C’è del marcio in Danimarca

c’è molto del marcio in Danimarca. Sono consentiti luoghi ameni dove poter abusare di animali, che razza di merde si deve essere per fare e approvare una cosa del genere?

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Non basta. Lo zoo deve essere un luogo iper protetto per queste creature rubate al loro habitat naturale per far divertire i cuccioli di umani. ALmeno insegnassero ad amare e rispettare gli animali che non hanno meno diritti di noi di stare su questa terra, felici ed incolumi.
Invece un direttore di uno zoo in Danimarca decide di togliere la vita ad un piccolo di giraffa perfettamente sano.

Ora questa Curiosi camminano sopra un capodoglio a Henne Strand, a nord di Esbjerg, in Danimarca (ApCuriosi camminano sopra un capodoglio a Henne Strand, a nord di Esbjerg, in Danimarca (Ap

E’ ARRIVATO IL CURATORE FALLIMENTARE (LE OPERAZIONI DEI “POTERI FORTI” ALL’OMBRA DI RENZI)

Rieccoci, cari lettori, dopo qualche giorno di assenza per malanni. Quasi risolti, quindi si torna tra poco alla normalità. Nessun problema con ilsussidiario.net che da anni ormai è casa mia e, finché vorranno, continuerà a esserla. Ogni tot anni, anch’io mi ammalo e ho bisogno di riposo.

Oggi, però, nonostante tutto non potevo esimermi dallo scrivere un breve articolo dedicato all’operazione Renzi. Avete visto che, come vi avevo detto, il curatore fallimentare è arrivato prima del 2015? Certi ambienti hanno fretta. Ma sono generosi. Queste ore ci dimostrano una cosa: per migliorare la valutazione di un Paese non serve far migliorare la sua economia, competitività, tasso di occupazione o di attrattività verso investimenti esteri. Basta conoscere le persone giuste, farsi gli amici giusti e tac, i rating migliorano così, per miracolo.
Moody’s, infatti, l’altro giorno ha sì mantenuto la nostra valutazione di credito a Baa2 ma ha rivisto al rialzo l’outlook, passato da negativo a stabile. Il tutto senza colpo ferire, a parte l’anomalia tutta italiana del terzo governo di seguito senza mandato popolare. Ma tant’è, certi mondi hanno superato i riti novecenteschi come il suffragio universale: qui si è fatto cadere un governo in quattro e quattr’otto – non che ne sentirò la mancanza, di Saccomanni in testa – non per ragioni di sopravvenuta sfiducia nelle aule parlamentari, ma per il libro di Alan Friedman, una sorta di assist davanti alla porta per Silvio Berlusconi, quando di fatto si contraddice con prove video il presidente Napolitano sul timing del suo primo contatto con Mario Monti per sondare la disponibilità a sostituire il Cavaliere: non in pieno volo dello spread, ma a maggio, quando Deutsche Bank vendette 7,5 miliardi di titoli di Stato italiani, avendo anche la tenera accortezza di dire ai mercati en plein air che stava contemporaneamente coprendosi con credit default swaps. Come dire, stanno crollando e noi scarichiamo. Insomma, magari non un golpe come proclamato da Berlusconi, ma oggi ci sono le evidenze dei fatti che sia stata un’operazione eterodotta molto ben congegnata.

E ora perché questa accelerazione che disarciona Enrico Letta in un giorno spedendo l’enfant prodige a Palazzo Chigi a tempo di record, fino a ieri sembrava addirittura prima della riapertura dei mercati? Basta guardare alcuni nomi del toto-ministro, come quello di Lucrezia Reichlin, economista di assoluta capacità ma che era in procinto di entrare nel board della Banca d’Inghilterra, istituto guidato da Mark Carney ma che sarebbe stata “caldamente” raccomandata a Matteo Renzi da Mario Draghi in persona. E, come sapete, sia Draghi che Carney sono ex alti dirigenti Goldman Sachs. C’è da governare prima gli interessi e poi il caos che sta arrivando, cari lettori e chi meglio di Matteo Renzi: ambizioso, capace di imporsi e assolutamente pronto ad abbassare il capo di fronte ai desiderata della finanza internazionale e della Germania.

Ci sono ancora da privatizzare le controllate statali, mettere bene a punto la di fatto privatizzazione di Bankitalia che garantirà alla Bundesbank di vedersi riconsegnato l’oro che la Fed non può ridarle perché perso nei paradisi e nelle vaults mai così vuote, visto l’appetito di oro fisico dell’Asia. E poi ci sarà da governare la correzione dei corsi azionari, destinata a tirare un sonoro schiaffone a chi si farà trovare con in mano carta da parati deprezzata. C’è poi la Grecia di cui abbiamo recentemente parlato, c’è il bluff della Spagna e del Portogallo, c’è la crisi dei mercati emergenti legata al “taper”.

C’è una dannata mole di lavoro da fare e siccome tutti sanno, Mario Draghi in testa, che non solo la deflazione è dietro l’angolo ma che l’Italia è davvero “too big to fail”, quindi va commissariata, ecco l’operazione Friedman-Renzi. E sapete una cosa, penso ci sia la possibilità che alcuni grandi soggetti internazionali, quelli che hanno fatto reggere finora il Ftse Mib in rally e lo spread stabile, domani se le politiche interne italiane dovessero proseguire, potrebbero essere tentati di mandare un bel segnale ribassista come avvertimento. Direte voi, sarebbe come sconfessare la bacchetta magica di Renzi?

Non se, a contrattazioni chiuse (o magari ancora aperte, ormai vale tutto), un primario soggetto finanziario, magari proprio Deutsche Bank per mandare anche un chiaro segnale politico, emettesse un comunicato. Io me lo vedo più o meno così: «Il nuovo governo che va per formarsi in Italia gode di credibilità assoluta, anche grazie alla presenza annunciata di personaggi di primissimo ordine professionale, ma la litigiosità già innescata da soggetti che dovrebbero far parte proprio della nuova compagine di governo, manda ai mercati l’ennesimo messaggio di potenziale instabilità della politica italiana». Chissà. Enrico Letta deve aspettare solo pochi mesi, poi il suo premio di consolazione – la nomina a Commissario europeo – arriverà dopo il voto per il Parlamento di Bruxelles. Prevedo scintille, invece, tra Romano Prodi e Mario Draghi per la successione a Giorgio Napolitano al Colle. Vedremo chi avrà gli sponsor più pesanti.

