La strana monarchia costituzionale italiana di Re Giorgio.

Quando un Presidente della Repubblica che dura sette anni viene rieletto per altri sette, siamo in un sistema più simile all’antica monarchia elettiva polacca che a quello delineato dalla nostra Costituzione.

Quando questo stesso Presidente ha di fatto governato per quasi un anno e mezzo attraverso un Presidente del Consiglio da lui nominato senatore a vita, che ha ricevuto la fiducia delle Camere sotto la pressione incostituzionale dello spread; siamo in un sistema più simile alle repubbliche presidenziali che a quella parlamentare costituzionale.

Quando questo Presidente nomina una commissione di saggi che prepara un programma che probabilmente sarà adottato dal nuovo governo di emanazione presidenziale, al cui sostegno nessuna delle forze che lo hanno rieletto potrà ovviamente sottrarsi…questo somiglia ad una repubblica presidenziale senza neanche il voto del popolo.

 

Quando tutto questo avviene nel quadro di un accordo, frutto della disperazione, ma non per questo meno sostanziale, tra i partiti che si sono alternati a governare in questi venti anni…usare la parola regime non è certo un errore. Inciucio è solo la sua definizione gergale.

Quando questo regime a sua volta è espressione di una Sovranità totalmente limitata dal pareggio di bilancio costituzionale, dal fiscal compact, dalla Troika e da tutti i trattati europei, per cui gran parte delle decisioni economiche vanno in automatico, come ha affermato Draghitutto questo con una vera democrazia ha ben pochi rapporti.

La forma della nostra democrazia è forse salva, ma la sostanza no.

E che la democrazia costituzionale sia oramai un simulacro, lo dimostrerà ancora di più il futuro. Infatti quando il prossimo governo di emanazione presidenziale continuerà le politiche di austerità , l’opposizione ad esso sarà inevitabilmente e oggettivamente opposizione al Presidente della Repubblica.

D’altra parte questo è ciò che hanno voluto, non solo subìto, PD e PDL. Che al momento buono hanno deciso ancora una volta di stare assieme. Come hanno fatto quando hanno portato la pensione a settanta anni, cancellato l’articolo 18, imposto l’Imu e tanti altri pessimi provvedimenti.

PD e PDL sono oramai parte integrante della oligarchia politico economica del paese, oligarchia che al monumento buono decide e basta.

Poche storie, sono usciti dalla Costituzione Repubblicana e bisogna prenderne atto. Le prossime lotte contro le politiche di austerità e contro il massacro sociale saranno anche contro il Presidente Giorgio Napolitano. Non facciano gli ipocriti, è questo ciò che hanno voluto e fatto.

 

Fonte

http://lemieconsiderazioniinutili.blogspot.it/2013/04/la-strana-monarchia-costituzionale.html?showComment=1366543308014#c6973178497011021142

 

Napolitano vince, le banche esultano

Autore: Francesco Piobbichi

 

Altri 7 anni di lacrime e sangue. Un trionfo per le banche e per i mercati che lunedì brinderanno sulle macerie della nostra democrazia. Grillo e Ferrero gridano al Golpe e lo fanno a ragion veduta, dal punto di vista politico questa elezione riafferma il commissariamento del nostro Paese. Re Giorgio Napolitano è di nuovo in carica e se non sarà un Monti Bis il prossimo Governo poco ci manca. Si chiude così la crisi istituzionale in Italia, con lo schianto del centro sinistra e con l’affermazione del continuismo più assoluto. Le classi dominanti già si sfregano le mani per le nuove controriforme in arrivo. Siamo alla riproposizione del grande patto europeo tra PSE e PPE con cui si è massacrato a dovere la Grecia e ci si prepara a fare il lavoro sporco per l’Italia. Fiscal Compact operativo, pareggio di bilancio attivato, sindacati compromessi che si preparano a scendere in piazza con Confindustria. Berlusconi, l’impresentabile è diventato l’alleato di Bersani e Mario Draghi ha salvato il suo pilota automatico. Il PD è il principale responsabile ed artefice di questa situazione, la sua fine coincide con la fine di una stagione del gruppo dirigente che dissolse il PCI per abbracciare il social liberismo. La crisi ha fatto il resto. Forse questa è l’unica bella notizia da segnalare, la fine di una delle più grandi prese in giro con le quali per venti anni si sono illusi gli italiani. Berlusconismo ed antiberlusconismo come strumenti di distrazione di massa per sfilare via diritti e salari ad un popolo addormentato dalla TV. Ora questo popolo si è svegliato, speriamo che la rivolta contro il Golpe Bianco non sia solo quella del Web.

http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2013/4/20/32901-napolitano-vince-le-banche-esultano/

 

Piu’ di 12.000 uccelli si schiantano al suolo nel deserto dell’Utah

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Piu’ di 12.000 uccelli si sono schiantati al suolo in una zona desertica dell’Utah.Secondo i primi rilievi effettuati dalle autorita’ 12.800 uccelli marini sono stati raccolti tra lunedi e martedi dai biologi del dipartimento della fauna

selvatica dello stato di cui 7828 portati in  centri di recupero perche’ ancora in vita.Gli uccelli stavano migrando verso Salt Lake per l’estate e sono stati disorientati,secondo le prime ipotesi formulate,da avverse condizioni atmosferiche.Il gruppo di volatili e stramazzato al suolo, come accaduto in altri casi precedenti,senza alcun apparente motivo.

