Bloccare l’aumento dell’Iva è possibile

Il governo con Zanonato ammette che salire dal 21 al 22% avrebbe effetti disastrosi per i consumi e la domanda interna

Andrea Angelini    

Il governo ha fatto la scoperta dell’acqua calda. La fondamentale impresa è stata compiuta dal ministro dello sviluppo, Flavio Zanonato, che per conto di Letta, Saccomanni e Alfano, ha sentenziato che l’economia italiana è arrivata al punto di non ritorno. Il nostro Paese, ha spiegato il ministro, sta attraversando una grave crisi ed anche i piccoli e sporadici segnali positivi che si intravedono non sono sufficienti per fare concludere che ci possa essere una inversione di tendenza. L’obiettivo ora è quello di bloccare l’aumento dell’Iva. Il termine usato è quello di “eliminare” ma in buona sostanza il significato è lo stesso. Dopo un lungo rimuginare, peraltro inutile, visto che la realtà parla da sola, a Palazzo Chigi, a Via XX Settembre e all’Eur, hanno preso atto che l’aumento previsto, dal 1 luglio, dell’aumento dell’Iva dal 21 al 22%, avrebbe conseguenze catastrofiche sulle dimensioni della domanda interna. I consumi sono infatti in caduta libera, soldi in giro ce ne sono davvero pochi e quei pochi i cittadini li usano per le spese ineludibili, casa, bollette, tasse ed energia, rinunciando a molte spese prima rientranti tranquillamente nel bilancio familiare e alle quali ora si deve rinunciare per sopravvenuta incapacità.
In tale situazione di degrado, tagliare ancora il potere d’acquisto dei cittadini servirebbe a raccattare un bel po’ di miliardi ma farebbe crollare ulteriormente i consumi. Si tratta di una realtà che era più che evidente a qualunque attento osservatore ma della quale sembrava non essersi accorto soltanto il governo, condizionato come era e come è dalla necessità di rispettare sempre e comunque i vincoli europei di bilancio, quelli sul debito e sul disavanzo.
Ma non si tratta comunque di una novità. La politica economica del governo della Goldman Sachs, a guida Monti, ha precipitato infatti il nostro Paese in una situazione molto peggiore di quella lasciata in eredità nel novembre 2011 da un Berlusconi che pure ha una non indifferente dose di responsabilità nell’avere affossato il Paese. La recessione con Monti si è accentuata, il debito è passato dal 120 al 127% del Pil, solo il disavanzo è sceso, dal 4,2% al 3%. Ma il prezzo pagato è stato salatissimo visto che è stato ottenuto a furia di tasse, come l’odiata e l’odiosa Imu che ha impoverito ulteriormente molte famiglie del ceto medio, punite soltanto per essere proprietarie, molte volte in virtù di una eredità, di una casa che soltanto una demagogia di bassa lega può definire di “lusso”. Soprattutto perché una casa di “lusso” non è necessariamente sinonimo di alto reddito. Al contrario.
Siamo al punto di non ritorno, ha sostenuto ancora Zanonato. Appunto. Ma invece di andare ad incidere sulle origini della malattia, si è preferito finora, varare interventi tampone che non sono serviti a nulla. L’emorragia di imprese industriali e commerciali è palpabile per chiunque giri per l’Italia. E a questa deriva si accompagna l’esplosione della disoccupazione che ha ormai superato abbondantemente il 12%. Sta cedendo soprattutto il tessuto di piccole e medie imprese che rappresentano la struttura portante del nostro sistema economico. Stanno sparendo anche molte piccole imprese che pure sono all’avanguardia in un settore come la meccanica di precisione. Imprese che avrebbero bisogno di prestiti delle banche e che invece devono subire una chiusura del credito che viene generosamente accordato a gruppi come la Fiat che da tempo hanno messo in moto il meccanismo per chiudere le fabbriche italiane e andare a produrre all’estero.
Si tratta, ha cercato di spiegare Zanonato a quanti già lo sapevano, di “una corsa contro il tempo per dare speranza alla nostra economia”. Noi, ha assicurato, vogliamo uno stop definitivo all’inasprimento dell’imposta sui consumi. Resta da vedere se poi, sotto il peso della necessità di fare quadrare i conti, e sotto le pressioni di Bruxelles e della speculazione, alle parole seguiranno i fatti.
Sull’altro versante, il governo si compiace di due fatti. Il primo è quello di aver avviato il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei riguardi delle imprese. Per Zanonato, sono soldi che entreranno all’interno del sistema economico e produrranno un gettito Iva. Il secondo risultato è la fine della procedura d’infrazione sul disavanzo da parte dell’Unione europea e la possibilità di usare denaro in prestito per investimenti, quindi per operazioni a saldo zero. Nel primo caso, è appena il caso di ricordare che molti di quei soldi serviranno alle imprese per pagare i debiti regressi che si sono accumulati in bilancio a causa dei mancati introiti di soldi pubblici. Si tratta di risorse che difficilmente si trasformeranno in nuovi investimenti ed in nuovi posti di lavoro. Il governo garantisce comunque tempi rapidi. I ministri, invece di andare al mare, rimarranno a Roma per studiare nuove misure e a tal fine lavoreranno pure d’estate.

03 Luglio 2013 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21790

Bloccare l’aumento dell’Iva è possibileultima modifica: 2013-07-04T08:14:00+02:00da davi-luciano
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