Una cosa è certa, questa volta è commissariamento vero, anche senza visite della troika: la pena, in caso di inadempienza contrattuale, ve l’ho spiegata lo scorso maggio con questo grafico. Come ci hanno mandato lo spread a 575 nel 2011, così possono rifarlo. Anche domani.

Mauro Botttarelli

Fonte: www.ilsussidiario.net
Link: http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2014/2/16/SPY-FINANZA-Le-operazioni-dei-poteri-forti-all-ombra-di-Renzi/468090/

Marco Travaglio – Ricordate gli eversori ?

Due settimane fa la presidente della Camera, Laura Boldrini, faceva il giro delle sette tv per difendere l’onore violato del Parlamento, paragonare i 5Stelle ai fascisti e definirli “eversori”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si diceva “molto preoccupato per il Parlamento”. Le altre cariche dello Stato e i partiti unanimi facevano quadrato attorno ai sacri palazzi minacciati dalle squadracce pentastellate. Poi nello scorso weekend il neosegretario Pd Matteo Renzi, raccogliendo l’appello di tutto il partito, cuperliani inclusi, decideva di prendere il posto di Enrico Letta, giudicando il suo governo una jattura per il Pd e per l’Italia. Mossa comprensibile e legittima (anche senza passare dal voto: nemmeno Letta era stato scelto dagli italiani), anche se incoerente con le sue dichiarazioni degli ultimi mesi.

E il primo a esserne informato era Napolitano, nel corso di una cena tête-à-tête lunedì 10 febbraio. Ma il contenuto del colloquio di due ore non veniva comunicato né al Parlamento né agli italiani. Martedì 11 mattina il premier Letta veniva ricevuto al Quirinale per pochi minuti, e ancora una volta il Parlamento e gli italiani venivano tenuti all’oscuro delle cose dette, anche se lo striminzito comunicato del Colle sul “rapido incontro” era una campana a morto per il premier. Tantopiù che qualche ora dopo il capo dello Stato, da Lisbona, faceva sapere che la sorte del governo era affare del Pd. Eppure, nelle democrazie parlamentari, l’unica fonte di legittimazione del governo è il Parlamento che lo sostiene a nome di tutto il popolo. Mercoledì 12 mattina Letta e Renzi s’incontravano nella sede del Pd, senza informare né il Parlamento né i cittadini del contenuto del colloquio. Da indiscrezioni si apprendeva però che Renzi aveva comunicato le sue intenzioni a Letta, il quale gli aveva dato la sua disponibilità a farsi da parte. Poi però convocava la stampa nel pomeriggio per sciorinare un programma di legislatura, abborracciato in quattro e quattr’otto “fino a cinque minuti fa”, ragion per cui non aveva potuto mostrarlo a Renzi in mattinata. E sfidava il segretario a uscire allo scoperto: “Chi vuole il mio posto lo dica”. Tranne gli esegeti del sanscrito politichese, né i cittadini né il Parlamento erano in grado di tradurre quei segnali di fumo. Giovedì 13 si riuniva la direzione del Pd, cioè un’associazione privata, e sfiduciava il governo Letta 136 a 16.

Il tutto, ancora una volta, all’insaputa delle Camere. Venerdì 14 Letta riuniva l’ultimo Consiglio dei ministri, poi saliva al Colle per dimettersi nelle mani di Napolitano. Il quale escludeva esplicitamente un passaggio del governo Letta in Parlamento. Napolitano fissava per l’indomani il calendario delle consultazioni fra i partiti, due dei quali – M5S e Lega – decidevano di non partecipare visto che tutti i giochi erano già fatti. Vivo rammarico del Quirinale, ma solo per l’assenza della lega. È la terza volta, da quando Napolitano è presidente, che un governo cade senza il voto del Parlamento, cioè dell’unico organo democratico deputato a sfiduciarlo. E sarebbe la quarta se Romano Prodi, nel 2008, non avesse respinto le pressioni di Napolitano (raccontate nei diari di Tommaso Padoa Schioppa) a ignorare le Camere e non vi si fosse invece presentato per chiedere la fiducia (poi negata). Nel novembre 2001 fu la volta di Berlusconi, che andò a dimettersi al Quirinale senza farsi sfiduciare dal Parlamento. Poi toccò a Monti, che nel dicembre 2012 si dimise nelle mani di Napolitano all’insaputa del Parlamento, solo perché Alfano (a nome del Pdl) aveva dichiarato conclusa la sua esperienza di governo.

In una Repubblica parlamentare, anche l’altroieri il capo dello Stato avrebbe rinviato Letta alle Camere per verificare se il suo governo avesse ancora (o meno) una maggioranza. Invece, per l’ennesima volta, non l’ha fatto. E i presidenti delle Camere, Boldrini e Grasso, non hanno avuto neppure la dignità di chiederlo. Domandina facile facile: chi sono gli eversori che profanano il sacro suolo del Parlamento?

Marco Travaglio
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
16.02.2014

JOHN ELKANN SPIEGA LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE: “IN ITALIA I POSTI CI SONO, MA I RAGAZZI NON SONO COSÌ DETERMINATI A CERCARLI, STANNO BENE A CASA”.

È un bene che sia toccato a John Elkann rinverdire i fasti da gaffeur di Tommaso Padoa-Schioppa (“bamboccioni”) ed Elsa Fornero (choosy, schizzosi). È un bene perché si può fare i conti con gli Agnelli come sono e non come vorrebbero che fossero quelli li trattano come “la famiglia reale di Villar Perosa”. Se Fortebraccio, per dire, irrideva la “faccia da vacanziere” di Gianni Agnelli, definendolo “la fotocopia d’un vero signore”, l’attuale giovin signore della Fiat può ben definirsi “la fotocopia d’un vero imprenditore”.  