Rapporto: 25 palestinesi affetti da cancro e detenuti nelle carceri israeliane

19/4/2013

Ramallah-InfoPal. Più di mille prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane soffrono di varie malattie, 25 dei quali sono affetti da tumori. Lo ha reso noto Amin Shauhan, presidente dell’Alta Commissione di sorveglianza sugli affari dei prigionieri e gli ex detenuti.

In alcune dichiarazioni stampa, Shauhan ha riferito che “i detenuti sono sottoposti alla negligenza medica sistematica e deliberata di Israele, cui politica mira ad assassinare i detenuti, come era già accaduto con Ashraf Abu Zurai, Arafat Jaradat e Maysara Abu Hamdiya”.

Ha aggiunto che “dopo il fallito tentativo di deportare Samer al-Issawi in Europa, l’occupazione sta indulgendo nel risolvere le questione del detenuto, e tale comportamento è stato respinto sia dal movimento dei prigionieri che da tutto il popolo palestinese”.

Shauhan ha anche rivolto un messaggio a tutte le istituzioni internazionali dei diritti umani, per metterle di fronte alle proprie responsabilità, quelle di svolgere un ruolo attivo nel salvare la vita dei detenuti malati o in sciopero della fame.

In un contesto correlato, organismi palestinesi impegnati nella difesa dei diritti hanno esortato tutte le associazioni, ministeri, istituzioni e personalità interessate alla questione dei detenuti, ad unire i propri sforzi in occasione della Giornata dei prigionieri palestinesi.

Il Centro studi Asra Filastin (Prigionieri della Palestina) ha riferito che molte organizzazioni hanno annunciato la propria intenzione di avviare attività di sostegno ai prigionieri nella giornata dedicata a loro, fissando date e stabilendo programmi, senza alcun coordinamento preventivo. Ha aggiunto che “ciò indebolisce e disperde gli sforzi atti a sostenere i detenuti, nel momento in cui essi affrontano gli attacchi più feroci e violenti mai subiti prima d’ora”.

In un comunicato stampa, il centro ha reso noto che “quest’anno, la Giornata dei prigionieri palestinesi viene celebrata in circostanze diverse, con il decesso di due detenuti nelle carceri israeliane, Arafat Jaradat, e Maysara Abu Hamdiya, e in concomitanza con una serie di scioperi individuali della fame, alcuni proseguono da lunghi mesi, mentre cresce l’interesse internazionale, sia pubblico che ufficiale, nei confronti dei prigionieri, che stanno subendo un attacco feroce e un’escalation delle violazioni senza precedenti”.

Asra Filastin ha ribadito che unire gli sforzi “oltre ad essere richiesto dagli stessi detenuti, è una prerogativa di tutto il popolo palestinese che sostiene i prigionieri a prescindere dalla loro provenienza o affiliazione politica”.

http://www.infopal.it/rapporto-25-palestinesi-detenuti-nelle-carceri-israeliane-affetti-da-cancro/

 

MONOPOLI

Sosteneva Indro Montanelli che il melodramma non poteva nascere che in Italia, per la semplice ragione che solo gli italiani avevano la capacità di trasformare un dramma in uno spettacolo cantato. Effettivamente le cose non nascono per caso in un luogo determinato, ma lo fanno per la semplice ragione che ne sono l’espressione più compiuta di quella specifica cultura.

 Mi è venuta in mente questa considerazione guardando dei ragazzini giocare a “monopoli”. Ed effettivamente questo gioco mi pare il frutto naturale della cultura americana. Mi riferisco, in particolare, allo spirito capitalistico tipico della cultura protestante, efficacemente analizzato da Max Weber. Quello spirito secondo il quale il successo economico è segno tangibile della benevolenza di Dio.

 Nel gioco del monopoli all’inizio vengono distribuiti ai vari giocatori delle somme di denaro e delle cartelle che rappresentano la proprietà di certe caselle. Mentre le somme di denaro sono uguali per tutti, il possesso delle caselle dipende dal caso, con la conseguenza che già le condizioni di partenza del gioco presentano delle asimmetrie. Tali asimmetrie aumentano in ragione delle sortite che di volta in volta il lancio dei dadi produce. Con la conseguenza che, appena dopo qualche giro, si verificano discrete differenze di patrimonio tra i vari giocatori.

 E qui occorre fare un paio di considerazioni: innanzitutto le differenze di patrimonio tra i vari giocatori sono dovute in larga parte al caso, e solo in minima parte all’abilità. Ma la cosa più importante è che, ad un certo punto del gioco, il destino è già segnato, nel senso che chi si trova in vantaggio rispetto agli altri tende inesorabilmente ad aumentare, giro dopo giro, questo vantaggio. Direi che colui che si trova in una posizione dominante rispetto agli altri, trae tali vantaggi da questa posizione, da sopraffare, in un tempo più o meno lungo, tutti gli altri giocatori.

 Il gioco si conclude con la distruzione economica di tutti i giocatori, ed eccezione dell’unico vincitore.

Mi è parso, questo gioco, la metafora perfetta del capitalismo predatorio che da tempo è stato imposto come modello economico a tutto il mondo.

