Il pacchetto Lavoro? Acqua fresca

Valerio Arenare (confederazione Sicel) critico sul piano governativo

g.g.    

“Dopo la chiusura delle piccole e medie aziende, anche i grossi marchi chiudono e licenziano o mettono in cassa integrazione i dipendenti! Il Governo è soddisfatto per aver varato il pacchetto lavoro che dovrebbe incentivare l’occupazione dei giovani. Non entro nel dettaglio e lascio perdere i tecnicismi perchè anche su questo bisognerebbe analizzare bene la reale utilità del pacchetto lavoro, ma mi limito a chiedermi cosa intende fare il Governo per bloccare le perdite di lavoro?
Ogni giorno, aziende mettono in cassa integrazione gli operai, spessissimo sono costrette a licenziare per mancanza di produzione o per impossibilità a coprire le spese, aziende storiche e di grosse dimensione, come l’indesit di Fabbriano o la Findus di Pomezia per citarne qualcuna.
Non esiste un settore in cui non si registrano cali di produzione e ricorsi agli ammortizzatori sociali, dalla Sanità alla metalmeccanica, dai trasporti ad addirittura l’Agricoltura. E il Governo pensa che con questo pacchetto “fumo negli occhi” possa bastare? mi auguro per loro che sia solo un tentativo politico per calmare gli animi, perchè se così non fosse, significherebbe che realmente non hanno nessuna idea di come risolvere il problema o addirittura non sono a conoscenza della realtà economica Italiana.
Se non si ridistribuisce il carico fiscale a favore di famiglie e imprese è impensabile che si possa pensare ad una ripresa dei consumi, e quindi di conseguenza della produttività, e degli investimenti. Non si può più tollerare che il governo pensi a mettere “toppe” invece di pensare ad un piano concreto per riavviare l’economia. Incentivare e pensare al lavoro giovanile è importante, ma non risolve definitivamente il problema lavoro, e sopratutto non lo risolve con queste misure insufficienti di cui trarranno benefici solo pochissimi giovani e neanche in maniera consistente. Le misure prese siano inadeguate per la condizione in cui versa l’Italia soprattutto se si considera che la disoccupazione, nel primo trimestre di quest’anno ha toccato quota 12,8%, la più alta da 36 anni, e tra i giovani fino ai 24 anni ha raggiunto la sconfortante percentuale del 41,9%, quando solo 12 mesi prima era del 35,9%.
Gli incentivi alle assunzioni infatti hanno caratteri ampiamente restrittivi, infatti durano soltanto 18 mesi per i neoassunti o 12 mesi per i contratti a termine trasformati in contratti a tempo indeterminato, hanno un tetto massimo mensile di 650 euro a lavoratore e riguardano unicamente i giovani dai 18 ai 29 anni, prevalentemente del Sud, che soddisfino ad almeno una di queste tre condizioni: siano disoccupati da almeno sei mesi, abbiano una o più persone a carico o non abbiano studiato oltre la licenza media.
Proprio quest’ultimo requisito noi del SICEL lo definiamo addirittura assurdo e per certi versi anche controproducente. Così si rischia di diventare un Paese che penalizza istruzione e specializzazione. Con l’Italia che si allontana dal centro dell’Europa, dove la percentuale di laureati è molto più alta, e ne diventi sempre di più la periferia”…

03 Luglio 2013  http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21803

I Vigili del Fuoco rischiano il collasso entro tre anni

Il Governo vorrebbe proporre nuovi tagli alla spesa pubblica, intanto si sceglie di rinunciare alla sicurezza

