El Sebaje – Egitto. Una rivoluzione per una guerra civile

El Sebaje – Egitto. Una rivoluzione per una guerra civile    Si stracciano le vesti, alcuni politici e giornalisti occidentali per gli arresti “arbitari” dei leader dei Fratelli musulmani e la chiusura “ingiustificata” delle loro emittenti perché “così si impedisce la partecipazione dell’Islam moderato al processo democratico”. Dove abbiano visto questa moderazione, solo Dio lo sa. Ma hanno mai sentito i loro comizi? Hanno mai seguito una trasmissione dei loro canali? Sono sul loro libro paga? Sono in malafede? Oppure – visto che nessuno di questi espertoni parla l’arabo, tanto meno quello dialettale – ripetono come dei papagalli ciò che raccontano i Fratelli e il loro megafono qatariota (leggasi Aljazeera) quando esortano “la comunità internazionale, i gruppi stranieri e tutti gli uomini liberi del mondo a intervenire per impedire altri massacri e la nascita di una nuova Siria nel mondo arabo”?

Del fatto che la Fratellanza fosse un movimento moderato erano convinti in molti, inclusi tanti laici che li hanno votati, pur di non votare l’ultimo premier di Mubarak. Ad un certo punto riuscirono a convincere in parte pure me, che erano moderati, anche se non mi sarei mai sognato di votarli. Poi li abbiamo visti all’opera senza la pressione dell’autocrate di turno e si sono rivelati in tutta la loro nefandezza. E infatti il popolo egiziano non ha retto il loro governo nemmeno un anno. Non ci voleva molto per immaginare cosa sarebbe successo una volta deposto il loro presidente. E dico “loro” non a caso, visto che milioni di egiziani hanno manifestato pacificamente proprio per deporlo mentre i suoi sostenitori – fra cui si annoverano, guarda caso, i jihadisti che Morsi ha fatto rilasciare dalle prigioni non appena eletto – si sono votati al martirio, e sono scesi per le strade dell’Egitto armati di machete, armi da fuoco e spranghe.

E proprio mentre milioni di egiziani temono che questi folli scatenino il terrore, che l’Egitto diventi un’altra Algeria o un’altra Siria per colpa loro e non per colpa dell’esercito se la deve vedere con i loro attacchi suicidi alle caserme (tesi a giustificare la veste della “vittima” davanti alle telecamere occidentali), l’Occidente cosa chiede? Di lasciarli a piede libero, di permettere ai loro canali di chiamare alla mobilitazione contro “cristiani e atei” che “vogliono distruggere l’Islam in Egitto”. Un po’ come lasciare in funzione la radio estremista “RTLM” che invitava, durante il genocidio ruandese, a “seviziare e ad uccidere gli “scarafaggi” tutsi”. Ma questi politici e questi giornalisti stanno bene con la testa? Oppure, più semplicemente, visto che hanno il culo al caldo e non stanno da quelle parti, parlano tanto per parlare?

La verità è che rivoluzione del 2011 ha avuto come unico merito quello di permettere a un movimento estremista, fuori legge fino all’altro ieri, di agire indisturbato per due anni e di arrivare addirittura al potere “democraticamente”. Due anni in cui accumulare potere e soldi, fare propaganda e reclutare nuovi adepti, immagazzinare armi e munizioni. Due anni che hanno concesso a questo gruppo la foglia di fico con cui appellarsi, furbescamente, alla comunità internazionale: “la legittimità elettorale”, appunto. Una legittimità che proprio il popolo egiziano ha ritirato, scendendo in numeri ben superiori a quelli di due anni fa. Due anni per buttare le solide basi di una probabile guerra civile in Egitto. Questo è stato, discorsi aulici a parte, il grande risultato della rivolta anti-Mubarak che tanto ha entusiasmato i deficienti di allora. Complimenti.

Sherif El Sebaje
Fonte: http://salamelik.blogspot.com/
Link: http://salamelik.blogspot.com/2013/07/egitto-una-rivoluzione-per-una-guerra.html
8.07.2013

El Sebaje – Egitto. Una rivoluzione per una guerra civileultima modifica: 2013-07-23T12:23:22+02:00da davi-luciano
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