 La grande differenza tra il capitalismo americano ed il gioco del monopoli consiste nel fatto che nel capitalismo, oltre al caso, vi è una serie di fattori che concorre a produrre una posizione dominante: si tratta di un misto di corruzione, attività lobbystica, relazioni con il potere politico, imbrogli, manipolazione dell’informazione, e tutte quelle attività spesso illegali, sempre immorali, tese ad agevolare la crescita di potere di una corporation.

 I sostenitori del libero mercato non riescono a rendersi conto che il vero libero mercato non è che una categoria del pensiero, mentre nella pratica il mercato è sempre manipolato da chi ne ha la possibilità e l’interesse. Con la conseguenza che il giocatore più forte tenderà man mano ad assorbire o a distruggere gli altri competitori, nella ininterrotta ricerca del monopolio, essendo tale condizione l’ideale per massimizzare i profitti.

 Ma se la ricerca del profitto ha dei risvolti positivi, in quanto stimola l’intraprendenza, i monopoli, di qualunque genere, sono deleteri per la società nel suo complesso. Il monopolista, oltre ad imporre prezzi superiori a quelli naturali in un mercato di vera concorrenza, non è stimolato ad innovare ed a migliorare i prodotti o i servizi.

 Ecco la ragione per la quale l’intervento pubblico nell’economia appare indispensabile. Il suo compito dovrebbe essere quello di porre degli argini alla brama ed all’avidità delle corporation, e garantire sempre l’esistenza di una vera libera concorrenza. Questo, purtroppo, accade raramente. La forza economica delle grandi compagnie, o degli oligopoli veri o nascosti, è tale da poter manipolare le decisioni dei governi.

 Emblematico è il caso dell’obbligo per dipendenti e pensionati di avere un conto corrente bancario. Quest’obbligo viene giustificato con la necessità di tracciare i pagamenti per contrastare la fantomatica evasione fiscale. Si tratta, evidentemente, di una balla colossale. Nel momento in cui il datore di lavoro paga il dipendente con un assegno, o da mandato alla propria banca di pagare il dipendente, mi pare che la transazione sia sufficientemente tracciata. Così come è tracciato il pagamento di una pensione da parte dell’ufficio postale. Qual’è, allora, il reale motivo dell’esistenza di questa norma? Semplice: aumentare i profitti delle banche.

 Perchè per quanto basso possa essere il costo di un conto corrente, ogni anno tra spese, valute, e balzelli vari, la banca raccatterà il suo obolo che, moltiplicato per milioni di italiani, fa una bella cifra. I banchieri, naturalmente, si giustificano sostenendo di fornire un servizio. Peccato che di questo servizio la gran parte dei clienti ne farebbe volentieri a meno. E’ un servizio che non serve ai clienti, non serve per la lotta all’evasione fiscale, non serve per contrastare il riciclaggio. Serve esclusivamente a garantire profitti alle banche.

 Questo discorso, naturalmente, si può estendere ad una infinità di settori. Solo gli ingenui possono credere che i monopoli o gli oligopoli non influenzino in modo determinante le scelte dei governi. E questa è anche la ragione per la quale sostengo che tutti i servizi che per loro natura vengono forniti in regime di sostanziale monopolio, debbano essere pubblici. Lasciare questi servizi ai privati vuol dire veder aumentare le tariffe e diminuire la qualità. Basti studiare quanto accaduto nelle privatizzazioni degli acquedotti, o della rete autostradale.

 Il capitalismo è una bella cosa, che va però tenuta sempre sotto controllo, perchè, per sua natura, tende a degenerare. E’ ciò che è accaduto in questi ultimi tempi, con le conseguenze che stiamo vivendo.

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Dei servi e dei riconteggi elettorali

CAPRILES E’ GOVERNATORE PER SOLI 45111 VOTI IN PIÙ – CHAVISTI NON IMPUGNARONO NÈ AIZZARONO ALLA VIOLENZA

Tito Pulsinelli – Ignorare gli assalti dei squadristi di Capriles agli ospedali pubblici. Occultare la piromania contro le sedi del partito socialista e l’uccisione di 8 persone. Questa è la linea del monopolio mediatico internazionale, proteso a diffondere che si tratterebbe di uno scontro tra opposte fazioni politiche in cui -chissá perchè- i morti appartengono tutti allo stesso schieramento, quello chavista.

 Rimozione totale degli attacchi simultanei e generalizzati agli ambulatori ed ambulanze. Per non far sapere che in Venezuela esiste l’assistenza medica gratuita? Per cancellare che l’ira e il fuoco dei squadristi neoliberisti è rivolto principalmente contro il diritto alla salute? L’usuale complicità degli scrivani di cronache sudamericane è ora diventata omertà neoliberista. Se la Convenzione di Ginevra caratterizza come criminale di guerra chi spara alla crocerossa, che saranno quelli che lo fanno in tempi di pace?