Matteo Mascia    

Enrico Letta ed il ministero dell’Economia starebbero studiando un nuovo piano di tagli alla spesa pubblica, questa l’informazione appresa tramite fonti interne a Palazzo Chigi. Manovra finanziaria resa necessaria dai vincoli sul bilancio pubblico imposti dai Trattati istitutivi dell’Unione Europea. Ancora una volta, l’esecutivo delle “larghe intese” rinuncia al coraggio per imboccare la strada del bieco conformismo e del calcolo ragionieristico. Gli stimoli all’economia rappresentanti dagli investimenti pubblici soccombono di fronte ai piani di chi sogna uno Stato minimo o il protagonismo del “libero mercato”. A rimetterci sono sempre i cittadini più deboli, impotenti di fronte a chi pretende di riportare un presunto ordine utilizzando l’accetta. Gli oltre ottocento miliardi di spesa pubblica vogliono essere ridotti con qualche tratto di penna, incuranti degli effetti prodotti con l’approvazione dell’ennesimo decreto legge. Le emergenze relative agli incendi boschivi, i servizi di protezione civile e la sicurezza delle città italiane non preoccupano Letta e la sua maggioranza. Il nuovo campanello d’allarme suona in un ambiente in cui si è abituati a gestire situazioni di estremo pericolo, a patto che lo Stato metta in condizioni di poterlo fare in maniera efficiente ed efficace.
“I tagli lineari e la spending review hanno determinato una situazione insostenibile che rischia di portare il corpo dei vigili del fuoco al collasso nel 2016, con rischio di inefficienze nell’apparato di soccorso pubblico e nelle calamità e gravi ricadute sulla sicurezza dei cittadini. Prevediamo che i tagli alle assunzioni determineranno una carenza di oltre 4500 vigili del fuoco in 3 anni, con la conseguente chiusura di molte sedi di servizio. Già ora siamo in difficoltà con la stagione degli incendi alle porte”, l’ennesima denuncia arriva da Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato autonomo dei vigili del fuoco Conapo, che, contemporaneamente, chiede al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, di “prendere atto del grave problema degli organici dei Vigili del fuoco e predisporre con urgenza un provvedimento normativo che riequilibri l’efficienza del corpo, secondo i suggerimenti del nostro sindacato che non comportano alcun aggravio di spese a carico dei cittadini”. “Infatti – spiega il responsabile del Conapo – basterebbe destinare alle assunzioni buona parte dei cento milioni di euro che oggi, superficialmente, vengono spesi per richiamare in servizio ogni giorno oltre 4000 precari necessari a tamponare le carenze di organico, secondo il perverso e burocratico sistema statale del cane che si morde la coda, che è poi l’antitesi della vera spending review”. “Non va poi sottovalutata – aggiunge il rappresentante degli uomini al servizio del Viminale – la nostra richiesta di istituzione per legge di un fondo per le emergenze e calamità a disposizione dei vigili del fuoco con invarianza degli oneri a carico dello stato, per consentire di finanziare le missioni di soccorso, oggi irragionevolmente effettuate contraendo debiti a lungo termine a causa della burocrazia e nonostante i tempi di crisi e le conseguenti difficoltà per i privati. Tutte necessità di miglioramento dell’efficienza del soccorso a costo zero, proposte di riforma che da tempo il nostro sindacato ha rappresentato anche al Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, prefetto Tronca, trovando sostanziale condivisione, e che ora ci auguriamo il governo voglia recepire con un provvedimento di legge”.