CLASSE 1976, figlio di Margherita Agnelli e del giornalista Alain Elkann, si diploma a Parigi, motivo per cui l’italiano sembra sempre la sua seconda lingua, laurea in ingegneria gestionale a Torino, fa la sua gavetta alla maniera degli Agnelli: qualche giro di giostra in posizioni di basso livello in una delle fabbriche di famiglia o degli amici di famiglia. Poi, per solo merito, si passa direttamente da operaio o venditore a presidente della Fiat, della holding di famiglia Exor e di altre cosette.

È chiaro che a uomini che hanno realizzato così tanto nella vita, succeda di incorrere in giudizi ingenerosi verso i comuni mortali. E così, ieri, il buon Elkann – trovandosi di fronte gli studenti delle superiori della provincia di Sondrio – s’è lasciato andare al giusto disprezzo dell’uomo che s’è fatto da sé. Disoccupazione giovanile? “Ci sono tantissimi lavori da fare, c’è tantissima domanda di lavoro, ma manca l’offerta. Certo, io sono stato fortunato ad avere molte opportunità, ma quando le ho viste ho saputo anche coglierle”. E infatti quando, dopo la morte di Giovannino Agnelli, suo nonno Gianni gli ha offerto l’ingresso nel cda della Fiat, lui ha risposto prontamente “sì”. Ecco come si prendono le opportunità e invece molti ragazzi “non colgono le tante opportunità che ci sono perché stanno bene a casa o perché non hanno ambizione”. Finito? Macché. John vuole dire proprio tutto quello che ha nel cuore: “Le opportunità esistono più oggi che una volta e sono enormi”. Va detto che qualcuno tra i presenti ha equivocato. Uno studente che sta ultimando il corso da elettricista ha buttato lì: ma un posticino in Fiat? A quel punto il povero Elkann ha capito l’errore: “Finisci bene e poi ci risentiamo” (non risulta, però, che abbia lasciato recapiti). Un altro, tapino, gli ha chiesto: “Perché, nonostante la sua posizione, lei continua a lavorare?”. Dimostrandosi proprio quel tipo privo di ambizioni che John detesta: “Lavoro perché ho un grande desiderio di fare, di partecipare. Questa è la motivazione principale che mi permette anche di fare una vita interessante. Sicuramente è più interessante essere impegnato, fare delle cose piuttosto che vivere in vacanza tutto il tempo”. Controreplica: “Non sono proprio d’accordo”.

LA COSA, IN VERITÀ, non è piaciuta. Un tizio, per dire, s’è intrufolato nella pagina “Wikipedia” di John Elkann aggiungendo queste pacate righe alla biografia del nostro: “È un figlio di papà e grandissimo paraculo, nato nella bambagia e si permette pure di fare lo splendido dicendo che i giovani italiani sono degli sfaticati”. Su Twitter pure non è che sia andata meglio: “Ecco, un altro che le canne non le passa”, il commento della Sora Cesira; “e nel CV di #Elkann alla voce esperienza lavoro soprammobile di Marchionne” (scrive un certo Voar Livre); “Segnalo a Elkann che i miei due figli ingegneri sarebbero restati a casa, ma stanno in Svizzera dove per fortuna non ci sono imprenditori come lui” (Ferruccio Staffetta).

I politici, persino in area renziana, approfittano per azzannare la preda preziosa: “Le parole del presidente Fiat arrivano del tutto inaspettate, nel momento in cui l’azienda decide di spostare la sede legale e fiscale all’estero – mette a verbale il deputato Pd Michele Anzaldi – Nel momento in cui la disoccupazione giovanile tocca la cifra record del 40 per cento, non si capisce come si possa sostenere che i giovani non trovano lavoro perché non lo cercano”.

LA TESI del giovane Elkann, peraltro, è particolarmente bizzarra alla luce della politica occupazionale delle aziende che controlla: negli stabilimenti Fiat italiani ormai sono più i dipendenti in Cassa integrazione che quelli al lavoro, La Stampa e la Rizzoli-Corriere della Sera vanno avanti coi prepensionamenti pagati coi soldi pubblici e i contratti di solidarietà. Esattamente, in quale comparto John Elkann sta riscontrando questa penuria di offerta di lavoro che ha denunciato oggi? Forse ha ragione Diego Della Valle, la sua nemesi: “Lo conosco da bambino. Credo sia un ragazzo giovanissimo che ricopre un ruolo che non ha l’esperienza di poter ricoprire e che lo porta anche a fare degli errori. Ma mi costa fatica discutere con un ragazzo che potrebbe essere mio figlio. Purtroppo oggi in quella famiglia c’è lui e bisogna parlare con lui”.

Marco Palombi
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
16.02.2014

Il “decreto femminicidio”: note su una confusione funzionale

http://www.tgvallesusa.it/?p=5501

SCRITTO DA: CONTRIBUTI – FEB• 16•14

Decreto femminicidio striscia
di Nicoletta Poidimani

Violenza sulle donne, violenza sulla terra: questo il titolo di un incontro che, come compagne femministe, abbiamo avuto con le donne della Valle nel novembre 2012.

In quell’occasione, richiamandomi all’ecofemminista Vandana Shiva, avevo messo in luce come nel modello capitalistico-patriarcale di malsviluppo [in inglesemaldevelopmentmale, maschile +development, sviluppo] sfruttamento e violenza contro le donne e la terra vadano di pari passo.

Il malsviluppo, infatti, si basa sul controllo, l’asservimento, lo sfruttamento – e, a volte, anche l’annichilimento – della potenzialità generativa e rigenerativa tanto delle donne quanto della terra.