Altro, meritevoli di protezione mediatica, e stuzzicano la commossa simpatia d’un M. Cavallini che vede virili combattenti contro un “modello assistenzial-autoritario” (sic). Il Fatto raggruma e divulga il risentimento bilioso di vari derivati di questo Mister Ex, capace di pensate di questa gittata. “Maduro aveva l’obbligo -se voleva essere considerato vincitore- di replicare quantomeno i termini dell’ultima vittoria elettorale di Chávez”. Come? Quando Chávez vinceva con il 15% di vantaggio era un imbroglio di stampo “bulgaro”, se il succesore vince con una differenza  che rientra nei sacri parametri occidentali, è sempre imbroglio. Why?

Capriles, però, è esentato da quella medesima obbligazione: divenne Governatore regionale con soli 45111 voti in più dell’avversario, senza destare nessun sospetto tra i cavallini e gli asinelli. I chavisti. non impugnarono il risultato, non chiesero riconteggi, nè si ammutinarono, incendiarono o uccisero a mansalva 8 avversari politici. Era il dicembre del 2012, e Capriles -luce degli occhi del Cavallini- assunse la carica, fedele alla linea che le uniche elezioni oneste sono quelle che vince.

Che dire della condotta del giro mediatico quando Bush venne eletto dalla Corte Suprema con soli 537 voti di vantaggio? Tutti zitti e in fila per uno. Nulla da obiettare nemmeno al rattrappito vantaggio di Obama nella sua seconda ascensione al trono. Yes sir. I cattivi antidemocratici sono sempre i pellerossa sudamericani. L’applausometro automatico scatta solo per Washington e i vassalli autoctoni sul limes amico.

José Luis Ponce Ordóñez e Rosiris del Valle sono stati uccisi da colpi di armi da fuoco, sparati da una carovana di fiammanti fuoristrada 4×4, poche ore dopo che Capriles incitò a protestare contro la “truffa elettorale”. Stavano picchettando la clinica pubblica di La Limonera, nell’area di Baruta, zona esclusiva dei sobborghi di Caracas. E’ un feudo da sempre governato dal partito di Capriles. Le due vittime erano colpevoli di abitare in una zona riservata ai WASP e sionisti, contaminata dal nuovo insediamento popolare, che svaluta il valore dei terreni. Baruta, però, non è la Cisgiordania nè il Sudafrica. L’avventurismo squadrista non ha sbocchi  e consolida il blocco sociale popolare.

Le vie di fatto, le scorciatoie imboccate dai militanti di cause che recano il sigillo del FMI, e che mettono nel mirino la politica sociale del governo, sono destinate al fallimento. Il Venezuela è ben altro che il frutto d’una magia carismatica, culto tropicale o il risultato d’un fantomatico populismo “aritmeticamente giunto al suo capolinea”. Parola di Cavallini, mentre il suo eroe Capriles declama che è solo un “castello di sabbia, basta un soffio e va giù”. Dovranno armarsi di pazienza e attendere, meglio seduti. L’economia del Paese sudamericano è al quinto anno consecutivo di crescita, +5,5% nel 2012. Può destinare il suo bilancio dove meglio crede, senza il permesso di Washington, meno ancora del conglomerato mediatico internazionale, sposato alla mistica dei tagli, confische e sanzioni del FMI. Da Caracas ad Atene, dal Messico al Portogallo, da Madrid a Roma. 

http://selvasorg.blogspot.it/2013/04/dei-servi-e-dei-riconteggi-elettorali.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+selvas/blog+(Selvas+Blog)

 

La telefonata di Draghi per convincere il Presidente a non lasciare

Il RETROSCENA

Il capo della Bce: l’Italia non può restare acefala

Improbabile che il capo dello Stato fosse sorpreso, quando ieri mattina gli hanno detto che Mario Draghi lo stava cercando al telefono. Fra Giorgio Napolitano e il presidente della Bce esiste una consuetudine almeno dai tempi in cui questi guidava la Banca d’Italia. È stato piuttosto il senso della conversazione a indurre l’inquilino del Quirinale, più che a un moto di stupore, a riflettere ancora una volta a fondo.

Draghi ha telefonato a Napolitano quasi d’istinto, appena letti i giornali. Il presidente della Bce aveva passato gli ultimi giorni immerso nella saga di Cipro, il suo dramma bancario, le sforbiciate sui depositi, i limiti al movimento dei capitali che oggi minacciano di diventare la prima vera crepa nell’euro proprio mentre l’Italia avanza nella recessione. Lo spazio mentale per seguire la tortuosa crisi di governo romana non era stato molto. Ma ora la prospettiva di dimissioni del capo dello Stato era troppo seria. Draghi ha preso il telefono e ha espresso a Napolitano il suo pensiero, senza remore. Tutto per lui ruota attorno a un punto: bisogna evitare di rendere il Paese del tutto acefalo, con un governo dimissionario, un parlamento incapace di esprimere una maggioranza e ora anche un capo dello Stato che lascia. Gli investitori italiani ed esteri che ogni settimana finanziano il Tesoro, le banche e le aziende del Paese, non avrebbero capito: la reazione ma rtedì, alla riapertura degli scambi, poteva essere molto pesante.

