Vogliono azzannare l’Italia

di: Ernesto Ferrante – www.rinascita.eu

Per fortuna, in questo nostro strano paese, non tutti dormono o inseguono conigli di pezza. Oltre agli apostoli dello scontrino esatto e agli ultras del “Buono è bello ma buonismo ancor di più”, esistono anche persone che riescono a mettere a fuoco le insidie reali nonostante il polverone dei falsi pericoli fatto alzare dai soliti manovratori. Per la speculazione organizzata internazionale, non esiste niente di meglio di un paese sprovvisto di un solido governo, mancante di una classe politica degna di tale appellativo, con dei sindacati autoreferenziali ed appiattiti sullo spartito confindustriale ed un popolo per gran parte assuefatto o distratto. Accade così che l’ennesimo declassamento sull’affidabilità dell’Italia a BBB (due gradini dal livello spazzatura) per mano di Standard & Poor’s, arrivato nei giorni scorsi, guarda caso, in un momento di grande confusione e a poca distanza dalla chiusura della procedura di infrazione europea per deficit eccessivo e le annesse pressanti richieste di mantenere l’Imu prima casa ed il contestuale aumento Iva al 22%, passino quasi sotto traccia, ben occultate dai fumogeni delle risse parlamentari e degli immancabili gossip estivi.

Eppure dovrebbero far drizzare le antenne dato che sono ingiustificate e non richieste ingerenze nella sovranità di uno Stato da parte di un’entità privata che vede nel proprio azionariato banche e fondi speculativi. Il rating di BBB, per chi ancora non vuol capirlo e lo rubrica frettolosamente come tecnicismo, ha una brutale ed immediata fase successiva: il suggerimento (ma sarebbe meglio chiamarlo diktat) recapitato all’Italia di vendere le quote pubbliche detenute dal Tesoro e dalla Cassa Depositi e Prestiti in società come Eni, Enel e Finmeccanica.

Vale a dire gli ultimi aneliti di sovranità e gli ultimi margini di manovra in campo internazionale. Lo sanno bene le associazioni di difesa dei consumatori e degli utenti bancari che si stanno facendo sentire a più riprese. Adusbef e Federconsumatori, che hanno mandato sotto processo a Trani S&P, con richiesta di costituzione di parte civile, ricordano ancora una volta le bufale ed i report fasulli, emessi in particolare da S&P, multinazionale del “tarocco”, nei crack Parmalat, Enron e Lehman Brothers, “giudicati con la pagella della massima affidabilità a pochi giorni dal loro dissesto finanziario per insolvenza,tornano ancora una volta a criticare l’attendibilità delle valutazioni emesse dall’agenzia”. Dalle carte della corposa inchiesta della Procura di Trani, corredata dalle intercettazioni telefoniche tra la sede di Milano e quella di New York di Standard & Poor’s, trascritte ed allegate agli atti, emergono, come si legge sul portale delle associazioni, “illecite condotte criminali delle agenzie di rating, non soltanto per manipolazioni continuate e pluriaggravate del mercato, a partire dal maggio 2011, ma di un vero e proprio disegno criminoso per un sistematico attacco portato contro l’Italia, appositamente scelto nei momenti di maggiore debolezza, anche con la finalità di indebolire la moneta unica europea, destabilizzando l’euro”. Ad incastrare infatti l’Agenzia di rating oltre alle perizie ed alle consulenze, si ricorda ancora, ci sono compromettenti intercettazioni telefoniche, tra l’allora numero uno dell’agenzia di rating Standards & Poor’s, Deven Sharma, costretto a dimettersi nell’agosto 2011 dall’amministrazione Obama dopo il clamoroso errore di 2mila miliardi di dollari nel declassamento della tripla A del debito Usa, sostituito a settembre da Douglas Peterson, amministratore delegato di Citigroup, ed i suoi referenti italiani ed europei. Proprio in quelle telefonate, acquisite agli atti della procura di Trani, si trova la prova delle prove che documenta “la manipolazione del mercato pluriaggravata e continuata”, ipotesi di reato, rivoluzionata rispetto alla contestazione iniziale, poiché già dall’inizio, come a suo tempo abbiamo raccontato sulle nostre pagine, il PM Michele Ruggiero, ipotizzava che in più riprese (maggio, giugno e luglio scorso) gli analisti di S&P avessero elaborato e fatto circolare notizie non corrette sulla tenuta del sistema economico-finanziario e bancario italiano, finalizzate a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari. Standard & Poor’s è quotata a Wall Street ed è una sussidiaria del gruppo editoriale e di comunicazione McGraw-Hill, detenuto da Capital World Investor, uno dei primi gestori indipendenti di fondi negli Usa, la società di asset manegement State Corporation. Il nucleo rappresentativo dei soci di riferimento di McGraw-Hill Companies ricalca fortemente la fisionomia dello stesso nucleo che controlla Standard & Poor’s. I vertici delle società McGraw-Hill e dell’agenzia Standard & Poor’s sono legati nemmeno troppo invisibilmente a realtà bancarie come Citygroup e a compagnie multinazionali a loro volta quotate e presenti sul mercato. Standard & Poor’s, tuonano ancora i sodalizi guidati da Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, è accusata di manipolazione pluriaggravata e continuata del mercato finanziario. Cinque le persone accusate: gli analisti Eileen Zhang e Frank Gill, dipendenti dell’agenzia con sede a Londra, e Moritz Kraemer, dipendente di Francoforte, anche il responsabile dei servizi per l’Europa e l’Africa Yeann Le Pallec e l’ex presidente di Standard & Poor’s, l’indiano Deven Sharma. Nella lista degli indagati è finito anche l’amministratore delegato per l’Italia di S&P Maria Pierdicchi, con l’ipotesi di favoreggiamento degli analisti stessi. Nelle conclusioni del pubblico ministero si contesta agli imputati di aver attuato il 20 maggio, il 23 maggio e il 1 luglio del 2011, “una serie di artifici concretamente idonei a provocare una destabilizzazione dell’immagine, prestigio e affidamento creditizio dell’Italia sui mercati finanziari”. Il pm e la Guardia di finanza contestano a S&P anche l’aggravante di “aver cagionato alla Repubblica Italiana un danno patrimoniale di rilevantissima entità quantificato dalla Corte dei Conti in 120 miliardi di euro”. Il 5 febbraio 2013 anche il dipartimento della Giustizia Usa, dopo aver acquisto le carte dell’inchiesta giudiziaria di Trani, ha citato S&P chiedendo 5 miliardi di dollari di risarcimento danni, per aver gonfiato alcuni titoli immobiliari, i mutui subprime, contribuendo a determinare l’inizio della crisi sistemica iniziata nel luglio del 2007. Il PM Michele Ruggiero della Procura di Trani nell’interrogatorio di Mario Draghi, il 24 gennaio 2011, ha verbalizzato la seguente risposta: “Bisogna fare a meno delle agenzie di rating, sono altamente carenti e screditate”. Adusbef e Federconsumatori chiedono ancora una volta ai Governi “normative chiare e sanzioni penali più rigorose, contro le Agenzie di Rating, che fanno profitti sulla pelle dei risparmiatori”. Una richiesta, quest’ultima, purtroppo destinata a cadere nel vuoto, se si considera che nell’eurocrazia attuale la finanza e la speculazione internazionale hanno messo da parte il vecchio ceto politicante per prendere, senza fastidiose intermediazioni, le decisioni a loro più congeniali. Comanda la Troika e non c’è bandiera che tenga.
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Vogliono azzannare l’Italiaultima modifica: 2013-07-23T12:32:41+02:00da davi-luciano
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