03 Luglio 2013  – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21796

Governo delle larghe intese. La commedia delle tre gambe

La nomina della Santanché slitta mentre si attende la verifica chiesta da Monti

carlo tata    

Il governo delle larghe intese è soprattutto il governo dei rinvii. Anche nella nomina del vicepresidente della Camera riesce a rinviare. Alludiamo alla nomina della Santanchè al posto di Lupi, promosso a ministro. Ora la pasionaria forzista potrà pure essere antipatica e insopportabile per il suo berlusconismo sfegatato, però è altrettanto vero che il nome lo deve decidere il Pdl e non altri. E poi finiamola con questa farsa della diversità visto che di visione contrapposta non v’è assolutamente traccia. “Sarebbe incomprensibile per i nostri elettori”, ha precisato Orfini, uno dei giovani turchi. E a suo dire “vederla eleggere, è una cosa che il Pd non può né accettare né votare. Non possiamo andare a un compromesso al ribasso”. L’ipocrisia dunque regna sovrana. Pd e Pdl vanno a braccetto con la benedizione del Colle ma fanno finta di darsele di santa ragione. Finiamola con questa storia della base che non comprenderebbe… Probabilmente ha ragione Grillo quando dice che gli italiani sono politicamente allo sbando e preda del solito gioco ideologico, portato avanti soprattutto dai partiti post-comunisti. E poi l’antiberlusconismo è diventato una sorta di paravento per nascondere la propria incapacità. Anche in questo caso c’è una parte degli italiani che continua a non capire. Tutto sommato il gioco del berlusconismo e dell’antiberlusconismo giova ad entrambi gli schieramenti che da ben 20 anni continuano a sorreggersi l’uno con l’altro. Di proposte per il bene comune zero assoluto. Se Berlusconi non è stato in grado di regalarci un sogno figurarsi questi omuncoli che ci hanno portato nella disperazione. La scelta di entrare nell’euro è stata voluta dai vari Prodi, Ciampi e accompagnata dal sostegno di D’Alema, Bersani, Bindi e Vendola. E i risultati si vedono. Disoccupazione, disperazione e degrado sono il pane quotidiano di tante famiglie, di tantissimi lavoratori e di gran parte degli imprenditori. E questi fanno ancora finta che il proprio elettorato non comprenderebbe… Ma che vadano al diavolo. Il governo dei rinvii anche questa volta non si è smentito. Con 193 voti la Camera ha spostato a tempi più maturi la nomina del vicepresidente. Contro tale decisione hanno votato M5S, Lega e Sel.   
Spetterà ai capigruppo fissare il prossimo appuntamento. “Su Daniela Santanché nessun passo indietro, anzi si va avanti” questo il perentorio invito di Alfano. Ovviamente pochi ci credono. Anche il sì categorico di Brunetta alla candidatura della Santanché appare poco credibile. Il Pdl vuole dimostrarsi fermo e irremovibile ma non crediamo che ci sia molto convincimento. Alla fine falchi e colombe si ritrovano nella stessa gabbia, convivendo benissimo. D’altronde la promessa a Napolitano vale sopra ogni cosa. Invece sul fronte della verifica richiesta da Monti la commedia è ancora più ridicola. Giovedì è previsto questo incontro tra il bocconiano e Letta. La Lista civica rivendica un cambiamento di passo sulle riforme. Certo, se pensiamo alle riforme messe in campo dalla cricca dei professori considerati credibili da una certa stampa estera e dai templi finanziari ci sarebbe poco da stare allegri e fiduciosi. Il governo Monti è stato uno dei peggiori della storia repubblicana. E poi in fatto di credibilità il bocconiano e la sua squadra hanno dimostrato ben poco. Probabilmente ha ragione Napolitano che alle rimostranze del professore non crede affatto. Figuriamoci gli italiani che lo hanno visto alla prova, pagando un prezzo altissimo alla finanza e agli interessi internazionali.
Anche il desaparecido Casini storce la bocca. “Il governo Letta va aiutato perché c’è gente impegnata dalla mattina alla sera a farlo cadere, magari dicendo che lo fa per sostenerlo. Abbiamo il compito di aiutare Letta, di incalzarlo a fare cose, evitando di diventare a nostra volta elemento di fibrillazione”.
Insomma la commedia delle tre gambe continua…
 
 03 Luglio 2013 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21795

Il pontefice a Lampedusa. Tra un abbraccio e l’altro c’è tanta demagogia

Lunedì l’atteso viaggio del papa nell`isola in favore degli immigrati e contro le nostre leggi

carlo tata    

Il movimentismo del papa argentino cozza con le nostre politiche. Va bene che la sovranità l’abbiamo ceduta all’Ue in cambio dell’euro miseria, però a tutto c’è un limite. Veniamo al dunque. La sua visita a Lampedusa in favore dell’accoglienza degli immigrati che arrivano sull’isola va contro una legge dello Stato italiano. La legge Bossi-Fini infatti considera un reato l’immigrazione clandestina. Piaccia o non piaccia è così.  
E quindi il pontefice è complice dell’inosservanza delle nostre leggi. Andare a Lampedusa e invitare all’accoglienza dei disperati che arrivano dalle coste africane è un atto di ingerenza grave. Significa infatti non solo disconoscere una legge dello Stato italiano ma anche il favorire gli sbarchi sulle nostre coste. Il venite che l’Italia vi accoglie è un falso clamoroso, in quanto il Paese non è in grado di assisterli e di integrarli per la grave crisi che stiamo attraversando. Né tantomeno lo può fare questa Europa che per colpa della moneta unica sta producendo solo disoccupati e sfruttati. E allora perché questa provocazione ipocrita? L’attenzione a certi problemi sociali ce l’abbiamo tutti ma non possiamo far finta di non vedere la realtà. Non ci sono da tempo nemmeno i soldi per i rifugiati, figuriamoci per l’accoglienza in massa di profughi e clandestini. Se per umanità si intende rinunciare alla nostra dignità di vita, vuol dire che non ci siamo proprio. Lasciare migliaia di persone per strada e preda dello sfruttamento imprenditoriale, dello spaccio e dell’illegalità non si coniuga affatto con il verbo dell’accoglienza e della solidarietà. E il fatto che le carceri scoppino di immigrati che per le condizioni di vita o per scelta compiono reati predatori e anche gravi delitti non è polvere da nascondere sotto il tappeto. La crescita dei reati è un fatto incontrovertibile. Il fatto che certi reati vengano commessi anche dagli italiani non è certo un motivo per sminuire la gravità del fenomeno. Basti pensare alla valanga di scippi, furti e borseggi che vengono consumati in metro e nelle nostre città. Per non pensare anche alla questione più seria delle rapine in ville e abitazione, spesso cruente. E non si tratta di casi isolati ma ormai quotidiani, con violente percosse dei malcapitati quando va bene. Poi se reagisci e spari rischi di finire dinanzi al giudice, passando da vittima a carnefice. Va bene che bisogna riempire le chiese e le urne vuote ma il problema non si risolve con la demagogia del pontefice o di altri profeti di casa nostra. Senza risorse non si può né accogliere né integrare. E poi non si può distruggere la nostra identità per il solo fine di apparire dei finti buonisti. Comunque sia ogni atto e affermazione del pontefice appare intriso di demagogia latente. Stare vicino ai poveri e agli ultimi non vuol dire costringere gli altri ad accettare una condivisione del degrado e della miseria ma aprire le proprie porte. E il Vaticano è una fortezza di privilegi, cui gli alti prelati non rinunciano. A meno che certi arrivi non servano a soddisfare anche gli appetiti sessuali, come confermato dai recenti scandali di giovani romeni usati e consumati nelle aree del piacere d’Oltretevere. L’Italia è ormai in ginocchio. E queste politiche migratorie rappresentano il colpo finale per le fragili gambe europee. Nessuno stato sociale può reggere a ondate del genere. Non si tratta di diritti negati ma di diritti tolti a tutti. A meno che non si intenda per diritti un tozzo di pane, un posto letto e la social card.