Draghi a Napolitano ha detto che gli investitori esteri non conoscono e probabilmente non hanno neppure tempo di capire il concetto di «semestre bianco», il periodo in cui un presidente a fine mandato non può sciogliere le Camere. Se Napolitano si fosse dimesso per permettere al successore di convocare subito nuove elezioni, il messaggio all’esterno sarebbe stato che la nave ha perso il suo ultimo timoniere. L’Italia non se lo può permettere, oggi meno che mai: le imprese chiudono, il debito e la disoccupazione continuano a salire, la ripresa non è neppure all’orizzonte. Qui Draghi, per consuetudine dell’Eurotower, è passato all’inglese. Se i partiti non capiscono i rischi e continuano a rifiutarsi di lavorare assieme, ha detto il banchiere centrale, è un segno del loro « state of denial ». Denial , rimozione: significa avere davanti un problema colossale – il dramma che tocca milioni di italiani – e fingere anche a se stessi di non vederlo, magari per n on doversi prendere la responsabilità di fare davvero qualcosa. Non è stata un’ingerenza quella di Draghi, anche perché a lui e al capo dello Stato sono bastate poche parole per intendersi. Ma è probabile che il presidente della Bce abbia preso l’iniziativa perché ha ben presente l’impatto che il voto e lo stallo politico a Roma stanno avendo anche sugli altri governi europei e in Germania. Per esempio, negli ultimi tempi, il tedesco Wolfgang Schäuble avrebbe offerto in privato alcune notazioni. Il ministro delle Finanze di Berlino avrebbe detto che bisogna prendere atto che gli italiani con il voto hanno espresso il loro parere. E visto da Berlino, il messaggio è che i numeri contano più delle sfumature verbali così diffuse nei palazzi romani. Se si sommano i voti del centrodestra a quelli di M5S, l’impressione in Germania è che una maggioranza di elettori si opponga alle politiche che Merkel ritiene necessarie perché l’Italia resti un socio responsabile dell’eur o.

La svolta di Berlino per l’intransigenza, evidente con la crisi di Cipro, si spiega anche così. Il sistema politico tedesco affronta le elezioni a settembre ed è nel momento peggiore per offrire sconti e concessioni. Allo stesso tempo, Merkel deve aver tirato le somme di quella che lei stessa percepiva come la sua linea del compromesso verso i Paesi indebitati. L’estate scorsa il suo silenzio ha creato lo spazio politico perché Mario Draghi potesse stabilizzare i mercati stabilendo l’opzione degli interventi Bce. Per la cancelliera è stato un costo politico: solo una certa fiducia nella direzione che avrebbe preso l’Italia l’aveva reso accettabile, ma ora i conti non le tornano. Dopo il voto di febbraio, per Merkel la linea del compromesso presenta ormai rendimenti decrescenti e rischi sempre più chiari. 

Si capisce così la seconda osservazione che Schäuble avrebbe mosso di recente sull’Italia: a suo parere gli italiani sono più ricchi dei tedeschi, qu indi se servirà si potranno salvare da soli. Questa è ormai la linea tedesca, quella che il ministro delle Finanze olandese Jeroen Dijsselbloem è stato così maldestro da rendere esplicita. Secondo Berlino, non può esserci sostegno europeo all’Italia senza un contributo sostanziale dei risparmiatori del Paese, probabilmente sotto forma di una patrimoniale.

Conta poco qui che siano discutibili i dati della Bundesbank su cui Schäuble basa le sue stime, perché il punto è politico: in questa stagione postelettorale in Italia e preelettorale in Germania, la pazienza a Berlino è in quantità sempre più scarse. Si è arrivati a questa fase senza unione bancaria europea, senza garanzie comuni sui depositi, senza meccanismi condivisi di gestione delle crisi bancarie. E le condizioni che oggi la Germania porrebbe perché l’Italia acceda all’aiuto Bce sono tali che questo appare sempre meno verosimile.

Così la crisi europea, da finanziaria, è diventata politica. Dunque grave, ma reversibile. Purché gli italiani dimostrino che sono europei a parte intera, moneta inclusa, gli elettori di Merkel anche. E i partiti escano dal denial che li spinge a scalpitare per una poltrona in prima classe sul Titanic.

Federico Fubini 

http://www.corriere.it/politica/13_marzo_31/telefonata-draghi_9bd215ce-99bc-11e2-81ce-7be9fc1a292e.shtml

 

Il paese fuori – NON TRASMESSO

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Monti, il golpista che alle elezioni di febbraio ha preso il 9% al Tg7 ha intimato di non fare vedere le immagini delle contestazioni in Piazza Montecitorio in occasione della conferma di un secondo mandato per il “nuovo” presidente, l’inedito Giorgio Napolitano.

Anche in altri luoghi d’Italia giunge notizia di raduni in piazza e davanti alle prefetture in segno di dissenso dell’ennesimo gesto di sprezzo verso il popolo italiano che, appena chiamato a votare dovrà subire l’ennesimo golpe a suon di inciucio sotto il segno del nuovo che avanza. E’ certo che tale imposizione significa l’accordo Pd+Pdl+Monti per formare un governo, guidato in tutta probabilità dal Dottor Sottile al secolo Giuliano Amato per garantire quella continuità parassitaria e predatrice

che ormai subiamo grazie alla Ue.

