di Pil per il 2014: a 0,7% contro 1,1% stimato dal governo. Stessa cosa ha fatto il Fmi. Tra pochi mesi ci
 
sarà il segno meno davanti a questi numeri (scommettiamo?) e verrà detto che la ripresa arriverà nel 2015 (si allunga il tunnel). La stessa Banca d’Italia prevede la disoccupazione in aumento fino al 2015. Ci si chiede: quando a Roma si sveglieranno? Ogni politica economica si concede dei margini di fallimento, raggiunti i quali si prende atto che non funziona. Si cambia rotta. Fino a quando si è disposti far salire la disoccupazione per ammettere che l’Eurozona non funziona? Disoccupazione al 30%? La situazione peggiora, come qualunque cittadino vede con i suoi occhi, ma nessuno fa mea culpa. Hanno creato la “realtà economica alterata”. Dicono, pieni di orgoglio: «Guardate, lo spread sceso sotto i 200 punti». E anche qui mentono sapendo di mentire.
Lo spread si è dimezzato in 24 mesi, ma quello che conta è il costo reale del debito, quindi quanto potere d’acquisto devono cedere i contribuenti al Tesoro attraverso le tasse per finanziare il rimborso delle cedole sui titoli di Stato. Se si guarda allo spread reale nulla è cambiato, perché anche l’inflazione è in crollo verticale. Da fine 2011 l’inflazione è scesa da 3% a 0.7% in Italia, e in Germania da 2,5% a 1,5%. Lo spread reale, dedotta l’inflazione, allora era 2,5% oggi è più o meno quello. Ci finanziavamo allora al 5,5% di interesse sui titoli con l’inflazione al 3%. Oggi ci finanziamo al 3% con l’inflazione a 0,7%. Trucchi da prestidigitatori, ma il portafoglio non ammette trucchi.
Lo spettro in arrivo per i mercati si chiama deflazione, in sostanza inflazione negativa. In deflazione ci sono già Grecia (-1,8%) e Cipro (-1,3%), mentre il Portogallo è prossimo con uno 0,2% seguito dalla Spagna a 0,3%. La Francia è a un tasso di inflazione dello 0,8% e la Germania di 1,2%. L’intera Eurozona è scesa a 0,8% a dicembre contro 0.9% a novembre. E l’Italia? Come detto, è crollata dal 3% di due anni fa a 0,7%. Tutti negano uno scenario da decade giapponese di zero crescita e inflazione negativa, ma sta succedendo. Lo stesso Draghi per la prima volta ha citato la parola deflazione come rischio reale. Per l’Italia come per ogni paese ad alto debito la deflazione è un
 
 
dramma perché, in assenza di crescita, pone il debito/Pil in una traiettoria esponenziale.
L’Italia è avviata verso l’insostenibilità del debito/Pil (con il debito che sale mentre il Pil è in diminuzione) eppure i mercati continuano a comprare il nostro debito. Sembra un mistero, ma non lo è. Il motivo è presto detto: con questo governo eterodiretto da Draghi, i mercati si sentono protetti, sanno che ci sono le tasse, i risparmi ed il patrimonio degli italiani a salvaguardia delle ricche cedole che banche e investitori incassano sui nostri titoli, e alla fine pagherà Pantalone. E’ il più grosso trasferimento di ricchezza dalle famiglie alla finanza che il nostro paese abbia mai visto. Con il Grande Bluff l’Italia è avviata verso la miseria.

Kiev, dalle molotov ai dollari

di Michele Paris – 05/02/2014

Fonte: Altrenotizie               

L’incontro tra i leader dell’opposizione politica ucraina e i rappresentanti dei governi occidentali nel fine settimana a Monaco di Baviera ha avuto come effetto immediato la presentazione di un pacchetto di aiuti finanziari a Kiev per convincere il presidente, Viktor Yanukovich, a sganciarsi da Mosca. La più recente proposta è solo l’ultimo tentativo da parte di Stati Uniti e Unione Europea di modellare secondo i propri interessi la crisi in corso ormai da oltre due mesi in Ucraina, così da assestare un colpo decisivo alle ambizioni russe in questo paese.

A margine dell’annuale conferenza di Monaco sulla sicurezza, delegati di Washington e Bruxelles hanno dunque preparato un’offerta economica per l’Ucraina, ormai sull’orlo del baratro finanziario dopo il congelamento degli aiuti promessi dal Cremlino.

La Russia aveva lanciato un piano da 15 miliardi di dollari in seguito alla marcia indietro di Yanukovich sull’adesione ad un trattato di partnership con l’UE. Il denaro, tuttavia, è stato bloccato la scorsa settimana, quando lo stesso presidente ucraino aveva annunciato le dimissioni del governo come concessione ai manifestanti e ai leader dell’opposizione che, in precedenza, avevano rifiutato di entrare a far parte di un nuovo esecutivo di “unità nazionale”.

Ad influire in maniera decisiva sulla decisione di Mosca era stato il fatto che il primo ministro ucraino uscente, Mykola Azarov, aveva negoziato personalmente il prestito da 15 miliardi di dollari garantito da Putin a dicembre. Visto il nuovo scenario, la Russia ha fatto sapere di volere attendere gli sviluppi a Kiev, così da sapere, come ha affermato un diplomatico del Cremlino alla rivista americana Time, “con chi stiamo trattando in Ucraina”.