03 Luglio 2013  http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21793

Tagli al personale nelle istituzioni europee

non si può dire che la Ue non sia coerente…almeno sotto questo unico aspetto….

Eurodeputati e ministri degli Stati membri hanno proposto nuove misure di austerità per la riduzione del numero dei dipendenti

Andrea Perrone    

Dovrebbero essere 2.500 i funzionari e i dipendenti dell’Unione europea che nei prossimi anni perderanno il lavoro per le nuove misure di austerità imposte dagli eurocrati. Secondo l’accordo annunciato da eurodeputati e ministri del blocco dei Ventotto i tagli dei posti di lavoro rappresentano una riduzione del 5 per cento del personale presente in tutte quante le 50 istituzioni, agenzie europee comprese, sparse nel Vecchio Continente alle quali sarà imposto gradualmente tra il 2013 e il 2017 la perdita del loro posto di lavoro. Mentre, il personale rimanente subirà un congelamento dello stipendio e delle pensioni per due anni insieme ad un piccolo aumento della settimana minima lavorativa che passerà dalle attuali 37,5 ore a 40. La revisione prevista del cosiddetto “metodo” di calcolo della paga e delle pensioni dei funzionari sulla base dei salari pagati ai funzionari nazionali in 11 Stati membri, verrà sospesa fino al 2015. L’età pensionabile aumenterà dagli attuali 63-66 per il nuovo personale, e 65 per il personale esistente, mentre ai funzionari verrà applicata una nuova “tassa di solidarietà” del 6 per cento, da versare con delle aliquote fiscali esistenti. Oltre alla misura di riduzione dei costi, le istituzioni saranno incoraggiate a fare più uso di risorse a tempo determinato, estendendo la durata massima dei contratti da tre anni a sei.
Lo stipendio medio mensile di un funzionario dell’Unione europea è di 5.000 euro, con una tassa di circa il 20 per cento, di gran lunga inferiore rispetto al Belgio, così come a molti altri Stati membri.
Gli eurodeputati hanno raggiunto un “compromesso ragionevole”, ha osservato Maros Sefcovic, commissario responsabile per l’amministrazione e le risorse umane. “Chiunque passa attraverso una delle procedure di assunzione duri deve essere pronto a lavorare duro per l’Europa ei suoi cittadini, tra cui ore di lavoro più lunghi e un’età pensionabile più alta”, ha aggiunto. L’accordo pone fine a più di 18 mesi di negoziati per la retribuzione e le condizioni riguardanti il personale dell’Unione europea. I colloqui hanno visto alcuni Stati membri chiedere misure di austerità più dure e una serie di scioperi e manifestazioni da parte dei sindacati europei. Ora non resta che sapere cosa avverrà dopo questa presunta razionalizzazione. Diciamo presunta perché vi è il rischio già paventato in passato che i funzionari con  mansioni di maggiore entità  pretendano un aumento che non servirà ad altro se non a vanificare tutti gli sforzi finalizzati al risparmio promossi dalle istituzioni europee per favorire l’aumento di stipendio dei funzionari con più alte qualifiche.

03 Luglio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21792