All’annuncio della rielezione di Napolitano, Grillo scrive sul suo blog, subito oscurato dalla democrazia sotto le mentite spoglie di fantomatici hackers (tanto garante della libera opinione) che è stato effettuato l’ennesimo golpe. Ed ha pienamente ragione. La volontà uscita dalle urne non indicava certo questa scelta. Poco importa se la signora Monica Maggioni considera democratiche le stanze segrete dove si prendono accordi sotto banco in contrasto con la volontà popolare. Così lascia intendere, interrompendo continuamente Roberto Fico (M5S) intervistato dal suo corrispondente su sua richiesta perché non gradisce le risposte. La signora dei servizi embedded dal fronte delle guerre imperialiste, ha suggerito che Grillo incita alla violenza.

Cosa ha fatto Grillo? Ha detto che sarebbe andato a Roma ed ha invitato la gente a radunarsi davanti a Montecitorio. Che scandalo, la gente deve avere il permesso di manifestare, altrimenti è un atto di violenza.

Questo il pensiero politically correct che considera l’inciucio  ASSASSINO per GARANTIRE LA TROIKA un atto di responsabilità.

I 4 mila suicidi l’anno PER CRISI, USURA, ESTORSIONE SUBITA DAI CITTADINI è  un atto di responsabilità di cui i nostri aguzzini si dicono fieri.

150 MILA aziende chiuse nel primo trimestre 2013 è gesto di responsabilità per l’élite parassitaria che decreta la morte dei suoi cittadini.

La tecnocrazia non manca di far sapere ai propri tirapiedi che han fatto la cosa giusta. Come da copione.

Al tg1, in collegamento da Ny e da Bruxelles i corrispondenti ci riportano le parole di Obama, Schulz, Barroso e despoti vari.

Schulz ha definito la ricandidatura di Napolitano come un atto di generosità.

Il popolo fuori intanto, ridotto al silenzio. Alla  messa al bando. Alla censura.

Beppe Grillo è stato costretto a rimandare il suo comizio in piazza. Lo avranno sicuramente minacciato di far agitare i loro infiltrati dei servizi, immancabili in una colonia che tale deve rimanere a suon di terrorismo di stato, come il recente passato è lì a dimostrare.

Mi chiedo solo una cosa: quando questi parassiti camerieri delle banche elogiano i luoghi della democrazia, si ricordano per caso che ebbero origine dalla rivoluzione francese e che non fu un passo indolore?

Chi occupa i luoghi istituzionali per imporre il volere di una oligarchia finanziaria sulla moltitudine dei cittadini, è legittimato ad impartire lezioni sulla democrazia?
Aggiornamento: vedi anche 
La telefonata di Draghi per convincere il Presidente a non lasciare


http://dadietroilsipario.blogspot.it/2013/04/il-paese-fuori-non-trasmesso.html

Strage di delfini nel tirreno. Oltre cento esemplari morti da inizio 2013

ROMA – Con 101 ritrovamenti, supera quota 100 il totale di esemplari di delfini della specie stenella striata (stenella coeruleoalba) morti da inizio anno. L’aggiornamento è del ministero dell’Ambiente secondo cui la più recente segnalazione comunicata dalla Bds

(Banca dati spiaggiamenti) risale all’8 aprile a Cetraro Porto (Cosenza). Le regioni più colpite dalla straordinaria moria restano comunque il Lazio e la Toscana, rispettivamente con 31 e 29 carcasse recuperate.

Rimangono ancora sconosciute le cause della straordinaria moria, afferma il ministero indicando una serie di concause: aumento della popolazione di stenelle; scarsità di cibo a causa della pesca intensiva; il poco cibo disponibile è più inquinato a causa dell’invasione di habitat costieri. Ma pur nella complessità, afferma la regione Toscana dopo l’esito delle analisi incrociate sulle carcasse di alcuni esemplari eseguite in Toscana, “il fattore che sembra avere avuto il ruolo più rilevante sarebbe il morbillivirus”.

Secondo l’ultimo rapporto sugli spiaggiamenti registrati dalla Bds realizzato dal professor Gianni Pavan in collaborazione con Elisabetta Bernuzzi e Michela Podestà la moria “appare molto superiore alle medie mensili registrate negli anni precedenti e in particolare la specie stenella (Stenella coeruleoalba) mostra un incremento di circa 8 volte rispetto alle medie degli ultimi 10 e 20 anni”. Al momento i principali indagati della strage di cetacei rimangono il morbillo (morbillivirus delphini) e il batterio photobacterium damselae, anche se l’importanza data in precedenza al morbillo sembra diminuire. La moria potrebbe derivare da più cause legate a un indebolimento degli animali per la scarsità di cibo: in quasi tutti gli animali analizzati non ne sono state trovate tracce nello stomaco. Ciò potrebbe renderli facilmente esposti a malattie e parassiti. E’ anche possibile che l’aumento demografico delle stenelle negli ultimi anni le abbia esposte a habitat costieri con acque meno salubri rispetto al mare aperto.

ansa.it

http://terrarealtime.blogspot.it/2013/04/strage-di-delfini-nel-tirreno-oltre.html

 

La Grecia vende i suoi gioielli

L’ente incaricato ha cambiato tre presidenti in un anno

 di Francesco De Palo  

Si apre un mese cruciale per le maxi-privatizzazioni in Grecia, conseguenti al memorandum lacrime e sangue imposto dalla troika che, oltre ad aver coperto la montagna di debiti con altri debiti, ha imposto una privatizzazione di massa per fare cassa. E non senza difficoltà, dal momento che l’azienda di stato (la Taiped) incaricata di vendere «i gioielli di famiglia» ellenici ha già cambiato tre presidenti in un anno. Oltre ai colossi tedeschi e francesi, in fila ci sono cinesi, russi e gli italiani con Terna. Vediamo dunque chi è pronto a prendersi interi pezzi di Ellade, con la prospettiva di fare buoni affari.