Alla luce delle incombenze finanziarie di questo paese e con la minaccia di un ulteriore “downgrade” da parte delle agenzie internazionali di rating, l’UE e gli Stati Uniti hanno sfruttato la situazione, prospettando ai leader dell’opposizione recatisi a Monaco una boccata di ossigeno, sia pure alle proprie condizioni.

Secondo quanto riferito in un’intervista al Wall Street Journal dalla numero uno della diplomazia UE, Catherine Ashton, il piano finanziario allo studio per Kiev “non sarà modesto” e il suo esborso non dipenderà dal via libera di questo paese alla riapertura del negoziato con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) per un altro prestito di lungo periodo.

Quest’ultima rassicurazione è però di ben poco conforto soprattutto per la popolazione ucraina, poiché anche il denaro promesso da UE e USA sarebbe vincolato alla messa in atto di “riforme” politiche ed economiche sulla stessa linea di quelle imposte dal FMI.

Dietro all’espressione “riforme”, come di consueto, si nascondono misure di liberalizzazione dell’economia che penalizzerebbero ulteriormente le fasce più deboli di una popolazione già in larga misura impoverita, come l’aumento del costo delle forniture di energia e la svalutazione della moneta ucraina.

L’altra condizione preliminare chiesta per lo stanziamento dei fondi è poi la formazione di un governo di transizione con membri dell’opposizione che, in ogni caso, sarebbe chiamato a riaprire i colloqui con il FMI per ulteriori “aiuti” finanziari. Il percorso offerto dall’Occidente all’Ucraina, in definitiva, prevede alcune delle stesse condizioni difficilmente accettabili che nel novembre scorso spinsero Yanukovich a voltare le spalle all’UE per rivolgersi verso la Russia.

Dopo avere alimentato proteste di piazza che hanno gettato il paese nel caos, Washington e Bruxelles sembrano auspicare ora che il presidente finisca per tornare sui propri passi, imbarcando i partiti di opposizione in un nuovo governo di “unità nazionale” che, dietro l’apparente soddisfazione delle aspirazioni democratiche dei cittadini ucraini, fornisca la copertura necessaria ad implementare misure impopolari per aprire il paese al capitale occidentale.

La stessa Ashton ha poi messo in chiaro le intenzioni occidentali in merito all’Ucraina. A detta della diplomatica britannica, cioè, il sostegno a Kiev potrebbe avvenire in “diverse fasi”, una delle quali consisterà in nuove “prospettive di investimento”, vale a dire la trasformazione del paese dell’est europeo in una piattaforma per le compagnie occidentali desiderose di sfruttare manodopera a bassissimo costo.

La voce principale dell’Occidente sull’Ucraina nel fine settimana a Monaco è stata comunque quella del segretario di Stato americano, John Kerry, protagonista di discussioni con i leader dell’opposizione anti-Yanukovich, a cominciare dall’ex campione di pugilato e numero uno del partito UDAR sponsorizzato dai conservatori tedeschi, Vitali Klitschko.

L’appoggio occidentale alle opposizioni ucraine continua ad essere assicurato nonostante esse siano animate anche da movimenti e partiti di estrema destra, alcuni dei quali ultra-nazionalisti o apertamente neo-fascisti, come il partito Svoboda (“Libertà”), guidato dal noto anti-semita Oleg Tyahnybok.

La posizione occidentale è stata così criticata a Monaco dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, il quale ha chiesto quale sia il nesso tra “l’incitamento alle violenze di piazza e la promozione della democrazia” e perché non si esprimano condanne verso “coloro che occupano edifici governativi, attaccano le forze di polizia e usano slogan razzisti e anti-semiti”.

A Kiev, intanto, il presidente Yanukovich è tornato al lavoro lunedì dopo alcuni giorni di assenza per malattia. Le opposizioni, invece, hanno annunciato di puntare a modifiche costituzionali che dovrebbero sottrarre alcuni poteri al presidente per restituirli al parlamento. I cambiamenti alla carta costituzionale dovrebbero essere discussi in una sessione del parlamento indetta per martedì.

Non è chiaro, in ogni caso, fino a che punto potranno spingersi le concessioni della maggioranza fedele a Yanukovich, tanto più che i manifestanti continuano a respingere gli inviti ad abbandonare gli edifici governativi occupati, come era stato chiesto dal presidente in cambio, ad esempio, dell’amnistia per coloro che sono stati arrestati durante gli scontri delle scorse settimane.

La stampa locale, infine, ha riportato lunedì le parole del presidente del parlamento ucraino, Volodymyr Rybak, secondo il quale lo scioglimento dell’assemblea legislativa (Verkhovna Rada) “non è da escludere”. Questa mossa porterebbe direttamente ad elezioni anticipate che, però, Bruxelles ha escluso proprio nel fine settimana.

Le formazioni filo-occidentali, infatti, non sarebbero del tutto certe della vittoria elettorale – sia a causa del sostanziale discredito di tutta la classe politica ucraina che per il relativo consenso tuttora raccolto da Yanukovich e dal suo partito nelle regioni orientali del paese – e, anche in caso di successo, un loro eventuale nuovo governo si ritroverebbe ben presto a pagare il prezzo delle misure impopolari richieste da Bruxelles e dagli ambienti finanziari internazionali.

In questa prospettiva, appare evidente come la soluzione preferita da UE e Stati Uniti rimanga una pacificazione del paese tramite il già ricordato governo di “unità nazionale”, attorno al quale tutti gli schieramenti dovrebbero raccogliersi per garantire l’allineamento all’Occidente e mettere fine a proteste che potrebbero facilmente sfuggire di mano di fronte alle difficili decisioni che si prospettano in ambito economico.
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