Pur non avendo, qui, il tempo di soffermarmi sulle importanti suggestioni che V. Shiva ci offre, ho richiamato questo legame non per evocare nostalgicamente un’era matriarcale che, forse, non è mai neppure esistita come tale, ma per mostrare a cosa sia funzionale l’apparente confusione di contenuti che caratterizza il cosiddetto “decreto femminicidio” approvato lo scorso ottobre.

Sotto il nome di Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province è stata approvata una serie di norme che riguarda tanto la “tutela” delle donne, quanto gli “interventi a favore della montagna” (art. 11bis), fra i quali sono nominati degli “interventi per la valorizzazione e la salvaguardia dell’ambiente”.

Ad un primo sguardo si potrebbe pensare che il legislatore abbia letto Vandana Shiva. Ma, in realtà, si tratta di norme con le quali lo Stato, da una parte, torna ad assumere su di sé il ruolo patriarcal-paternalistico di tutore dell’integrità e della sicurezza delle donne e, dall’altra, si arroga il monopolio della salvaguardia ambientale  – oltre che della “valorizzazione” della montagna, espressione che contiene non poche ambiguità, visti gli effetti devastanti in Valsusa e altrove! – rafforzando, al contempo, la militarizzazione dei territori – in nome della “vigilanza di siti e obiettivi sensibili” – e la repressione. In questo modo si delegittimano i percorsi popolari di autodeterminazione e costruzione di comunità “altre” – come quella che da alcuni lustri si va sperimentando in Valsusa, proprio a partire dalla difesa della salute e del territorio – e si criminalizzano le esperienze di resistenza popolare.

La logica che sta dietro questo decreto è, ancora una volta, quella dell’emergenza e dell’allarme sociale.

Le Norme in materia di sicurezza per lo sviluppo, di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e per il contrasto di fenomeni di particolare allarme sociale, sancite nel Capo II del decreto, non sono che il rafforzamento dell’autoritarismo dello Stato e del suo monopolio della violenza.

Disciplinando le forme di resistenza e di reazione contro la violenza sulle donne e sulla terra, si pretende, da una parte, che il dissenso sia espresso con modalità che non disturbino in alcun modo i progetti di devastazione territoriale, e, dall’altra, che le donne rinuncino ai percorsi di autodeterminazione, delegando ai “servitori dello Stato” la propria sicurezza. Tutto ciò nonostante tanto in Val di Susa quanto nelle zone terremotate, nelle strade, nelle caserme e nei Cie, non di rado uomini in divisa abbiano usato il proprio potere per abusare sessualmente delle donne stesse – italiane o immigrate che fossero.

Ma ciò che di più paradossale traspare dal “decreto femminicidio” è una velata equiparazione della lotta No Tav alla violenza di genere – d’altra parte lo stesso procuratore Caselli tra il 2012 e il 2013 si era richiamato allo “stupro” e agli “stupratori” parlando della lotta in Valle.

Ne è dimostrazione la dichiarata “necessità di introdurre disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica a tutela di attività di particolare rilievo strategico, nonché per garantire soggetti deboli” che si traduce, in sostanza, in un mero rafforzamento delle politiche securitarie giustificato, per altro, con la vittimizzazione di soggetti considerati “deboli” anziché indeboliti. Politiche che da una parte affrontano solo formalmente il problema della dominante cultura femminicida, e dall’altra militarizzano siti in cui si pratica l’ecocidio in nome del profitto. Ed ecco che dietro il dichiarato “interesse strategico”, emerge il vero interesse, meramente economico, esplicitato anche nella formula della “sicurezza integrata per lo sviluppo”.

Tutto questo spiega perché questo decreto abbia bellamente ignorato le indicazioni in materia di prevenzione della violenza di genere provenienti da Convenzioni internazionali, quali quella di Istanbul. Fare della repressione la prima forma di protezione e prevenzione, mira solo a consolidare la morsa delle repressione ed accrescere i poteri di polizia.

Un’ultima osservazione, che vuole essere più che altro una sollecitazione.

Nel 2007 le mobilitazioni femministe avevano impedito il gioco sporco cui mirava il “pacchetto sicurezza”: veicolare, in nome della difesa delle donne, una serie di provvedimenti marcatamente razzisti.

Nel 2013, invece, da parte femminista è stata assai blanda la risposta all’uso della violenza contro le donne come cavallo di Troia delle politiche securitarie e repressive.

Si è così lasciata passare una confusione funzionale il cui risultato è che, oltre alla norma anti-No Tav contenuta nel “decreto femminicidio”, una manifestante che “bacia” provocatoriamente il casco di un poliziotto (poco importa, qui, commentare la miseria simbolica di quel gesto…) viene indagata per violenza sessuale e i/le partecipanti agli assedi simbolici dell’albergo che ospita i militari in Val di Susa sono accusati di stalking.

Questo mondo alla rovescia è funzionale al rafforzamento dello Stato di polizia e ne è, al contempo un sintomo evidente. Occorre, quanto prima e con determinazione, smantellarne i dispositivi.

Febbraio 2014

Agenda No Tav. Verso il 22 febbraio: appuntamenti

http://www.tgvallesusa.it/?p=5239

SCRITTO DA: DAVIDE AMERIO – FEB• 15•14

Appuntamenti nei prossimi giorni: 

in preparazione alla giornata nazionale di lotta del 22 febbraio

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ASSEMBLEA PUBBLICA TORINO 10 FEBBRAIO 2014
TEATRO ESPACE – VIA MANTOVA 38 – ore 21

COLPEVOLI DI RESISTERE

ALLA TRUFFA
ALLA MAFIA
ALLA MALAPOLITICA
DEL TAV Torino-Lione

Circa 600 imputati, più di un migliaio di indagati, decine di persone sottoposte a varie restrizioni (arresti domiciliari, obbligo o divieto di dimora, foglio di via), multe da centinaia di migliaia di euro, un processo contro 53 NO TAV condotto in un’aula bunker. In questi numeri si può leggere l’accanimento repressivo contro il movimento NO TAV, cui si è aggiunto scorso un nuovo capitolo:

Dopo mesi di criminalizzazione mediatica, arriviamo al 9 dicembre, quando quattro NO TAV (Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò) vengono arrestati su mandato della Procura di Torino, perché accusati di terrorismo per aver partecipato ad una manifestazione contro il cantiere avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 maggio. Un’azione che, come già accaduto nelle pratiche del nostro movimento, aveva danneggiato alcune attrezzature del cantiere, senza fare male a nessuno. Sabotaggio, non terrorismo.
Per la Procura di Torino si tratta di “attentato con finalità di terrorismo”. Un’accusa che comporta pene molto pesanti. Per noi si tratta della giusta resistenza.
Ma l’inchiesta della Procura torinese va ben oltre: vengono utilizzati per la prima volta in Italia articoli di legge, concepiti dopo le stragi di Londra e Madrid, che definiscono “terrorista” qualsiasi forma di resistenza a quanto deciso dai poteri economici e politici. Ogni imposizione dello Stato, secondo i PM Rinaudo e Padalino, ammette tutt’al più la lamentela, ma non l’opposizione attiva. In questo tentativo di attaccare frontalmente il movimento No Tav, si sperimentano nuovi modelli repressivi che potranno essere applicati in futuro ad ogni forma di dissenso reale.
Ne va della libertà di tutti.

Interverranno Alberto Perino e Avv. Claudio Novaro

Torino – Conferenza stampa di Pro Natura, M5S, Gruppo consiliare Buongiorno Condove”

Conferenza stampa Verità e responsabilità sulla Torino-Lione

Trento

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11 febbraio

Torino

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Germagnano

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Milano

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13 febbraio

Torino

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Villarfocchiardo

Si terrà al polivalente di Villar Focchiardo giovedì 13 febbraio alle 21 l’assemblea popolare in preparazione della giornata del 22 Febbraio.

Partecipiamo numerosi. L’invito è rivolto anche a tutte le realtà #notav esistenti ovunque sul territorio nazionale. Prepariamo una giornata di mobilitazione, coordiniamoci per ribadire la nostra volontà di opporci sempre e ovunque ci sia spreco di denaro pubblico e prevaricazione da parte delle istituzioni che non ci ascoltano. Faremo sentire le nostre voci. Forti e chiare.
FERMARLI E’ POSSIBILE FERMARLI TOCCA A NOI!

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Bussoleno

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14 febbraio

Lanzo T.se

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Novara

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VERSO SABATO 22 FEBBRAIO 2014 GIORNATA NAZIONALE DI LOTTA
Venerdi 14 febbraio ore 21 Quartiere di porta Mortara via Monte S.Gabriele 19c Novara
ASSEMBLEA PUBBLICA partecipano:
PER IL MOVIMENTO NO TAV :
prof. Claudio Cancelli – già docente al Politecnico di Torino
Andrea Merlone – ricercatore presso INRM Galileo Ferraris
Saranno presenti attivisti del Movimento No Muos
Avv. Marta Finotti del Legal Team Italia parlerà di: “Amnistia per le lotte sociali” e della “Campagna europea per l’identificazione delle forze di polizia”.

Brescia

VALSUSA MON AMOUR – San Valentino No Tav

Venerdi 14 febbraio
presidio informativo al Carmine
a partire dalle 21.30
vinbrule’, te’ caldo e musica
continuiamo a raccogliere fondi per la Valle per le spese legali e per il sostegno ai No Tav incarcerati e colpiti dalle misure restrittive
verso la manifestazione del 22 febbraio contro le grandi e inutili opere
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VIA NINO BIXIO davanti alle scuole Calini

Livorno

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Venezia

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San Benedetto del Tronto

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Tradate (Varese)

Serata No Tav al cso Kinesis

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15 febbraio

Torino

SABATO 15 FEB. h. 13,00 AL BALON:
POLENTATA BENEFIT PER I COMPAGNI DI ROMA ARRESTATI IL 19 SETTEMBRE

TERRORISTA E LO STATO E NON CHI DIFENDE LA TERRA

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Milano

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Chieri

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Alessandria

IL 15 febbraio il Laboratorio Anarchico PerlaNera di Alessandria sarà presente in città

con un presidio x solidarizzare con i quattro arrestati e x denunciare la gravità dell’impianto accusatorio

saremo sotto i portici all’inizio di C.so Roma dalle ore 16.00

Borgone di Susa

E’ oramai da aprile che Andrea tutti i giorni è costretto ad andare alla caserma dei carabinieri di Borgone. Ha “l’obbligo di firma”. Il fatto molti lo ricordano: un litigio tra un poliziotto in borghese e alcuni no tav davanti al cancello di Chiomonte. Dai verbali redatti risulta che Andrea non ha fatto nulla, ed è proprio questo nulla l’accusa. Avrebbe dovuto fermare chi litigava con il poliziotto che faceva foto.
E proprio vero che se Kafka avesse vissuto in Valle in questi anni, avrebbe scritto altro.
Per far sentire la vicinanza ad Andrea, per non far passare il caso nel dimenticatoio e anche per avvicinarci alla giornata del 22 abbiamo deciso come comitati di Vaie, Chiusa e S. Antonino di accompagnare Andrea in caserma sabato alle 14. Sarà una cosa molto veloce, ci si trova davanti alla cremeria Penna sulla statale e poi a piedi si raggiungerà la caserma tutti insieme. Tempo che Andrea firma e si ritorna a casa.
Chi vuole aggregarsi è benvenuto
saluti no tav

Ferrara

PRESIDIO CONTRO L’ISOLAMENTO DI CLAUDIO
SABATO 15 FEBBRAIO 2014 – ORE 15.00
presso i giardini di viale Cavour dal lato del Castello
a FERRARA

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16 febbraio

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Pinerolo

POLENTATA BENEFIT NO TAV

Domenica 16 febbraio alle ore 13 a Pinerolo
c/o l’Ass. Culturale Stranamore, via Bignone 89

per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò rinchiusi nelle carceri di Roma, Ferrara ed Alessandria con assurde accuse di terrorismo

Saranno presenti alcuni compagni e compagne della ValSusa per far il punto della situazione e sarà una buona occasione per confrontarci su come rispondere, nel nostro territorio, all’appello del movimento per una giornata di
MOBILITAZIONE NAZIONALE il 22 febbraio

a seguire proiezione del documentario

“FERMARCI E’ IMPOSSIBILE. Cronaca di una lotta” a cura del centro sociale Askatasuna e del Comitato di lotta popolare.
“È il racconto delle lotte della popolazione della Valsusa in difesa del proprio territorio da chi vorrebbe devastarlo e saccheggiarlo.”