I gruppi in vendita. All’interno del pacchetto di offerte che dovranno essere presentate entro il prossimo 17 maggio al Fondo di privatizzazione, vi sono le aziende di stato che controllano il totocalcio, il gas, venti aeroporti regionali e anche il monopolio sulle scommesse ippiche. Se non si riuscirà a raggiungere l’obiettivo di 2,6 miliardi di entrate nel 2013, il governo dovrebbe introdurre automaticamente nuove misure e altri tagli. In gara non solo il gotha dell’imprenditoria ellenica (Latsis, Melissanidis, Kokkalis, Bobola), ma anche gruppi russi come Gazprom e Sintez; cinesi come Fosun International e Avic; turchi come Koc e Dogus; e giganti europei come le francesi Vinci, Suez, Pmu. I bocconi più grossi sono Opap e Depa, ovvero le scommesse e il gas: a cui sono connesse, ad esempio, anche altre piccole aree ma dall’alto significato imprenditoriale.

Gli aeroporti regionali. Intensa è l’attività crescente intorno ai candidati per gli aeroporti regionali, con particolare attenzione al gruppo francese Vinci, ai gruppi edili Ellaktor, Gek Terna, J & P Avax, alla tedesca Fraport e ai fortissimi gruppi cinesi come Shenzhen Airport, che gestisce il quinto aeroporto più grande in Cina e che si è guadagnato il ruolo di favorito dai bookmaker.

Il doppio affare madre. Le due grandi battaglie, tuttavia, fanno capo ai due monopoli: quello del gioco d’azzardo (Opap) e del gas (Depa/Desfa), per una serie di ragioni che esulano dall’affare in sé, ma che coinvolgono i circuiti che gravitano attorno al candidato che se le aggiudicherà. Una contrattazione che, allo stato delle cose, proprio per la sensibilità del caso, è complessa e articolata. Anche perché potrebbe legarsi a doppia mandata ai giacimenti di oro presenti nel nord del paese, con il mercato interessato a strizzare l’occhio ai gruppi che sostengono la filiera aurifera. È sicuramente considerata in prima fila Emma Delta (interessi del greco George Melissanidis e del ceco Jiri Smejc), seguita dalla cinese Fosun International, mentre un’azione di disturbo è stata fatta dalla Intralot di Socratis Kokkalis, già presidente della squadra di calcio dell’Olympiacos Pireo e armatore plurimilionario.

L’Opap. In gioco restano, con meno chanches, le imprese di investimento Bc Partners (Uk) e Terzo Point (Usa). Alcuni ritengono che il loro ruolo potrebbe essere limitato per via di uno stallo possibile soprattutto sull’Opap. D’altra parte coloro che seguono da vicino la competizione, sostengono che gli investitori non hanno alcun motivo di affrettarsi, dato che il valore di Opap è basso: il suo volume di affari era stimato in 150 milioni di euro annui e più o meno a tanto corrisponderà il prezzo di vendita di questo vero e proprio affare o regalo di stato, a seconda di come la si voglia inquadrare.

Il settore del gas. Gas fa rima con Russia e gli oligarchi non potevano certo mancare: su Depa e Desfa la Gazprom dovrebbe avere il sopravvento. Ma la Sintez Leonid Lebedev, attraverso la sua controllata Negusneft, aveva offerto per entrambe 1,9 miliardi anche se il prezzo potrebbe essere ridotto per i debiti di Depa. Non è noto se intende arrivare alla fine, o se presenterà offerta finanziaria vincolante il 29 aprile, la Socar dall’Azerbaijan, il consorzio di gruppi di Vardinogiannis (altra dinastia di armatori e presidente della squadra di calcio del Panathinaikos) e il consorzio di Gek Terna con il fondo ceco Ppf.

La Mano invisibile del mercato

Posted By Alberto Medici On 19 aprile 2013 @ 21:08 In Banche,Crisi Finanziaria,ECONOMIA E FINANZA | 7 Comments

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Lo confesso: i miti del liberismo, della capacità di autoregolamentazione dei mercati, il mito della cosiddetta “mano invisibile del mercato” che regola i prezzi, sposta i mercati del lavoro, delle merci, dei capitali laddove si trovano sbocchi migliori, ripianando le differenze e allineando i livelli, come in un sistema di vasi comunicanti, mi aveva preso, da giovane. Al punto che ero convinto che valesse la regola del “meno regole ci sono e meglio è” (anche perchè, di fondo, io sono un anarchico: insofferente ad ogni tipo di autorità, anche quella che io stesso ero tenuto ad avere col mio gruppo, infastidito al pensiero che ci sia qualcuno che abbia bisogno di un altro che gli dica cosa fare, anche se quell’altro ero io).

