Suicidi di Civitanova, Boldrini contestata «Faceva meglio a non venire»

Bisogna dare protezione sociale dice la Boldrini? Ma se manco trovano i soldi per pagare le piccole e medie imprese perché han dato la prima rata da 43 MILIARDI per il MES?????

Il padrone di casa non li assillava per la rata dell’affitto, peccato non si possa dire loro di quello stato che dovrebbe garantire una protezione sociale che esiste nella mente della Boldrini. l’INPS non la pensa allo stesso modo del proprietario di casa. Intanto l’assassina Fornero, che donna, si DIFENDE. La Boldrini cosa risponde alla Fornero, che sostiene come la sua riforma sia una protezione per le famiglie?? La Tares sarà sospesa per i non abbienti o anche quella è una misura per TUTELARE le famiglie?  E poi alla BCE che cosa raccontano? C’è da pagare la seconda rata del Mes

 contestata dalla folla presente alla cerimonia di commemorazione

 Suicidi di Civitanova, Boldrini contestata «Faceva meglio a non venire»

 Dure parole della sorella di Maria Dionisi che si è tolta la vita con il marito e il fratello

 La presidente della Camera, Laura Boldrini, al suo arrivo al Comune di Civitanova Marche dove si è svolta una riunione aperta in memoria di Romeo Dionisi, Anna Maria Sopranzi e il fratello di lei Giuseppe, morti suicidi perché non riuscivano ad arrivare a fine mese, è stata contestata da alcune persone. Qualcuno tra la folla l’ha però anche applaudita.

 CRITICHE – Critiche alla Boldrini sono arrivate anche dai familiari delle vittime. «Faceva meglio a non venire». Questa infatti è la frase che la sorella di Dionisi, una delle vittime, ha pronunciato all’arrivo della Boldrini. Uno sfogo, quello dei parenti, confermato da più fonti. I conoscenti intanto ripetono che nessuno aveva capito il loro dramma: «li ha uccisi la dignità». Lo sfogo della sorella di Romeo Dionisi contro Laura Boldrini è stato rivolto al personale del servizio di sicurezza della Camera che stava facendo un sopralluogo in vista della visita della presidente.

 LA REPLICA – «Bisogna dare più misure di protezione sociale in un momento in cui la crisi è pesante» ha spiegato successivamente la presidente della Camera. «Ero nelle Marche quando ho saputo e non potevo non venire. È una tragedia che ha sconvolto il Paese».

 civitanova, La storia dei coniugi Stritolati dalla tenaglia dei debiti

 Un mutuo per pagare i contributi all’Inps: «Voleva essere a posto»

 Vivevano insieme da anni in un condominio al centro di Civitanova, da quattro mesi non riuscivano a pagare l’affitto

 CIVITANOVA MARCHE (Macerata) – Prima di dirsi addio, vicini fino all’ultimo e appesi a una corda, giù nel ripostiglio delle biciclette, Romeo Dionisi e Annamaria Sopranzi, 62 e 68 anni, sposi da 35, hanno lasciato la casa in perfetto ordine, la notte scorsa, come facevano sempre prima di uscire, perché l’ordine era la regola a cui avevano ispirato tutta la vita: il letto fatto, i documenti a posto, i due cellulari, i due orologi, gli occhiali di lei e il portafoglio vuoto di lui bene allineati sul comò, accanto al Cristo ligneo con il rametto di palma e l’angioletto custode di ceramica, a cui non hanno più avuto il cuore di chiedere aiuto. Sul tavolo del salotto è rimasta una bottiglia di liquore mezza vuota: forse hanno preso la forza anche da lì. Stremati dai debiti, uccisi dalla disperazione.

 Anna Maria Sopranzi (Ansa)

Anna che era il ritratto della salute ma negli ultimi mesi aveva perso almeno venti chili e vestiva sempre di nero: «Porto il lutto nella tasca», spiegava ai vicini. Romeo, che non aveva perso del tutto la speranza di rimanere una «partita Iva» nel mondo del lavoro («il commercialista non mi ha ancora cancellato come artigiano», diceva in giro) ma ormai concepiva pensieri di morte («peccato che la farmacia è chiusa sennò andavo a prendermi il veleno», aveva confessato accorato alla cognata Rita durante l’ultimo pranzo di Pasqua).

 Così, giovedì notte, si sono chiusi la porta alle spalle, mentre nell’altra camera il fratello più grande di Anna, Giuseppe Sopranzi, 73 anni, dormiva profondamente e non s’è accorto di nulla. Non avevano avuto figli, Anna e Romeo, così come Giuseppe che non s’era mai sposato. E in tre vivevano ormai da molti anni, famigliola affiatatissima, nella casa all’interno 3 di via Calatafimi 40, al primo piano, nel centro di Civitanova, un tempo la piccola Rimini delle Marche, ma oggi sempre più cittadina strangolata dalla crisi del calzaturiero e della marineria, dell’edilizia e del commercio, con le griffe che se ne vanno da Corso Umberto I in un clangore di saracinesche abbassate.