Noi, solidali e sempre complici, rispediamo al mittente qualsiasi accusa di terrorismo e continuiamo ad urlare che terrorista è chi avvelena, deturpa e militarizza i territori.

TERRORISTA E’ LO STATO CHE T’AV-VELENA!
LIBERTA’ PER TUTTI I NO TAV CARCERATI!

(prenotazioni per il pranzo: 333 9837011 – 338 1295955)

Feltre

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Campi Bisenzio (Firenze)

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Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, via Chiella 4 Campi Bisenzio (FI)

In vista del corteo del 22 Febbraio, giornata di mobilitazione
nazionale indetta dai comitati di lotta della Valsusa. Concentramento
h 15 Piazza Tasso

ore 19,30 Apericena solidale: cibo, bere e musica con pochi spiccioli
(o come vi garba di più)
ore 21,30 Proiezione del documentario “Fermarci è impossibile –
Cronaca di una lotta popolare”, a cura del centro sociale Askatasuna e
del Comitato di lotta popolare di Bussoleno.

https://www.facebook.com/events/800526063294149/?ref=2&ref_dashboard_filter=upcoming

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17 febbraio

Torino

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18 febbraio

Torino

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Bologna

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19 febbraio

Venaria

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20 febbraio

Venezia

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Bologna

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Via Zamboni 38 – Bologna
Infoaut Bologna invita i movimenti e il sindacalismo conflittuale della città a partecipare ad un’assemblea che vedrà la partecipazione di:

Marina Prosperi – legale delle lotte sociali di Bologna, non ultima quella dei facchini della Granarolo.

Coordinamento degli imputati No Tav

Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa (Roma)

Milano
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Carrara

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21 febbraio

Saronno

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22 febbraio

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Torino

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Novara

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Alpi Libere

Tunnel di Tenda – Ivrea – Quincinetto (To)

Alpi Libere appuntamenti 22

Martesana

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Genova

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Trieste

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Firenze

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Pistoia

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Bologna

A Bologna il 22 esporremo striscioni da tutte le scuole!
è un’impegno che si è presa tutta la rete nazionale StudAut! NOTAV FINO ALLA VITTORIA!

Roma

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Assemblea popolare.
Ore 17 @ stazione tiburtina

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Corteo per Valerio Verbano. La rivolta continua.
Ore 16 @ via monte bianco

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Saluto a Chiara e a tutte le detenute del carcere di Rebibbia.
Ore 15 @ pratone in fondo a via Bartolo Longo

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Barletta

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Pioltello (Milano)

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Pozzolo

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Burolo (Canavese)

 Al mattino sotto le carceri di Burolo, dove c’è stato il primo suicidio di un carcerato, nel 2014;

al pomeriggio sotto la sede della Cogeis.

Modena

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Reggio Emilia

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Pavia

Presidio NO TAV alle 15:00 in piazza della Vittoria

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Chianocco

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No Tav. Si parte insieme, si torna insieme.

http://www.tgvallesusa.it/?p=5499

SCRITTO DA: MASSIMO BONATO – FEB• 16•14
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Non dimenticare nessuno. Andrea accompagnato a firmare alla caserma di Borgone di Susa.

Dirlo durante una manifestazione “Si parte insieme, si torna insieme” è spesso soltanto un motto, uno slogan che suona bene se tutto fila liscio, se la manifestazione è di quelle che è cosa buona e giusta definire “pacifica”. Diventa una promessa molto più impegnativa se al prevedibile si assomma l’imprevisto. Ma più che promessa, tentativo o speranza di soccorso, diventa impegno vero e proprio portare a memoria e ricordare tutti coloro che allineano la ormai lunga teoria di “inguaiati”.

Il salto di qualità della giustizia è ormai palesato: se sei giovane e tatuato finisci in galera (e si butta la chiave con un’accusa di “terrorismo”), se sei un amministratore o pensionato gli si toglie la casa con un’ingiunzione pecuniaria. La morsa si stringe. Tra un maxiprocesso in aula bunker e una raccolta fondi di successo ogni giorno s’infila una storia minore che cadenza la propria esistenza con una firma in caserma.

È il caso di Andrea, che il popolo No Tav non ha voluto dimenticare. Andrea è stato accompagnato oggi a firmare alla caserma dei Carabinieri di Borgone di Susa.

È difficile scrivere di questo senza scadere nella retorica, ma certo, uno dei compiti più difficili per gli attivisti è di ricordare tutti, quotidianamente tutti quelli che son rimasti indietro e non farli sentire soli, né perché colpiti da ingiunzioni minori, né quando i riflettori si spegneranno su chi ancora adesso riesce a non sentirsi isolato.

Mai come ora “Si parte insieme, si torna insieme” assume un colore materico, che ogni giorno deve rinnovare la sua pennellata, e stratificarsi.

Fotografie di Luca Perino

 

Madrid: la protesta in piazza delle prostitute

http://notizie.it.msn.com/italia/madrid-la-protesta-in-piazza-delle-prostitute

Contestata l’ordinanza sulla convivenza cittadine che prevede multe salate per i clientiMadrid: la protesta in piazza delle prostitute

Ansa

Prostitute in piazza ieri sera a Madrid per protestare contro l‘ordinanza sulla “convivenza cittadina” che il Comune della capitale spagnola si appresta ad approvare e che prevede sanzioni da 750 a tremila euro per i clienti.