Ciononostante riconosco che un minimo di regole ci deve essere, quantomeno per evitare i soprusi da parte dei più forti, dei più arroganti, dei più violenti nei confronti dei più deboli, degli indifesi, degli ultimi. E fra questi soprusi vanno sicuramente annoverati anche quelli non rivolti direttamente a qualcuno in particolare, ma anche quelli contro la collettività: se una azienda inquina l’aria, che è un bene di tutti, giusto multarla, fermarla, impedirle insomma di danneggiare un bene comune.

Faccio queste considerazioni perchè ho visto di recente il documentario sulla crisi della finanza speculativa, dei mutui subprime, del 2007-2008 e anni seguenti, dal titolo: “Inside job” (vedi sotto), e ho trovato un esempio di come sia necessario, anzi indispensabile attrezzarsi contro la violenza, avidità, aggressività di pochi a danno di molti. In una delle interrogazioni parlamentari ai rappresentanti di Goldman Sachs, Morgan Stanley, ecc., di fronte alla domanda “Lei non ritiene che la compravendita di questi prodotti finanziari (in particolare ci si riferiva a CDO e CDS) andrebbe sottoposta a regolamentazione?” la risposta era: “Questi sono contratti fra privati, professionisti che sanno cosa fanno e accettano il rischio” sottintendendo: “Per quale motivo il governo o un ente regolatore dovrebbe intervenire?“.

Detta così, verrebbe quasi da dar ragione a questi signori: mica puntavano la pistola alla tempia dei firmatari per costringerli a firmare, no? A parte che esistono numerosi casi di invalidità del contratto firmato (non basta una generica firma di consenso informato e/o attestazione di aver compreso il livello di rischio: numerosi sono state le cause vinte CONTRO istituti finanziari, in Italia, per aver fatto firmare contratti derivati a persone che non ne capivano il significato (ma probabilmente anche i promotori che li proponevano non avevano mica capito tanto bene….), se si comprende bene di cosa si trattava risulta evidente come la proposta di questi “prodotti” sia in contrasto con alcune norme basilari. Provo a spiegarlo sinteticamente.

I CDO (Collateralized debt obligation, vedi qui  [2]si wikipedia) sono di fatto dei minestroni di mutui, molto spesso subprime (sottoscritti da chi non ha le minime garanzie da offrire, i famosi ninja, no-income-no-job or -assett), ma anche debiti vari, carte di credito, ecc; per garantirsi dal rischio di insolvenza si inventarono anche i CDS (Credit deault swap [3]), di fatto delle assicurazioni sul rischio di default del titolo, di norma il CDO.

Esiste una regola, nelle assicurazioni, che impedisce di assicurare un bene sul quale non si ha un interesse diretto. E questa è una regola di buon senso: pensate, estremizzando, se così non fosse, potrei assicurare la casa del vicino, e poi darle fuoco, in modo da intascare l’assicurazione (senza averci rimesso niente). Alla stessa maniera, per lo stesso motivo, lo stesso bene non può essere assicurato da più persone: se in 50, o in 50.000 assicuriamo la stessa casa contro l’incendio, nel caso di incendio l’assicurazione dovrebbe risarcire i 50.000 sottoscrittori. Ci vuole un legame diretto, un interesse precipuo che mette in correlazione il bene assicurato con chi quel bene sta assicurando.

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Con i CDO e i CDS gli “ingegneri finanziari” avevano distrutto le basi tradizionali dei rapporti di mutuo/prestito e i principi delle assicurazioni. Se in un rapporto normale di mutuo esisteva un rapporto diretto fra l’erogatore (la banca) e il mutuatario, con tutto l’interesse, da parte dell’erogatore di avere creditori affidabili, i minestroni creati con i CDO annullavano questo rapporto e in qualche modo incentivavano la concessioni di mutui a tutti, perchè ormai l’unico obiettivo era la creazione di liquidità (sappiamo bene che il denaro è emesso a debito, per cui più debiti vengono contratti e più soldi guadagna il promotore).Con i CDS si veniva a creare una situazione ancora più pericolosa: i CDS su particolari CDO (l’assicurazione su un altrotitolo sottostante) poteva essere sottoscritto anche da chi non deteneva quel sottostante (posso assicurare contro l’incendio la casa che NON posseggo), anche da più sottoscrittori (la possiamo assicurare n volte).

Fino al paradosso dei paradossi: lo stesso venditore dei CDO (Goldman Sach) che “scommette” sul fallimento dei CDO che ha appena venduto e compra i relativi CDS.

 

Una volta scoperto questo, voi direte, chi ha operato questi crimini sarà finito in prigione, come minimo, no? E invece no: tutti gli uomini dei vertici Goldman Sachs, come ci spiega bene Monia quando ci fa le sue presentazioni, sono passati ai vertici del tesoro americano, della Federal Reserve, della BCE, del governo in Italia o in Grecia; e tutti, anche di altre banche commerciali o della stessa AIG (Amerian Insurance Group, salvata dalla Fed con 800 miliardi di dollari) liquidati a suon di centinaia di milioni di dollari. E noi che ci lamentavamo perchè il nostro Profumo se ne è uscito da Unicredit con 40 milioni di euro!

PS: ma se questi ostinati sostenitori della “bontà intrinseca” del mercato non vogliono regole e vogliono che il mercato sia lasciato a sè stesso, perchè poi corrono a chiedere i salvataggi (bail-out) quando le cose gli vanno male?

Chart_TalkingPoints [4]

 


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