 Quando Giuseppe, ieri mattina alle 9, ha scoperto di essere rimasto solo al mondo e in quella casa, ha preferito morire anche lui, ha raggiunto la scogliera al Molo Sud del porto e si è lasciato andare mentre soffiava forte il «garbino», il vento di qui, e il mare era agitatissimo. La Guardia Costiera l’ha visto annaspare in mezzo ai flutti e gli ha lanciato una cima, ma lui l’ha rifiutata. Insieme avevano vissuto e insieme hanno voluto morire, tutti e tre.

 Il sindaco di Civitanova sul luogo della tragedia (Ansa)

Anna Sopranzi prendeva la pensione socialecirca 500 euro al mese. Bastavano giusto per l’affitto di casa, che però da 4 mesi non riuscivano più a onorare. Il proprietario, Mario Pagnanini, li conosceva da una vita e voleva loro un gran bene, perciò non li assillava, «non vi preoccupate, me li darete con calma», ripeteva ai suoi tre sfortunati inquilini. Anche Giuseppe Sopranzi era pensionato, percepiva circa 900 euro, aveva lavorato per molti anni come operaio in un calzaturificio della zona e adesso si dedicava alla sua più grande passione: il mare. Aveva un capanno vicino al fiume Chienti e ogni mattina andava alla foce a guardare le mandrie e i pescatori. Così passava il tempo, prima di tornarsene a casa per il pranzo, dove l’aspettavano i piatti poveri ma gustosi che la sorella Anna preparava a lui e a Romeo con devozione. Anche nell’ultimo atto, Anna ha pensato a Giuseppe, lasciandogli una busta con 600 euro in contanti, «questi sono per Peppe, c’era scritto in un biglietto ritrovato in casa.

 Solo Romeo, muratore da una vitacombatteva ancora per avere la sua pensione – spostata a 67 anni dalla riforma Fornero – e si era indebitato per questo, accendendo due mutui per poter continuare a versare i contributi all’Inps, ma senza avere più i soldi per pagare le rate, perché ormai ridotto a lavorare in nero nei cantieri e da 10 mesi senza stipendio: «Alla vigilia di Pasqua il titolare della ditta è fuggito a Napoli», si lamentava negli ultimi giorni. «Non era un esodato, era molto peggio – racconta commosso Ivo Costamagna, presidente socialista del consiglio comunale di Civitanova e suo vicino di casa -. L’unica volta nella sua vita che mi ha chiesto aiuto è stato 20 giorni fa, è salito su con la moglie a casa mia, al terzo piano e mi ha dato un foglio in cui spiegava che era pronto a fare qualsiasi mestiere per lavorare, per essere a posto». «Manovalanza», aveva scritto Romeo in stampatello.

http://www.corriere.it/cronache/13_aprile_06/mutuo-per_pagarae-contributi-inps-caccia_bfd7295c-9e79-11e2-8717-9b3e51409b57.shtml

 «se non avessi fatto quelle scelte sarebbe stato un disastro per l’italia»

 Triplice suicidio di Civitanova, Fornero: «Mie riforme fatte per tutelare le famiglie»

 Il ministro del Welfare parla a «La Stampa»: «I suicidi hanno sentito troppo forte il peso della crisi che stiamo vivendo»

 «Sono profondamente addolorata per questo fatto tremendo. E per la solitudine che devono aver vissuto queste tre persone. Evidentemente hanno sentito troppo forte il peso della crisi che stiamo vivendo. Adesso, dobbiamo onorare la loro memoria lavorando in modo costruttivo, tanto più che ci sono piccoli segnali di ripresa». Lo afferma al quotidiano «La Stampa» il ministro del Welfare, Elsa Fornero, dopo i suicidi di due coniugi e del fratello della donna nelle Marche.

 EPISODIO – «Un drammatico episodio – osserva Fornero – che aggiunge dolore al mio stato abbastanza pesante di questi giorni in cui ho continuato a lavorare con il massimo impegno. E sia chiaro: non per creare problemi, ma per risolverli. Perchè oggi – aggiunge – chi punta il dito contro di me e il governo che rappresento, accusandomi di eccessiva rigidità, se non avessi fatto quello che ho fatto, per esempio l’innalzamento dell’età per la pensione, mi avrebbe attaccato per inefficienza». Sulle riforme del lavoro e delle pensioni, il ministro conferma la sua linea, rivolta alla tutela e alla salvaguardia «non dell’Italia – spiega, – ma delle famiglie italiane che ho avuto e che ho a cuore. Perchè se non ci fossimo impegnati in quella direzione, se non avessimo fatto quelle scelte sarebbe stato un disastro per tutte le famiglie del nostro Paese».


Suicidi di Civitanova, Boldrini contestata «Faceva meglio a non venire»ultima modifica: 2013-04-06T19:50:00+02:00da davi-luciano
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