Le squillo si sono trovate all’angolo di Puerta del Sol con calle Montera, una strada centralissima in cui molte di loro lavorano, e hanno organizzato un mini corteo che ha percorso i 400 metri – passando davanti anche a un comando di polizia municipale – fino ad arrivare alla Gran Via, altro luogo molto frequentato dalle ragazze che esercitano il mestiere più antico del mondo.

“Multare i clienti significa multare noi”, hanno sostenuto le prostitute le quali reclamano anche spazi dove lavorare con discrezione e sicurezza.

“La prostituzione va combattuta perché lede la dignità della persone”, sostiene invece il sindaco di Madrid, Ana Botella, moglie dell’ex premier del PP José Maria Aznar, che non intende fare passi indietro

A Madrid, secondo le stime di associazioni assistenziali, sono almeno duemila le squillo che esercitano la loro professione in strada.

Processo Baita, giornata delle difese.

http://www.tgvallesusa.it/?p=5452

SCRITTO DA: VALSUSA REPORT – FEB• 15•14
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La Baita No Tav un patrimonio dell’umanità, tace e accusa i colpi l’ala distaccata della magistratura torinese. Ventuno imputati, cinque assolti.

Dentro e fuori del Palazzo di Giustizia soliti squadroni implotonati e all’uscio dell’aula il solito controllo documenti, – stanca, ma non si fa più caso – diranno i No Tav. Un crescendo di motivazioni hanno messo all’angolo chi in questi pochi giorni di riposo dalle arringhe della pubblica accusa si sentiva con un risultato già in tasca. Le facce della medaglia si sono capovolte, se il giorno dei PM vedeva scorte, investigativa e tecnici tesi e sorridenti nel finale, oggi non è andata così.

Inizia la giornata con alcuni vizi formali e incongruenze sulle registrazioni, pochi minuti e, con l’attenta difesa tutto si appiana. Iniziano le arringhe. Non tutti gli imputati vengono identificati al momento dello strappo del sigillo – un nastro bianco e rosso con la scritta carabinieri, l’invalicabile piede dello stato “Gli impuniti hanno agito con coscienza di disobbedienza civile. L’unica condotta ravvisabile e non sanzionabile a fronte del reato 342 c.p.p. – il 342 non si può applicare è da escludere in radice” dirà l’avvocato La Macchia.

Seguono gli altri avvocati del Legal Team – l’attività dei PM potrebbe trarci in inganno, i fatti da loro esposti sono corretti l’esposizione è valida… ricostruzione corretta, bravi nel riconoscere ed assolvere alcuni imputati.

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Tutti però concordano su fatti riconosciuti anche dalla procura: siamo davanti ad un movimento. Per la prima volta i Pm si esprimono parlando dei No Tav, incalzano gli avvocati – il movimento è radicato nelle menti italiane e intellettuali, anche se ci sono alcuni soggetti che agiscono per impedire l’opera, la disobbedienza gandhiana era anche attiva, colpiva con il sabotaggio. In questo caso il movimento ha voluto erigere un bene comune, “Avevano dichiarato che la baita era un punto informativo e che sarebbe stata donata al comune come bene da utilizzare per i viandanti della via francigena”, l’antica via che oggi il cantiere ha inglobato e distrutto. Continuano dicendo “Se volevano potevano porre un container con le ruote senza incorrere in nulla, hanno scelto la tutela dell’ambiente come dice la costituzione, il diritto all’ambiente, e si sono fatti parte attiva……hanno costruito un punto informativo in pietra e legno, poi non sono riusciti ad ultimare con le lose il tetto…..è giunto il cantiere”.

Molti degli imputati dopo tre mesi non sapevano se la baita fosse ancora sotto sequestro – bisogna fotografare la situazione reale, la procura deve ancora dimostrare che i soggetti erano, dopo tre mesi, a conoscenza che vi erano dei sigilli. Un esempio per tutti, il piastrellista – nel giorno 29 dicembre di quell’anno, entra nella struttura piastrella il bagno e se ne va. Oggi imputato.

Le difese entrano nel merito degli articoli imputati “Il 342 parla di apposti sigilli, ma non cadiamo nel tranello. Andiamo a leggere il sequestro che dice, ‘esiste il rischio e quindi viene richiesto il sequestro al fine di evitare l’opera di costruzione’. In una macchina posta sotto sequestro, io non posso andare in giro, non posso guidarla, ma posso sedermici dentro se mi va”. Alcuni imputati su questa base dovranno essere assolti dal momento che il solo fatto di essere entrati nella baita non ha violato la prescrizione del giudice sequestratore che ne bloccava la sola costruzione.

Sulle aggravanti derivanti dai carichi pendenti dove la magistratura sperimentale, definita da Erri De Luca, intende raddoppiare la pena di questo processo vi sono addirittura condanne del 1973 punite con ammenda di 40.000 lire, oggi queste graverebbero condannando ad alcuni anni di reclusione – sono aggravanti insostenibili – dirà un avvocato del Legal Team.

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Le arringhe finali raccontano di imputati innamorati della legge e della giustizia che hanno come unico modo quello di disubbidire – se facevano una raccolta di firme, quale media lo avrebbe scritto, è ovvia la moralità degli imputati, ancor più in vicende come questa che difendono la Costituzione.
Quindi va riconosciuto il 650 c.p.p. con l’art. 62/1 le attenuanti per motivi di particolare valore sociale e coscienza collettiva. “In un paese dove l’abusivismo impera sarebbe proprio una condanna esemplare”. Abbiamo i fatti, i due carabinieri ci hanno detto in aula che non hanno visto entrare gli imputati” – sono due dei più noti alle cronache – abbiamo un cantiere con più vincoli della baita, sulla baita vengono ottemperati e sul cantiere no “Fermiamo 50 metri di costruzione mentre 5000 metri di inutilità, prescritti dall’Europa, perché la linea non è satura, vanno bene così. E’ veramente Davide contro Golia dove Davide si sostituisce all’informazione libera, baluardo della democrazia contro Golia che rappresenta il conflitto di interesse” le difese dichiarano.

Le facce della medaglia si sono capovolte. Sarà difficile condannare persone consapevoli di rispettare l’ambiente, il diritto e la Costituzione. E una promessa. Questa legge umana non scritta sulla carta ma nei cuori: dove ciò che si percepisce come giusto spinge persone ad ultimare il tetto della baita oramai sotto sequestro, per il solo fatto di aver speso una parola, la promessa di costruzione che diventava patrimonio dell’umanità per i viandanti della via francigena.

JEUX OLYMPIQUES DE SOTCHI 2014 : LES JALOUX VONT MAIGRIR !

Agence TEM/ Trans-Europa Médias

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Церемония открытия XXII зимних Олимпийских игр

Une analyse géopolitique de Mikhail Gamandiy-Egorov

La Voix de la Russie / L’Axe Afrique-Russie :

C’est parti pour les XXIIèmes Jeux olympiques d’hiver de Sotchi 2014. Ils n’ont fait que commencer et sont déjà devenus l’un des sujets d’actualité internationale les plus discutés. En tout cas, l’organisation a confirmé (voire dépassé) toutes les attentes.

On s’attendait bien au fait que ces Jeux olympiques ne seraient pas comme les autres, et ce pour plusieurs raisons. A commencer par la position géographique et climatique de Sotchi, une station balnéaire au Sud de la Russie et au bord de la mer Noire. En effet, Sotchi est devenue la première ville au climat méditerranéen avec des montagnes enneigées à portée de vue, à accueillir un événement de cette envergure.

L’autre raison, c’est les moyens engagés. Les JO de Sotchi sont tout simplement les plus chers de l’histoire : 50 milliards de dollars, soit 36 milliards d’euros investis. Mis à part l’aspect sportif immédiat, il s’agit d’un investissement pour l’avenir puisque toutes les infrastructures construites (aussi bien sportives qu’hôtelières) profiteront à la ville et à la région sur le moyen et le long terme. Pour rappel, la ville de Sotchi a toujours été l’une des principales stations balnéaires russes (aussi bien durant l’Empire russe que l’époque soviétique), et ne fait pas exception dans la Russie d’aujourd’hui. Par ailleurs, l’Université d’Etat de Sotchi est également très orientée sur la formation dans le domaine touristique. Il n’est donc pas surprenant que toutes ces nombreuses installations hôtelières serviront à accroître l’intérêt touristique pour Sotchi et la région, y compris pour la clientèle internationale.

Troisième raison, si l’on peut appeler ainsi, ne sont autres que les nombreuses manipulations politiques extérieures. En effet, tous les succès de la Russie depuis de nombreuses années, qu’ils soient politiques, diplomatiques, économiques ou sportifs, provoquent une véritable hystérie auprès de tous ses détracteurs. Mais vu que ce n’est pas nouveau, cela ne nous étonne donc plus vraiment. Au contraire, les critiques répétitives et trop souvent sans fondement de tout ce qui est russe, de tout ce qui est lié à la Russie, à sa politique, à sa vision du monde et des relations internationales, à son respect du système de l’ONU, du droit international et de la souveraineté des Etats, sont plutôt un bon signe.

Effectivement, et si l’on se rappelle des années les plus sombres de la Russie contemporaine : les fameuses années 1990 et jusqu’au tout début des années 2000, l’Occident politique applaudissait activement les soi-disant « succès » de la Russie au moment où le pays était au plus bas et ce dans pratiquement tous les domaines : le marasme économique et politique avait appauvri une extrême partie de la population russe, la criminalité avaient gangrené le pays et les perspectives étaient plus pessimistes les unes que les autres. Mais selon les élites occidentales, la Russie se portait alors « de la meilleure des manières ». Une grande guerre civile qui se présageait à l’horizon et l’éventualité d’un nouvel éclatement du pays auraient été certainement l’apogée de la « réussite russe » pour les « amis » occidentaux.

Tout a subitement et radicalement changé lorsque la Russie a commencé à mettre fin au processus honteux devenu monnaie courante à cette époque au niveau interne et à retrouver la place qui est la sienne, aussi bien au niveau régional que global. Les critiques sont devenues alors proportionnelles aux succès que la Russie obtenait aussi bien sur le plan national qu’international. Donc au final, si aujourd’hui les critiques de certains « bien-pensants » issus des élites politiques et médiatiques occidentales s’acharnent autant sur la Russie, cela signifie que le pays se porte vraisemblablement pas mal du tout…

Pour revenir à Sotchi, la cérémonie d’ouverture des Jeux olympiques a été tout simplement grandiose, comme l’ont noté tous les spectateurs, russes comme étrangers, présents sur place ainsi que la très grande majorité de tous ceux qui avaient suivi sa diffusion en direct à la télévision et via internet. Les principaux médias occidentaux n’ont également pas pu ignorer ce fait et ont dû tous avouer l’excellente organisation et le niveau spectaculaire de la cérémonie d’ouverture de ces JO. Néanmoins et chez certains d’entre eux, il était plus que difficile de ne pas remarquer le niveau de jalousie et de malveillance. C’est vrai, les victoires de la Russie sur l’arène internationale, et dans des domaines si variés, sont évidentes et ne comptent nullement s’arrêter en si bon chemin. Quant aux jaloux et aux mauvaises langues, comme le dit si bien l’expression ivoirienne très appréciée en Afrique de l’Ouest et popularisée par le rappeur franco-malien Mokobé : « Les jaloux vont maigrir ».Tout y est dit !

Mikhail Gamandiy-Egorov

http://afriquerussie.wordpress.com/

TEM / avec L’Axe Afrique-Russie – La Voix de la Russie / 16 février 2014 /

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